LIONARDO DA VINCI
I
VITA DI LIONARDO DA VINCI PITTORE, ET SCVLT ORE FIORENTINO.
RANDISSIMI doni fi veggono piouere da gli influii celelli, ne’corpi humani molte volte naturalmente: & fopra natura-
li taluolta ftraboccheuolmente accozzarfi invn corpo lolo, bellezza,grazia,& virtÌLj in vna maniera,che douunque fi voi
gequel tale,ciafcuna Tua azzione è tanto diuina,chelafciando ;ì dietro tutti gl’altri huomini,manifeftamentc fi fa conofcere,per cola ( co-
me ella elargita da D i o, & non acquiftata per arte humana. Quello lo vi*a/a/clero gli hnomini in Lionardo da Vinci,nelquale oltra la bellezza del corpo, non lodata mai a baftanza,era la grazia piu che infinita in qualunque Tua az zione: Se tanta,Se fi fatta poi la virtù,che donunque l’animo volle nelle cofe difficili,con facilità le rendeua affolute. La forza in lui fu molta,& congiunta con ladcftrezza; l’animo,e’I valorefempreregio,Se magnanimo • Etla fa ma del fuo nome tanto s’allargò,che nó folo nel fuo tempo fu tenutoan pre gio,ma peruenne ancora molto piu ne’pofteri dopo la morte fua. Veramente mirabile,& cele ite fu Lionardo figliuolo di fer Piero da Vinci: Et nell a erudizione,Se principij delle lettere, harebbe fatto profitto grande, fe egli non fufle fiato tanto vario,& inftabile.Perciocheegli fi mife a impara re molte cofe,Sr cominciate poi l’abbandonaua. Ecco nell’abbaco egli in po chi mefi,ch’e’v’attefe,fece tantoacquifto,che mouendodi continuo dubbi, de difficultà al nr)aeftro,chegrinfegnaua,benefpeffolo confondeua. Dette alquanto d’opera alla mufica,ma torto fi rifolnè a imparare a fonare la Lira, come quello,che da la natura haueua fpirito eleuatifsimo,&pieno di leggia dria.Onde fopra quella cantò diurnamente all’improuifo.Nondimeno.ben chcegli a fi varie cole attendeffe,non lafciò mai il difegnare, Se il fare di rilie uojcomecofejchegl’andauanoafantafiapiud’alcun’altra. Veduto quello fer Piero,& confiderato la eleuazione di quello ingegno,prefo vn giorno al cimi de fuoi difegni,gh portò ad Andrea del Verrochio,ch’era molto amico luo,&: lo pregò firettamente,che gli douefle dire,fe Lionardo attendendo al difegno,farebbe alcun profirto. Stupì Andrea nel veder il grandiffìmo prin cipio di Lionardo,& confortò fer Piero, che lo facefle attendere, onde egli ordinò con Lionardo,ch’e’doueffe andare a bottega di Andrea. Ilche Lio* nardo,fece volentieri oltre a modo.Et non iolo efercitò vna profeflione, ma luttequelleouei/difegnofi interueniua : Et hauendo vnointelletto tantojdi uino,& tnaranigliofo,cheeffendo boniflìmo Geometra, non folo operò nel la 1 cultura facendo nella fua giouanezza di terra alcune tefte di fèmine, che ridono,che vanno,formate per Parte di geffò,e parimente tefte di putti,che pareuano vfciti di mano d’un maeftro. Ma nell’architettura ancora fe|molti difegnicofìdi pian te,come d’altri edifizij,&fu il primo ancora, chegioua* netto difcoretle fopra il fiume d’Arno per metterlo in canale da Pifa, a Fiorenza. Fece difegni di mu/ini,gualchiere, Se ordigni*, che poteflino andare per forza d’acqua ; Se perche la profeflione fua volle,che filile la Pittura, Audio affai in ritrarrti naturale,&: qualche volta in far medaglie di figure di ter ra}Se adoffo a quelle metteua cenci molli interrati, e poi con patienza fi mct teuaa ritrargli fopra a certe telefottilifsimedi renfa,odi panni lini adoperasi^ gli lauoraua di nero,Se bianco con;la punta del pennello, che era cola miracolofa»come ancora ne fa fedealcunfiche nehòdi fua mano in fui no- ftro libro de’difegni -, oltre,che difegnò in carta,con tanta diligenza,& fi be ne: che in quelle finezze non èchi vi hàbbia aggiunto mai, thè n’ho) io vna teftadi Itile,Se chiaro feuro, che è diurna,& era in quello ingegno infufo ta ta grazia da Dio,& vna demoftratione fi térribileaccordata con l’intelletto, & memoria,che lo feruiua,& col difegno delle mani fapéua fi beffe efprime* re il fuo concetto : che con i ragionamenti vinceua,& con le ragioni|confora deuaogni gagliardo ingegno.Et ogni giorno faceua mortegli,e difegni da po ter e
