44* -SECONDA PARTE
E lanecefsirà,non hauede sforzati gl’huomini ad edere inge* gnofi,per la vtilità> & comodo proprio : Non farebbe l’/irchi
tetturadiuenuta fi eccellente Se marauigliofa nelle menti» & nelle opere di coloro,cheper acquiftarfi,&' vtile,& fama,fi fo
no efercitatiin quella,con tanto honore, quanto gtornalmen re fi rende loro,da chi conofce il buono. Quefta nccelsnà prima amen te in
dudclefabbriche; queftagh ornamenti di quella j quefta gli ordini, le fta-tue,i giardinai Bagni, <k tutte queli’aitre comodità funtuofe, checiafcuno
brama,& pochi podeggono . Quefta nelle menti degrhuomini ha eccitato la gara, & le concorrcnzie non fidamente degli edìhzij, ma delle comodità
di/di quegli,' Per ilche fono flati forzati gl’Artefìci a diueniremduftriofi,ne' gliordinhde’tirarr inellemachine da guerra; negli edifizij da acque; #:iii t n t't e'q «e 11 e au ti e r t e n z i é; & accorgimenti,che fotte nome di ingegni,#: di acJ chiterture,difordinando gli aduerfari),de accomodando gli àmichfanno,#c.’ bello,#: comodo il mondo. Et qualunchefopragli alcri ha faputo fareque-* fte cofo,'oltra lo edere vfcitod’ogni fua noia,iommamenteèftato lodato, &c i pregiato da tutti gl’altri ; come al tempo de’padri neftri fu il Cecca Fiorentino, al quale ne’di fuoi vennero in mano, molte cole, #: molto onorate 3 & im quelle fi.portò egli tanto bene,nel fermgio della patria fua ; operando con ri' fpiarn*o;& fodisfazzione,#: grazia de’fuoi cittadini ; chele ingegnofe,#: in* duftriofefotichefue,lo hanno fatto fomofo,#: chiaro fra gl’altri egregi,#: lo dati'Artefici. Dicefi, che il Cecca fu nella fua giouanezza legnaiuolo bonifsi mo; #c perche egli haueuaapplicato tutto lo intento fuo a cercare difoperc' iedifficultàde gli ingegni; come fi può condurre ne’campi de’foldati machine da muraglie,fcale da falire nelle città,arieti da rompetele mura, difefe da riparare^ folcati per combattere: #: ogni cola, che nuocere poteffeagli inimici,’#: quelle,cheafuoi amici poteflerogiouar, eflendoegliperfonadi grandifsima vtilirà alla patria fua, meritò,‘che la Signoria di Fiorenza gli dif Ce prouifionecont inua. ' Per ii che quando non fi combatteua, andana pei* il dominio chiedendo le fortezze, #: le mura delle ci ttà, ficcaftelli, ch’erano debili,#: a quelli daua il modo de’ripari,#: d’ogni altra cofa,che bifegnaua. Dicefì,chc le nuuole,che andauanoin Fiorenza, per la fefta di S.Giouanni a procefsionecofa certoingegnofìfsima,e bella,furono inuenzionedel Cec* cha,ilquale allora,che la città vfauadifareaflaifefte, era molto in Amili cofo adópet ato ; È nel vero,come che hoggi fi fìano cotali fefte, e rapprefentazio nhqùàfi del tutto difmeffe.eranofpettacoli molto belli,e lene faceua non pu re nèlle compagnie, o vero Fraternite, ma ancora nelle cafe priuatede gen- ril’huomini,iquaIi vfouano di far certe brigate,#: compagnie,#: a certi tempi trouarfralìegramen te infìeme ; efra efsi fempre erano molti Artefici galantuòmini , che feruiuano,oltreall’eflere capricciofi, epiaceuoli;afar gl’apparati dì cotali fefte. Ma fra l’altre, quattro folennifsime, epublichefl faceuano quafiogni anno, cioè vna per ciafcun quartiere eccetto s.Giouan* ni,per la fefta delquale fi focena vnafolennifsimaprocefsione come fi dira. Santa