%JitadrJ^tccolo Soggi 'Tittorc^r
R A mold,ehe{uronodifeepoli.diPietro-Pcrugino,niu*
no vc n’hèbbcjdopo Raffaçllo da Vrbino,che fade ne piu
ftudiofo.he pin diligente di Njccolö Soggi , del quale al
prefenteferiuiamo la vita. Çoftui hato in Fiorenza di la
copo Soggi,perfona da bene} ma non molto ricca,hebbe
col tempo feruitu in Roma con M. AntoniodalMonte,
perche hauendo T3copo vn podere a Marciano in Valdi-
chiana,& ftandofi il piu del tempo là,pratico adai, per la vicinità de’ luoghi
col detto M. Anton di Monte. lacopodunque,vedendo queltofuo dgliuo
lo molto inchnato alia pitturaj'accondo con Pietro Perugino, 6c in pocq
tempo,colcoutinuo (ludio acquillo ranto,chenon mol to.tempo palso,chc
Pietro comincib a feruirferienejlecofefae.con mol to v tile cli Nicolo,il.qua
le attefe in modo a tirarc di profpettiua,& a ritrarre di naturale , chefu por
rielTunacofa,& nell’altra molto cccellente. Attefe anco allai Niccolo a fare
modelli di terra,& di cera,ponendo loro panni addollo,& carte pecore ba-
gnaterll chefucagione,cheegliinlecchi fi forte la maniera, ehe metre vide
tennelemprequellamedefima,neperfatica,chefacedefela potè mai leua;
re da dodo. La prima opera, ehe coltui facede, doppo la morte di Pietro fuo
rnaeftro, li fu vna tauola a olio in Fiorenza nello fpedale delie Donne di Bo-
nifazio Lupi in via Sahgallo : cioè la banda di dietro deU’aîtare, doue Tange
lqfaluta la noftr'a Donna5 con vn cafamentb tirato in profpettiua, done fo-
pra i pilaftri girano gTarchi,& le crociere,secondo 11 rnanieta Hi Piero. Do-
poTanno ijiz.hauendofatto mold quadri di noftre Donne, per le cafe de i
jcit.t’adim>&:altrc cofette,'che fi fanndgïornalmente; Sentendb,>cheàRpm‘4 ■fi facêu.anû;gran cofe, fi Jpa’rti di Fi r en'réj p en fan do açqUrftaVe Well’arVe, c do ;iiereaneoauaulzarequalche cofa,e feri’andbàRbrnajdpuë HâbèïVddVifità xo il’dctXQ M„Antonio di Monte^cheallorkerafCardinale,fu non folamentc veduto volentieri,ma fubito meiTo in opera a fafein'iquel priricipiodelport tificâtodi Leone nellafacciata del palâz'zo",Hbneèla ftatuadi nraéïïro Pafi .quinojvnagrand’armein frefcodi papa1 Leone in'irieizo;a quellà del pdpô lo Romano,&quelladel detto Cardinale'.Nëllâqualéopera Niccolo fi'por tbnon in ol to ben e rpérche n elle figure d’alcfini tgn b'di-,ch e vi fbffd/âëiiral curie vëftite,fattëpèr ornaméto di!quelI’armicogriobbèKiccolb/chelJ ftu dio de’modeglbè cattiuo a chi vuol pigliârébùoria fâânfërà; Sjrfopëfiaduri* que cKë fu quell’ôpera,la'quale non riufcî di;qitéilabbfitâ/che mdltiVafpet tanario *, fi.mife Niccolo a lauoraré vn q'ûadro a oliô,nèl fjùale fecë S. prime* dia marnre,che preme vna fpugna,pieria di langue in vnvafo, ë la coriduf- (econ tanta diligenza,che ncupero in pané rhôrioré^chëglî parëua hàueFê perduto nel fare la fopradetta arme. Queftoquadro/il quale fu'fatto për 16 detto.CardinalediMonteltitolaredi.S.Prâfledia,fu pdftb-nèlmezzodf quel la chiefa lopra vn’altare,fotto il quale è vn pozzaîdi fahgtiëdi farftï Martin : 5c con bella confiderazione,alIudendo la pittura al luogo,doue era il sague de’derti