VITA DI GIVLIANO ET ANTONIO j<
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T Vita dì Giuliano, & Antonia da san (j allo.
. Architetti fiorentini. ' .
Rancefcodi Paulo Giamberti,iIquaIefuragioneuofeArehitet toal tempo di Collimo de’Medicbefùdalu) molto adoperato hebbe ducfigliuoli,Giuliano,& Antonio, iquaii mife all’arte delfinragliare di legno;.EcolFfacione legnai uolo,pfonainger gnofà, il qualeiìmilmente attendeua agl’intagli di legno, alla prolpettiua,'& col quale ha.ueua molto diTn€ftichezza,hauedo eglino in iìeme molte cofe e d'intaglio, e d’Ardi'tettura operato per Lorenzo de’Me-dici j acconciò il detto, Franceilo, Giuliano ?no de detti {uoifigliuohdlquale Giuliano imparò in modo bene tu tto quello, che il Fràcione gl’infegnòj che-gl’intagli,c lebellilsime profpettiue,chepoi dafelauorònelchoro del Duo mo di Pila,(ono ancor’hoggi fra molte profpettiue nuoue,non fenza marauì gliaguardate. Mentre che Giuliano attendeuaaldifego,&.ilfangue della giouanezza gli bolliuaj’elèrcito del Duca di Calauria.per l’odio,che quel fi- gnore portauaà Lorenzo de Medici,s’accampo alla Cartellina, per occupare il Dominio alla fignoria di Fiorenza,& pervenire, (egli fu (Te nufcito, afine di qualche Inodifegno maggiore: perche ertendo forzato il Magnifico Loro zoa mandare vno ingegniero alla Cartellina, che facefle molina,e baftiè, e che hauellècura e maneggiarte l’Artiglieria, il che pochi in quel tempo (ape uanofare,vi madò Giuliano,come d’ingegno piu atto,e piu deliro, e lpedito e da lui conofciuto, come figliuolo di Francefco, flato amoreuole feruitore di cafa Medici. A rriuato Giuliano alla Cartellina,fortificò quel luogo dentro,e fuori di buone mura,e di mulina, e d’altre cofe necertariealla difefa di qllalaprouide. Dopo veggedogfhuomini ftar lotaniairartiglieria,^: maeg giada,& caricarla,e tirarla timidamente,fi gettò à quella,& l’acconciò di ma nicra, che da indi in poià nefiuno fece malé^ haucndo ella prima occifo mol te pcrfone,lequali nel tirarla, per pocogiudizio loro«, non haueuano làputo far fi, che nel tornare a dietro non offenderte. Prela dunque Giuliano la cu ra della detta Artiglieria fu tanta nel tirarla,eferuirlene la fina prudenza, che il campo del Duca impauri di lorte,che per quello,& altri impedimenti heb be caro di accordarli,e di li partirli. Di che confegui Giuliano non piccolalo de in Fiorenza apprello Lorenzo,onde fu poi di continuo ben veduto,& ca rezzato. In tanto ellendofi dato alle cole d’Archicertura, cominciò il primo chioftrodi Ceftello,e ne fece quella parte,chè fi vede di componimento ioni co,ponendo i Capitelli fopra le colonne con la volnra,che'girandocafcauafi no al cèJlarino,doucfini(ce la colon na,hauendo fono i’vuolo,e fufarolafac to vn fregio alto il terzo del diametro di detta colonna. Ilquale Capitello fu ritratto da vno di marmo antirhilsrmo, flato trouatoà fie.fòlc da Meller Lio nardo Saltuàri Vefcòuo di quellupgo'; che lo tennecon altre anticaglie vn tempo nella via di liti Gallo ih vna cafa,oc Giardino doue habitaua «irimpet toa santa Agata.llqualeCapitelloèhoggi appretfo Meller Giotianbatifta daRÌcafoli,Vefcouo diPiftoia,e tenuto in pregio perla bellezza,c varietà fila elTendo,che fragl’antichi non fe ne veduto vn’altro limile, quello chio*
