*Vitadî Giouanri Antonio Lappoli Vitîorcj Aretino.
A DE volteauiene,chcd’un ceppo vecchio nogermogli alcun rampoHo buono,ilquale col tempo,crefcendo non rinuoui,&collefuefrondiriueftaquelluogo fpogliato, & faccia co » frutti conofcere à chi gli gufta, il medefimo fapore,chegia fi fentidel primoalbero. Echecio fiavero fi dimoftra nella prefente vita di Giouân’Antonio,ilqua- lemorendo Matteofuo padre, chefu 1’ultimo de’ pittori delfuotempo afTailodato,rima(econbuoneent raiealgouerno délia ma-, dre & cofi fi ftetteinfinoa dodici anni. Al quai terminedella fuaerà perue nuto Giouan Antonio,non fi curandodi pigliarealtro efercizio,chela pic - tura, modo,oltre all’altrecagioni,dal volere feguirele veftigie,& l’arte del padre,îparo fotto Domenico Pecori pittore Arenno,che fu il fuo prirr.o nue ftro,il quale era ftato infiemecon Matteo fuo padre difeepolo di Clemente, i primi principii del difegno Dopo,eflendo ftato con coftui alcun tempo,&C defiderando far’miglior frutto,che non faceua fotto la difciplma diquel mae ftro,& in quel luogo,doue non poteua anco da per se imparare,anchor ehe hauelîel’inclinazione della natura ifece penfiero di volere,ch# la ftanza fua fülle Fiorenza.Alqualefuoproponimentoaggmntofi, ehelimafe folo per lamortedella madre,fu aflai fauoreuolelafortuna; perchemaritata vnafo iella,chehaueuadi piccolaetàa Lionardo Ricoueri ricco, & de’primi citta dim.ch’allora fülle in Arezzo,fe n’ando a Fiorenza. Done fra l’operedi mois (i,che viddejgli piacquepiu;che quella di tutti gli altri;chehaueuano in ql-la cittàoperst© nella pittura,la maniera d’Andrea del Sarto,& di lacopo dâ Punrormo; perche rifoluend'ofid’andare a ftarecon vnodiqùeftidue,fi fta* lia foipefo a quale di loro douefle appigliarfî,-quando feoprendofi la Fede,5c la Carità fatta dal Pontormo fopta il portico della Nunziata di Firenze,deli bero del tuttod’andarea ftar con eftb Puntormo, parendogli, chela coftui maniera fulïe tan to bella,che fi poteftefperare,cheeg!i alloragiouane, ha- ueftea paflareinanzi a tutti i pittori giouani della fua età, come fu in quel té po ferma credenza d’ognuno.Il Lappoli adunque,ancor che fufle potu to an darea ftar con Andrea,perledettecagioni ft mifecol Puntormo; Apprefto slqualecontinuamentedifegnando, eradaduefptoni, per la concorrenza cacciato allafatica terribilmente.runo ft eraGiouan Maria dal borgo aSsn* fepolcrojchefottoilmedefimoar.tendeuaaldifegno, &alla pittura ;& il- quale,conftgliandolo fempre al fuo bene,fu cagione che nuitafte maniera,e pigliaftequellabuonadel Puntormo.L’aItro(& quefti lo ftimolaua piu fer- te)erail vedere,che Agnolo chiamato il Bronzino, era molto tirato innanzi da Iacopo,pervnacertaamorenolefommefsione,bontà, & diligentefatica, . che haueua neil’imitarele cofedel maeftro ; senza chedifegnaua benifsimo & fi portauane’colori di maniera,chediede fperanzadi douerea quell’ec- L cellenza,& perfezzione uenire,chein lui ft è veduta,& vedene’tépi noftri. Giouan’Antonio dunque difideroso d’imparare,&: spin to dalle fudetteca- i* gioniduromolti meft afar difegni,&:riiraiti