DELLE VITE DE SCVLTORI.
PITTORI, ET ARCHI-TETTORI,
(fhefono flati da in qua, SCRITTE DA M. GIORGIO VASARI PITTOR5ET ARCHITETTO ARETINO.
di’rimo Volume della d'erba Variti.
PROEMIO.
BRAMENTE grande augumento fecero alle Ar-ti della Architettar a,,Pittura,&Scultura quelli ec celienti Mae fri,che noi habbiamo de frittifin qui, nella Seconda Parte di quefle Vite; Aggiugnemb alle cofe de* primi, Pegola-, Ordine, Mi fura-; Dif-gno,&Maniera ; Je non in tutto per fittamente,ta to almancoMcino al >eroiche i Ter^i, di chi noi ra gioneremo da qui auanti,poterono mediante quel li* me,jòileuarfi, & codurfi allafomma perfezione, dotte habbiamo le cofe moderne di maggior pregio ,
& piu celebrate. Ma perche piu chiaro ancor* fi conofca la qualità del miglior amen to,che ci hanno fatto i predetti Artefei^non farà certo fuori dipropofito dichiarare
in poche parole i cinque aggiunti,che io nominai : Et decorrerfuccintamente donde fia nato quel ~Vero buono;che Jùperato il fecolo antico, fa il moderno figloriofò.Fu a-
dunque la regola nella architetturali modo del mifurare delle anticaglie, o ferii andò le piante degli edificij antichi,nelle opere moderne. L'ordine fu il diuiaere l'un Gene-
re dall'altro, fi che tocca fje ad ogni corpo le membra fue;<& non f cambiafje piu tra Uro il Dorico, lo Ionico-, ! Corintio^& il Tofeano : Ó* la miftraju ~Vnhierjale fi nel-
la Architettura,come nella Scultura-, fare i corpi delle figure retti, dritti-, & con le membra organisti parimente ; & ilfmile nella pittura : il difegnofa lo Imitare il
piu bello della natura in tutte le fgure, co fi fcolpite, come dipinte-, la qualparte Me-ne dallo hauer la mano, & l'ingegno, che raparti tutto quello, che yede l'occhio in
fuipiano,o difegnijO in fu fogli,otauola-,o altro piano,giuìhfimo & a punto;& cofi di rtlieuo nella Scultura: La maniera ~)>enne poi la piu bella-,dall'hauere mefjoin ~ff
ilfrequente ritrarre le cofe piu belle;&da quelpiu bello o mam,o te{ìe,o corpi,o ga-be aggìugnerle infame &fare una, figura di tutte quelle bellezze ,che piu fipoteua; & metterla in yfao in orni opera per tutte le figure, che per quefìofi dice e far bella maniera,Quette cufa non Ihaueua fatte Giotto }ne qu e' primi Artefici,fe bene edi- mhaueuano Jcoperto iprincipi/ di tutte qucfle difficoltà, & toccateleinf(perfide , come neldifagno,piu nero,che non eraprima,&piu fimile alla naturac'ofi temone de’ colori-) & t componimenti delle figure nelle fa ori e ; & molte altre cofade le quali à bafaanza (è ragionato, Ma fe bene i facondi aumentarono grandemente à quefle arti tutte le cofa dette dì fapra, elle non erano però tanto perfette, che elle fi- nifaino di aggwgnere all’intero della perfezione. Mancandoci ancora nella regola, yna licenzicene non efjendo di regola, fufje ordinata nella regola ; & poteffefare faenza far e. confafione, o guadare t ordine. Ilquale haueua bifogno d’~Vna inuenzio- ne coptofa di tutte le cofi->& d’~Vna certa bellezza continuata in ogni minima cofa, che mofar affé tutto quelt ordine con piu ornamento. Nelle mifarc mancaua yno ret• togiudiziose'finÌ*j c^e le figurefafaino mijurate,hauefaro in quellegrandezf* ch’elle gran fatte,yna gra^id, che eccede e la mìfura. Nel dfagno non y’erano o-li edrcmi delfine fio,perchefe bene efaceuano ~Vn braccio tondo*& yna gamba eli- rittaynon era ricerca