VITA DI DOMENICO GHIRLANDAIO
PITTORE FIORENTINO. •
DOMENICO di Tommalo del Ghirlandaio . Ilqualeper la vir-tù , de per la grandezza de per la moltitudine dell’opere,fi può, dire vno de principali de piu eccellenti maeftri dell’età Tua. Fa dalla natura fatto per eiler .pittore : de per quello non obftan* te la difpofitione in contrario di chi l’hauea in cuftodia (che molte volte impedifee i grandifsimi flutti de gli ingegni noftri occupandoli in cofe doue non fono atti, deuiandolida quelle in che Fono naturati ) lequé, du Vinftintò naturale fece a fe grandifs. onore,& utile all’arte, de a fuoi,& fu dilettogràde della età fua.Quelli pollo dal padre all’arte fua dell’o rafo,nella quale egli era piu che ragioneuole maellro 5 e di fua mano erono la maggior parte de voti di argento, che già fi conferuauano neH‘armario della Nuntia* ta,6delampane d’argento della cappella,tutte disfatte,nell’afledio della città l’anno 1519 FuTommaloil primo chetrouafsi,&mettefsi in opera,quell’or xiamento del capo delle fanciulle Fiorentine, che lì chiamano Ghirlande, dondene acquili© il nomedcl Ghirlandaio: non folo per ellernelui il pri* mo inuentorè,ma per hauerne ancho fatto vn numero infinito,& di rara bel lezza, tal che non parea piacefsin le non quelle che della fua bottega fulfero vfeite. Pollo dunque all’arte dell’orefice j non piacendoli quella, non rellò di continuo di difegnare. Perche eflendo egli dotato dalla natura d’uno fpi rito perfetto, &d’un gullo mirabile, de giudiciofo nella pittura ; quantun-que Orafo nella lua fanciullezza folle, fempre al dilegno attendendo venne fi pronto, de prello, de facile-, che molti dicono, che mentre, che all’Orefice dimoraua,ritraendo ogni perlona,che da bottega paflaua li faceua fubito fo-
migliare. Come ne fanno fede ancora nell’opcre lue infinite ritratti, che fo- no di limili tudini viuilsime» Furonolefueprimepitturein Ogni Santi la cappellade’Vefpuccijdou’è vn Cimilo morto, de alcuni santi, & fopravno arco vna Milericordia 5 nellaquale è il ritratto di Amerigho Vefpucci, che fe ce le nauigazioni dell’ Indie : de nel Refettorio di detto luogo fece vn cenaco lo afrefeo. Dipinfe in s.'Croce all’entrata della chiefa a man delira la lloria di s.Paulino. Ondeacquillando fama grandifsima, e in credito venuto, a FrancefcoSalIctti lauorò in s.Trinita vna cappella con illorie di s.Francefili laquale opera è mirabilmente condotta,&da lui con grazia,con pulitezza,di con amor lauorata. In quefta còtrafeceegli,e ritraile il Ponteas.Trimta,col palazzo de gli Spini : fingendo nella prima faccia la lloria di s.Francefco qua do apparifeein aria, de refufeita quel fanciullo. noue fi vede in quelle don« ne,che lo veggono refufcitare,ildoloredeIIa morte,nel portarlo alla lepoltu ra, de la allegrezza,&la marauiglia nella lua rcfurrefsione. Ccntrafeceuii frati,che elcon di chiefii co’bechini dietro alla croce,per fotterrallo,fatti mol to naturalmeiitc. Et coli altre figure che fi marauigiiano di quello effetto, eh e non danno altrui.poco piacere. Doue fono ritratti Malo de gli Albizzi : M.Ag nolo Aeriamoli, M Palla Strozzi notabili Cittadini :5c nelle hillorie di quella città,affai nominati. In YQ altrafece quando s.Francefco prelente il/il Vicariorifiutala ereditàa Pietro Bernardone Tuo padre; & piglia l’abito di ficco,cignendofi con la corda , Et nella faccia del mezo, quando egli va a Roma a Papa Onorio, Se fa confermar la regola fua, prefintando di Genna io le Rofe a quel Pontefice. Nellaquale ftoria linfe la là la del Conciftoro co’ Cardinali,che fedeuano intorno ; &: certe fcalee,che faliuano in quella 5 acce nando certe meze figure ritratte di naturale,Se accomodandoti! ordini d’ap poggiatoi per la (alita. Et fra quegli ritraile il Mag. Lorenzo vecchio de’Me- dici. Dipinfiui medefimamente quando