deli’operedi lacopo Putormo i tanto ben condotti,<Sc begli,& buoni,cheseegli haueflefeguitato, & per la »attira,che Taiutaua,per la yogi i à del venir« eccellente,& per la concorrenza,& buona maniera del maeftro ft farebbefatto eccellentifsimo.E nepofto nofar’fedealcuni difegni di matita rofta;chedi fua mano ft veggiono nelno ftro libro.Ma i piaceri,come fpello ft vede auuenire, fon’o ne’giouani le piu volte mmici della virtue fannoche l’intelletto ft difuia: Scpero bifogne- rébbea chi attende agli ftudi di quai fi vogîia fcienza,facültà, & arte non ha (nere altre pratiche,che di coloro,che sono della profefsione,& buoni, & co ftumati.Giouan’Antonio dunque,eftendoft mefto a ftare,pereftetegouerna to in cafad’un Ser Rcffaello di Sandro zoppo,cappellanoin san Lorenzo,al quale dauavn tanto Tanno,difmeflein gran parte lo ftudio della pittura: p- cioche,eflendo quefto pretegalant,miomo,& dilettandoft di pittura.di mu ftca,& d’altri trattenmienti,praticaunno nellesue ftanze,che haueuain san Lorenzo moiré persone virtuofe ; & fragl’altri M. Antonio da Lucca mufi-‘ cb,5csonatordiliutoeccellentiTsimo,chealloraera giouinetro; dal quale, imparo Giouan’Antonio a sonar di lituo.ese benenel medefimo luogo pra ticaua ancoil Roflbpinore,&:alcuniaItri della protelsione, fiattenne pin tofto il Lappoli agl’altrijcheaquelli delPartejda’qnali harebbe potuto mob to imparare,&in vn medefimo Tempo trattenerfi . per quefti impedimenti’ adunque ft raffreddo in gran parte la voglia,che haueua moftrato d’hauere1 della pittura in Giouan’Antonio*, ma turtaiiia eftendo amico diPier Fran*' ^ cédo di lacopo di Sandro,iiquale era difcepolod’Andrea del Sarto,andaua' alcunavolta a ddegnareseco nello Scaizo.Ok pimire,& ignudi di naturale.
E non ando molto,che datoft a colorirecondullede’quadri di lacopo,e poi da se alcune noftre Donne,&: ritrattidi naturale,Ira iquali fu quello di det-1 to M.Aptpnioda Lucca,&:quellodi$er Raffael Jo,che sono molro buom. Elleodo poiJ’anno 1525.1a pelle in Roma,fene venne Perino del Vagaa Fio renza,& comincio a tornarfi anch’egli con ser Raflàello delzoppo. perche hauendo fattafeco Giouan’Anionio llieitaamicizia, hauendo conofciuta !a vinu di Penno j fegli rideflo neil’animo il penfiero di volerc,lafciando'tut- ti glaltri piaceri,attcndereallapittura,&' cellatalapelleandarecon Perino a Roma.Ma nongli vennefatto:perche venuta la poltern Fiorenza, quando appunto hauea hnito Perino la Ilona di chiaro kuro della lommerüonedi Faraone nel mar rollo,di color di bronzo,per ser Rafiaello,alquale fn sem- preprefenreil Lappoli: furono fovzati I’uno,&l'aitro per non vi Jafciare la vita,parriiTidiFnenze.Onde tomato Giouan’Antonioin Arezzo (1 mife.j» paflai tempo a fare in vnaftoria in tclala morte d’Orleo, ftato vccilb dalle Baccanti: li mile,dico,afarequella ftoriain color dibronzo di chiarofcuio relia maniera,che hauea veduio tare a Perino la Fopradetta„ La quale opera finita gli tu lodataallai.Dopo fi mifeafinirc vna iauola,che Domenico Peco rigia luo maeftro,hdueuacominciara per leMonachedi santa Margheiita► Nclla quäle