SECONDA PARTS’
IMICHELLOZZO MICHEL. SCVL
BT ARCHITETTO FIOR..
Vita di zAdichelloXfo (tAdichelloX^S'cultore^* &* Architetto fiorentino.
E chiunchein quello mondo viue,credette d’haucre a viuc-re, quando non fi può piu operare* non fi condurrebbe*
no molti a mendicare nella loro vecchiezza quello,che fen za rifparmio alcuno confumarono in giouentu, quando i
copiofi,e larghi guadagni, acecando il vero difeorfo, gli fa ceuano fpendere oltre il bifogno,& molto piu, che non co
ueniua. Imperocheattefo quanto mal volentierièveduto chi dal molto è venuto al poco j deue ognuno ingegnarli, honeftaméte però,
& con la via del mezzo,di non haucre in vecchiezza a mendicare. E chi farà come/come Michelozzo,ilquale in quefto non imitò Donato Tuo Maeftro, ma fi be ne nelle virtù,viuera honoratamente rutto il tempo di Tua vita,e non hauerà bilogno negrultimi anni d’andarfi procacciando miferamente il viuere.
Attefedunque Michelozzo nella fua giouanezzacon Donatello alla (cultura^ ancora al difegno ; e quantunque gli fi dimoftrafie difficile,s’andò sé pre nondimeno aiutando conia terra, con lacera, e col marmo, di mameta, chenell’opre,che egli fece poi,moftrò(empre ingegno,e gravirtù.Ma in una auanzò molti, e fé fletto, cioè,chedopo il Brtinellefco,fu tenuto il piu ordina to architettore de’tempi Tuoi,e quello,che piu agiatamentedifpenfatte, & ac comodafle l’habitationi de’palazzzi,conuenti,e cafe,e quello,che con piu giu dizio le ordinafle meglio,come afiuo luogo diremo.* Di coftui fi ualfeDonatel lo,molti anni,perche haueuagran pratica nel lauorare di marmo, enellecofe de’getti di bronzo ; come ne fa fede in S. Giouannidi Fiorenza nella fèpoltu* ra,chefu fatta,come fi difle,da Donatello perpapaGiouanniColcia, perche la maggior parte fu condotta da lui,& vi fi vede ancora di fua mano vna fta tua di braccia due,& mezzo d’una fede,che v’èdi marmo molto bella, in corri pagnia d’una Speranza,e Carità fatta da Donatello, della medefima grandezza *, che non perde da quelle. Fece ancora Michelozzo fopra alla porta della fàgreftia, & opera dirimpetto aS.Giouanni, vn fan Giouannino di tondo ri- lieuo,lauorato con diligenza j ilqual fu lodato artai.FujMichelozzo tato fami Lare di Cofimo de’Medici,che conofciuto lingegno filo,gli fece fare il model lo della cala,e palazzo, che è fui canto di uia Larga di corta a S.Giouanino, pa rendoglijche quello,che haueua fatto(come fi dille) Filippo di Ser Brunelle* feofùtte troppo fontuofo, e magnifico,e da recargli fra i fuoi Cittadini piu to fto inuidia,chegrandezza o ornamento alla città,o comodo a feiperilche pia ciutoli quello,che Michelozzo hauea fatto, con fuo ordine lo fece condurre a perfezzionein quel modo,chefiuedealprefente,cot: tante utili,e belle coni modità,e gratiofi ornamenti quanto fi vede \ iquali hanno raaeftà, egrandez za nella fimplicità loro : e tanto piu merita lode Michelozzo), quanto quefto fu il primo^che in quella città fu fife ftato fatto con ordine moderno, e che ha- ucttein fe vnofpartimentodi ftanze,vtili, ebellifsime,le cantine fonocauate mezze lotto terra cioè 4-braccia, e tre fopra, per amore de lumi, e accompagnate dacanoue,e difpenfe,Nel primo piano terreno fono due cortili con log ge magnifiche j nelle quali rifppdono lalotti,camere,anticamere,Icrittoi,de* ftri,ftuFe,cucine,pozzi,fcalefegrete,e publicheagiatifsime. Ejfopraciafcun piano fono habitazioni,e appartamenti per vna famiglia, con tutte quelle co* modiràjche portono baftare non che a vn cittadino priuato, com’era allliora Cofimo,'ma a qual fi voglia fplendidilsimo, & honoratifsimo Re, onde a’ tempi noftri ui fonoallogiati commodamente Re, Imperatori, Papi,e quan ti