VITA DI VITTORE SCARPACCIA, ET ALTR* PITTORI VINIZIANI, E LOMBARDI.
GLI fi conofce efpreflamente,che quando alcuni de’noftri at telici cominciano in vna qualche prouincia ,che dopo ne fe-
guono molti, l’un dopo l’altro *, & molte volte rie fono in vtió ftefto tempo infiniti : percioche la gara, e Temulazione, e l’ha-
uere hauuto dependenza,chi da vno,e chi da vn’altro maeftro eccellente,è cagione,che con piu fatica cercano gl’artcfici di fuperare l’un l’al
tro quanto pofiono maggiormente. E quando anco molti depédono da VÌI (olo,fubito,che fi diuidono,o per morte del maeftro,o per altra cagione, fua
bito uiene anco diuifa in loro la volontà ; onde per parere ognuno il miglio* re,e capo di fe cerca di moftrare il ualor iuo. DI molti dunque,che quali in vfl
medefimo tempo,e in vna ftefta prouincia fiorirne,de* quali non ho potuto Capere, ne pollo fcriuere ogni particolare, dirò breuemente alcuna cola; per
non lafciare, rrouadomi al fine della feconda parte di quefta mia opera, in dietro alcuni,che fi fono affaticati perlafciar il mondoadornodell’operelo*
ro. De’quali dico, oltre al non hauer potuto hauer l’intero della vita, non hoancopututo rinuenirei ritratti, eccetto quello dello Scarpaccia, che per
quefta cagioneho fatto capo degl’altri.Acceirifi duquein quefta parte quel* 10, che iopofto; poi che non pollo quello, che io uorrei. Furono addunque
nella Marca Triuifana, & in Lombardia nello fpazio di molti anni,Stefano Veronefe; Aldigieri daZeuio 5 Iacopo Dauanzo Bolognefe; Sebeto da Ve-
rona; Iacobello de Flore; Guerriero da Padoua; Giulio,e Girolamo Campa gnuola ; Giulio fuo figliuolo; Vincenzio Brefciano, Vittore iebaftiano,e La
zaro Scarpaccia Viniziani; Vincenzio Carena ; Lu '8» Viuarin» ; Giouanba* tifta da Cornigliano ; Marco Bafarini ; Giouanetto Cordegliaghi ; il Bafsiti;
Bartolomeo Viuarino, Giouanni Manfueti ; Vittore Bellino j Bartolomeo Montagna da Vicenza; Benedetto diana,e Giouanni Buoncon figli con mol
ti altri,de’quali non accade fare hora menzione. E per cominciarmi dal pri mo dico,che Stefano Veronefe,delqualedilsi alcunacofà nella vita d’Agno*
loGaddi fu piu,che ragioneuoledi untore de’ tempi luoi. Equando Dona*tello lauoraua in Padoua ; come nella fua vita ti è già detto, andando vna voi
ta fra l’altre a Verona, reftò marauigliato dell’opere di Stefano ,affermando chelecofe che egli haueua fatto a fcefco,erano le migliori, cheinfinoa que*
tempi fufTero in quelle parti ftatelatiorate. Le prime opere di coftui furono m s. Antonio di Verona nel tramezzo della chiela,i 11 vna teftadel muro a ma
manca, fotte il girare d’una volta ; e furono una N. Donna col figliuolo in braccio,e s.Iacopo es Antonio,che la mettono in mezzo. Quefta opera è
tenuta anco al prefente bellifsima in quella città, per vna certa prótezza, che fi uede nelle dette figure,e particolarmente nelle tefte, fatte con molta gra*
zia.In s.Niccolò chiefa parimente,e parocchia di quella città,dipinfe a frefeo vn s.Niccolòjcheèbellifsimo.E nella via di s Polojche va alla poria del Ve*
feouo nella facciata d’una cafa, dipinfe la Vergine con certi Angeli multo bel 11, «Se vn s Chriftofano, E nella uia del Duomo fopra il muro della chiefa di
s.Conloc S.Confolata in vno sfondato,fatto nel muro,dipinfe vna N.Donna, &alcu* ni Vccelli, e particolarmente un pauone.lua imprefa. In s.Eufemia,conuc to de’frati Heremitanidis. Agoftino, dipinfe lopra la porta del fianco un s. Agoftino con due altri Santi. Sotto il Manto delquales. Agoftino fono alfai fiati, e monache del luoordine ; ma il piu bello di qfta opera fono due prò« feti dal mezzo in fu grandi quanto i 1 viuo ; percioche hanno le piu belle, e piu viuaci tefte,che mai facefle Stefano . Et il colorito di tutta l’opera, per ef fere ftato con diligenza lauorato,fi