ftro rimale imperfetto per non potere fare allora quei.Monaci tanta fpefa.In tanto venuto in maggior confiderazione Giuliano apprello Lorenzo, ilqua le era in animo di fahricare al poggio a Caianoduogo fra Fiorenza,e Pilloia, en’haueua fatto fare piu Modelli al Francionc,&: ad altri, erto Lorenzo fece fare di quello che haileua in'animo di fare vn Modello àGiùlianp, ilqualelò léce tàmodiuerfo,e vario dalla Fatma degl’àltri, c taii'tòfecondo il capriccio di Lorenzo,che egli cominciò fubitaméte afarlo metterei» opera, come mi* g! io pedi tu'ttiì &:nccrefaurogligirado per qucfte^glidette poi fcrrprc.prbui fioné. Volendo poi fare vna volta alla falagrande di detto palazzo nel modo che noi chiamiamo a botte,"non credala Lorcnzò, che pe'rfa dirtanzia fi ffbt'elle giraret'OivdeGiuliano, che fibricatia in Fiorenza vna fuacafa fvoltò la fida luna fimiliuùh'hè diqnèlla.per far capacela volontà del magnifico Lo renzo.per che egli quella del Poggio felicemen te léce condurre. Onde lata*ma mafuatalmenteeracrefciuta,cheapréghi del Duca di Calauriafeceilmó* dello d’vn palazzo, per commilsione del magnifico Lorenzo che doueuaTer «ire a Nàpoli,& confiamo gran tempo a condurlo. Mentre adunque lo lauo raua il Cartellano di Oftia Vefcouo allora della Rouerejilquale fu poi co’l té po Papa Giulio. 11. volendo acconciare, & mettere in buono ordine quella fortezza, vdita la fama di Giuliano, Mandò per lui a Fiorenza: Et ordinatoli buona prouifione ve lo tenne due anni, a farui tutti quegli vtili,«Sc comodità che poteua con l’arte fua. Et perche il modello del Duca di Calauria non pa tifie,& finir fi pote(Te,ad Antonio fuo fratello lafciò,che con fuo ordine lo fi niflefil quale nel lauorarlo haueua con diligenza leguitato,& finito,eflendo Antonio ancora di fofficienza in tale arte non meno che Giuliano. Perilche fu configliato Giuliano da Lorenzo vecchio a prefen tarlo egli fterto, accio che in tal modèllo poterte moftrare le difficultà,che in elfo haueua fatto ; La onde parti per Napoli, &prefentato l’opera, honoratamen te fu riceuuto, non con meno ftuporcdelo auerloil magnifico Lorenzo mandato con tanto garbata maniera -, quanto con marauiglia per il magifterìo de l’opera nel modello. Il quale piacque fi, che fi diede con celerità principio all’opera vici no al Cartel nuouo. Poi che Giuliano fu ftato a Napoli vn pezzo, nel chiede re licenza al Duca,per tornare a Fiorenza,gli fu fatto dal Re prefen ti di caual li,& vefti,5c fra l'altre d’vna tazza d’argento con alcune centinaia di ducati, i.quali Giuliano non volle accettare,dicendo,che ftaua con padrone,ilqualc non haueua bilogno d’oro ne d’argento. E fe puregli voleua far prefen te, o alcun legno di guidardone,per moftrare,che vi forte ftato, gli donafte alcuna de le fu e anticaglie a luaelezzione. Lequaìi il Reliberalilsimamente per amor del magnifico Lorenzo, & perle virtù di Giulianogli concertò: &que fte furono la refta d’uno Adriano Imperatore, hoggi fopra la porta del giara dino in cala Medici,vna femmina igniuda,piu che’l naturale,&vn Cupido, che dorme, d; marmo tutti tondi. Le quali Giuliano mandò a prefentare al magnifico Lorenzo, che per ciò ne moftrò infinita allegrezza, non reftando mai di lodar l’atto del liberalifsimo artefice,il quale rifiutò l’oro, Se l’argens $o per l’artificio, cofa che pochi auerebbono fatto, quefto Cupido e oggi ili guardaroba del Duca Cofimo .Ritornato dunque Giuliano a Fiorenza fu gratilsimamente raccolto dal magnifico Lorenzo, alquale venne capriccio p fodiffareafrate Mariano da Ghinazzano,literatifsimo del’ordine de’frati eremitani di santo Agoftino*, di edificargli fuor de la parta s. Gallo vn céiien ^o,capace percento frati, del quale ne fu da molti architetti fatto modelli, Se in