vita di Rafaello da Vrbìno 7* iti or e, 65* oArch,
Vanto largo,è benigno li dimoftri tarhora il cielo nell’accumu lare in vnapedona folarinfiniterichezzede’fuoi telori,e tutte quelle gratie,e piu rari doni,che in lungo Ipatio di tempo luol compartirefra molti indiuidui; chiaramente potè vederli nel non meno^eccellente, che gratiofo Raffàel Sanzio da Vrbino Il quale fu dalla natura do tato di tutta quella modeftia, de bontà, che Tuo le alcuna volta vederli in colorq,chejpiudegrahri hanno àvna certa humani tà di.natura gentile aggiunto vn'ornamento belhTsimo d’vna graziataalFabi- lità, che fempre Tuoi moftrarfì dolce, e piaceuole con ogni forte di perfone, &inqualunche maniera di "olé.^Di'coftui fecedono al mondo la natura, quando vinta dall'arte,per mano di Michelagnolo Buonarroti, volle in Raffaello fa elio etter vinta dall’arte^ da i coftumi infieme. E nel nero poi che la maggior parte degl’artéfici flati infino allora,fi haueuano dalla natura recato vn certo che di pazzia, è di faluatichezza, che oltre all’hauergli fatti attratti, Se fantaftichi, era fiata cagione,che molte volte fi era piu dimottrato in loro l’ó bra è lo fcuro de’vizii, che la chiarezza,è fplendore di quelle virtù,che fanno gli huomini imortali: fu ben ragione, che per con trario in Raffaello faccfle chiaramente rifplendere tutte le piu rare virtù dell’animo,accompagnate da tanta grazia,ftudio,bellezza,modeftia,Se ottimi coftumi, quanti farebbono battati à ricoprireogni vizio qualunque brutto,& ogni macchia ancor, che grandifsima. Laonde fi può dire fìcuramen te‘che coloro che fono poffello ri di tanterare dotijquanre fi videro in Raffaello da vrbino,fià nó huomini femplicemen te; ma fe è cofi lecito dire,Dei mortali. E che coloro,che ne i ricordi della fama lafcianc quaggiù fra noi, mediante l’opere loro, honorato nome, polìono anco fperared’hauereàgoderein cielo condegnoguidardo ne alle fatiche., è inerti loro. Nacq; adunq^Rafin Vrbino Città notifsima in Italia l'anno 1483.111 venerdì santo à hore tre di notte d’vn Giouanni de’san ti pittore non molto eccellente,ma fi bene huomo di buono ingegno,Seatto à indirizzare i figliuoli per quella buona via, che à lui,per mala fortuna fila, non era fiata moftra nella fuagioueniù . E perche fapeua Giouanni quanto importi alleuare i figliuoli non cóil latte delle balie,ma delle proprie madri; nato che gli fu Raffaello, al quale cofi pofe nome al battefimocon buono augurio ; volle non ha'uerido altri figliuoli come non hebbeanco poi,che la propria madre lo allattafle ; è che piu toflo ne teneri anni aparatte in cala i co fiumi paterniiche perle cafede’villani,è plebei huomini men gétili’o rozzi co fiumi, Se creanze. E crefciuto che fu cominciò àefercitarlo nella pittura, ve* dendolo à coiai arte molto inclinato, di bellifsimo ingegnoionde non patta Tono molti anni,che Raffaello ancor fanciullo), gli fù di grande aiuto in moi re òpere,‘che Giouanni fece nello flato d’vrbino. In vltimo,conofcendo que fio buono,Se amoreuole padre, che poco poteua appretto di fe acquiftare il figliuolo,fi difpofe di porlo con Pietro perugino;ilquale, fecondo,che gli ve niua detto,teneua in quel tempo fra i pittori il primo luògo, perche andato à Perugia j non ui trouando Pietro fi mife per piu comodamente poterlo af- pettare,à lauorarein san Francefco alcune cofe. Ma tornato Pietro da Ro*ma, Giouanni,cheperfonacoftumataera,ègentile,fecefecoamicizia,Sequà do tempo gli parue.col piu accócio modo,chefeppe,gli ditte il defiderio fuo.
E cofi Pietro che era cortefe molto, Se amator de'belli ingegni, accettò Ratta èlio; onde Giouanni andatofene tutto lieto à vrbino,Se prtfo il putto,non sé za moltelachrimedella madre che teneramente l’amaua,lornenò à Perugia, la doue Pietro veduto la maniera del difegnare di Raffaello,è le belle maniere è coftumi,nefequel giudizio,chepoiil tempudimofti ò verifsimo con gl’ef- fetti. E cofa notabilifsima, che ttudiando Raffaello la manieradi Pietro, la imitò cofi apunto,é in tutte le cofe, che i fuo ritratti non fi conofceuano da* gl’originah del maeftro,èfra le cofe fue,e di Pietro non fi fapeua certo difeer nere;comeapertamen te dimoftrano ancora in san Francefco di perizia alca ne figure,che egli vi lauorò in vna tauola à olio per madóna Madalena dedi Oddi;Serio fono vnaNoftra Donna afluntain cielo,&Giefu Chrifto,cheìa corona,Sedi (otto intorno alfepolcro fono i dodici Apoftoli, che contempla no la gloria celefte. E à pie della tauola in vna predella di figure piccole, fpar tire in tre ftorie,èla Noftra Donna annunziata dall’Angeloj quando i Magi adorano Chrifto,& quando nel tempio è in braccio à Simeone : laquale ope ra certo è fatta con eftrema diligenza; & chi non haueffe in pratica la manie* ra,crederebbe fermaméte,che ella fulle di mano didietro,la doue ell’è fen za dubbio di mano di Raf. Dopo qfta opera,tornado Pietro, p alcuni fuoi bifo gni à Firéze,Raf. partitoli di Perugia, fé n’andò con alcuni amici fuoi à Città di Cartello,doue fece vna tauola in sato Agoftino di qlla maniera,Se fimilmé reis.Domenico vnad’vn Crucififfo;laquaIe,fe nòvi furte il Tuo nome ferino nertuno la crederebbe opera di Raf ma fi bene di Pietro.In san Francefco an cora della medefima Città fece in vna tauoletta lo fpofalitio di Noftra Donna nel quale efprertamente fi conofce l’augumento della virtù di Raffaello veni re con finezza affotigliando, e partando la maniera di Pietro. In quella ope* ra è tirato vn tempio in profpettiuacon tanto amore,che è cofa mirabile a ve dere le difficultà, che egli in tale efercizio andaua cercando. In quello men tre,hauendo egli acquiftatofamagrandifsima nel feguito di quella maniera era fiato allogato da Pio fecondo pontefice la libreria del Duomo di Siena al rin turicchio,ilquale,efiendo amico di Raffaello,& conofcendolo ottimo di fegnatore,lo condulle à Siena, douc Raffaello gli fece alcuni de i difegni, 8C cartoni di quell’opera:Sc la cagione.che egli non continuò fù,che effendo in Siena da alcuni pittori con grandifsime lodi celebrato il cartone, che Lionar do da vinci haueua fatto nella f ala del palazzo in Fiorenza,d’vn gruppo dica ualli bellifsimo per farlo nellafaladel palazzo ; Se fimilmente alcuni nudi fàc ti àconcorrenza di Lionardo da Michelagnolo Buonarroti,molto migliori* venne in tanto difiderioRafiàello,per Iamore,che portò fèmpre] aH’eccellen za dell’arte, che meffo da parte quell’opera, Se ogni vtile,& comodo fuo,fe ne venne à Fiorenza, Doue arriuato,perche non gli piacquemenola Città, che quell’opere Iequali gli paruero diurne, deliberòdi habitare in ella per al cun tempo. Se coli fatta amiciziajcon alcuni giouani pittori,fra quali furono Ridolfo Ggirlandaio, Ariftotilcsan Gallo,& altri,fu nella città molto honora to,è particolarmente da Taddeo Taddei, il quale lo volle fempreinjcafa fua * & alla fua tauola,come quegli,che amò fempre tutti glijhuomini inclinati al la virtù. E Raffaello,che era Iagentilezza fterta, per non efter vinto di corte- fìa,gli fece due quadri,che tengono della maniera prima di Pietro, è dell’altra,che poi fiudiando apprefe molto migliore come fi dirà. 1 quali quadri fo no ancora in cafa degl l’heredi del detto Taddeo. Hebbe anco Raffaello ami* cizia grandifsima con Lorenzo Nafi, al quale hauendo prefo Donna in que* giorni,dipinfe vn quadro: Nel qualejfece fra legambe alla Noftra Donna vn putto,al qualejvnjsan Giouannino tutto lieto porge vn vccel!o,con molta fè fla, èpiaceredell’vno,èdeU’altro.E nell’attitudined’ambiduevna certa firn plicità puerile,è tutta amoreuole; oltre,che fono tanto ben coloriti,Se con tà ra diligenza condottfiche piu torto paiono di carne viua, che lauorati di colo ri, è difegnò parimente la Noftra Donna ha vn’aria veramente piena di grazia^ di diuinirà,& in fommail piano,ipaefi,ètuttoilrefto dell’opera è bellifsimo , Il quale quadro fù da Lorenzo Nafi tenuto con grandifsima venerazione c fazione,mentre,che ville, cofi per memoria di RrfFaello filatogli amicifsimo, come per la dignità, Se eccellenza dell’opera. Ma capitò poi male queft’opa* ra l’anno 15 4 8. a di vini. d’Agofto quando la cala di Lorenzo infieme con quelle ornatifsime, e belle degl’heredi di|Marco del Nero, per vno fmotta* mento delmontedisan Giorgio rouinarono infieme con altre cale vicine* Nondimeno ritrouati i pezzi d’ella fra i calcinacci della rouina,furono da Ba ti Ila figliuolo di elfo Lorenzo amoreuolifsimo dell’arte, fatti rimettere infie me in quel miglior modo, che fi potette. Dopo quelle opere fu forzato Raffaello a partirfi di Firenze,& andare à Vrbino,per hauer la,efiendo la madre & Giouanni luo padre morti,tutte le fue cole in abandonò.Mentreche dun que dimorò in vrbino fece per Guidobaldo da mon tefeltro, allora capitano de’Fiorentini,due quadri di Nollra Donna piccoli,ma bellifsimi,e della feco da maniera. I quali fono hoggi apprello lo Illuftrilsimo, & eccellentilsimo Guidobaldo Duca d’vrbino. Fece al medefimo vn quadretto d’vn Chrifto, che ora nell’orto; & lontani alquanto, i tre Apolidi,che dormono. La qual pittura è tato finita,che vn Minio non può efiere ne migliore ne altrimenti. Quella, elfendo Hata gran tempo apprello Francefco Maria Duca d’vrbino fu poi dalla Illuftrifsima Signora Leonora fua conlorte donata a Don Paulo Iulliniano, e Don Pietro Quirini viniziani, e Romiti del facro Eremo di Ca maldoli:&: da loro fu poi come reliquia,de cofa rarifsima, & in fommadi ma no di Raffaello da vrbino,de per memoria di quella Ulullrifsima signora,po Ila nella camera del Maggiore di detto Eremo,doue