Illuftrifsimi Principi fono in Europa, con infinita lode, coli della magnificenza di Cofimo , come della eccellente virtù di Michelozzo nella Archi* tettura.Ertendo l’anno 1433.Cofimo mandato in efilio,Michelozzo,che lo a- maua infinitamente, et glierafideliffimo, fpontaneamente lo accompagnò a' Vinezia *, & (eco volle (empre mentre vi (lette dimorare, là doue,oltre a mol ti difegni,& modelli,che vi fece di habitazioni prillate, Se pubhche; ornarne t> per gi’amici di Cofimo,&per molti gentiìhuomir.i.Fece per ordine,e a fpe-le di Cofimo la libreria del monaflerio di sa Giorgio maggiore,luogo de ma naciNcri di (anta Iuflina,che fu finita,non folo di muraglia,di banchi', di legnami,& altri ornamenti, ma ripiena di molti libri.E quello fu il trattenimé to,Se lo fpaffo di Cofimo in quell’efilio,dalqualeeffondo l’anno 1434. richia mato alla patria,tornò quafi trionfante : Se Michelozzo con eflolui. Standoli dunque Michelozzo ih Fiorenza il palazzo publico della Signoria, cominciò a minacciarerouina; perche alcune colonne del cortile patiuano ; o folle ciò perche il troppo pefo di (opra le caricafIe,o pure il fondamento debole, e bie co.E forfè ancora, perche erano di pezzi mal commefsi, & mal murati. Ma qualunque di ciò folle la cagione,nefo dato cura a Michelozzo,ilquale volé- tieri accettò l’imprefa,perche in Vinezia preiTo a s. Barnaba haueua prouedu to a vn pericolo fimilein quello modo. Vngentilhuomo, ilquale haueua va. na cafa,che flaua in pericolo di rouinare, ne diede la cura a Michelozzo:on- deegli(fecondo,chegiamidifIe Michelagnolo Bonarroti ) fatto fare legrera mente vna colonna,e mefsi aordine puntegli aliai ; cacciò il tutto in vna bar* ca,Sc in quella entrato,con alcuni maellri,in vna notte hebbe putellatala ca* fa,Se rimelTa la colonna. Michelozzo.dunqu e da quella lperienza,fatto ani* molò,riparò al pericolo del palazzo,e fece honor a fe, Se a chil’haueua fauori to in fargli dare cotal carico j Se rifondò ,;Se rifece le colonne in quel modo » che hoggi Hanno : hauendo fatto prima vna rrauata fpefla di puntelli, e di le* gni grolìì,per lo ritto,che reggeuano le cenane de gliarchi, fatti di pancone di noce,per le volte,che veniuanodel pari a reggere vniiamente dipelo, che prima lolleneuano le colonne: & a poco a poco cauate quelle, che erano in pezzi mal commefsi,rimelIe di nuouo l’altre di pezzi,lauoratc con diligenza s in modo,che non patìlafabbrica cofa alcuna,ne mai ha mollo vn pelo: Se p- che lì riconolcefsino le fue colonne dall’altre,ne fece alcune a otto facce in sii carni,con capitelli,chehano intagliatele foglie alla foggia moderna, Scaltre, tonde,lequali molto bene fi ricognolcano dalle vecchie,che già vi fece Arnol fo. Dopo per configlio di Michelozzo da chi gouernaua allora la città,fu or dinato,che È douelleancorafopragl’archi di quelle colonnefcaricare,Scade gerire il pefo di quelle mura,che ui erano,Se rifar di nuouo tutto il cortileda gliarchi in sù,con ordine di finellre alla moderna,limili a quelle,che per Co- iimo haueua fatto nel cortile del palazzo de’Medici : Se che fi fgraffifTe a boz* zi per le mura,per metterui que gigli d’oro,che ancora ui fi veggono al prese te,ilche tutto fece far Michel.con preftezza,facendo al dritto delle fineflre di , detto cortile,nel fecondo ordine,alcuni tondi,che variasfino dille fineflre fu dette,per dar lume alle flanze di mezo,che fon fopra alle prime, dou e hoggi la fala de’dugento. Il terzo piano poi,doue habitauano i Sig.e il Gonfalo.fece" piu ornato spar tendo infila,dalla parte di verfo s. Piero Scaraggio,alcune ca* mere per i fignori,che prima dormiuano tutti infieme in vna medefìma flati, za i lequali