vltimo fi mife in opera quello di Giuliano. Il che fu cagione che Lorenzo lo nominò da quefta opera Giuliano da san Gallo. Oncie Giuliano,che da o gni vnofi tentiua.chiamaredasan Gallo, difte vn giorno burlando al magni fico Lorenzo, colpa del voftro chiamarmi da san Gallo,mi fate perdere il no medel calato antico, Se credendo auere andare inanzi per antichità,ritorno a dietro. Perche Lorenzo gli rifpoleiche piu torto voleua, che per la fua virtù egli forte principio d’vn calato nuouo,che dependesfi da altri. Onde Giulia no di tal cofa fu contento. Seguitandoli ptàto l’opera di san Gallo in fieme có le altre fabriche di Lorenzo, non fu’finita ne quella nel’altre, per la morte di erto Lorenzo. Et poi ancora poco viua in piede rimale tal fabricadisan Gallo perche nel 1550 perlo afledio di Fiorenza fu rouinata, Se buttata in tee ra in fieme co’l borgo, che di fabriche molto belle haueua piena’tutta la piaz za: Et al prefente no vi fi vede alcun veftigio ne di cafa,ne di chiefa,ne di con uento . Succede in quel tempo la|morte del Redi Napoli, Se Giuliano Gon* di ricchifsimo mercante Fiorentino fcne tornò a Fiorenza, Sr. dirimpetto a san Firenze, difopradoue ftauanoi Lioni fece di componimento ruftico fa- bricarc vn Palazzo da Giuliano',co’l quale per la gita di Napoli,haueua ftret* ta dimcftichezza. Quefto palazzo doueuafarelacantonatafinita, Se voltare verfo la mercatanzia vecchiarma la morte di Giuliano Gondi la fece fermare: nel qual palazzo fece fra l’altre cofe vn cammino molto riccho d’intagli,e ta* to vario di componimento, e bello, che non Tenera infino allora veduto vn limile ne con tanta copia di figure. Feceilmedefimo per vn Viniziano, fuor de la porta a Pinti in Camerata vn palazzo, Sea’priuati cittadini molte cafe; delle quali non accade far menzione. E volendo il magnifico Lorézo per vti lira publica, Se ornamento dello fiato lanciar fama,Se memoria oltre alle in* finite, che procacciate fi aucua, farela fortificazione del Poggio Imperialefo pra Poggibonzi fu la ftrada di Roma,per farci vna citta non ìa volle difegn3 re fenza il con figlio, Se difegno di Giuliano ronde per lui fu cominciata quel la fabbrica famofifsima,nella quale fece qùel confiderato ordine di fortifica* zione,Se di bellezza,che oggi veggiamo. Le quali opere gli diedero tal fama che dal Duca di Milano, a ciò che gli fàcefie il modello d’vn palazzo per lui fu per il mezo poi di Lorenzo condotto a Milano, doue non meno fu hono- rato Giuliano dal Duca,che e’fi fufie fiato honorato prima dal Re quando lo fece chiamare a Napoli. Perche prefentandojegli il modello per parte del ma gnifico Lorenzo riempie quel Duca di ftupore, Se di marauiglia nel vedere in efio l’ordine,Scladiftribuzionedi tanti begli ornamenti,Se con arte tutti« Se con leggiadria accomodati ne’luoghi loro . Ilche fu cagione, che procacciate tutte lecofeaciònecefiarie, ficominciaflea metterloin opera.Nella medefima città furono infieme Giuliano, e Lionardo da Vinci, che lauoraua col Duca, et parlado efio Lionardo del getto,che fiir voleua del fuo caualloj n’hebbe bonifsimi documenti. La quale opra fu meda in pezzi per la venuta de’Franzefi ; Se eofi il cauallonon fi finì, ne ancora fi potè finire il palazzo. Ritornato Giuliano a Fiorenza,trouò,che Antonio filo fratello, chegli ferr uiua ne’modegli,eradiuenuto tanto egregio ,che nel fuo tépo non c’era chi lauorafie, Se in tagliafie meglio di efio, Se mafsimamente Crocitìsfi di legno grandi : come ne fa fede quello fopra lo altar|maggiore