è tenutain quella venerazione, ch’ella merita. Dopo quelle opere,òch'auere accomodate le cofe fue ritornò Raffaello a Perugia, doue fece nella chiela de’frati de’ferui in vna ta* noia alla cappella degl’Anfidei vna Nollra Donna, san Giouanni Battilla, e san Nicola. Et in san Seuero della medefima città, piccolMonallerio dell’or dinedi Camaldoli, alla cappella della Nollra Donna, fece in frefeo vnChri fio in Gloria, vn.DioPadre con alcuni Angelija torno, & feifanti a federe, ciò è tre per banda,san Benedetto,san Romualdo,san Lorenzo, san Girolamo,san Mauro,& san Placido; &in quella opera,laqualeper cofain frelco> fu allora tenuta molto betkifcrifie il nome fuo in letteregrandi, e molto bene apparenti. Gli fu anco fatto dipignere nella medefima città dalle donne di santo Antonio da Padoa in vna tauola la Nollra Donna,& ingrembo a]ql la,fi come piacque a quelle femplici,&: venerande donne, GieluChrifto ve* ftito;&: dai lati di ella Madonna san Piero,san Paulo,santa Cecilia, de santa Chaterina. Allequal’due sante vergini fece lepiu belle, & dolci arie di tea fle, de le piu varie acconciature da capo,il chefu cofa rara in que’ tempi, che fi pofsino vedere. E fopra quella tauola in vn mezzo tondo dipinle vn Dio Padre bellifsimo,e nella predella dell’altare tre llorie di figure piccole, Chri fio quando fa orazione nell’ortoj quando porta la Croce, doue fono bellifsi# me mouenzedi foldatfichelo ftracinano; & quando è morto in grembo alla madre. Opera certo mirabile,deuota, e tenuta da quelle donne in gran ves negazione,e da tutti i pittori molto lodata.Ne tacerò, che fi conobbe poi che fu flato a Firenze,che egli variò,& abbellì tanto la maniera, mediate l’hauer vedute molte cole, e di mano di maellri eccellenti,che ella non haueua, che fare alcuna cofa con quella primate non come fufsino di mano di diuerfi,& i x piu,e meno eccellenti nella pittura. Prima che partifledi Perugia, lo pregò Madonna Atlanta Bag!ioni,che egli voledefarlep lalua cappella nel!a chie fa di san Francefco vna tauola,ma perche egli non potè ferirla allora,le prò mile,eh e tornato che fu Ile da Firenze,doue allora, per luoi bi fogni erafoiza to d’andare,non le màchcrebbe. Et cofi venuto a Firenze,donentttfe con ili credibile fatica agli (ludi dell’arte,fece il cartone per la detta cappella con ani modandarecome fecequanto prima gli venifTe in acconcio, a metterlo in opera. Dimorando adunque in Fiorenza Agnolo Doni ilquale quanto era a(Tegnato nell’altre cofe, tàtofpendeua volentieri,ma con piuri(parmio,che poteua,nellecofedi pittura,e di scultura,delle quali fi dilettauamolto;gli fe <e fare il ritratto di fe,& della fu a Donna in quella maniera, che fi veggiono appredo Giouanbatifta fuo figliuolo,nella cala,che detto Agnolo edificò bei Ja,& comodifsimain Firenze nel corlode’tintori,appredo al canto degl’A1= berti. Fece anco a Domenico Canigiani in vn quadro laNodta Donna con il putto Gi’efu,che fa feda a vn san Giouannino portogli da santaElifabetta,che mentre lo lodienecon prontezza viuilsima, guarda vn san Giufeppo : Il qua le dandoli apoggiato con ambe le mani a vn badone china la teda verfo qlla vecchia,quali maranigliandofi,e lodandone la grandezza di Dio,che cofi at-tempata hauedevn fi picciol figliuolo. E tutti pare, che dupifehino del vede re con quan to felino in quella età fi tenera i due cugini I’vno reuerenteall’al tro,fi fanno'feda; lenza, che ogni colpo di colore nelle tede,nelle mani, e ne piedi fono anzi pendiate di carne,che tinta di maedro, che faccia quell’ar te» Queda nobilifsima pittura è hoggi appredogl’heredi dei detto Domenica Canigiani, chela tengono in quella dimache merita vn’opera di Raffaello da Vrbino.Studiò quedo eccellentifsimo pittore nella città di Firenze le co- le vecchie di Mafacciore quelle, che vide ne i lauori di Lionardo,e di Miche-lagnolo lo feciono attendere maggiormen te agli dudi,e er conleguenza acquidarne miglioramento Itraordinario all’artej Se allafuamaniera. Hebbe oltre gl’altri,mentre dette Raffaello in Fiorenza drettadimedichezza con fra Bartolomeo di san Marco, piacendogli molto, Se cercando adai d’imitare il fuo colorire: Se all’incontro infegnò à quel buon padrei modi della profpec tiua,alla quale nó haueuail frateattefo infinoà quel tempo.Ma in folla mag gior frequenza di queda pratica fù richiamato Raffaello a perugia,doue prie mieramente in san Francefco finì l’opera della già detta Madonna Atalanta Baglionijdellaquale haueuafatto,come fi è detto, il cartone in Fiorenza.Ein queda diuinifsima pittura vn Chrido morto portato a fotterrare, condotto con tanta frelchezza, e fi fatto amore,che a vederlo pare fatto pur'hora. Im- maginofsi Raffaello nel componimento di queda opera il dolore, chehan*no i piu dretti,&amoreuoli parenti nel riporre il corpo d’alcuna piu carape fon a, nella quale veramente con fi da il bene,l’honore,<Se l’vtile di tutta vna fa migliarvi fi vede la Nodra Donna venuta meno ; Se le tede di tutte le figure moltograziole nel pianto,e quella particolarmentedi san Giouanni:ilquale incrocicchiate le mani,china la teda con vna maniera da far comuouere qual è piu duro animo a pietà. E di uero chi confiderà la diligenza,l’amore,l’arte eia grazia di qued’opera,hagran ragione di marauigliarfi, perche ella fa dii pire chiunque la mira, per l’aria delle figure, per la bellezza de’panni, Se in foni ma fomma plmaeflrema bontà,ch’eil’ha intime le parti. Finito queflo lauoro, e tornato a Fiorenza.Gli fu da i Dei Cittadini Fiorentini allogata vna tauola -cheandaua alla cappella delimitar loro in santo Spirito: Et egli la cominciò» eia bozza à.bonifsimo termine conditile &: in. tanto fece vn quadro, che fi mancfòin'$iena,if quale nella partila di Raffaello rimafe a Ridolfo del eli ir lan'daio: perch’egli firiiflTevn panno azurro, cLem mancaua. E: quelloauue ne,perche Bramante da Vrbino, effendo afcruin di Giulio 11. per vn poco di parétela,chaueua con Raffaello & per effere di vn paefemedefimo, glifcrif fe che haueua operato co! Papa, Ilquale haueuafift® fare certe ftanze.ch’egli potrebbe in quelle, inoltrare il'valor (ho. piacque li partite a Raffaello ; per= che lafciate l’opeve di Fiorenza, e la randa de i Dei non finita, ma in quel mo do che poi la fece porre Mefler BaldafTatre da Pefcia nella piene della fua pà» tria dopo la motte di Raffaello,fi trasferì a Roma douegimito Raffaello tro* nò, chegran partedelle camere di palazzoerano ffatedipinte : Se tuttauia (ì dipigneuano da piu maeffri: & cofi ftauano come fi vedetta, che ven’era vna che da Pietro della Francefca vi era vna fioria finita: Se Luca da Cortona aue uà condotta a buon termine vna facciata: &: Don Pietro.della Gatta abbate di san Clemente di Arezzo viaueua cominciato alcunecofe: SimilmenteBra marnino da Milanovi aueua dipinto molte figure, le quali la maggior parte erano ritratti cìi naturale, che erano tenuti belli fsimi. Laonde Raffaello nel la fuasrriuatahauendoriccuure molte cavezze da Papa lidio cominciò nella camera della fognatura vna fioria quando t Teologi accordano laFilofofia,& l’Aftrologiajcon laTeclugiardouefono ritratti tutti i faùi del mondo che dif putano in vari modi. Sonili indifparce alcuni A Urologi che hanno fatto figli re fopra certe tanolette,&: caratteri in varii modi di Geomanzia,e d’Aftrolo- gia :&a i vangelifli le mandano per certi Angeli belldsimi, i quali Euangeli (li le dichiarano. Fra co fioro è vn Diogene con la fua tazza a ghiacere in fu le fcalee, figura molto confederata,&affratta, che per la fua bellezza, &c per 10 (uo abito cofiaccafo,èdegnadef!erelodata.Similmente vie A ri Ilo file j & rlatone, bino col Timeo in mano, l’altro con l’Etica; doue intorno li fanno cerchio vna grande fcuola di Filolofì .Ne fi può efprimere la bellezza di quel. A Urologi, Se Geometri,che difegnano con le (effe in fu le tauole mcltisfi- me figure, & caratteri. Fra i medefimi nella figura d’vn giouanedi formofa bellezza,il quale apre le bracciaper marauiglia, Se china la teda, è il ritratto di Federigo i i. Duca di Mantoua, che fi irouaua allora in Roma. Euui fimil mente vna figura, che chinata a terra con vn paio di felle in mano,le gira, fo* prale tauole. la quale dicono edere Bramante architettore,che egli non eroe defFo,che feè fuffe viuo,tanto è ben’ritratto. E allato a vna figura,che volta il didietro,Se ha vna palla del cielo in mano,èil ritratto diZoroaftro, Se allato a effo è Raffaello Maeflrodi quella opera, ti trattofi da femedefimo nello fpec chi o. Quello èvna teflagiouane,& d’afpetto molto modeflo,acompagnato da vnapiaceuole,& buonagrazia, con la berretta nera in capo. Ne fi può efprimere la bellezza, Se la bontà, che fi vede nelle tede, Se figure de’ Vangeli* fli,a’qua!i ha fatto nel vifo vna certa attenzione, & accuratezza molto naturale, è mafsimamenre a quelli che Icriuono. Et cofi fece dietro ad vn san Mat teo, mentre,che egli caua di quelle tauole doue fono le figure,i caratteri tenu teli da vno Angelo,& che le diftencìe in funun libro, vn vecchio, che meflofi vna carta in (ul ginocchio copia canto quanto san Matteo difende. Etmen tre,ch’fta attento in queldifagio pare che egli torcale mafcella,& la tefta,(e- condojche egli allarga,& allunga la penna. Eoltra le minuzie delle confide- razioni, che fon pure aliai, vi è il componimento di ruttala feria, che certo è fpartito tanto con ordine, Se mifura, che egli moftrò veramente vn fi fatto (aggio di fe ,che fece conofcere che egli voleuafra coloro, che toccauano i pé nelli, tenere il campo lenza contrafe.