Maria Nouella quelladi Santo Ignazio 3 santa Croce quella di s.Bar tolomeo,detto s.Baccio 3 s.Spirito quelladello Spirito Santo ; #:il Carmine quella dell’Afcenfione del Signore,e quella dell’Aflunzione di N.Donna ♦ « Laquale fefta dell’Afcenfione, perché dell’altre d’importanza fi c ragionato, o fi ragionerà era belhfsima ; conciò fufTe, che Chrifto era leuato difopra vn monte benifsimo fatto di legname, da vna nuuola piena d’Angeli, e portato in vn Cielo ; lafciando gl’Apoftoli in fui monte,tanto ben fatto, che era vna marauigl ia,e mafsimamenteeflendo alquanto maggiore,iJ detto cielo, che- quello di s.Felite inPiazza,ma quafi con i médefimi ingegni. E perche la det ta chiefa del Carmine,dòue queftà Rapfèfentazione fi faceua,è piu larga affai^ piu alta che quella di s.Fehce,oltre quella parte,che riceueua il Chrifto,. fi accòmmodaua alcuna volta,fecondo, che parenàvn altro cielo fopra la tri buna maggióre, nelqualèalcune ruotegrand^fattea guifo d’tArcolai, che dal cctroalla luperficie,moueuano con bellilsimo ordinedieccgiri,peridie ci-cieli,erano tutu pieni, di lumicini raprefentanti le ftelle -, accommodati in lucernine di rameiconvna {chiodatura,che Tempre,che la ruota giraua,refta uanoin piombo,nella maniera,che certe Ianrernefanno s chehoggi fivfano comuneraen te da ognuno. Di quello cielo, che era veramente cola bellifsi- ma,vfciuano due canapi grofsi tirati dal ponte o vero tramezzo, che è in det ta chiefa, fopra ilquale fi faceua la fefta 3 a i quali erano infunate per ciafcun capo d’unabraca,come fi dice,due piccole taglie, di bronzo, chereggeuano vn ferro ritto nella Bafe d’un piano, fopra ilquale ftauano due Angeli legati nella cintola, che ritti veniuano contrapefati da vn piombo,che haueuano, (òtto 1 piedi,e un’altro,che era nella bafa de! piano di {otto, doue polauano ilquale anco gli faceua venire parimente vniti. Et il tutto era coperto da mol ta,ebé acconcia bambagia, che faceua Nuuola,piena di Cherubini,''Serafini,, & altri Angeli cofi fatti di diuerfi colori,et molto bene accommodati. Quelli,alien tadofi un canapetto di fopra nel cielo ueniuano giu pi duemaggiori in fui detto tramezo.doue fi recitaua la fefta : e annuziato a Chrifto il luo do uer falir in Cielo,o fatto altro uffizio j perche il ferro,dou’erano legati in citi tola era fermo nel piano,douepófauan i piedi,e figirauan intorno intorno j qn erano viriti,e.quàdoritornauano poteuan far reueréza,e voltarli fecódo, che bilognaua,onde nel tornar in fu,fi voltaua verfo .1 Cielo,e dopo erano p. fimile modo ritirati in alto.Quelli ingegni dunque,e qfte inuenzioni fi dice, che furono del Cecca: perche le bene molto prima Filippo Brunelefchi,n’ha, ueua fatto de’cofi fatti,vi furono nondimeno con molto giudizio,molte co* fe aggiunte dal Ceccha. E da quelle poi venne in penfiero al medefimo di fa re le Nuuole,che andauano perla città à procefsione ogni anno la vigilia di s.: Giouanni 3 e Palrre cofe,che bellifsime fi faceuano. E ciò era cura di coftui, per effere,come fi è detto pedona,che feruiua il pubhco. Hora dunque non farafenon benecon quella occafionedire alcune ccfe, che in detta fefta, e procefsione fi faceuano. accio ne pafsi a 1 pofteri memoria, efféndofi hoggi, per la maggior parte,difmelle. Primieramente