VITA DI BVONAMICO BVFFALMACCO
PITTOH FIORENTINO.
V ONAMICO Hi Chridofano,detto BufFalmaco pittore Fio r enfino,ilqual fu difcepólo d’Andrea Tafi, è conie huomo
burleuole, celebrato .aa M, Giouanni.Boccaccio nel Tuo Decamerone,fu come fi fa, carifsimo compagno di Bruno,
e di Calandrino,pittori ancor efsifacèti,e piaceuòli:& co* me fi può vedere; ncll’opere fue,'fparfe per tuttaTofcana,
di affai buòn giudizio nèirartcfuadel dipignere.Raccon* ta Franco Sacchetti nelle Tue trecento Nouellc, per cominciarmi dalle cofe,
che codui Fece efiendo ancor giouìnctto che dando Buffalmacco,mentre era garzone con Andrea:che haueua per còdume il detto fuo Maeftro , quando
erano le notti grandi leuarfiinanzi giorno a lauorare,c chiamarei garzoni alla veghia. Laqual cofa rincrefcendo a Buonamico} che era Fatto leuar in
fui buon del dormire,andò penfando di trouar modo,che Andrea fi rimanef fe di leuarfi tanto inanzi giorno,a lauorare;egli venne Fattorperche hauendo
trottato in vna volta male Fpazzata trenta gran FcharaFaggi, o vero piattole con certe agora fottili,& corte appiccò a ciascuno di detti FcharaFaggi vna ca*
deluzza in Fui dodo : E venuta l’hora,che Foleua Andrea leuarfi,per vna fedu radell’uFciogli mife tutti a vno a vno hauendo accefc le candele j in camera
d’AndreaJlquale Fuegliatofijcfiendo apunto l’hora,che Foleua chiamare Buffalmaco,eucdutoq lumicini,tutto pien di paura,cominciò a tremare,e come
vecchio,che era, tutto pauroFo araccomandarfipianamente aDÌ05 edirfue orazioni,e falmi, e finalmente mefTo il capo Fotto i panni,nó chiamò per quel
la notte altrimenti Buffalmacco, ma fi dette a quel modo, fempre tremando di paura,in finoagiorno. La mattina poi leuatofi dimandò Buonamico, fe
haueua veduto come haueua Fatto egli,piu di milleDemonij,A cui dille Buonamico di no, perche haueua tenuto gl’occhi Ferrati, e fi marauigliaua non
edere dato chiamato a Veghia: Come a Veghia diFse Tafollo ho hauuto al-tro penfiero,che dipingnere,efon riFoluto per ogni modo d’andare a darp in
vn’altracafa. La Notte feguéte,fe bene ne mife Buonamico trefoli nella det* ta camera di Tafo,egli nondimeno, tra per la paura dell a notte padata,e que*
pochi diauoli,che vide,non dormì puntoranzi non Fu fi rodo giorno,che vFcì di caFa,per non tornami mai piu, e vi biFognò del buono a Fargli mutar ope*
nionèjpure, menando alni Buonamico il prete della parocchia,il meglio,che puotelo raconfòlò. PoidiFcorrcndoTaFoe Buonamicofoprail caìo,dide
Buonamico : Io ho Fempre Fentito dire, chei maggiori nimicidi Dio fono i Demonij,e p c5feguenza,che deono anco eder capitaliFs auerfarij de’dipinto
ritperche,oltre,che noi gli Facciamo Fempre brunitimi » quello, che c peggio non attendiamo mai ad altro, che a Far Fan ti,e fan te per le m Lira, e per i e Ta-
uole,& a far perciò,con difpetrode Demoni],gl huomini piu diuoti,o miglio ri i per lo che tenendo eFsi Demoni] di ciò Fdegno con elio noi ^come quelli,
che maggior polfanza hanno la notte,che il giorno, ci vanno Facendo di que di giuochi,e peggio faranno, Fe queda vfanza di leuarfi a veghia non fi lafcia del tutto.con quello, & altre molte parole, Teppe cofi bene acconciar labifo- gna Buffalmacco,facendogli buono,ciò,che diceua mefler lo prete, che Tafò fi rimafe di leuarfi a veghiaje i Diauoli d’andar la notte per cafa co lumicini : Ma ricominciando Tafo, tirato dal guadagno, non molti meli dopo, e quali (cordatoli ogni paura, a leuarfi di nuouo a lauorare la notte, e chiamare Buffalmacco,ricominciarono anco i fcaraffaggi a andar a torno,onde fu forza,che per paura,Tene rimanefleinteramente, eflendoaciò mafsimaméte configlia* to dal Prete. Dopo,diuolgatafi quella cola per la Città fu cagione,che per vn pezzo ne Tafo, ne altri pittori collumarono di leuarfi a lauorare la notte. Ef fendo poi,indi a non molro, diuenuto Buffalmacco aliai buon Maeltro, fi par tì,come raccon ta il medefimo Franco, da Tafo,& cominciò a lauorare da fe, fion gli mancado mai,che fare. Hora,hauendo egli tolto vna cala per lauo* raruij&habitarui parimente, che haueua alato vn lauoràtedilana aliai agia to,ilqua!e, efiendo