fin Francefilo riceue le (limite. Et nella vluma fece quando egli è morto,Se che 1 frati lo piangono ; doue fi ve* de vn frate,che gli baciale mani ; ilqualeeffetto non fi può efprimer meglio nella pi ttura,lenza,che e Ve vn velcouo parato co gli occhiali al nalo> che gli cantala vigilia ; che il non fin tirlo filameli telo dimoftra dipinto. Ritraile in due quadrighe mettono in mezzo la tauola,Francefco SafTetti ginocchio ni in vno,& ne l’altro M.Nera fua donna,&i luoi figliuoli,ma quefti nell’hi ■ftoriadilopra doue fi rilulcira il fanciullo, con certe bellegiouani della me* defitna famiglia,che non hopotuto ritrouari nomi; tuttecon gl’habiti, Se portature di quella età,cola,che non èdi poco piacere. Oltra, ch’e’fece nella volta quattro Sibille,& fuori della cappella vn’ornamento sopra l’arco nel* la faccia dinanzi,con vna ftoria dentroui quando la Sibilla Tiburtina fece adorar Chrifto a Ottauiano Imperatore : che per opera in frelco è molto pia ticamen te condotta -, Se con vna allegrezza di colori molto vaghi.Et infume accompagnò quefto latioro con vna tauola pur di iua mano lauorata a tempera; quale ha dentro vna nariuitàdi Chrifto,da far marauigliareogni per* Iona intelligente,doue ritraile fi medefimo,e fece alcune tefte di paltori, che fono tenute cofa duiina Dellaquale Sibiliate d’altre cofidi quell’opera fono nel riortro libro difegni belhfsimi fatti di chiaro fiuto, et particolarmente la profpettiuadel ponre'as.Trinita.Dipinfca’ftati Ingiefuati vna tauola per Tal tar maggiore con alcuni fanti ginocchioni,cioè s.Ginfto vefiouodi Volterra,che era titolo di quella chiefa,s.Zanobi velcouo di Firenze,vn’angeloRaf faello,& un fin Michele armato di bellifsime armadure, Se altri fanti .• E nel vero.meritain quefto lode Domenico,perche fu il primo, che cominciafteà contrafar con i colori alcune guernizioni,& ornamenti d’oro, chejinfino al* lora non fi erano vlate.Et leuò via in gran pai te quelle fregiature, che fi face uano d’oro a mordente, o a bolo ; lequah erano piu da drappelloniche da maeftri buoni. Ma piu,che l’al tre figure è bella la noftra Donna, che ha il fi-'ghuolo in collo,& quattro angioletti à torno. Quella tauola, che per cofia tempera non potrebbe meglio efter lauorata,fu polla allora fuor della porta a Pinti nella chiefa di qne’fran ; Ma perche ella fu poi,come fi dirà altroue,ro pinata,ell’è hoggi nella chiefadi s.Giouannino dentro alla porta à s rier gat •folini, doue è il conuento di detti Ingieìuati. Et nella chiefa di Ceftello fece vna tauola finita da Dauid,& Benedette fuoi fratelli, dentroui la vifita zioliedi noftra Donna,con alcune tefte di femmine vaghissime,e bellifsime.
Nella chiefa degl’innocenti fece a tempera vna tauola de’Magi, molto loda- tà.Nellaquale fono tefte bellifsime d’aria, Se di fifonomia vane, cofi digio* uani,comedi vecchi j Se particularmente nella teftadella noftra Donna li co nofte quella honefta bellezza,& grazia, che nella madre del figliuol di Dio, può efter fatta dall’arte. Et in s. Marco al tramerò della chicfa vn’ altra tatto la,6c nella foreftieria vn cenacolo, con diligenza l’uno,Se l’altro condottor&c in caladi Gio.Tornabuoni vn tondo conia ftoria de’Magi fatto con diligen za. A Ilo Spedaletto per Lorenzo vecchio de’Medici,la ftoria di Vulcano5, do ue lauorano molti ignudi fabricando con le martella faette a Gioue. E in Fio renza nella chiefa d’ogni Santi,a cócorrenza di Sandro di Botricello, dipinte afrefcovn fan Girolamo,che hoggi è allato alla porta,che va in coro, intor no alqualefece vna infinità di inftrumenti di libri da perfone fludiofe. Quella pittnra,infiemecon quella di Sandro di Botticello , cflcndooccorlb a’frati leuare il coro del luogo doue era ; è ftata allacciata con ferri,e trappor tata nel mezzo della chiefa,lenza Iefione,in quelli