Vita di lacoj:o,Gtonarmi,e Genttle Belimi
fP ittoriVmiXiam.
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E cole,che fono fondate nella virtù,ancor che il principio pi-ia molte volte ballo,e vile,vano Tempre in alto di mano in ma-
no : & infino a ch’elle non fon arriuate al fommo della gloria non fi arredano,ne polano già mai,fi come chiaramente poter
te vederli nel debile', e bado principio della cafa de’Bellinijc nel grado in che venne poi,mediante la pittura. Adunque Iacopo Bellini pit
tore Viniziano,efiendo ftatodifcepolo di Gentile dà Fabriano, nella concor renza, che egli hebbecon quel Domenico, che infegnò il colorire a olio ad
Andrea dal Calcagno ; ancor che molto fi affaticalleper venire eccellete nel» l’Arte -, non acquifto però nome in quella, fé non dopo la partita di Vinezìi di elio Domenico . Ma poi ridonandoli in quellacittà, lenza hauer concorrente,chelo pareggia(Ie,accrefcédo femprein credito,e fama,fi fecein modo Ecc.che egli era nella fua profefsicne il maggiore,« piu reputato. Et accio- che non pure fi conferua(Te,ma fi facelfe maggiore nella cala fua, e ne’fucef- lori il nome acquiftatofi nella pittura, hebbedue figliuoli inclinatifsimi al- Tane,e di bello,« buono ingegno ; l’uno fu Giouanni,e l’altro Gentile,alqua le pofe coli nome per la dolce memoria, che teneua di Gentile da Fabriano flato fuo maeftro,& come padre amoreuole. Quando dunquefuronoal- quanto crefciuti i detti due figliuoli-, Iacopo ftelfo infegnò loro con ogni di* ligenza i principjj deldifegno. Ma non pafsò molto,che l’uno,e l’altro auan zò il padre di gran lunga ; ilquale di ciò rallegrandoli molto , fempre gli ina nimiua j moftrando loro, che difideraua ,»che eglino come i Tofcani fra loro medefimi,portauano il vanto di far forza, per vincerli l'un l’altro, fecondo, che ueniuono all’arte di mano in mano 5 coli Giouanni vincdlelufepoi Gé ìile l’uno,e l’ahroje coli lucefsiuamen te. Le prime colè, che diedero fama a Iacopo,furono il ritratto di',Giorgio Cornaro,e di Caterina Reina di Cipri^ vna tauola, che egli mandò a Verona dentroui la pafgione di Chrillo, con molte figure,fra lequali ritralfefe ftelfo di naturale 5 e vna Ilo ri a della croce, laquale fi dice edere nella Icuola di s.Giouanni Euangelifta , lequali tutte,e molte altre furono dipinte da Iacopo con l’aiuto de’figliuoli j & quella viti- ma lloria fu fatta in tela,fi come fi è quali sépre in qlla città coflumato di fare. Vlandouifi poco dipignere,comefi faaltroue, in tauole di legname d’Albe- ro,da molti chiamato Oppio,« d’alcuni Gatticcie. Ilquale legname, che là per lo piu lungo i fiumi, o altre acque, è dolce affatto,e mirabile, per dipi- gnerui fopra 5 perche tiene molto ilfermo quando fi commette con la Maurice. Ma in Venezianon fifanno tauolejefàcendolealcunavolta non li adopera altro legname, che d’Abeto, di che è quella città abondantifsima, per rifpetto del fiume Adice, cheneconduce grandilsima quantità di terra Tedcfca,fenza,cheancone viene pure aliai di Schiauonia. Si coftuma dunque aliai in Vinezia dipignere in tela,o fia,perche non fi fende, e nó intarlai o perche fi pollono fare le pitture di che grandezza altri vuole, o pure per la commodità, come fi dille altroue, dimandarle commodamente doue altri vuole,con pochifsima fpefa,efiitica. Ma fia di ciò la cagione qual fi voglia,la copo,e Gentile feciono comedifopra fi è dettole prime loro’operein tela. E poi Gentile da perfealla detta virimi ftoria delia croce,n’aggiunfe altri lette, o vero otto quadri : Ne’quali dipinfe il miracolo della croce