vn nuouo vcello,era chiamato Capo d’ocha,la moglie di collui ogni notte fi Ieuaua a maturino,quando appunto, hauendo infino allora lauorato, andaua Buffalmacco a ripofarfi -, c pollali a vn Tuo filatoio, il- qitale haueua per mala uétura piantato dirimpetto al letto di Buffalmacco,at tcndeua tutta notte a filar lo ftame: perche non potendo Buonamico dormi re ne poco,ne aliai, cominciò a andar péfando come poteffe a quella noia ri* mediarci Ne pafsò molto, che s’auide, che.dopo vn muro di mattoni (opra mattoni,ilquale diuideuafra le,e Capod’ocai era il focolare della mala vicina è che per vn rotto fi vedetta ciò,che ella intorno al fuoco faceua : perche,pen* fata vna nuoua malizia, forò con vn fucchio lungo vna canna j 6c apollato ,- che la Donna di capo d’ocha non filile al fuoco,con ella, per logia detto rotto delmuro,mifeuna,& vn’altra uolta,quantofaleegli volle nella pctoladel la vicina j cnde tornando Capodocha,o a definare,o a cena, il piu delle volte non poteuà ne mangiarne alleggiar ne mineftra,ne carne, in modo era ogni Cola,per lo troppo Tale amara .per vna,o due volte hebbepacienza, elolamo te ne fece vn poco di rumore -, ma poi,che vide,che le parole non baftauano, diede per ciò piu volte delle buffe alla pouera Donna,che fi difperaua,parendole pur eflere piu,che auttertita nel falar il cotto. Cortei vna volta fra l'al- tre,che il marito,perciò la batteua,cominciò a volerli feufare, perche venuta a Capodocà maggior collora,di modo fi mifedi nuouo a percuoterla, chegri dando ella a piu potere,corte tutto il vicinato a rumore : & fra gli altri vi trai* Te Buffalmacco ; ilquale udito quello,di che accufaua Capodoca la moglie, & in che modo ella fi feufaua,dille a Capodoca ; gnaffe (ozio,egli fi uuole hauer diferezione, TU ti duoli,che il cotto mattina,ìk fera è troppo falato io mi
marauiglio,che quella tua buona donna faccia cola, che bene ftia j io per me non lo come il giorno ella fi loftenga in piedi,coìifiderando,che tutta la notte ueghia intorno a quello Tuo filatoio,e non dorme,ch’io creda,vn’hora ; fa ch’ella fi rimanga di quello Tuo leuarfi a mezza notte,e vedrai, che hauendo il luo bilogno di dormire,ella ftarà il giorno in ceruello,e no incorrerà in co- fi fatti errori. Poi riuoltofi a gli altri vicini,fi bene fece parer loro la cola già de,che tutti dirtelo a Capodoca,che Buonamico diceua il vero,e cofi fi uoleua fare,come egli auifaua. Onde egli credendo,che cofi fuffe,le comàdò, che no fi leuaffe a ueghia j & il cotto fu poi ragioncuolmente falato, fenon quando
per cartola Donna alcuna volta fi leuaua, perche allóra Buffalmacco ternana al fuo rimedio 3 il quale finalmente fu cau(à,cheCapodoca ne la fece limane ré debutto. Buffalmacco dunque,Fra le prime opere, che fece, Iauoròin Firé ze nel monafterio delle Donne di Faenza,che era,doue c hoggi la Cittadella del prato,tutta la chiefa di fua mano,e fra l’al tre ftorie,che ui fece della uita di Chrifto,nellequali tutte fi portò molto bene,vi fecel’occifione, che fece fare Herodede’putti Innocenti 3 nellaqualeefprefte molto viuamentegTaffettfco lì degl’uccilòri,comedeiraltrefigure-, perciochein alcune balie,e madri,che. (frappando i fanciulli di mano agTocci(ori,fi aiutano quanto poflono il piu, colle mani,co i graffij,co i morfi,& con tutti i mouimenti del cor po,fi moftra nel di fuori l’animo non men pieno di rabbia,e furore,che di doglia. • Delbqualeopera,ertendohoggt quel monafterio rouinato, non fi può altro, vedere,chevnacaria tinta,nelnoftro libro de’difegni di diuerfi, doueèque« fta ftoria di man propria di elfo Buonamico difegnata. Nel fare quefta opera alle già dette donne di Faenza,pche era Buffalmacco vna perfòna molto ftrat ta,& a cafo,cofi nel veftire,come nel viuere,auuenne, non portado egli coli Tempre il capuccio,& il mantello,come in que’tempi fi coftumaua,cheguars, dandolo alcuna voltale monache,per la turatafche egli hauea fatto fare, co» minciaronoa dire cofCaftaldo,che non piaceua loro vederlo a quel modo, in farfetto ; pur rachetaté da lui, fe ne flettono Vn pezzo fenza dire altro. alla per