proprij giorni, che quelle vite la feconda volta fi ftampano. Dipinfc ancora l’arco lopra la porta diS. Maria Vghi,& vn Tabcrnacolino all’arte di Linaiuoli, firmimele vn s. Gior gio molto bello, che ammazza il ferpente nellajmcdefima chiefa d’Ogni San ti. Et per il vero egli intefè molto bene il modo del dipignerein muro:& facilifsimamente lo lauoro 3 ellendo niente dimanco nel comporre le lue co Le molto leccato. Eftcndo poi chiamato a Roma da Papa Siilo 1111.a dipi* gnerc con altri maeftri la fua cappella. Vi dipinfe quando jChrifto chiama a £c dalle reti Pietro, &c Andrea ; E la relurrefsione di elTo lelu Chrifto -, del- Jaquale hoggijèguada la maggior parte per edere ella lopra la porta ; relpet« to alo haueruifi hauuto a rimetter vno architraue,che rouinò. Era in que* fti tempi medefimi in Roma Francefco Tornabuoni honorato, & ricco mercante, & amicilsimodi Domenico,alqualc ellendo morta la donna lopra par to,come le detto in Andrea Verrochio,Sc hauendo, per onorarla come fi co ucnia alla nobiltà loro, fiutole fare vna fepoltura nella Minerua tolle anco> che Domenico dipignefte tutta la faccia doue ell’erafepolta . Et oltre aque- fto vi facelTe vna piccola tauolctta a tempera. La onde in quella parietefece quattro ftorie; dua di s.Giouanni Badila,& due della N.Donna : lequali vera mente gli furono allora molto lodate. Et prouò Francefco tanta dolcezza nel la pratica di Domenico : che tornandofene quello a Fiorenza con honore,& con danari, lo raccornandòpcr lettere a Giouanni fuo parente, fcriuendoli quanto e’io hauefte leruito bene in quell’opera 3 e quanto il Papa fu (le fati f- fatto de le file pitture. Lequali cofe’vdendoGiouanni,’cominciòadifignare di metterlo in qualche lauoro magnifico da honorare la memoria di fe mede fimo,& da arrecare a Domenico rama,& guadagno. Era per auuentura in s. Maria Nouella, conuento de’frati Predicatori la cappella maggiore,dipinta giada Andrea Orgagna 3 Laquale per edere fiato Jmal coperto il tetto della volta,erain piu parti guada da l’acqua. Perilche già molti Cittadini l’haue« uano voluta raftettare,o verodipignierla di nuouo : Ma 1 padroni che erano quelli della famiglia de’Ricci, non le n’erano mai contentati) non potendo #fsi far tanta fpefa; ne volendoli rifoluere a concederla ad’altrui,chelafacefi- fe, per non perdere la iuridizione del padronato, & il legno dell’arme loro lelciatagli dai loro antichi. Giouanni adunque defidcrofo che Domenico gli facefte quella memoria; fi mifle intorno a quella pratica jtentando di- uerlc vie. Et in ultimo promille a Ricci far tutta quella fpefa egli, &c che gli Aicompeufercbbcin qual tofaj sfarebbe metter l’arme loro nel piu euiden te,5i honorato luogo, che filile in quella cappella ;• Et coli rimali d’accordo, e fattene contratto} einftrumento molto ftrettodel tenore ragionato difo- pra, LogòGiouanni a Domenico quella opera, con le ftoric medefime clic erano dipinte prima} eféciono,che il prezzo filile ducati mille dugentod’o* ro larghi ; &in calò,che l’operagli piacèlfejfufsino dugentopiu. Perii che Domenico mife man all’opera; ne rcftò, che egli in quattro anni l’hebbe fi- nita}ilche fu nel M C C C C L X X X V. con grandifsimalàtisfazzione, Si conten» to di elio Giouanni. Ilqnale chiamandoli feruito, Si confellando ingenuar mente, che Domenico haueua guadagniati i dugento ducati del piu} dille che harebbe piacere, che e’ li con tentalie del primo pregio : Et Domenico, che molto piiiftimaua la gloria, Si l’onore, chelericchezze,glilargifubito tutto il reflante : -Affermando che haueua molto piu caro lo auergli fatisfat tO} che lo ellere contento de’l.'pagamento. Appreflo Giouanni fece fare due armi grandi di pietra l’una de’Tornaquiuci, l’altra de’Tornabuoni} Si metterle ne’pilaflri fuori della cappella. Et nell’arco altre