camere furono otto per i fìgnori,Se una maggiore per il Gonfalonieri,che tutte rifpondeuano in vn’andito,che haueua le fineflre fopra’il cor tile.E t difopra fece vn’altro ordine di flanze commode per la famiglia del palazzo,in vna dellequali,doue è hoggi ladepofiteria è ritratto ginocchioni di nanzi a vna noflra Donna,Carlo figliuolo del Re Ruberto Duca di Calauria dimanodiGiotto.Yifecefimilrrentclecamere de’donzelh,tauolaccini, tro . betti/betti, mufici,pifferi, mazzieri, comandatoti,& araldi,c tutte l*al tre danze,cha avn cofi fatto palazzo fi richieggono. Ordino anco in cima del ballatoio vna, cornice di pietre,che giraua intorno al conile ; & apprcdo a quella vna cófer: ua d’acqua,chc fi ragunaua qn pioueua,per far gittar fonti podiccc, a certi té pi. Fece far’ancora Michelozzo l’acconcime della cappella doue s’ode la me( la,& apprcdo a quella molte danze,6c palchi ricchi (lìmi,dipinti a gigli d'oro in campo azurro.Et alle danze difi>pra,& difottodi quel palazzo fece fere altri palchi,& ricoprire tutti i vecchi,che vi erano dati fatti inanzi all’ antica. Et in fomma gli diede tutta quella perfezzione,chc a tanta fabrica fi conueni ua -, Se l’acque de’ pozzi fece,che fi conduceuano infino iopra l’ultimo piano, £e che con vna ruota fiattignouano piu ageuolmentc, che non fi fa per lordi nario. A vna cofa fola non potette l’ingegno di Michelozzo rimediare, cioè, alla icala publica,perche da principio fu male «ntefa,poda in mal luogo, e fat ta malageuole,ma,& fenza lumi,con gli fcaglioni di legno dal primo piano in sù i s’affaticònondimeno di maniera,che all’entrata del cortile, fece vna fe litadi fcaglioni tondi,vna porta con piladri di pietra forte, Se con bcllifli- mi capitelli intagliati di fua mano : Et vna cornice architrauata doppia , con buondifegno. Nel fregio della quale accommodò tutcc l’arme del comune. Et che è piu fece tutte le fiale di pietra forte infino alpiano, doue daua la Signoria; le fortificò in cima,& a mezzo con due faracinefihe, per i cafi de*/tumulti ; Se a (oinmo della (cala fece vna porta,che fi chiamaua la catena, do ue daua del continuo vn tauoIaccino,cheapriua,& chiudeua fecódo, che gli era commellò da chi gouernaua.Riarmò la torre del campanile,che era ere« pata,perilpefi> di quella parte,che pofa in falfi>,cioèfoprai beccatellidiucrfo la piazza,con cignegrandidìme di ferro. Et final mente bonificò, & redaurò di manierando palazzo,che ne fu da tutta la città comendato, Se fatto, oltre «glabri premij,di Collegio -, iiquale magidrato è in Firéze honoreuole mol" to.Etfea qualcuno parede,che io mi fu dì in quedo forfepiudidefo, che bifo gno non era 5 ne meri to fiufe ; perche dopo hauer modra to nella vita d’Ar* nolfola fua prima edificazione,che fu l’anno iz?S. fettafuordifquadra,ed,r ogni ragioncuole mifura,con colonne dilpari nel cortile,archi grandi. Se pie coli,fcale mal commode,& danze bieche,& fproporzionate ; feceua bifogno che io dimodrafle ancora a qual termine lo riducede l’ingegno, & giudizio di Michelozzo :fe bene anch’egli non l’accommodò in modo, che fi potette agiatamente habitarui,ne altrimenti,che con difagio,&fcommodo grandiT fimo. Ettendoui finalmente venuto ad habitar l’anno 1558. il s.Duca CofimO cominciò S.Ecc.a ridurlo a miglior forma: ma perche non fu mai intefo, ne fapu to ettequire il concetto del Duca da quegli Architetti,’che in quell’ opera molti anni lo feruirono Egli fi diliberò di vedere fe fi poteua fin za guada« re il vecchio,nel quale crapur qualcofedi buono, racconciare: facendo, fecondo, che egli haueua nello animo, le fiale, Se le danzefeommode, òedi- fegiofe, con miglior ordine, commodità, Se proporzione.