di Chrillo, che tiene per reliquia la detta Icuola*, ilquale miracolo fu quello. Efiendo getta* ta,per non lo che calo la detta croce dal ponte della Paglia in Canale ; per la reuel*enza,che molti haueuano al legno,che vie della croce di ciefu Chrillo, fi gettarono in acqua per ripigliarla, ma cóme fu volontà di Dio, niuno fa degno di poterla pigliare,eccetto, che il Guardiano di quellaficuola. Genti* le adunque,figurando quelta ftona,tiròin profpettiuà in fui Canale grande, molte cafe,il ponte alla Pagliara piazza di s.Marco, Se vnaiungaprocefsio- ned'huominnedonne,che fono dietro al clero. Similmente molti gettati in acqua^aìtriin atto di gettar immola mezzo lotto & altri iu altre maniere, & stri.u /attitudini bellifsime ; c finalmente vi fece il Guardiano detto,che la ripiglia: Nellaqual’opera intiero fu granddsima la fatica,e diligenza di Gentile,confi derandofi l’infinita delle figure,i molti ritratti di naturale, il diminuire delle figure, chefono lontanerai ritratti particolarmentedi quali tutti gl’huo* mini,che allora erano di quella fcuolajo vero compagnia. Et in vltimo uiè fatto con molte belle confiderazioni,quando fi ripone la detta croce. Lequa li tutte ftorie dipinte neifopradetti quadri di tela, arecarono a Gentile gran difsimo nome. Ritiratoli poi affatto,Iacopo da fe,5e cofi ciafcuno de’tìgliuo li,attcndeua ciafcuno di loro agli (ludi dell’ A rte. Ma di Iacopo non farò altra mézione,perche non eflendo fiate Popere lue, rifpetto a quelle de’figliuo li,ftraordinarie,Se edendofi no molto dopo, che da lui fi ritirarono i figliuo li,morto ; giudico efier molto meglio ragionare alungo di Giouanni,e Gen* tile {blamente. Non tacerò già che fe bene fi ritirarono quefij fratelli a viuc* re ciafcuno da per fe,che nondimeno fi hebbero in tanta reuerenza l’un Pai* tro,Se ambidue il padrejche fempre ciafcuno di loro,celebrando l’altro, fi fa ceua inferiore di meriti ; Sejcofi modeftamente cercauano difopratianzarc l’un l’altro,non meno in bontà,e cortefia,che ndl’ecc.delParte. Le prime o* peredi Giouanni furono alcuni ritratti di naturale, che piacquero molto, c particolarmente quello del Doge Loredano,fe bene altri dicono edere fiato Giouanni Mozzenigofratellodi quelPiero, che fu Doge moltoinanziaedo Loredano. Fece dopo Giouanni vna tauola nella chiela di s.Giouanni, all’al tare di S.Chaterina da Siena ; nellaquale,che è adai grande, dipinfe la N.Dó na a federe col putto in collo, s. Domenico > s.Ieronimo,s.Chatetinas.Orfb
la,e due altre Vergini ; Et a piedi della N. Donna fece tre putti ritti, che can- tano a vn libro,belhfsimo. Di loprafecelosfondatod’una volta,invn cala«
mento,che è molto bello. Laqual’opera fu delle migliori, che fu de fiata fat- ta infino allora in Venezia . Nella chiefadis.Iobbedipinfeil medefimo al*
Paitardi elio Santo,vna tauola con molto difegno, e belhfsimo colorita .‘nel laquale fece in mezzo a federe un pocoaltalaN.Donnacol putto in collo, c
S.Iobbe,e s.Baftiano nudi : Seappredo s.Domenico,s.Francefco, s.Gi ouan ni,Ses.Agoftino j e da bado tre putti,che fuonano con molta grazia, e que*
fta pittura fu non folo lodata allora,che fu vifta di nuouo, ma è fiata fimilmé te fempre dopo,come cofa bellifsima. Da queftelodatifsime opere mofsi al*
cuni Gentil’huomini,cominciarono a ragionare,che farebbe Ben fatto, coti l'occafionedi cofi rari maeftri fare vn ornamento di ftorie nella (ala del gran
Configlio,nellequali fi dipignidero le honorate magnificenze della loro ma rauigliofa città,le grandezze,le cofe fatte in guerra,Pimprefe, Se altre cofe fo-