è mantenuto bello in fino attempi noftri, non oftante chefia ftato molto percofto dalfacque,da’ venti,e dal ghiaccio. E le quella opera filile‘Hata al coperto'iper non! l’hauere Stefano ritocca a feccho,maulato diligenza nellauorarla .bene a frefco , ella farebbe ancora bella,&: viua,comegli ufcì delle manidoue è pure un pocoguafta. Fece poi dentro alla chiefa,nella cappella del fagraméto,cioè intorno al Tabernacolo alcuni Angeli che volano,vna parte de’quali fuonano,altri cantano, e altri in cenfano il lagramento,& vna figura di Gielu Chrifto, che egli dipinlein ci* ma per finimento del Tabernacolo. Da bado fono altri Angeliche lo reggo no,con uefte bianche,e lunghe infino a piedi,che quali finilcono in nuuole, laqual mamerafu propria di Stefano nelle figure degl’Angeli,iqua!i fecefem pre molto nel uolto grazio!! , e di bellifsima aria. In quella medefima opera è da un lato s. Agoftino,e dall’altro s.Ieronimo in figure gradi quanto è il na turale,e quelli con lemmi foftengono la chieladiDio,qual! moftrando.che ambiduoi con la dottrina loro difendono la s. Chiedi dagli heretici,e la fofté gono. Nella medefima chiefa dipinle a frefco in un pilaftro della cappella maggiore una s.Eufemia con bella', e grazio fa aria di vilo ; e ui Ieri Ile a lettere d’oro il nome luo, parendogli forfè,come è in effetto, eh’eli a fulle vna del* le migliori pitture,che hauelle fatto; & fecondo il coftume fiio,ui dipinfe vii pauone bellifsimoi Scappreflo duelioncini,iquali non fono molto belli,per che non poteallora vedernede’naturali,comefece il pauone. Dipinfe anco rain vna tauoladel medefimo luogo,fi come fi coftumauain que’tépi,molte figure dal mezzo in fu,ciò ès.Nicola daTolentino,&altri. E la predella fe< ce pienadi ftoriein figurepiccoledellavicadi quel santo. In s.Fermo chiefa della medefima città de i fiati di s.France(co,nel rifeontro dell’entrare per la porta del fianco fece per ornamento d’un drpofto di croce, xi i.profeti dal mezzo in fu grandi quanto il naturale,Se a piedi loro Adamo,& Eua a giace re,&il fu o lolite pauone,quali con tralegno delle pitture fatte da lui. Il ine* defimo Stefano dipinle in Màtoua nella chiefa di s. Domenico alla porta del Martello vna bellifsima N.Donna, la tefta dellaquale, per hauerehauuto bifog no i padri di murare in quel luogo,hanno con diligenza polla nel tramez zo della chiefa 5 alla cappella di s. Orlola, che è della famiglia de’ Pecuperati doue fono alcune pitture a frefco di mano del medefimo. E nella chiefa di s. Francefco fono quando fi entra a man delira della porta principale, vna fila di cappelle murate già dalla nobil famiglia della Ramina, in vna dellequaliè dipin to nella volta di mano di Stefano i quattro Euangelifti a ledere,e dietro allefpalleIoro,percampofeceaIcunefpallieredi Rofai, con vno intelluto di canne a madorle,c uariati alberi fopra,&altre uerdure piene d’uccelli,e par ticoiarmentedi palloni. Vi fono anco alcuni Angeli bellifsimi. In quella medefimachieladipinfe]vna s.MariaMaddalena grande quanto il naturale, in vna colonna,entrando in chiefa a man ritta. E nella Brada detta Rompi lanza della medefima città fece a frelco in vn frontefpiziod’una porta vna N; Donna col figliuolo in braccio, 8c alcuni Angeli dinazi a lei inginocchioni. Et il Campo lece d’alberi pieni di frutte. E quelle fono Topesche fi tritona efier (late lauorate da Stefano,fe ben li può credere, e (Tendo uiuuto aliai, che ne facellc molte altre. Ma come non nello potuto alcun’altrarinuenire; coli ne il cognome,neil nome del padane d ritratto fuo, ne altro particola re. Alcuni affermano,che prima,che venifTe a Firenze egli fudifcepolodi ma eflro Liberale pittore Veronefe:Maqueflonon importa, bada cheimparò tutto quello,che in lui fu di buono in Fiorenzada Agnolo Caddi.
