VITA DI IACOPO DALLA
. Q V EROI A SCVLTORE
S A N E s E.
1 . V adunque Iacopo di maellro Piero di Filippo dalla Quer eia,luogo del cótado di Siena, fcuItore,il primo dopo An drcaPifano,l’Orgagna,gl'altri di {òpra nominati; eh« operando nella (cultura con maggior ftudio,& diligenza, cominciale a moftrare,che fi poreua apprclTare alla natu* ra:&ilprimo,chcde(Icanimo>efperanzaagraltri dipo* tcrla,in vn certo modo,pareggiare. Le prime opere me,
damettcrcin conto, furono da lui fatte in Siena, effendo d'anni xix. con qu« fta occalìone. Hauendo i Sanefi l'esèrcito fuori cótta i Fiorentini,fotto Già Tedelco,nipote di Saccone da Pietramala,& Giouanni d’Azzo Vbaldini, ca* pitani,ammalò in campo Giouanni d’Azzo,onde portato a Siena vi fi mori; perche difpiacendó la Ina mone a i Sancii, gli feciono fare ncll’ellcquie, chó furono honoratnìimCjVna capanna di lcgname,a vfo di piramide,e fopraqlla porre di mano di Iacopo,la ftatua di elio Giouanni a cauallo,maggior del vi- uo,fatta con molto giudizio,&c con inuenzione,hauendo, fiche non era fiato fatto infino allora,trouato Iacopo,per condurre quell’opera1, il modo di fare lolla del cauallo,& della figura di pezzi di legno,&di piane,confitti infiemc, e falciati poi di fieno,c di ftoppa,e con funi,legato ogni co fa (Erettamente inficine,et lopra meflo terra mcfcolata con cimatura di panno lino,parta, c colla. Ilqùal modo di far fu veramente, et è il miglior di tutti gl’ altri, per limili cofc: perche fe beneropere,chein quefio modo fi tanno, fono in apparenza
fraui,ricfcono nondimeno poi,che fon fattc,c lecche, leggieri ; et coperte di ìanco limili al marmojc molto vaghe all’occhio,fi come fu la detta opera di
Iacopo. Alche fi aggiugnc,chc le ftatue fatte a quello modo,e con le dette me fcolanze,non fi fendono,come farebbono le fu (ferodi terra fchicttalplamen
te. Et in quella maniera fi fanno hoggi i modelli delle fculturccongrandiss, comodo de gl’artefici,che,mediante quelle,hano femptel’dTempio inanzi,
le giufte mifurc delle (culture, che fanno j di che fi deuc hauere non piccolo ol igo a Iacopo,che fecondo fi dice,ne fu inuentore. Fece Iacopo dopo qfta
opera,in Sienadue tauoledi legnodi tiglio,intagliando in quelle le figure,!« barberei capcgli,con tanta pacienza,che fuavedcrlernamarauiglia. Et do
po quelle tauole, che furono mede in duomo, fece di marmo alcuni profeti non molto grandi,che òno nella facciata del detto duomo ; Nell’opera dei-
quale hauerebbe continuato di lauorare;fcla peftc,lafame,eledilcordie Cic cadine de’Sanefi, dopo hauer pm volte tumultuato, non hauefiero mal códot.