fine,vedendolo pur Tempre in quel medefimo modo,e dubitando,che no fu (le qualche garzonaccio da peftar colori,gli feciono dire dalla badefta, che fiauerebbono voluto vedere lauorar’il maeftro,e non Tempre colui. A che li Ipofe Buonamico, come piaceuole,che era,che torto,eh e il maeftro vi fòrte,la farebbe loro in tendere,accorgendofi non di meno della poca cófidenza, che haueuano m lui. Prefò dunque vn defco,e meflouene fopra vn’altrojmile in cima vn Brocca,o vero mezzina da acqua, e nella bocca di quella pofe vn ca* puccio in fui manico: &poi il redo della mezzina ,coper(e con un mantella alla ciuile,affibbiandoIo bene intorno a i defehi j et porto poi nel beccuccio , donde l’acqua fi trae acconciamente un pennello,fi partì 3 le monache,torna do à veder il fluoro,per uno aperto,doue hauea caulato la tela, uidero il pò« (liccio maeftro in pontificale,onde credendo, che lauorafle a piu potere, & fufle per fare altro lauoro,che quel garzonaccio a cattafafcio non faceua,fenq flettono piu giorni,fenza penfar ad altro. Finalmente, eflendo elleno uenute in difiderio,di ueder,che bella cofa hauefte fatto il maeftro , partati quindici giorni,neiquale fpazio di tempo Baonamico non ui era mai capitato,una noi te,penfando,che il maeftro non ui furte,andarono a ueder le fue pitture, & ri inalerò tutte confu(e,& rode,nello feoprir vna piu ardita dell’altre il folenne maeftro,che in quindici di non haueua punto lauorato. Poi conofcendojche egli haueua loro fatto;qllo,che meritauano,e che l’opere,che egli haueua fata te,non erano fenon lodeuoli,fece richiamar dal Caftaldo Buonamico*, ilqua le con grandilfime ri(a,e piacere fi ricondude allauoro , dando loro acogno- Tcere,che differenza fia dagli huomini alle brocche,Se che non Tempre a i uea ftimentifideono l’opere deglihucminigiudicare. Horaquiui,in pochi gior ni,finì una ftoria,di che fi contentarono molto,parendo loro in tutto le pars Ù da contentartene j eccetto,che le figure nelle carnagioni pareuano loro ai> zi tmorticce,'e pallide,che no. Buonamico fenrcndo ciò, & hauendo intelo, che la badefla hauea una vernaccia la miglior di Firenze, laquale, per lo (agri fizio della meda ferbaua,dille loro,che a uolere a co tal difetto rimediare, n5: fi poteua altro fare,che (temperare i colori con uernaccia,che fu (Te buona j p che,toccando con efli,cofi (temperati,le gote,& l’altre carni delle figure, elle, diuerrebbono roffe,& molto uiuamente colorite. Ciò udito le buone (uore,, che tutto fi credettono,lo tennono sépre poi fornito di ottima ueinaccia me tre durò illauoro ; & egli godendofela; fece da indi in poi con i fuoi colori or= ; dinar ij lefigure piu frelche, & colorite. ..
Finita quella opera dipinte nella Badia di fettimo alcune (torie di San Iacopo. nella Cappella,che e nel chioftro à quel Santo dedicatameli uolta della qua le fece i quattro Patriarchi & i quattro Euangelidi, fra i quali è notabile l’at, co, che fa San Luca nel foffiare molto naturalmente nella penna, perche ren dal’inchioftro. Nelle (torie poi delle facciate, che (òn cinque, fi uede nelle fignre belle attitudini, &ogni cola condotta con inuenzione, e giudizio. E‘. perche vi (latta Buonamico per fare l’incat nato piu facile di campeggiare, co me fi uede. in quella opera, per tutto di pauonazzo di fale, ilqualefa col tetti po vna (alfedine, che fi mangia ,& confuma il bianco, egl’altri colori, nqn, è marauiglia e fe qued’opera è guada &cófumata,la doue molte altre che furo no fatte molto prima fi fono bemfsimo conferuate. Et io, che già penlaua* che à qu’ede pitture haueffe fatto nocumento rhumido,ho poi prouato per ef perienza, confiderando altre opere delmedefimo, chenondall’humido, ma da queda particolare ufanza di Buffalmacco,è auenuto,che fono in modo gua fte,che non ui fi vedetnedifegno, ne altro j e doue erano le carnagiomlnonè altro rimalo, che il paonazzo. Il qual modo di fare non dee ufarlì dathi ama chele pitture fuehabbiano lunga vita. Lauorò Buonamico, dopo quello» che fi è detto di (opra, due Tauole a tempera a i Monaci della Certofadi Fireti sardelle quali l’unaèdoue danno