martiri.FeceNiccolodopo queftoin vn’altroquadroalto tre quar ti di braccio,aldetto Cardinale fuopadrone,vna noftra Donna a olio col fi gliuolo in collo,san Giouanni piccolo fanciullo,& alcuni paefi, tanto bene 5c con tanta diligenza,cheogni cola pare miniato, 5c non dipinto. Il qualc qùaHro,chefii dellemiglipri cofe,ché mai facefle; Niccolo, flettemoltianni Incarnera di quel preiato.Capitando pôi queiCardina|ein Arézzo,&allog; giândonella badiadi Santa Fiore,luogbde’Monaci pen di san Benedetto,p remoitëcorteliejchegiifuronofattejdonoil detto quadro alla sagreftiadl quel luogo,nellaqualefi èirifinoahpracon(eruato,&cofnëbuona-pittu- ra,& per memôria di quel Cardinale rcolquale venendo Niccolô ânch’eglï ad Arezzo,&dimbraridoui poi quafi fempre,allhorafêce amiciziacon DOT menicoPecoripittore, il qualeallhorafaceua in vnatauola della compa- gniadellaTrinitàlacirconcifionedi Chrifto, &fu fi/atta la.dimeftichezza loro,die Niccolo fece in quefta tauola a- Domenico vn çafaméto in ptofpec tiua di colonne con archi > 5c girando foftengoho vnpalco,fatiofecondp i’ufodi que’tempi, pieno dârofoni,chefu tenuto allo.ra moltobello. Fe? ce il medefimo al detto Domenico a olio in fill drappo vn tondo d’vna no- ftra Donna con vn popolo'fotto,peril baldacchino dellafraternitàd’Àrezr zo : il quale, corne fi è detto nella vita di Domenico Pecori,fi abrucioper vna fe(ta,che fi fece in san Francefco. Efiendogli poi allpgata vna cappella nel detto fan FrancefcôjCioëla lecbnda entrandoin chiefa a mari fitta,vi fece dp iro a tempera lànpftra Donna,sari Giouanni Batifta.san Bernardo,sant’A.n tonio.jSâti Francefco,&: tre Angèli in aria,che cantano, con yq Dip padre in vn fibntefpiziojche qùafi tutti furono coridôtti da filiccolo a tempera, cptii la purita del pennello. Ma perche fié quafi tuttaferoftatà, pet la fortezzadel 'la tempera,élla fu vna faticagettata via ; ma cio fece Niccolo,per tentarenuô «i modi. Ma conofciutojche il vero modo era il iauorare in frefeo, s’attacco alla prima eccafione,& tolfc a dipignere in frefco vna cappellain S. Agofti- ho di éjuélla citrà a canto alia porta a man manca,entrando in chiefa, Nella quale icappella,che gli fu allögata da vn Scamarramaeftro di fornaei,fece v- na noft'rà Donna in aria con vn popolo fotto,& fan Donato,& /an France- fcoginocchioni.E la miglior cofa,cheeglifaceflein queft’operafu vn s.Ro- cho nellateftatadella cappella. Queft’opera, piacendo molto a Domenico Ricciardi Aretino,ilqualehaueuanella|chiefa della Madonnadelle Lacri- me vna cappella,diede la tauola di quella a dipignere a Niccolo,ilquale mef ïo’nianoairôperavidipinfedentrolanatiuitàdiGiefu Chrifto con molto ftudio,& diligenza.Et fe bene peno aflai a finirla,la cödufle tanto bene, ehe ne mérita fcufa,anzi lodeinfinitarperciocheèôperabellifsima.Ncfipuo erp derecohquantiauertimenriogni minima cofa conducefl’e. & vn cafaméto rbuinato,vicino alla cappanna,doue è Chrifto fanciullino,- de la Vergine, è molto bene tirato in profpettiua. Nel san Giufeppo, & in alcuni paftori fo- no moite teftedi naturale,cioèStagioSa/Toli