TORRIGIAN O
%)ììa di T orridi ano Senhor Fiorentino . *:
g -f* tERZ'AlpARTE
crederei« infinito. & che i vecchi dalla paura,dalla fuperbia, Se dalla ambizione tirati, diuentano goffi; Se quanto meglio credono fare, peggio fanno Se credendo andare inanzi ritornano a dietro. Ondeefsiinuidiofi mai non danno credito alla perfezzione de’giouani nellecofe, che fanno ; quantunq; chiaramente le vegghino,pcr Todinazione ch’è in loro.Perche nelle proue fi vede,che quando eglino,per volere mollrare quel,che fanno,piu fi sforzano ci modrano fpeflo di loro cofe ridicole, Se da pigliarfenegiuoco. Etnei vero come gli artefici padano i termini, che l’occhio non dà fermo,& la mano lor trema; podono,fe hanno auanzato alcuna co fa,dare de’configli à chi opera, conciofia, che farti della pittura,e scultura vogliono l’animo tutto fuegliato e fiero, fi come c n ella età, che bolle il fangueje pieno di voglia ardente : e de* piaceri del mondo capitai nimico. E chi nelle voglie del mondo non è conti« nenre, fugga gli ftudii di qual fi voglia arte ò feienza; perciò che non bene co iiegono fra loro cotali piaceri,e. lo dudio. E da che tanti pefi fi recano dietro quefte virtù,pochi,per ogni modo, fono coloro, che arriuino al fupremogra do . Onde piu fono quelli,che dalle mode con caldezza fi partono, che quegli, cheper ben meritare nel corfò,acquitrino il premio.
Piu fuperbia adunque,che arte,ancor che molto valefsi,’fi vide nel Torri« giano scultore Fiorentino ; ilquale nella fua giouanezza fu da Lorenzo vecchio de’Medici tenuto nel giardino, chei n fulla piazza di fan Marco di Firen ze haueua quel Magnifico cittadino, in guifa d’antiche,e buone sculture ri- pieno,che la loggia,i Viali,e tutte le danze erano adorne di buone figure antiche di marmo,e di pitture,& altre cofi fatte cofe di mano de’migliori Mae* ftrijchemaifuflero fiati in Italia,&fuori. Le quali tutte cofe,oltre al Magni fico ornamento,chefaceuano à quel giardino,erano come vna fcuola,& Aca demia a i Giouanetti pittori, c scultori, Se à tutti gPahri : che attendeuano al difegno ; e particolarmente à i giouani Nobili ; attefo che il detto Magnifico • Lorenzo tcneua per fermo, che coloro, che nafeono di fangue nobile posfi- no piu ageuolmente in ogni cofa venire a perfezzione, e piu predo, che non fanno per lo piu le genti bade,nelle quali comuneméte non fi veggiono [quei concetti, ne quel marauigliofo ingegno,che ne i chiari di fangue fi vede: fen za, che hauendo i m anco nobili il piu delle volte a difenderli dallo dento,c dalla pouerta,e per confeguente necesfitati a fare ogni cofa meccanica j non poflono efercirarc l’ingegno,ne à ijfommi gradi d’eccellenza peruenire.On* de ben dide il dottifsimo Alciato,parlando de i belli ingegni nati poueramé« te,e che non podono folleuarfi,per edere tanto tenuti,albafTo dalla pouertà* quantoinalzati dalle pennedell’ingcgno;
Vt me pimi leuat,fic grane mergit onns.