per il choroi libri da cantare,e laltra di fot to nelle Cappelle vecchte.Dipinfe in frelco nella Badia di Firézela Capella de. Giochi,e Ballami alato alla Cappella maggiore.Laquale Cappella ancor, eh« poi fu (le còceduta alla famiglia de’Bofcoli,ritiene ledette pitturedi Buffalmac. co infino à hoggi, nelle quali fece la pafsione di Chrido con affetti ingegnofi e belli, modrando in Chrido quandolauai piedi à idifcepoli humiltà, ma fuetudine grandifilma. E negiudei, quandolomenanoad Herode fierezza,, e crudeltà. Ma particolarmente modrò ingegno, e facilita in vn Pilato, che vi dipinfein prigione, &in Giuda apiccato a vn’Albero, onde fi può ageuol mente credere quello, che di quedo piaceuole pittore fi racconta, ciò è, che quando voleua v(ar diligenza, e affaticarli, il che di rado auu'eniua, egli non era inferiore à niun’altro dipintore de’fuoi tempi. E che ciò fiàverol’qperei chefeceinogni Santiàfrelcojdoueèhoggiil cimitero »furonocon tantadi ligenzalauorate, &con tanti auuertimenti, che l’acqua, cheépioutita.loro fopra, tanti anni, non le ha potuto guadare, he fare fi che non fi epriofea là bontà loro. 6c che fi fono man tenti te benilsimo,. per edere date lauorate pu-( l'amen te fopra la calcina frefea. Nelle facce dunque fono la Natiuita di Gie(u, Chrido, el adorazionede’Magi, cioèiòprala (epolturadegl’Aliotti. Dopo quedopera, andato Buonamico à Bologna, lauorò àfrefeo in San Petronio nella Cappella de’Bolognini, ciò c nelle volte alcune Borie,ma da non fo che accidente loprauenuto non le fini. Dicefi che l’anno IJOZ fu condotto in Afce fi,echenellachiefadiSan Francelcodipinle nella capella disanta chateri- na tutte le Borie della lua vita in frefco le quali fi fono molto ben conferuate, evi fi veggiono alcune figure, che fono degned’dlère lodate finita quella Capella,nel paflard’Arczzo il Vefcouo Guido, per hauereintelò, che Buon amico era piaceuole huomo, e valente dipintore, volle, che fi femaflì in quel la città, egli dipignefie in Vefcouado la Capella doue èhoggiil Battefimo. Buonamico mefiò mano a’iauoro n’haueua giafattobuona partequando gl’auuenne vn calo il piu Urano del mondo: efù fecondo,che racconta Franco Sacchetti nelle fuo trecento nouellc, quello. Haucua il Velcouo vn Bèrtuc* cioneil piu follazzeuolc, Se il piu cattiuo, che altro, che fu He mai j Quello animale, llando alcuna volta lui palco àvedere lauorare Buonamico, haucua pollo mente à ogni cola, ne leuatogli mai gl’occhi da dolio quando melcola’ uai colon, traifinaua gl’alberelli, lliacciaualuoua per fare le tempere, & in fomma quando faceua qual fi voglia altra cola.Hora hauendo Buonamico vn fabatolera lafciatod’opera,la domenicamattina quello Bertuccione,non ollante, che hauelle apiccato à i piedi vn gran Rullo di legno, il quale gli face uaportareil Vefcouo, perchenon poteflecolifaltareper tutto, egli fiali non ollante il pefo, chepureeragrauein fui palco, doue foleua Ilare Buonamico àlauorarere quiui recatoli fra mano gl’alberelli, rouefciato chehebbe luno nell’altro, e fatto lei mefcugli, e lliacciato quante uoua v’erano, cominciò à imbrattare con i pennelli quante figure vi erano, e feguitando di coli fare, non rellò fenon quando hebbeognicofaridipintodiluamano,ciofattodi' nuouofece vn mefcuglio di tutti i colori, chegli erano auanzati, come, che pochifufleroepoi fcefo del palco, fi parti. Venuto il lunedi mattina, tornò Buonamico al fuo iauoro, doue vedute le figure guaBe, gl’alberelli rouefeia’ ti, & ogni colafottofopra, rellò tutto marauigliato, de confuto. Poi hauen do molte colefra fe medefimo dilcorlo, penlò finalmente, che qualche Are* tino, per inuidia, o per altro hauefie ciò fatto : onde, andatotene al Vefeouo gli dille come la cofapafiaua, e quello di chedubitauardi che il Velcouo rima fe fòrte turbato, pure fatto animo à Buonamico, volle che rimettefle mano • al Iauoro,e ciò che ui era di guaito rifaccfle: E perche haucua prclta to alle fuc parole fede,le quali haueuano del verifimile, gli diede fei de’fuoi fanti arma* ti che llcllono co falcioni quando egli non lauoraua, in aguato, & chiun- chc