pittore,& amico di Niccolö: & Papiho dälla Piéue fuo difcepolo,il quale hauerebbe fatto a fe,& alla patria, Zenon fülle mono aflai giouane,honor grandifsimo.E tre Angeli,checan» tano’in1 ariaToho tanto ben fatti,che foli bafterebbono a moftrare la virtu;e jpacienza,cheinfino all’nltimohebbeNiccolö intorno aqiteft’opcrajaqua- le hon hebbe fl tofto finita,che fu ricercodagl’huomini della compagniadi Santa Mariä della Neue del monte Sanfouino di iar lorovna tauola per la detta compagnia,nella quale fülle la ftoria della Neue : che fiocando a fanta Maria Maggiore di Roma a fei di d’Agoftofu cagione dell’edificazione di quel'tempio.Niccölo dunque condufle a’ fopradetti la detta tauola con moï ta diligenzalEtdöpbfecea'Marciano vn lauorb in frefco aflai lodato. Lan- no poi i5i4.hauérido nella terra di Prato M. Baldo Magini fatto condurre di'màrmodâ Antonio fratellodi Giuliano daSangallo nella Madonna délié carcerevn täbernacolodi due colonecon fuo architraue,cornice,e quarto rondo i pensb Antonio di far fi che M. Baldo facefle fare la tauola.che an däua dentrb a qüefto tabernacolo a Niccolo,col quale haueua prefo amici- zia,quandolaüoröal monte fan Souino nel palazzo del giadetto Cardinal di Monte/Meflolo dunque perle maniaM.Baldoj egliancor chehaueflein animé dt farla dipignere ad A ndrea del Sarto, come fi è detto in altro luo- go,fi rifoluetté a preghiera,& per il configliod’Antonio di allogarla a Niccolö,il quale mefloui mano,con ogni fuo porere fi sforzödi fare vna bell’o- pera,m"a non gli venne fatta ; perche dalla diligenza in poi, no vi fi conofce bontâ di difegno,ne altra cc>fa,che molto lodeuole fia: perche quella fua ma niera duralo conduceua con le fauche di que’fuoi modelli di terra,& di ce- neri a vnafine,quafi sempre faricofa,& difpiaceuole.Ne poteua quelPhuo« mo,quanto aile fatiche deU’arte/ar piu di quelle,ehe facetta , ne con piu.a- more.Erpercheeonofccua,cheniuno mai fipotè permolti
anni perftiadere,chc al tri gli paflafle innanzicTeccellenza.ln queftopera a* d.unque.èvn Diopadr'e, ehe manda fopra quêlla Madonna la corona della Virginita,& humiltà/per mano d’alcuni angeli,chelefono intorno, alcuni de'quali fuonano diuerfi ftromenti.In quefta tauola ritrafle Niccolo di na* iuralew,Baldoginocchioni apièd’unfantc Vbaldo#Vefcouo, de dall’altra banda fece/an Ginfeppo. E «jucftc due figure mettono in mezza l'imagine «il quella Noftra Donna,che in quel luogofece miracoli. Fcc?di poi Niccb* 161n vn quadro alto tre braccia il detco M.Baldo Magini di naturale, e ritto *' con lachiefadiSan Fabianodi pratoin mano,îa quale egli dono al capitol» della Calonaca della Pieue. E cio fece per lo capitolo detto,il quale per rae- moriadel«riceuutobenefictoFeceporrequefto qaadroi sagreftia, fi cortie veramenteraerito quell’huomofingolare,checon ottimogiudiziobenefi- cioquellaprincipalechiefadcilafua patria tanro nominata perlacintura, chevi serba di noftra Donna. E quefto ritratto fu delle migtiori opéré, che mai facefie Niccolo di pittura : E' openione ancora dalcuni, che di mano del medefimofia una tauoletta, che è