miglianti degne di edere rapprefentatein pittura alla memoria di coloro , che venideno : accioche all’utile,e piacere, che fi trae dalle ftorie, che fi leg-
gono,fi aggiugnede trattenimento all’occhio,Se all intelletto parimente,nel vederedadottifsima mano fattel’imagini di tanti Illuftri Signori, el’opere
egregie di tanti gentil’huomini dignifsimi d’eterna fama, e memoria. A Gio uanni dunque,Se Gentile, che ogni giorno andauano acquiftando maggior
mente,fu ordinato da chi reggeua,che fi allogade queft’opera, e commedo ; che quanto prima feledede principio . Maèdafapere, che Antonio Vini*
ziano,come fi dide nella vita fua,molto innanzi, haueua dato principio adi pignerelamedefima fala,& vi haneua fatto una grande ftoria, quando dal* l’iniiidia,d’alcuni maligni fu forzato a partirli, e non feguitare altramente quellahonoratifsima imprefa. Hora Gentile,o per hauere miglior modo,c piu pratica nel dipignere in tela,che a frefco, o qualunche altra fi fuftela fca- gione, adoperò di maniera, che con facilità ottennedi fare quell’opera non ' in frefco ma in tela , E coli mefioui mano nella prima fece iJ Papa che pfe- fenta al Doge vn Cero,perche lo portafte nella folennita di procefsioni, che s’haueuano a fare. Nellaqualeopera ritrafie Gintile tutto il di fuori di s.Mar co j 3c il detto papa fece ritto in ponti ficaie,con molti prelati dietro. E fimiL mente il Doge diritto accompagnato da molti fenatori. Invn’altra parte fece prima quando l’Imperatore Barbarofia riceue benignamente i Legati Viniziani : E di poi,quando tutto fdegnato fi prepara alla guerra rdoue fono bellifsime profpettiue,6c infiniti ritratti denaturale, condotti con bonifsima grazia,& in gran numero di figure . Nell’altra, che feguita, dipinfeil Papa, che conforta il Doge,& i Signori Veneziani ad armare,a comune fpefa trenta Galee, per andare a combattere con Federigo Barbarofia. Staisi quefto papain vnafediapontificalein Roccetto,& ha il Doge accanto moltiSc catori abballo . Etanco'in quefta parte ritrafie Gentile, ma in altra maniera,r la piazza, e la facciata di s.Marco ; & il Mare con tanta moltitudine d’huomi ni,che è proprio vna marauiglia. Si vede poi in vn’altra parte il medefimo papa ritto, e in pontificale dare la benedizione al Doge,che armato ; &con molti foldati dietro pare,che vada all’imprefa. Dietro a elio Doge fi vede in lunga procefsioneinfiniti Gentil’huomini, & nellamedefima parte tirato in profpettinail palazzo,e s. Marco : Se quefta è delle buone opere,che fi veg giano di mano di Gentile*, fe benepare,chein quell’altra, dotte fi rapprefen ta vna Battiglia Nauale fia piu inuenzionej per efterui un aumero infinito di Galee,che combattono, &c una quantità d’huomini incredibile : & in fom* ma per uederuifi, chemoftròdinon intendere meno le guerre marittime, che le cofedella pittura. E certo rhauerfattoGenrilein quefta opera.nume ro di galee nella battaglia intrigate,foldati,checombattono, barche in prò- fp ettiua diminuite con ragione, bella ordinanza nel combattere, il furore, la forzaladifefa,il ferirede’ioldaii;diuerfe maniere di monre;il fendere dell’acqua che fanno le galee> la confufione dell’onde j e tutte le forti d’arma menti marittimi : e certo dico non moftra l’hauer fatto tanta diuerfità di co fe,fe non il grande animodi Gentile,l’artifizio, l’inuenzione, & il giudizio, Efiendo ciafcuna cofa da per fe benifsimo fatto,e parimeute tutto il compo- fio infieme . In vn’altra ftoria fece il Papa, che riceue,accarezzandolo, il Do« ge,che torna con ladefiderata vittoria; donandogli