Fauorì dunque il Magnifico lorenzo Tempre i belli ingegni, ma panico« iarmen te i nobili,che haueuano a quede arti inclinazione ; onde non è gran fatto,che di quella foiola vfeiffero alcuni, che hanno fitto dupire il mondo : e che è piu,non folo daua pronifionedapoter viuere,e vedire à coloro,che ef fendo poueri,non harebbono potuto efercitare lo dudio del difegno, ma an coradonatiui draordinaniàchi meglio degl’altrififudein alcuna cofa ado* perato: onde gareggiando fra loro i giouani dudiofi delle nodre arti, ne di* «cnerojcome fi dira eccellentifsimi, Era allora cudode, e capo di detti gio
uani/(emiri BERTOLDO scultore Fiorentino, vecchio, c pratico maeftro; ella i to già dilcepolo di Donato; onde infegnaua loro,e parimen te haueua cura al lecofedel giardino; & a moltidifegni;caftoni,e modelli di manodiDona* vto,Pippo,Màfaccio,Paulo, VceIlo,tra.Giouanni,fra Filippo, e d’altri maeftri *■ paeiàiìi, e ForefticrhE nel vero quelle arti non fi poflono imparare le non co r-lungo'ftudio Fatto ; in ritrarre,c sforzarli d’imitare le cofe buone: E chi.non ha di fi fatte commodità, le bene è dalla natura aiutato non fi può condurre, fc non tardi a perfezzione. Ma tornando all’anticaglie dd detto Giardino,el le andarono la maggior parte male l’anno 1494. quando fiero figliuolo del ■'detto Lorenzo fu bandito di firenzejpercioche tutte fu tono vendute allinea » to. Ma non di menda maggior parte furono l’anno 1 yt z. renduteahMa* f gnifico Giuliano,allora,che egli,egl’altri dicala Medici ritornarono alla.pa* tria; &hoggi per la maggior parte fi confermano nella Guardaroba deLD.u- ca Cofimo. Ilqualeefempio veramente magnifico di Lorenzo,femprechefà ra imitato da principi, e da altre pfone honorate, re. fiera loro honore ; elo de perpetua,perche chi aiuta, e fauorifee nell’alte imprefe i belli,e pellegrini - ingegni,daequali riceueil mondo tan ta bdlczza,honore,comodo,e vtile, merita di viuere eternameli te per fama negli intelletti degl’huomini. ..Fra gl’altri che ftudiarono farti del difegno in quello giardino 'ri ufciroha tutti quelli Eccellentifsimi, Michelagnolo di Lodouico Bonarroti; Giouan fran« celco rullici; Torrigiano.Torrigiani; Francelco granacci ; Niccolo di Dome nico foggi ; Lorenzo di credi ; & Giuliano Bugiardini. E de forellieri Baccio da monte Lupo; Aadrea Contucci dal Monte san souìno, & altri de’quali fi fara memoria al luogo loro.
Il Torrigiano adunque del quale al prelente fermiamola vita,praticando ‘nel dettogiardino con i fopradetti, era di natura tanro fuperbo ecollqrofof, oltre all’cllere di perlona robufta,d’animo fiero,e coraggiofo, che tutte gl’al tri bene fpefib foperchiaua di fatti,e di parole,era la lua principale profesfio ne la scòlturajma non di meno la'uòràùa di terra molto pulitamente, & con aliai bella,e buona maniera,ma non potendo egli Apportare,che niuno con lopere gli paflafle inanzi, fi metteua à guallar con le mani quell’opere di ma d’altri, alla bontà delle quali non poteua con l’ingegno arriuare.E le altri di ciolerifentiua,cglifpelIò veniua ad altroché a parole. Haueua collui parti- colar’odio con Michelagnolo,non per altro, le non perche lo vedeua lludio famente attendere all’arte, e fapeua,che nalcolàmente la notte, Se il giorno delle fede difegnaua in cafa,onde poi nel giardino rmlciua meglio,che tutti gl’altri,S>C era per ciò molto carezzato dal Magnifico Lorenzo: perche mollo da crudele inuidia,cercaua fempre d’offenderlo di latti,ò di parolejonde venuti vn giorno alle mani, diede il Torrigiano à Michelagnolo fi fattamente vn pugno fui nalo, che-glelo* infrante] di maniera, che lo portò poi fempre coli lliacciato mentre,che ville. La qualcofa hauendo inteià il Magnifico ne hebbe tanto sdegno, che fe il Torrigiano non fi fìiggiua di Firenze n’hareba be riceuutoqualchegraue calligo. AndatofenedunqueàRoma, doueallo« rafaceualauorare AlelTandro vi.torre borgia, vi fece il Torrigiano in com- pagniad’altri maeftri moltilauori di ftucehfpoi dandoli danari per lo Duca Valentino che faceua guerra a i Romagnuoliy il Torrigiano fu fidato da al-