Sere francare con’facilità monti,Se forargli perpaflareda vn pianoavn’altro & per via di lieue,Se di argani,& di vite moftraua poterli alzare,e tirare peli grandi,Se modi da votar porti,& trombe da cauare de’luoghi bafsi,acque: che quel ceruello mai reftauà di ghiribizzare,de’quali penfieri,Se fatiche Tene vede (parli per l’arte noftra molti difegni ; ite io n’ho vidi aliai : oltre, che perle tempo fino adifegnaregruppi di corde fatti con ordine, e che da vn ca po feguifsi tutto il redo fino a l’altro.tanto che s’empieisi vn tondo,che fe ne vede in idampa vno difficiliflimo,e molto bello,& nel mezzo vi fono quede parole Leonardus Vinci Accademia, Se fra quedi modegli, Se difegni ve n'era vno,colquale piu volte a molti Cittadini ingegnofi,cheallhoragouernaua- no Fiorenza modraua volere alzare il tempio di fan Giouanni di Fiorenza,c fottometteruile (calee,lenza rumarlo,& con fi forti ragioni lo perfuadeua, che pareua pollibìle,quantunque ciafcuno poi,che e’fi era partito,conofcef feper fe medefimofi’impoflìbilità di cotanta imprefa. Era tanto piaceuolc nella conuerfazione,che tiraua a fe gl’animi delle genti. Et non hauendo c» gli, fi può dir nulla,& poco Iauorando,del continuo tenne feruitori,Se ca« ualli,de’quali fi dilettò molto,Se particolarmente di tutti glabri animali, i* quali con "gran di filmo amore,Se pacienza gouernaua.Et modrollo,che fpe( Co pafiando da i luoghi,doue fi vendeuano vccelli,di (ua mano cauandoli di gabbia,Se pagatogli a chi li vendeua,il prezzo,che n’era chiedo,li lafciaua in aria a volo,redimendoli la perduta Maertà. La onde,volle la natura tanto fa uorirIo,che douunquee’riuolfeil penfierojl ceruello,Se l’animo,modròta tadiuinità nelle cole fue,che nel dare la perfezzione, di prontezza, viuatità, bontade,vaghezza,Se grazia,nefluno altro mai gli fu pari. Vedefi bene,che Lionnrdo per l’intelligenza de l’arte cominciò molte cole,Se nefluna mai ne finì parendolijchela manoaggiugnere non potefieallajperfezzione dell’&r te ne le cofe,che egli fi imaginaua,conciofia, che fi formaua nell’ idea alcune dificulcà fiottili,e tato marauigliofe, che con le mani ancora,ch’elle fodero ec ceIlentiflìme,non fi farebbono elprefiemai.Et tanti furonoi fuoi capricci, che filofofando de le cofe naturali, attefe a intendere la proprietà delle er* be,continuando,Seofieruando il motodelcielo,ficorfodela Luna,Segl’an damenti del Sole. - Acconciofsi dunque,come è detto, per via di ler Piero, nella fua fanciullezzaa l’arte con Andrea del Verrocchio. llqtialefaccendo vna tauola,doue fan Giouanni battezzaua Chrido,Lionardo lauorò vn’ an gelo,che teneua alcunevedi*, Scbenchefofiegiouanetto,locondufie di tal maniera,che molto meglio de le figure d’Andrea daua l’Angelo di Lionar- do. Il che fu cagione,ch’Andreamaipiu non volle toccar* colori,sdegnato fi,eh e vn fanciullo ne fapefie piu di lui. Li fu allogato per vna portiera, che fi hauea a fare in Fiandra d’oro,& di (età tefluta,per mandare al Re jdi Portogallo,vn cartone d’Adamo,Se d’Eua,quando nel Paradifo terrefire pecca no; doue col pennello fece Lionardodi chiaro,Se (curo lumeggiato di biac ca vn prato di herbe infinite con alcuni animali,che in vero può dirfi,chein diligenza,Se naturalità al mondo diuino ingegno far non la pofla fi filmile. Quiui è il fico oltra Io (cortar de le foglie,Se le vedute de rami,condotto con tanto amore,che l’ingegno fi fmarifcefolo a penlare,come vn’huomo pofia hauere tanta pacienza. Euui ancora vn palmizio,che ha la rotódità de le ruo a z tede la palmalauoratc con fi gtande arte,e marauigliofa, che altro, chela pa tienzia,& l’ingegno di Lionardo non lo poteua fare ; Laquale opera nitrirne ti non fi fece : ondeil cartone è hoggi in Fiorenza nella felicecafa del Magni fico Ottauiano de Medici donatogli non ha molto dal zio di Lionardo . Dicefi che ser Piero da Vinci efièndo alla villa fu ricercato domellicamenteda vn luo contadino, ilquale d’un fico da lui-tagliato in fui podere, haueua di iua mano fatto una rotella, chea Fiorenza gne ne facefiedipignere,ilche egli con ten t.fsimo,fece,fèndo molto pratico il villano nel pigliare vccelli,e ne le pefcagioni,& feruendofi grandemente di lui ser Piero a quelli efercizij. La onde fattala condurre a Firenze, lenza altrimenti dire a Lionardo di chi eU la fi folle,lo ricercò che egli ui dipignellefufo qualche cofa. lionardo arrecatoli vn giorno tra le mani quella rotella,veggendola torta,mal Iauorata,& goffa la d aizzò col fuoco; Sedatala a