ta quella Città,&: cacciatone Orlando Malcuolti, col fàuore del quale era la—, copo con riputazione adoperato nella patria. Partito dunque da Siena fi.coa
dulie,per mezzo d’alcuni amici a Lucra,e quiui a Paulo Guinigi,che n’era $z- gnore;fecc perla moglie, che poco inanzi era morta, nella chiefadiS. Martin
no vnafepolturarNel Balamento della quale condnfic alcuni putti di marmo* reggono vn fellone, tanto pulitamente,£hc parcuanodi carne; E nella
«fe catta, porta fopra il detto Bafamento fece con infinita diligenza {’immagine della moglie d’erto Paulo Guinigij, che dentro vi fu fepolta: E a piedi d’erta. Fece ne! medefimo fallo vn cane di tóndo riheuo, per la fede da lei portata al marito. Laqual carta, partito, o piu torto cacciato »che fu Paulo l’anno 1429. di Lucca,e che la Ci ttà rimale libera,fu leuata di quel luogo,e per l’odio, che alla memoria del Guinigioportàuanoi Lucchefi, quali del tutto rouinata. Pure la reuerenza,che portarono alla bellezza della figura, e di tanti ornarne ti,gli ratenne: e fu cagione,*che poco appretto la carta, e la figura furono con diligenza all’entrata della porta della lagreftia collocate, doue al prelen te fono : e la capelladel Guinigiofatta dellacómunirà. '"Iacopo intanto,hauendo intelo, che in Fiorenza l’arte de’Marcatanti di Calimara voleua dare a far di Bronzo vna delle porte del tempio di S. Giouanni, dotte haueua la prima Ia- Horato, come fi è detto Andrea Pilano, fe n’cra venuto a Fiorenza, per farli conofcerc,attelo mafsimamen te, che cotale lauoro fi douetta allogare, a chi nel fare vna di quelle ftorie di Bronzo, hauette dato di fe,e della virtù fua, mi glior faggio. ,
Venutodunque a Fiorenza fece non puril modello, ma diede finitadel tutto,e pulita vna molto ben condotta ftoria’: laquale piacque tanto, che fe noti hauette hauuto per concorrente gli Eccellentilfimi Donatello,e Filippo Bru* nellefchi, iqttali in uerita nei loro faggi lo fuperaro no,farebbe tocco a lui a far quel lauoro di tanta importanza. Ma ettendo andatala bifogna altrameti te, egli le n’andò a Bologna,doue col fattore di Giouanni Bentiuogli gli fu da io a fare di marmo da gl operai di san Petronio, la porta principale di quella Chiefa. laquale egli feguitò di lauorare d’ordine Tedefco, per non alterare il modo; chegiaera fiato cominciato; riempiendo doue mancati a.l’or dined e* pilaftri,che reggono la cornice,e l’arco;di ftorie,lauorate con infinito amore nello fpazio di dodici anni, che egli mife in quell’opera ; doue fece di fua ma« no tutti i fogliami, e l’ornamento di detta porta con quella maggiore diligen za, e ftudio, che gli fu poiìlbile. Ne i pilaftri, che reggono l’archi tratte, la cor nice,e l’arco,fono cique ftorie per pilaftro,e cinque nell’architraue,chein tue to fon quindici. Nelle quali tutte intagliò di ballo rilieuo hiftoriedel tefta- mento vecchio, ciò è da che Dio creò l’huomo, infino al diluuio, e l’Arca di Noe; facendo grandiflìmo giouamento alla scultura : perche dagl’anti'chi ina fino allora non era ftato chi hauette lauorato di batto rilieuo alcuna cofa.' onde era quel modo di fare piu torto perduto,che Imarrito. Nell’arco di quella porta fece tre figure di marmo, grandi quanto il uiuo, è tutte tonde,ciò è vna Noftra Donna col putto in collo molto bella, san Petronio, e vn’altro santo , molto ben dilpoftij&conbelleattitudini : onde i Bologne!!, che non penla* uano, che fi potette fare opera di marmo, non che migliore, eguale a quella , che Agoftino,& Agnolo Sanefi haueuano fatto dimaniera vecchia in san Fra cefco all’Altar maggiore,nella loro città»reftarono ingannati,vedendo quella di gran lunga piu bella. Dopo laquale ettendo ricerco Iacopo di ritornare a Lucca,vi andò ben’volentieri.E vi