Adornò ancora quella opera di vna profpettiua, Se di moltejfigure, finite con tanto delicata, & dolce maniera che fu cagione che Papa Giulio facellc buttare atterra tutte le ferie de gli altri maellri, Se vecchi, Se moderni, Se cheRaffaelIofolohaucfleil vanto di tutte le fatiche, che in tali opere fulfero (late fatte fino a quell’ora.E fe bene l’opera di Giouan AntonioSoddomada Vercelli laqualeeraloprala feriadÌRalfaello,fi doueua per commefsione del Papa gettare per terra,volle nondimeno Raffaello feruirfi delpartimento di quella, &c delle grottefchej Se doue erano alcuni tondi che fon quattro, fe ce per cialcuno vna figura del lignificato delle fiorie di lotto j volte da quella banda doue era la lloria. A quella prima, doue egli haueua dipinto laFilofo fìa, Se l’A Urologia, Geometria, Se Poefia che fi accordano con la Teologia, v'e vna femmina fatta perla cognizione dellejcofe,laquale fiede in vna Tedia, che ha per reggimento da ogni banda vna Dea Cibele, con quelle tante pop pe, co che da gli antichi era figurata Diana roliinafte:&: la velie fua è di quat tro colori, figurati per li elementi, da la iella in giù v’è il color del fuoco, Se fotto la cintura quel dell’aria,da la natura al ginocchio è il color della terra,et dal refe per fino a’piedi è il colore dellacqua. Et coll la accompagnano alci! ni putti veramente bellifsimi.In vn altro tondo volto versolafinellra che guarda in Beluedere, è finta poefia, la quale è in perfonajdi Polinniacoro nata di lauro, Se tiene vn fuono antico in vna mano,6c vn libro nell'altra,Se (opra polle le gambe. E con aria,è bellezza di vifo immortale Ila eleuata con gl’occhial cielo,accompagnandoiadueputti,chefono viuaci,&pronti:e che infieme con effa fanno varfeomponfinenti,e con le altre E da quella banda vi fe poi foprala già detta fineftra ii Monte di Parnafo. Nell’altro tondo,che è fatto fopra la feria doue i santi Dottori ordinano le meda, è vna Teologia con libri,& altre cole attorno,co’medefimi putti,non men bella,che gl’altri. Et fopra l’altra fineftra che volta nel cortile,fece nell’altro tondo vna Giufti- zia, con le'fue bilance, Se la fpada inalberata, con i medefimi pu tti, che a Pai tre, di fommabellezza: per hauer egli nella ftoriadifotto deila'.faccia fatto come fi da le leggi ciudi, Se le canoniche come a fuo Iuogho diremo. Et cofi nella volta medefima in fu le cantonate de’peducci di quella fece quattro fio rie difegnate, Se colorite con vna gran diligenza ; ma di figure di non molta grandezza. In vna delle quali verfo la Telogia fece il peccar di Adamo lauoa rato con leggiadrifsimamaniera;i! mangiare del pomo: e in quella doue èia Aftrologia vi è ella medefima, che pone le delle fifte,& l’erranti a’iuoghi io* lo. Nell'altra poi, del monte di Parnafo è Marfia fatto (corticate a vno albero da ApollojE diuerfo la ftoria doue fi dano i decretali ,è il giudizio di Sala mone qua do egli vuol fare diuidere il faciullo.Le quali quattro iftorie fono tutte/tutte piene di fenlo,Se di affettorSe lauorate con difegno bonifsimo, Se di co« lorito vago,Se graziato. Ma finirà oramai la volta ciò è il cielo di qlla flaza,i. e fla chenoiraccótiamo qllo che eTece faccia p faccia appiè delle cofe dette di fopra. Nella facciata dunque di verta Beluedere doue è il monte Parnata, Se il fonte di Elicona, fece intorno a quel monte vnafeluaonbrofisfima dilaus ;rij ne’quali fi conofce per la loro verdezza, quafi il tremolare delle, foglie p lauredolciisime j & nella aria vna infinità di Amoriigniudicon belliisime arie di vita, che colgono rami di lauro*& ne fanno ghirlande, Se quelle fpar gano,5cgettano perii monte, Nel quale pare che fpiri veramente vn fiato di diuinità,nella bellezza delle figure* Se da la nobiltà di quella pittura: laquale fa marauigliare chi intentifsimaméte la confiderà, come polfaingegno vma no con l’imperfezzione di femplici colori ridurre,co l’eccellentia del difegno le cofe di pittura à parere viue fi come fono anco viuisfimi que’ Poeti, che fi veggono fparfi per il monte, chi ritti, chi a federe, Se chi fcriuendo, altri ragionando, Scaltri cantando, o fauoleggiando infieme, a quattro, a lei, fecon do che gliè parta di fcompartigli.Sonui ritratti di naturale tutti 1 piu famofù Scannelli,Se moderni Poeti che furono, 8e che erano fino al fuo tempo,i qua li furono cauati parteda llatue, parte da medaglie, Se molti da pitture vecchie j Se ancora di naturale mentre, che erano viui da lui medefimo. Et per cominciarmi da vn capo quiui è Ouidio,Virgilio, Ennio, Tibullo, Catullo, Properzio,Se Omero,che cieco co la tefta eleuatacatàdo verfi ha a piedi vno che gli fcriue.vi fono poi tuttein vn gruppo lenouemufe, Se Appollo, conta ta bellezza d’arie, Se diuinità nelle figure, che grazia, Se vita fpirano ne fiati loro. Euui la dotta Safo, Se il diuinifsimo Dante, il leggiadro Petrarca, Se lo amorofo Boccaccio, che viui viui fono* il Tibaldeo fimilmente, Se infiniti al tri moderni. La quale iftoria è fatta con molta grazia, Se finita co diligenza. Fece in vn’altra parete vn cielo con Chrifto,Sda Noftra Donna,San Giouan ni Batifta, gli Apoftoli, ScgliEuangelifti , e Martiri tale nugole con Dio Pa dre,chetapra tutti, mandalo Spirito Santo,emafsimamente (opra vn nume ro infinito di San ti, che tatto fcriuono la melfia^Sc fopra l5Oftia,che è fullo al tare, difputano. Fra i quali fono i quattro dottori della chiefa, che intorno hanno infinitisanti. Euui Domenico, Francelco,Tomaio d’Aquino,Buona uentura, Scoto, Nicolo de Lira, Dante,fra Girolamo Sauonarola da Ferrara Se tutti i Teologi Ghriftiani,Sc infiniti ritratti,di naturale.E \ aria fono quat tro fanciulli, che tengono |aper ti gli Euangeli .Dalle quali figure non potrebbe pittore alcuno formar cofa piu Ieggiadrajne di maggior perfezzione. Auuengha, che nell’aria, e in cerchio fon figurati que’san ti a federe, che nel vero,oltra al parer viui di colori, feortano di maniera,e sfuggono, che non altrimentifarebbonose’fufsinodirilieuo. Oltra chetano veftiti diuerfame te, con bellifsime pieghe di panni, Se Parie delle tefte piu celefti che vmane : come fi vede in quella di Cimilo, la quale moftra quella clemenza,Se quella pietàj, che può mollrare a glihuomini mortali diuinità di cola dipinta. Con ciò fulle che Raffi hebbe quello dono dalla Natura di far larie fue delle tefte dolcifsime,&graziofisfime,come ancora ne fa fede la Nollra Dóna,che mef fefi le mani al petto,guardando, Se contemplando il figliuolo, pare che non polfia dinegar grazia: lenza che egli riferuò vn decoro certo bellifsimo, mo*tarando/ftrando ncll’ariede’Santi Patriarci lantichità: negli Apoftolila femplidtàreì ne Martiri la fede. Ma molto pia arte, Se ingegno moftrò ne’santi Dottori Ohriftiani, i quali afei, a tre, aduedifputandoper la ftoria , fi vede nelle cére loro vna certa curiofiià j&vno affanno nel voler trouare il certo di quel che danno in dubbio: faccendone fegno co’l difputar con le mani,&: co’l far certi atti con la perfona'. con attenzione degli orecchi, con lo increfpare del le ciglia:& con lo ftupirein molte diuerfe maniere,certo variate,& proprie: faluo chei quattro Dottori della Chiefa, che illuminati dallo Spirito Santo, fnodano, Se rifoluono con le (critture Sacre, tutte le cole de gli Euangeli, chefoftenganoque’putti che gli hanno in mano,volando per l’aria. Fece nel l’altra faccia doue è l’altra fineftra, da vna parte Giuftiniano, che dà le leggi ai dottori, che le corregghino, & (opra, la Temperanza la Fortezza, & la prudenza.Dall’altra parte fece il Papa,che da le decretali canoniche,Se in det to Papa ritratte papa:Gtulio di naturale -, Giouanni Cardinale de Medici al fidente,che fu Papa Leone, Antonio Cardinale di Monte,& AlelfandroFar nefe Cardinale, chefupoi Papa Paulo terzo, con altri ritratti. Redo il Papa di queda opera molto fodisfatto: & per fargli le fpalliere di prezzo,come era .la pittura, fece venire da Monte Oliuetod; chiufuri, luogo in quel di Siena, FraGiouannida Verona, allora gran maedro diccmmesfidi profpettiuedt legnojilquale vi fece non folo le fpalliere, attorno ma ancora vfei bellifsimr, Se federi lauorati in profpettiuejijqùah appreflo al Papa grandisfimagrazia, premio, Se onore gliaCqniftarono. Et certo,che in tal magi derio mai non fù’piu nefTuno, piu valente di di fegno,«Se d'opera,che fra Giouanni: come ne fa fede ancora in Verona fua patria vna fagredia di progettine di legno bel- lisfima, in santa Maria in Organo,il chorodi Monte Óliucto-di Chiufuri, et qtlel di san Benedetto di Siena ,&■ ancora la fagredia di Monte-Olmeto di Napoli; «Se nel luogo medefimo nella Cappella di Paolo da Tolofail choro lauorato dal medefimo. Perilche meritò,che dalla religion fua fede di maro, &congrandifsimo honor tenuto; nella quale fi mori d’età danni 08.latino 153 7. Et di codili comedi perfona veramente eccellente,tx rara,hò vò luto far’menzione, parendomi che cofi meritartela fua virtù , la qualefu cagione come fi dira in altro luogo di molteopere rare fatte da altri maeftri do po lui: Ma per tornare a Raffaello,crebbero le virtù fue di manierajche’fegui tò, per coinmifsionedel Papa, la camera feconda verfolafala grande.Er egli che nomegrandifsimoaueuaacquiftato, ritraile in quefto tempo Papa Giù lioin vn quadro a olio, tanto viuo, Se verace, chefaceua temere il ritràttoa vederlo,comefe proprioegli'forteil viuolaqualeoperaèoggiin santa Ma* ria del Popolo, con vn quadro di Noftra donna bellissimo, fatto medefima- mentein quefto tempo, dentroui la Natalità di Iefu Chrifto, doue è la Vergine che cor. vn’vclo cuopre il figliuolo : il quale è di tanta bellezza,che nel* l’aria della tefca,òc per turtele membra,dimoftraeffere vero figliuolo di Dio Et non manco di quello è bella la tcfta,6c il volto di ella Madonnajconofcén dofi in iei,oltrala fommabellezza,allegrezza^ Se pietà. Euui vn Giufeppoj che appoggiando ambe le mani ad vna mazza, penfofo in con templare il Re, Se la Regina ne! Cielo , ftacon vna ammirazione da vecchio fàntisfimo. Et amenduequefti quadri fi mcftramo lefeftefolenni. Aueua acquiftato in R.Oma ma Rafaello in quelli tempi molta famaj& ancora che egli auefle la maniera gentile,da ognuno tenuta bellissima; E con tutto che egli haueffe veduto tante anticaglie in quella città, Se che egli fludiafle continouamente : Non aueuaperò per quello dato ancora alle fue figure vna certa grandezza, & maefì:à,che e’diedeloro daquiauanti. Auenne adunque in quello tempo, che Michelagnolo fece al Papa nella cappella quel romore& paura, di che .parleremo nella vita fuaj onde fu sforzato fuggirli a FiorenzarPer ilche auen do Braman te la chiaue della captila, a Rafaello, come amico, la fece vedere, acciochei modi di Micheleagnolo comprendere potelTe. Onde tal villa fu cagione,che in santo Agollinofopralafanta Anna di Andrea Sanfouinom Roma Rafaello fubito rifacefle di nuouo lo Efaia profeta, che ci fi vede ; che di già lo aueua finito. Nellaquale opera per le cole vedute di Micheleagnolo, migliorò & ingrandi fuor di modo la maniera,& diedele piu maellà. Perche nel veder poi Micheleagnolo l’opera di Raffaello,penfo, che Bramante, co» m’era vero,gli auefie fatto quel male innanzi, per fare vtile Se nome a Rafael lo. Alquale Agollino Chili Sanefe ncchilfimo mercante,e di tutti gPhuomi« nivirtuofi amiciffimo,fece non molto dopo allogazione d’vna cappellai E ciòperhauergh pocoinanzi Raffaello dipinto in vnaloggia del luo palazzo hoggi detto iChilij in Tralleuere, co dolcilfìma maniera vna Galatea nel mare fopra vn carro tirato dadue dolfìni, à cui fono intorno 1 Tritoni, Se molti Dei marini. Hauedo dunque fatto Rafaello il cartone p la detta capella, laquale èall’entratadellachielàdi s.Maria della pace ama delira, entrando inchiefaper la porta principale, la condulfe lauorata in frefco della maniera nuoua, alquàtopiu magnifica,&grande, che non eralaprima.Figurò Raffaello in quella pittura,auanti che la cappella di Michelagnolo fi dilcoprif fepublicamente,hauendoia nondimeno veduta,alcuni profeti,&fibille,che nel vero delle fue cofe è tenuta la miglior,& fra le tante belle,belliflimajper- che nelle femine,& ne i fanciulli,che vi fono,lì vede grandiffima viuacità, Se colorito perfetto. Et quella opera lo fe llimar grandemen te viuo, Se morto, per edere la piu rara,&eccellenteopera,cheRaffaellofacelfein vita fua. Poi (limolato da prieghi d’vn cameriere di Papa Giulio,dipinfe la tauola dello al far maggiore di Araceli,nellaquale fece vna nollra Donna in aria, có vn pac le bellillìmo, vn fan Giouanni,& vn fan Francefco,&r fan Girolamo ritratto da Cardinale ; neilaqual nollra Donna è vnavmiltà,&modellia,veramente da madre di Chriflo*,& oltre che il putto con bella attitudine fcherza co’l ma to della Madre,li conofce nella figura del san Giouanni quella peniteza,chc I fuolefare il digiuno, & nella tellafi feorge vna linceritàd’animo, Se vna prò rezza di ficurtà,come in coloro che lontani dal mondo lo sbeffano,Se nel pra ticare il publico,odiano la bugia,& dicono la