I Coreggiuoli e si lutino, poi si mettino in fornello a vento aperto per sopra infra carboni ardenti, e da quelli ben ricoperti, e si lassino stare per due hore, lassando in ultimo freddare il fornello per se medesimo, allora si cavino in coreggiuoli e di essi se ne cavi il rame, quale si troverà calcinato di colore nericcio, che haverà del pavonazzo scuro, questo rame così calcinato si pesti benissimo e si passi per staccio e habbi un vaso di terra cotta di forma tonda, in fondo piana che in Toscana si chiamano tegami che regga al fuoco e sopra uno fornello a vento aperto con una barra di ferro in cima a traverso si posi il tegame, havendo il tegame pieno di carboni e accesili nel tegame si metta il rame sopra detto calcinato, havendo con lui prima mescolato, per ogni libra di suo peso, oncie sei di zolfo comune polverizzato, e come il calore comincia a riscaldare il tegame e che il zolfo comincia a infiammare e abbruciare allora si habbia un ferro lungo con un rampino in cima e si rivolti e agiti il rame continuamente acciò non si attacchi al tegame, si appallottoli e questo si continui mentre il zolfo sarà tutto arso e che più non fummerà allora si levi il tegame dal fuoco così caldo e il rame che vi è dentro si cavi tutto con palettina di ferro o cosa simile e in mortaio di bronzo si pesti benissimo e si passi per staccio che sarà in polvere nera; e di nuovo si mescoli per ogni libra di rame con oncie sei di zolfo polverizzato come sopra, e si ritorni il tegame sopra il fornello a posare sopra la barra di ferro, mettendovi il rame e zolfo insieme a calcinare di nuovo, come comineia a fumare il zolfo si agiti e rimuova con il ferro il rame dentro nel tegame continuamente acciò non si attacchi al tegame ne si appallottoli insieme ne i quai casi non calcina bene il rame, però si usi la diligenza maggiore in questo come cosa sustantiale, finito di sfumare tutto il zolfo così caldo si cavi del tegame e di nuovo si pesti e tamigi benissimo, che pure sarà in polvere nera e si mescoli il peso di zolfo sopradetto, e si torni a calcinare Ia terza volta nel tegame, come sopra, avvertendo da ultimo in questa terza calcinatione, Iassare stare il tegame tanto sopra il fuoco, che il rame che vi è drento pigli il colore rossigno leonato e come è a questo colore allora si levi dal fuoco e si pesti nel mortaio, come sopra, che verrà in una polvere rosigna leonata, allora sarà calcinato a segno di potere conoscere il suo vitriolo, come appresso si dice.