con mufcoh con quella facilità gra^iofa, & dolce, che appari- face fardi uedt,&* non yedi,comefanno la carne,& ìecofe~Viue:Ma elle.erano crude, &(corticate,che faceua difficoltà agli occhi,&durezza nella maniera. Allaqua- le mancaua yna leggiadria di fare fuelte,&gra^iofa tutte lefigure^ ma filmarne te le femmine^ d7* i putti con le membra naturali, come agli huomini : ma ricoperte di quellegrafiez£‘>&carnofitfache non fianogoffe^comc li naturali, ma arteficia te daldfegno, <& dal giudizio, Vi mancauano ancora la copia de’ belli habiti 5 la ~Varietà di tante bv^arrie, la yaghezZP de’ colori Ja yniuerfità né1 Cafamenti j & ìa lontananza-, & yarietà ne’paefi : <& autgna che molti di loro cominciafiino come Andrea V errocchio, limonio del Pollame lo,& molti altri piu moderni}a cerca re di fare le loro figure pm sindiate, &che ci appari fa dentro maggior difagno ,* con quella imitazione piu fimtle&piu apunto alle cofa naturali nondimeno e non y era il tutto ancora,che cifa fa l ynaficurt a piu certa-, c he eglino andauano ìnuerfoii buono ; & clj ellefufiino però approuate facondo t opere degli antichi, come fa yide quando il V crrocchio rifece le gambe, & le braccia di marmo al Marfata di cafa Me dici mliorenza^ancando loro pur eyna fine,& yna eftrema perfezione ne'pie di) mani,cape fa, barbe) ancora che il tutto delle menibra,fia accordato con tanti- C0)<& h abbia yna certa comffiondenzagiufìa nelle mi fair e. Che sellino hauefiino hamto quelle minugie de i fini,che fono la perfezione,& il fiore ddtarte ; hareb- bono battuto ancora yna gagliardezza rifiuta neltopere loro;& nefarebbe confa- guitoHaleggiadri a, & yna pulitezza & famma grazia,che non hebbono,ancora cheyìfia lo (lento della dihgenzjd)Chefon.quelli,che dannagli dremi dell'arte,nelle belle figure^ dì riheuo,o dipinte. Quella fine,& quel certo che che ci mancaua, non lopoteuano mettere cofapreflo in àtto^auuenga, che lofìudio infacchtfae la maniera,quando egli è prefa per terminare i fini,in quel modo.Bene lo troudron poi dopi po loro ghalxr'u, nelyedcr cdì'..ir fu or a di tard certe anticaglie , citdte'dd Plinio delle piuftmofi d LdcoonieJ Her cole & il T orfò großo di Bel V edere,co fi Ih V enerejd Cleoòatra,lo Apollo,&infinite dltrede quali nella lor dolcezza,&nelle loraffre^ Zgcon termini carne fi,feditati dalle maggior beließe delmttOyCon certi attiche non in tutto fiflorcono,ma fi yanno in certe parti mouendo,& f moflrano con y- r.a crai^offiima grxi^a.. Et furono cagione di leuar Ma yna certa manièra ficca, & cruda,& tagliente, che per lo fouerchto Jhtdio hauet: ano lafciata in quella arte Pietro della FrancefcayLa\aro Vafiri,AÌefio Balduum etti, Andrea dal Cajlagno, PefrUo,Macole Ferrare fi, G:ouan Belimi, Cofimo Roßelh, tAbate di firn Clemente,Domenico del Ghirlandaio, Sandro Botticella, Andrea Manterna, Filippo, & Luca S innovello ; I quali per sformar fi, cercati ano fare l’impoßibde dell arte con le fatiche.0* maììime ne oli forti,CZ nelle "Vedute fjjiaccuohxhe fi come erano a loro dure a condurle ; cofi erano afre a uederle. Et ancora,xhe la maggior’parte ftßi- no ben dfonate,& finirà errori ; li mancauapure y.no fpirito di prontezza ; che noncifiyidcmali Zrynadolce^i^1 ne' colori ynitdjchela cominciò ad yfare nelle cofi fini Francia Bologne fi & Pietro Perugino i Et tpopoli nel