'Ulta di Domenico *Pultgopittore fiorentino.
COSA marauigliola,anzi ftupenda,che molti nell’arte della pittura,nel continuo efercitare, e maneggiarci colo ri,per inftinto di natura, ò per vn’vfo di buona maniera,, prefafenza difegno alcuno,ò fondamento, conducono le cole loro a lì fatto termine,che elle lì abbattono molte voi tea edere coli buone,che ancor che gl’artefici loro no lìa* no de’rari,elle sforzan o gl’huomi n i ad hauerle in fomma venerazione,e lodarle- E lì è veduto già molte volte,&in molti noftri pitto-• ricche coloro fanno l’opereloro piu viuaci,e piu perfette, iquali hanno nani Talmente bella maniera,e lì efercitano cori fatica, e ftudio continuamente.; perche ha tanta lorza guelfo dono della natura, che benché coftoro ftracu-rino, tino,e lafcino gli Audi deH’arte,& altro non Legnino, chel’vfo folo del dipi- gncre.e del maneggiare i colori con grazia infufo dalla natura,apparifce nel primo afpcito dell’opere loro,ch’elle modr'ano tutte le par ti eccellenti,e ma raiugliofe, che Cogliono minutamente apparire ne* latiori di que’maedri, che noi tenghiamo migliori. E che ciò Ga vero Te/perienza ce lo dimoierà a rompi nodri nell’opcre di Domenico Puligo pittoreFiorentino 3 nelleqùali da chi ha notizia delle cole dell’arte fi conofce quello che Gèdetto difopra chiaramente.Mentre che Ridolfo di Domenico Grillandaio lauoraua in Firenze affai cole di pittura,come G dira,feguitando l’humoredel padre,tenne tèmpre in bottega mohigiouani à dipignere,ilchefu cagione per cócorrèza l*vno dell’altro,che affai ne riufcironoboniflimimacftri,,alcuni in fare ri trac ti di naturalc,altri in lauorare à frefco,& altri à tempera,& in dipignere fpe- ditamente drappi. A codoro facendo Ridolfo lauorare quadri,tauole,e tele, in pochi anni nemahdòcon ft:o molto vtile vnainGnitàin Inghilterra,nell’ Alemagna, & in Ifpagna. E Baccio Ghotti,<ScToco del Nuntiatafuoi difce- poli Girono condotti,vno in Francia al Re Franccfco, e l’altro in Inghilterra al Re,che gli chiclono,pes haucr prima veduto deìl’operc loro. Due altri difcepoli del medeGmo rcdarono,e fi dettono molti anni con Ridolfo, per* che ancora,che haueflèro molte richiede da mercanti, e da altri in Ifpagna, óc in Vnghcria,non vollono mai,ne per prc*mede,ne per danari priuarfi del le dolcezze della patria, nellaqualehaueuano da lauorare piu che non potè« uano. Vno di quelli fu Antonio del Ceraiuolo Fiorentino ;ilquale eflendo molti anni dato con Lorenzo di Credi haueuadalui particolarmente imparato.! ritrarre tanto bene di naturale,che con facilitàgrandilfimafaceuai iùoi ritratti fimiliffimial naturale, ancor che in altro non hauede molto di- jfègno.Et io ho veduto alcune tede di lua mano ritratte dal v.iuo, che ancor, che habbiano, verbi grazia il nad> torto,vn labro piccolo,Se vn grande,altre G fatte disformitàxlbmiglian9 npndimeno il naturale,perhauer egli ben prefo l’aria di colui. La doue per contrario molti eccellenti maedri hanno latto pitture,è ritratti di„tutta perfezzionein quanto all’arte, ma non forni* gliano,ne poco,neadai colui,per cui fono dati fatti. E perdire il vero chi fa ritr3tu,dceingegnarG,lenzaguardareàquello,cheGrichiedein vna perfetta figuravate che fomiglino colui per cui fi fan no. Ma quando fomigiiano, e fono anco belli allora fi pedono dir’opere Gngolari, & ghartcfici loro eccel- lentiffimi .Quedo Antonio dunque, oltre à molti ri tratti fece molte taucìe per Firenze, ma faro lòlamcritc per breù.ita, menzione di due, che fono vna in san Iacopo trafoflì al canto agl’Albcrti,nellaqualcfecevn Crocififio con Santa Maria Madalena,e San Francefco; nell’altra che è nella Nuntiata,è vn San Michele,chepefal’animc. L’altro dei due fopradetti, fli Domenico Pu* ligo, ilquale fu di tuni gl’akri fopranominati. piu eccellente riel difegno, e piu vago,egraziofb nel colorito. Còdui dunque confiderando,che il fuo di» pignere con dolcezza,Lenza tignere l’opere,ò dar loro crudezza; ma che il fa re apoco apoco sfuggirci lontani,come velati da vna certa nebbia, daua rilie' uo,e grazia alle fue pitture che fe benei contorni delle figure, chefaccua fi andauano perdendo, in modo che occultando, gl’erron non fi poteuano vedere nc’ fondi, douc erano terminate la figure 3 che nondimeno il fuo co«• lorire, lorire,e la bell’aria delle tede faceuano piacere l’opere Tue ; tenne Tempre il medefimo modo difare,e la medefima maniera, che lo fece edere in pregio, ipcntreche,vide.Malafciando da canto il far memoria de’quadri,ede’ri« tratti,chefece dando in bottega di Ridolfo,che parte furono mandati di fuo •ri,eparteferuirono la citta,dirò (blamente di quelle,che fece,quando fu pia tofto amico,6c concorrente di elfo Ridolfo,che dilcepolo : e di quelle,che fe ce,e(Tendo tanto amico d’Andrea del Sarro, che ninna cola haueua piu cara, elle vedere