" VITA DI NICCOLO. ARETINO
,J J ' c ' ' ' '
S C V L T O R E .
NICCOLO ARETINO
- • * ; ' *
nc’mcdefimi tépi,e nella medcfimafaculta,della fculrti ra,e quali della medcfima bota nell’arte,Niccolo di Pie
ro> cittadino Aretino;alquale quanto fula natura libera le delle doti file* cioè d’ingegno, e di viuacira d’animo,
tatofu auara la fortuna de Tuoi beni.Coftui dtinq; per ef fere pouerocompagno,e per hauere alcuna ingiuriarla
ceutadaifuoipiu prollìmi nella patria, fi parti per ve-nirfene a Firenze,d\Arezzo,doue fottola difciplina di
Maeftro Moccio Scultore sanefe,ilquale,come fi è detto altroue, lauorò alcu ne cole in Arezzo ; haucua con molto frutto attefo alla Scultura,come che no
. . , . , II
fuiTe detto Maeftro Moccio moltojEccellente.E cofi arriuato Niccolo a Fircn zcda prima Jauoròper molti mefiqualunche colagli venne alle mani, fi per che la pouerta.,tSc il bilogno l’afiaflinauano, efi per la concorrenza d’alcuni ;giouani,checon molto ftudio,c fatica,gareggiado uirtttofamente, nella Seul turas’efercitauano .'Finalmente,effondo,dopo molte fatiche riufaroNiccolo aliai buono Scultore , gli furono fatte fare da gl’operai di Santa Maria del Fio re, per lo campanile due ftatue, le quali efiendo in quello pofte verfo la canonica, mettono in mezzo quelle,che fece poi Donato: e furono tenute, per non fi efièrc ueduto di tondo nlieuo meglio,ragioneuoli. Partito poi di Fire ze j per la pelle dell’anno 1383 fen’andò alla patria: doue trottando, che per la Aettapefte gl’huomini della fraternità di Santa Maria della Mifericordia,del laquale fi è di fopra ragionato haneuano molti beni acquiftato,per-molti lafci flati fatti da diuerfe perfone della citta,per ladiuozione che haueuano a quel luogo pio,&agl’huomini di quello, che fenza tema di niuno pericolo in tutte le pefiilenze gouernano gl’infermi,e fottcrrano i morti : E che per ciò voleua- no fare la facciata di quel luogo di pietra Bigia,per non hauere commodita di marmi, tolfeafare-quelluogo fiato cominciatoinanzid ordineTedefcojE lo conduffo,aiutato da molti fcarpellini dafettignano, a fine perfettamente : facendo di fua mano nel mezzo tondo dell a facciata vna Madonna col figliuolo in braccio,de certi Angeliche le tengono aperto il mantOjfotto ilquale pare, che fi ripofi il popolo di quella citta, .per lo quale intercedono da bado in ginocchioni san Laurentine,ePergen ritto .In due Nicchie poi, che fono dalle bande, fece duellarne di rre "bracci a l’un aj ciò è san Gregorio Papa,e san Donato Vefcouo^ e.protettore di quella citta, con buona grazia, c ragioneuole maniera. E per quanto fi uede, haueua quando fece quelle opere,già fatto in fua gicruanezza (opra la porta del Vefeouado, tre figure grandi di terra cotta chehoggi fono in gran parte fiate confumatedal ghiaccino: fi come è anco* ra un san Lucadi macigno fiato fatto dal medefimo , mentre era giouanetto epodo nella facciata del detto Vcfcouado.Fcee fimilmétcin pieue, alla Capei la di san Biagio, la figura di detto Santo di terracotta, bellifiìma:E nella chic fadiS. Antonio,lo fiefio Santo pur di rilieuo, e di terracotta: E vn’altrosan* to a federe fopra la pòrta dello (pedale di detto luogo. Mentre faccua quelle, & alcune alrre opere limili} rovinando per vn Terremuoto le mura-dei borgo a san fèpolcro,fii mandato per Niccolò,accio facefle/fi còme fece, con bue giudizio il difegno di quclla-nturàglia, che ritìfei molto meglio j e piu forte, che la prima. E coli, continuando di lauorare quando in Arezzo, quando ne luoghi conuicini} fi ftaua Niccolo affai quietamente, & agiato nella pania. Quando la guerra, capitai nimica di quelle Arti,‘fu cagione, che fe ne parti: perche effondo cacciati da Pietra Malahfigliuoli di Pierò Saccone,& iljCaftel- Jorouinato infino a i fondamenti., era la Città d’Arezzo j ìk il contado tutto lottofopra . perciò dunque partitoli di quel paele Niccolo, fe'ne venne a Firenze , doue altre volte haueua lauorato : -e fece per gl’Opcrai di S. Maria dei •Fiore vna fiatua di braccia quattro di marmo, che poi fu polla allaportaprin pipale di quel tempio antan manca. NellaqualeStarua, che è vn Yangeliftaà dedere, ntoftrò Niccolo d’eflerevcramente valente (cultore. Encfu moltolodato non fi eflédo veduto infino allora,comedi vide poi, alcuna cofa miglio JS tutta.tonda di rilieuo.. .Effondo poi .condotto aKo.ma.dt ordine.di Papa