verità.Similmenteil san Giro* lamo ha la tefla eleuata con gli occhi alla nollra Donna, tutta contemplati-ua, ne’quali par che ci accenni tutta quella dottrina Se fapienzia che egli Ieri uendo mollrò nelle lue carte ; offerendo con ambe le mani il Cameriero, in atto di raccomandarlo,tlqual Cameriero,nel luo ritratto è nò men viuo che li lia dipinto. Ne mancò Raffaello fare il medefimo nella figura di san Frane celco,ilquale ginocchioni in terra,con vn braccio ftelo,& con la tella eleua- ta,guarda in alto la nollra Donna,ardendo di carità nello affetto della pi ttu-. K ra,laquale nel lineamento,Se nel colorito,moftra,che e’fi ftrugga di affèzzio ne>pigliando conforto & vita dal manfuetiffimoguardodellabcllezza di lei Se dalla viuezza,Se bellezza del figliuolo. Feceui Raffaello vn putto ritto in mezzo della tauola fiotto la noftra Donna, che alza la tefta vedo lei, Se tiene vno epitaffio,che di bellezza,di volto,& di corrilpondenza della perfiona n5 fi può fare,ne piu graziolo,ne meglio,oltre che v’èvn paele,chein tutta per« fezzioneè fingulare,Se bellififimo. Dappoi continuando le carnei e di palazzo,fece vna ftoria del miracolo del Sacramento del corporale d’Oruieto, o di Bolfiena,che eglino s’el chiamino. Nellaquale ftoria fi vede al prete, mentre che dice mefla,nella tefta infocata di l ofio,la vergogna,che egli aueua nel veder per la fua incredulità fatto liquefar loftia in fui corporale, Se chelpa- tientato negli occhi, Se fuor di fefmarnto nei colpetto de luoi vditori.pare pedona inrifoluta-Et fi conolce nell’attitudine delle mani quali il tremito,& lo fipauento,che fi fiuole in limili cali hauere. Feceui Raffaello intorno molte varie,&diuerfie figure,alcuni feruono allamefia, altri ftannolu per vna fica* laginochioni,e alterate dalla nouita del calò fànobelliffimeattitudiniindi uerfi gefti, elpnmendo ih molte vno affetto di renderli in colpa, e tanto ne* malchi,quato nelle femmine, fra lequali ve n’ha vna che à pie della ftoriada baflofiede in terra tenendo vn putto in collo, laqualefentendo il ragionamento, che moftra vn’alcra di dirle del calò (uccellò al prete, marauigliofia- mente fi ftorce mentre, che ella alcolta ciò, con vnà grazia donnelca molro propria Se viuace. Filile dall’altra banda Papa Giulio, che ode quella meda* cola marauigliofifiimaidoue ritraile il Cardinale di San Giorgio, Se infiniti; Se nel rotto della fineftra accomodò vna fialita di ficalee : che la ftoria moftra intera,anzi pare,che le il vano di quella fineftra non vi foffe, quella no làreb be ftata punto bene. Laonde veramente fi gli può dar vanto,che nelle inue« zioni de i componimenti di cheftoriefi fodero,neflunogiamai piu dilui nel la pittura è flato accomodato,Se aperto ,'Se valente ; come moftrò ancora in quello medefimoluogo dirimpetto à queftain vnafitoria, quando san Pie« ro nelle mani d’Erodein prigione è guardato da gliarmati.'Douetantaèrar chitettura,che ha tenuto in tal cofà,Se tanta la diferezione nel calamento del la prigione,che in vero gli altri apprefio àlui hanno piu di còfufione,ch’egli non ha di bellezzajhauendo egli cercato di continuo figurare le ftorie,comc elle fono fcritre,Se farui dentro cofie garbate,& eccellevi,come moftra in que fta,l’orrore della prigione, nel veder legato fra que duearmati con le catene di ferro ql vecchio* il grauiflìmo fon no, nelle guardie,Se il lucidififimo fplen dor dell'angelo,nelle ficure tenebre della notte luminofaméte far dificernere tutte le minuzie delle carcere,Se viuacififimaméte rifiplendere l’armi di colo ro,in modo che i luftri paiono bruniti piu che fie fuffino veriflìmi,e nò dipin ti.Ne meno arte,Se ingegno è nello atto quando egli fciolto da le catene elee fuordiprigioneaccompagnatodall’angelo, doue moftra nel vifio san Piero piu tofto d’edere vn fogno,che vifibile, come ancora fi vede terrore, Se fpa« uentoin altreguardie,che armare fuor della prigione, fientono il romorede la porta di ferro,Se vna fientinella con vna torcia in mano deliragli altri,Se me tre con quella fa lor lume rinerberano i lumi della torcia in tutte le armi : Se doue non percuote quellafèrue vn lume di Luna.Laquale inuenzione haue dola fatta Raffaello fopra la fineflra,viene a e (Ter quella facciata piu fcura; au uenga che quando fi guarda tal pittura ti da il lume nel vifo,& contendono tanto bene infiemela luce viua con quella dipinta co’diuerfi lumi della not te,che ti par vedere il fumo della torcia, lo fplendordeH’angelo,con lefcure tenebre della notte fi naturali,& fi vere, che non direfli mai che ella fuffi dipinta,auendo efprefio tanto propriamente fi difficile imaginazione. Qui fi fcorgono nell’arme l’ombrejgli sbattimen ti,i refleffi,&: le fumofità del calor de lumi,lauorati co ombra fi abbacinata,che in vero fi può dire,che egli fof- feilmaeftro degli altri. Et percola, che contrafacciala notte piu limile di quante la pi ttura ne fecegiamai,quella èia piu diuina, Se da tutti tenutala pin rara.Egli fece ancora in vna delle pareti nette,il culto diuino,& l’arca de gli Ebrei,& il candelabro, Se Papa Giulio, che caccia l’auarizia della chiefa, fioria di bellezza Se di bon tà limile alla notte detta di fopra. Nellaqualc flo= ria fi veggono alcuni ritratti di Palafrenieri,che viueuano allora,iquali in fu la fedia portano Papa Giulio veramente viuiffimo. A lquale mentre che alcu ni popoli, Se femmine fanno luogo,perche e’paffi, fi vede la furia d’vno ar* mato à cauallo,ilquaIe accompagnato da due appiè, con attitudine ferociffi- ma vrta,& percuote il luperbilfimo Eliodoro,che per comandamento d’A n tioco vuole fpogliare il Tempio di tutti i depofiti delle vedoue,& de’pupilli Se già fi vede lo Igombro delle robbe ■, Se i thelòri che andauano via -, ma per la paura del n uouo accidente di Eliodoro abbattuto,^ percollo alpramente da i tre predetti,che per efiere ciò vifione,da lui lòlamen te fono veduti Se fen titfifi veggono tutti traboccare,& verlàreper terra,cadendo chi gli portaua, per vn fubito orrore,& fpauento, che era nato in tutte le genti di Eliodoro. Et appartato da quelli fi vede il fan tiffimo Onia pontefice, pontificalmente veflito,con lemmi Se con gli occhi al Cielo,feruentiffimamenteorare,afflit toperlacompaifionedepouerelli chequiuiperdeuanolecofeloro> Et alle grò per quel focccrfò che dal Ciel fen te foprauenuto. Veggonfi oltra ciò per bel capriccio di Raffaello,molti Ialiti fopra 1 zoccoli del bafaméto, &abbrac datili alle colonne,con attitudini difagiatiffime,flare à vedere; E t vn popolo tutto attonito in diuerfe Se varie maniere,che afpetta il fuccetfo di quella co fa.E fu quella opera tanto llupenda in tutte le parti, che anco i cartoni fono tenuti in grandiffima veneratior.e; OndeM.Fracefco Mafini,gentil’huomo di Cefena,ilquale lenza aiuto di alcun maellro,ma infin da fanciulezza,gui* dato da flraordinario inllinto di natura,dando da fe medefimo opera al dile gno,& alla pittura,ha dipinto quadri, che fono flati molto lodati da gli inté denti dell’arte; ha fra molti fuoi difegni, Se alcuni tilieui di marmo antichi, alcuni pezzi del detto cartone,che fece Raffaello, per quella hilloria d’Elio« doro,& gli tiene in quella ltima,che veramente meritano.Ne tacerò,che M. Niccolo Mafini,ilquale mi ha di quefte cole dato notizia,è come in tutte l’ala tre cofe virtuofillimo, delle nollre arti veramente amatore. Ma tornando à Raflaello, nella volta poi chevi è fopra fece quattro fiorie, l’apparizione di Dio ad Abraam nel promettergli la moltiplicazione del lèmefuo; ilfacrifi- ciod’lfaacjlafcalad; Iacob;e’l Rubo ardente di Àloife;ne!!aqualenon fi co= nofeemeno arte>inuenz:one,difegtio,^rgrazia,chen»llealtrc cofèlauorate di lui,Mentre che la felicita di quefio artefice faccua di fetantegran maraui K ii glie,lainuidia della fortuna priuò de la vita Giulio fecondo. Ilquale era alimentatore di tal virtù,& amatore d’ogni cofa buona. Laonde fu poi creato Leon decimo.ilquale volle,che tale opera fi feguilfe: Se Raffaello ne Tali con la virtù in cielo Se ne trafle correfìe infì ni te attendo incontrato in vn princi* pe fi grande,ilquale per heredirà di cafafuaera molto inclinato a tale arte: ■ PerilchcRaffaello fi mifein cuoredi feguire tale opera, Se nell’al tra faccia fece la venuta d’A tila à Roma» Se lo incontrarlo appiè di Monte Mario, che fe ce Leon 111. Pontefice,ilquale lo cacciò con le fole benedizzioni.Fece Rafaello in quella fioria san Pietro, & san Paulo in aria con lefpade in mano, che vengono à difender la chiefa. Et le bene la fioria di Leon 111. non dice quello : egli nondimeno per capriccio fuo volle figurarla forfè cofi -, come in teruiene molte voi te,che cofi le pitture,come le poefie vanno vagando , per ornamento dell’opera; non fi decollando però per modo non conueniente dal primo intendimento. Vedefi in quegli Apolloli quella fierezza, & ardire celelle,che fuole il giudizio diuino molte volte mettere nel volto de’ ferui fuoi per difender la Santiffima religione.Et ne fa fegno A tila,ilquale fi vede (opra vn cauallo nero balzano,& llellato in fronte, belliffimo quanto piu li può,ilquale con attitudine Ipauentola alza la teda; Se volta la perlonain fu* ga. Sonoui altri cauallibellilfimi,&: maffimamentevngianetto macchiato, che è caualcato da vna figura,laquale ha tutto lo ignudo, coperto di fcaglie,à guifa di pelce,ilche è ritratto da la colonna Traiana, nella quale fon i popoli armati in quella fòggia. Et fi flima ch’elle fiano arme fatte di pelle di cocco- drilli.Euui Monte Mario,che abrucia,mollrado che nel fine della partita de foldati gli aloggiamenti rimangono fempre in preda alle fiame. Ritraile an cora di naturale alcuni mazzieri, che accópagnano il Papa, iquali fon viuifli mi; Se cofi 1 caualli doue lon fopra: Se il fimile la corte de Cardinali Se alcuni palafrenieri che tégono la chinea lopra cui è à cauallo in pontificale, ritratto nò men viuo che gli al tri,Leon x. Se molti cortigianficola leggiadriffima da vedere à propofito in tale opera, & vtihlfima a l’arte nollra,maffimamente p quegli,che di tali colè lon digiuni. In quello medefimo tempo fece à Napoli vna tauola,laqualefu polla in san Domenico nellacappella,doueèil Croci- fifio,che parlò à san Tomaio d’Aquino: dentro vi è la nollra Donna,san Gi rolamo vellito da Cardinale, Se vno Angelo Raffaello, ch’accompagnaTo* bia. Lauoròvn quadro al Signor Leonello da Carpi Signor di Meldola,il- qualeancor viuedietàpiu chenouanta anni, ilquale fu miracolofilfimo di colorito,& di bellezza fingulare. A ttelo che egli è condotto di forza, Se d’- vna vaghezza tanto leggiadra; che io non penfò che e’ fi polla far meglio, Vedendofi nel vilb della nollra Donna,vna diuinità, Se ne la attitudine vna modellia,che non è polfibile migliorarla. Finle,che ella à man giunte adori il figliuolo,che le fiede in fu legambe, facendo carezze a san Giouanni picco lo fanciullo,ilquale lo adora infieme con lènta Elifab.etta, Se Giufeppo.Que Ilo quadro era già apprello il Reuerendiffimo Cardinale di Carpi, figliuolo di detto signor Leonello,delle noflre arti amator grandilfimo, Se hoggi dee edere apprello gli heredi fuoi.Dopo effendo flato créato Lorézo Pucci Car* dinaie di Santi quattro,fommo Penitenziere,hebbegrazia con elio,che egli facefieper san Giouanni in mónte di Bologna vna cauola,!aquale è hoggi lo uta cata nella capella,doue è il corpo della Beata Elena da Folio; nellaquale opc* ramoftrò quanto la grazia nelle delicatiffimemanidi Raffaello po tede inde me con l’arte. Euui vna santa Cecilia, che da vn coro in cielo d'angeli abba* giara,ffaà vdire il fuono,tuttadatain preda alla armonia,e’fi vede nella fua tefta quella aff razzione che fi vede nel viuo di coloro,che fono in eftafi: ol« tra che fono fparfi per terrainftrumencimufici,chenondipinti,maviui, Se veri ficonofcono,& fimilmente alcuni fiioi veli,& veftimenti di drappi d’oro,& di feta,& lotto quelli vn ciliccio marauigliofo. E in vn san Paulo, che ha pofato il braccio deliro in lu la fpada ignuda,& la tefta appoggiata alla ma no,fi vede non meno elprefta la confiderazione della fua fcienzia,che l’alpet to della lua fierezza,cóuerfa in grauità;quefti è veftito d’vn panno rodo lem plice per mantello, Se d’vna tonica verde lotto quella,alla Apoftolica Se Ical zo; Euui poi santa Maria Maddalena, che tiene in mano vn vaio di pietra fi- niffima, in vn pofar leggi ad ri filmo; Et luoltando la teda, par tutta allegra della fua conuerfione, che certo in quel genere penfo che meglio non fi pò® tede fare ; E coli lono anco bellilfime le tefte di santo Agoftino,& di sa Gio- uàni Euangelifta.E nel vero che l’altre pitture,pitture nominare fi poflonoj ma quelle di Raffaello cofe viue: perche trema la carne; vedefi lo Ipirito; bat tonoi lenfi alle figure file, Se viuacitàviuavi fifeorge^per ilcheqfto li diede oltralelodijchehaueuapiu nome affai. La onde furono però fatti a fupho- nore molti uerfi, & Latini, & uulgari : de’quali metterò quefti foli per non far piu lunga ftoria di quel che io mi habbi fatto.