Fu della medefima città di Verona Aldigierida Zeuio , famigharifsimo de’Signori della Scala,ilqualedipinfe,oltre a molte altre opere, la fiala gran* de del palazzo loro*, nellaquale hoggi habita il Podcfla, facendoui la guerra di Gierufalemme,fecondo,che èferittada Iofafo. Nellaquale opera moftrò Aldigieri grande animo ,'c giudizio, fpartendo nelle faccie di quella (ala da ogni banda vna ftoria con vn’ornamento,folo che la ricigne atorno,atorno* Neiquale ornamento pofa dalla parte di fopra,quafi per fine, vn partimento di medaglie,nellequali fi crede,che fiano ritratti di naturale molti huomini fegnalati di que’ tempi,Se in particolare molti di que’ (ignori della Scala, ma perche non fe ne fa il uero,non ne dito altro. Dirò bene, che Aldigieri moftrò in quella opera d’hauere ingegno,giudizio,«Se inuenzione, hauendo co fiderato tutte le cofe,che fi pofTonoin vna guerra d’importanza confiderà* re. Oltrecio il colorito fi è molto bene mantenuto. E fra molti ritratti di grandi huomini,e Etterati,vi fi conofce quello di M.Fracefco Petrarca.
Iacopo A uanzi pittore Bolognele fu nell’operedi quella fala concorrente d’Aldigieri,e fottole fopradette pitturedipinfe,fimilmente a frefco,due Tri oafibellilsimi,& con ranto artifizio,Se buona maniera, che afferma Girolamo Campagnola,che il Mantegnagli lodauacome pittura rarifsima. Il me defimo Iacopo infieme con Aldigieri,e Sebeto da Verona dipinfe in Padoua la cappella di s.Giorgio,che è allato al tempio di s. Antonio, fecódo, che per lo tellamentoera {lato lafciatoda i Marchefidi Carrara.-La parte di fopra di pinfe Iacopo auanzii Di fiotto Aldigieri alcune (Ione di s Lucia,& vn cenaco lo 5 eSebeto vi]dipinle,ftoriedi s*]Giouanni .Dopo tornati tutti e tre quelli maellri in Veronadipinfero infieme ih cafade’Conri Serenghi vn par di noz ze,con molti ritratti,6c habiti di que’tempi. Ma di tuttej’operedi Iacopo a- uanzi fu tenuta la migliore: ma perche di lui fi è fatto menzione nella vita di Niccolò d’Arezzo,per l’opcre, che fece in Bologna a còcorrenza di Simonei Ch rillofano,e Galallo pittori,non ne dirò alrro in quello luogo.
In Venezia ne’ medefimi tempi fu tenuto in pregio, le bene tenne la ma« mera greca,IacobelIo de Flore,ilqual’in quella città fece opere alTaì,e parrico Jarmente vna tauola alle monache del Corpus Domini, che è polla nella lor chiefa all’altar di s.Domenico. Fu concorrente di coftui Giromin Morzone, chedipinfein Vinezia,5c in moltecitràdi Lombardia aliai cofe, maperche tenne la maniera vecchia,e fece le lue figure tutte in punta di piedi, non dire mo di lui le non,]che è di fu a mano vna tauola nella chiela di s.Lena all’alta - te dell’allunzione con molti fanti.
Fli molto miglior maeftro di cedui Guariero pittor radouano,iIquaIe,oltre a molte altre cofedipinfe la cappella maggiore de frati Eremitani chs. A godi no in Padoa,& vra cappella a i medefimi nel primo chiodro.Vn’altra cappel letta in;cafa Vrbano Prefetto ; e la fala degl’Imperadori Romani,doue nel te* po di Carnouale vanno gli fcolan a danzare. Fece anco a frefeo nella cappel la del podefta,della città medefima alcune ftoriedel tedamento vecchio.
