Vita di Jra Clottami da Jiefile dell Ordine dé Jrati Predicatori Pittore^
RATE Giouanni chiamato Guido;
tore,e miniatore,che Ottimo Religiolo,merita per l’una, e p l’altra cagione,che di lui fia fatta honoratifsima memo ria. Collui le bene harehbe potuto commodifsimamétc Ilare alfecolo, &’olrre quello, che heueua, guadagnarli cioche ha”efle voluto con quell’arti,che arcor giouinetto
‘reìligiofo dell’ordine de’frati predicatori ; percioche fe bcneìn tuffi gli ftati fi può ferirne a Dio j ad alcuni nondimeno pare di poter meglio laluarfi ne’ Monalterij,chcalfecolo. Laqual cofajquantoa 1 buoni iuccedefeliceméte, tanto per lo contrario riefce,a chi fi fa reìligiofo,p altro fine,mifera vevamen te,& infelice » Sono di mano di Fra Giouanni nel fuo conuen to di s.Marco di Firenze, alcuni libri da choro miniati tanto belli, che non fi può dir piu ;
. &: a quelli limili fono alcuni altri,che Iafciò in s.Domenico da Fielole,con in credibile diligenza lauorati. Ben c vero,che a far quelli fu aiutato da vn fuo maggior fratello,che era Umilmente Miniatore,& alfaiefercitatonellapittu ra . Vna delle prime opere,chefacelTe quello buon Padre,di pittura fu nel« la Certofa di Fioréza vnaTauola,che fu polla nella maggior cappella del car dinalejdegl’Acciaiuoli, dentro lacuale è vna N.Donna col figliuolo in braca cio,&con alcuni Angeli a piedi,che fuonano, e cantano, molto belli,e da gli lati fonos.Lorenzo,s,MariaMadalena,s.Zanobi,&s Benedetto. E nella pvc della fono di figure piccole, lloriette di que’lanti fatte con infinita diligenza. Nella crociera di detta capellafono due al tre Tauoledi mano del medefimo: in vna è la incoronatione di N.Donna -, e nell’altra vna Madonna con due sa ti,fatta con azurri ol tramarmi bel 1 ifisimi. Dipinfe dopo nel tramezzo di S. Maria Nouella,in frelco acanto alla porta,dirimpetto al choro, s. Domenico, S,CarerinadaSiena,e S.Piero Martire:^ alcune lloriette piccole nella capei la dell’incoronazione di N.Donna nel detto tramezzo . In tela fece ne i por tegli,chechiudeuano l’organo vecchio vna Nunziata,che è hoggi in conuen to, dirimpetto alla porta del Dormentorio da balTo, fra l’un chiollro, e l’al¬tro . Fu quello padre,per r meriti fuoi in modo amato da Cofimode'Medi- ci, che hauendo egli fatto murare la chiefa, & conuen rodi s Marco, gli fece dipignere in vna faccia del capitolo tutta la pafsione di Giefu Chrillo : e dal¬l’uno de’lati tutti i fanti,che fono flati capi,e fondatori di religioni, nielli, & piangenti a pie della croce: e dall’altro vn s.Marco Euangeliìta in torno alla Madre del figliuol di Dio, venutali meno nel vedere il Saluatore del mond» crucififfo. Intorno allaquale fono le Marie,che tutte dolenti lalollengono ; es.Cofimo,&DamianoDicefi,che nella figura del s Cofimo Fra Giouan- ni ritraile di naturaleNanni d’Antonio di Banco,(cultore,&amico fuo. Di fiotto a quella opera fece in vn fregio,(opra lafpalliera,vn Albero, che ha fan Domenico a piedi -, & in certi tondi,che circondano i Rami,tutti i Papi,Care dinali,Vefcoui,Santi,& Maellri in Theologia,che haueua hauuto infimo al¬lora la religione fina de’frati predicatori. Nellaqualeopera,aiutandolo i fra¬ti, con mandare per efsi in diuerfi luoghi, fece molti ritratti di naturale, clic furono quelli .S.Domenico in mezzo,che tiene i rami dell’albero , Papa In* nocenzio quinto Franzefe,il Beato Vgone,primo Cardinale di quell’ordine; Il Beato Paulo Fioren tino Patriarcha,s. Antonino .VrciuefcouoTiorenrino, Il Beato Giordano Tedefco,fecondo Generale di quell’ordine. Il Beato Nic= colò,il beato Remigio Fiorentino,Boninfegno Fiorentino Martire: e tutti quelli fono a man delira > a finillrapoi Benedetto ìi.TriuifanojGiandome« nico Cardinale Fior.Pietro da Palude PatriarchaIerofolimitano:Albcrto Ma. gnoTodefco ; il