vn torniatore,di roza, Se goffa,che ella era,la fece ridurre delicata,Se pari. Et apprello ingoiatala, Se acconciatala a modo fuo,cominciò a penlàre quello, che ui fi potelle dipignere fu j che hauelfe a fpauentarechi le venilfccontra j rapprefentando lo effetto Hello,che la teftagiadi Medufa. Portò dunque Lionardo per quello effetto ad vnafua ilanza doue non entraua fe no egli folo,Lucertole,Ramarri,Grilli,ferpe,Far falle,Loculle,Nottole,Se altre llrane Ipezie di limili animali : Da la moltitudine de quali variamente adattata infieme/cauò vno.animalaccio molto or* ribile, Se fpauentofo, ilquale auuelenaua con l’alito,'&faceua l’Aria di fuo* co . Et quello fece vfeire d’una pietra fcura,& (pezzata, buffando veleno da la gola aperta,fuoco dagl’occhi, &fumo dal nafo fi Uraliani ente, chepare- ua monllruofa, Se horribile cofa affatto. Et penò tanto a farla, che in quella flanza era il morbo degli animali morti croppo.crudele,ma non fentito da Lionardo,per il grande amore che portaua all’arte. Fini ta quella opera,che piu non era ricercarle dal villano ne dal padre 5 Lionardo gli.dille,che ad cigni fuacomoditàmandaflc perla rotella, chequanto alili erafinita-. Andato dunque sei* riero vna mattina a la flazaperla rotella; de picchiato alla por ta, Lionardo gli aperfe dicendo, cheafpettafle un poco; Se ritornatofi. nella llanza acconciò la rotella al lumein sul leggio, Se allettò la fìneflra,che fùcef fejlume abbacinato,poi lo fece,pallai* dentro a vederla. Ser Pieronel primo afpetco non penfàndo alla cofa fubitamente fi fcofle,non credendo che quel la fofle rotella,ne manco dipinto quel figurato che e’vi uedeua. Et tornando col palio a dietro,Lionardo lo.téne;dicendo,’quella opera ferue per quel che ella è fatta; pigliatela dunque,Se portatela; che quello è il fine,chedeiro peres’afpetta. ralle quella cola piu che miracolo fa a sei* Piero •, Se lodò gran difsimamcnteilcapricciofo difcorfodi Lionardo; poi comperata tacitamen teda un mereiaio vn’altra rotella dipinta d’un cuore, trapallato da vno (Itale,! ad onò al villano che ne li rellò obligàto Tempre mentre che e’ vilfe. Ap- prelfo vendè ser Piero quella di Lionardo fecietamentein Fiorenza acerri mercatanti, cento ducati: Etinbreue élla peruennealemanidel Duca di Milano vendutagli 300 ducati da detti mercatanti. Fece poi Lionardo vna N.Donnain vn quadro,ch’era apprello Papa Clemente v 11. |moltoeccelié te. E fra l’altre colè. che u’erano fatte, contrafecevna caraffa piena d’acqua c5 alcuni fiori dentro^doueoltra la marauiglia della viuezza aueua imitato . * la la rugiada dell’acqua lopra,fi che ella pareua piu viua che la uiuezza. Ad Ati tomo Segni luo amicifsimo fece in fu un loglio un Nettuno condotto coli di difegno con tanta dihgenzia, chee’pareua del tutto viuo. Vedeualì il ma re turbato, & il carro Tuo tirato da’ caualh marini con lcfantafime,l’Orche, Sci noti, Se alcune tette di Dei marini bellifsime. Ilquale difegno fu donato da Fabio fuo' figliuolo a M.Giouanni Gaddi,con quello Epigramma ♦ pinxitvirgihus ^eptu.mr.VinxitHomerus
D um inuris undifoni per uada fleti it equos.
Mente qiudem uates iUum conftexit uterque vincius afl ocuhs 3 mrèque uinciteos.
Venneglifantalìadidipignere in un quadro a olio vna tetta dolina Medu facon vna acconciatura in capo con vno agrupamentodiferpela piu ttrana, e ftrauagante inuentione che lì polfa immaginare mai: ma come opera, che portarla tempo, e come quali interuiene in tutte le cofe fue rimafe imperfet* ta.quefta e fra le cole eccellenti nel palazzo del Duca Colìmo in fieme có vna tetta d’uno Angelo che alza vn braccio in aria che feorta dalla fpalla al gemi to venendo inanzi, e l’altro ne va al petto có una mano,e colà mirabile,che quello ingegno,che hauendo delìderio di dare lommo rilieuo alle cofe, che egli faceuaandaua tanto con lombre feure a trouare ifondi depinlcuri,che cercaria neri, cheombralsino, Sefufsino piu feuri degl’altri neri per fare del chiaro mediante quegli fufsi piu lucido.