nella compagnia diSan Pier Martir in fulla piazza di San Domenico di Prato, done fono mohi ritratti di natii- rale. Mafecondo me, quando fia vero,che cofi fia,ella fu da lui fattainanzi a tutrclaltrefue fopradette pitture. Dopo quefti lauorfipartendofi di Prato Niccolo y fotto la difciplina delquale hauea imparato i principij dell’artc della pittura Domenico Zampalochi giouanedi quella terra dibonifsinaa ingegno,ilquale per hauer apprefo quella maniera di Niccolo non fu di jnolto valore nella pittura,come fi dirà,fc ne venne per lauorarea Fiorenza: ma vedutochclecofedell’artedi maggiore importanza, fi dauanoa’miglio
li,& piu eccellenti,&: che la fiia maniera non era fecôdo il far d’Andrea del Sarto,del Puntormo,del Rofio,& degli aliri,presepartito di ritornarfene in Arezzo,nellaqnalecitrà haueuapiu amici,niaggior credito,& meno côcoi zenza.E cofi haucndofatro,fubito,chefuarriuato, confer! un fuo defiderio à M.Giuliano Bacci vno de’maggiori cittadini di quella città : & quefto fu, che egli defideraua che lafua patria fu fie A rezzo:& che per cio volctieri ha rebbe prefo a far alcun’opcra,che l’hauefic mantenuto un tempo nelle fati- chc deU artc,nellequaIi egli harebbepotuto moftrare in quella ema il ualo TC délia fua uirtù. M.Giuliano adunque, huomo ingegnofo, e che defide-, xaua abcllire la fua patria,& che in efia fuflero perfone,che artendefieio aile uirtu,opcro di maniera con gl huomini, chealloragouernauanolacompa gnia dellaNuntiata, iquali liaueuanofatro di quei giorni murare una uoha grande nella iorchiefa, con intentione di farladipignerc, chefû allogato a Niccolo un Arco delle faccie di quella,con penfiero di fargli dipignere il ri- manen te,fe quella prima paL te,chehaueua dahreallora piacefle agl’huo- mini di decra compagnia. Meficli dunque Niccolo intorno aqueft’opera cô mol to ftudio,in dueanni fece la meta, e non piu di uno archo, nelqualela- uoro a frefeo laSibillaTibunina,che moftra a Ottauiano Imperadore la uer ginein cielocolfigliuol Giefu Chriftoin collo,& Ottauiano, checon reue- renza l’adora. Nella figura delquale Ottauiano ritrafle il detto.M.Giuliano Bacci,& in un giouanegrande,cheha un panno rofio,Domenico fuo creator inaltre telle,altri amicj fuoi. Infommafi porto in queft’operadi maniera, che clla non difpiacque a gl’huomini di quellacopagnia, neagl’altri di quellacittà. Benè uero, chedauafallidio aognunoil ucderloefler cofi lungo, e penar tanto a condurrcle fue cofe. Ma con tutto ciogli farebbe ft ato dato afinire il rimanéte; fe nôî’hauefieimpediio la uenuta in Arezzo d el Rofio Fiorentino,pittor fingolare; alquale,eflendc meflo inazi da Gio-uan’Antonio Eappoli pittore Aretino, edaM.Giouanni Pôîaftr;s,comefiè dettoin altroluogo, fu aliogato con molto fauoreil ri man en te. ni queli’ope ra. Di che prefe tancofd.egno NiccOÎo,che fe non hauefle tolxo l’an no inart 21 donna,& hauutoneun figliuolo, doue era accafaro in A/rezzo, h larebbe fubitopartito. Fur finalmentequietatofîlauorovna tauolaperla chiefadi Sargiano,!uogo vicino ad Arezzo due miglia,doue ftannolraii de’zoccho- lijnellaquale