Giudo pittore Umilmente Padouanofece fuor della chiefa del Vefcouado nella cappellani s.Giouanni Batida non foloalcune doriedel Vecchio,c Nuouo tedamento, ma ancora le reuclazioni del Apocalide dir.Giouanni Euangehda, e nella parte di (opra fece in vn paradifo con belle confiderazio ni molti choti d‘Angeh,& altri ornamenti. Nella chiefadi s. A ntonio lauo rò a frefeo la cappella di s. Luca. E nella chiefa degl’Eremitani di s.Agodino dipinfein vnacappellal’arriliberali ;fcapprefloa quellelevirtù, &i vizij, & cofi.coloro,che per le vini fono (tati celebrati come quelli, che per 1 vizij fono in edrema miferia rouinati. < E nel profondo dell’inferno. Lauorò anco in Padoua a tempi di codui. Stefano pittore Ferrarefe, ilquale, come al« croue fi è detto ornò di uane pitture la cappellai l'archa,doue è il corpo di «.Antonio, e cofi la Vergine Maria detta del Piladro. Fu tenuto in pregio ne’medefimi tempi Vincenzio pittore Brefciano,fecondo,che raccontai! Fi lareto,e Girolamo Campignuola,anch’egli pittore Padoano,edifcepolodel iòSquarcionc. Giulio poi figliuolo di Girolamo dipinfe, miniò, e intagliò <n Rame molte belle cole,cofi in Padoua,come in altri luoghi. Nella medefi sna Padoua lauorò molte cole Niccolò Morero, che uille ottanta anni,e(èm- pre efercitò l’arte -, Se oltre a quedi molti altri,che hebbono dependenza da Gentile,eGiouanni Bellini,nia.
Vittore Scalpacela fu veramente il primo, che fra codoro face(Fe opere di co to ; eie fue prime opere furono nella fcuola di s.Orfola, doue in tela fece la maggior partedelle dorie,cheui fono,della vita,e morte di quella Santa .
Le fatiche deliequali pitture egli feppe fi ben condurre, e con tanta diligéza, &arte,che n'acqui dò nome di molto accommodato.e pratico maedro. Il che fu,fecondo, che fi dice, cagione, che la nazione Milanefe gli fece fare ne* frati Minori vna tauola alla cappella loro di s. Ambrogio,con molte figure a tempra . Neila chiefa di s.Antonio all’altare di Chrido lifufcitatodoue di pinfe quado egli aparifee alla Maddalena ,& altre Marie,fece vna profpettiua di paele lontano,che diminuifce,molto bella .[In vn’altra cappella dipinfe la ftoria de’Martiri,cio è quando fiirono crucififsi. Nellaquale opera fece me- glio,che trecento figure,fra gradi,e piccole, & in oltre caualli,e alberi aflai j vn cielo aperto,diuerfe attitudini di nudi, enediti molti,feorti, e tantealtre cole,e fi può vedere, che egli non la conducete fe non con fatica draordina* ria. Neilachiefa di s.Iobin Canareio all’altare della Madóna fece quando el la prefenta Chrido piccolino a Simeone: douegli figurò ella Madóna ritta, e Simeone col piuiale in mezo a due minidri uediti da Cardinali. Dietro al la Vergine fono duedonne,una deliequali ha due colombe. E da baffo fono ne putti,che fuonano un liuto,vnadorta,e unalira,o uero viola: Se il co lori to di tutta la tauola è molto vago,e bello. E nel vero fu Vittore molto di ligen te,c pratico maeftro,ec molti quadri, che fono di fua mano in Vinezia, .
e ritratti di naturale,& altro fono moltu fornati,per cofe fatte in que* tempi. Infegnò cortili l’arte a due faoi fratelli,chel’immitarono affai, l’uno fu Laza- ro,el’altro Sebaftiano di inano de’ quali è nella chiefa delle monachedi Cor pus Domini all’altare della V ergine vna tauola, doue ella è a federein mez-, zo as.Chaterina,e s Marta,con altre fante,e due Angeliche Tuonano,e vna profpettiuadicafamenriper campodi tuttal’opera molto bella, dcllaquala n’hauemo i propri) difegm di mano di coftoro nel noftro libro .
Fu anco pittore ragioneuole ne’ tempi di coftoro Vincenzio Catena, eh« molto piu fi adoperò in fare ritratti di naturale, chein alcuna altra forte di pitture,& in vero alcuni, chefì veggiono di Tua mano, fono marauigliofì ,c fra gt’ahriquello d’un TedefcodeFucheripedona honorata,edi conto,dici all’hora ftaua in Vinezia nel Fódaco deTedefchi,fu molto uiuaméte dipinto.
