SECONDA PARTE
Vita di Leon Batti a ^Alberti eArchitetto
Jiorentmo.
RANDISSIMA commodi tà arrecano le lettere vniuer-falmente a tutti quelli Artefici,che di quelle fi dilettano, ma particolarmenteagli Scultori, Pittori, & Architetti 3 aprendo la via all’inuézioni di tutte l’opere,chefi fanno j fenza,che non può effere il giudizio perfetto in vna per* fona (habbia pur naturalen fuo modo) la quale fia pri-llata dell’accidentale, cicèdellacompagnia delle buone Jet: sre : perche,chi non sà,che ncltfituare gl’ edifizij bifogna filofòficamen* 1 tcfchifarela grauezzade’venti pedi feri j lain lalubncà dell’aria j i puzzi,e va 1 pori 1
pori dell’acque crude,& non {aiutifere ? chi non conofce,che bifogna co ma tura confiderazione fapere,o fuggiremo apprédere,perfefolo,cioche fi cerca mettere in operai fenza havere aracco màdarfi alla mercè dell1 altrui Teo rica ; laquale feparata dalla pratica’, il piu delle voi te gioua aliai poco. Ma quando elle fi abbattono,per auuentura a efier infieme,non è cola, che piu fi conuenga alla vita noflra ; fi perche l’arte col mezzo della fcienza diuenta molto piu perfètta,Se piu ricca j fi perdici configli,è gli fcritti de’dotti Arte fici hanno in fe maggior efficacia,e maggior credito,che le parole, ol’opcre di coloro,che nó fanno altro,che un femplice efercizio,o bene,o male,che fc 10 facciano. E che tutte quelle cofefiano vere,fi vedemamfeflamétein Le5 Dati Ila Alberti,ilquale.per hauere attefo alla lingua latina, e dato opera all' Architettura j allaprofpettiuaj&allapitturaòlafciòi fuoi libri ferirti di manierai che per non efière flato fragl’Artefici moderni chi le habbia faputo dillendere con la fcrittura,ancor,che infiniti ne fiano flati piu eccellenti di lui nella patria j & fi crede comunemente!tanta forza hanno gli fcritti fuoi nelle penne,&nelle lingue de’dotti) cheegji Ràbbia auanzato tutti coloro, che hanno auanzatolui con l’operare. Onde fi vede per efperienza, quanto allafama,& al nome,che fra tutte le cofe gli fcritti fono di maggior fòrza, &C di maggior vita tattelo,che i libri ageuolmente vanno per tutto, & per tut* to fi acquiflano fede j pure che fiano veritieri,e fenza menzogne.Non è ma» rauiglia dunque,fe pitiche per l’opere manuali è conofciuto perle fcritturc 11 famofo Leon Batifta.ilqualenatoin Fiorézadella nobiliflima famiglia de- gl’Alberti,della quale fi è in altro luogo ragionato,attefe non folo a cercare il mondo, Se mifurare le antichità; ma ancora, effendoa ciò aflài indinato, molto piu allo fcriuere,che adoperare. Fu boniffimo Aritmetico, Se Geometrico ; Sefcrilìe dell’Architettura dieci libri in lingua latina,publicati da lui nel 1481,Se hoggi fi leggono tradotti in lingua Fiorentina,dal R.M. Co* fimo Bartoli;prepoflodifànGiouannidi Firenze. Scrifle della pittura tre li bri,hoggi tradotti in lingua Tofcana da M.Lodouico Domenichi ; Fece vn trattato de’tirari,e ordini di mifurar altezze ;i libri della vitaciuile, e alcune cofe amorofe in profa,& in verfi ; Se fu il primo,che tentalfe di ridurre i ver fi volgari alla mifura dc’latini,come fi vede in quella fua epiflola.
Qyefta per ejirema miferabile pifìola mando A te,che /pregi miferamente noi.