vernile, fenzamilèricordia tagliafieno a pezzi. Rifatte dunque la feconda voltalefigure, vn giorno chei fanti erano in aguato, Ecco, che lentono rion fio che rotolare per la Chiefa ; e poco aprefio il Bertuccione lalire fopra Fallito,& Ivn baleno fatte le melliche veggiono il nuouo Maeflro metterli a lauorare Copra, i fanti di Buonamico : perchechiamatolo e moflrogli il mal* fattore, &rinfieme con elfo lui llando auederlo lauorare furono per crepar delle ri fa,e Buonamico particolarmente, come che dolore gliene venifle,non potcua reBare di ridere, ne di piangere per le rifa. Finalmente licenziati i fan d, che con falcioni haueuano fatto la guardia, fe ne andò al Vefeouo, egli dif fe : Monfignor voi volete, che fi dipinga à vn modo, de il voflro Bertuccione vuole à vn’alrro . Poi, contando la cola,foggiunfe,non ifcadeua,che voi man
dalle/dalle pei pittori altroue fé haueuate il Maeftco in cafa. Ma egli forfè non fia- paua coli ben fare le mediche; horfa, bora che fi, taccia da fè,cheio non ci fon piu buono :ErconofciutaIa lua virru, fon concento , che per l’opera mia non mi fia alcuna cofadata, fe non licenza di tornarmene a Fi renze. Non po tèua, vdendo la cola il Vefeouo, fe benegli difpiaceua, tenere le rifa, e malli- inamente confiderando, che vna beflia haueuafatto vna Burla à chi era il piu burleuole huomo del inondo ; pero poi che del nuouo calo hebbono ragiona to, crifòàbaflanza, fece tanto il Velcouo che fi rimede Buonamico la terza voltaaH’opeia,ela fìni.E il Bertuccione per cadigo,e penitéza del comedo errore fu ferrato in vna gra gabbia di legno,e tenuto doueBuonamico lauoraua infino a chefuquell’opainteramétefihitamellaqualegabbia non fi potrebbe niuno imaginar i giuochi,che quella bediacciafaceua colmuIo,con la perfona & con le mani, vedendo altri fare, e non potere ella adoperarfi. Finita l’opera di queda Capella ordinò il Vefcouo, o per burla, ò per altra cagione, che egli ielofacelli, che, Buffalmacco gli dipignesfe in una facciata del fuo palazzo vn’Aquilaaddodoàvn leone, ilquale fahauefie morto .; Laccorto dipintore, hauendopromeflo di fare tutto quello, che il Vefcouo volcua, fe ce fare vn buono adito di Tauole, con dire non uolere eder ueduto dipigne^ re vna fi fatta cofa* E ciò fatto, rinchiudi, che fi fu tutto folo ladentro,dipin ic per contrario di quello , cheil Vefcouo uoleua,vn Leone,che sbranaua vn Aquila. E finita l’opera, chiefe licenza al Vefeouo d’andare à tìrenze à prò cacciare colori, che gli mancauano • Et cofi ferrato con vna chiaue il laudato , fe n’andò à Firenze, con animo di non tornare altramente al Vefeouo : il quale veggendo la cofa andare in lungo, & il dipintore non tornare, fatto a prire il.Tauolato , conobbe che piu hàueua faputo Buonamico, che egli, per che modo da grauidìmofdegno gli fece dar bando della vitali che hauendo Buonamico in telo, gli mando adire che gli facede il peggio, chepoteua,on- deil.Vefcouo lo minaccio da maladetto fenno, pur finalmente, confideran- dò chi egli fi era medoà volere burlare, e che benegli flaua rimanere burla* to,,perdonò à Buonamico l’ingiuria, e Io riconobbe delle fue fatiche liberali! {imamente. Anzi, che è piu , condottolo india non molto di nuouo in Arez zo, gli fece fare nel Duomo vecchio molte cofe, che hoggi fono per terra, trattandolo fenpre come fuo familiare, e molto fedelferuitore. Il medefimo dipinfepurein Arezzo, nella Chiefa di San Iuftinola nicchia della Capella maggiore .Scriuouo alcuni, che edendo Buonamico in Firenze, e trouando fi fpefso con gl’amici, & compagni fuoi in bottega di Mafo del faggo, egli fi truouò con molti altri àordinare la feda che in di di chalen di Maggio fecio- nogl'huominidi Borgo SanFrianoin Arno fopra certe barche, & che quando il ponteallaCarraia, che allora era di legno rouinò , per edere troppo carico di perfone, che erano corfo à quello fpettacolo, egli non ui mori 5 come molti altrifecionp, per che.quando apurito rouinò il ppnte infulla machina che in’ arno fopra le barche rapprefen taua l’inferno , egli era andato a procac ciace.alcune cole!che per la fella mancauano. .