arme, di detta fami* glia,diuifa in piu nomi, Si piu arme cioè oltre alle due dette Giachinotti,Po polefchi,Marabotini, & Cardinali. E quando poi Domenico fece la tauola dello altare,nello ornamento dorato, lotto vn’arco che per fine di quella tauola fece mettere il Tabernacolo del Sacramento bcllifsimo} Si nel Fronti» fpizio di quello fece vn Scudicciuolo d’un quarto di braccio jdentroui l’arme de’Padron detti, cioè de Ricci. Et il bello fu allo feoprire della cappella perche quelli cercarono con gran romore de l’arme loro: Si finalmenne non vela vedendo ; fe nandarono al Magillrato degli Otto ; portando il contratto r. Per fiche, mollrarono i Tornabuoni ellerui polla nePpiu cuidente Si o» norato luogo di quell’opera, di benché quelli efclamalsino, che ella non fi vedeua:fulor detto, che eglino haueuano il torto: & che hauendola fatta metter in coli honorato luogo,quanto era, quello, efiendo vicina al Santi!» fimoSagramentofenedoueuanocontentare. Etcofifudecilbchedouefle ftarej per quel magillrato come al prefentefi vede. Ma fe quello parelfe ad alcuno fuor delle cofe della vita,che fi ha da fcriuere j non gli dia noia : perche tutto era nel fine del tratto dellahnia penna. Et ferue fe non ad altro, a mollrare’quanto la pouertàè preda delle ricchezze: &che le ricchezze acó- pagniate dalla Prudezia,códucono a fine,&r seza biafimo ciò che altri vuole.
Ma per tornare alle belle opere di Domenico ; lòno in quella cappella pri mieramente nella volta iquattro Eliangelilli maggiori denaturale. 8c nella pariete della finellra,lloriedi s. Domenico, Si s.Pietro Martire,es.Giouan nixpiando vani deferto,& la N. Donna annunziata dall’Angelo, Si molti Sa ti auuocati di Fiorenza Ginocchioni fopra le fincllre,& dappiè v’è ritratto di naturale Giouanni Tornaboni da man ritta,& la donnajlua da man finillra, che dicono elfer molto naturali. Nella facciata delira fono fette llorie, fcom partite lei di fotto in quadri grandiquanto tien la fàcciatajSc vna vltima dilò pra larga quanto fon due illone,& quanto ferra l’arco della volta,Et nella fi nillra altrettante dfs.Giouanni Badila. La prima della facciata delira è quan do Giouacchino fu cacciato del Tempio} doue fi vede nel volto di lui efpref« fa lapacicnzia ; come in quel di coloro il difpregio, Se l’odio, chei Giudei ha ueuano a quelli,che fenza hauere figliuoli veniuanoa’l tempio ♦ Et fono in quefta ftoria da la parte verfo la fineftra ; quattro huomini rittatti di natura le,l’un de quali cioè quello che è vecchio, tic rafo, è in Cappuccio rodo, è A- leflo Baldouinetti,maeftro di Domenico nella pittura, & nel mufaico. L’altro che è in capegli,5c che fi uene vna manò al fiancho,& ha vn mantello rof lo, & Cotto vna vefticciuolaazurra, è Domenico dello maeftro dell’opera; ri trattofi in vno (pecchie da fé medefimo ; Quello che ha vna zazzera nera co certe labbra grolle, è Baftiano das.Gimigiano fuodifcepolo & cogniato,8c l’altro che voltale (palle, &ha vn berettinoin capo, è Dauitte Ghirlandaio pittore Tuo fratello; i quali tutti per chi gli haconofciuti,fi dicono eflcr vera mente uiui, Snaturali. Nella feconda ftoria*, è la NatiuitàdelIaN. Donna fatta con vna diligenzia grande; fk tra le altre cofe notabili, che egli vi fece, nel calamentooprofpettiua,è vna fineftra cheda’l luriie a quella camera; la quale inganna chi la guarda. Oltra quefto mentre s. A nnaè nel Iettò, e certe donne la vifitano,pofe alcune femmine, che lauano la Madonna con gran cu ra,chi mette acquatili fa lefàfcie,chi fa vn feruizio,chifa vn’altro, & mentre ogniuna attende al (uo,vi è vna femmina, che hain collo quella puttina, & ghigniando la fa ridere,con vna grazia donne(cha,degna veramente di vno pera Cimile a quefta,oltre a molti altri affetti che Cono in ciaCcuna figura. Nel la terza che è là prima