Capitando Leon Bari flaa Roma,al tempo di Nicola quinto,che haueuacol filo modo di fabricare meflo tutta Roma fotrofopra,diuenne per mezzo del Biondo da Furll fuo amiciffimo,familiare del papa? che prima fi configlia* ua nelle cofe d’Architettura con Bernardo Rofiellino fruitore, Se architetto Fiorentino,come fi dirà nella vita d’Antonio fuo fratello. Coflui,hauendo meffo mano a raffettareil palazzo del papa,«Scafarealcune cofe [in santa Ma ria maggiore,come volle il papa da indi inanzi fi con figliò fempre con Leò Batifla.Onde il pontefice col parere dell’uno di quelli duoi,& coH’efTequire dell’altro,fece molte cofe vtili,& degne di efier lodate; come furono il condotto dell’acqua vergine,ilquale eflèndo guaflo,fi racconciò: e fi fece la fon te in filila piazza de’Trieui con quelli ornamenti di marmo,che vi fi veggio« no,ne*quah fono l’arme di quel pontefice,&del popolo Romano. Dopoan dato al S.Sigifmondo Malatefti d’Arimini,gli fece il modello della chiefadi s. Francefco,&: quello della facciata particolarmente,che fu fatta di marmi,e cofi la riuoha della banda di verfo mezzogiorno, con Archi grandiflìmi, Se fepolture.per huomini illuftri di quella città. In fomma ridufle quella fabri ca in modo,che per cofa foda ell’è vno de’piu famofi tempij d’Italia. Dentro ha fei cappelle bellifiìme,vna delle quali, dedicataafan Hieronimo, ètnol* to ornata,ferbandofi in erta molte reliquie venute di Gierufalem . Nella me defima è la fepoltura del detto S.Sigifmondo ; e quella della moglie fatte di marmi molto riccamente,l’anno i45o,&: fopra vna èil ritratto di efloSigno re,Se in altra parte di quell’opera quello di Leon Batifta. L’anno poi 1457» che fu trouato ì’utiliflìmomododi ftamparei libri da Giouanni Guittem- bergh Germano, trouò Leon Batifta a quella fimilitudine,per viadunoftru- mento,iI modo di lucidare le profpettiue naturali,e diminuire le figure: &il modo parim ente da potere ridurre le cofe piccole in maggior forma, Se rin - grandirle : tutte cole capricciofe,vtili all’arte,Se belle affatto. Volendo ne tempi di Leon Batifta,Giouanni di Paulo Rucellai fare a fue fpefe lafacciata principale di fanta Maria Nouèlla tutta di marmo,ne parlò cóLeon Battifta iuo amiciifimo •, Se da lui hauuto non foiamente con figlio, ma il difegno, fi rifoluette di volere ad ogni modo far quell’opera,per lafciar di fe quella memoria,e cofi fattoui metter mano fu finita l’anno i477.con molta fodisfazio dell’vniuerfale,acui piacque tutta l’opera; ma particolarméte la porta, nella quale fi vede,che durò Leòb. piu,che mediocre fatica. A Cofimo Rucellai fece fimilmente il difegno del palazzo,che egli fece nella ftrada, che fi chiama la Vigna,& qllo della loggia,che gl’è dirimpetto,nella quale hauendo gi rati gl’archi (opra le colonne ftrette nella faccia dinanzi,Si nelle tefte ; pche volle feguitare i medefimi,e non fare vn’arco folo, gl’auanzò da ogni banda fpazio ì onde fu forzato fare alcuni nfaltine’canti di dentro; quando poi voi le girare l’arco della volta di dentro,veduto no potere dargli il fello del me* zo tondo,che veniua ftiacciato,&goffo,fi rifoluette a girare in fu i canti da vn rifai to all’altro certi archetti piccoli;mancandogli quel giudizio, Se dife* gno,che fa apertamente conofcere,che oltre alla feienza, bifogna la pratica ) perche il giudizio non fi può mai far perfetto,fe la feienza,operando, non fi mette in pratica. Dicefi,che il medefimo fece il difegno della cafa , Se orto de’medefimi Rucellai nella via della fcala: Laquale è fatta con molto giudizio,& commodilTìma,hauendo,ol tre a gl’altri molti agi,due loggie, vna voi taa mezogiorno,e l’altra a ponente j amendue bellifiìme, efattefenza archi (opra le colonne j il qual modo è il vero,& proprio, che tennero ‘gl’an ti chi : percioche gl’architraui,che fon porti fopra 1 capitegli delle colonne fpiana* no: ladoue non puovnacofa quadra,comefonogl’archi,chegirano, polare fopra vna colonna tonda,che non pofino i canti in fallò. Adunque il buon modo di fare vuole,che fopra le colonne fi pofino gl’architraui : Se che quan do fi vuol girare archi,fi facciano pilaftri,e non colonne. Peri medefimi Rn celiai in quefta ftefia maniera fece Leon Batiftain fan Brancazio vna cappella, che fi regge fopra gl’architraui grandi,pofati fopra due colonne, e due pi ladri ; forando lotto il muro della chiefa,che è cofa difficile,ma ficura.Onde quella opera è delle migliori,chefacefie quello architetto» Nel mezo di q- fta cappella è vn fepolcrodi marmo molto