yederla, corfiero,come matti a quella belletti mmia&piu yitta : Parendo loro aßoltttamente,che e’ non f potejje riamai far meglio. Ma lo errore di cofioro dimoi ìrarono poi chiaramente le opere dt Lionardo da V inci, il quale dando principio a quella t erica maniera, che noi yordiamo chiamare la moderna, oltra lagagharde^ga, & bratterà del difi»no, oltra il cotr affare fotttlißimamente tutte le minugie della na tura cofi a punto, come ellefono i con buona redola -, miglior ordine j retta mifurat, difignoperfetto, <& oraria diurna ; abbondantißimo di copie, &profondfirmò di Arte ; dette yeramente alle file figure il moto, & il fato. S egititò dopo lui ancora che alquanto lontano,Giorrione da Caflet Franco j II quale sfumò le fuepitture, dette yna ternbit movenza alle fue cefi, per yna certa ofeurità di ombre bene in-, tefi. Ne meno di coßui diede alle file pittureforila, rilieuo\dolcei^a, & grafia ne colorifra Bartolomeo di San Marco : Ma piu di tutti il grazio fi fimo Raffaello da Vrbino, il quale iindiando le fatiche de" Mae fin yecchi,& quelle de' moderni :pr e fi da tutti il meglio ; & fattene raccolta, arricchì l’Arte della Pittura di quella in - ter a perfidi antiche hebbero anticamente le figure d’Apelle,& di Zeufi, & piu,. fefi potè (je dire,o mofirare t opere di quelli a quej io paragone. La onde la natura re, flò uinta da i juoi colori,&* finite,t^one era in lui fi facile, & propria quato può giu dicare chi yede lefloriefile, le quali fono fimi li alh fritti ; moftrandoci in quelle ifi ti fimili, &ecffc,ì 5 cofi come nelle genti no fi r ali, & frane, le cere, &gh ha- biti, fecondo,che egli ha yoluto : oltra il dono della grafia delle t efle,gìouam,yec- cbi,&femmine, nferuando alle modejìe la modefha, alle lafiiue la lafcima, & ai putti bora i yiff) ne' gli occhi,&bora i giuochi nelle attitudini. Et cofi i fimi pan-, nipiegati,ne troppo [empiicene intrigatila con yna gufa,che paiono yen. Seguì in quefia maniera ma piu dolce di colorito,&non tanta gagliarda Andrea del Sar. to : Il qual fi può dire, che fuße raro,perche 1’operefite fonofin^a errori. Ne fi può x
effimere ' efprmere kletgiMlrìfume yiaaciu, che fece nelle operefae Antonio eh Cùpreo (rio sfilando i fi oi capelli con ~Vn modo, non di quella maniera fine, chejaceuano gli in- nfnTg a lui, ch'era difficile ,< tagliente , ® ficca : ma d’yna piumofità morbidi,
- c'Jcfi Jcorgeuanó le fila nella facilità del farli, che pareuano d’oro,® piu belli, chei ^ini; i quali reflano y ititi da i firn colorili. ilfimile fece Francefilo Mazzola Parmigiano , il quale in molte parti, di graffia,& di ornamenti, ® di bella maniera lo auan2$: come fi "Vede in molte pitture fae, le quali ridano nel yfo, ® fi. ccmegh ■ occhi yeggono "Viti oc fimi a m ente, co fi fi feorge il batter de poi fi, come piu piacque v al fio pennello . [via etA confiderei" à l opere delle facciate di Polidoro, ® di Matuki- no, yeara le figure far que geih ; che l impofiibilenon può fare 7 ®flupirà come e’ fi pofifa,non ragionare con la lingua eh è facile, ma eff rimere colpennello te tem bili fi me in Menzioni, mejfe da loro in opera con tanta pratica ®i defirec^a, rappre- fint andò i fatti de Romani,come e furono propriamente, (£7* quanti ce ne fono flati,che hanno dato yita alle loro figure co 1 colon ne morti ì Come illioffo, Fra