Copra, è quando la N. Donna faglie i gradi del Tempio, doueèvn caCamento,che fi allontana affai ragioneuolmcnte dall’occhio ; òl- tra che v’è vno ignudo, che gli fu allora lodato; per'nòn fene v(ar mólti ; ancor che e’non vi fu (Te quella intera perfezzione: come a quegli cheli Con fàc ti ne’témpi noftri ; per non ellereeglino|tanto eccellenti. Accanto a quefta è lo(poCalizio diN.Donna ; douedimoftrò la colleradi coloro, cheli sfogano nel rompere le verghe,che non fiorirono come quella di Giufcppo ; la quale iftoria è copiofa di figure in vno accomodato cafamento. Nella qnin ta fi veg gonoarriuarei Magi in Bettelem con gran numero di huomini, caualh, e dromedari],Se altre cofe varie; ftoria certamente accomodata. Et accanto aquefta,è la Cefta laquale è la crudele impietà fatta da Erode a gli innocenti; doue fi vede vna baruffa bcllifsima di femmine,& di fòldati,& caualli,che le percuotono,^ vrtano, & nel vero di quante ftorie vi fi vededifuo, quefta è la migliore ; perche ella è condotta con giudizio,con ingegno, 8z artegran*: de. ConoCceuifi l’impia volontà di coloro,che comandati da Erode lenza ri guardare le madri, vccidono que’ pòuerifanciullini: fra i quali fi vede vno cheancoraapiccatoalla poppa,muore perle ferite ricéuutè nella gola; onde (ugge,per non dii- beuc,dal petto non meno (anguechelattèi.cofa ueramen- tedifua naturaje per efler fatta nella maniera ch’ella è,da tornar viua la pietà doue ella filile ben morta. Euui ancora vn foldato, che ha tolto per forza vn f »uttò: & mentre correndo con quello fe lo ftringein (ul petto per amazzar--o,fe li vede appiccata a capegli la madre di quello con grandifsima rabbia : c facendoli fare arco della fchiena,-fa che fi conofce in loro tre effetti bellifsi*
mi, vno è la morte del putto che fi vede crepare, l’altro l’impietà del (oldatò, che oer (entirfi tirarefi ftranamenre,moftral’affetto del vendicarfiin elio putto. Il terzo è che la madre nel veder la morte del figliuolo,có furia,& do- lore,e fdegno cerca,che quel traditore non parta Lenza pena ; cofaveramétc piu da Filofofo mirabile di giudizio, che da pittore. Sonui efprelsi molti al-tri/tri affetti,die chi li guarda conofcerà lenza dubbio quefto maeftto effer ftato in quel tèmpo eccellente . Sopra quella nella fettima che piglia le due fiorii ecigne’larco della vòlta,è il tranfito di N.Bónria,&iafua alfunzionecon in finito numero d’Angeli,& infinite, figure,&: paefi, & altri ornamenti,di che égli folcua abbondare,ih enei la Fu a maniera facile,& pratica. Dall’altra fac* cia,doué fono le ftòrie di s.Giouanni,'nelle prima è quandoZachcriafacrifi cando nel tem pio,l’A ngélo gli appare,& per non credergli amutolifce. Nel laquale ftoria,moftrandocheaTacrifiziidetempij concorrono Tempre le per fone piu notabili,perirla piu honorata ritraile un buó numero di Cittadini Fiorentini, che gouernauono allora quello fiato : «Se particularmenre tutti quelli di cafàTornabuoni,i gióuaniSe i uecchi. Oltre a quefto, per moftra re,che quella ètà_fioriua in ogni fòrte di virtù, &: malsimamente nelle lettere j fece in cerchiò quattro meze figure,che ragionano infieme appiè della i* ftoria:i quali erano i piu lcienziati huomini;, che in que’tempi fi trouafteio in Fiorenza: 8c fono quefti il primo è M.MarfilioFicino,cheha una uelteda canonico,il fecondo con vn mantello rollò, & vnabecca nera al collo,è Cri- ftofano Ladino,è Demetrio Greco chèfeliuolta,e in mezo a quefti qllo,chc alza alquanto vn a mano è M. Angelo Poliziano,i quali lon viuifsimi, e pron ti. Seguita nella feconda allato a quella la vibrazione di N.Donna,c s.Eli- labetta: nellaqualc fono molte donne, che l’accompagnano, con portature di que’tempi j e fra loro fu ritrattala Gineura de’Bemci,allora bellifsima fanciulla. Nella terza ftòria fopra alla prima è la