ben fatto in forma oliale, & bislu go,fimile,comein elio fi legge.al (epolcro di Gielu Chrifto in Gierufalem. Ne’medefimi tempi volendo Lodouico Gonzaga,Marchefedi Mantoa fare nella Nunziata de’Serui di Firenze la tribuna,& cappella maggiore ; col dilegno,& modello di Leon Battiftaj fatto rouinar a lommo di detta chiela v- na cappella quadra,che vi era vecchia,Se non molto grande,dipinta all’anti ca,fece la detta tribuna capricciofaj& difficile a guifad’un tempio tódo,cir* condato da noue cappelle,che tutte girano in arco tondo, Se dentro fono a vlo di nicchia ; per lo che reggendoli gl’archi di dette cappelle in lu 1 pilafiri dinanzi,vengono gl’ornamen ti dell’arco di pietra,accoftandofi al muro,a ti rarfi fempre in dietro,per appoggiarfi al detto muro, che fecondo l’andare della tribuna gira incontrario ronde quando i detti Archi delle cappelle fi guardano da gli lati par] che cafchino in dietro,& che habbiano, come hano in vero,difgrazia,fe bene la mifura è retta,Se il modo difaredifficile.E in ve ro fe Leon Battifta hauefle fuggito quefio modo, farebbe fiato meglio ,!per che fe bene è malageuole a condurli,ha difgrazia nelle cofe piccole, e grandi Se non può riufeir bene.E che ciò fia vero nelle cofe grandi, l’Arco grandifs fimo dinanzi,che dà l’entrata alla detta tribuna,dalla parte di fuori è belliffi mo ; Se di dentro,perche bifogna,che giri fecondo ia cappella, che è tonda , pare,che cafchi all’indietro,e che habbia eftrema dilgrazia.Ilche forfè n5 ha rebbe fatto Leonbattifta,fe con la fcienza,e teorica,haueffe hauuto la pratica^ la fperienza nell’operare 3 perche vn’altro harebbe fnggito quella diffi- cultà,e cercato piu torto la grazia,& maggior bellezza dell’edifizio. Tutta q fta opera in fe, per altro èbelliffima, capricciofa, Se difficile: Se non hebbe Leonbattiftafenon grande animo a voltare in que’tempi quella tribuna nel la maniera,che fece.Dal medefimo Lodouico Marchefecondotto pofLeób. a Mantoa, fece per lui il modello della chiefa di s. Andrea, Se d’alcune altre cofe : e per la via d’andare da Mantoa a Padoa,fi veggiono alcuni tempij fat tiiecondo la maniera di coftui, Fu efecutorede’difegni,&modelli di Leon battifta,Salueftro Fancelli Fiorentino architetto,e fcultore ragioneuole: iU quale condufie,fecondo il voler di detto Leonbattifta tutte l’opere,che fece farein Firenze,con eiudizio,e diligenza ftraordinaria.'Et in quelli di Man* toa vn Luca Fiorentino,che habitando poi fempre in quella città, Se moren doui lafciò il nome,fecondo il Filareto,alla famiglia de’Luchi,che vi è ancor hoggi.Onde fu non piccola ventura la fua hauer amici,che intendefleno, fa pedino,e voleffino feruire; percioche non potendogl’archit. ftarfempre in fui lauoro,è loro digrandiffimo aiutovnfedele,&amoreuoleefFecutore3 e fe niuno mai lo feppe,lo fo io beniffimo pei lunga pruoua.
Nella pittura non fece Leonbattiftaopere grandi,ne molto belle, concio fia,che quelle,che fi veggiono di fua mano,che fono pochiffime,non hanno molta perfezzione,ne è gran fatto,perche egli attefe piu a gli ftudi, che al di» fegno^ pur moftraua affai bene,difegnando ilfuo concetto, come fi può ve dere in alcune cartedifua mano,che fono nel noftro libro: nelle quali è di« fegnato il ponte fant’Agnolo,&; il coperto, che col difegno fuo vi fu fatto, a vfo di loggia;per difefa del fole ne’tempi di fiati,e delle piogge,Se de’venti 1'- inueruOplaquale operagli fece far papa Nicola quintOjChehaueuadifègnato
' Yarnc farnemolte altre fimili per tutta Roma,ma la morte vi fi s'interpo/è. Fu 0« pera di Leonb.quella,cheè in Fiorenza fu la cofciadel ponte alla Carraia in vna piccola cappelleria di|N. Donna,cioè vno fcabello cì’altare-, den troui tre ftoriette con alcune profpertiue,che da lui furono affai meglio defcritte con la penna,che dipinte col pennello. In Fiorenza medefimamente è in cafa di Palla Rucellai vn ritratto di fe medefimo,fatto alla fpera,& vna tauoladi fi« gure affai grandi di chiaro,e fcuro.Figurò ancora vna Vinegiajinjprofpetti- ua,& fan Marco jmalefigure,chevi fono furono|códotte da altri maeftri: è quefta vna delle migliori cofè,chefiveggiadifua pittura. Fu Leonb.p- £ònadiciuiliffimi,e lodeuoli coftumhamico de’virtuofi,e liberale,« cortefc affatto con ognuno,& vifiehonoratamente,edagentilhuomo.com’era,tut toil tempo di fua vita. Efinalmenteeflendocondottoin etàaffaiben mata ra,fene pafsocontento,e tranquillo a vita migliore, Iafciando di fe honoia- tifsimonome. .
Fine della ~Vita di Leonbatt'tfla liberti.