adunquela piazza di s.Gio* panni fi copriua tutta di tele azurre, piene di cigli grandi fatti di tela gialla ^ Se: cucitiui lopra. E nel mezzo erano in alcuni tondi pur di tela, e gradi brac eia dieci l’Arme del popolo,& comune di Firenze,quella de’Capitani di par teguelfa,& altre:& intorno intorno negl’eftremi del detto cielo,che tutta la piazza,coinechegrandifsimafia,ricopriua,pendeuano Drappelloni pur di tela dipinti di varie imprefe*,d’armi di Magiftrati', e d’Arti 3 e di molti leoni che fono vnadell’infegne della città. Quefto Cielo, o vero coperta cofi fatta era alto da terra circa venti braccia 3 polaua fopra gagliardifsimi canapi attac chati a molti ferri ,jchc ancor fi veggiono intornoal témpiodi s.Giouanni, nella facciata di s. Maria del Fiore,e nelle cafe,che fono per tutto intorno intorno alla detta piazzai fra l’un canapo, c l’altro erano funi, chefimilmente fofterieuano quel cielo,che per tutto era in modo armato,e particolarmente in fucd’eftremi di canapini funi,e di foppanni,c fortezze di tele doppie,c ca« ncuacci,che non è polsibile imaginatfi meglio. E che èpiu,erain modo, Se con tanta diligenza accomodate ognicofa, che ancora, che molto fuflero dal vento,che in quel luogo può affai, d’ogni tempo, come fa ognuno} gon«fiate,& molle le vclej non pero poteuano elTerelblleuate,nefconce inmo* do nelTuno. Erano quelle tende di cinque pezzi, perche meglio li potefsi* no maneggiare, ma polle fu tutte lì vniuano infieme,elegauano,e culciua- no di maniera,chc pareua vn pezzo folo. Tre pezzi copriuano la piazza,& lo lpazio,che èfra s.Giouanni, 8c s.Maria del Fiore ; & quello del mezzo haue- ua a dirittura delle porte principali-, detti tondi con l'arme delcomune. E gl altri due pezzi copriuano dalle bande. Vno di verfo la Mifericordia,e Tal irò di verfo la canonica,«Scoperà di s Giouanni. Le nuuole poi, che divarie {orti fi feceuano dalle compagnie,con dinerfeinuenzioni, lì fàceuano generalmente a quello modo. Si faccua vn telaio quadrodi tauole alto braccia i. in circa, che in fu le celle haueui quattro gagliardi piedi fatti a vfo di trefpoli da tauola,& incatenati a guifa di trauaglio. Sopra quello telaio erano in ero ce due tauole larghe braccia vno, che in mezo hanèuano vna buca di mezzo braccio,nellaquale era vno Itile alto,fopra cui lì accomodaua vnaMandorla, dentro laquale,che era tutta coperta di bambagia,di Cherubini,edi lumi, e altri ornamenti ; era in un ferro altrauerfo polla o a federe, o ritta lecondo , che altri voleua,vna perfona, che rapprefentaua quel fanto’, il quale principalmente da quella compagnia,comeproprio auuocato,eprotettoreh hono raua. O vero vnChrillo, vna Madonna,vn s Giouanni,o altro ; I panni del laquale figura copriuano il ferro in modo,che non lì vedeua* A quello me- defimo Itile erano accommodad ferriche girando piu balsi,efotto la Mandorla,faceuano quattro,o piu o meno, rami limili a quelli d’un Albero, che negl’ellremi con limili ferri,haueua per cialcuno vn piccolo fanciullo vellito da Angiolo E quelli,fecondo,che voleuano,girauano in fui ferro, doue po fauano i piedi,che era gangherato. E di cofi fatti rami fi faceuano taluolta dueo tre ordini d'Angeli,o di Santi j fecondo,che quello era, che fi haueua a rapprefentare. E tutta