Pingdntfola alij, referantquc coloribus ordì Cecili# osRdphucl utque animimi explicuit.
Fece ancora doppo quello vn quadretto di figure piccole,hoggi in Bologna medefimamente,in cafa il Conte Vincenzio Arcolano,dentroui un Chrifto a ufo di Gioue in Cielo,& dattorno i quattro Euangelifli, comegli deferiue Ezechielj uno à guifa di huomo, Se l’altro di leone, Se quello d’aquila, Se di bue,con un paefino fotto figurato per la terra,non meno raro, Se bello nella fua piccolezza,che fieno Tal tre cofe fue nelle gradezze loro. A V erona madò della medefima bontà un gra quadro à i Còti da Canoda, neiquale è una na tiuità di N. Signore belhffima,con vna aurora molto lodata,fi come è ancora santa Anna ; anzi tutta l’opera,laquale non fi può meglio lodare,chedicé do,che è di mano di Raffaello da V rbino. onde que’ Conti, meritamente 1’* hanno infommauenerazione; ne l’hanno mai pergrandifilmo prezzo, che fia flato loro offerto da molti principi à niuno uoluto concederla > Se a Bin- do Altouiti fece il ritratto fuo quando era giouane che è tenuto ftupendiffi* mo. Et fimilmente un quadro di noftra Donna, che egli mandò a Fiorenza, ilqual quadro è hoggi nel palazzo del Duca Codino nella cappella delle ftan ze nuoue,e da me fatte,e dipinte,e ferue per tauola dell’altare, Se in effo è di® pinta una santa Anna uecchiffima à federe,laquale porge alla noftra Donna il fuo figliuolo di tanta bellezza nel ingnudo, Se nellefatezze del uolto > che nel fuo ridere rallegra chiunque lo guarda; Senza che Raffaello moftronel dipignerela noftra Donna, tutto quello, che di bellezza fi può fare nell’aria di vna vergine :doue fia accompagnata negli occhi modeftia> nella fronte honorc3 nel nafo grazia;6e nella bocca virtù; fenza che l'habito fuo è tale,eh c moftra inoltra vnalèmplicirà,&: honellà infinita. Et nel vero io nonpenlb che per tanta colagli pólla veder meglio, Euni vn san Giouanni a federe ingnu do, vn’altralanta,ch’è bellilfima anch’ella. Coli per campo vi è vn ca(amento,do ueeglihafinto vnafinellraimpannata chefa lumeallaltanza doue lefigure fon dentro. Fece in Roma vn quadro di buona grandezza, neiquale ritralTe Papa Leone,il Cardinale Giulio de’ Medici,è il Cardinale de’ Rolli,nelquas le lì veggono non finte,ma di rilieuo tonde le figure: quiui è il veluto,che ha il pelo,il domafco adoffò à quel Papa,che luona, Se luftra : le pelli della fodera morbide,& viue;&:gli ori,& le fete contrafatti lì,che non colori, ma oro, & leta paiono. Vi è vn libro di carta pecora miniato, che piu viuo fi molira, che la viuacità: e vn campanello d’argento lauorato,che non fi può direquà* to è bello .Ma fra Tal tre cole vi è vna palla della feggiola brunita, &c d’oro; nellaqoale à guifa di fpecchio,lì ribattono(tan ta è la lua chiarezza) i lumi de le fineftre,le lpalle del Papa,& il rigirare delle danze; & lono tutte quelle co fe condotte con tanta diligenza, che credali pure, & ficuramente, chemae* ftro nefiuno di quello meglio non faceia,ne habbia à fare. Laquale opera fu cagione,che il Papa di premio grande lo rimunerò, £< quello quadro fi troua ancora in Fiorenza nella guardaroba del Duca. Fece Umilmente il Duca Lorenzo,e’I Duca Giuliano,con perfezzione non piu da altri,che da elfo dipinta nellagrazia del colorito,iquali fono appreflo agli heredidi Ottauiano de* Medici in Fiorenza. La onde di grandezza fu la gloria di Raffaello accrediti ta,5c de’ prendi pari mente .’perche per lafciare memoria di le fece mura* re vn palazzo à Roma in Borgo nucuo, ilquale Bramante fece condurre di getto; per quelle,e molte altre opere,effendu pallata la fama di quello nobi* ìiffimo arteficeinfino in Frància,& in Fiandra, Alberto Durerò Tedelco,pit coremirabihflimo, Scintagiintoredi rame di beli film e llampe, diuenne tributario delle fueopere à RafFae]!o;& gii mandò la tefla d’vn fuo ritratto con dotta daini àguazzolu vna tela di biflo,che daognibanda mollraua pari* mente, fenza biacca i lumi tralparenti, le non che con acquerelli di colo* riera tinta,&: macchiata, & de’lumi del pannohaueùa campatoi chiari, laquale cofa parile marauigliofa à Raffaello, perche egli gli mandò molte carte difegnatedi manfua,lequalifurono carilfime ad Alberto. Era quella te* (la fra le cofedi Giulio Romano hereditario di Raffaello in Man toua.Hauen- do dunque veda to Raffaello lo andare nelle llampe d’Alberto Durerò,volon terofo,ancoragli di inoltrare quel che in tale arre poteua,lece Itudiare Mar* co Antonio Bolognelein quella praticainfìnitamente, ilqualeriufei tanto eccellente,che gli fece (lampare le prime cole fueja carta degli Innocenti,vn Cenacolo,il Nettunno, Se la santa Cecilia quando bolle nell’olio. Fece poi Mirco Antonioper Raffaello vnnumerodi ftape, lequali Raffaello donò poi al Bauiera fuo garzone,ch’haueua cura d’vna lua donna, laquale Raffaello amò fino alla morte, & di quella fece vn ritratto bellifiimo, che pareua viua viuadlqualeèhoggiin Fiorenza appreflo il gentililfimo Matteo Botti mer* cante Fiorentino, amico & familiare d’ogni perfona virtuofa.A: m affi marne* tedeipittori, tenuta dalui come reliquiaper l’amore, che egli porta all’arte, & particolarmente a Raffaello. Ne meno di lui (lima l’opere dell’arte noftra, & gli artefici, il fratello fuo Simon Botti,che oltra lo effer tenuto da tutti noi pervno per vno de’ piu amoreuoli,che faccino beneficio a gli huomini di quefte prò feffioni è da me particulare tenuto,Se (limato per il migliore,Se maggiore as mico,che fi polla per lungaefperienza hauer caro poltra al giudicio buono, che egli ha,Se modra nelle cole dell’arte. Ma per tornare alle (lampe, il fauo rire Raffaello il Baniera fu cagione che fi delta (Te poi Marco da Rauenna,Se al tri infiniti,per fi fatto modo che le (lampe in rame fecero de la caredia loro, quella copia, che al prd'en te veggiamo. Perche Vgo da Carpi, con belle in- uenzioni, hauendo il ceruello volto à cofe ingegnole, Sefantaftiche, trono le (lampe di.icgno,che con tre (lampe pofionoil mezo,il lume,Se l’ombra co trafare,le carte di chiaro,ofeuro : laquale certo fu cofa di bella, Se capriccio- la inuenzione,& di quella ancora è poi venuta abbondanza,come fi dira nel la vita di Marcantonio Bolognefepiu minutamente.Fece poi Raffaello per il monafterio di Palermo eletto santa Maria dello ‘Spalmo, de frati di monte Olmeto vna tauola d’vn Chri(lo,che porta la croce;laquale è tenuta cofa ma rauigliofa. Conofcendofi in quella, la impietà de’ Crotififiori, che lo condu cono alla more al Monte Caluario con grandiffima rabbia, doue il Chrifto appa/fionatiffimo nel tormeniodello auuicinarfi alla morte, calcato in terra per il pefo del legno della Croce, &: bagnato di fudore, Se di (angue, fi volta verfo le Marie,che piangono dirotilfimamen te. Oltre ciò fi vede fra loro V e ronica,che (tende le braccia,porgendoli vn panno, con vno affetto di Carità grandiffima. Senza che l’opera è piena di armati à cauallo, Se a piede,iqua* li sboccano fucra della porta di Gierufalemme con gli dendardi della giudi zia in mano,in attitudini varie,Se belliffime. Queda tauola finita del tutto, ma non codotta ancora al filo luogo,fu viciniffimaà capitar male, percioche fecondo che e’ dicono, edendo élla mèda in mare, per edere portata in Pa* lermo,vna orribile tempeda,percode ad vno fcoglio la naue, che la portaua di maniera,che tutta fi aperte,Se fi perderono gli huomini, Se le mercanzie 5 eccetto queda tauola (oJaméte, che coli incadata come era fu portata dal ma re in quel di Genoua; Doue ripefeata Se tirata in terra, fu veduta edere colà diurna,Se per quedo meda in cudodia ; effendofi mantenuta illefa, Se fenza macchia,ò difetto alcuno,percioche fino alla furia de’venti,Se fonde del ma re hebbono nlpetto alla bellezza di tale opera, della quale diuulgandofi poi la fàma: procacciarono i Monaci di rihauerla, Se appena, che con fattori del rapadlafu rendutaloro, chefatisfecero, e bene, coloro chel’haueuano fai« udrà, Rimbarcatala dunque di nuouo,Se condottola pure in Sicilia, la pofe- rò in Palérmoinelqual luogo ha piu fama,Se riputazione che’l monte di Vul canò. Mentre che Raffaello lauorauaquede opere,lequali non poteua mancare di fare,hauendo à feruire per perfone grandi,Se fegnalate; oltra che ancora per qualche interede particulare non poteua difdire: non redaua però con tutto quedo di (èguitare l’ordine che egli haueua cominciato de le carne re del Papa,Se de le (ale ; nellequali del continuo tenena delle genti che con i dilegni fuoi medefimi gli tirauano innanzi l’opera, Se egli continuamente riuedendoogni cofa,(uppliua co tutti quelli aiuti migliori,che egli piu potè ua,ad vn pefo cofi fatto.Nó pado dunque molto,che egli icoperfe la camera di torre Borgia,nellaquale haueua fatto in ogni faccia vnadoria,ducfopra le fineftre;& due altre in quelle libere. Era in vno lo incendio di Bogo vecchio di chiodi Romaiche non poftendofi (pegnere il fuoco, San Leone mi, fi fa alla loggia di Palazzo,Se con la benedizzionelo eftingue interamente.Nella quale ftoria fi veggiono diuerfi pericoIi,figurati,da vna parte vi fono femmi ne,che dalla tempefta del vento,mentre elle portano acqua per spegnere il fuoco con certi vafi in mano,& in capo,fono aggirati loro i capcgli,«Sc i pan* ni con vna furia terribiliffima .Altri, che fi ftudiano buttare aqua, accecati dal fummo,nò cognofcono fe ftelfi. Dall’altra parte v’è figurato nel medefi- mo modo che Vergilio defcriue,che Anchife fu portato da Enea, vn vecchio ammalato, fuor di fe per l’infermità,& per le fiamme del fuoco. Doue fi vede nella figura del giouane,l’animo,Se la forza. & il patire di tutte le membra dal pefo del vecchio abbandonato adotto a quel giouane.Seguitalo vaa vecchia fcalza,«Se sfibbiata,che viene fuggendo il fuoco,«Se vn fanciullettognu* do,loro innanzi.Cofi dal (omino d’vna rouinafi vede vna donna ignuda tut ta rabbuffata, laquale hauendo il figliuolo in mano, lo getta ad vn (uo,cheè campato dalle fìàme,6e fta nella ftrada in pun ta di piede, a braccia refe per ri ceuereil fanciullo in fafce.Doue non meno fi conofce in lei l’affetto del cercare di campare il figliuolo,cheil patire di fe nel pericolo dello