Quando si vuole fare un cristallo bello, e di tutta perfettione, veggasi di havere Tarso bianchissimo. A Murano usano quocoli del Tesino, pietra abbondante nel fiume Tesino. Il tarso adunque e una specie di marmo duro e bianchissimo che in Toscana fa a piè della Verucola di Pisa, a Seraveza, e a Massa di Carrara, e in nel fiume Arno sopra, e sotto Firenze, e in altri luoghi ancora e pietra assai nota e conosciuta, si avverta di havere di quella sorte di Tarso, che e bianchissimo, che non habbia vene nere, ne giallognole in forma di ruggine, ma che sia candido e puro. Avvertendo che ogni pietra che con l'acciaiolo, o vero fucile, fa fuoco, e atta a vetrificare e a fare il vetro e cristallo e tutte quelle pietre che non fanno fuoco con acciaiolo, o fucile come sopra non vetrificano mai; il che serva per avviso per poter conoscere le pietre che possono trasmutarsi in vetro da quelle che non si possono trasmutare.
Questo Tarso più bello e bianco che sia possibile si pesti minutamente in polvere in pile di pietra e non di bronzo o altro metallo acciò non piglino, come piglierebbono il color del metallo, cosa che poi tignerebbe il vetro, e cristallo, e lo farebbe imperfetto, i pestoni poi per necessitá sieno di ferro che d'altra materia non potrebbono far I'effetto:
polverizzato bene, e fine il tarso si stacci con staccio fitto, che tutta l'importanza sta, che il tarso sia pestato fine come farina, di maniera, che tutto passi per staccio fitto. Piglisi adunque per esempio libre dugento di tarso stacciato fine, come sopra, e di sale di polverino pesto, e stacciato, come sopra libre cento trenta in circa, si mescoli e unisca bene ogni cosa insieme e cosi unito e ben mescolato si metta in Ia calcara, che per prima sia scaldata bene, perche se si mettesse a caleara fredda la fritta non si faria: in principio per un hora si dia fuoco temperato, però sempre mai con il riavolo si mescoli la fritta, acciò s´incorpori, e si calcini bene, poi segl´augumenti il fuoco sempre mescolando bene Ia fritta con il riavolo, perche questo importa assai, e questo modo di fare si continui sempre mai per cinque hore, continuandoli sempre il fuoco potente.
La calcara è una sorte di forno calcinatorio che si usa in tutte le fornacie del vetro, cosa molto nota e vulgare: il riavolo è ancora lui uno strumento di ferro assai lungo, con il quale si agita la fritta continuamente, pure ancora lui strumento assai noto nelle fornacie vetrarie; in capo adunque di cinque hore io facevo cavare la fritta di calcara, Ia quale quando in detto tempo ha havuto il fuoco a ragione, e è stata agitata bene con il riavolo come sopra, e fatta e stagionata, laqual fritta facevo mettere in luogo asciutto in palco, e la facevo coprir bene con una tela acciò non vi cascassi sopra polvere, ne immonditie, che in questo bisogna usare gran diligenza se si vuole havere cristallo bello, Ia fritta quando è fatta con le diligenze sopradette viene bianca e candida come una neve del cielo. Quando il tarso è magro, se li dia dieci libre di sale di più alla dosi detta in circa: imperò alla prima fritta si fa sempre sperienza da i pratichi conciatori di metterne in uno coreggiuolo, e questo messo in una padella di vetro pulito vedere, se pulisce bene e presto, e di cosi si vede se Ia fritta è tenera o dura, e all'hora, o si accresce, o si minuisce la dosi del sale. Questa fritta di cristallo come sopra si è detto si tiene in luogo asciutto, ove non sia punto di humidità, perche nei terreni, e luoghi humidi la fritta di cristallo patirebbe assai: poiche il suo sale si sciorebbe, e andrebbe in acqua, e rimarrebbe il tarso solo, quale per se non vetrificherebe, ne anco si bagna questa fritta, come si fanno l´altre, e quando si lassa stare fatta tre, o quattro mesi è molto meglio per mettere in padella, e più presto pulisce. Questo è il modo di far la fritta di cristallo con sue dosi, e circostanze, cme io hò fatto più volte.