quella Machina,elo Itile,& 1 ferri, che talloraface- ua vn Giglio,tallora vn’Albero e fpeiTo vna Nuuola,o altra colà limile, fi co- priua di bambagia,&: come fi è detto di Cherubini, Serafini,(Ielle d’oro, 6c altri cotali ornamenti. E Dentro erano facchini,o uillani, chela portauano fopra le {palle iquali fi metteuano intorno intorno a quella tauola, che noi habbiam chiamato-telaio, nellaquale erano confitti fotto doue il pefo pofa- ua lopra le fpalle,loro guanciali di cuòio pieni o di piuma,o di bambagia, o d’altra còfa limile,che acconfentilfe,efuflemorbida. E tutti gl’ingegni,e le falite,6c altre cofe erano coperte come fi è detto di fopra con bambagia, che fàceua bel vedere,e fi chiamauano tutte quelle Machine .NVYOLE, Die tro veniuano loro caualcate d’huomini, e di (ergenti a piedi in varie forti, fecondo la ftoria,che fi rapprelentaua j nella maniera chehoggi vanno dietro a carri,o al tro,che fi faccia in cambio delle dette Nuuole: della maniera del* lequali ne ho nel noftro libro de’difegni alcune di mano del Ceccha molto ben fattele ingegnofi veramente,e piene di belle cunfiderazioni Con Fin* uenzione del medefima fi faceuanaalcuni fanti,cheandauano,o erano por tati a procelsione o morti,o in uarij modi tormentati. Alcuni pareuano paf> fati da vna lancia,o da vna fpada, A ltri haueua un pugnale nella gola, de altri altre cole limili per la perfona. Delqualmododi fare, perche hoggi è no Ùlsimo1che fi fa con fpada, lancialo pugnale rotto > che con vn cerchietto di
fette/r ferrò fiada eia! cuna parte tenuti ftretti,edi rittótro; léuatonea mifuraquef là parte; che ha da parere fitta nel perfona del ferito ; non ne dirò.alrro. Batta,che per Io piu fi truoiia, che furono inuenzionedel Ccocha. IGiganti ttmilmente,chein detta fella andauano attorno,fi faceuanòa qfto modo: Al cuni molto pratichi>nell’andarin fui trampoli,o come.fi diceàltrouein lui« lezàche,ne hceuano fare di quelli,che erano alti cinque,e fei braccia da ter* ra,«3e fafciategli,6cacconcigli in modo,c5 Matthere grande,«Scaltri abbiglia menti di panni,o d’arme fintejche haueuano membra,Accapo di Gigante.vi mótauano lopra, e deliramente caminando,pareuano verameriteCiganti. Hauendo nondimeno inanzivno, chefofteneuano vua picca, l'opra laquale con vna mano fi appoggiaua etto Gigante ; ma per fi fatta guila però che pare ma,che quella picca tulle vna Ina Arme,cioè omazza,o lancia o vii gran Batta glio,come quello che Morgan te vfaua fecondo i poeti Romanzi eh portare. Et fi cornei Giganti,coli fi faceuanoanche delle gigantefles, che certamente faceuano vn bello,«Se marauigliofò vedere. I fpiritelli poi da quelli erano dif ferenti,perche lenza hauere altra,che la propria forma,andauano in fu 1 detti trampoli alti cinque,e fei braccia,in modo,che pareuano proprio {piriti. Ec equetti anco haueuano inanzivno,che con vnapiccagl’aiutaua. >Si racconta nondimeno, che alcuni eziandio, fenza punto appoggiarli a cola veruna, in tanca altezza caminauano benifsimo. E chi ha pratica de’ceruelli Fiorentini fo che di quello non fìfaràalcuna marauiglia: perche, lattiamo ftarc quello da;Montughi di Firéze,che ha trapattati nel lalir, egiocolare fui cmapo,quà tiinfinoahora nelono flati ; chi haconofciuto uno, cheli chiamarla Ruut« dino, ilquale morì non fono anco dieci anni, fa che il falire ogni altezza fopra vn canapo,o fune; il falcar dalie mura di Firenze in terra, «Se andare in fu trampoli molto piu alti, che quelli detti difopra, gli era cofi ageuole cornea ciattuno caulinare per lo piano .La onde non è marauiglia le gl’homini di que’tempi,che in cotahcofe,o per prezo;o peraltro fi efercitauano, faceuano quelle,che fi fono dette di fopra,ó maggióri cofe. • r«-