.... Effendo non molto dopo quelle cofe condotto Buonamico a Fifa, dipinfe nella Badiadi fan Paulo a ripadarno allora de’monaci di Vallombrofa, in tut ta la crociera di quella chiefa da tre bande,e dal tetto infino in terra,molte hi ilorie/ flcriedel teflamento vecchio,cominciando dalla creazione deirhuomo", e f# guitando infino a tuttala cdificazioncdella torre di Nebroth. Nella quale o* pera,ancor che hoggi perla maggior parte fia guafta, fi vedeviuezza nellefi- gure,buona praticai vaghezza nel colorito,e chela mano efprimeua molto' bene i concetti dell’animo di Buonamico j ilqualenon hebbe però molto di' legno. Nella facciata della delira crociera,laquale èdirimpetto a quella doué c la porta del fianco,in alcune (lode di Tanta Naflafia, fi vcggiono certi habi* ■ti,&acconciature antiche molto vaghe,& belle,in alcune donne,che vi fono con graziola maniera dipinte. Non mcn belle fono quelle figure ancora, che con bene accommodate attitudini,fono in vna barca, fra le quali è iljfi tratto' di Papa Aleflandro quarto,ilquale hebbe Buonamicodccondojche fi dice,da' Tafb fuo maeftrojilqualehaueua quel pontefice ritratto di Mulaico in S. Pie ro. Parimente neli’vltima ftoria,doue è il martirio di quella Tanta, cd’alrre, cfprede Buonamico molto bene ne i volti il timore della morte,il dolore,e lo' fpauentodi coloro,che Hanno a vederla,tormentare,e morire, mentre flalé* gataaurialbero,efoprailfoco. Fu compagno in quella opera di Buonami*; co,Bruno di Giouanni pittore,che coli è chiamato in fui vecchio libro della compagnia ; il quale Bruno,celebrato anch’egli, come piaceuole huomo dal Boccaccio,fini te le dette fiorie delle facciate, dipinle nella medefima Chiedi l’altar di Tanta Orfola con la compagnia delle Vergini, facendo in vna mano di detta fan ta vno flendardo con l’arme di Pifa,che è in campo rodo vna ero ce bianca : de facendole porgere l’altra a una femina,che furgedo fra due moti,e toccando con l’uno de’piedi il mare,le porge amendue le mani in atto di raccomandarli. Laquale femina figurata per Pifa,hauendo in capo vna còro^ na d’oro,& in dodo un drappo pieno di tódi,e di aquile,chiede,edendo mol to uguagliata in mar e,aiuto a quella fan ta.. Ma perche nel fare quella opera Bruno fi dolcuà,chè le figure,che in eda faceua,non haueuano il uiuo, come quelle di Buonamico: Buonamico come burleuoleper infegnargli a fare le figure.non pur ni itaci,ma che fauelladòno,gli fece far alcune parole,che Ufci uano'di bocca a quella femina. che fi raccomanda alla Tanta : e la rifpofla della /anta a lei ; hauendo ciò viflo Buonamico nell’opere, che haueua fatte nella medefima città Cimabue.Laqual cofa,come piacque a Bruno,e a glabri huo miniTciocchidi q’tépij coli piace ancor oggi a certi goffi,che in ciò fono Terui ti da artefici plebei,come efsi Tono. E di uero pare gran fatto,che da qflo prin cipio fia padata in vTo una cola,che per burla,e non per altro fu fatta fare j co ciofia,che anco vna gran parte del campo Tanto,fatta da lodati maeflri fia pie na di quellagofferia. L’opere dunque di Buonamico,edendo molto piacciu te a i Pifàni,gli fu fatto fare dall’operaio di CampoTanto quattro fiorie in frenico,dal principio del mondo infino alla fabrica dell’Arca di Noe, de intorno alle florie un ornamento,nelqualefeceil Tuo ritratto di naturale, cioè in un fregio,nel mezzo delquale,& in Tulle quadrature fono alcune teflc, fralequa li,come ho detto fi ue.de la Tua,con un capuccio,come apunto flà quello, che di Topra fi uede. E perche in quella opera è un Dio,che con le braccia tiene i cieli,égTeIeméti,anzila màchina tutudell’uniuerfo,Buonamico per dichia* rare la Tua fioria con verfi limili alle pitture di quell’età,fetide a’piedi in lètte re maiufcule di Tua mano,come fi può anco uedere,quello Tonetto, ilquale f> s-\ Tanti chi- irfx» l*antichitàfua,& per la femplicità del dire di que’tempi, mi è partito di mette re in quello luogo,come che forfè,per mio auifò,non fia per molto piacerete nò feforfe,come cola,che fa fede di quàro fapeuano glihuomini di ql fecolo*-
Voi che auifate quefla dipintura Di Dio pietofofommo creatore 9 Loqualfe tutte cofe con amore Fefate,numerate,c? in mifura.
ITI none gradi Angelica Natura Inetto empirio del pien difflendorc Coluiyche non fi moue,ed è motore Ciafcuna cofa fece buona,e pura.
Venate gVocchi del uo&ro intelletto Conflderate quanto è ordinato
Lo mondo unmrfale j E con affettò Lodate lui che Vha fi ben creato :
Vcnjate di poffare a tal diletto Tra gl Angeli,doue è etafeun beato..