beato Raimondo di Catelogna terzo Generale dell’ordine, il Beato Chiaro Fiorentino Prouinciale Romano,s.Vincézio di Va!enza,cil Beato Bernardo Fiorentino. Lequali tutte tefte fono veramente graziole,« molto belle. Fece poi nel primo chioftro Copra certi mezzi tondi molte figu re a frefeo belIi(sime, & vn crucififlo con s.Domenico a piedi molto lodato: e nel Dormentorio, oltre molte altre cofe per le celle, e nella facciata de’mu- ri,vna ftoria del Teftamen to nuouo bella quàto pia non fi può dire. Ma par ricolarmcteèbella a marauigliala tauola dell’Aitar maggiore di quella’chie fajperche oltre,che la Madonna muoue a diuozione chi la guarda,per la Ceni plicità fua,eche i Canti, che le fono intorno fono Cimili alei, la predella nella quale fono ftorie del martirio di s.Cofimo,e Damiano,e degl’altri,è tanto bé fatta,che non cpoCsibileimaginarfidi poter veder mai cola fatta con piu dili genza/nele piu delicate,o meglio inteCe figurine di quelle. Dipinfofimilmé te a s.Domenico di Fielole la tauola dell’Aitar maggiore: laquale,perche Cor fe pareua,che fi guaftafie è fiata ritocchada altri Maeftri,e peggiorata. Ma la predella, il ciborio del Sacramento fonofi meglio mantenuti; & infinite figurine, che in vna gloria celefte vi fi veggiono Cono tan te belle, che paiono ueraméte di paradifo ; nep uo chi vi fi accolla fàziarfi di vederle* In vna cap peli a della medefima chiefa èdi fua tnano in vna tauola la N. Donna anunzia ta dall’Angelo Ghabriello,con vn profilo di viCo tanto denoto,delicato, e bé fatto,chepar veramente non da vn’huomo ,ma Catto in paradifo:e nel cam» podel paefo è Adamo,écEua,che furono cagione, che della Vergine incar- nafie il Redentore : Nella predella ancoraCono alcune fioriette bellilsime. Ma Copra tutte lejcofe,che fece Fra Giouani, auanzò Ce ftefio, e mofirò la fom ma virtù Cua,e Fin tellignza dell’arte in vna tauola,che è nella medefima chie fa allato alla porta„entrandoaman manca/nellaqualeGiefuChrifto incoro naia N.Donna in mezzo a vn choro d’Angeli, & in fra vna multi tudine infi nita di lauti,e fante,tanti in numero, tanto benfatti, & có fi varie attitudini, cdiuerleavie di tede,che incredibile piacere,e dolcezza fi Cen te in guardarle, anzi pare, cheque’Cpiriti beati, non pofsino efi’ere in cielo altrimente, o per meglio dire,Ce hauefiero corpo,’non potrebbono: percioche tutte i fanti, » le fante,che vi fono,non Colo Cono viui, & con arie delicate,e dolci, ma tut¬to il colorito di quell’opera par’chefia di manod’un lanto ,od’un Angelo, come fono ; onde a gran ragione Cu fempre chiamato quello da ben religio* fo,Frate Giouanni Angelico. Nella predella poi le fiorie,che vi fono della N. Donna,e di s.Domenico,fono in'que! genere diuine;-&io per me pollo con verità affermare,che non veggio mai quefiaopera,che non mi paiacofa mio ua,neme ne'parto mai fizio. Nella.’capella Umilmente della Nunziata di Fi reuze,che fece fare Piero di Cofimo de’Med'.ci, dipinle i (portelli dell’Arma rio,doue ftannol‘argenterie,di figure piccole;condotte con mohadiligen za. Lauorò tante’cole quello padre, che Cono per lecafe de’Citradini di Fi* renze,cheio refto qualche volta marauigliato,come tanto, e tanto bene po¬rcile,eziandio incuoiti anni,condurre perfettamente vn’huomo Colo. IIMOI to R.Don Vincenzio Borghini Spedalingo degl’innocenti ha dimanodi quello padre vna N.Donna piccola bellils.ma. & Bartolomeo Gondi ama« roredi quelli arti al pari di qual fi voglia aitro gentil huomo, ha vn quadro grande,vn piccolo,£c vna croce di mano'del medefimo. Le pitture ancora, .chefono ncirarcofopralaponadis.Domt’nicolonodelmcdcfirno. Et in s Trini«
s.Trinìta vna tauola della fagreftia doue è vn Deporto di croce,nelquale mi< fe tanta diligenza,che fi può fra le migliori cole,che mai facefle>annouerare.