fece la N.Donna allunta in ciclo con molti putti,che laporta- no,a;piediSan Toroafo,chericeuelâcintoIa»&atornoSan Francefco,5.Lo douito,S Giouanni Battifta,&Sanra Lifabetta Regina dVngheria. In al- cuna Hellequali figure, & particularmente in certi putti,fi porto benifiîmo. Etcofi anconella predellatece alcune ftoriedi figurepiccole, chefonora* gioneuoli. lece ancoranel conuento delle Monache delle Murate del mede fimo ordinein quella città,un Chrifto mono cô le Marie,che per cofaalre-. feo è lauorata puli tarnen te. E nella Badiadi Santa Fiore de’ Monaci Neri, fe. cenietro al CrucifilTo, ehe è porto in lull’alrar Maggiore, in una telaaoho# Chnlto,cheora nell ortoj & l’Angelo, ehe moftrandogh il calice délia paf- fione, lo conforta, che in uero fu allai bella, & buon’opera. AlleMonach« di San Benedetto d’Arezzo.dellordinedi Camaldoli, foprauna porta, per. laquale fi en tra nel Monafterio fece in un’arco la N. Donna,San Benedetto, c San ta Caterina.îaquale opera fupoi,per aggrandircla chiefa gettata in rérra. NelCaftellodi Marciano in Valdichiana,dou’egli fi tratceneuaaffai,- viuendo parte delle fuc entrate,chein quel luogo haueua,&parte di qual- che guadagno,chevi faceua^omicioNiccolo in vna tauola vn Chrifto mor to,& moite altrecofe con le quali fiandovn tempo tratrenendo.Etin quel mentre,hauendo appreflodi feilgia detto DomenicoZampalocchi daPra to,fi sforzauaamandolo,& appreftodi fe tenendolo, corne figliuolo, ehe fi facefteeccellente nellecolè dcll’arte.Infegnandoli a tirare di profpettiua, ri trârredi naturale,&difegnare,di manicra,chegia in tuttequelle parti tiu- fciuabonifsimo.& di bel!o,& buonoingegno.E cio faceuaNiccolo,oltreal l'ellere fpinto dall’affezione,& amore,che a quel giotiane porraua, con ifpc ranza,eflendogia vicino alla vecchiezza d hauerechi l’aiutalTe.&gli rendef finegl’ultimianni il cambio di tante amortuo!ezze,& fariche. Etdi vero fu Niccolô amoreuolifsimo con ognuno, & di natura fincero, & molto amico di coloro,che s’afFaticauano,per venire da qualche cofa nelle cole deli‘ arte#
E qudlojche fapeuaPinfegnaua pin ehevolentieri. Non pafso moltodopo quelle cofe,cheeflendo da Marciano tornatoin Arezzo Niccolo,edalui pal* titofi Domenico; ches’hebbea daredagli huomini della compagniadelcor po di Chrifto di quella città a dipignere vna tauola per Paltare maggiore del la chiefa di sait Domenico : perche difiderando di farla Niccolo,& parimen te Giorgio Vafari alloragiouinetto,fcceNiccoloquello,cheper auentura nô farebbono hoggi molti dell’arte noltra: & ciofmche veggendo egli,ilquale era vno degli huomini della d^tta compagnia, ehe mold per tirarlo inanzi ficontenrauanodi farla fare a Giorgio,& cheegli n haueuadifideriogran- difsimo*, fi rifoluè,vedutolo ftudiodi quelgiouinetto,depoftoil bifogno,e difiderio proprio di far fi,ehe i suoi compngni l’alJogalsmo a Giorgio: ftima do pin il frutto,che quel giouane po tea ripor tare di quelP opera t ehe il suo