nafeita di s.Giouanni 5 nella qua leèvnaauuertenza bellilsìma ; che mentre s.Elilabetta èin letto :&che cer te vicine la vengono a vedere, & la balìa ftando a ledere allatta il bambino, y na fémmina con allegrezza gniene chiede, per moftrare a quelle donne la nòdità che in liià vèchiezza haueua fatto la padrona di cafa. Et finali mente vi è vna femmina che porta a. l’ufànza Fiorentina, frutte, e fìafchi da lauillai laquale è mólto bella. Nella quarta allato a quella è Zacheria,che àncor mu tufo ftupifee con intrepido animo,chefia nato di lui quel putto*, e mentre ghedmiandato del nome, fcriue in lu’l ginocchio affilando gli occhi al figli uoló 5 qualeè tenuto in collo da vna femmina con reuerenza, pollaliginoc- chioneinnanzi a IUÌ5& fogna dorila penna in fui foglio,Giouanni farà il Tuo nome-,non lenza ammirazione di molte altre figure, che pare, che ftianò in forfeleegli è vero o nò. Seguitala quinta,quando è predica alle turbe ; nel* laquale lloria fi coriolce quella attenzione, che danno i popoli nello vdir co fe nuoue: Se malsimaméte nelle celle degli Scribi,che afcoltano Giou.iquà- li pare, che con vn certo modo del vifo sbeffino quella legge *, anzi l’abbiano in odio ; doue fono ritti, & a fodere Mafchi, & femmine in diuerfefbg«* ge. Nellalefta fi vedes.Giouanni battezare Chriftojnella reuercnzadel qua le moftrò interamente la fede,che fi debbé hauere a lacramento tale.E perche quefto non fu fonia gràndilfimò frutto vi figurò molti già ignudi,&fcal zi,cheafpettan.dod’efferebattezZati,rnoftranolafodé, &la voglia fcolpita nel uifo.Et in fragl’àltri vno,che fi cada vna (carpetta,fapprefoma la pronti* tuffine ìftefia.Nella vIti.ma,cioè nell’arco accanto alla volta, è la firn mollili ma cena di Erode,& ilb ilio di Erodiana, con infinità di serui, che fanno di nerfi aiuti in quella ftoria. Oltralagrandezzad’uno edifizio tirato in prò*fpettiua/fpettiua,fche moftra apertamente la virtù di Domenico in Geme con le dette pitture. Conditile a temperala tauolaifolata tutta,Se le altre figure, eliclo*, none’feiquadri ; che oltre alla N.Donna, che fiedeinaria co’i figliuolo in collo,Se gialttiSantiicheglifono intorno, oltra il s .Lorenzo,Se ils.Stefano che fono in teraméte viue,al s. Vincenzio, Se s.Pietro Martire non manca le non la parola. Vero è.che di quella tàuola ne rimale imperfetta vna parte, mediante la morte lua,perche hauendo egli già tiratola]tanto innanzi,che c* non le mancaua altroché il finire certe figure dalla banda di dietro doue è la Refurrefsionedi Chrifto,Se trefigure,chelònoin que’quadri; finirono poi il tutto Benedetto,& Dauitte Ghirlandai fuo frategli.J Quella cappella fu te nura cofa bellifsima,grande,garbata,Se vaga,per la viuacitàde’colori, per la pratica, Se pulitezza del maneggiargli nel muro ; Se per il poco edere fiati ri*, tocchi,a lecco,oltra la inuenzione,Se collocazione delle cofe. Et certamcn te ne merita Domenico lodegrandifsima'perognicontoi Semafsimamentc per la viuezza delle ielle, lequali per edere ritratte di naturale rapprefenta- no a chi verrà,le viuifsime effigie di molte perfone fegnalate ♦ E pel medefi^ Rio Giouanni Tormabuoni dipinie al Chadò Maccherelli fila villa,poco lon tano dalla città vna cappella, in lui Fiume di Terzolle : hoggi mezza rouina* ta per la vicinità del fiume: laquale anchor,che fiata molti anni (coperta, & continuamente bagnata dalle pioggie, Searfadafoli fi è difefa in modo,che pare fiata al coperto .Tanto valeil lauorare in frelco quando, è lauorato bene, Se con giuditio : Se non a ritocco a fecco. Fece ancora nel palazzo della Si gnoria,nella (ala doue è il marauigliofo Orologio di Lorenzo della Volpaia, molte figure di Santi Fiorentini,con bellifsimi adornamenti. Et tanto fu amico del lauorare,& di fatisfare ad ogn’uno,che egli haueua commedo