ardentifììmo fuoco,chelaauuampa;Ne meno paffione fifeorgein colui, che lo piglia; per cagione dello putto,chc per cagion del proprio timor della morte ; ne fi può efprimere quello che fi imaginò quello ingegniofiffimo,S<: mirabile ar* tefice in vna Madre,che mefibfi i figlioli innanzi, fcalza, sfibbiata, (cinta, 8c rabbuffato il capo, c5 parte delle vede in mano,gli batte,perche e’fugghino dalla rouina,& da quello incendio del fuoco. Oltre che vi fono ancor alcune femmine che inginocchiate dinanzi al Papa, pare che prieghino fua San* tità che faccia,che tale incendio finifca.L’altra ftoria è del medefimo S.Leon ini. doue ha finito il porto di Oftia,occupato da vna armata di Turchi, che era venuta per farlo prigione. Veggonuifii Chriftiani combattere in mare l’armata,de già al porto efler venuti prigioni infiniti, che d’vna barca efeano tirati da certi (oldatiper la barba con belliffime cere, &c brauiffime attitudini, Se con vna differenza di habiti da Galeotti,fono menati innanzi a S. Leo* ne,cheèfigurato,& ritratto per Papa Leone X. Doue fece fua santità in pò* tificale,in mezzo del Cardinale San ta Maria in Portico,cioè Bernardo Diui* zio da Bibbiena, & Giulio de’ Medici Cardinale che tu poi Papa Clemente. Ne fi può contare minutiffimamenrele belle auuertenze,che vsò quefto in* gegnioffimo artefice nelle arie de’ prigionijche fenza lingua fi conofce il do« lore,la paura,& la morte.Sono nelle altre due ftorie quando Papa Leone X. Sagra il Re Chriftianiffimo Francefco r. di Francia,cantando la meffa in pò tificale,e benedicendo gli olii per vguierlo, 8c infiemela Corona reale. Do- ueoltrailnumerode’ Cardinali, «Se Vefcouiin pontificale, che miniftrano, vi ritraile molti ambafciatori,& altre perfonedi naturale,& cofi certe figure con habiti alla Franzele fecondo,che fi vfaua in quel tempo.Nell’altra ftoria fece la coronazione del detto Re,ncllaquale è il Papa,& effo Francefco ritrae ti di naturale,l’vno armato,de l’altro pontificalmente.Ohra che tuttii Cardi nali,Vefcoui,Camerieri,Scudieri,Cubicularii,fono in pontificalea loro luo ghi,à federe ordinatamente come coftuma la cappella,ritratti di naturale,co me G iannozo Pandolfiui V efeouo diTroia,amici(fimo di Raffaello,&: molti altri, altri, che furono legnatati in quel tempo. Et vicino al Re è vn putto ginocchioni, che tiene la corona reale, che fu ritratto Ipolytode’Medici, che fu poi Cardinale,Se Vicecancelliere: tanto pregiato : Se amicifsimo non folo di quella virtù, ma di tutte le altr e. Alle bemgnilsime olla del quale imi cono« feo molto obbligato :poi che il principio mio quale egli lì full e,ebbe origine da'lui. Non li può Icriuere le minuzie delle'cofe di quello artefice,che in uc ro ogni cola nel fuo filenzio par che fauclliioltra i balamcnti fatti fiotto a que He con varie figure di difenlori, Se remuneratori della Chiela, mefifi in mez zo'da varii termini ; <3c condotto tutto d’vna maniera, che ogni cola mollra fipirto, &affetto,&:conliderazione,con;quelta concordanzia, Se vn ione di colorito luna con l’altra, che migliore nó fi può imaginate. E t pche la volta di quella llanza era dipinta da Pietro Perugino fuo maellro, Raffaello non la volleguallar per lajmemoria fua,&: per l’affezzionc,che gli por taua,fendo flato principio del grado,che egli tcneuainjtal virtù. Era tanta la grandez« za di quello huomo, che teneua dilegnatori per tutta Italia, a Pozzuolo, Se fino in Grecia.-nc rcllòd’auere tutto quello,che di buono per quella artepo tclfegtouare. Perche feguitando egli ancora fece vna lala, doue di terrena erano alcune figure di Apolidi,& a! tri fanti in tabernacoli : Se per Giouan* ni da Vdine fuo difcepolo il quale per contrafare animali è vnico, fece in ciò tutti quegli animali,che Papa Leone aueua, il Cameleonte,i zibetti,le Icimie ipapagalli,i Lioni,iliofanii,& altri animali piu llranieri. Et oltre che di groc telche,& vari pauimenti egli tal palazzo abbellì afiafi diede ancora difegno alle ficaie rapali, Se alle logge cominciate’bene da Bramante architettore,ma rimale imperfetteper la morte di quello,Se fieguite poi col nuono difiegno,et architettura di Raffaello,che ne fece vn modello di legname, con maggiore ordine,&ornamento, che non hauea fatto Bramante. Perche volendo Pa* pa Leone mollrare la grandezza(della magnificenza, Se generofitàiua, Rafi* faello fece 1 difiegni degli ornamenti di llucchi,<Sc delle fitorie che vi fi dipinfc ro,&fimilmentede’partimenti; Se quanto allo llucco, «Se alle grotefiche fece capo di quella opera Giouanni da Vdinej Se fiopra le figure Giulio Romano* ancora che poco vi lauoralfe, coli Giouan Francelco, il Bologna, Ferino del Vaga »Pellegrino da Modona, Vincenzio da san Gimignano,& Polidoro da Carauaggio, con molti altri pittori, che feciono llorie, Se figure, Se altre cole che accadeuano per tutto quel lauoro . Il quale fece Raffaello finire con tanta perfezzione; che fino da fiorenza fece condurre il pauimentoda Luca della Robbia. Onde certamente non può per pitture, flucchi, ordine,e beile inuézioni,ne farli, ne invaginarli di fare piu bell'opera.E t fu cagione la bellez za di quello lauoro che Raffaello ebbe carico di tutte le cole di pittura,& architettura, che fi faceuano in palazzo ; Dicefi, ch’era tanta la cortelia diRaf faello, che coloro che murauano, perche egli accomodalfe gli amici fuoi, nó tirarono la muraglia tutta loda,& continuata, ma lalciarono fiopra le ftanze vecchie da ballo, alcune aperture, Se vani da potcrui riporre botti, vettine, et lcgne.lcquali buche,& vani fecero indebilire i piedi della fabbrica fi,che è Ha to forza, che fi riempia dappoi, perche tu tta cominciaua ad aprirli. Egli fe* cc fare a Gian Barile in tutte le porte, Se palchi di legname aliai cole d'intaglio, lauoratc, Se finite con bella grazia. Diede difegni d’architettura alla vigna del Papa, Se in Borgo a piu cafe, Se particularmente al palazzo di Mefler Giouan Batifla dall’Aquila,ilqualefu coFabellifsima. Nedifegnò ancora vno al Vetcouo di Troia, ilquale lo fece fare hi Fiorenza nella via di san Gal lo. Fece a’monaci neri di san Siilo in Piacenza la tauola dello aitar maggiore dcntroùi la Noflra donna con san Siflo,& santa Barbara, cofa veramente ra r rsima, Se fingulare. Feceperin Franciamolti quadri, Se particularmentep il Re, san Michele, che combatte col Diauolo, tenuto cofa marauighofa. Nella quale opera fece vn fallo arficcio per il centro della terra, che fra lefef fure di quello,vlciua fuori con alcuna fiamma di fuoco,& di zolfo :&in Lucifero incotto, Se arlo nelle membra, con incarnazione di diuerle tinte, fi feorgeua tutte le forti della collera, che la fuperbia inuelenita, egonfia adopera, contra chi opprime la grandezza,di chi è priuo di Regno , doue fia pace &certodiauereapprouarecontinouamentepena. Il contrario fi Icorge nel san Michele,che ancora che è fia fatto con aria celefle,accompagnato dal le armi di ferro,&di oro, ha nondimeno brauura,&forza, Se terrore,auen« do già fatto cader Lucifero, Se quello con vnazagaglia gettato rouefeio j In fomma fu fi fatta quella opera, che meritò hauerne da quel Re honoratilsi« mo premio. Ritraile Beatrice Ferrarele, Se altre donne, Se particularmente quella fua,& altre infinite. Fu Raffaello perlona molto amorofa,& affezionata alle donnei & di continuo prello ai feruigi loro. Laqual cola fu cagio ne, che continuando i diletti carnali,egli fu dagl’amici, forfè piu che non cp ueniua, rilpettato, Se compiaciuto. Onde facendogli Agoltin Ghigi amico fuo caro,dipignere nel palazzo luo la prima loggia Raffaello non poteua mol to attendere a lauorare, per lo amore, che portaua ad vna fuadonna: per il che Agollino fidifperaua, di forte che pervia d’altri,&dafe, Se di mezzi an cora operò fi,che appena ottenne, che quella fua donna venne a Ilare con efe foin cala continuamente j in quella parte doue Raffaello lauoraua,ilche fu cagione, eheil lauoro venilTeafine. Fece in quella opera tutti i cartoni-, Se molte figure colorì di fua mano in frefeo. Et nella volta fece il concilio degli Dei in cielo j doue fi veggono nelle loro forme molti habiti, Se lineamenti» cauati dall’antico,con belhfsima grazia,& difegno elpreffi,& coli fece le noz zedi Pliche* con minillri che feruon Gioue,& le Grazie, che Ipargono iSoli per la tauola: & ne peducci della volta fece molte llorie fra le quali in vna è Mercurio col flauto, che volando par che feenda dal Cielo : Se in vnaltraè cioue con grauità celelle, che bacia GanimedejSc cofi di fono nellaltra il carro di Venere, Se le Grazie che con Mercurio tirano al ciel Psiche,& molte al tre llorie poetiche negli altri peducci. Et negli Ipicchi della volta, fopra gl’ar chi fra peduccio,et pepuccio fono molti putti,che {corrano,bellif iqualijvola do portano tutti gli llrumenti degli Dei, di Gioueil fulmine, Se le faette, di Marte gli elmi, le spade’, Scie targhe ; di Vulcano i martelli* di Ercole la eia ua,&la pelle dei Lione;.di Mercurio il Caduceojdi Panlalampogna,di Ver tunnoi raflri della Apicultura. Et tutti hannoanimali appropriati alla na* tura loro: Pittura, Se Poefia veramente bellifsma, Feceuimreda Giouanrii daVdine vn ricinto alle fiorie d’ogni forte fiori,foglie,&frutte,infellonì che non pofibno eflcr piu belli. Fece l’ordine delle architetture delle dalle de Ghigi iSe nella chicfa di santa Mariadei Popolo, lordine della cappellani Agollino/Agoftìno fopradetto. Nellaquale ; oltre che la dipinfe, diede ordine, che fi facefle vna marauigliofa fepoltura : Se a Lorenzetto fcultor Fiorentino fece lauorar due figure, che fono ancora in cafafua al Macello de Corbi in Roma: Ma la morte di Raffaello, Se poi quelladi Agoftinofu cagione, che tal cofa fi defleasebaftian Viniziano,Era Raffaello intantagradezza venuto,che Leo X. ordinò, che egli cominciafTe la fata grande di fopra, doue fono le vittorie di Goftantino, allaquale egli diede principio. Similmente venne volontà al Papa di far panni d’arazzi ricchiffimi d’oro,& di feti in filaticci * perche Raffa elio fece in propria forma, Se grandezza di tutti di fua mano i cartoni colori ti ; i quali furono mandati in Fiandra a teflerfi , Se finiti i