& infine riufeiua quello modo tanto tinto,che non vi rimanendo chiaro haueuon piu forma di cole fatte per con trafare vna notte,che vna finezza del lume del di: ma tutto era per cercare di dare maggiore rilieuo, di trouar il fine,Se Iaperfettionedel’arte. Piaceuagli tanto quando egli vedeua certe tette bizzarre, o con barbe, o có capegli degli huomini naturali cheharebbe feguitato vno, che gli Frifsi piaciuto vn giorno intero,Se le lo menena tal mente nella Idea,.che poi arriuato a cafalo di* fegnaua comefe l’hauelfs Iiauuto prelente. di quella fortelene vedemólte tette,Se di remine,e di mafch>-,8e n’hoiodifegnatoparechiedi fila mano con la penna nel noftro libro de dikgni tante voi te citato come fu quella di Amengho Vefpucci,ch’è vna tetta di vecchio bellifsima dileguata di carbone, & parimenti quella di Scaramuccia Capitano de Zingam, che poi M.Donato Yaldanbrini d’Arezzo Canonichodi s.Lorenzo lattatagli dal .Giambullari "cominciò vna tauola della Adorazione da Magi,'che ve fu molte cole belle mafsimedi tette. Laquale'era in cala d’Amerigo Beci dirimpetto alla log* già de i Peruzzi,laquale anche ella rimafe imperfetta come l’altre cole fua. Auuenne,che morto Giouan Galeazzo Duca di Milano, Se creato Lodoui* co Sforza nel grado medefimo l’anno 1494; Fu condotto aMilano'con gran riputazione nonardoal mica, ilquale molto fi dilettarla delfuonojde la lira,perche fonafle ; Se Lionardoportò quello ttrumento,ch’egli haueua di fua mano fabricato d’argento gran parte in forma d’un telchio di cauallo cofa bizzarra,Se nuoua accioche l’armonia fotte con maggior tuba, Se piu lo no.ra di voce. La onde luperò tutti i ronfici, che quiui erano concorfi a fona ■re. Oltraciofu il migliore dicitore di rime a l’imprcuiifo del tempo fuo .Sé rendo il Duca i ragionamenti tanto mirabili di Lionardo, talmétes’innamo rò de le fue viniliche era cola incredibile, E pregatolo gli face fare in pittu- 1. ' " »a
ra vna tauola d’aitar dentroui vnanatiuità che fu mandataMal Ducaal’Im« peratore. Fece ancora in Milano ne’ frati di s.Domenico a s.Maria de le Gta zie vn cenacolo,cola beliifsima, Se marauigliola, Se alle tefte de gli Apolidi diede tanta maeftà,& bellezza -, che quella del Chrifto lafciò imperfetta j no pcnlando poterle dare quella diuimtà celefte, che a l’imagine di Chrifto fi ri chiede. Laquale opera rimanendo coli per finita.è ftata da i Milanefi tenuta del con tinuo in grandilsima venerazione, Se da gli altri foreftieri ancora, attefochejLionardo.fi imagi nò], Se riufeiglidi efprimerequel fofpettojchc era entrato ne gl’Apoftolfidi voler fapere chi tradiua il loro maeftro. Peril- che fi vede nel vilo di tutu loro l’amore,la paura,& lo fdegno, o vero il dolo re,di non potere intendere lo animo diJChrifto. Laqual cola non arrecami nor marauiglia,che il conofcerfi allo incontro l’oftinazionc, l’odio e’1 tradi« mento in Giudafenzacheogni minima parte dell’opera, moftravnaincredi bile diligézia- Auuengache infino nella touagliaè contraffatto l’opera del teftuto^’una maniera che la renfa ftefta non inoltra il vero meglio.
Dicefi,che il priore di quel luogo follecitaua molto importunaméte Lio nardo,che finifsi l’opera•, parendogli Urano,veder talhora Lionardo ftarfi vn mezzo giorno per volta aftratto in confiderationc,& harebbe voluto, co mefaccuadell’opere,chezappauano nel’horto,che egli non hauefse mai fer mo il pennello.È t non gli ballando quello fe ne dolle col Duca, Se tanto lo rinfocolò,che fu coftrctto a mandar per Lionardo, Se deliramente lòlleci- tarlil’opera,moftrando con buon’modo,che tutto faceua per l’importunità del priore.Lionardo conofcendo l’ingegno di quel principe efl’er acuto, e di fcreto volfe(quéIchenon hauea mai fatto con quel priore)difcorrere col Dii ca. Largamente fopra di quello gli ragionò aliai de l’arte,e lo fece capace,che gl’ingegnie!euati,talhor,chemanco lauorano,piu adoperano, cercando có la mente l’inuenzioni,& formandofi quelle perfette idee, che poi elprimo« no,& ritraggono le mani,da quelle giaconcepute ne l’intelletto. Et gli lòg- giunfe,che ancor gli mancaua due tefte da fare,quella di Chri fto,dellaqualè non voleua cercare in terra : Se non poteua tanto penlare,che nella imagina zione,gli parefte poter concipere quella bellezzaj& celefte grazia,che douet teellerequella de la diuinità incarnata : Gli macaua poi quella di Giuda,che ancogh metteua penfiero,non credendo poterli imaginarc vna forma,dae* fprimere il volto di colui,che dopo tanti benifizi) riceuuti, hauefsi haulito 1’ animo fi fiero,che