Seba- fìiano,Giulio Romano,Penn del V agai Perche de yiut, che perfi medefimi fin no tifimi,non accade qui ragionare. Ma quello, che importa il tutto di auejìa Mrte è che l hano ridotta noggi valmet e perj ei ta,® facile per chi péfiiede il difcgnofinuen Telone,et il colorito,che doueprima da que noftri Ride fri'fi faceua ~\>na tarnia ìnfii nam,hoggi infn anno cjjìi Maeflri ne fannofii:® io nefo indubitatametefede,® di , iQa,® d opa:® molto piu fi "Veggono finite,&pfitte, che nofaceuanoprima gii altri Maestri di cèto. Ma filosofie fra 1 morti,®yuu porta la palma,et trafiede, & ricuopt e tutti e il Diurno Michel ^4gn.Buon, ibjitalno filo tien ilprincipato di ma di qsled: ti,ma di tutte tre infieme.CoQ.utfipera,®>ymce no filarne te tutti co fijro,c hano quaji che ymtQgia la natura,ma quelli Qesfi fumo fi fi. antichi,che fi lo datamele fuor d’ogm dubbio la fiorarono:® unico fi mafia di qglt,di cjfìi, et di lei; No imagmadofi appena q Ila,co fa alcuna fi frana,et tato diffìcile-',eh’tali cola y irta del dnimiff.ingegno (uosmedtàte l incitij ina,il chfignofi ari e,il giudizio, et la graffa,dtjgra higd no la trapalli.Et no filo nella Pitturarne coleri, [òtto ilqual vene refi copredono tutte le forme,& tutti 1 corpi retti,®* non retti,palpabili, ® impalpabili,fii finii,® no "VifiiLniima neh ejlrema rotodità ancora de' corpi: ® co la pii ta deijuo fiarpeho,® deuefatiche di coji bella, ®fruttifera piata,fon diJì e fi o-ia ta ti rami,® fi honoratr,che oltre ihauer pitr, a d modo m fi difi. fiat a foggia ddpni fa- pori ti frutti,che pano; hano ancora dato foltimo termine a qutQe tre nobiliti, arti co tata,® fi mar auighofi perfezione :che ben fi può dire,® feltramele,le fite Qa tue in qual fi yoghapartedi quelle,tffer piu belle afidi,thè l antiche.Conofeedofi nel mettere aparagone,t&sle,mani,braccia,® piedi formati claltlmo, ® dalbaltrosn manere in q.Le di coji uCm cert ofondameto piu faldo,Anagratta piu ìteramete vra Ziofa,ctyna molto pm afjoluta pfettione,codetta coRma certa dfficulta fi faalencl lafua mameraiche egli èlpofiibile mai yeder meglio. lidie medefimamete fi può ere dere delle fiepitture. Lequahfep auuet lira ci fu fero di cfllefaniofifi. Greche,o Koma m da poterle afrote a frote paragonaretT àto njlereb tono T maggior pregio,® pm h or. orai e Jmorate i Quanto piu apparificono le fùe [culture fuperiori à tutte le antiche. Mafi tanto fono da noi ammirati que famofifiimiicbcprouocati con fi eccefiuipremij,et con tanta felicità, diedero yita alle opere loro. Quanto douiamo noi maggiormente celebrare,& mettere in ctelo qucjli rari fimi ingegni^ che non filo fen%apremij,ma inynapouertd mifir abilefanno fruttifi pre^iofi! Creda fi & affermi fi adunque, chefi in quello nofìro fecolojufje la gufa remunerazione, fi jarebbono fen^a diò bio cofepiugrandimolto migliori;che non fecero maigli antichi. Ma lo battere a combattere piu con la fame,che con la Fama,tienfotterrati i mi feri ingegnine gli lafiia (colpa,&Vergogna di chi fiolleuare gli potrebbe,& non fi ne cura)farfi cono fiere. Et tanto baffi a quellopropofito, e endo tempo di horamai tornare a le V ite} trattando diflint amente di tut ti quegli, che hanno fatto opere celebrate, in quefla terza maniera ; Il principio della
quale fu Lionardo da Vinci, Dal quale •
apprefjo cominciere-
mo.
Il fine del Proemio.