Fece anco molte opere in Vinezia,quafi ne’ medefìmi tempi Giouanbati. fta da Conigliano difcepolo di Giouan Bellinoidi mano delquale è nella dee tachiefadelle monachedel Corpus Domini vna tauola all’altaredi s.Piero Martire, doue è detto Santo s.Niccolò,e s.Benedetto, con vna profpettiua di paefì,vn Angelo,che accorda vna cererà,&z molte figure piccole,piu,che ragionatoli . E fe cortili non luffe morto giouane,fi può’credere, che harebbs paragonato il Tuo maeftro. .
Non hebbeanco fe non nomedi buon maeftro nell’arte medefima, e ne medefìmi tempi Marco Bafarini, ilqualedipinfe in Venezia doue nacque di padre,e madre greci,in s.Francefco della Vigna in vna tauola vn Chriftodc porto di crocei e nella chiefa dis.Tobin vn’altrafiauolaun Chrifto nell’orto, & a baffo i tre A portoli, che dormono: e s.Francefco, e s.Domenico con due altri fanti. Ma quello,che pili fu lodato di quella opera, fu un paefecon mol Ce figurinefatte con buonagrazia. Nella medefimachiefa dipinfe l’ifteflo Marcos.Bernardino fopravn fallò,con altri fanti. . ‘
Gianetto Cordegliaghi fece nella medefima città infini ti quadri da carnea ra,azi non attefe quafi ad altro,e nel vero hebbe in cotal forte di pittura vna man iera molto delicata,e dolce,e migliore aflai,che quella de 1 fopradetti. - Dipinfecoftui in s.Pantaleonein vna cappella accanto alla maggiore s.Pie- ro,chedifputa con due altri fanti Squali hanno in doffo bellifsimi panni,c fono condotti con bella maniera.
Marco Bafsiti fu quafi ne’medefìmi tempi in buon conto, Se è fua opera una gran tauola in Vinezia nella chiefa di fialidi Certofa > nellaqualedipin fe Chrifto in mezzo di Piero,ed’AndreanelMaredi Tiberiade, &i figliuoli di Zebedeo,facendoui un braccio di Mare, vn monte, e parte d’unacitrà con molteperfonein figure piccole.Si potrebbono di coftui molte altreopere rac contare s ma baili hauer detto di quefta,che è la migliore,
Bartolomeo Viuarino da Murano fi portò anch egli molto bene nell’ope re,che fece,come lì può vedere,olire a molte altre nella tauola, che fece aliai tare di s. Luigi,nella chiefa di s.Giouanni, e polo ; nellaquale dipinfeil detto s. Luigi afedere.col piuialem dofTo,s.Gregorio,s.Baftiano,e s.Domenico. E dall’altro lato s.Niccolò, s.Girolamo, e s Rocho}efopra quelli altri fanti in finoa mezzo. <
JLauoró ancora benifsimo le fin.* pitture^ fi diletto molto di contrafare 1 e , cofe cofe naturali,figure,e paefi lontani Giouanni Manfueti, che imitando, afiai l’opere di Gentile Bellino fece in Vinezia molte pitture. E nella fcuola di s. Marco in teda dell’vdienza dipinte un s.Marco, che predica in fulla piazza ri traendoui la facciata della chiefa, e fra la moltitudine degl’huomini, e delle donne, chel’afcoltanoTurchi,Greci, euolti d’huomini didiuerfe nazioni, con habiti drauaganti. Nel medefimoluogo douefecein vn’altradorias. Marco,che fana un’infermo,dipinfe vna profpetnua di duefcale,e molte log gie. In un’altro quadro vicino a quello fece un s.Marco, che conuerte allafe de di Chriflo vna infinità di popoli, &c in quello fece un tempio aperto,e fo- pravn’altare vn crucififloj &c per tutta l’opera diuerfiperfonaggi con bella varietà d’arie,d’habiti,e di tede. •
Dopo codili feguitòdi lauorarenel medefimoluogo Vittore Bellini, che- ui fece doue in vna doria s.Marco è prefb, e legato,vna profpettiua di cafamc ti,che è ragioneuole,&: con affai figure,nellequali imitò i fuoi paflati. Dopo codorofu ragioneuole pittore Bartolomeo Montagna Vicentino, chehabi tò femprein Vinezia, e ui fece moltepitture : & in PadouadipTfe vna tauola nella chiefadis.Mariad’Artone. Parimente Benedetto Dianafu non meno- lodato pittore,che fi fuflero i foprafcritti,come in fra l’altre fue cofe lo dimo« ftra l’opere,che fono di fila mano in Vinezia in s.Francefco della Vigna, doue all’altare di s oionanni fece effo fanto ritto, in mezzo a due altri fanti, che. hannoin mano, ciafcuno un libro.