fi fufsi rilolutodi tradir ilfuo fignore,e creator del mon-’ do : purché di qlta feconda ne cercherebbe,ma che alla fine nó trouandó me gho,nò gli mancherebbe qlla di ql priore,tanto importuno,Se indifcreto. La qual cofa molle il Duca marauigliofamente arifo,& dille, che egli hauea mille ragioni.E coli il pouero priore cófufo atrele a lollecirar l’opera de l’or to,&lafciò ftar Lionardo.llqualefinì bene la fella del Giuda, che pare il ve ro ritratto,del tradimento,&: inhumanità.Quella di Chrifto rimafe,come fi è detto,imperfetta.La nobiltà di quella pitturaci per ilcomponimento,fi ellere finita con vna incomparabile diligenza,fece venir voglia al Re di Fran eia,di códurla nel Regnoronde tentò p ogni v ia,fe ci filili flato architetti,che có trauate di legnami,e di ferri,l’haueffino potuta armar di maniera,che ella fi folle condotta falua \ fenza confiderare a (pela,che vi fi filile potuta fare, ta• to tola defideraua.Ma l’cfler fatta nel maro', fece che fua Maeflà Tene portò la voglia. Si ella fi rimale a’Milanefi . • Nel medefimo Refettorio, mentre che lauoraiia il Cenacolo,nella tefla doue è vna pafifione, di maniera vecchia ritraile il detto Lodouico,con Mafiimiliano fuo primo genito,e dall’altra par tela DuchelTa Beatrice,con Francefco altro fuo figliuolo, che poi furono a- mendue Duchi di Milano,che fono ritratti diuinamente. Mentre cheegli at tenderla a quella opera,propofe al Duca fare vn cauallodi bronzo di mara- uigliola grandezza,per metterui in memoria l’imagine del Duca. Et tanto grande lo cominci ò,& riufcì,che condur non fi potè mai. Ecci chi ha hauu- toopinione(come fon varij,& molte volte per inuidia maligni, igiudizij hu maniache Lionardo(comedelPaltre lue cofe) lo cominciafie, perche non lì finifse; percheeflendo di tanta grandezza in volerlo gettar d’un pezzo vi lì .vedeua difficultà incredibile,e fi potrebbe anco credere,che dall’efFettotmol ti habbin fatto quello giudizio 5 poiché delle cofe fue ne Icn molte rimale im perfette. Ma per il vero fi può credere,che l’animo luo grandilTimo, Se eccel lentiflìmoper efler troppo volontarofo fuffe impedito,Se che il voler cerca* re fempre eccellenza fopra eccellenza,Se perfezzione fopra pfezzione ne fuf (è cagione,talché l’opra fiifle ritardàta dal defio,come dille il nollro Petrar* ca 3 Se nehvero quelli,che veddono il modello,che Lionai\fece di terra grati de,giudicano non hauer mai villo piu bella cofa,nepiu fuperbatilquale durò fino,che iFranccfi vennono a Milano con LodouicoRedi Francia,che lo fpezzarono tutto. Enne anche smarrito vn modello piccolo di cera,ch’era tc mito pfettOjinfieme co vn libro di Notomia di cauagli fatta da lui per fuo Hu dio. Attefe dtpoi,ma con maggior cura alla notomiadegli huomini, aiutato Se Icambieuolmente aiutando in quello M.Marcantonio dellaTorrejeccel lente filofofo,che allhora leggeua in Pauia,& fcriueua di quella materia, Se fu de’primi(come odo dire)che cominciò a illullrare con la dottrina di Gale no,le cole di medici na,& a dar vera luce alla notomia: fino a quel tempo in* uoltain molte,& grandillime tenebre d’ignoranza. Se in quello fi feruì ma rauigliofamente dell’ingegno,opera,Se mano di Lionardo,chenefece vn li* bro difegnato di matita rolTa,& tratteggiato di penna,che egli di fua mano scorticò,& ritraile con grandillìma diligenza doue egli fece tutte le ofTature Se a quelle congiunfe poi con ordine tutti i nerui,& coperfedi mulcoli i pn mi appiccati all’olTo,et i secondi,che tengono il fermo,Se i terzi,chemuoua- no,& in quegli a parte per parte di brutti caratteri fcrifle lettere,che fono fàt teconlamano mancina a rouefeio,Se chinon ha pratica a leggere non l’intende,perche non fileggono,fenon con lofpecchio.Di quelle carte^della no tomiadegl’huomini n’ègran parte nelle mani di M. Frane, da Melzo, gentil huomo Milanefe.che nel tempo di Lionardo era bellifiìmo fanciullo,e moU toamato dalui, cofi come hogg. è bello, Se gentile vecchio, chelehaca- re,Se tiene,come per reliquie tal carte infieme con il ritratto della felice me* moria di Lionardo,& chi legge quegli Ieri tti,par impoilìbile,che quel diui* no Ipirito habbi coli ben ragionato dell’arte,& de mulcoli,& nerui, Se vene i Se coivtanta diligenza d’ogni cofa.Come anche fono nelle mani di .