euii/cunigioaanì fioren tim>& coli fatto fi inivn tratto dhscultore loldato fi portò in quelle guerre di Romagnavalorofartiéntej il medefimo fece con Paulo .vi celli nella guerra di PifiuEt c5 Piero de’Mcdici fi trouò ncl^fatto d’arme del Oariglian'o, doue.fi acquiftò vna infegna,cnomedi valente alfiere. Finàlmé ceconólcendo,chenon era pei mai venire,ancor ehelora^titaflè,comedififl deraua àlgrado di Capitanojc non hauere alcuna cola àuanzato nella guerra anzi hauer confumato vanamente il tempo , ritornò alla scultora, &hauen do latto ad alcuni mercatan ^Fiorentini operette di marmo,e di bronzo in fi gurc piccolle,che fono in Fiorenza per le cafe de’cittadini,e difegnato molte coteconfierezza,ebuonamaniera, comefipuò vedere in alcune cartedel noftro libro di fua mano infieme con altre,le quali fece à concorrenza di Mi chelàgnoloilu da i lu detti mercanti condotto in Inghilterrajdouelauórp in (èruigio di quel Re infinite cofe di marmo,di bronzo,e di legno a concorre* za d’alcuni Maeftridi quel paefe, ai quali tutti reftò fuperiore . E necauo tanti,& coli fitti premii, che fe nonfufie fiato, come fuperbo,perlonainco fiderata,c lenza gouerno,farebbe viuu toquietametite,e latto ottima fine, la doue gli auucnne il contrario. Dòpo,eflendo condotto d'Inghilterra in lìpa gtia vi fece molte o^cre,<:htiònpfparle in diuerfi luoghi,e lòno molto ftima cejmam Irai altre fece vncrocifillòdi rerra,checlapiu mirabile cofa che Ila in tuttalaspagna; Etfuoridellacittàdisiuigliain vn Monafterio de’frati di san Girolamo fécervnaktp Crucihflo, &.vn san Girolamo in penitenza col filo Lioné,nella figura dèi qual santo ritraile vn vecchio Dilpenfierode Bot ti y Mercanti fiorentini-in ispagnai di vna Nofira Donna colfigliuolo tanto bella, ch’ella fu cagione,che ne facefie vn’altra fiinile al Duca d’Arcus,il qua lepefhaueriai fece tahtèpromelIeaToirigiàno,che egli fi pensòd’etlernc cicco pérfempre/La quale opera-finita gli donò quel Duca tantidi quelle,mo nete,che chiamano Marauelis ,dievagIionópòco,ò nulla, cheilTorrigiano .al quale neandarono due perfo bea cala càriche fi confermò maggiormente nella lua opinione d’hàuere aeflérrichilsinio. Mahauendo poi fatta cónta re,e vedere a vn filo amico fioren tino quella moneta,e ridurla àlmodo'Italia no,vide,che tanta fomma non arriuaua pure a trenta ducati perche tenendo fi beffato con grandissima collera andò doue era la figura, chehaueua fatto per quel Duca,e tutta guaftolla-La onde quello fpagnuòlo tenendofiivitupc raro,accusò il Torrigiano per heretico;onde efiendo méllo in prigione, de o gni di efaminato, e mandato ad.vno inquifi tore all’altro fu giudicato final- mentedegno di grauifsima punizione. La quale nonlu meda,altrimenti in cfecuzione, percheello Torrigiano per ciò venne in tan tamaninconia, che fiato molti giorni lenza magiare, e per ciò debihfsimo diuenuto à poco a pò co fini la vita : & coli col torli il cibo fi liberò dalla vergogna in che farebbe forfecadutó,, efiendo, come fi credette ftato con-- r / dennatoà’morte , . Furono.J’operedicoftui cir-
cagl’annidi Noftralalute i f i 5. » , • .
E inori l’anno •
1 fu,..',". ' * ;