tanola,che è hoggi dentro al Mc>natlerio Fece vnaNunziata. Et due cartoni fece per due ritratti di naiuraledal mezzo in su,bellilsimi. Vno fu Lorenzo d’Anconio di Giorgio,allora fcolare,&:giouane belhfsimo: &i* altro fu ser Piero Guazzeli,che tu perfonadi buon tempo Cella ta finalme» te alquanto la pelle: Ciprianod Anghiani huomo ricco in Arezzo.hauen- do faira muraredi que’gicrni neila Badiadi santa Fiorein Arezzo vna cap- pellacon ornamenti,& colonnedi pmtra serena,allogo la tanola aGiouan* Antonio per prezzodi feudi cento. Pallando in tantoper Arezzo il Rollo, these n’andaua a Roma,& alloggiandocon Giouan’Anconiofuoamicilsi« mo,inte(a l’opera,che haueua tolta a fare,gli fece,come volle il Lappoli,vno fchizzetto tuttod’ignudi molto bellorperche mello Giouan’Antonio mano all’opera,imitando 1! difegno del Rollo,fece nella detta tanola la vihtazione di'S.Lisabetta,& nel mezzo ton do di lopra vn Dio padre con certiputti, ri- traendoi panni.e tutto il reftodi naturale. E condottola a fine ne tu molto lodato,& comendatoi & malsimamente per alcune teile ritratte di natura« le.fatta con buona maniera,ik molto vtile. Conofcendo poi Gio.Antonio, che a voler tare maggior frutro neirarte,bifcgnaua partirfi d’A rezzo, palla- ta del tutto la pelle a Roma,delibcrb andarsene là.doue gia lapeua,ch’era toc nato PerinOjil Rollo,& molti altri amici sudi,& vi faceuano moite opere, ö grandi.Nei quai penfiero, segli porseoccafioned andarui comodamenie.j» chevenutoin Arezzo M.Paelo Valdarabrini,segretario di Papa Clemente lettimo,che tornando di Francia in polie,palso per Arezzo,per vedere 1 fra- telh,& nipoti *, l’ando Giouan’Antonio a vifitare.Onde M Pao(o,cheeradi- fiderofo.chein quella luacittà fuflero huomini ran in tuttele virtu, i qualt motlrallero gl’ingegni,che dà quell’aria.ôc quel cielo a chi vi nalce. contor tb Gio. Antonio, anc-uche molto non bilognalIe,a dotiereandar fec.o a Ro- nia,douegli tarebbe hauereogni commoditàdi potereartenderea gh ltudi dell’ane.Andaro dunquecon elfo M.Paolo a Roma,vi troub Pen.no, il Ruf- fo,6c alcn amici fuoi.& oltre cio gh venne fatto,per mezzo di M Pt1o!o,di CO fiokere Giulio Romano,Bàftianu Ymiziano,& Franceko Aiazzuoiaia Pair ma,che in que’giorni capitô a Roma 11 quale Francefco, dilettandofic?i pareil liuto,& percto ponendo grandifsimo amor’a Giouanni Antonio,fa cagione eol prattcare fern pre in (lerne,che egli fi mife con molto Audio a di- fegnare,&: co!orire,& a valerfi delPoccafione,che haueua d’elTere amico a i rnigliori dipintoii,chea!lora fuflero in Roma.Egia hauendo quafi condot to a fine vn quadro,dentroui vna noftra Donna grandequanto eil viuo, il- quale voleua M.Paolo donat e a Papa Clemente,per fargli conofcere it Lap poli y venne fi come volle la fortuna,che fpelîo s’attrauerfa a’ disegni degli- nuomini a seid; maggiol’anno i$ij. il faccoinfelicifsimodi Roma.Nclqu3 le cafo,correndo M.Paulo a cauallo,&: seco G'io. Antonio alla porta di san* to spin to m Trafteuere,perfar,opera.,chenon cofi rofto entraflero,per quel luogo i foldati di Borbone,vi fu e(fo M. Paolo