Terzo modo di Calcidonio. Cap. XLIIII.

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REC:4681

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Italian

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1612

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Transcription

In boccietta di vetro di libre una di acqua forte potente solvetti oncie quattro d'argento fine fogliato, cioè tondature dell'argento in foglia, soluto l'argento, serrai la boccia e messi a parte.
In altra boccietta di vetro simile in libre una di acqua forte solvetti oncie cinque di argento vivo purificato con aceto, e sale comune in scodella di legno con pestello di legno agitato assai in roato con aceto forte e lavato con acqua comune chiara, fino solvessi e portassi via tutto il sale comune insieme con la nigredine del mercurio, questo reiterai più volte con nuovo sale e aceto, lavando con acqua come sopra, passai per camoza questo mercurio e lo solvetti nella sopradetta acqua forte come sopra, serrai il vaso di vetro e messi a parte.
In altra boccietta, pur di vetro in libre una di acqua forte solvetti oncie tre di argento fine calcinato in quella maniera, cioè: amalgamai questo argento con mercurio al solito; questa malgama mescolavo con altre tanto peso di sale comune ben preparato da ogni sua terrestreità che si fa con solvere il sale in acqua comune, far bollire alquanto poi lasciar posare per doi giorni acciò la terrestreità mescolata con il sale dia in fondo e feltrar I'acqua che in fondo rimarrà la terrestreità del sale, in vaso di vetro e asciugar bene, poi tornare a solvere di nuovo questo sale e lasciare dare in fondo Ia terrestreità come sopra, feltrare e svaporare e questo reiterare fino a che il sale non da più feccie in fondo, all'hora sarà ben preparato e purificato per l'opera. Questa purificatione del sale si fa, acciò non solo sia più efficace in aprir la luna, ma anco acciò la terrestreità di detto sale non si mescoli con la Luna, che all'hora saria difficile da separare: ogni cosa si metta in correggiuolo infra carboni, acciò il mercurio tutto svapori via e l'argento rimanga in fondo calcinato e polverizzato e aggiungesi il suo peso di nuovo sale comune preparato come sopra, mescola bene e metti ogni cosa in coreggiuolo a calcinare infra carboni per sei hore; questa materia in catinella vetriata lavala più volte con acqua calda, fino ogni salsedine sia ita via, poi metti questo argento in orinale di vetro pieno di acqua comune e fa bollire fino cali un quarto di acqua poi lascia freddare e posare l'argento e decanta l'acqua e questo con nuova acqua reitera tre volte, alla quarta volta mettila nella boccietta di acqua forte, agita bene e serba in parte.
In altra boccietta di vetro simile messi libre una di acqua forte, e in esso solvetti oncie tre di sale armoniaco, come era ben soluto e chiaro decantavo I' acque e la residentia in fondo buttavo via, in questa acqua solvevo un quarto di oncia d'oro e soluto serravo ii vaso e Iassavo a parte.
In altra boccietta mettevo libre una di acqua forte e in essa solvevo dentro oncia mezza di cinabrio, oncia mezza di Croco di marte calcinato con zolfo, come si mostra al Capitolo decimosesto, e oncia mezza di azzurro oltramarino e oncia mezza di ferretto di Spagna fatto come si dice al Capitolo decimoquarto; ciascuna cosa ben macinata da per se mettevo la boccietta guardandomi bene da quei materiali che fanno bollire l´acqua perche all´hora bisogna fare adagio bene, acciò non vomitasse tutte le materie e si perdesse ogni cosa, il che fatto serravo il vaso e mettevo a parte.
In altra boccietta mettevo altra libra di acqua forte, solvendo in essa oncie dua ai solito di sale armoniaco, poi vi mettevo oncia mezza di Croco di ferro calcinato con l'aceto, come si mostra al Capitolo decimosettlmo, e oncia mezza di calcina di stagno, cosa vulgare nelle fornace di vetri per il cottino, e mezza oncia di zaffera preparata come al Capitolo duodecimo si mostra, e oncia mezza di cinabrio: ciascuna cosa macinata da per se mettevo a bel agio guardandomi da quelle cose che fanno gonfiare e bollire I'acqua, nel qual caso andavo cauto bene con gran diligenza per non mandar male ogni cosa: fatto il tutto serravo il vaso mettendo a parte.