vn Anellod’oro per ifpo fare il mare.fi come hanno fatto,e fanno ancora ogn’anno i Suceftorifuofiin Legno del uero,e perpetuo Dominio,che di efto hàno meritamente. E in que ila parte Ottone figliuolo di Federigo Barbarofia ritratto di naturale in ginocchioni inanzi al Papa; de come dietro al Doge fono molti foldati armati, cofi dietro al Papa fono molti Cardinali,e Gentil’huomini. Apparifcono in quefta ftoria folamentele poppe dellegalee: efopra la capitana è una vet- to ria finta d’oro a federe,con vna corona in tefta,&:vno feetro in mano. XkB’altre par ti della fa!aafurono allogate le ftorie, che vi andauano a Gio uanni/uanni fratello di Gentile,ma perche l’ordine delle cofe,che ui fece dependono da quelle fatte in gran partejma non finite dal Viuarino,è bifogno che di coftui alquanto fi ragioni.La parte dunqué della fala,che non fece Gentile fa data a far parte a Giouanni,& parte al detto Viuarino; accioche laconcorren zafulfe cagione,a tutti di meglio operare. Onde il Viuarino meflo mano alla parte chegli toccaua,fece a canto all’ultima ftoria di Gentile Ottonefò- pra detto,che fi offerilce al papa, & a Viniziani d’andare a procurare la pace Ira loro,e Federigo fuo padre -, e che ottenutola fi parte, licenziato in fulla fe de. In quefta prima parte,ola' e all’altre cofe, che tutte lono degne di confi» derazione,dipinfe il Vauarino,con bella prolpettiua, vn tempio aperto con fcalee,& molti perfonaggi. E dinanzi al Papa, che è in fedia, circondato da molti fenatori, è il detto Ottone in ginocchioni, che giurando obliga la fua fede. A canto a quefta,fece Ottone Arriuato dinanzi al padre,che lo riceue lietamente -, Se vna profpettiua di cafamentibellifsimajBarbarofta in fedia,c il figliuolo ginocchioni,chegli tocca la mano,accompagnato da molti Gen- til’huomini Viniziani,ritratti di naturale tanto bene,che fi vede.cheegli imi t^ua molto bene la natura. Planerebbe il pouero Viuarino con fuo molto honore feguitato il rimanente della fua parte; Maeftendofi come piacquea Dio per la fatica,e per edere di mala complefsione, morto, non andò piu oltre . Anzi,perche ne anco quefto,che haueua fatto, haueua la fua perfezione,bifognò,che Giouan Bellini in alcuni luoghi lo ritoccafle.
Haueua in tanto egli ancora dato principio a quattro hiftorie, che ordina taménte fèguitano le fopradette. Nella prima fece il detto Papa in s.Marco, ritraendo la detta chiefa come ftaua apunto,ilquale porge a Federigo Barba* rolla a bafciare il piede . Ma quale fi fufte la cagione, quefta prima ftoria diGiouanni fu ridotta molto piu uiuace ,etfenza comparazionemiglio- re,dall’Eccellentifsimo Tiziano. Ma feguitando Giouanni le fue ftorie fece nell’altra il Papa che dice mefla in s.Marco, e che poi in mezzo del detto Jtn peratore;Se del Doge.concede plenaria,Se perpetua indulgenzia, a chivifita in certi tempi, ladetta chiefa dis, Marco, e particolarmente, per l’Afcenfio» ne del Signore. Vi ritraile il didentro di detta chiefa, ;Se il detto rapa in fulle fcalee,che efcono di choro in pontificale,& circondato da molti Cardinali,e gentil’huomini. Iquali tutu fanno quefta vna copiofa,ricca,ebeIla ftoria. Nell’altra,che èdifottoa queftai[fi vede il Papa in Roccetto, che al Doge do na un’ombrella dopo hauerne data vn’altra all’Imperatore,& ferbarone due per fe. Nell’ultima,che vi dipinfe Giouanni fi vede Papa Aleftandro, l’Impe* ratore,Seil Doge giugnereaRoma,doue fuordella portaglièprefentato dal clero,e dal popolo Romano otto ftendardi di varij colori, Se otto trom» bed’Argento,lequali egli dona