motto, & il Lappolifatto pri- gionedagli Spagnuoli.Etpocodopo.mefl'oafarco ognicofa, fi perdèilqua dro.i difegm fa ni nelli cappella,& cio ehe haueua il pouero Gio. Antonio, jlquale dopo molto eflere ftato tormenrato da gli Spagnuoli,perche pagaC- fc la raglia,vna notiein camicia fi fuggi cou altn prigioni.Et mal condotto, êi difperaro.con gran pericolo della vita,per non elîêr le ftrade ficure,fi con dufle finalmente in Arezzo j doue riceuutoda M. Giouâni Polaftra huomo litceratifsimo,cheera suozio,hebbechefarea rihauer(î,fieta malcondotto perloftento,& per la paura.Dopo venendo il medefimoanno in Arezzo Cl gran pefte,che moriuano 4oo.perfone il giornojfu forzato di nuouo Gtouâ Antonio a fuggirfi tutto dilperato,& di mala voglia,& ftar fuora alcuni me fi Macellata finalmentequella influenza in modo, ehe fi porècominciarea conuerfiireinficme; vn fra Guafparri conuentuale di San Francefco.allora guatdianodel conuento di quella città,allogo a Giouan’ Antonio la tauola dell’Alrar maggioredi quella chiefâ percent« feudi, accio vi facefle dentro J’Adorazione de’Magi ; perche il Lappoli fentendo,che’l R.oflo era al borgo San Sepolcro,e vi lauoraua(efsédofi anch’egli fuggito di Roma) la tauola del lacompagnia di fanta Croce \ andô a vifitarlo . E dopo hauergli fatto moite to rte fie, fartogü por tare alcunecofed'A rezzo,delle quali fapeua, ehe ha- neuanecefsitàjhauendo perdutoogni cofa nelsaccodi Roma : fi fecefar vn bellifsimodifegno délia tauola detra, ehe haueua da fare, per fra Guafparri. Alla quale meflo mano,rornato,chefu in Arezzo,la condufle,fecondo i pat li,in fra vifannoda! di della locazione. & in modo bene, che ne fu fomma- naentelodato.llqualedifegno del RofTo, l hebbepoi Giorgio Vafari, & da Kii il molto Reiierendo Don Vicenzio Borghini Spedalingo degli Innocen- ti di Firenze,& ehe Pha in vn fuo hbro di difegni di dinerfi pittori. Non mol to dopo eflendo enrraro Giouan’Antonio malleuador’al Roflo, per trectnto feud»,per conto di pitture,che douea il detto Roflo fare nella Madonna délié Lamme,fu Gicuan’Antonio nolro trauagliaro:perche, efiendofi pariito il Roflo fenza finir Popera,come fi èdetto nella fua vita,&aftretto Giouanni Antonio a reflituire i danari:se gPamici,& particolarmcnte Giorgio Va- fu i,ehe Itimo trecento Rudi quello ehe hauea lafeiato fiuito il Kollo, non ) haueifero amtato.sarebbe Giouan’A ntonio poco meno,che rouinato,per fire hooore.dc vtilealla patria p.-jflari que’tranag'^fece il Lappoli perl’Ab« bate Camaiam di Bibbiena asanta Mmadelsaflojluogo dcfrati predicate* ti ia Cafentino,in vna cappella nellà chiefa di fotro, vna tauola a olio détro ui la noflra Donna,san Bartolomeo,& s.Mathia j & fi portb.molto bene,c5 tràfàcendo la maniera del Roflo.Et cio fu cagione, ehe vna fraternità in Bib biena gli' fece poifare in vn gönfalone da ponare a procefsione, vn Chrillo Btido cqn la croce in ifpalla,çhe.verfa langue nel calice, & dall’altra bâda \r- na Nunziata,che fil delle buone cofe.che facefle mai. L’anno 1534. afpettan dofi il Duca Aledandro de Medici in Arezzo,ordinarono