In altra boccieta di vetro messi libre una di acqua forte e in essa solvetti oncie dua di sale armoniaco, poi mettevo oncia una di canterello calcinato con il zolfo, il modo del farlo in tal maniera si dice al Capitolo vigesimoprimo, oncia mezza di ramina in tre cotte di scaglia di calderai, come si insegna chiaramente nel Capitolo ventottesimo e oncia mezza di manganese del Piemonte preparato come nel capitolo decimoterzo, e oncia mezza di scaglia di ferro che casca dall'incudine dei fabbri: ciascuna da per se ben macinata mettevo a poco a poco guardandomi bene da quelle cose che fan gonfiare, fumare, nelle quali andavo a bel agio per non mandar male la materia: fatto il tutto, serravo il vaso e mettevo a parte.
In altra boccietta mettevo libre una di acqua forte e in essa solvevo al solito oncie dua di sale armoniaco e in essa poi mettevo oncia mezza di minio e oncia una di verde rame, e oncia mezza di antimonio crudo e oncia mezza di capo morto di vetriolo purificato, ciascuna cosa da per se ben macinata, mettevo pianamente nella boccietta, guardandomi sempre dal gonfiare, nel qual caso sempre si fa a bel agio; il che fatto serravo il vaso e mettevo a parte.
In altra boccietta pur di vetro mettevo libre una d'acqua forte e in essa solvevo oncie dua di sale armoniaco, poi mettevo oncia mezza d'orpimento, oncia mezza di arsenico cristallino, oncia mezza di lacca chermisi da dipintori; ciascuna cosa polverizzata da se, e macinata mettevo nella boccietta guardandomi bene dal gonfiare al solito, il che fatto serravo il vaso e mettevo da parte.
Queste nove bocciette ben serrate tenevo in calore di forno per quindici giorni e ogni giorno per più volte le agitavo benissimo, acciò l'acqua forte lavorassi e assottigliassi i materiali e aprissi bene le loro tinture, le quali come non sono bene aperte non operano bene, poi mettevo tutti questi materiali con le loro acque in una boccia grande, forte di vetro avvertendo di fare a poco a poco per il gonfiare delle materie, perche ancora gonfiano queste cose unite insieme lasciavo la boccia havendovi messo dentro le materie di tutte le bocciette serrata per sei giorni, e ogni giorno l'agitavo, poi mettevo in cenere, dando fuoco lento per ventiquattro hore, acciò l'acqua svaporassi solamente, avvertendo che questa boccia vuole essere lutata benissimo di buon lutto nel fondo e fino al mezzo il suo corpo, e nel ultimo si dia fuoco lentissimo, acciò le polveri non si guastino dal troppo fuoco, perche in fine vuole essere lento bene tanto che solo svapori l'acqua e che i meglio spiriti dell'acqua forte restino imprigionati nelle detti polveri, che così la polvere fa effetti belli e nobili nel vetro; chi vuole recuperare l 'acqua forte metta capello e recipiente e luti bene le giunture che la rihaverà la quale si può ringagliardire come si e detto al suo luogho. Nel fondo di questa boccia rimaneva una polvere di colore leonato verdognola della quale davo al vetro quella dosi e quantità detta nella prima calcidonia in vetro pulito fatto di rottami di cristallo e non punto di fritta perche in questo non verrebbe bene, osservando li medesimi intervalli di tempo e diligenze dette largamente nella prima Calcidonia. Poi al suo tempo, come si è detto nella prima Calcidonia, gli davo il suo corpo, cioè il tartaro abbruciato con la fuliggine di cammino e il Croco di marte fatto con l'aceto usando le medesime dosi, diligenze e intervalli in tutto e per tutto come si è detto nella prima Calcidonia, poi in capo di ventiquattro hore lo facevo lavorare con le diligenze del pizzicare con le mollette e rinfocolare, come nella prima puntualissimamente si è detto.
Questo modo terzo di fare la Calcidonia io lo feci in Anversa Città di Brabante l'Anno 1609 nel mese di Gennaro nel quel tempo stavo e per molti anni ero stato in casa il Signor Emanuel Ximenes Cavalier dell'inclita Religione di Santo Stefano nobile Portughese e Cittadino Avversano, spirito gentile e universale in ogni scienza quanto qual si sia ne i paesi bassi che io vi habbi visto e conosciuto. Con questa polvere feci una Calcidonia nella fornace de i vetri di Anversa che all'hora faceva lavorare il Sig. Filippo Ghiridolfi Signor molto cortese, laqual Calcidonia venne tanto bella e vaga che imitava la vera Agata Orientale e in bellezza e vaghezza di colori di gran lunga la superava: molti Signori Portughesi pratichi di gioie l'ammirarono dicendo che la natura non potrebbe fare d'avvantaggio. Questa fu la più bella Caleidonia che io habbi fatto mai in vita mia che se bene e laboriosa e lunga di operatione, tuttavia fa una cosa reale. Di questa Calcidonia l'Eccellentissimo Principe di Arangie ne prese duoi vasi, che mostrò gustargli assai. Come l'acque forti son buone e i materiali ben fatti, si farà l'opera bella, si come io dico e anco davantaggio.