Fattojdunque venire da Roma Giorgio Vafari Pittore,Se Archi tetto’À retino iiquale feruiua Papa Giulio terzo, gli diede commefsione, che non folo accommodafle le danze, che haueua fatto cominciare nell’aparta to difopra, dirimpetto alla piazza del grano(come, che, rifpetto alla pian tadi (òtto fette-y v ro bieche) ma, che ancora andafie penfando (e quel palazzo fi potefte, fcnza guadare quel, che era fatto, ridurre di dentro in modo, che per tutto fi carni* nafteda vna parte all’altra, e dall’un luogo all’altro, per via di ficaie fegrete, e publithe, e piu piane, che fi potefte. Giorgio adunque, mentre, cheledette danze cominciate fi adornauano di palchi raefsi d’oro., ediftoriedi pitture a olio > e le facciate di pitture a frefico : & in alcune altre fi lauoraua di ftucchi; leuò la pianta di tutto quel palazzo, enuouo, evecchio, chelogiraintorno. E dopo,dato ordine con non piccola fatica,e ftudio a quanto voleua fare, co* jninciò a ridurlo a poco a poco inbuona forma, &c a riunire, fenzaguaftare quali pu n to di quello, che era fattole ftanze difunite, che prima erano quale alta,e quale baflane’piani. Ma perche il S.Ducavedefle il difegno del tutto, ip fpazLo di fei mefi hebbe condotto vn Modello di legname, ben mifurato, di tutta quella machina, che’piu torto ha forma, e grandezza di Cartello, che di palazzo . Ilquale modello, ertendo piacciuto al Duca, fi è fecondo quello ynito,efatto molte commode ftanze 5 e leale agiate publiche,e fegrete, che ri fpondonó in fu tutti i piani : 8c per co tal modo rendute libere le fiale, che era* 30 come vnapublica ftrada,non fi potendo primafalircdi fopra,fenza paflar p mezo di qlle. Et il tutto fi è di varie,e diuerfie pitture magnificaméte’adorna to. Et in vltimo fi è alzato il tetto della fiala grande piu di qllo,che egli era, do dici brac. Di maniera,chele Arnolfo, Michelozzo,cglialtri, che dalla prima pianta in poi vi lauorarono, ritornartene in vita, non lo riconofcerebbono ; anzi crederebbono,che fufTe non la loro,ma vna nuoua muraglia, &: vn’altro edilìzio » Ma tornando hoggi mai a Michelozzo, dico, che ertendo dato a i frati di S.Domenico da Fiefiolela chiefà di S.Giorruo, non vi flettono fe non da mezzoluglio in ci rea infino a tutto Genaio; perche hauendo ottenuto per loro Cofimo de Medici, e Lorenzo fuo fratello da Papa Eugenio la Chiela, e connento di S.Marco,doue prima ftauano Monaci Salueftrini,e dato loro in quel cambio fan Giorgio detto .'ordinarono', come inclinati molto alla religione, eal faruigio,e culto diuino, chefecondo il difegno, e modello di Mi* chelozzo fi facerte il detto couento di S.Marco tutto di nuouo, eamplifsimo, e magnifico, e con tuttequellecommodità, chei detti frati fapeflono miglio ti difiderare. A che dato principio l’anno 14^7 la prima certa fi fece quella par te^che rifpondefopra il reffettorio Vcchio, dirimpetto alle ftalledel Duca,le quali fece già murare il Duca Lorenzo de’Medici : Nelqual luogo furono fat te.venti celle,merto il tetto,&:al reffettorio fatti i fornimenti di legname,e fi* nito nella maniera,che fi fta ancor hogei. E per allora non fi feguitò piuol* tre : pei ftare a vedere che fine douefle hauere vna lite, che fopra il detto con uentOyhaueua morto contrai fraudi S.Marco, vn MaeftroStefano Generale di detti Salueftrini. Laquale finita in fattore defletti frati di s.Màrco,fi ricominciò a feguitarela muraglia:Ma perche la cappella maggiore, fiata edifica ta,dafer Pino Bonacorfi,era dopo venuta in vna Donna de Caponfacchi, e da lei a Mariotto Banchi,sbrigata,che fu fopra ciò non