nella Nunziata di Fio renza,& vno,che tengono i frati di san Gallo in san Iacopo tra fofsi, e vno al tro nella compagnia dello Sca]zo,iquali fono tutti tenuti bonifsimi. Ma egli lo leuò da tale efiercizio, Se alla architettura in compagnia fila lo fece attendere, auendoegli perii priuato,Scpublicoafaremoltefaccende. Auuenne, comedi continuo auuiene>che la fortuna nimica della virtù leuò gli appog* gi delle fperanze à virtuofì con la morte di Lorenzode Medici: la quale non folo fu cagione di danno a gli artefici virtuofì,Se alla patria fila, ma à tutta l’I «alia ancora: Onde rimale Giuliano con gli altri fpirti ingegnofi fconfolatif- fimo i Et per lo dolore fi trasferì a Prato vicino a Fiorenza à fare il tempio del la Noftra donna delle carcere, per efiere ferme in Fiorenza tutte le fabbriche publiche,& priuate.Dimorò dunq; in Prato trcanni continui,con fòpporta re la {pelaci difagio,e’l dolore come potette il meglio-. Dopo,hauédofi a rico prire la chiefa della Madonna di Loreto,& voltare la cupola, già fiata comm ciata,e non finitada Giuliano da Maiano,dubitauano coloro, che di ciò ha- ueuano la cura, che la debolezza de’pilaftri non reggefTe coli gran pefo : per che fcriuendoàGiuliano, che le voleua tale opera, andafle a vedere egli co* me animofo, Se valente, andò, & moftrò con Facilità quella poter voltarfi;& cheaciòglibaftaualanimo; & tante* & tali ragioni allegò loro, che l’opera gli fu allogata. Dopo la quale allogazione fece fpedire l’opera di Prato, Se co i medefimi maeftri muratori, Se fcarpellini a Loreto fi condufie. Et perche tale opra hauefie fermezza nelle pietre * Se laidezza,& forma,e ftabilità, Se fa cefle legazione, mandò a Roma per la Pozzolana; Ne calce fu, che con efia non folle temperata,& murata ogni pietra: e cofi in termine di tre anni quel ia finita,&; libera rimale perfetta. Andò poi a Roma, dòue à Papa Aleflandro vi. reftaurò il tetto di santa Maria maggiore, che ruinaua ; Se vi fece quel pai co, ch’alprefentefi Vede. Cofi nel praticare perla corte il Vefcouo della Rovere fatto Cardinale di san Pietro in Vincola, gia amico di G i uliano fin qua do era Cartellano d’oftia,gli fece-fare il modello del palazzo di s. Pietro ì vin cola. Et poco dopo quefto volendo edificare àSationafua patria vii palazzo volle farlo fimilmente col difegno,& cóla prefenzia di Giuliano.La quale an data gli era difficile: percioche il palco non era ancor’finito ; Se Papa Alefian dro non voleua, ch’e partifie. Per il che lo fece finire per Antonio fuo fratello, il quale, per hauereingegno buono; Se verfatile, nel praticatela corte có trafle ieruitti col Papa, cheglimile grandissimo amore;&: glielo moftrò nel volere fondare, Se rifondare con le difefe a yfo di Cartello, la Mole di Adria* no, hoggi detta Cartello Santo Agnolo ; al laquale [im prefa fu prepofto Antonio . Coli fi fecero i torrioni da ba(To,i fùfsi, Se Ialite fortificazioni, che al prefenteveggiamo. Laquale<operagli diè credito grande apprello il Papa,è col Duca Valentino fuo figliuolo: & fu cagione, ch’egli facefie la rocca,|che fi vede hoggi a Ciuita Caftellana. Et così mentre quel Pontefice vide,egli di continuo attefeajfabbricare:& per erto lauorandofu non meno premiato , che ftimato da lui. Già haueua Giuliano a Sauona condotto l’opera innanzi quandoifCardinale,per alcuno fuoi bifogni ritornòaRoma,& lafciò molti operai, ch’alia fabbricadeffero perfezzione con l’ordine, Se col difegno di Giuliano : il quale ne menòfeco a Roma. Se egli fece