. Pittor Milanelè alcuni ferirti diLionardo,pur di caratteri ferirti con la mancina a rouefcio,che trattano della pittura,& de’rpodi del difegno,e colo
tire, rire; coftui non è molto,che venne a Fiorenza a vedermi, deaerando ftarH par quella opera; SdacondulTea Roma per dargli efito,ne io polche di ciò fia feguito.Et per tornare alle opere di Lionardo. Venne al Tuo tempo in Mi lanoil Redi Francia,onde pregato Lionardo di far qualche cofa bizarra,fece vn bone,che camino parecchi palli, poi s’aperfe il petto,&moftro tutto pien di gigli.Prefe in Milano Salai Milanefe,per fuo creato,-i!qual era vaghifllmo di grazia,&: di bellezza,hauendo begli capegli,ricci, & inanellati, de’ quali Lionardo fi dilettò molto ; &c a lui infegnò molte cofe dell'arte, & certi latto ri,che in Milano fi dicono efleredi Salai,furono ritocchi da Lionardo. Ritornò a Fiorenza,dotte trono,che i frati de’Serui haueuano alloggato aFi lippino l'opere della tauola dell’altar maggiore della Nunziata ; per il che fu detto da Lionardo,che volentieri hattrebbe fatta vnafimil cofa. Onde Filippino inrefo ciò,come gentil perfona,ch’egli era,fé ne tolfegitì : & i frati perche Lionardo la dipignede felo tolfero in cafa,facendo le fpefe a lui,& a tutta la fila famiglia.Et cofi li tennein pratica lungo tempo,ne mai cominciò nul- la.Finalmentefece vn cartonedentroui vna noftra Dona,&vnaS. Anna,con vn Chrifto ; laquale non pure fece marauigliare tu tti gl’ artefici ; ma finita , ch’ella fu,nella danza durarono duegiorni d’andare a vederla gl’ huomini, & le donne,i giouani,& i vecchi.come fi va a le fede folennhper veder le ma rauigliedi Lionardo,che fecero ftupire tutto quel popolo. Perche fi vedeua nel vifo di quella noftra donna,tutto quello, chedi femplice, edi bello,può con femplicità,&bellezza dare grazia a vna madre di Chrifto : volendo mo- ftrare quella modeftia,&: quella hit milrà, che in vna vergine contentillima d’allegrezza del vedere la bellezza del fuo figliuolo,che con tenerezza-forte* neua in grembo j & mentre che ella co honeftiilimaguardatura abaflo feor geua vn S.Giouanni piccol fanciullo,che fi andaua traftullando con vn peco rino ; non fenza vn ghigno d’unas. Anna,checolmadi letizia, vedeua la fua progenie terrena effer diuenura celefte. Confiderazioni veramente dallo in telletto,&: ingegno di Lionardo. Quello cartone, come difotto fi dirà,andò poi in Francia. Ritraile la Gineurad’ Amerigo Benci cofa bellilfima: &ab- bàdonò il lauoro a’frati,iquali lo ritornarono a Filippino,ilquale foprauenu to egli ancora dalla morte non lo potcfinire.Prefe Lionardo a fare per Fran- cefco del Giocondo il ritratto di Mona Lifa fua moglie j & quattro annipe natouilo lafciòimperfettojaqualeoperahoggi è appreftoil Re Francefco di Francia in Fontanableo,Nellaqual teftachi voleua veder quanto l’arte po telleimitar la natura,ageuolmentc fi poteuacomprendere,perche quiuiera no contrafatte tutte le minuzie, che fi poftbno con fottigliezza dipignere. Auuenga,chegli occhi haueuano que’luftri,& quelleacquitrine,chedi corintio fi veggono nel viuo : dintorno a efsi erano tutti que’rodigni liuidi,c i peli,che non fenza grandilììma fottigliezza fi poftono fare.Le ciglia per ha - uerui fatto il modo del nafeerei peli nella carne,doue piu folti, Se douepiu radi,& girare fecondo i pori della carne,non poteuano edere piu naturali. Il nafo con tutte quelle belle aperture,roftette, &: tenere fi vedeua eftère viuo.La bocci con quella fua sfenditura co le fue fini vnite dal rodò della boc ca con l’incarnazione del vifo,che non colori,ma carne pareua veramente. Nella fontanella della gola,chi intentidimamente laguardaua,vedeua batte ♦ re re i polfi:& nel vero fi può dire che quella fufsi dipinta duna maniera,da far tremare, & temere ogni gagliardo artefice,& fia qual fi vuole: vlouiii ancora quella arre, che elìendoM.Lifabellilsima, teneua mentre, che la ritraeua, chi jonaUeocantalTe,8&:di continuo buffoni, che la facelsino Ilare alleerai per leuarviaql malinconico,che fuol dar fpefio la pittura a’ ritratti che fi fan no .Et in quello di Lionardo vi era vn ghigno tanto piaceuoleche eracofa piu diurna,che humana a vederlo, & era tenuta cofa marauigliola,per non eliereiiviuo altrimenti. r
Per la eccellenzia dunque delle opere di quello diurnissimo artefice, era taf* to creici uta la ramalua, che tutte le pfone chejfi dilettauano de l’arte, anzi la
ltefla citta iterain tera difideraua,eh egli le lafciafle qualche memoria e raeio
nauafi per tutto,di fargli fare qualche opera notabile,&grande, donde il pu bheo fofleornat0j&: onorato di tanto ingegno „'grazia, & giudizio’, quan to nelle cofedi Lionardo fi conofceua. Et tra il gonfalonieri, &i cittadini gra« di fi pratico, che eflèndofi fatta di nuouo la gran fala del configlio,I’architet tura dellaquale,fu ordinata col giuditio, & configlio fuo di Giuliano s.GaN lo, &di SimonePollaiuoli detto ohronaca :&di Michelagnolo Buonarroti , & Baccio d Agnolo ( come a luoi luoghi piu didimamente fi raggionera ) laquale finita.con grande, preftezza fu per decreto publico; ordinato, chea Lionardofiust datoa dipignerequalcheoperabella: & cofi da Piero Soderi- ni Gonfaloniere allora di giudiziali fu allogata la delta fala . Perilche vele dola condurre Lionardo, cominciò vn cartone alla fala del Papa luogo in s. Maria Noucl a, dentroni la ftoria di Niccolò Piccinino Capitano del Duca l-Jlippo di Milano,neiquale ciilegnò vn groppo di caualli,che combatteuano
V ’ia bandiera,c°fache€cCelIentifsima,*& di gran magifter.o fu tenuta per le inirabihtsimeconfiderazioni, cheegli hebbe ne! far quella fuga. Perciothc Jneflanon fi conofce meno la rabbia,lo fdegno,&la^‘vendetta negli huomi.