fo che lite, Mariotto do nò la detta capella a Cofimo de’Medici, haucndoladifefa, e tolta ad Agnolo della Cafa,alquale l’haueuano, o.data,o vedutaidetti Salueftrini: E Cofimo all’incontro diede a Mariotto perciò cinquecento fetidi. Dopo hauendo fi- milmeute comperato Cofimo dalla compagnia dello Spirito Lamo,il fito do \ / ue tic èhioggi,ilchoro,fù fattoia'cappellà,la tributai & ilcoro'con ordincdi Mi chelozzo,e fornito di tutto punto Tanno 1439. Dopo fu fatta la libreria u n ga braccia 8o,e largii 3, tutta in volra di dopra,edi lotto,e con ó^banch/difc gno di cipredo,pieni dibellifsimi libri. Appiedo fi diede fine al Dormentorio,riducendolo in forma quadra ; Se in soma al chioftro,e a tutte le commo- didime danze di quel cóuento : Ilquale d crede,che da il meglio intelò, e piu bello,e piu commodo,per tato,che da in Italia; mercè della virtù,& indùftria di Michelozzo,che lo diede dnito del tutto Tanno 145Z. Diced,clie Codmo fpefe in quella fabrica 36 mila ducati,e che métre d murò’, diede ogni anno a i frati 3<S6.ducati perii vitto loro,Della edidcazione,efagrazionedel qual tempio d leggono in vno Epitaffio di marmo fopra la porta, che va in lagredia quedeparole. • • ’
Cumhoctemplunt Marco Euangclijht dicatummagmficis fmptibus.Cl.V.Cofmi Medi* cistandemabfolutum cjjet. Eugenius Quartus Ramami Pontifex maxima Cardinahum Archicpifcoporum Epifcoporum aliorumque faccrdotumfrcquentia comitatus. id celebcr rimo Epiphanie die folcimi moréferuato confccrauit. Tum etiam quotanms omnibus qui eodemdie fcflo annuas jìatafquc confecrationis cerimonia afte picquc cclcbraucrint uifc- rint ut temporis luerdis pcccatisfuis debiti .feptem atmos tctidanque quadragcjimaS A po• fiolicaremifit au fioritati A. u.ccc ex L 11. ' •
Similmente fece far Codmo coididegnodi Michelozzo, il Nouiziato di S. Croce diFirenze,lacapelladel mededmo: eTentrata,chevadi chieda alla da- gredia,al detto Nouiziato,& alle leale del Dormentorio. La bellezza, corno dità,&ornamento delle quali cole,no è inferiore a niunadelle muraglie, per quanto èlTè, che faceffefare il vera méte. Magnifico Codmo de’Medicfo che mettefle in opera Michelozzo: Et oltre all’altre code, la porta, che fece di Maci gnolaquale va di chieda ai detti luoghi,fu in que tempi molto lodata, per la nouitàdua.eper il frontedpizio molto ben fatto; non effóndo allora de non po chidsimo in vlo Timitare,come quella fa,le code antiche di buona maniera.- Fece ancora Codmo de Medici col condglio, e dilegno di Michelozzo, il pa* lazzo di Cafaggiuoloin mugello, riducendolo aguifà di fortezza co i dodsnn* torno ; & ordinò i poderi,le ftrade,i Giardini, e le Fontane con bolchi attorno j ragnaie,e altre code da ville, molto honorate,e lontano due miglia al det to|palazzo,in vn luogo detto il bodco a fra ti.fece col parere del mededmo d n i re la fabbrica d’un conuento, per i frati de Zoccoli di S.Francedco, che è cola bellilsima. Al’trebbio mededmamentefece,come d vede,molti altri acconcia mi. E dmilmcnte lontano da Firenze due miglia, il palazzo della villa di ca- reggi, chefvf cola magnidca e riccaj doue Michelozzo condufiè l’acqua per la fonte,che al predente vi di vede. E per Giouannidgliuolodi Codmo de’ Medici,fece a Fielole il mededmo,vn altro magnidco, & honorato palazzo, fondato dalla parte di dotto nella dcodcedadel Poggio con grandidsima Ipeda ;ma non lenza grande vtile, haiiendoin quella parte da ballò fatto volte cantine, dalle,tinaie,& altre belle,& commodehabitazionrdi dopra poi oltre le carne re,dale,Scaltre ftanze ordinarie,venefecealcune per libri,e