volentieri quefto viaggio pet riuedere Antonio, & l’opere d’eflò;doue dimorò alcuni mefi .Ma ve nendoin quel tempo il Cardinale in difgrazia del Papa,fi partì da Roma per non efier fatto prigione: Se Giuliano gli tennefempre compagnia. Arriuati diinqueàSauona crebbero maggior numerodi maeftri damurare,&altri artefici in fui lauoro. Ma facendoli ognora piu vini i romori del Papa contra il Cardinale, non flette molto che fenandoin Auignone; Se d’un modello, che Giulianohaueuafatto d’vn palazzo perlui,fece fare vn dono al Re;ilqua le modello era marauigliofo,ricchifsimo d’ornamenti,e molto,capaceper lo allogiamento di tutta la fua corte. Era la corte reale in Lione quando Giulia no prefentò il modello; ilquale fu tanto caro,&accetto al Re,che largamente lo premiòjóc gli diede lode infinite ; Se ne refe molte grazie al Cardinale,
che era in A uignone »Hebbero in tanto nuoue, che il palazzo di Sauona era già prerto alla fine-, Perilche il Cardinale deliberò, che Giuliano riuedefle ta ìe opera perche andato Giuliano a Sauona poco vi dimorò,che fu finito a fat to. La onde Giuliano defiderando tornare aFiorenza , doueper lungo tempo non era fiato,con que’maertri prefe il camminò, e perche hauetia in quel tempo il Re di Francia rimefio Pifa in libertà,Se duraua ancora la guerra tra Fiorentini,&Pifani, volendo Giuliano pafiàre fi fecein Lucca fare vn laluo códotto, auédo eglino de’loldatiPilani non pòco folpetto. Ma non di meno nellor pafiare vicino ad Altopafcio furono da’Pifam fatti prigioni,non cura do elsi faluo condotto, ne cofa che auelfero. Et per lei mefi fu ritenuto in Pi fa,con taglia di trecento ducati; ne prima,che g l’ha nelle pagati fe ne tornò a Fiorenza. Aueua Antonio a Roma intefo quelle cole, & haaendo defiderio di riuedere la patria e’1 fratello; con licentia partì da Roma,& nel fuo palfag* gio difegnòal Duca Valentino la rocchadi MonteFiafcone.E*cofi à Fioren» za fi ricondulfe l’anno 1503. &quiui con allegrezza di loro,°li amici fi goderono.Segur all’ora la morte di Alefiandro vi.&la fuccefsionedi Pio 11 p che poco vifie;&fu creato poteficeil cardinale di s. Pietro ! Vincola,chiama to Papa Giulio 11 .la qual cola tu di grade allegrezza a Giuliano.p la lunga fer uitiijchehaueuafeco. Onde deliberò andare à baciargli il piede-.perche giuri to a Roma fu lietamente veduto , Se con carezze raccolto : Se fubito fu fatto efecutore delle fue prime fabbriche innanzi lavenutadi Bramante. Antonio che era rimafto a Fiorenza,fendo GonfalonierePier sodenni,non ci elfendo Giuliano continuò la fabbrica del Poggio Imperiale,doue fi mandauano a la uorare tutti i prigioni Pifàni, per finire piu torto tal fabbrica. Fu poi per i ca fi d’Arezzo rouinata la fortezza vechia: Se Antonio fece il modello della nuò uà col confenfo di;Giuliano:il quale da Roma per ciò-parti,& fubito vi tornò E fu quella opera cagione, che Antonio folle fatta archi tetto del comunedi Fiorenza lòpra tutte lefortificazioni. Nel ritorno di Giuliano in Roma fi pra; ticaua le’ldiuino Michele Agnolo Buonarroti doueffe fare la lepoltura di Giulio : perche Giuliano confortòil Papa all’imprela, aggiugnendo, che gli pareua che per quello edilìzio fi douefle fàbricare vna Cappella apofta fenza- porre quella nel vecchio san Piero, non ui elTendo luogo, pcrcioche quella- Cappella renderebbe quell’opera piu perfetta. Hauendo dunque molti Ara chitetti fatti difegni,fi venne in tanta confiderazione apoco apoco,che in ca* bio di fare vna Cappella fi mile mano alla gran fabrica