a’gar. zoni,che e’fi accettade qualunche lauoro,che capitafie a bottegaie bene fuf fero cerchi da paniere di donne,perche non gli volendo fare elsi, gli dipigne rebbe da fe,a ciò che nedìino fi partide feonten to da la fua bottega. Doleua fi bene quando haueua cure fami!iari,e per quello dette a Dauid fuo fratello ogni pefo di fpenderc dicendogli : lafcia lauorare a me,Se tu prouedi, che ho ra,che io ho cominciato a conolcere il modo di queft*arrc,mi duole,che non mifia allogato a dipignere a ftoric, il circuito di tutte le mura della città di Fiorenzajmoftrando cofi animo inuitilsimo,Se rifoluto in ogni azzione. La uoròa Luccain s.Martino vna tauoladi s.Pietro,Se s.Paulo. Alla Badia di Sertimo fuor di Fiorenza lauoròla facciata della maggior cappella a frelco, Se nel tramezzo della chiefa due tauole a tempera. In Fiorenza lauorò anco- ra'molti tondi quadri, Se pitturcdiuerlè, che non fi riueggono altrimenti, per edere nelle cafc de’particulari. In Pifa fece la nicchia del,Duomo allo aitar maggiore,Se lauorò in molti luoghi di quella città»comc alla facciata del l’opera,quando il Re Carlo, ritratto di naturale raccomanda Pifa ; Se in San Girolamo a’frati Giefuati due tauole a tempera quella delimitar maggiore', Se vn’altra. Nel qual luogo ancora è di mano del medefimo in vn quadro,s. Roccho,Se s.Baftiano, ilquale tu donato a que’padri da non fo chi de Medici,onde e-fsi ui hanno perciò aggiùte l’arme di Papa]Leone decimo. Dicono» chcritraedo anticaglie di Roma,archi,terme colonne,colifei,aguglie,amfi- tcatri,eacquidotti,era fi giufto nel difegno,chc le faceua a occhio,lenza rego/lo,o Ielle, Se mifure : Se mifurandole da poi fatte che l’haueua, erano giuftif- fimc come le c’ le hauefle mifuratc. Et ritraendo a occhio il Colilco, vi fece vna figura riera appiè j che milurando quella, tutto l’edificio fi mifuraua ; & • fattone efpcnenzada maeflridopo la morte lua,fi ritrouògiuftilsimo. Fé* ce a s.MariaNuouanel cimitetio (opra uria porta vn s.Michele in frefeo arma to belhfsimo con riuerbcrazioned’armature, poco vlateinanzi a lui; Se alla Badia di Pafsignano, luogo de’Monaci di Vall’Ombrola, lauoròin compa« gniadi Dauid luo fratello, e di Biftiano das.G’mignanoalcunecofe. Dono trattandoli i monaci male del viuercinanzi lavenutadi Dotricnico,fi richiamarono all’A bare, pregandolo,che meglio feruire li facefie;non efiendo ho nello,che come manouali fallerò crattatiLPromife loro l’Abate di farlo -, Se fcufolsijche quello.piu auucniua per ignoranza dé’focelierai, che per maliziai Venne Domenico,Se tùttauia fi continuò nel medefimo modo . Perii* che Dauid trouando vn’altra volta lo Abate fi feusò dicendo; che. non fa- ceua quello per conto luo,ma perii meriti,Scpcr la virtù del luo fratello. Malo Abate,come ignorante ch’egli era,altra rilpollanon fece.. La leradai que pcdli.fi a cena, venne il forcllario con vnaafle piena dilcodclle,Se tortac ceda manigoldi pur nel lolito modo,chel’altre voi te fi faceua. ondc Dauid' falito incoierà riuoitò leminellreadollo al frate,Se prefo il pane,ch’era fu la tauola,e allentandoglielo,lo pcoilé di mòdo,che mal viuo ala cella ne fu por; tato. Lo Abate,chegiacraaletto,leuatofi,S>: corfo al rumore,credette,chef monillero rouinafie: Se trouaridò il frate mal concio,comincio a contendere con Dauid-. Périlcheinfuriaro Dauid gli rilpcfe,che fi gli toghetfè dinan* zi,che valerla piu la virtù di Domenico>che quanti Abati porci luoi pari furò1 mài in quél moniftero ; Laonde lo Abate riconofciiitofi, da quelPhora inan. zi,s’ingegnò di trattargli da valenti huominf, come egl’erario. Finita l’opc ra.torno à Fiorenza,& al Signor di Carpi dipinfeyna tauola,vn’altra ne mandò a Rimino ài StCarla Malateila, che lafece. porre nellafua cappella in s; Domenico , Qiiefta tanola fu a tempera,con tre