gl’Aretini, & Lui gi Guicciardini commeflario in quella città, per honorare il Duca, due co- medie.D’una erano feftai.uoli,& n’haueuano cura vna compagnia de’ piu no bili giouani della ci ttà,che fi faccuano chiamare gl’ Humidi;& 1’ apparato,e fcena di quqfta, ehe fu vna comedia degli ïntronati da Siena, fece Niccölb Soggi,che.ne fu molto lodaio. & la comedia fu récitâta benifsimo, &c cori in finita fodisfazionedi chiuriquèlavidde.DeÜ’alcra eranofeftaiüoliaconcoc renza vn’altra compagnia di giouani fimilmente nobili, ehe fi chiamaua la compagnia degrJnfiammati.Quefti dunque,per non elfer meno lodati,chc fifufsino ftatigrHumidi,recitando vna comedia dnM. Giouanni Polaftra', poeta Aretino,guidata da lm mcdefimo,fecero far.la pföfpetri'ua à Giotian' Antonio,chc;fi portb sommamentebene. Et cofila comedia fucon molto? Honore diquella compagnia,& dniuta la città recita ta. Ne tàcerbvn bel ca priccio di quefto poera.. chtffu.veramente huomo di bellifsimo ingegnô. Mentre,che fi dui b a fare fappar$to di quelle,& altre felle, pTiti voire fi ec3 fra i giouani del Tuna,& Tal tra compagnia,per di'uerfecagioni, e per la con» correnza venuto aile mani,& fattolî alcuna qtiiftione.perche il Polaflra,ha-: uçndo menato la cofa.feçretamençeaffatto;ragunatichèfuronoi popoliV’& igentil’huomini, & le gentildonne, do’uefi hauèuala comedia a recitare, quattrodi quegiquani,ehe altre,vólte fieraho'.per la città affronta» j vfri ri *- con le fpadenude,& le qappeimbracciare,cominciarono in fullafcenaà gri darë,& fingere d’ammazzarfi : &il primo, clie 11 viddedi lord vlei con vna tempia finta mante in languinata,gridando,venitefuora traditori. Alquale rumore letiatofi tutto il popolo in piedi, & cominciandofi a cacciar mano all’armi, i paren ti de’giouani, çhe moflrauano di tirarfi coltellate rerribihV corrcuano alla volta del|afcqna', quando il primo,ehe erâvfci to,voltoliagl’0 alrri giouani,dille: F^rmarefignorijximetteredencro’dö fpade,chenonho male i & ancora.che fiamo in difcQrdia,& çrediate, chela 'comedia nô fi fac cia,ella lifarà; & cofi ferito,comelono,vo cominciate îlP.rologo.Eccofi do poquellaburlaiallaquale rimalonocolti tutti i fpettatorf& gli llrioni me* defimi,eccetto i quattro fopradetti,fu cominciara la comedia, & tanto benc recitata,ehe l’anno poi 1540 quandoil S.Duca Cofimo, &laSig. Duchefla Leonora furonuin Arezzo,bilbgnb,cheGiouann’AntoniodLnuouo,facen- dola profpertiua in lullâ piazzadd Yefcouado,Iâfaceflerecitârda loro Ec*‘ cellen.& fi comealrra volta erano i recitatoridi quclla piaciûti, co’fi tanto piacquero allora al S.DUca,che furono poi il carnouale vegnen te'chiamatt a Fiorenzaa recjrare.In quelledue profpçttiue adunque fi porto il Lappoli moltobene,e nefu fommarnence lodato. Dopo fece vn’ornamento a’vfod'U arco trionfalecon hifloriedi color di bronzo,che fu meflo intorno ail’ Alta- sçdella Madonna delle Chiaue.Ellendofi poifermoGio. Antonio in Arezzo, con;propofito,hai!endo moglie,&: figliholndi non andar pin attorno.Sc viuendod^ntrate,°rvffizii,chein cjtiella citcàgodonô i dttadini di’qR la,fi ftaua fenza