Ili,che ne caualli : tra quali due intrecciatili con le gambe dinanzi non fan* no men guerra co i den ti7che fi faccia chi gli caualca nel combattere detta bà
diera, doue aptccato le mani vn foldato,con la forza delle (palle,mentre met
teli caual o in fuga,nuoltoegli con la perfona,agrappato l’aftedello lledar- do,per (guidarlo per forza delle mani di quattro, che due lo difendono con yna mano per vno,&: 1 altra in aria conie fpade tentano di. tagliar Palle: mé-VSÌ° rfT>°.VeC'hluC°n Vn berretcon rollo,gridanldarienevna mano nei! afta,& con 1 altra inalberato vnh (lorea,mena con ftizza vn colpo, perca gliar tutte adue le mani a coloro,che con forza digrignando i den ti, tentano con fieri si ma attitudine, di difendere la loro bandiera : bitta che in terra fra le gambe de cauagliv’edua figure in;ifcorto,che combattendo infieme, me=tre vno in terra ha (opra vno foldato, chealzato il braccio quanto può, con
q e a orzamaggioieglimctteallagolailpugnale,perfinirgliIavita:&ql •lo. altro con le gambe, Se con le braccia sbarrino, fa ciò che eèli.può per non 1 ““«'e-Nefi può efpnwereil difegoo.che Lionardofecenegli habi ri •S” var «mente vana« da Ini: limile l'cimieri,& gli altri ornamen n.fonza amaeilriaincred,bile,che eglinfoftrò nelle forme,«lineamenti rcnliTI- <?ual,,Ll°nard“ roeglioch’alrro maeftrofece.d, brauura,di mu r frali,& d, garbata bellezza. j D.cefi cheper difegnareit detto.cartonefece
b* vno edilìzio artificiofsimo che flringendolo s’alzaua; Se allargandolo, s’ab- balla'ua. Et imaginandofi di volére a olio coloriresti muro, fece vna compo- fìzione d’una miftura fi grolfa, per lo incollato del muro: che continuando adipignerein detta fata,cominciò a colare $ di maniera, che in breue tempo/ abbandonò quella vedendola guidare.Haueua Lionardo grandijfsimo ani-r mo,& in ogni fuaazzioneeragenerofilsimo » Dicefi, chfeàndando al banco» per la proibitone, ch'ogni mele da Piero Sederini foleua pigliare: ilcafsierc. gli uollè dare certi cartocci di quattrini : & egli non.li volte pigliare: rifpon* dendogli:ionon fonoDipintoredaquattrini. Eflendoincolpatod’auer giuntato, da Piero Soderini fu mormorato centra diluii perche Lionardo fece tanto con gli amici Tuoi, che ragunò i danari, & portolli per riftitfiire: ma Pietro non li volle accettare. Andò a Roma col Duca Giuliano de’ Medi* ci nella creazione di Papa Leone, che attendeua molto a cole Filofofiche, Se mafsimamenteallaalchimia, doue formando vna parta di vna cera, mentre eh ecaminaua faceua animali lottilifsimi pieni di vento, nei qualifoflìando , gli faceua volare per l’aria : ma certando il vento,cadeuano in terra. Fermò in vn ramarro,trouato dal Vignaruolo di Beluédere, ilquale era bizza ri fsi* mo,di fcagliedi altri ramarri (corticateali adofTo con finltura d’argenti viui: chenel mouerfi quando caminaua tremauano ; sfattoli gl’occhi,corna, Se barba,domefticatolo, Se tenendolo in vna (carola, tutti gli amici, a i quali lq moftraua,per paura faceua fuggire. Vfaua fpertofar minutamente digrada* re,&purgare le budella d’un caftrato. Se talmente venir fottili j chefilareb bono tenuto in palma dimanOiEhaueuamelToinvn’altra ftanzavnpaio di mantici da fabbro, a i quali metteua vn capo delle dette budella j Se gonfi andole neriempieuala ftanzajaqualeeragrandilsimajdouebilògnaua, che fi recalTe in vn canto chi v'era,inoltrando quelle trafparenti,& piene di ven? to,dal tenere poco luogo in pnncipio,erter venute a occuparne molto, agua gliandolealla virtù.Fece infinite di quelte pazzie-,&attelealli fpecchi:.5c tentò modi ftranifsimi nel cercare olij per dipignere,& vernice per mantene rel’operefatte. Fece in quefto tempo per M.Baldartarri Turini da Pefcia che era Datano di Leone: vn quadretto di vna N.Donna col figliuolo in braccio con infinita diliger tia, Se arte. Ma o ha per colpa di chi lo ingefsò, o pur per quelle fue tan te,& capricciofe mifture delle mediche,& de colori, è hog gi molto guaito. E in vn’altro quadretto ritrarte vn fanciulletto, che è bello Se gratiolo a marauiglia,che oggi fono tutti e duè in Pefcia apprerto à M.GÌU- lioTurini. Dicefi,che ertendogli allogato vna opera dal Papa, lubitoco*