al Doge j acciol’habbiaper infegnaegli, Se i fuceftori luoi. Quj ritraile Giouanni Roma in prolpettiua al quanto lontana,gran numero di caualli,infiniti pedoni,molte bandiere,Scaltre legni d’ai legrezzafopra Cartel Sant’Agnolo. E perche piacquero infimtamence que fte opere di Giouanni,chelono veramente belli fisime, fi daua apunto ordine1 di fargli fare tutto il reftante di quella fiala, quando fi morì, ellèndo già vecchio . Ma perche infin qui non fi è d’altro, che della fiala ragionato, per non interrompere le’ftorie di quella. Hora tornando alquanto a dietro,diciamo,'che di mano del medefimo fi veggiono molte opere,eia fono vna tiauo!a,chtf èhoggi,in Peferoins.Domcnicoallaltar maggiore. Nellachiefadi S.Za- cheriadi Vineziaalla cappella di s.Girolamo è in vna tauolavna N.Donna con molti fan ti,condotta con gran diligenza, & vn cafaniento fatto con mol to giudizio. E nella medefima città nella lagreftia de’frari Minori detta la Cà grande n’èvn’altra di mano del medefimo fatta con bel dilegno, & buona maniera. Vna fimilmente n’èins.Micheledi Murano, Monafterio de’Mo- naci Camaldolenfi : Se in s.Francelco della Vigna,doue ftanno frati del Zoe* cholo, nella chiefavecchia era in vnjquadro vn Chrifto morto, tanto bello, cheque’Signori efiendo quello molto celebrato a Lodouico vndecimoRc di Francia furono quali forzati,domandandolo egli con iftanza; febémal vo lentieri,acompiacernelo. In luogo-delquale ne fu me fio vn’altrocol nome del medefimo Giouanni,ma non cofi bello, ne coli ben condotto come il pri mo. E credono alcuni che quefto’vl timo,per lo piu, fu He lauorato da Girola lamoMocettocreatodiGiouanni. Nellaconfraternitàparimentedis.Giro lamo è vn’opera del medefimo Bellino di figure piccole molto lodate. Et in cafaM.Giorgio Cornato è vn quadro fimilmente beIIilsimo,dentroui Chri ftojdeofas^ Luca. Nella fopradetta fala dipinfe ancora, ma non già in quel tempojmedefimo vna ftoria; quando i Viniziani cauano del monafterio del laCharità. non fo chePapa;ilqualejfuggitofiin Vinegia) haueua nafeofa- mente leruito per cuoco molto tempo a 1 Monaci di quel Monafterio. Nel- laquale ftoria fono molte figure ritratti di naturale,& altre figure bellifsime. Non molto dopo, edendoln Turchia portati davn Ambafciadorealcuni ritratti al gran Turco*, recarono tanto ftupore, emarauigliaa quello Impera* rore,che fe benejfono fra loro,per la'legge Maumettana prohibirele pitture Faccettò nondimenodi bonifsima voglia, lodando fenza fine il Magifterio, & pArtefice.E che è piu eh iefe,che gli fu de il maeftro di quello mandato.On de confiderandoil fenato,che per edere Giouanni in età, che male poteua fopportaredifagi,fenza,che non voleuano priuaredi tant’huomolaloro cit tà,hauendo egli mafsimamen te allora le mani nella già detta fala del gra Có- figlio ; fi rifoluerono di mandami Gentile fuo fratello; confiderato, che fa* rebbeil medefimo,che Giouanni. Fatto dunque mettere a ordine Gentile, {opra le loro galee loconduflono a laluamentoin Goftantinopoh.Doueel- fendo prefentato dal Balio della fignoria a Maumetto, fu veduto volontari, de come cofa nuoua molto accarezzato : e mafsimamen te battendo egli prefentato a quel prencipe vna vaghifsima pittura,che fu da lui ammirata;ilqua le quali non poteua credere,che vn’h uomo mortale,haueftein fe tanta qua* fi diuinità, che po tede efprimere fi viuamen te le cole della natura. Non vi dimorò molto Gentile,che ritraile eflb Imperator Maumetto di naturale tato bene,che èra tenuto vn miracolo. Ilquale Imperatore,dopo hauer veduto molte Iperienze