In s.Francefco fuor della porta a s. Miniato,è vna Nunziata,&in s.MariaNo uella,oltre alle cole dette,dipinfe di ftorie piccole il cereo Pafquale»& alcuni Reliquicri,che nelle maggiori folennità fi pongono in fulI’Altare. Nella Ba dia della medefima città, lece fopra vna porta del chioftrovn s. Benedetto, che accenna filenzio. Fece a Linaiuoli vna tauola,che è nell’uffizio dell’arte lorote in Cortona vn’archetto {opra la porta della chiefa dell’ordine fuo 5 e fi milmentela tauola del? Aitar maggiore. In Oruieto cominciò in vna vol¬ta della capella della Madonna in Duomo, certi profeti, che poi furono finiti da Luca da Cortona. Per la compagnia del Tempio di Firenze fece in vna tauola vn Chrifto morto. E nella chiefa de’wonaci degl’Angeli vn Paradifo, & vn’Inferno di figure piccole,nel quale con bella olleruanza fece i beati bel lifiimi, e pieni di giubilo, & di celelle letizia; & i dannati apparecchiati alle pene dell’Inferno, in uarieguilemeflifsimi, eportanti nel volto'imprefio il peccato,e demerito loro. I Beati fi veggiono entrare celeftemente ballando perla porta del paradifo;-Sci Dannati da iDemonij all’inferno nell’eterne peneftrafcinati : Queflaoperaèin detta chiefa,andando vetfo Pattar maggior’a man ritta doue Ila il fàcerdote,quando fi cantano le mede,a federe. Alle monache di fan Piero martire,che hoggi ftanno nel monarterio di fan Felice in piazza, il quale era dell’ordine di Camaldoli,fece in vna tauola la noftra Donna,s.Gio uanni Battifta,fan Domenico,fan Tommafo,& fan Piero martire, con figu» re piccole aliai. Si vede anco neltramczzo di fan ta Malia nuoua vna tauola di fua mano.Per quefti tanti lauori,elfendo chiara per tutta Italia la fama di fra Giouanni,papa Nicola quinto mandò per lui,&in Roma gli fece fare la cappella del palazzo,doue il papa ode la MelFa,con vn deporto de croce.&al cune ftorie dis.Lorenzo belhffime,&miniar alcuni libri,che fono belliffimi; Nella Mineruafecela rauoladell’altar maggiore,Se vna Nunziata, che bora è a cani o alla cappella grande appoggiata a vn muro. Fece anco per il detto papa la cappella del fagramento in palazzo,chefu poi rouinatada Paulo ter zo,per dirizzami le fcale,nellaquale opera,cheera eccellente in quella ma¬niera fua,haueua lauorato in frefeo alcune ftorie della vita di Giefu Chrifto, & fattoui molti ritratti di naturaledi perfoue fègnalate di!que’tempi,i quali per auuen tura farebbono hoggi perduticeli Giouio non haueflefattone rie cauar quelli per il fuo Mufeo : papa Nicola quinto 5 Federigo lmperator,che in quel tempo véne in Italia : frate Antonino,che fu poi Arciuefcouodi firé ze; il Biondo da Fu rii,vk Ferranted’Aragona.E percheal papa,paruetra G10
uanni,fi come era veramente,pedona di fan tiffima vita,quieta, & modella , vacando l’Arciuefcouado,in quel tépo,di Firenze,l’hauèua giudicato degno di quel grado 5 quando intendendo ciò d uetto frate, fupplicò a fua Santità, cheprouedefied’un’altro ; percioche non fi fentiuaatte a gouernar popoli, ma,che hauendo la fua religione vn frate amoreuole de’poueri, dottiflimo-, di gouerno,e timorato di Dio,farebbe in lui molto meglio qlla dignità collo cara,che in fe. Il papafèntédo cio,ericordàdofi, chequello,che'diceuacrave £ó,gUfecelagrazja.l!herameote5 e cofi fu fatto. Arciuefcouo di Fiorenza fra- te A ntonino dell’ordine de’predicatori,huomo veramente per làntità, e dot trina