Fu anco tenuto in'grado di buon maedro Giouanni Buonconfigli, che nella chiefa di s.Giouanni,e paulo,all’altare di s.Tomafod’Aquino, dipinte quel Santo circondato da molti,a i quali legge la fcrittura facra, e vi fece vna profpettiua di cafamenti,che non è fe non lodatole. Dimorò anco quafi tue to il tempo di fuavitain-Vinezia Simon Bianco (cultore Fiorentino} e Tullio Lombardo molto pratico intagliatore .
In Lombardia parimente fono dati eccellenti Bartolomeo elemento da Reggio,&: Agodino Bado (cultori. E nell’intaglio Iacopo Dauanzo Milane le,& Gafparo,e Girolamo Mifceroni. In Brefciafu pratico, e valent’huomo nellauorarein frefeo Vincezio Vecchio,ilquale per le belle opere fue s’acqui- dògrandtfsimo nome nella patria. Il fimtlefece Girolamo Romaninobonif fimopratico/edifegnatorc, come apertamente dimodrano l’opere lue fatte in Brefcia,& intorno a molte miglia. Né fu da meno di quedi, anzi gli pafsò Aleflandro Moretto,delicatifsimo ne’colori, e tanto amico della diligenza, quanto l’opere da lui fatte ne dimodrano. Ma tornando a Verona,nellaqua le città fono fioriti,&hoggi fiorifeono piu che mai,eccellenti Artefici, ui furono già Francefco BonfignorfeFranceico Caroto eccellenti. E dopo maedro Zeno Véronefe,che in Arimini lauorò la tauola di s.Marino, e due altre con molta diligenza. Ma quello,che piu di tutti gl altri ha fatto alcune figure di naturale che fono marauigliofe è dato il Moro Veronefe, o nero come al tri lo chiamauano Francefco Turbido j di mano delquale è hoggi in Vinezia in cafa Monfignor de’ Marrini il rttrattojd’un Gentil’huomo da CaBadouao ro figurato in vn Pallore,che par uiuifsimo,& può dare a paragone di quanti ne fono dati fatti in quelle parti. Parimente Banda d’Angelo genero di co ttui è coli uago nei colorito,e pratico nel difegno, che piu todo auanza^ che fia inferioreal Moro . Ma perche'non è di mia intenzione parlare al pre/ente
de’ viui,voglio,che mi balli,come difsi nel principio di quella vita,hauerein quello luogo d’alcuni ragionato de’quali non ho potuto fapere coli minuta»
mente là vira,&: ogni particolare ; accio la virtù, e meriti loro da mehabbia- noal meno tutto quel poco,cheio,ilquale molto uorrti>polTo dar loro.
Vita di Iacopo detto l'Indacopittore, A co PO detto l’Indaco,ilquale fu difcepolo di Doménicodcl
Ghirlandaio,& in Roma lauorò con Pinturicchiofu ragione* uolemaellro ne’ répi fuoi .E fe bene non fece molte cofe.quel
le nondimeno, che furono da lui fatte fono da elTer comenda- te. Ne è gran farro, che non ulcidero fe non pochilsimeopc*
re delle fuemani,percioche eflendo perfona faceta,piaceuole, e di buon tem po,alloggiaua pochi penlìeri, e non voleua lauorare le non quando non po»
teua fat’altro; e perciò ulàuadi direjche il non mai fare altro, che affaticarli, lenza pigliarli vn piacere al mondo non era cola da Chriftiani. Praticarla co
llui molto’dimellicamentecon Michelagnolo; perciochequàdo-uoleuaquel rArtefìce,eccellentilsimofopraquanti ne furono mai, ncrearfidagli ftudijj
c dalle continue fatiche del corpo, e della mente ; ninno gli era perciò piu a- grado,nepiu fecondo l’humor fuo,che colliii. Lauorò Iacopo molti anni in
Roma, o per meglio dire,flette molti anni in Roma,e ui lauorò pochifsimo.