fecein san Friano,per Federigo di Maeftro Trenta del veglia,in vna Tauoladi marmo, vna Vergine col figliuolo in brac ciò, san Baftiano, lanta Lucia, san Hieronimo, e san Gilmondo,con buona maniera, grazia,e dilegno: E da ballo nella predella di mezzo rilieuo , lòtto ciafcun fanto alcuna ftoria della vita di quello, il che fu cofa molto vaga, e placeuole; hauendo Iacopo con bella arte fatto sfuggire le figurein fu’piani, e nel diminuire piu baflè. Similmente diede molto animo agl’altri d’acquiflare alle loro opere grazia, ejbellezza con nuoui modi, hauendo in due lapide grandi,fatte di ballo rilieuo,per due fepolture, ritratto di Natura* le Federigo padrone dell’opera,e la moglie. Nellequali lapide fono quelle pa«* role; Hoc opus fecit Iacobus Magiflri Petride Senis .1422 . Venendo poi la* copo a Firenze, gl’operai di san ta Maria del Fiore,per la buona relazion e hau radi lui, gli diedero a fare di marmo il frontefpizio,cheèfopra la porta di quella Chiefa, laquale uaalla Nunziata: doue egli fece invna Mandorla la Madonna, Jaquale dà un coro d’Angeli è portata, sonando eglino,Se canta» do,in Cielo, con le piu belle mouenze, Se con le piu belle attitudini,vedendo lì, che hanno moto, e fierezza neluolare, che futfèro infino allora fiate fatte mai ; fimilmente la Madonna è veflita con tantagratia,Se honeflà, che non Ci può immaginare meglio : eflendo il girare delle pieghe molto bello,e morbido , eruedendofi ne’lembide’panni,chee’vanno accompagnando l’ignudo rii quella figura,che fcuopre coprendo ogni fuoltare di membra. Sorto la qua Je MadonnaèvnsanTommafo,chericeuela Cintola .In fomma queflaope rafu condotta in quattroannida Iacopo con tuttaquella maggior perfezione,che a lui fu potàbile,pciocheoltre al difiderio,che haueua naturalmente di far bene j la concorrenza di Donato,di Filippo, e di Lorenzo di Bar tholo, de’ quali già fi vedeuanoalcuné opere molto lodate, lo sforzarono anco da van* taggio a fare quello,:che fece: li che fu tanto > che anco hoggi è da i moderni artefici guardata quella opera,come cola raritàma. Dall’altra banda della Madonna dirimpetto a san Toraafo fece Iacopo vn’orlo , che monta in surun pero,(opra ilquale capriccio,come fi dille allora molte cofe, cofi fe ne potreb-* he anco da noi dire alcune altre,ma le tacerò per lafciare a ognuno fopra corale inuenzione credere,e penfare a luo modo. Difiderando dopo ciò Iacopo di riuederela patria,fe ne tornò a Siena,doue armato, che fusegli porfe,fecon do ildefiderio fuo, occafione di lalciare in quella di fe qualche honorata memoria. Percioche la fignoria diSiena, rifoluta di fare vn’ornamento richità* mo di marmi all’acqua, che infilila piazza haueuano condotta Agnolo, & Agoflino sanefi l’anno 1543, allogarono quell’opera a Iacopo per prezzo di due mila diigento feudi d?oro : ondeegli,fatto vn modello,e ratti venire i mar mijui-mife manojelafini di fare, con molta fodisfationede’fuoi cittadini,che non piu Iacopodalla Quercia, ma Iacopo dalla Fon te fu poi fempre chiama* to. Intagliò dunque nel mezzo di quella operala gloriola Vergine Maria, Auuocata particolare diquella città, vn poco maggiore dell’altre figure > & con maniera [graziola,e Angolare. Intorno poi fece le fette virtù Theologiche le refte delle quali,chefòno delicate,e piaceuoli; fece con bell’aria,& con certi modiche mollrano,che egli cominciò a trouare il buono, le difficulta delle arte,&a dare grazia al marmo,leuado uia quella vecchiaia, che haueuano infino allora vlatogli Scultori; facendo le loro figure intere, e fenza una grazia mondo. La doue Iacopo le fece morbide,e carnofe, e fini il marmo con paci enza,e delicatezza. Feceui,oltre ciò,alcune fiorie del Teflamento vecchio,ciò ■è la creazione de’ primi parenti,& il mangiar del pomo vietato,doue nella fi* gura della femmina fi vede vn’aria nel vifo fi bella, Se un a grazia, e attitudine deilaperfona tanto xeuercnte, yerfo Adamo nel porgergli ìlpomo, che noa pare,che polla ricufarlo.'fenza il rimanente dell’opera, che è tutta piena di bel liflìmeconfiderazioni,c adornata di bellifilmi fanciulletti,& altri ornamenti, di Leoni, edi Lupe, infegnedella citta, condotti tutti da Iacopo con amore, pratica, c giudizio in ifpazio di dodici anni. fono di.fua mano fimilmen te tre ftorie bellifllme di bronzo, della vita di san Giouanbattifta, di mezzo riheuc Jequalt fono intorno al battefimo di san Giouanni,Cotto il Duomo^Sc alcune figure ancora tonde,c pur di bronzo,alte vn braccio, che fono fra l’una, e l’al« tra delle dette Hiftorie; lequali fono veramente belle, & degne di lode. Per quelleopere adunque, come Eccellente & per la bontà della uita come colti! mato,meritò Iacopo edere dalla Signoria di Siena fatto Caualieré; E poco do po operaio del Duomo. Ilquale uffizio eferciiò di maniera , che ne prima nc poi fu quell’opera meglio gouernata, hauendo egli in quel Duomo, fe bene non uiffe, poi che hebbe cotal caricohauuto,fcnon tre anni, fatto molti ac-r concimi utili,& hònoreùoli .E fe bene Iacopo fu folamentc Scultore,difegnò nondimeno ragioncuolmente, come ne dimoftrano alcune carte da fui dife- gnatc,chc fono nel noftro libroffequali paiono piu tolto di mano d’un Minia torc,chc d’uno Scultore. E il Ritratto fuo, fatto come quello, che di fopra fi vede,ho hauuto da Maeftro Domenico Beccafumi pittoreSanefe,ilqualemi ha affai cofe raccontato della uirtu,bontà,e gentilezza di Iacopotllquale ftrae co dalle fatiche, cdal continuo Lauorare, fi mori finalmente di anni feffanta quattro, & in Siena fua patria fu da gl’amici Tuoi, c parenti -, anzi da tutta la città pian to,& honoratamentefotterrato.E nel vero non fufenon buona for runa la fua,che tanta uirtu fufle nella fua patria rìconofciu ta: poi che rade voi re adiuiene, che i virtuofi huomini fiano nella patria vnitierfalmcntc amati * &honorati. .
Fu difcepolo di Iacopo, Matteo Scultore Lucchefe; che nella fua citta fece Panno i444prr Domenico Galigano Lucchefe,nella Chicfadi san Martino il Tempietto a otto facce,di marmo,doue è l’imagine di Santa Croce,fcuhura fiata ìniracolofaméte,fecondo,che fi dice, lauorata da Niccodtmo vno dc’fet tan tadue difcepoli del Saluatore,ilquale tempio non è veramente fe non mol to Sello,e proporzionato, fece il medefimo di Scultura vnà figura d’un san Ba filano di marmo, tutto tondo di braccia tre,molto bello per cflerc flato fatto con buon difegno,con bella attitudine,elauorato pulitamente. E di fua ma« no ancora vnaTauola,doue in tre Nicchie lono tre figure belle affatto, nella chiefa,doue fi dice,edere il corpo di S. Regolo: E la Tauoia fimilmcnte, che ' è in S. Michele,doue fono tre figure di marmo,eia fiatila parimente, che è in fui canto della medefima chiefa dalla banda di fuori,ciò è vna N. Donna, che moflra, che Matteo andò sforzandofi di paragonare Iacopo fuò Maefiro ♦ *
Niccolo Bolognefeancora fu difcepolo di Iacopo,e conduffe afine, effen« do imperfetta,diurnamente fra l’altrc cofe, l’Arca di marmo piena di ftorie,c figure, che già fece Nicola Filano aBologtia, doueèil corpodiS. Domenico ,
E neriportò,oltrerutile,quefto nomed’honorei che fu poi fempre chiamato Maeftro Niccolo dell’ Arca. fini coftui quell’opera l’anno 1460..E fece poi , nella facciata del palazzo,doue Ila hoggi, il Legato di Bologna, vna N. Don nadt Bronzo, alta quattro braccia, clapofefu l’anno 1478. Infommafuco« fini Valente Maeftro,e degnò difcepolo di Iacopo dalla Quercia Sanefe. ' :
Fine della Vita di Iacopo, fcultore Sanefe.