Per qutflo mondo fi uede la gloria Lo baffo,et il mezo,d'alto in quella fletta
Etper direiluero,fu grand’animo quello di Buonamicoametterfra far un Dio padre grande cinque bracciale gierarchie,i cieli,gl’angeh,i] zodiaco, Se tutte le cole fuperiori in fino al cielo della Luna. E poi l’elemento del fuoco, l’aria,la terra,e finalmente il centro* E per riempire i due angoli da bulTo, fc* ce in uno,S.Agoftino,& nell’altro S.Tommaio d-Aquino; Dipinfenel me<* defimo Campofanto Buonamico in tefta,doue è hoggi di marmo la fepoltu* ira del Corte, tutta la paflìone di Chrifto,con gran numerò di figure a piedi, & a cauallo,e tutte in uarie,e belle attitudini -, Se feguitandolà ftoria, fece la refurrezzione,e l’apparire di Chrifto a gl’A portoli, aliai accoriciamen te.. \ Finiti quelli lauori,& in un medefimo tempo tutto quello,che haueua in Pila guadagnato,che non fu poco, lene tornò a Firenze, cofi pouero, come par rito len’eraj doue fece molte tauole,elauoriin frefco,di che non accade fare altra memoria. Intanto ellendo dato afarea Bruno filo amiciiììmo,chefeco fe n’era tornato da Pifa,doue fi haueuano sguazzato ogni cola, alcune opere in Tanta Maria Nouella,perche Bruno non haueua molto difegner, neinuen* zione, Buonamico gli difègnò tutto'quello,cheegli.ppi mifein opera in una facciata di detta chiefa,dirimpetto al pergamo,e lunga quanto èlo fpazio,chc è fra colonna,e colonpa:& ciò fu la ftoria di fan Maurizio,& compagni, che furono per la fede di Giefu Chrifto decapitati» Laquale opera fece Bruno per Guido Campefe conneftabile allóra de’Fiorentini, il qualehauendo ritratto prima,che morirte l’anno 1311. Lo pofe poi in quella opera armato,come fi co' flumaua in que’tempi -, e dietro a lui,fece un’oi dinaza d'huomini d’arme, tut ti armati all’antica,che fanno bel uedere,mentre erto Guido ftà ginocchioni inanzi a una noftra Donna,che ha il putto Giefu in braccio,e pare,che fia rac comandato da San Domenico,&da S. Agnefa,chelo mettono in mezzo. Quella pittura ancora,che non fia molto bella ,• confiderandofi il difegno di Buonamico,e la inuenzione,elle degna di efler in parte lodata, e maftìmamé te per la uarietàde’ueftiti,barbute,&altre armature di que’tempi, Se 10 me ne fono feruito in alcune florie,che ho fatto per il fignor Duca Cofimo,douc era bifogno rapprefentare huomini armati all’antica,& altre fomigliàti cofe di quell’età ; laqual cofa è molto piacciuta à S.Eccell.Ill.& ad altri, che l’hano vcduta.E da quello fi può conofcere quato fi a darfar capitale dell’inuenzioni*
Óc opere fatte da quelli antichi * come, che coli perfette non fiano j Se in che modo utile,Se commodo.fi poffa trarre dalle cofe loro 5 .hauendoci eglino a* pertalauiaàllemarauiglie,cheinfin’ ahoggi fi fono fatte,e fi fanno tuttauia;. Mentre,che Bruno faceua quella opera,uolendo un contadino, che Buona- mico, gli facefle un fanChriftofano, nefurono d’accordo in Fiorenza, conuennero per contratto in quefto modo,che il prezzo fufie otto fiorini, Se la figura doneffe efier dodici braccia,'. A ndato dunque Buonamico alla chie fa doue doueua fare il fan Chriftofano,trono,che per non effere ella ne alta, ne lunga,fe non braccia noue,non poteua ne di fuori,ne di dentro accommo darlo in modo,che bene flefTe 5 ondeprefe partito,perche non ui capiua ritto di farlo dentro in chiefa a giacere: ma perche anco cofi non vi entraua tutto* fu neceifitato riuoìgerló dalle ginocchia in giu nella facciata di teda. Finita 1* operaci contadino non voleua in modo nelfuno pagarla,anzi,gridando dice ua d’effer aflaifinato : perche andatala cola a gl' Vfficiali di grafda,fu giudica to, fecondo il contratto,che Buonamico haueffe ragione. A fan Giouanni fra l’arcore èra vna paflione di Chriflo,di mano di Buonamico molto bella,e fra l’altre cofé,che vi erano molto lodateci era un Giuda appiccato a vn’A Ibero fatto con molto giudizio,e bella maniera. Similmente vn vecchio,[che fi fof- fiauailnafberanaturalilfimo;e IeMariedirottenel pianto, haueuano arie,c modi tanto meliache meritauano,fecondo quell’età:,che non haueua anco-5 ra cofi facile il mòdo d’efprimeregl’affetti dell’animo col pennello, di edere grandemente lodate. Nella medefima faccia vn fanto Iuo di Brettagna,c’ha-r ueua molte vedoue,e pupilli a i piedi era buona figura, e due angeli in Aria, che lo coronauano,erano fatti con dolcilfima maniera. Quello edifizio,e le pitture infieme, furonogettate per terra l’anno della guerra del 152.9 .. .
In Cortona ancoradipinfe Buonamico,perM. Aldobrandino Vefcouo di quella ci ttà,molte cofe nel Vrefcouado,e particolarmente la cappella, e tauò? la dell’altar maggiore,ma perche nel rinouare il palazzo,e la chiefa, andò ogni cofa per terra,non accade farne altra menzione. In fan Francefco nondi meno,& in fan ta Margherita della medefima ci ttàjfono ancora alcune pitta re di mano di Buonamico.Da Cortona,andato di nuouo Buonamico in Alce fi, nella Chiefa difottodi fan Francefco dipinfe afrefeo tuttala cappella del Cardinale Egidio Aluaro Spagnuolo,e perche fi portò molto bene, ne fu da elio Cardinale liberalmente riconofciuto. Finalmente,hauendo Buonamico lauorato molte pitture per tutta la Marca,nel tornarfene a Firéze fi fermò in Perugia,e vi dipinfe nella chiefa di S.Dome.infrefcola cappella de’Buontépi, facendo in ella hiftorie della uita di S Caterina uergine,& martire.