minciò a ftillare olij, Se erbe per far la vernice ; perche fu detto da Papà Leo, oimecoftui non è per far nulla,da che comincia aptnlàre alla fine innanzi il principio dell’opera . Era (degno grandilsimo fra Michele Agnolo Buona» roti Se lui : perilche partì di Fiorenza Michelagnolc-per la concorrenza, con la feufa del Duca Giuliano, ertendo chiamato dal Papa per lajfacciatadi s. Lorenzo. Lionardointendendo ciò partì, &.andò in Francia,doue il Ke hauen do hauuto opere fue, gli era molto affezionato : Se defideraua che’ colortrtc 11 cartone della s. Ann a : ma egli,fecondò il Ino cortame, lo tenne gran tem* poin parole. Finalmente venuto’vecchiOjftettemolti mefi ammaIato;& vedendoli vicino alla morte,fi volle diligentemente.informare de le cofecato
fiche, liche,5e della via buona, Se Tanta religione Chriftiana, e poi co molti pianti, Confeflo,& contrito, Te bene e’non poteua reggerfiin piedi; foftenendofi nelle braccia di Tuoi amici, Se Terui, volTediuotamente pigliare il TantiTsimo Sacramento fuor del letto. Sopragiunfeli il Re, che'fpedo, Se amoreuolméte lo foleua vifitare: perilche egli per riuercnza rizzatoli a Tedere Tul letto» con* tando il mal Tuo,Se gli accidenti di quello moftraua tuttauia quanto aueaof- feTo Dio,Se gli huomini del mondo ; non hauendo operato nell’arte, come li conueniua. Onde gli venne vn parofifmo medaggiero della morte. Perla* qual cola rizzatoTi il Re, & preloli la teda per aiutarlo, Se porgerli fauore, accio che il male lo allegeride j lo Spirito Tuo,che diuinilsimo era,conolcen* do non potere hauere maggiore honore,Tpirò in braccio a quel Re,nella età Tua d’anni 75. DolTe la perdita di Lionardo fiior di modo a tutti quegli,che l’haueuanoconoTciuto 3perche mai non fuperlòna, che tanto facedehono- re alla pittura. Egli con lo Tplendor dell’aria Tua,chebclliTsima era,raderena ua ogni animo mefto;& con le parole volgeuaal fi, e al no ogni indurata in tenzione: Egli con le forze Tue ritenena ogni violenta furia: Se con ladcftra torceua vn ferro d’una campanella di muraglia; & vn ferrodi caualIo,come (c bidè piombo. Con la liberalità iua raccogdeua,Se pafceua ogni amico po uero,.8e ricco; pur che egli hauedè ingegno,Se virtù.
Ornàùa, Se honoraua con ogni azzione qual fi voglia difonorata,Se fpoglia- ta ftàza: perilche hebbe veramente Fiorenza grandifsimo dono nel nalcere di Lionardo : S: perdita piu che infinita nella Tua morte. Nell’ arte della pit tura aggiunfe cottili alla maniera del colorire ad oIio,vna certa ofeurità ; d5 de hanno date i moderni,gran forza, Se rilieuo alle loro figure. Et nella fta tuaria fece pruoue nelle tee figure di bronzo che fono [(opra la porta di s.Gio uanni dala'partèdi tramontana fatte da GióuanFrancefco Ruttici, ma ordinate còlConfigliodi-Lionardoj Lequali fono il piu bel getto,Se di difegno. Se di peiftzzione,9hevmodernamen^e fi da ancor vitto. Da Lionardo habbia tno la Notomiade’ causili: & quelladeg^i huomini adafpiu perfetta. Laon de per tante parti Tue fi diuine, ancora che molto piu operade con le parole, che co’fatti,il nome .Se la fama Tua,non fi fregherannogiatnai. Pecilchefu detto in lode fua da M.Giouanbatifta Strozzi cpfi,
Tutti altrt : cr umee f idile? uittct Apcllc:
-Et tutto illoruittóri'ofófittolo. , '
Fudifcepolo di Lionardo Giouanantonio BoltrafHoMilanefe perfoiiét molto pratica,& intendente, chel’annò 1500 dipinfe in nella chieTa della MI ferteordia fiior di Bològnia iti vna tauola à olio con gran diligézia la noftra Donna col figliuolo in braccio,s.Giouanni Baùtta,Se sBattiauoignudo,è il padrone chela fe fare ritratto di naturaléginochioqi, opera veramente bel* la Se in quella fetide il nome Tuo e leder difcepòlo di Lionardo.Coftui ha fat to,altre, opertr, Sea Milano, Se altroue: ma batti hauer qui nominata quella che e la migliore. Et cofi Marco Vggioni,che in S.Marià della Pace, fece il tranfito di N.Donna,Se le nozze di Canagalilee,