chiarifiìmo,& in Comma tale,che meritò,che Adriano fedo, lo canoni zafle a’tempi noftri.Fu gran bontà quella di fra Giouanni,& nel vero cofa ra rifsima concedere vna dignità,&: vno honore,e carico cofì grande, afeofter to da vn Cornino Pontefice 5 a colui,, che egli con buon’occhio, e Cincerirà di cuore ne giudicò molto piu di le degno. Apparino da quello Canto huomo i religiofi de'tempi noftri a non tirarli addofio quei carichi, chedegnamena te non pofiono foftenere,&a cedergli a coloro,che digniCsimi ne Cono. Evo lefie Dio,per tornare a fra Giouanni,fia detto con pace de buoni,che coli fpe defiero tutti i religiofi huomini il tempo, come fece quello padre vcramen* te A ngelico,poi che IpeCe tutto il tempo della Cuavita in Ceruigio di Dio,e bc nefiziodel mondo,'e delprolsimo. E chepiu fi piloro deuedifiderare, che acquiftarfi viuendolanta mente,il regno celelle ; e virtuofamen te operando eterna fama nel mondo? E nel vero non poteua, e non doiieua difendere vna Comma, e llraordinaria virtù, come Cu quella di fra Giouanni, Ce non in huomo di CantiCsima vita ; percioche deuono coloro, che in cofe eccl eli a Ili- che, e fan te s’adoperano, elìcr e ecclefiallici, e fan ti huomini : efiendo che li ' vede,quando cotali cole Cono operate da perfone, che poco credino,e poco Rimano la religione, che Cpefio fanno cadere in mente appetiti dilonelli, e voghelaCciue: onde nafceil biafimo dell’opere nel difonello, elapode nel artificio, e nella virtù : ma 10 non vorrei già, che alcuno s’ingannalle intera pretendo il gofto,Sc inetto,deuoto ; & il bello, e buono5 lafciuo ; come(fan« no alcuni, i quali vedendo figure,© di femina, odi giouanevn poco piu va¬ghe^ piu belle,adorne,che l’ordinario la pigliano Cubito, e giudicano per JaCciue; non fiauedendo, cheagran torto dannano il buon giudizio del pit tor,fiquale tiene i fan ti,e fante, che fono celcfti, tanto piu belli della natura mortale, quanto auauza il cielo la terrena bellezza, el’opere nollre.’ e che è peggio,Ccuoprono l’animo loro infettò, e corrotto, cattando male, e voglie difonelle di quelle cofe; dellequali Ce e Culsino amatori dell’honeflo,cqme in quél loro zelo Ccioccho uogliono dimoflrare, verrebbe loro difiderio del cie¬lo: e di Carli accetti al Creatore di tutte le coCe,dalqualeperfettifsimo,<Sc bel lifsimo nafeeogni perfezzione,e bellezza,che farebbono, o è da credere, che faccciano quelli cotali, Ce douc fufiero,o Cono bellezze viue, accompagnate da lafciui collumi, da paroledolcilsime/da'mouimenti pieni di grazia, e da occhi,che rapifeono i non benffidicuori,fi rnrouafiero,o fi ritruouano ? poi che la Cola immagine, e quali ombra del bello, cotanto gli cómoue? ma non perciò vorrei, che alcuni credefiero che da me fu fiero approuate qlle figure, che nellechieCefonodipintepoco meno,che nude del tutto, perche in co tali fi vede, cheil pittore non ha hauuto quella conliderazione, che doueuaal luogo ; perche quando pure fi ha da mollrare quanto altri Cappia, fi deue fa¬re con le debite cirónftanzé,&hauer rifpetto alle perfone,a tépi,& ai luoghi. Fu fra Giouanni Semplice huomo-efantilsimo ne’Cuoi coftumi;e quello Cac« eia legno della bontà Cua,che volendo vna mattina Papa Nicola quinto dar¬gli delinare, fi fece coCcienza di mangiar della carne lenza Iiceza del Cuoprio re,non penfando all’autorità del pontefice. Schiuò tutte le azzioni del mori do: depuralefantamenteviuendofu de’poueri tanto amico, quantopenso, che/che fiahora l’anima (uà del cielo. ’ Si efercitó continuamente nella pittura* ne mai volle lauorare altre cole,che di fanti. Potette elfer ricco, e non le ne- curò,anzi ufaua dire,che la vera ricchezza non è altro, che contentarli del po co. Potette comandare a molti,e non uolle ; dicendo efler men fatica,& ma - co errore ubidire altrui. Fu in luo arbitrio hauere dignità ne fratte fuori, e; non le ftimò ; affermando no cercare altra dignità, che cercare di fuggire Fin ferno,&accodarli al paradifo. E di ueroqual dignità li può a quella parago nare,laqual deuerebbono i religioli,azi pur tutti gl’huomini,cercare? E che in loloDio,& nel viuere uirtuofamente li ritruoua ? Fu humanifsimo, e lo- brio j e cattamente uiuendo,da i lacci del mondo fi fciol le, ulando Ipefle fia¬te di dire,che chi faceua quatta arte,haueua bifogno di quiete, e di viuere feti zapenficri teche chi fa cofedi Chrifto,con Chriftodelie ttarfempre. Non fu mai ueduto in collera tra i frati j ilche grandifsima cofa,e quali impofsibi-i le mi pare a credere: & loghignando femplicemente haueua in cottumeda moniregl’amici. Con amoreuolezzaincredibile, a chiunche ricercauaopé re da lui diceria,che ne fàcetteetter contento il priore, e che poi non manche rebbe, In fomma fu quefto,non mai a baldanza lodato padre in tutte dope¬rete ragionamenti luoi humilifsimo,emodeldo,e nelle lue pitture facile, e de uoto ; &i fanti, che egli dipinfe,hanno piu aria, e fomiglianzadi fanti, che quegli di qualunche altro. Haueua per cottume non ritoccare, ne raccon* ciar mai alcuna lua dipintura, malalciarle fempre in quel modo, che erano venutela prima volta;pcreder(lecódo, ch’egli diceua)checofifutte la volontà di Dio. Dicono alcuni,che fra Giouanni non harebbe metto mano a i penel li,feprima non hauettefatto orazione. Non fece mai crucifitto, che non li bagnatte'legote di lagrime. Onde fi conolce ne i volti,e nell’attitudini del¬le lue figure la bontà del Sincero, e grande animo fuo nella religione Chri«» Itiana. Morì d’anni lelsatotto nel >455. E lalciòfuoi.Difcepoli Benozzo Fio rentino,che imitò fempre la lua maniera : Zanobi Strozzi, che fece quadri, c tauole per tutta Fiorenza,per le cafede’Cittadini, e particolarmente vna ta- uola pofta hoggi nel tramezzo di s.Maria Nouella allato a quella di fra Gioua ni;& vna in s.Benedetto Monafteno de’Monaci di camaldoli, fuor della por ta a Pinti, hoggi rouinato ; laqualcèal prefente nelwonafterio degl’Angelj, nella chiefetta di s. Michele, inanzi che fi entri nella principale, a man ritta, andando verlo l’altare, apoggiata al muro, e fimilmentc vna tauolain s.Lu¬cia alla capella de’Nafi: & vn’altra in s.Romeo :& in guarda roba del Duca è il ritratto di Giouanni di Bicci de’Medici, e quello di Bartolomeo Valori in vno fletto quadro, di mano delmedelìmo. Fu ancodilcepolo di fraGio«
uanni GentiledaFabbriano. e Domenico di Michelino,ilqualeins«Apoli- naredi Firenze fece la tauola all’altare di s.Zanobi,& altre molte dipinture» Fu lepolto fra Giouanni dai fuoi frati nella Minerua di Roma lungo l’entra ta del fianco,appretto la fagreftiain unlepolcro di marmo tondo, éfopraefi» foegli ritratto di naturale. Nel marmo fi legge intagliato quello Epitaffio»
ticn mihi Jìt laudi^uod eram uelut alter ApeUes j
- Scd quod lucra tuis omnia Cbriftedabam: *.