di quell'arte,dimandò Gcntile,fcglidauail cuor di dipigne refe medefimo ; & hauendo Gentile rilpofto,che fi,non palsò molti giorni) che fi ritrade a vnafpera tanto proprio,che pareua viuo: e portatolo al figno re,fu tanta la marauiglia,chc di ciò fi fece,che non poteua fe non invaginarli che egli hauede qualche diuino fpirito addodò. E fe non tude fiato,che,come fièdetto, èper legge vietato fra Turchi quel efcrcizio ;non hauerebbe quello/quello Imperator mai licenziato Gentile. [Mao per dubbio, che non fimor- morartc,o per altro,fatto lo venir vn giorno a fe, lo fece primieramente ringraziar delle cortefìe vfate,& apprelfo lo lodò marauigliofàmente, per huo« mo eccellentifsimo. poi dettogli,che domandale,che grazia voleffe, che gli farebbe fenza fallo conceduta,Gentile,come modefto,e da benediente altro chiefe,fa!uo,che vna lettera di fauore,per ia quale lo raccomandale al fere- nifsimo fenato,& illiiftrifsima fìgnoria di Vinezia fua patria. 'Ilche fu fatto quanto piu caldamente fi potefle,epoicon honorati doni,& dignità di caua liere fu licenziato. E fra l’alrre cofe,che in quella partita gli diede quel figno- re,oltre a molti priuilegij,gli fu porta al collo vna catena lauorata alla turche fca di pefo di feudi dugento cinquanta d’oro rlaqual ancora fi truoua appref io agliheredi fuoiin Vinezia. Partito Gentile di Goftantinopoli,con teliciffimo riaggio tornò ajVinezia,doue fu da Giouanni fuo fratello,e quali da tutta quella città con letizia riceuuto -, rallegrandoli ognuno degl’ho- nori,che alla fua virtù haueua fatto.Maumetto. Andando poi a fare reuerenzaal Doge,&alla fìgnoria,fu veduto molto volentieri, &comméda to,per hauer egli, fecondo il difiderio loro, molto fodisfatto a quell’ Impera tore. E perchevedertequanto conto teneuano delle lettere di quel précipe, che l’haueua raccomandato, gl’ordinarono vna prouifione di dugento feudi l’anno,chegli fu pagata tutto il tempo di fua vira. Fece Cetile dopo-il fuo ritorno poche opere : Finalmente,ertendo già vicino all’età d’So.anni, dopo hauer fatte quelle,e molte altre opere,parto all’altra vita : e da Giouanni fuo fratello,gli fu dato honorato fepoìcro in s.Giouanni,epaulo l’anno M.DI. Ri maio Giouanni vedouo di Gentile, ilquale haueua fempre amato tenerifsi- mamente,andò,ancor chefurte vecchio,lauorando qualche cola, Se partan- dofi tempo. E perche fi era dato a farritratti di naturale, introduce vfanza in qlla città,che chi era in qualche grado fi faceua,o da lui, o da altri ritrarre, onde! tuttele càfe di Vinezia fono molti ritratti, ein molte de’gentirhuomi ni fi veggiono glande padri loro infino in quarta generazione, & in alcune piu nobili,molto piu oltre j vfanza certo che è fiata fempre lodeuolifsima, e- ziandioapprertogl’Antichi. E chi non fen te infinito piacere, Scontento, oltrel’horreuolezasÒCornamelo,chefanno, in vedere ì’imagmi de’fuoi mag gioii?e mafsimamen'refeperigouerriidelle repubhche, per opereegregie fattein guerra,&in pace,fe per lettere, o per altra notabile,efegnalatavirtu» fono flati chiari,& illuftri ? Età che al tro fine come fi è detto in altro luogo poneuanogl’Antichileimagini degl’huominigrandi ne’luoghi publici, co honorate infcrizzioni,che per accendere gl’animi di coloro,che veniuano al la'virtù,&alla gloria. Giouanni dunque ritraffeaM.Pietro Bembo prima, eh e andafie aliar con Papa Leon e decimo, vna fua inamorata, cofi vaiamente* che meritò eflerdalui, fi come fu Simon Sanefedal primo Petrarca Fio» remino, da quello fecondo Viniziano, celebrato nellefue Rime,comein quel fonetto.