queli'huomoin bottega (uà, per imparare dalui, modrargh le fue cofe,& pigliarne parere; per fuggire i difètti, e gl’errori, in che incorro« no molte volte coloro,che non modrano à nelHino dell’arte quello,che fan« nojiquali troppo fidandoli del proprio giudizio, vogliono anzi edere biafi« mati dall’vniuerfale, fatte che fono l’opcre, che corregerle mediantegl’auc uertimentidegl’amoreuoli amici. Fece fra le prime cofe Domenico vn bel* liifimo quadro di nodra Donna, à Meder Agnolo della Scufa, che l’ha alla Tua Badia di Capalonanel contado d’Arezzo,Scio tiene cariffimo, per edere flato condotto con molta diligenza, e bellilfimo colorito. Dipinfe vn’altro quadro di nodra Donna,non meno bello che quedo,a Meder Agnolo Nic« colini,hoggi Arciuefcouo di Pila,e Cardinale,ilquale l’ha nelle fue cafe à Fio renzaal canto de’ pazzi. E parimente vn’altro di lìmilegrandezza, c bontà, che c hoggi appretto Filippo dell’Antella in Fiorenza. In vn’altro,cheègran de circa tre braccia, fece Domenico vna nodra Donna intera col putto fra le ginocchia,vn san Giouannino,& vn’altra teda; ilqual quadro, che è tenuto delle migliori opere,che facedé,non fi potendo vedere il piu dolce colorito, èhoggiappredoM.Filippo Spini,Tefauriere dell’IlludrilfimoPrencipedi Fiorenza Magnifico gen til’huomo, e che molto fi diletta delle cofe di pittura. Fra molti ritratti,che Domenico fece di naturale, che tutti lòno belli, 8c molto fomigliano, quello è belliffimo,chefecedi Monfignore Meder Piero Carnelecchi allora belliffimo giouinetro, alqualefece anco alcuni altri qua« dri tutti belli, Se condotti con molta diligenza. Ritradeancoin vn quadro la Barbara Fiorentina in quel tempo famofa,belliffima cortigiana, e mol« to amata da molti non meno che per la bellezza, per le fue buone creanze: eparticolarmenteper edere boniifimamufica, &cantarediuinamente. Ma la migliore opera,che mai conducelfe Domenico fu vn quadro grande, dotte fece quanto il viuo vnanodra Donna,con alcuni angeli,e putti,& vn san Bernardo, che fcriue -, ilqual quadro è hoggi appredo Giouangualberto del Giocondo,e Meder Niccolo fuo fratello, Canonico di san Lorenzo di Firen ze. Fece il medefi tno molti altri quadri, che fono per le cafe de’ Cittadini, e particolarmente alcuni doue fi vede la teda di Cleopatra, che fi fa mordere da vn’Alpide la poppa;& altri doue è Lucretia Romana,che fi vccide con vn pugnale.Sono anco di mano del medefimo alcuni ritratti di naturale,e qua« dri molto belli alla porta à Pinti in cafa di Giulio Scali,huomo non meno di belliffimo giudizio nelle cofe delle nodre arti,che in tutte l’altre migliori, e piu lodate profeffioni. Lauorò Domenico à Francefco del Giocondo in vna tauola,per la lua espella nella tribuna maggiore della chiefa de’Serui in Fio« renza,vn san Francefco,chericeuele dimmate. Laqualeoperaè molto dolce di colorito,e morbidezzaae lauorata con molta dihgenza.E nella chiefa di Cesello intorno al Tabernacolo del Sagramento lauorò à frefcodue angc* lije nella tauola d’vna cappella della medefima chiefa fece la Madonna co’l fi gliuolo in braccio,san Giouanni Battifta,e san Bernardo,& altri Santi.E per che parue à i Monaci di quel luogo,che fi purtafle in quelle opere molto bene,gli feciono fare alla loro Badia di Settimo fuor di Fiorenza in vn chioftro le vifioni del Con te Vgo, che fece fette Badie. E non molto dopo dipinfe il Puligoin fui canto di via mozza da Santa Catherina in vn Tabernacolo vna noftra Donna ritta col figliuolo in collo,che fpofa santa Catherina; e vn san Piero Martire. Nel cartello d’A nghiari fece in vna compagnia vn Deporto di Croce,che fi può fra le fue migliori opere annouerare. Ma perche fu piu fua profeffione attendere à quadri di noftrcJDonne, ritratti,& altre tefte, che ì cole grandi,confumò quafi tutto il tempo in quelle.E fe egli haueffe feguita to le fatiche deirarte,e non piu torto i piaceri del mòdo,come fece, harebbe fatto fenza alcun dubbio molto profitto nella pittura : & maffimamenteha* uendolo Andrea del Sarto fuo amiciffimo aiutato in molte cole di difegni,5c di configlio: Onde molte opere di cortili fi veggiono non meno ben dife- gnate,che colorite,con bella,Se buona maniera. Ma Phauere per fuo vfo Do menico non volere durare molta fatica,e lauorare piu per fare opere, egua* dagnare,che per fama fu cagione, che non parto piu oltre : perche praticando con perfone allegre,e di buon tempo,& con mufici,& con femmine, fe* guitando cerei fuoi amori fi mori d’anni cinquatadua Panno M. D. XXVII. per hauereprefalapeftein cala d’vna lua innamorata. Furono da coftuiico lori con fi buona, & vnita maniera adoperati, che per quello merita lode* che per altro. Fu fuo difcepolo fra gl’altri Domenico Beceri Fiorentino; ilquale adoperando i colori pulitamente, con buoniffima maniera conduce l’opcrc fuc.