E nelle chiefa di San Domenico Vecchio dipinfe in vna faccia pur afrefeo-, quando ella Caterina figliuola del Re Coffa,deputando conuince,& conuer te certi filofofi alla fede di Chriflo « E perche quella ftoria è piu bella, che als cune altre, che facefTe-Buonamicogia mai,fi puc dire con uerita che egli aua zalfe in quella opera fe fleflo'. Da che mofsi i perugi ni ordinarono, fecondo che ferme franco facchetu,'che dipignefle in. piazza Santo Hercolano Vefeo* uo ,'>e precettore di quella città j onde conuenuti dei-prezzo fu fatto nel luogo douc fi haue-u&'àdipignere,’vnaYuràtàdfTauoìe,e di filane, perché non fuf fe il Madiro veduto dipigna'e.'E ciò fatto mifenFano ali opera: ma noti pai- farono dieci giorni, dimandando chimiche pattaua, quando farebbe corale pictura finita, penfando, che fi fatte cole figettattono in pretelle, che la cofa venneàfaftidio à Buonamico ; perche venuto allafinexlellauoro ftracco da tanta importunità deliberò fecomedefimo uendicarfi dolcemente dell’impa cienza diqué popoli, egli venne fatto, per che finita l’opera inanzi, chela feo p riffe lafece veder loro,eme fu interamentefodisfatto. Ma volendo i perugini leuare fubito la turata dille Buonamico, che per duegiorni ancora la la- feiaffono Ilare, per cioche voleua ritoccare à feccho alcuno cofe: & cofi fu fat to . Buonamico dunquefalito in fui ponte , doue egli haueua fatto al Santo vnagran Diadema d’oro, e come in que’tempifi coftumaua cìirilieuo con la calcina, gli fece vna corona , ò vero ghirlanda intorno intorno al capo tutta di LASCHE. E ciò fatto, vna mattina j a cordato l’hofiefene venne à Firenze . Onde pattati duegiorni, non vedendo i perugini fi come erano foli* ti, il Dipintore andare attorno, domandarono l’hofte, che futte di lui (lato : & in tefo che egli fe n’era a Firenze tornato, andarono fubito a feoprire il lauoro 5 8c trouato il loro fanto Hercolano coronato folennemented.'laiche, lo fecion intender toftaméte a coloro che gouernauano. I quali le bene màda rono cauallari in fretta a cercare di Buonamico,tutto fu in uano, effendoiène egli con mol ta fretta à Firenze ritornato, prefo dunquepartito di fare leuare à vn loro dipintore la corona di lafche e rifare la Diadema al Santo,dittbno di Buonamico, edegl’altri Fiorentini tuttique’mali che fi pottono imagiilare. Ritornato Buonamico à Firenze, e poco curandoli di con, che dicettono i pe rugini, attefeàlauorare, e fare molte opere, delle quali,per non etter piu lun go, non accade far menzione. Dirofolo quello, che hauendo dipinto àcaU cinaiavnaN. Donna à frefeo col figliuolo in colla, colui, chegliele haueua fatta fare, in cambio di pagarlo gli daua parole ; onde Buonamico", che non era auezo.àeffere fatto fare ne ad ettere uccellato', pensò di valerfene ad ogni modo. E cofi andato vna mattina à Calcinala, conuerti il fanciullo > che ha* ueua dipinto in braccio alla Vergine,con tinte lenza colla,o tempera,ma fatte con l’acqua loia,in unoorfacchinodaqual cofa non dopo molto vedendo il cò tadino, che.l’haueuafattafare, prefso,chedilperato andò à trouareBuonami. pgadolo, che di grazia' leuatte i orfacc.hinó >e rifàceffé vn fanciullo come prima , perche era pretto à fodisfarlo : Il che hauendo egli fatto amoreuolmente fu della prima, e della feconda fatica fenza indugio pagato: e batto a racconciare ogni cofa vna fpugna bagnata. Finalmente,perche troppo lungo farei, feiovolelìi raccontare cofi tutte le burle, come le pitture, che fece Buonamico Buffalmacco, e mafsimaméte praticando in bottega di Mafo del faggio che era vn ridotto di Cittadini, e di quanti piaceuoli huomini haueua Firen ze è burleuoli. porro fine a ragionare di lui ilquale mori d’anni fettantotto, e fu dalla compagnia della mifericordia > efsehdo egli poueriflìmo,& hauendo piu fpefo, che guadagnato,per efsère vn’h'uomò cofi fatto j feuenuto nel fuo male in Santa Maria Nuoua,fpedale di Firen ze] e poi morto, nell’ofsa ( cofi chiamano vn chioftro dello (pedale o verocimitero)come gl’altri poueri, fe- pellito l'anno 1340 furono l’opere di coftui in pregio mentre uifse,e dopo fo* nottate, come colè di quell’età, fempre lodate.
Il fine della V ita di Buonamico Buffalmacco Pittor Fiorentino.