Altera nam terris opera extant 5 altera calo.
yrbs me loametnflos tulli Aethrurt^, Sono di mano di fra Giouanni in s.Maria del Fiore duegrandifsimi libri mi niati diuinaméte,iquali fono renuci con molta venerazione, e riccaméteador nati,nefiueggionofenon ne’giorni fòlennifsimi.
Fu ne’medeiìmi tempi di fra Giouanni celebre,e famofo Miniatore vn’At tauan te Fiorentino, delquale non fo altro cognome ; ilquale fra molte altre cole miniò vn fiho Italico,che è hoggi in s.Giouanni, e Polo di Vinezia; del« laquale opera non tacerò alcuni particolari, fi perche fono degni d’edere in cognizione degl’Artefici,fi perche non fi truoua ch’io fappia altra opera di co fluì : ne anco di queda hauerei notizia. Se l’affizione,che a quelle nobili Ars ti porta il Molto R.M.Cofimo Banolfigentil’huomo Fiorentino,non mi ha« uefie di ciò dato nonzia,accio non dia come fepolta la virtù d'Attauante. In detto libro dunque la tìguradi.Silio ha in teda vna ’celata chridata d’oro * 8c vna corona di lauro .’indotto vna corazza azurra tocca d oro all’antica -, nella ma dedra vn libro,e la finillra tiene (opra vna fpada corta.Sopra la corazza ha vna clamide roda affibbiata co vn gruppo dinazi, e gli péde dalle (palle fregia ra d’oro. il rouefcio dellaquale clamide apparifce cangiante, e ricamato a ro fetted’oro. Hai calzaretti gialli,e pola in fulpie.ritto in vnaNicch'a. La figura, che dopo in queda opera rapprefen ta Scipione A dicano, ha in dodo vna corazza gialla,! cui pendagli,e maniche di colore azurro, fono tutti rica* mati d’oro . Ha in capo vna celata con due Aliene,& vn peìce per creda. L’ef figiedel giouane è béllifsima,e bionda ;& alzando il dedrc braccio fieramen te,ha in mano vna fpada nuda ; c nella danca tiene la guaina,che è roda, e rica mata d’oro. Le calze fono di color verde,e (empiici : la clamide,che è azur ta ha il di dentro rodo con vn fregio attorno d’oro ; & agruppata auanti alla fontanella,lafcia il dinazi tutto aperto,cadendo dietro con bella grazia. Que ilo giouane che è in vna Nichia di mifchi verdi,e bertini co calzari azurri rica mati d’oro guarda con ferocità inedimabile A nnibale.che gli è alì’incótro nel l’altra faccia del libro. E la figura di quedo A nmbalé d’età di anni 36 in cir* ca ; fa due crefpe (opra il nafò a guifa di adirato, e dizzofo, & guarda ancor, edafifo Scipione. Ha in teda vna celata gialla; per cimiero vn Drago verde* egiallo ; e per ghirlandavi! ferpe. Pofain fui piedanco, & alzato il braccio dedro,tiene con edovn’adad’un pilo antico, o vero partigianetta. Ha la co
razza azurra,& i pendagli parte azurri,e parte gialli, cóle maniche cangianti d’azurro,e rodo,&i calzaretti gialli. La clamide è cangiante di rodo, egiallo, aggruppata in full a fpalla dedra, e foderata di verde : e tenendo la mano dan ca in fulla fpada pofa in vnaNicchia di mifchi gialli,biàchi,& cangian ti. Nel l’altra faccia è Papa Nicola quinto,ritratto di naturale, con vn manto Cangia te'pagonazzo,e rodo,e tutto ricamato d’oro. J E lenza barba in profilo affat to ; e guarda verlo il principio dell’opera, che è dirincontro; & con la man dedra accenna verfo quella,quafi marauigliandofi.. La Nicchia è verde, bia ca,e roda. Nel fregio poi fono certe mezze