Non parlerò d’alcuni ceri,che fi dipigneuanoin varie fantafie,ma goffi tato, che hanno dato il nome a i dipintori plebei *, onde fi dice alle cattiue pitture; fantocciydaceri ; perche non mette conto j dirò bene, che al tempo del Cec cha queftijfurono in gran parte dilmesfi,«Sc in vece loro fitti i carri, che fimi li ai triomfali fono hoggi in ufo. Il primo de’quali fu il Cero della Moneta, ilquale fu condotto a quella perfezzione,che hoggi fi vede j quando ogni ati no per detta fetta è mandato fuori dai Maeftri,e Signori diZeccha,con vns. Giouanni in cima, e molti altri fanti, Se Angeli da baffo, e intorno ; rappre» fentatida perfone viue. Fu deliberato non è molto , chele ne facette per eia* fcun cartello,che offerifee Cero vno,e ne furono fatti infino in dieci,per ho* norare detta fetta magnificamente, ma non fi.feguitò per gl’accidenti che po co poi foprauennero. Quel primo dunque della Zecca,Fu p ordine del Cec* cha,fatto da Domenico,Marco,e Giuliano del Tatto, che allora erano de’pri mi maeftri di legname, chein Fiorenza lauoratteno di quadro, e d’intaglio : & in etto fono da etter lodate aliai,oltre all’altre cofe, le ruote da batto,che fi fchiodano,per potere alle fuolce decanti girare quello edifizio,«Sc accommo . • ■ darlo/U?/darlo di manieratile {crolli meno,che fia pofsibile j Se mafsimamcnte per ri {petto di coloro,che di lopra vi ftanno legati. Fece il medefimo vn edilìzio per nettare, Se racconciare il mufàico della tribuna di s.Giouanni, che fi gi- raua,alzaua, abbaflaua,'&accoftaua fecondo, che al tri voleua; &con tanta *geuolczza,che due perfone lo poteuano maneggiare : Laqualcofà diede ai Ceccha reputazioncgrandifsima. -Coftui quando i Fiorentini haueuano l’efTcrcito intorno aPiancaldoli,con l’ingegno luo fece fi, cheiSoldati vi en* trarono dentro per via di Mine lenza colpo di fpada * Dopo feguitando piu' oltre il medefimo cfercito a certe altre cartella, come volle la mala for tc,uo- lendo egli mifurarc alcune altezze in vn luogo difficile, fu occifo : perciochc hauendo mcrto il capo fuor del muro,per mandar vn filo abbailo , vn prete, checrafra'gl’Auuerfàrijiqualipiu temeuano l’ingegno del Ceccha, chele forze di tutto il campo,fcaricatoli vna baleftra a paca, gli conficcò di forte vn verettòne nella tcfta,che il pouerello di fubito,fc ne morì. Dolfe molto a tue to Federato,& a i fiioi Cittadini il danno,e la perdita del Ceccha. Ma non vi effendo rimedio alcuno,ne lo rimandarono in caffa a Fiorenza, doue dal* leforelleglifudatahonoratafepoltura in s.PieroScheraggio: Se (otto il Tuoi ritratto di marmo fu porto lo infrafefitto Epitaffio.
labrum Mdgifler Cicca-, natus oppidts yel obfidendis, “VelTuendis Hìc u- cet. Vtxit ann.x x x xi.Men.iv.Dies x 111 i.obijt prò patria Telo iftus. Pis Sororesmommcntmnjecerunt M.CCCCLXXXXVUII.