propnonre,priovnîe,&interefle. E come egli voile,cofi feceroapuiitogli huomi-r ;ii di dectacompagnia. In quel mentre Domenico Zampalochi, eflendo andatoàRoma,fùdi canto benigna la fortuna, ehe conofciuto da Don Martino Ambafriadoredel Redi Portogallo, andoa ftar feco,eglifeceuna- tela,con forfeventi ritratti di naturale, tutti fuoi familiari, Sc amici, e lui in mezzo di loro a ragionare. Laqualeopcra tanto piacque a Dcn Martino, ehe egli teneua Domenico per lo pvimo pittore del moudo. Eflendo poi fatto Don Ferrante Gonzaga Vice Re dt Sicilia,e defiderando per fortifica*, re i luoghi di quel Regno, d hauere apprello di fe vn’huomo, ehe difegnaf-. fe,eglimetcefle in carta tutto quello, cheandauagiornalmentepenfando, fenflea Don Martino,che gli prouedefle un giouane, cheinctofapefle,e potelîe fern trio, e quanto prima glielo mandalle.. Don Martino adunque mandati prima certi difegni di mano di Domenico a Don Fetrante,fraiqua' li era vn Colofleo,ftato intagliato in rame da Girolamo Fagiuoli Bologne- fe,per AntonioSalamanca, chel’haueua tiratoin profpettiua Domenico: Et vn vecchio nel carruccio difegnato dal medefimo, e ftato meflo in ftam- pa,conlettere,ehedicono:ANCORA I M P A R o ; & in vnquadrettoilri- tratto di eflo Don Martino ; gli mandopoco appreflo Domenico, come voile ildettoSignor Don Ferrante, alqualeerano molto piacciute le cofedi quel giouane. Arriuatodunque Domenico in Sicilia, gli fu aflegnata hor-^ reuoleprouifione,&cauallo,& feruiroreafpefedi Don Ferrante* NemoU to dopo fu meflo a trauagliare fopra le muraglie, & fortezze di Sicilia, La do ue lafeiato apoco apoco il dipignere,fi diede ad ahro,che gli fu per un pezzOj piu utilerpercheferuendofi, come perfonad’ingegno, d’huomim, ehe erano. molto a propofito,per far fatiche; con tener beftieda fomain man d’altri, e far portarrena,calcina,cfar fornaci ; non pafsb molto, che fi ttouo hauere. aüanzato tanto,chepotècompcrarein Roma iifficij,per due mila(cudi,epo co appreflodegraltri. Dopo eflendo facto Guardaroba di Don Ferrante,- auenne,che quel Signor fu leuato dal gouerno di Sicilia, e mandato a quello di Milano, perche andato feco Domenico -, adoperandofi nelle fortifica- tionidt quello ftato,fi fececon l’eflereinduftriofo,&anzi mflero cheno,ri- chifsimo. E cheèpiù,vennein tanto credito, ehe egli in quel reggimenro, gouernaua quafi il tutto. Laquaicofa fentendo Niccolo, ehe fi trouaua in Arezzo,già vecchio,bifognofo,& fenza hauere alcuna cofa da lauorare,an* do a ritrouare Domenico a Milano penfando,che come non haueua egli nuj cato a Domenico quando eragiouanecto, cofi non douefle Domenico ma-, care a lui,anzi feruendofi dell’opera fua> la doue haueua molti al fuo ferui- gio,potefle , Sc douefle aiutarloin quellafua mifera tiecchiezza. Maegli. fi auide con fuo danno,che gl’humani giudicij,nel prometterfi troppo d’aU trugmolteuoltes’ingannano, echegFhuomini,che mutano ftato,mutano etiandio il piu delle volte natura,Sc volontà. Percioche arriuato Niccolo a Jvlilano,doue trouo Domenico in tanta grandezza,cheduro non picciola fa tica a potergli fauellare,gli conto tuttele fue miferie, pregandolo appreflo, cheferuendofi di lui,volefleaiutarlo.Ma Domenico, non fi ricordando,o. non