ftgufe.bellifsime, c con ilio riette di Iptto.jcScdietrohgùredi bronzo finte, con dilegno Se.artegrandil- fima,;Dnealti:e.tauoIe fece nella Badia di s. Giulio fuor di Volterra, dell’ordine eli Cimandoli 'Jequali’tauole,che fono,belle affatro.gli fece fare il Mag. L<xenzq dplMedici,;p.er^iqthe.allóra haueua.quelia Badia in come-ndaGio« uanni Cardinale de’Medici luo figliuolo, che fu poi Papa Leone . Laqual Ba dia pochi anni fono,ha reffciruita il molto R.M.Giouanbatrilla Baua da Voi terra, che Umilmente l’haueua in comenda, alla detta congregazionedi Ca= maldoli. Condotto poi Domenico a Siena per mezo del Mag.Lorenzo de* Medici che gli entrò malleuadore a quella òpera di ducati ventimiia,Tolfea fare di mulaico la facciata del Duomo. Et cominciò a lauorare con buono animo,Se miglior maniera. Ma preuenuto da la morte lafciò l’opera imperfetta. Come per la molte del predetto Magnifico Lorenzo, rimafe imperfetta in Fiorenza la capelli di s. Zanobi cominciata a lauorare di mulaico da Domenico in compagnia di Gherardo Miniatore. Vedcfi di mano di Dome nico fopra quella porta del fianco di s. Maria del Fiore, che va a Semi .vna Nunziata di mufaico bellissima. dellàquale fra’maellri moderni di mufaico non s eveduto ancor meglio. Vfauadire Domenico, lapittura efiereil dife*gno j Aria vera pitturafper la eternità,e’fleie il mufaico:‘- Sirettcfecoin com» pagniaa imparare Baftiauo Mainardi dà s.Gimignano, ilqualé in frtfco era diuenuto molto pratico maeftvo di quella maniera ; penkhe andando con Domenico a s Gimignano,d.ipIfeix> a.compagnia la cappèlla di s Fiha,laqua le è cola bella. Onde per la feruitù,&: gentilezza di'Baltiano, fondofi cofi be ne portato,giudico Domenico, che e’ folledegno d’hauerevnafua fordla j> moglie-, & coli l’amicizia loro fu cambiata in parentado; liberalità di amo- reuole maeftro,rimuneratore delle virtù del difcepolo, acquietate con le fa* tiche deH’atte. JFece Domenico dipignere al detto Baftiano, facendo non** di meno elio ìlcartone -n s.Croce nella cappella de''3aroncegli,e Bandini vna* N.Donna,chevainCieIo,& aballo s.Tommafo,chericeue la cintola; ilquaP è bel lancio a frefeo : E Domenico, e Baftiano infieme dipinfono in Siena nel palazzo degli Spannocchi in vna camera molte ftorie di figure piccole a* tepera: &in Pifaoltrealla nicchia già detta del Duomo tutto Parco di queb la cappella piena d’Angeli; c parimente i portegli, che chiuggonol’organo j & cominciarono a mettere d’oro il palco. Quarto poi in Pila,& in Siena s’ha^ ueua a metter mano a prandifsime opere, Domenico ammalò di grauilsima febbre, la peftilenza della quale in cinque giorni gli tolfe la vita. Elfendo in* fermo,gli mandarono que’de’Tornabuoni a donare cento ducati d’oro, mo^ ftrando l’amicizia,&la familiarità fua,&la (eruitù,che Domenico aGioua* ni,&a quella cafa haueafempre portata. Vide Domen.anni 44.efu co mol te lagrime,& con pietofi fofpiri da Dauid,& da Benedetto fuoi fratelli, & da Ridolfo fuofigliuolo|con belle efequie èpellico in s.MariaNotiella,&fu tal perdita di molto dolore agl’amici fuoi. Perche in téfa la morte di lui,molti ec celienti pittóri foreftieri, feri fiero a fuoi parenti dolendoti della fu a acerbi lima morte. Reftarono fuoi difcepoli Dauid, 8c Benedetto Ghirlandai> Ba- ftiano Mainardi da s. Gimign ano,& Michel Agnolo Buonarotti Fiorentino,Francefco Granaccio,Niccolò Cieco,Iacopo del Tedefco, Iacopo dell Tri daco,Baldino Baldinelli,& altri maeftri rutti Fiorentini. Morì nel 1495.
. Arricchì Domenico l’arte della pittura del mufaico piu modername ntc la uorato, che non fece neffun Tofcano, d’infiniti, chef! prouorono, comelo inoltrano le cofe fatte da lui per poche ch’elle fi fìano. Onde per tal ricchez; za,& memoriainell’arte,merita grado, Schonor e, 3ceffere celebrato con lo» de ftraordinarie dopo la morte.