Habbisi acqua forte libre dua in boccia di vetro, con collo lungo non molto grande: in questa metti oncie quattro di argento fine in pezzetti piccoli e sottili, e accostata al fuoco ò vero messa in acqua calda, che come l'acqua forte comincia a scaldarsi, lavorerà, e solverà l'argento ben presto e si continui così fino habbi soluto e mangiato tutto l'argento, poi habbi libre una e mezzo di acqua forte come sopra in boccia di vetro, e in essa solvi come sopra hai fatto del argento oncie sei di argento vivo, come è soluto ogni cosa, mescolinsi bene queste due acque in boccia maggiore e per sopra mettivisi oncie sei di sale armoniaco, e a calore lento faccisi solvere: come è soluto mettisi in questa boccia oncie una di zaffera preparata e oncia mezza di manganese preparato e oncia mezza di ferreto di Spagna, avvertendo nel mettere questo e il manganese fare a bel agio perche suole gonfiare e bollire assai con pericolo, ò di vomitare la materia fuori del vaso, ò di fare crepare il vaso e in questa maniera andare male ogni cosa, in oltre si metta un quarto di oncia di croco di marte calcinato con il zolfo e oncia mezza di ramina di tre cotte fatta con battiture di calderai, avvertendo che anche questa suol bollire, e oncia mezza di smalto azzurro dei dipintori e oncia mezza di minio, tutte queste cose si mettino ben polverizate una per volta in detta boccia, poi si agiti detta boccia a bell'agio, guardandosi sempre dal gonfiare, e questo si facci acciò l'acqua incorpori dette polvere, si tenga la boccia ben serrata, e per dieci giorni, ogni giorno più volte si agiti bene l'acqua, acciò le polvere incorporino bene l'acqua forte e da quella siano bene aperti e sviscerati, poi si metta in fornello in arena e si li dia fuoco temperatissimo, tanto che in ventiquattro hore svapori tutta l'acqua forte, avvertendo in ultimo non dar fuoco gagliardo, ma temperatissimo, acciò gli spiriti dell'acqua forte non svaporino e in fondo rimarrà una polvere in colore leonato, la quale benissimo polverizzata e custodita in vase di vetro si deve servare al bisogno, che è quando vorrai fare il Calcidonio. Habbi all'hora in padellotto vetro pulito bene e fatto di rottami di bicchieri di cristallo e cristallino e in effetto vetro bianco, che sia stato in opera, che nel vetro vergine di fritta, che non sia stato più in opera non può venire il Calcidonio e i colori non vi si attaccano ma sono consumati dalla fritta: però si faccia sempre in rottami e vetro usato e per esempio a un padellotto di libre venti di vetro in circa si da oncie dua, e mezzo, o vero tre di questa polvere o medicina dandola in tre volte e incorporando bene il vetro, e mescolando, acciò pigli bene la polvere, la quale nel dare fa certi fumi azzurri, come e mescolata bene si lasci stare il vetro per una hora, poi si torni a darli un'altra mescolata e si lasci poi per ventiquattro hore, all'hora si mescoli bene il vetro e se ne cavi una prova, che haverà un colore giallognolo azzurrigno, questa mostra, o prova rinfocolata in fornace più volte e cavata come comincia a freddare mostrerà alcuni marezzi, e colori diversi assai vaghi, all'hora si habbi tartaro detto greppola bruciata oncie otto, come si mostra al capitolo quarantesimo, fuliggine di cammino ben vetrificata, oncie dua, croco di ferro calcinato con il zolfo oncie mezza, tutte queste cose polverizzate, e bene unite si dieno a questo vetro in quattro o sei volte, avvertendo, che questa polvere fa bollire e gonfiare il vetro maravigliosamente, che se non usa diligenza il conciatore di fornace nel darla, tutto il vetro uscirà dal padellotto, però la dia a poco a poco, aspettando un pochetto da una volt´all´altra, mescolando sempre il vetro, acciò la polvere s´incorpori bene, come sarà data tutta questa polvere, si lasci il vetro a quocere e riposare al meno hore ventiquattro, poi se ne faccia una boccietta e si rinfuocoli più volte nella fornace e si cavi fuora e si vegga se il vetro sta a ragione, e se da fuori scherzi d 'aierino, di verde d'acquamarina, di rosso, di giallo e di tutti i colori con scherzi e onde bellissime, come fa il Calcidonio, Diaspro e Agata Orientale e che la boccia guardata dentro all'Aria sia rossa come un fuoco, all´hora come a fatto, e stagionato, si lavori in vasi sempre lisci e non riformati, che non vengano bene, e questi di diverse sorti, come bicchieri a più foggie, tazze, saliere, vasi da fiori, e simili capricci, avvertendo sempre che il maestro che lavora pizzichi bene il vetro fatto in lavoro con le mollette e lo rinfuocoli a ragione, acciò faccia marezzi, ondate e scherzi di colori bellissimi; si puó anche di questa pasta fare piastre di più grandezze, in ovato, triangolo e quadrangolo e come si vuole e poi lavorarle alla ruota, come gioie, perche piglia il pulimento, e lustro benissimo, e potra servire per tavolini e studioli, che rappresenteranno questi pezzi le vere gioie d'Agata, Diaspro e Calcidonio orientale e quando occorressi che il colore si smarrissi e che il vetro venissi trasparente e non fosse più opaco, come vuole essere in fare questi lavori, si deve all'hora restare di lavorare e tornare a dargli nuova greppola brucciata e fuligine e Croco, come sopra, che di così pigli il corpo e l'opaco e fa apparire i colori, lasciandolo però per più hore pulire, acciò incorpori la nuova polvere datoli, che come sia ben pulito si vedia fare uno lavoro al solito. Questo fu il modo, che io tenni nel fare la presente Calcidonia l'anno 1601 in Firenze al Casino nella fornace de vetri, nel qual tempo faceva lavorare detta fornace l'egregio Messer Nicolo Landi mio familiare amico e huomo raro nel lavorare di smalto alla lucerna, nella quale fornace feci più
padelotti di Calcidonio in detto tempo, che sempre venne bello da tutta prova, non uscendo mai delle regole sopra dette e havendo le materie preparate bene.