del nuouo lan Piero, Et eflendo di que’giomi capitato in Roma Bramante da cartel durante Archi tetto, il quale tornaua di Lombardia, egli fi adoperò di maniera con mezzi > Se altri modi ftraordinani,& con fuoi ghiribizzi, hauendo in luo fauore Bal: dartarri perucci, Raffaello da vrbino,& altri Architetti, che mife tutta l’opera- in confufione-, onde fi confumò molto tempo in ragionamenti. E finalmen te (l'opera, in guifa feppe egli adoperarli), fu data à lui, cornea perfona di piu giudizio,miglioreingegno,e maggiore inuenzione: perche Giulianosdegnato, parendogli hauere riceuuto ingiuria dal Papa col quale haueua hauti to rtretta leruitù, quando era in minor grado, e la promelfadi quella fa b riera,domande-licenza-,&coli,non oftante, che egli fu Ile ordinato compa* gaadi Bramai? tei a altri edifizii^che in Roma fi faceuano,fi partì, e fenetor*no nò con molti doni hauuti dal Papa, à Fiorenza, Il che fii molto caro à Piero Sodcrinijil quale lo mife fubitò'ih opera.‘Ne pàflarono féimefiròhcMefièr Bartolomeo dellaRòwereN,potè del Papa, & compare di Giuliano glifcriffè à nome di fua’Santira; che egli dòueffe per ìuo vtile ritornare àRÒmar ma ho fu pofsibilè ne con patti,ne con pròmefiefuoJgereGiuliaho,parendogli edere fta tófch-rnito dal Papa. Ma finalmente eflendo fcrìttor Piero Soderini, che per ogni modo mandafie Giuliano à Roma; perche fua Santità voleua for nire la fortificazione del Torrion tondo,cominciata da Nicola quinto', 6c co fi quella di borgo,e Belvedere, òc altre cofe,fi Iafo ò Giuliano perfuadere dal Soderino, Òccofi andòàRoma;'douèfu dal Papa ben raccolto, & con molti doni. Andando'poi ilPapaàBologna,cacciatichenefuronoiBentiuoglii per cófiglio di Giuliano deliberò far fare da Micheldgnolo Buonarroti vn pa pa di Bronzo, ilche fu fatto, fi come fi dirà nella vita di efio Michelagnòlo « Seguitò fimilmente Giuliano il Papa alla mirandola,e quella prefa,hauendò moltijdifagi,e fatiche fopportato, fe ne tornò con la corte à Roma. Ne efien- do ancora la rabbia di cacciare i Franzefi d’Italia vfcira’di tefta al papa ,'rén tò di leuare^il gouefno di Fiorenza delle mani à Piero Soderini, eflendoglitiò, per fare quello, che haueua inanimo, di nónpiccolo impedimento. Onde per qucfte cagioni efiedofidiuiatò il papa dal fabricare,èjnelle guerre intrica co, Giuliano già fianco fi rifoluette dimandare licenza ài Papa^vederido jche folo alla fabrica di san Piero fi attendeua,&: anco à quella non molto. Ma rifr pendendogli il Papa in collerà, creditu,che non fi trouino de’ Giuliani da sa Gallo ? Egli nfpofe,che non mai di fede,ne di feruitù pari alla fua, ma che ri« trouarebbe bene egli de’principi di piu integrità nelle promefle, che no era fiato il Papa veifo fe.In fommà non gh dando altramente licenza il papa gli dille,che altra volta gliene parlafsi » *
Haneuaintanto Bramante, condotto à Roma Raffaello da vrbino mefiti lo in opera à dipignere le camere papali, onde Giuliano vedendo che in quel le pitture molto fijcompiaceua il papa,&che egli difideraua,che fi dipignef- fela volta della cappella di Sifto f uo zio,gli ragionò di Michelagnolo, aggiu gnendo,cheegli haueua già in Bologna fatta la ftatua di Bronzo. La qual co Fa piacendo al Papa,fu mandato per Michelagnolo’, & giunto in Roma alio* gatagli là volta della detta cappella .