panni vennero aRo ma. Laqualeoperafu tanto miracolofamente condotta, che reca marauiglia il vederla, Se il penfare, come fia poffibile auere sfilato 1 capegli,& le barbe ; Se dato col filo morbidezza alle carni ; opera certo piu torto di miracolo,che d’artificio vmano: perche in efsi fono acque, animali,cafamenti, & talmente ben fatti,che non tertuti,ma paiono veramentefatti col pennello. Corto que fla opra 70. mila feudi :& fi conferita ancora nella cappella Papale. Fece al Cardinale Colonna vn san Giouanni in tela -, ilqual^ portandogli per la bellezza filagrandifsimo amore, &trouandofi da vna infirmita percoflo,gli fu domandato in donoda Mefler lacopoda Carpi medico, cheloguarì,Se per alterne egli voglia, a fe medefimo lo tolfe parendogli auer feco obligo in finito ; Se ora fi ritroua in Fiorenza nelle mani di Francefco Benintendi. Dipinfe a Giulio Cardinale defedici, Se V icecancelliere vna tauola della tras figurationedi Chrifto, per mandare in Francia, la quale egli di fua mano, continuamente lauorando, riduffead vltima petfezzione. Nellaqualefio* ria figurò Churto trasfigurato nel MonteTaboreappiedi quello gli vndici difcepoli, che lo affettano; doue fi vede condotto vn giouanetto fpiritato ac ciò che Chrifto fcefodel monte lo liberi ; ilquale giouanetto mentre, che c5 attitudine fcontorta,fi proftendegridando, Se ftralunandogli occhi,moftra il fuo patire dentro nella carne, nelle vene,& ne’ polli,contaminati dalla ma lignità dello fpirto,& con pallida incarnazione fa quel gefto forzato, Se pau rofo. Quella figura foftiene vn vecchio, che abbracciatola,& prefo animo, fatto gli occhi tondi con la luce in mezzo, moftra con lo alzare le ciglia,Se in crefpar la fronte, in vn tempo medefimo, Se forza,& paura. Pure mirando gli Aportoli filo,pare che fperando in loro,faccia animo a fe fteffo. Euui vna feminafra molte, laquale è principale figura di quella tauola, cheinginoc« chiata dinanzi a quegli,voltando la tefta loroj&coll’atto delle braccia verfo lo fpiritato, moftra la miferia di colui. Oltra che gli Aportoli chi ritto, & chi a federe,c altri ginocchioni moftranohaueregrandifsima compafsionc di tanta difgrazia. Etnei vero egli vi fece figure, Se tefte oltra la bellezza ftra ordinaria, tanto nu oue, varie, de belle ,che fi fa giudizio commune de gli artefici,che qfta opera fra tate quat’egli ne fece fia lapiu celebrata la piu bella ctlapiudiuina. Auucgha che chi vuol conofcere moftrare e pittura Chri fio trasfigurato alla diuinità, lo guardi in qfta opera: nella quale egli lo fece fopra quello monte diminuito in vna aria lucida.con Mofe, & Elia,cheal- luminati da vna chiarezza di fplendore fi fanno viuincl lume fuo: Sono in terra proftrati Pietro,Iacopo,e Giouanni in varie, c belle attitudini ; chi ha atterrali capo,& chi con fare ombra agl’occhicon le mani fi difènde dai rag •gi,&dalla immenfa luce dello fplendoredi Chrifto. Ilquale veftitodi colore di ncuc,pare,che aprendo le braccia, Se alzando la tefta, moftri la eflenza, eiaDcitàdituttetre le perfonevnitamenteriftrette nella pcrfezzionedcli’ arte di Raffaello ; ilquale pare, che tanto fi reftrigncdc infieme con la virtù fua,per moftrarc lo sforzotSe il valor dell’arte nel volto di Chrifto, che finitolo,come vltima cofa, che à fare hauellc, non toccò piu pennelli,fopragiu* gncndoli la morte. Hora hauendo raccontate l’opere di quefto|eccellcn- tillimo artefice,prima,che io venga à dire altri particolari della vita, c morte fua -, non voglio,che mi paia fatica difeorrere alquanto per vtile de’ noftri ar tefici,in torno alle maniere di Raffaello.Egli dunque,hauendo nella fua fan« ciullezza imitato la maniera di Pietro Perugino fuo maeftro, e fattala molto migliore,per difegno, colorito, Se inuenzione * e parendogli hauer fatto affai} conobbe,venuto in migliore età, cfter troppo lontano dal vero. Perciò« che vedendo egli l’opere di Lionardo da Vinci, ilquale nell’arie delle tede# cofi di mafchi,come di femmine,non hebbe pari,c nel dar grazia alle figure, e ne moti fupcrò tutti gl’altri pittori, reftò tutto ftupefatto, e marauigliato * Se in fomma, piacendogli la maniera di Lionardo, piu che qualunche altra hauefte veduta mai,fi mife à ftudiarla,&:lafciando,fe bene con gran fatica, a poco apoco la maniera di Pietro, cercò quanto feppe, e potè il piu d’imitare la maniera di efTo Lionardo. Ma per diligenza,ò ftudio,che facefte, in alcune diffìcultà non potè mai paftare Lionardo* Se fe bene pare à molti,che egli Jo paftalfe nella dolcezza,& in vna certa facilità naturale,egli nondimeno no gli fu punto fuperiore in vn certo fondamento terribile di concetti, e gran« dezza d’arte, nel che pochi fono flati pari à Lionardo. Ma Raffaello fe gli è auuicinato bene, piu che nefluno altro pittore, Se maflìmamen te nella grazia de’colori.Ma tornandoàefto Raffaello, gli fu col tempo di grandillimo difaiuto,& fatica quella maniera,eh* egli prefe di Pietro,quando era gioita« netto* laquale prefe ageuolmen te,per edere minuta,feccha, e di poco diflc« gno* perciochc non potendofcla dimenticare,fu cagione,che con molta dif- ficultà,imparò la bellezza de gl*ignudi,&: il modo degli (corti difficili dal car ione,che fece Michelagnolo Buonarroti per la fala del Configlio di Fiorenza, Se vn’al tro,che fi fu de perfo d’animo, parendogli haucre infino allora get tato via il tempo,non harebbe mai fatto, anchor che di belliffimo ingegno, quello,che fece Raffaello,ilquale fmorbatofi, eleuatofi da dodo quella ma« nicradi Pietro, per apprender quella di Michelagnolo piena di difficultàin tutte le parti,diuentò quafi di maeftro nuouo difcepolo* Se fi sforzò con in« credibile ftudio,di fare,cdendogià huomo,in pochi rnefi quello,che harcb« be hauuto bifogno di quella tenera ctà,che meglio apprende ogni cofa,e de lofpazzio di molti anni. E nel vero chi non imparaàbuon’hora i buoni prin cipijjC ia maniera,che vuol feguitarc, Se apoco apoco non va facilitando con l’efperienza le diffìcultà dell’arti,cercando d’intendere le parti, c metterle in pratica,non diuerrà quafi mai perfettoje fe pure diuerrà fara con piu tempo, e molto maggior^ fatica. Quando Raffaello fi diedeà voler mutare, e migliorare la maniera , non haueua mai dato opera agl’ignudi con quello Audio, che fi ricerca, mafolamentcgli haueua ritrai» di naturata,nella ma mera, mera,che haueua veduto fate à Pietro Tuo maeftro, aiutandogli con quella; grazia,che haueua dalla Natura. Datoli dunque allo fludiarc gl’ignudi, & à rifcón trare i mufculi delle nòtomie,e degl’huomini morti, elcorticati, con quelli de’ viui, che per la coperta della pelle non apparifeono terminati nel modo,che fanno,leuatalapellejcveduto poi in che modo rifacciano carno* lì,e dolci ne* luoghi !oro;& come nel girare delle veduteli facciano con gra* zia certi {torcimenti; 6c parimentegreffettidel gonfiare,de abballare, & al« zare ò vn membro,ò tutta la perfona,& oltreciòl’incatcnatura dell’olla,de* nerui e delle vene; fi fecce eccellente in tutte le parti, che in vno ottimo di« pintore lono richiefte. Ma conofcendo, nondimeno che non poteua in que Ila parte arriuare alla pcifezzione di Michelagnolo 3 come huomo di gran* diffimo giudizio,confiderò, che la pittura nó confile fidamente in fare huo mini nudi,ma che ell’ha il campo‘largo;e che Ira i perfetti dipintori fi pollo- no anco coloro annouerare,che fanno efprimere bene,& con facilita l’inué- zioni delle llorie,& i loro capricci cqn bel giudizio,& che nel fare 1 componi menti dellellorie chi là non confonderle col troppo,& ancofatle non poue re col poco,ma con bella inuenzione,& ordine accomodane,fi può chiama« re valente,& giudizioloartefice. A quello fi come bene andò penfando Raf* fàello s’aggiugne lo arrichirle có la varietà,& llrauaganza delle prolpettiue, de’ cafamenti,&r de’ paefi,il leggiadro modo di vellire le figure,il fare che elle fi perdino alcuna volta nello filtro, & alcuna volta venghino innanzi col chiarori fare viue,e belle le telle delle femmine, de’ putti, de’ giouani, e de • vecchi,e dar loro,fecondo il bifogno,mouenza,& brauura. Confiderò anco quantoimporti la fuga de’ caualli nelle battaglie,la fierezza de’ loldati, il là* per fare tutte le forti d’animali ; & lopra tutto il far in modo nei ritratti forni gliar gl’huomini,che paino viui,e fi conofihino per chi eglino fono fatti ; S altre cofe infinite,come fino abigliamenti di panni, calzari, celate, armadure,acconciature di femmine,capegli,barbe, vali,alberi,grotte,faffi,fuochi,a- vie torbide,e fe:ene,nuuoIi,pioggie,faette,fereni,norte,lumi di luna,lplen- doridi fole,& infinite altre cofe, che leco portano ogn’hora i bifigni dell’ar te della pittura. Quelle cole dico confiderando Raffaello,fi rifoluè,non potendo aggiugnere Michelagnolo in quella parte,doue egli haueua melfo ma no; di volerlo in quefre altre pareggiare, & forfè fuperarlo; &r coli fi diede» non ad imitare la manieradi colui, per non perderui vanamente il tempo, ma à farfi vn’ottimo vniuerlale in quelle altre parti, che fi fono raccontate ;■ E le coli hauefiero fatto molti artefici dell’età nollra,che per hauer voluto fe guitare Io lludio lolamente delle cofe di Michelagnolo, non hanno imitato -lui,ne potuto aggiugnere à tanta perfezzione3 eglino non harebbono fatica ( to in vano,nefatto vna maniera molto dura, tutta piena di difficultà, lenza vaghezza,lenza colorito,& pouera d’inuenzione, la doue harebbono potu- to,cercando d’elTer* vniuerlàli,& d’imitare l’altre parti, elfere flati a le lleffi, Sai mondo di giouamento. Raffaello adunque fatta quella rifoluzione, Se conofciuto,chefra Bartolomeo di san Marco haueua vn’allai buon modo di dipigncre,difegno ben fondato,& vna man» era di colorito piaceuole, ancor che taluolta vlailc troppo gli lcuri,perdar maggior rilieuo, prefe da lui quel k>,chegliparue fecondo il luo bifogno,Scapriccio, cioè vn modo mezzano di fare,coli nel dilTegnOjCome nel colorito: & mefcolando col detto modo alcuni altri (celti delle cole migliori.d’altrimaellri.fecc di molte maniere vna fola,che fu poi Tempre tenuta Tua propria ; laquale fu, & farà (empre (limata dagl’artefici infinitamente. Et quella