alcune altre per la mudea. In lommamoltròin quella fabrica Michelozzo quanto valefle nell* architettura : perche oltre quello,che d è detto fu murata di forte, che ancor, che fiainlu quel monte nen ha mai gettato vn pelo, Finito queftopalazzo, vifece'fopraa fpefedelmedefimolachiefa,e cóuento de’fiati di s.Girol.ejuafi nella cima di quel monte. Fece il medefimo M:chclozzoildifegno e model lo,chemandò Cofimoin Hierufalem per Phofpizio, che la fece edificare ai pelegrini,che vanno al lepolcrodi Chrifto. Per la facciata ancora di S.Piero di Roma mandò il difegno,fper lei fineftre, che vi fi feciono poi con l’arme di Cofimo'dc Medici,ddlequali ne furono leuate tre adì noftri, e fatto rifare da PapaPauIoiij.con l’arme di cafa Fernefe. Dopo intendendoCofimo,chein A (cefi a Tanta Maria degl’ Angeli fi pariua. d’acque con grandifsimo incòm* «lodo de popoli,che vi vanno ogni anno il primo di d’Agofro al perdono. Vi mandò Michelozzo'ilqualecondufievnacqua, chenalceuaamezzo la coda del monte alla fonte,la quale ricoperfc con vna molto vaga, e ricca loggia po ila (opra alcune colonne di pezzi,con l’arme di Cofimo, e dren to nel conuen ito fece a'frati pur di commefsione di Cofimo molti acconcimi vtili iquali poi il Magnifico Lorenzo de’Medici rifece con maggior ornamento, c piu fpefiwfa tendo porre a quella Madonna la fua immagine dfcera, che ancor vi fi vede. Feceanco mattonare Cofimolaftrada,chevàdalladettaMadonna degli An geli alla città. Ne fi partì Michelozzo diqlle parti che fece il dilegno della eie tadella vecchia di Perugia .Tornato finalmente,a Firenze fece al tato de Tor naquincila cafa di GiouaniTornabuoni,quali in tutto limile al palazzo, che haueua fatto a Cofimo, eccetto, che la facciata non è di bozzi, ne con cornici fopra,ma ordinaria. Mono Cofimo,ilquale haueua amato Michelozzo qui« to fi può vn caro amico amare, Piero (uo figliuolo gli fece fare di marmo in S. Miniato in fulVnóte la capella,dou’è il cruciti (To,e nel mezo rodo dell’arco die tro alla detta cappella.in tagliò Mich.vn Falcone di ballo rilieuo col Diaman tc,impre(a di Cofimo fuo padre,che fu opera veramente bellilsimà.Dilegnà* do dopo quelle cole il medefimo Piero dc’Mcdici far la cappella della Nunzia ta tutta di marmo nella chiefa dc’Serui,volle,che Michelozzo già vecchio,in torno a ciò gli dicelle il parer fuo, fi pche molto amauala virtù di quell’huo- mo,fi perche lapeua quanto fedel amico, & feruitor fulTe fiato a Cofimo fuo padre, llche hauendo fatto Michelozzo, fu dato cura di lauorarla a Pagno di Lapo Partigiani ('cultore da Fielole,ilquale in ciò fare ; come quello,che in po co Ipazio volle molte cofe racchiudere,hebbe molte confiderazioni. Reggano quella cappella quattro colònc di marmo alte brac.p.in circa,fatte con canali doppi di lauoro corinto ; Se con le baie, & capitegli variamente intaglia ti,&:doppij di membra.Sopra le colonne polanoarchitraue,h*egio, & corni cione,doppij Umilmente di membri,&d’intagli,& pieni di varie fantafie, iV particolarmente d’imprele,& d’arme de’Medici,& di fogliami;. Fra quelle,& altre cornici fattc5per vn’altro ordine di lumi,è vn epitaffio grande intagliato in marmo,bellilfimo.Difotto per il cielo di detta cappella fra le quattro co lonncè vnofpartimcnto di marmo rutto intagliato, &: pieno di (malti laua- rati a fuoco-, & di mulaico in varie fantafie di color d’oro, Se pietrefini.il piano del pauimento,cpieno di porfidi,ferpentini,milchi,& d’altre pietre rarif- fimc con bell’ordine cominelle,&: compartite. Ladetta cappella fi chiude con vno.ingtaticolato intorno di cordoni di bronzo,con candelieri dìfopra, fermati in vn’ornamento di marmo,che fa belliilìmo finimento al bronzo, &.