O inugine mid cele purd, Doue nel principio del fecondo quadernario dice, Credo.che'lmioBcUinconUfìgurd. Se quello,chefèguita: &: che mag gior premio poflono gl’ artefici nofìri difiderare delle lor fatiche, che edere dalle/dalle penne de’poeti illuftri cclebratifd com’è anco flato l'eccellentilsimo Ti zianodal Dottifsimo M.Giouannidella Cafa,in quel lonetto,che comincia.
Ben ueggio,Tiziano,in forme ttuoue : Et in quell’altro.
Son quefte Amor le uagbe treccie bionde.
Non fu ilmedefimo Bellino dal famofilsimo Ariorto nel principio del 33.' canto d’Orlando Furiofo fra i migliori pittori della fua età annouerato ? Ma per tornareairoperediGiouanni,cioèalleprincipali, perche troppo farei lungo, s’io volefsi far menzione de’quadri, c de’ritratti, che fono’per le cafe de’gentil’huomini di Vinezia, & in altri luoghi di quello flato : dico,chefe- ce in Arimino al S.Sigifmondo Malatefti in vn quadro grande vna Pietà con due putunijchc la reggono,laquale è hoggi in s.Francefco di quella città.
Fece anco fra gl’altri il ritratto di Bartolomeo da Liuiano Capitano de’.Vini ziani. Hebbe Giouanni molti difcepoli,perche a tutti con amoreuolezza in* legnaua, fra iquali fu già feflanta anni fono Iacopo da Montagna, che imitò molto la fua maniera,per quanto moftranc l’opere fue,che fi veggiono in Pa doua,&: in Vinezia. Ma piu di tutti l’imitò, e gli fece honore Rondinello da Rauenna,delquale fi feruì molto Giouanni in tuitole lue opere. Coftui fece in s.Domenico di Rauenna vna tauola, e nel Duomo vn’altra, che è tenuta i molto bella di quella maniera. Ma quella, chepafsòtutrel’akreopereTue, fu quella che fece nella chiefa di s.Giouanni Battifta nella medefimacittàido ue llanno frati Carmelitani 3 nellaquale,oltre la N.Donna, fece nella figura d’un s. Alberto, loro frate,vna tefta bellifsima,e tutta la figura lodata molto. Stette con eflò lui ancora, fe ben non fece molto frutto, Benedetto Coda da Ferrara, che habitò in Arimini douefece molte pitture 3 lafciando dopoft Bartolomeo fuo figliuolo,che fece il medefimo. Dicefi,che anco Giorgione da Cartel Franco attefe all’arte con Giouanni ne’fuoi primi principij ; ecofi molti altri,e del rreuifano,e Lombai!di,de5quali non accade far memoria. - Finalmente Giouanni eflendo peruenuto all’età di nouata anm,pafsò di ma* le di vecchiaia di quella vita,lafciando,per l’opere fatte in Vinezia fua patria, c fuori,eterna memoria del nome luo ; E nella medefima chiefa, e nello Ilei« fo depofito fu egli honoratamentefepoho,doue egli haueua Gentile luo fra* tello collocato. Ne mancò in Venezia chi con fonetti, &c epigrammi cercai* fe di honorare lui morto, fi come haueua egli viuendo, le, eia lua patria ho* nerato. Nemedefimi tempi,che quelli Bellini vifionoopoco inanzi, dipin* fc molte cofe in Vinezia Giacomo Marzonc, ilquale fra raltre fece in s.Lena alla cappella dell’Aflunzione la Vergine con vna palma,s.Benedetto,s.Lena, c s.Giouanni,ma colla maniera vecchia,Se con le figure in punta di piedi, co me vfauano i pittori,chc furo al tempo di Bartolomeo. da Bergamo &c.