volendo ricordarfi con quanta amorcuolezza fufie ftato da Niccolo al- 1 euaco;come proprio figliuolo,gli diede la miferia d’una piccola fomma di danari, danarfequanto pote prima^eloleuod’inrorno. Et cofi tomato Niccolo ad Arezzo mal contento,conobbe,che doue penfaua hauerfi con fatica,e (pefa alleuato un figliuolo,fi haueua fatto poco meno^cheun nimico. Per poter dunque foftcntarfi andaualauorando cio chegli veniua allemand fi come haueua fatto molti anni innanzi,quando dipinfe, oltre moltealtre cofe per lacomunità di monte san Souino,in vna tela,la data terra del monte, & in aria vna noftra Donna,&: dagli lati due (anti. Laquai pittura hi meda a uno altarcnella Madonnadi Vertigli,chiefa dell’ordinede’Monaci di Camald® li non moltolontanadal Monte,doue al Signore è piaciuto, epiacefar’ogni giorno molti miracoli,&grazicacoloro,chealla Regina del cielo fi racco- mandano.Edendo poi creato (bmmo ponteficeGiulio terzo,Niccold,per cf fere (lato molto familiäre della cafadi Monte, ficondudea Roma vecchio d’ottantaanni,&: baciato il picde a fuasantita,la pregb volede fcruirfi di lui nelle fabnchc,che fi diceua hauerfi a fare al Monte,il quai luogo hauea da- toinfeudo al Papa,ilS.Ducadi Fiorenza.il Papa adunque,vedutolo volen- tieri,ordino,chegli fude dato in Roma da viuere fenza affaticarlo in alcuna cofa.Sc a quefto modo fi trattenue Niccolo alcuni mefi in Roma, difegnädo moite cofe antiche per fuo padatempo.ln tanto deliberando il Papad’accre fcere il Monte fan Souino (ua patria,& farui,oItremolti ornamcnti, vn’ac- quidotto, pche quel luogo patifce molto d’aeque ; Giorgio Vafari, c’hebbe ordinedal Papa di far principiar’le dette fabriche, raccomandö molto a sua fan tità Niccolo Soggi,pregando,che gli fude dato cura d’edere fopraftâté à quelPopere ronde andato Niccolo ad Arezzo con quelle fperanzenô vi di moro molti giorni,che ftracco dallefatiche di quefto mondo,da gli ftenti,e dal vederfi abandonato dachi menodouea farlo ,fini il corfo della fua vita, &in san Domenico di qnella'citràfu fepolto.Ne molto dopo Domenico Za polachi, edendo morto Don Ferrante Gonzaga,fi parti di Milano, con in- tenzionedi tornarfenea Prato,&quiui viuerequieramenteil rimanéte della fua vira. Ma nonvi rrouandone amici,neparenti,&conofcédo,ehe quel- la ftanza non faceua per lui, tardi pen tiro d’eftèrli portato ingratamente con Niccolo,tornô in Lombardia a feruire i figliuoli di Don Ferrante. Manon pafso molro.che infermandofi a morte,fece teftamento,& lafcio alla fua co munira di Prato died mila feudi,perche necomperade tanti béni, & facede vn entrata,per tenerecontinuamente in ftudiovn certo numéro di fcolari Pratefi,nella maniera,ehe ella ne teneua,& tienealcun’altri.fecondo vn’al- tro lafcio.Et cofi è ftato efeguitodagl’huomini della terra di prato,comeco nofeentidi tanto benefizio,che in vero è ftato grandifsimo, °nod’eter na memoria,hanno pofta nel loro cohfiglio, come di benemerito della pa- tria,l’imagine di e(To Domenico.
Jine della vita di J^Qccolo Soggi Pittore^j
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