-poco dopo,tornando Giuliano^ chiède re di nuouo al papa licenza, fua San tità,vedendolo in ciò delibcraro,fii contento, che à Fiorenza lene tornafle con fua buona gratta :Sc poi, chel’hebbe benedetto,in vna borfa di rafò rofio gli donò cinque cento feudi,dicendogli che Tene tornafie a cafa a ripofarfi,&:chein ogni tempo gli farebbe arnóreuo le. Giuliano dunque, baciatogli il santò p;ede,fènè tornò à Fiorenza in quel tempo apunto,che Pifa era circondata, & aflediata dall’efercrto Fiorentino * onde non fi tofto fu arriuato $ che Piero Sòderini dopo l’accoglienzedo man dò^in campo ai comifiàrii,i quali non poteuano riparare, che i pifani non. mettesfinoper arno vettouaglie in rifa. Giuliano dunquedifegnato chea topo migliore fi facefie vn pontein fulle barchefene tornò à Fiorenza,&: venti xa la primauera, menando feco Antonio fùo fratello, fen’àndòa Pifa doue co dufièro vn ponte,chefùcofa molto ingegnofa.'percheoltreche alzandoti,et abballandoli li difendeva dalle piene, éc ftaua fai decedendo bene incatena*
co, fece di maniera quello , che i commeflarii difiderauano, attediando Pifà dalla parte d' Arno verfo la marina,che furono forzati i pifani,'non hauenda. piu i imedio al mal loro à fare accordo co i Fioren tini,& cofi fi refero. Ne pai lo mpltoi che il rnedefimo Piero Soderini mandò di nuouo Giuliano à pila, con infinito numero di Maeftn, doue con celerità ftraordinaria, fabbricò la fortezzà,che c hoggi alla porra i san Marco, è la detta porta di componimeli to Dorico. E mentre,che Giuliano continuò, queftj lauoro, che fu infino al l’anno 1511 .Antonio andò per tutto il Dominio àriuedere, ereftaurarele fortezze,ealtrefabbrichepubbliche.Efsendo poi col tauoredi efsoPapaGiu lio fiata nmefsa in Fiorenza, Òcin gouerno la cafa de’ Medici ; onde ella era nella venuta in Italia di Carlo ottauo Re di Francia fiata cacciata : e fiato cavato di palazzo Piero Soderini,fu riconofciu ta da i Medici la feruitù,che giu liano, &: Antonio haueuano ne’tempi adietro hauuta con quella Jllufirifsi. cafa. E-attunto non molto dopo la morte di Giulio fecondo,giouanni Car dinaie de’Medici, fù forzato di nuouo Giuliano à trasferirà Roma, done morto, non molto dopo Bramante, fù voluta dar’ la cura della fabrica di san Piero a Giuliano,ma efsendo egli macero dalle fatichei& abbattuto dalla vec chiezza,eda vn male di pietra, che lo cruciarla. con licènriadi fuasantiià,fc ne tornò à Fiorenza, e quel carico fu dato al grazioftfsimo Raffaello da vrbi-- no. E Giuliano pafsati due anni fù in modo firetto da quel fuo male, che fi mori danni 7.4 l’anno ijiyjafciandoil nome al mondo,il corpo alla terra, e l’animo a Dio. Lafciò nella fu a partita doientifsimo Antonio, che teneramé tel’amau.a,&vn fuo figliuolo nominato Ftancefco^heatrendeuaallasculm fa ancora fufsed’afsai tenera età. Qi:< fio Francefcofil quale ha faldato infi- iioa hoggi tutte lecofede’fuoi vecchi,& l’ha in vcneratione',oItreamolteal tré opere fatte in Fiorenza, & altrouedf seni tura, &■ d’A rchitettura, è di fua mano in or fan Michele la Madonna,che vi è di marmo col figliuolo in cola lo;&in gremboasanta Anna ; laquale opera, che è di figure tonde, Se in vn fafsofolofùedétenutabeH’opera. Ha fatto fimilmente,la fepoltura,che rapa Cleméte fece farea monte cafsino di,Piero de’Medici,et altre opere, mola te, dell’quali non fi fa menzione, per elsere el detto Francefco viuo .Anto« nio dopo la morce di GÌulianojcomeqllo,che mal volentieri fi ftaua fece due Crucififsi grandi dilegnojl’vnode’qualifu mandato in Ispagna, &c l’altro fu da Domenico Buoninfegni per ordine del Cardinale Giulio dè’|Medici vice Cancelliere portato in Francia. Hauendofi poi a fare la fortezza)di Liuorno yi