ài can.iellieri;&dallapartedinanzU’ufcio,chech’iudela cappellai Umilmente di bronzo,&molto beneaccommodato.Lafcic»Piero, che PufTe fatto vn Lam panaio intorno alla cappella di trenta lampadid argento, & cefi fa fatto j ma perche furono guafte per l’afiedio j il S.Duca già molti anni [fono diede ordine,che fi rifaceftero,& già ne fattala maggior parte,c tutra uiafi va feguitan-! do j ma non perciò fi è reftato mai fecondo,chc lafciò Piero di hauerui tutto quel numero di lampade accefe, fe bene non fono fiate d’argento,da che fu«* ronodiftruttein poi. A quefii ornamentiaggiunte pagno vn grandilfimo Gi gliò di rame,che efee d’un vafo,ilquale pofa in full’angolo della cornice di le* gno, dipinta, Si meda d’oro,che tienelelampadejma non pero regge qucftà cornice fola cofi gran pelo } percioche il tutto vien foftenuto da due rami del Giglio,’che fono di ferro,eldipinti di verde, i quali fono impiombati nell’Aa golo della cornice di marmo, tenédogl’altri,che fono di ramcfofpefi in aria'. La qual opera fu fatta veramente con giudizio,«!*: inuenzionc, onde è degna di edere come bella,ecapricciofa molto lodata. A canto a quella capellane . fece vn’altra verfo il chioftro, laquale terue per choro a i frati, có fineftre che pigliano il lume dal cortile,e lo danno non folo alla detta capella,ma ancora, ribattendo dirimpetto in due fineftre limili,alla ftanza del organetto,che c a can to alla capella di marmo. Nella faccia del qual choro è vn’armario gran« de 5 neiquale fi ferbano l’Argenterie della Nunziata : Et in tutti quefii ornamenti, e per tutto è l’arme, e l’imprefa de Medici. Fuor della capella della
Nunziata, e dirimpetto a quella fece il medefimo vn Luminano grande di bronzo al to braccia cinque : E t all’entrar di chiefa la pila [dell’acqua benedet ta,di marmo,e nelmczzovn fanGiouanni,cheècofabelIifsima. Fece anco fopra il bancho,doue i frati vendono le candele, vna mezza noftra Donna di marmo,di mezzo rilieuo col figliuolo in braccio, c grande qutro il naturale# molto diuota . E vn’altra limile nell’opera di Santa Maria delFiore, doue danno gl’Operai.
Lauorò ancho pagno a San Miniato al Thodefco alcune: figure in compa« gniadi Donato fuo Macftro, effendogiouanc: Et in Luca nella chiefa di s» Martino fece vna fepoltura di marmo, dirimpetto allacapelladel fagraméto, per M.Piero Nocerà,che ve ritratto di Naturale, fcriue nel vigefimo quinto li bro della tua opera il Filareto,chc Franc.Sforza Duca quarto di Milano donò al magnifico Cofimo de’Medici vn bellilììmo palazzo in Milano,&chc egli g moftrareaqucl Duca quanto glifiiflegrato fi fatto dono, non folol’adornò riccamente di marmi,&di legnami intagliati j malo fece maggi ore [co nord! nedi Michelozzo,che non era,bracciaottantafette,emezzo ; doueprima era bracc.84.folamente.Etoltrecio vi fecedipignere molte cote; e particolarmé te in vna loggia le ftorie della vita di Traiano Imp. Nelle quali fece fare in al* cuni ornamenti il ritratto d’effó Frane Sforza ; la figtiora Bianca fua confor- te,& Duchefia,& i figliuoli loro parimen te,coamolti altri (ignori, Si grandi huomini.Etfimilmenteil ritratto d’otto Imperatori. A’quali ritratti aggiun* fe michelozzo quello di Cofimo fatto di fua mano. E per tuttele ftanze accos modo in diuerfi modi Tarme di cofimo,& lafua imprefa del Falcone, Si Dia- rnante.Et le dette pitture furono tutte di manodi Vincenzio di Zoppa, pitto re in quel tempo, & in quel paefe di non.piccola ftima.