molro lauorare.Non molto'dopo quelle cole,ccrcd, ehe gli fulTcro allogaiedue tauole,ches’hauei]ano a fare in Arezzo, vna nellàchié- fa,& compagniadi S.Rocco j & l'altra all’altare maggiotedi S. Domenico» ma non gli riufcîvpercioche l’una,& 1’altra fu facia fate a Giorgio Vàfari, ef- fèndoil fuodifegno/ra molti ehe neftironofatti, pm di ruttigli altri piac- ciuto.FeceGiouann’Antonio per lacompagnia dell’Alcenfionediquellacic tain vn Gonfalonedaporrarea prcicelsioneChrifto>chenfufcitä,con mbl- ti foldati intornoal fepolcro j &il (uo afeenderein cielo,con la noftra Dona in mezzo a’dodici’ApoftoIi ; il ehe hi fatto molto bene, & con diligehza. Nel caftello della Pieue fece in vna tauola a olio la vifitaziöne di noftra Don na,&alciini fantiattorno.Etin vna tauola,ehe fu fattaperla pieueaS-Ste® fanola noftra Döna,& altri fanti. lequali dueoperecodufleil Lappoli mol tomegho,chela! t re,ehehaueuafattoinfinoa!lora,perhauereveduti, con fuocommodo molti rilieui,&gefsi di cofeformate dalle ftatuedi Michcla gnolo,&daaltrecbfcantiche,ftacicondottida Giorgio Vafâri nelle fueca fed’Arczzo.Feceil medefimoalcuni quadridi noftre Donne, ehe fono per Arezzo,&in altri Juoghi Et vna Iudith,chemettelatefta d’OIoferneinv- nafporcatenuradavnafuaferuente,laqualehahoggi Mons. M. Bernardet to Minerbetti Vefcouod’ArezzOjil qualeamoaftai Gioi Antonio , come fa tutti gl’altri virtuofi : & da lui hebbe, oltre all’altre cofe vn s. Giouanbatifta giouinettoneldeferro,quafi tuttoignudo,cheè da lui tenutocaro: perche e bonilsima figura.Finalmente conofcendo Gio. Antonio, ehe la perfezzio- nedi queft’arte non confifteua in altro,che in cercar di farfi a buon’hora ric c'o d’inuenzione,& ftudiare allai gli ignudi,& ridurre le difficult del far’ in facilita,fi pentiua di non hauerefpefo il tempo,che haueua dato a’ fuoi pia- ceri,negli ftudii dell’arte,& ehe non bene fi fa in vecchiezza quello, ehe in giouanezza fi potea fare.Ec come ehe fempreconofcelle il fuo errore,no pe- rolo conobbe interamente,fe non quando eftendofi gia vecchio radio a ftu diare.vidde condurrein quarantadue giorni vna tauola a olio. lunga quat- tordicibraccia,&altafei,& mezzo,da Giorgio Vafari,ehe la fece per lo ref- fettorio de’Monaci della Badiadi S.Fiorein Arezzo:douc fono dipîtele noz zed’Efter,& del Re Afluero tnella qualeopera fono piu di feflanta figure maggiotidel viuo.Andando dunque alcuna voltaGiouann’ Antonio a vc- dcrclauorare Giorgio,& ftandofi a ragionar feco, diceua : Horconofco io chel continuo ftudio,& lauorareèquello chefa vfeirgh buomini di ftéro, tc che 1’Arte noftra non viene per spirito fanto.Noh lauoro molto Giouan* Antonio afrefcotperciochei colon gli faceuono troppa mutazione, nondimeno fi vede di fua mano lopra la chiefa di Murello vna Pietà con due angio letti midi allai benelauorati Fmalmenteeflendo ftato huomodi buon giu dizio,&allai pratico nelle cofe del mondo,d’anni feftanta l’anno tjjz.ama- landodifebreacutifsima fi mori. Fu fnocreato Bartolomeo Torf i, natodi allai nobile famighain Arezzo,il qualecondottofia Roma, fottODon Giu- lio Clouio