fu mandato dal Cardinale de’Medici Antonio a farne il difegno,ilche egli fece, fe bene non fu poi mefso interamente in opera, ne in quel modo i che AntonioThauenadifegnato. Dopodeliberandogl’huominidimonte pili— ciano,peri miracoli fatti da vna Imaginedi Noftra Donna di fare vn tempio di grandifsima fpefa. Antonio fece il modello,& nediuenne capo.Ondedue volte l’an no vifitaua quella .fabbrica. la quale oggi fi vede condotta a ì’vltis maperfezzione,chefù nel vero di bellifsimo componimento,& vano,dall’« ingegno d’Antonio con fomma grazia condotta. Ettuttelepietre fono di certi falsi,che tirano al bianco in mododiTiuertini. Laquale opra è fuor del Japorta di san Biagio a man defila, e a mezzo lafalitadel poggio. In quefio tempo ancora diedepnncipio al palazzo d'Antonio di Monte Cardinale di . santa santaPrafledia nel cartello del Monte san Saltino: è vn’altro per il medefimo nefeceà Monte Pulcianòcofe^dibonifsima grazia lauorato, & finito. Fece l’ordine della banda delle cafe de’frati de semi, fu la piazza loro,fecondo l’or dine dellaloggiade gli Innocenti.Etin Arezzofecei modelli dellenauate delia Nortra donna delle Lagrime chefn molto male intela, perche (compagna con la fabbrica prima,Se gliarchi delle tefte non tornano in mezzo,fimil mente fece vn modello della Madonna di Cortona,ilquale non penfo,che fi mettefle in opera. Fu adoprato nello af!edio,per le fortificazione,& baftioni dentro alla città-,Se ebbe a cotale imprefa per compagnia Francefco fuo nipo te. Dopo ertendo ftato'meflo in opera il gigante di piazza di mano di Miche lagnolo, al tempo di giuliano fratello di elio Antonio j&douendouifi condurre quel altro che aueua fatto Baccio Bandinelli, fu data la cura ad Antonio di conduruelo a faluamento : Se egli tolto in fua compagnia Baccio d’A- gnolojCon ingegni molto gagliardi lo códufle,& posò faluo in fu quella bafè che à quefto effetto fi era ordinata. In vltimo eflendo egli già vecchio diue=» nuto,no fi dilettaua d’altro che dell’agricoltura, nella quale era intelligétifsi rao. La onde quando piu nò poteua per la vecchiaia patire gli incomodi del mondo l’anno 1534. refe l’anima a Dio 3 Se infieme con giuliano fuo fratello nella chiefadi santa Maria Nouella, nella fepolturade’giamberti gli fùdato ripofocLe opere marauigliofe di quelli duoi fratelli faranno fede al mondo dello ingegno mirabile,che egli hebbono è della vita è coftumi onorati e del le azzioni loro auute in pregio da tutto il mondo. Lafciarono Giuliano, Se Antonio ereditaria l’arte dell’architettura dei modi dell’architettureTofca ne,con miglior forma che gli altri fatto non aueuano:Sc l’ordine Dorico con miglior mifure, Se proporzione 3 che alla Vitruuiana opinione, fregola prima non s’era vfato di fare. Conduflero in Fiorenza nelle lor cafe vnainfì nitàdi cofe antiche di marmo bellifsime,che non meno ornarono, Se orna« no Fiorenza, ch’eglino ornartelo fe, Se onoraflero l’arte. Portò giuliano da Roma il gettare le volte di materie,che vemflero mtagliatejcomeincafafua ne fa fede vna camera,& al poggio a Caiano nella fala grande la volta, che vi fi vede ora 3 onde obligo fi deb&e auere alle fatiche lue auendo fortificato il dominio Fiorentino,& ornata la città,& per tanti paefi douelauorarono da to nonve aFiorenza, Se agli ingegni Tofcani che per onorata memoria hano fatto loro quelli verfi.
Ccdite Romaniftruftorcs,ccdite Gr d>
Arde Vitruui tu quoque cede puretts♦
YLetrufcos celebrate uiros'teftudinte mus3 Vrtutitholuf.ftatuSitempldjdmufquepetund