figurine in vn'componimen to fat ro d’ouati, e tondi, «Sé altre cofe limili con vna infinita d’V cedetti, e puttini tanto ben fatti,che no fi può piu difiderare. V i fono appretto in filmile manie ra HannoneCartaginefe,Afdrubale, Lelio, Mafsinifla.C.Salinatore, Nero¬ne,Sempronio,M.MarcelIo, Fabio,l’altro Scipione, e Vibio. Nella fine del libro fi vede vn Marte fopra vna carretta antica,tirata da due caualli rofs fi. Ha in tetta vna celata rotta, e d’oro, con due aliette nel braccio ttniflro » vno feudo antico, che lo fporgeinanzi.enella delira vna fpada nuda. Fola Io pia il pie manco folo,tenendo l’altro in aria. Ha’vna corazza all’antica rut¬ta rotta,e d’oro,e limili fono le calze, & i calzaletti. La clamide è azurradi (opra,e di folto tutta verde ricamata d’010. La carretta è coperta di drappo rotto ricamato d’oro con vna banda d’ermellini attorno: & è poftain vna Campagna fiorita,e verde,ma fra lcogli,e fafsi. E da lontano vede paefi, e cit tà in un’aere d’azurro eccellétils.Nell’altra faccia vn Nettunnogiouane ha il ueftitoaguifad’una Camicia lunga,ma ricamata a torno del colore, che èia terretta uerde. La carnagione èpalhdifsima ; nella deftra tiene un triden¬te piccoletto,& con lafiniftras’alzalauefta. rofacon amenduei piedi fepra la carretta,che ècoperta di rotto ricamata'd’oro, e fregiato intorno di zibel¬lini’. Quella carretta ha quattro ruote,come quella del Marte, ma è tirata da quattro Delfini,fonui tre Ninfe Marine,due putti, & infiniti pefei, fatti tntti d’un’acquerello ttmile alla terrettaj& in aere bellifsime.Vi fi uede dopo Car taginedifperata,laqualeèunaDonna ritta,efcapigliata, e di fopraueftitadi verde, e dal fianco in giu aperta la vette,'foderata di drappo 'rotto ricamato d’010.per laquale apriturafi viene a vedere vn’altra vette, ma lottile, óc can* giantedi paonazzo,e bianco. Le maniche lòno rotte,e d’oro,con certi Igon fi,e luolazi,che fa la vetta di .fopras porge la mano fianca verfo Roma,che l’è all’incontro, quafi dicendo, che vuoi tu ? io ti rifponderò -, e nella deftra ha vna Ipada nuda,come infuriata. I calzari fono azurri', e pofa fopra vno feo» glio in mezzo del mare,circondato da vn’aria bellilsima. Roma è vna gioua ne tanto bella quanto può huomo imoginarfi,fcampigliata, con certe trecce fatte con infinita grazia è veftita di rollo puramente', con vn folo ricamo da piede. Il Rouefcio della vette è giallo, & la vette di fotto’, che per l’aperto fi vede,è di cangiante paonazzo,e bianco. I calzari fono verdi,nella man de= lira ha vno Retro, nella fini lira vn mondo, e pofa ancora efla fopra vno feo- glio,in mezzo d’un Aere,che non può eflerepiu bello. Ma fi bene io mi fo no ingegnato, come hofaputoilmegliodi moftrarecon quanto artifizio fuf fero quelle figure da Attauante lauorate, niuno creda però, che io habbia detto pure vna parte di quello, che fi può dire della bellezza loro, eflendo, che per cofe di que’tempi non fi può di minio veder meglio, ne lauoro fatto con piu inuenzione, giudizio, e dilegno : e fopra tutto i colori non pottono ellere piu belli,ne piu delicatamente a i luoghi loro polli, con graziofifsima grazia.
fra(jìouannìda 'Jiefole.
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