Bonifaz 9.fortificò,’e diede miglior forma a Cartel S Angolo,CQme migliore di tutti gl’Archi tetti del fuo tempo. E ritornato a Firenze, fece in fui canto
d’Or S.'Michcle, cheè verfo l’Arte del la lana, periMaeftri diZeccha,duc fi-gurette di marmo nel pi!aftro,fopra la Nicchia,dotte è hoggi il s. Matteo,che
Fu fatto poi, lequali furono tanto ben fatte, & in modo accomodate foprala cima di quel Tabernacolo, che furono allora, e fono fiateTempre poi molto
lodate. E parue,chein quelle auanzarte Niccolo fc rteflo, nonjhauendo mai fatto cofa migliore. In fomma elleno fono tali, che portono ftare appetto ad
ogni altra opera fintile : Onde n’acquiftò tanto credito ; che meritò edere nel numero dicoloro, che furono in confìdcrazioncpcr fare le porti di Bronzo
di s. Giouanni,fe bene,fatto il faggio rimafe adietro. c furono allogate, come fi dirà al fuo luogo ad altri. Dopo quelle cofc, andatofeneNiccolo a Milano
fu farro capo nell’opera del Duomo di quella Città, e uifecc alcune cofe di marmo, che piacquero pur’affai. Finalmente, eflendo dagl’Aretinirichia*
mato alla patria,perchefacefle vn Tabernacolo pel sagramento, nel tornarfe ne,gli fu forza fermarli in Bologna, e fare nel conuento de’frati Minori la fc*
poltura di Papa Aleflandro quinto, che in quella Città haUeua finito il corfo degl’anni fuoi. E come,che egli molto ricufafle quell’opera,non potette pei ò
non contendere a i preghi di M. Lionardo Bruni Aretino, che era flato mol tofauoritosegretario^ quel pontefice. FecedunqueNiccolo il detto fepol*
ero,e vi ritraile quel Papa di Naturaie.Ben è vero,che p la incomodità de'mar* mi,& altre pietre fu fatto il sepolcro, &c glornamenti di ftucchi,e di pietre eoe
«e,e fimilmentela ftatua del papa fopra la cafla,laquale è porta dietro al cbóro della detta chiefa . Laqualeopera finita fi ammalòNiccolograuamente, epo*
coapprefiò fi mori d’ani 67. e fu nella medefima chiefa fotterrato l’ano 1417.
Et il fuo ritratto fu fatto da Galailo Ferrarefe fuo amicifsimo,ilquaIe dipigne-ua a que’tempi in Bologna a concorrenza di Iacopo, e Simone pittori Bole-
gnefi ,e d’un Chriftofàno,non fo fe Ferrarefe,o come altri dicono, da Mode*na. Iquali tutti dipinfonoin vnachiefa,dertalacafadi mezzo, fuor della por*
ta di S. Mammolo,molte cofe a frefeo. Chriftofano fece da vna banda,da eh« Dio fa Adamo infino alla morte di Moife: E Simone, e Iacopo trenta florie,
da, che nafceChrifto infino alla cena, che fece con idifcepoli .E Galarto poi.
fece la pafsione,come fi vede al nome di Ciafcunoj che vi è fcrirto da baffo. Equefte pitture forono fatte l’ano 1404. Dopo lequali, fu dipin to il refto del*
chiefa da altri Maeftri, di florie, di Dauitte aflai pulitamente. E nel vero quertecofifattepitture,non fono tenute fe non a ragione, in molta (lima da
i Bologne!!,fi perche,come Vecchie fono ragioneuoli : e fi perche il lauoro, cflendofi mantenuto frefco,cviuace,mcrira molta lode. Dicono alcuni,che
il detto Galarto lauorò anco a olio,eflendo vecchifsimo,ma io,ne in Ferrara, ne in altro luogo ho trouato altri lauori di. fuo,che a frefeo. Fu difccpolo di
Galarto Cofmè,che dipinfe in S. Domenico di Ferrara vna capella,e gli Spor tclli,cheferranno l’organo dei Duomo,e molte altre cofe 3 che fono migliori
che non furono le pitture di Galarto fuo Macflro. Fu Niccolò buon difegna ture,come fi può vedere nel noftro libro, douc è di fua mano vno EuajìgeU-
fta,e tre Tefte di Cauallo,difegnate bene affatto.
Fine della Vita di Niccolo Aretine» &c. . -
II i