Translation

44 - A Third Way to Make Chalcedony. 1. In a glass flask with 1 pound of strong nitric acid, dissolve 4 ounces of fine silver leaf, which is to say small clippings of silver leaf. Dissolve the silver, seal the flask, and put it aside. 2. In another similar glass flask, with 1 pound of nitric acid, dissolve 5 ounces of mercury, purified with vinegar and common salt in a wooden bowl with a wooden pestle: Work [the mercury) around vigorously with strong vinegar, and wash it thoroughly with clear ordinary water until all the common salt dissolves and is carried away together with the blackness of the mercury. Repeat this many times with new salt and vinegar, bathing it with water, as described above. You should dry this mercury with a chamois cloth and then dissolve it in the above nitric acid. As before, seal the glass vessel and put it aside. 3. In another flask, also of glass, in 1 pound of nitric acid dissolve 3 ounces of fine silver calcined in the following manner. You should amalgamate the silver with a suitable amount of mercury. This amalgam, I mix with an equal weight of common salt well separated from all contamination. Do this as follows: Dissolve the salt in ordinary water, and boil it for a while. Then let it settle for 2 days in order for the sediment mixed with the salt to go to the bottom. Filter the water, to hold back most of the salt's sediment. Evaporate this filtered water in a glass vessel, separate the salt from any remaining sediment, and dry it well. Then repeat the procedure to dissolve the salt again. Leave it, to allow the sediment to settle to the bottom. As before, filter it, and evaporate the water. Repeat until the salt does not leave any more dregs in the bottom, at which point it will be well prepared and purified for the work. This purification of the salt will not only open the silver more effectively, but also will ensure that the sediment of the salt is not mixed with the silver, which at this point would be difficult to remove. Put everything in a crucible among hot coals in order for the mercury to fully evaporate away [ ], and leave the silver in the bottom, calcined and pulverized. Now add its weight again in new common salt prepared as before. Mix it well, and put it back in the crucible to calcine among the coals for 6 hours. Wash this vitrified material in a bowl several times with warm water, until it carries away all saltiness. Then put this silver in a glass chamber pot full of ordinary water, and boil it until it decreases by a quarter. Now leave it to cool, and Iet the silver settle. Decant off the water, and repeat this with new water three times. On the fourth time put it in the flask of nitric acid, agitate it well, and store it aside. 4. In another similar glass flask put 1 pound of nitric acid. ln it, dissolve 3 ounces of sal ammoniac. As soon as it is well dissolved and clear, decant the acid, and throw away the residue in the bottom. Into this acid dissolve ¼ ounce of gold, seal the solution in the vessel, and leave it aside. 5. In another flask, I put 1 pound of nitric acid and in it, I dissolve 2 ounces of sal ammoniac. To that solution, I add ½ ounce of cinnabar, ½ ounce of Crocus Martis calcined with sulfur as demonstrated in chapter 16, ½ ounce of ultramarine blue, and ½ ounce of Spanish ferretto made as described in chapter 14. All of these things must be ground well, each by itself and then added into the flask. Carefully watch those materials that cause the acid to boil and froth. You must add them nice and slow in order to avoid an eruption of all the materials, which would cause everything to be lost. When finished, seal the vessel and put it aside. 6. In another flask I put another 1 pound of nitric acid, dissolving in it 2 ounces of sal ammoniac as usual. Then I put in ½ ounce of iron crocus calcined with vinegar, as demonstrated in chapter 17. I add ½ ounce of calcined tin, which is common in the glazing furnaces of potters, ½ ounce of prepared zaffer, as was demonstrated in chapter 12, and ½ ounce of cinnabar. Each of these l grind separately as usual. I add each nice and slow, carefully watching those things that cause the acid to swell and boil. When it does, I proceed cautiously with great diligence in order not to have everything run amok. Once completed, I seal the vessel putting it aside. 7. Into another glass flask, put 1 pound of nitric acid. In it, dissolve 2 ounces of sal ammoniac. Then put in 1 ounce of tinsel calcined with sulfur, making it the way described in chapter 21. Add ½ ounce of thrice cooked copper, from the kettle-smith's flake, as taught clearly in chapter 28, ½ ounce of Piedmont manganese prepared as described in the chapter 13, and ½ ounce of iron flake, which falls from the ironsmith's anvil. Each one should be well ground separately and added little by little. Watch closely for those things that cause frothing and fuming, and if they do, go nice and slow in order not to spoil the material. When finished, seal the vessel, and put it aside. 