fi videperfetta poi nelle fibille, &c ne* profeti dell’opera ,che fece, come fi è detto, nella pace. Al faredella- qualcoperagli fu di grande aiuto l’hauer veduto nella capella del Papa, l’opera di Michelagnolo. E fe Raffaello fi fuffe in quella (ua detta maniera fer« mato : nc hauefle cercato di aggrandirla,Se variarla,per mo(lrare,che egli in intendeuagl’ignudicofi bene,come Michelagnolo non fi farebbe tolto par- tedi quel buon nome,che acquiftato fi haueua -, perciochegli ignudi,che fece nella camera di Torre Borgia,doue è l’incendio di Borgo nuouo, ancora che fiano buoni,non fono in tutto eccellenti. Parimente non lodisfcciono affatto quelli,che furono fimilmen te fatti da lui nella volta del palazzo d’A« goftin Chigi in Trafteuere ; perche macano di quella graziale dolcezza,che fu propria di Raffaello ; del chefu anche in gran parte cagione l’hauergli fa: co colorire ad altri co’l Tuo difegno. Dalquale errore rauedutofi,come giudi« ziofo,volle poi lauorare da fe folo,& fenza aiuto d'altri, la tauola di San Pietro à Moncorio della trasfiguratione di Chriftoj nellaquale fono quelle par« ti,che già s’è detto,che ricercha,e debbe hauere vna buona pittura. E (e non hauefle in quella opera,quali per capriccio, adoperato il nero di fumo] da flampatori j ilquale, come piu volte fi è detto, di lua natura diuentaTempre col tempo piu feuro, & offende gl’altri colori, co iquali è mefcolato ; credo, che quell’opera farebbe ancor frefea, come quando egli la fece, doue hòggif pare piu tollo tinta,che altrimenti. Ho voluto quafi nella fine di quella vita fare quello difcorlo,per inoltrare con quanta fatica, ltudio,ediligenza,figo- uernafle Tempre mai quello honorato artefice ; e particolarmente per vtile de glabri pittori,accio fi (appiano difendere da quelli impedimenti, daiqua li leppe la prudenza,e virtù di Raffaello difenderli. Aggiugnerò ancor que* (lo,che douerebbe ciafcuno contentarli di fare volétieri quellecofe,adequali fi fentc da naturale inllinto inclinato *, e non volere por mano, per gareg« giare à quello,che non gli vien dato dalla natura,per non faticare inuano, e fpeflo convergogna,edanno. Oltre ciò quando balla il fare,non fi dee cerca redi volere llrafare,per paflare innanzi à coloro,che per grande aiuto di natura^ per graziaparticolare data loro da Dio,hanno fatto, ò fanno miracoli nell’arte. Perciochechi non è atto àvnacofa, non potrà mai, Scaffàticchilì quanto vuole,ariuare,doue vn’altrq con l’aiuto della natura è caminato agc uolmcnte. E ci fia per efempio fra i vecchi Paulo vccllo, ilquale affaticandoli contra quello,chc poteua per andare inanzi, tornò lempre indietro. Urne« defimo ha fatto à i giorni nollri,e poco fa,Iacopo da Puntormo. E fi c veduto per ifperienza in molti altri,come fi è detto,& come fi dirà. E ciò fèrie au- tiiene,perche il cielo va compartendo Iegrazie , acciò dia contento ciafcuno à quella,chegli tocca. Mahatiendo hoggiinai difcorlò fopra quelle cofedel l’arte,forfè piu che bilogno non era ; per ritornare alla vita, e morte di Raf« faello dico,che hauendo egli Uretra amicizia con Bernardo diuizio Cardini ledi Bibbiena: il Cardinale l’haueua molti anni infialato per dargli moglie* 6c Raffaello non haueua clprcflamctc ricufato di fare la voglia del Cardini le; ma haueua bé trattenuto la cofa,có dire di voler afpettare, che pattattero tre ò quattro anni : ilquale termine venuto quando Raffaello non fe l’afpet* taua,gli fu dal Cardinale ricordata la promeffa ; & egli vedendoli obligato, come cortefe,non vollemancare della paròla fua; & cofi accetto per donna vna nipote di edo Cardinale. Et perche Tempre fu maliffimo cótento di que (lo laccio,andò in modo mettendo tempo in mezzo,che molti meli pattarono,che’l matrimonio non conlumò. Et ciò faceua egli non fenza honorato propofito. Perche hauendo tanti anni feruito la corte, & effendo creditore di Leone di buona lemma ; gli era fiato dato indizio, che alla fine della fala, che per lui fi faceua,in ricompenfa delle fatiche,& delle virtù Tue, il Papa gli haurebbe dato vn capello rotto; hauendo già deliberato di farne vn buon mi mero; e fra effi qualcuno di maco merito,cheRattaello non era Ilquale Raffaello attendendo in ran to à fuoi amori cofi di nafcofto,„cótinuò fuor di mo doi piaceri amorofi,onde auuennech’vna volta fral’altredifordinòpiudel (olito; perche tornato àcafà con vna grandiffima febbre, fu creduto da’ medici, chefofle ribaldato.Onde non confettando egliildifordine,chehaueua fatto,per poca prudenza,loro gli cariarono fanguej di maniera cheindebili« to fi fentiua mancare : la doue egli hauéua bifogno di riftoro. Perche fece te- flamento; & prima come Chriftiano mandò l’amata fua fuor di cafa>& le la- feio modo di viuerehoneftamente: Dopo diuifelccofefuefra difcepoli fuoi» Giulio Romano,ilqualefempre amò molto, Giouan Francefco Fiorentino detto il fattóre,& vn non (o chi prete da Vrbiriò fuo paréte. Ordinò poi,che delle file facilità in Santa Maria Ritòda fi rcftaurattevn tabernacolo di quegli antichidipictrcnuouc,&vno altare fi faceflecon vna ftatua di noftra Donna di marmo, laquale per fua fepoltura & ripofo dopo la morte s’elettcj &: lafciò ogni fuo hauere à Giulio,& Giouan Francefco,faccendo eflccutore del teftamen to M.Baldattarre da Pefeia,allora Datario del Papa. Poi còfetto, &c contrito fini ileorfo della fua vita il giorno medefimo che nacque,che fu il Venerdi Santo d’anni XXXVII. l’anima delquale è da credere, che eoe medi fue virtù ha abbellito il mondo, cofi habbia di fe medefima adorno il cielo. Gli mifero alla morte al capo nella fala, oue lauoraua, la tauola della trasfigurazione,che haueua finita per il Cardinale de Medici; laquale opera nel vedere il corpo morto,de quella viua, faceua feoppiare l‘anima di dolore à ogni vno,che quiui guardaua.Laquale tauola per la perdita di Raffaello fu metta dal Cardinale à San Pietro à montorio allo aitar maggiore;&fu poi fempre per la rarità d’ogni fuo getto in gran pregio tenuta. Fu data al corpo fuo quella honorata fepoltura,che tato nobile fpirito haueua meritatOjpche no fu nettuno artefice,che dolendoli non piagnette,& infieme alla fepoltura nò l’accòpagnafl w.Dolfe ancora fommaméte la morte fua à tutta la corte del Papa,prima per hauere egli hauuto in vita vno officio di cubiculario, tk ap« pretto per edere fiato fi caro al Papa,che la fua morte, amaraméte lo fece pia* gnere. O felice,& beata anima, da che ogn’huomo volentieri ragiona di te, ck celebrai getti tuoi.'Scammira ogni tuo difegno jafeiaro. Ben poteualapit tura,quando quefto nobile arrefice mori,morire anche ella, che quado egli gli occhi chiufe,ella quali cieca rimale. Hora à noi che dopo lui fiamó rima* filetta imitare il buono, anzi ottimo modo, da lui lafciatoci in eiempio, &c ' . come come merita la virtù lua, Se l’obligo nòftro, tenerne nell’animo, gtatiofilsì mo ricordo farne con la lingua Tempre onoratilsima memoria. Che in vero noi abbiamo per lui l’arte ,i colori, & lainuenzionevnitamente ridot ti a quella fine, & perfezzione, che appena fi poteua fperare; Nedipaflar lui, già mai fi penfi Ipirito alcuno.Et oltre à quello beneficio chee’fece all’ar te, come amico di quella, non redo viuendo moftrarci come fi negozia con gli huomini grandi co’mcdiocri, Se con gl’infimi.Et certo fra le fue doti fin gulari, ne feorgo vna di tal valore, che in me lleffo ftupifeo : che il Cielo gli diede forza di poter inoltrare nel’arte nollra vno effetto fi contrario alle co« plelsionidi noi Pittori quello è che naturalmente gli artefici nollri non dico lolo i baisi, ma quelli che hanno umore d’eller grandi ( come di quello umo re l’arte ne produce infiniti ) lauorando nel opere in compagnia di Raffaello , llauano vmti, Se di concordia tale, che tutti i mali vmori, nel veder lui fi amorzauano: Se ogni vile, Se balTo penficro cadeua loro di mente. Laqua le vnione mai non fu piu in altro tempo,che nel fuo. E quello auueniua, per chereltauano vinti dalla cortcfia, Sedali arte Tua, ma più dal genio della Tua buona natura. Laquale era fi piena di Gentilezza, Se fi colma di carità, che egli fi vedeua, che fino agli animali l’onorauano, non che gli huomiui. Dicefi che ogni pittore, che conolciuto l’haueffe, Se anche chi non lo alleile co- nolciuto, le lo auefsi richiedo di qualche difegno, che gli bifognalle.egli la fciaual’operafua per fonuenirlo. Et Tempre tenne infiniti iu opera,aiutando li, Se inlegnandoli con quello amore, che non ad artifici, ma à figliuoli prò prii fi conueniua. Perla qual cagione fi vedeua,che non andana mai a corte, che partendo di cafa non auellefeco cinquanta pittori, tutti valenti, Se buó ni che gli faceuono compagnia per onorarlo. Egli in lomma non vilfe da Pit tore,mada Principe : Perii cheò arte'della pittura tu pur ti poteui all’ora Hi mare felicifsima, auendo vn tuo artefice, che di virtù, Se di collumi t’alzatià fopra il cielo. Beata veramente ti póteui chiamare, da che per forme di tane to huomo, hanno pur villo gli allieui tuoi come fi viue j Se che importi l’aue re accompagnato infieme arte,Scvirtute jlequali in Raffaello congiunte,po tettere sforzare la grandezza di Giulio 1 r. Sclagenerofitàdi Leone X. nel Torninogrado,Se degnitàche eglieronoafarfelo familiarilsimoiSc vfarli ogni forte di liberalità, tal che potè col fauore,Sc con le facilità che gli diedero fare a fe, Se a l’arte grandifsimo onore. Beato ancora fi può dire chi llando a fuoi feruigi,lòtrolui operò'percheritrouochiiinche,chelo imitò ellerfi aho nello porto ridotto:& coli quegli,che imiteranno le fue fatiche nell’arte, faranno onorati dal Mondo -, Se ne collumi fanti lui lomigliando remunerati dal Cielo. Ebbe Raffaello dal Bembo quello epitaffio.
D. O. M.
RdpbdcUi Sdnftio lodti. F. Yerbinat. Piftori Eminentiß'. Vctcrumque Emulo Cum Spirdnteis Prope Imdgineis ß Contcmpltre, N<tf«r<e, Atque Art« Fccdus Fädle Infpexc r« * lulij r i. er Leonis X. Pontt. Mdxx. Pitturs, er Architcä. Operibus Gloridm Auxit. A. XXXVII. Integer Integros. Qt$o DieNdtusEfi, EoEße DeßitVUlli April. MDXX*
lüe hic eß Kdphdtl, timuit quo fofpitc uittei .
R erm magna pareM,&moriente mori.
Etil