E di fua mano in quella città nella chiefadi s. Agollino, entrando in chiefa p la porta della facciata dinanzi,a man ritta la prima cappella ; Nella uolta del.-'
laquale fono gl’A pollo li, che riceuono lo Spirito Santo : E di fotto fono nel?
muro duellorie di Chrillo, nelTunaquahdo toglie dalli reti Pietro, & An*.
drca* e ntll’alrralacenadiSimone,edi Maddalena* nellaqualeè un palco di legno,e di traui molto ben contrafatto. Nella tauola della medelima cappel-
la,laquale egli dipinleaoliojè vn chrillo morto,lauorato,e condotto co mol ta pratica,e diligenza. Parimente nella trinità di Romaèdi Irta mano in vna
tauoletra la coronazionedi N.Donna. Ma che bilogna,o che lì puodi collui altro raccontare? ball a,chequanto fu vago di ci calare, tanto fu femprenimi-
co di lauorare, c del dipignere. E perche come lì è detto, lì pigliaua piacer Michelagnolo delle chiacchiere di colture delle burle,che fpefio faceua, lo te
neua quali lempre a mangiar feco : ma elTendogli un giorno venuto collui a fallidio,come i! piu delle uolte vengono quelli corali a gl’amici,e padroni lo
ro col rroppo.e bene {pedo fuor di propofito,efenzadifcrezione,cicalare,ps che ragionare non lì può dire,nonjelIendo in fimili,per lo piu ne ragione,ne
giudizio ; lo mandò Michelagnolo,per leuarlelo di nanzi allora,che haueua fólle altra fantafia; a comperare de* fichi * & vfcito,che Iacopo fu di cafa, gli
ferrò Michelagnolo l’ufcio dietro con animo,quando tornaua, di non gl’a- prire. Tornato dunque l’Indaco di Piazza, s’auuide, dopo hauer picchiato
vn pezzo la porta in vano,che Michelagnolo non voleua aprirgli; perche ve nutogli collera,prefe le foglie,‘Se i fichi,', &: fattone una bella dillela in’ fulla
foglia della por ta,fipartì,c flette molti melìache non volle fauellare a Michelsgnolo/lagnolo : pure finalmen te rapartumatofi,gli fu piu amico,che mai, finalmé te eden do vecchio di 6$. anni fi morì in Roma.
Non difsimilea Iacopo fu vn Tuo fratello minore chiamato per proprio no me Francefco,e poi per (opra nome anch’egli,l’Indaco,che fu fimilmentedi pintore piu che ragioneuoIe.Non gli fu dif simile dico nellauorare piu , che mal voleniieri,e nel ragionare affai 3 ma in quello auanzaua coflui Iacopo, perche fempre diceua male d’ognuno,e l’opere di tutti gl’artefici biafimaua, Coflui dopo hauere alcune cole lauoratein Montepulciano,et dipittura,& di terrai fece in Arezzo per la compagnia della Nunziata in vna tauoletta j> l’vdienza,vna Nunziata,& vn Dio padre in cielo,circondatoda molti Ange li in forma di putti . E nella medefima città fece la prima volta,chc vi andò il Duca AlefIandro,alla porta del palazzo de’-Signori vn’arco trionfale bel- lifsimo con molte figure di rilieuo ; e parimente a concorrenza d’altri pittoriche affai altre cole per la detta entrata del Duca lauorarono,la profpettiua d’una Comedia,chefu tenuta molto bella. Dopo andato a Roma, quando vi fi afpettaua l’Imperatore Carlo quinto,vi fecealcunc figuredi terra, e per il popolo Romano vn’armea frefeo in Campidoglio,che fu molto lodata. Ma la miglior opera,che mai vfcifle delle mani di coflui, e la piu lodata, fu nel palazzo de’Medici in Roma, perla Duchefla Margherita d’Auflria vno ftudiolo di flocco tanto bello, fk con tanti ornamenti,che non c pofsibil veder megbo; ne credo che fia in vn certo modopofribile far d’argento quello,che in quefla opera l’Indaco fece di fluccho. Dalle quali cole fi fagiudizio »chele coflui fi fufle dilettato di Jauo* rare, Se haueffeefercitato l’ingegno, che farebbe riu- feito eccellente. Difegnò Francefco aliai bene, ma molto meglio Iacopo , eoa ,
me fi può vedere nel
noflro Li*
bro»