8. In another flask, I put 1 pound of nitric acid and in it, I dissolve 2 ounces of sal ammoniac as usual. Then I add ½ ounce of red lead, 1 ounce of green copper, ½ ounce of crude antimony, and ½ ounce of the dry distillation of purified vitriol [chapter 31]. I grind each of these thoroughly by itself, and add it to the flask slowly. I always watch for swelling, in which case I always proceed little by little. That made, I seal the vessel and put it aside. 9. In another flask, also of glass, I put 1 pound of nitric acid, and in it dissolve 2 ounces of sal ammoniac. I add ½ ounce of orpiment, ½ ounce of crystalline arsenic [ ], and a ½ ounce of crimson paint. Each one I pulverize separately. When it is ground well, I put it in the flask watching for swelling as usual. Once made, I seal the vessel, and set it aside. Set these nine well-sealed flasks in the heat of the furnace for 15 days. Agitate them thoroughly several times each day. This will help the nitric acid to work, reduce the materials, and open their tinctures fully. If not opened, they will not work well. Then I put all these materials with their acids in a large strong glass flask, taking care to add them little by little, watching for frothing of the materials, because these combined ingredients still foam up together. Having put in the materials of all the other flasks, I leave the large flask sealed for 6 days, and agitate it every day. Then l set it in ash, giving it a slow fire for 24 hours. I heat it just until the acid evaporates and no further. I make sure that this flask is very well coated with good refractory cement on the bottom, and on up around half its body. At the end, one should give it the very lowest heat, so that the powders will not spoil from excessive fire. It must be quite slow at the end so only the liquid evaporates, and the better spirits of nitric acid remain imprisoned in the powders. This way the powder will make the glass beautiful and noble. If you want to recover the nitric acid, use a head and receiver, and cement the joints well, so you can reuse whatever you recover, as was explained previously. In the bottom of the flask, there remains a powder of a dark greenish tawny color. I add this to the glass in the dose and regimen prescribed for the previous chalcedonies. The melt should be made of clean glass and broken fragments of crystal, not chips of frit. With frit, it will not come out well. Take care to use the same intervals of time and diligence as elaborated in the first chalcedony recipe. Then, on schedule as described for the first chalcedony, I add to the melt the seared tartar, the chimney soot, and the crocus Martis made with vinegar [chapter 17]. I use the same doses, diligence, and intervals, in all and for all, as prescribed in the first chalcedony recipe. Then at the end of 24 hours I set about to work it, with the diligence to snip it with the nippers, and to strike it as before, very punctually as was said. I demonstrated this third way to make chalcedony in the Belgian city of Antwerp, in January of the year 1609. At that time l was, and for many years had been [living] in the house of Mr. Emanuel Ximenes, Knight of the renowned Religion of Saint Steven, Portuguese noble man, citizen of Antwerp, kind spirit, and as well versed in every science as anyone that I have seen or known in the low countries. With this powder, I made a chalcedony in a glass furnace in Antwerp that was then run by a most courteous gentleman; Mr. Filippo Ghiridolfi. This chalcedony gave rise to work so nice and graceful, that it emulated true oriental agate, and in beauty and delightful colors by far exceeded it. Many Portuguese gentlemen in the practice of appraising jewels said that nature could do no better. This was the most beautiful chalcedony that I have ever made in my life. While it may be quite laborious and take a long time to produce, the result is fit for a king. I presented His Excellency, The Prince of Orange, with two vessels of this chalcedony, which delighted him greatly. As long as your nitric acid is good, and the materials well made, you will do beautiful work, as I say, and to great [financial] advantage as well.

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Library/ Place of edition	Title	Year	Starting date	End date	Display order
	L´arte vetraria distinta in sette libri del R.P. Antonio Neri Fiorentino: ne quali si scoprono, effetti maravigliosi; & s´insegnano segreti bellissimi, del vetro nel fuoco & altre cose curiose.	1612	XVIIth (1H.)