Mimatoreeccellentifstmo: veramentc attefedi maniera al disegno,& alio ftudio degl’ignudi, ma piu alia notomia^che fi era fatto valente, $c tenutoif»igîioredifegnatorç<URoma.E non ha molto,ehe Don Silua-n o Razzi mi chlle.Don Giulio Clouio haucrgli detto in Roma,dopo haucr * oho led-to qucfto giouafte,quello fteflo,che a me ha moite volte afferma to j doe non fe TelTere leuato di cafa per al tro,che per le fporcheric della no tomiaipercioche teneua tanto nelle ftanze,& fotto il letio membra, & pez- *i d’huomini,che ammorbauano la cafa. Oltredo ftracurando coflui ia vi-ta fua»&penfando,ehe loftare come filofofacciofporco, & fenzarcgola di yiucrc,& fuggendo la conuerfazione degThuomini, fade la via da fard gra- de, &immortale,ficondufle maleaffatto : percioche la natura non puo tole rarclcfouerchieingiuricjchc alcuni tallhora lcfanno.Infermatofiaduque Bartolomeo d’anni venticïnque,se ne tomb in Arezzo,per.curarfi,&: vede- xe di rihauerfi •> ma non gli riufci : perche conunuando i fuoi foliti ftudii,5c imedefimidifordinijinquattro mefi,pocodopo Gio. Antonio morédogli fccecompagnia.Laperditadelqualegiouancdolfeinfinitamentc a rutta la fuacittà: percioche viuendo,era per farcfecondo ilgran principio dell’opc re fue,grandifsimo honore alla patria,& a tutta Tofcana.& chi vede de idi- fegnichefccc,edendoancogiouinetto,refta marauigliatöj&percflereman tatofiprefto,pienodicompafsionç, %JitadrJ^tccolo Soggi 'Tittorc^r R A mold,ehe{uronodifeepoli.diPietro-Pcrugino,niu* no vc n’hèbbcjdopo Raffaçllo da Vrbino,che fade ne piu ftudiofo.he pin diligente di Njccolö Soggi , del quale al prefenteferiuiamo la vita. Çoftui hato in Fiorenza di la copo Soggi,perfona da bene} ma non molto ricca,hebbe col tempo feruitu in Roma con M. AntoniodalMonte, perche hauendo T3copo vn podere a Marciano in Valdi- chiana,& ftandofi il piu del tempo là,pratico adai, per la vicinità de’ luoghi col detto M. Anton di Monte. lacopodunque,vedendo queltofuo dgliuo lo molto inchnato alia pitturaj'accondo con Pietro Perugino, 6c in pocq tempo,colcoutinuo (ludio acquillo ranto,chenon mol to.tempo palso,chc Pietro comincib a feruirferienejlecofefae.con mol to v tile cli Nicolo,il.qua le attefe in modo a tirarc di profpettiua,& a ritrarre di naturale , chefu por rielTunacofa,& nell’altra molto cccellente. Attefe anco allai Niccolo a fare modelli di terra,& di cera,ponendo loro panni addollo,& carte pecore ba- gnaterll chefucagione,cheegliinlecchi fi forte la maniera, ehe metre vide tennelemprequellamedefima,neperfatica,chefacedefela potè mai leua; re da dodo. La prima opera, ehe coltui facede, doppo la morte di Pietro fuo rnaeftro, li fu vna tauola a olio in Fiorenza nello fpedale delie Donne di Bo-nifazio Lupi in via Sahgallo : cioè la banda di dietro deU’aîtare, doue Tange lqfaluta la noftr'a Donna5 con vn cafamentb tirato in profpettiua, done fo- pra i pilaftri girano gTarchi,& le crociere,secondo 11 rnanieta Hi Piero. Do- poTanno ijiz.hauendofatto mold quadri di noftre Donne, per le cafe de i
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