nd TERZA PARTE
Vita di "Baccio da Monte Lupo Scultore > e di Raffaello fuo figliuolo.
Vanto manco penfanoi popoli,chegli llraccurati delle delle arti, che e’voglion fare, polsino quelle già mai condurre ad al
cuna perfezione: tanto piu conrra il giudizio di molli impa« rò Baccio da monte Lupo l’arte della fculrura.Ec quello gli au
ucne, perche nella fua giouanezza luiato da’ piaceri quafi mai non iftudiaua: Et ancora che da molti fu ile sgridato, & lollecitato, nulla,o
poco ftimaua l’arte. Ma venuti gli anni della dilcretione, i quali arrecano il fenno leco *, gli fecero futuramente conolcere quanto egli era lontanodala
buona via Pcrilche vergognato^ dagli altri, che in tale arte gli pallauono in nanzi, con bonifsimo animo fi propole fegnitarc,& oderuare con ogni du-
dio /dio, quello, che con la infingardaggine, fino all’ora auetia fuggito. Quello penderò fu cagione, ch’egli fece nella {cultura que’frutti, che la credenza di molti,daini piu nonafpettaua. Dafofidunque allaartecon tu tre le forze,& efercirandofi molto in quella, diuenne eccellente, &: raro , E ne moftròfag« gio in vna opera di pietra forte, lauorata di fcarpello in Fiorenza fui cantone del giardino'appiccato col palazzo de Pucci ; che fu l’arme di Papa Leone x. douefon due fanciulli, che la reggono con bella maniera, & pratica condot ii .Fecevno Ercole per Pier Francefco de Medici :& fugli allogato dall’arte di porta Santa Maria vna flatua di s. Giouani Euagelifta p farla dibrozo^La* quale prima, cheauefie, ebbeaflai cÓtrarii:Perche molti maeftri fecero'mo* delli,a concorréza. Laquale figura fu polla poi fui caro diS. Michele in orto» dirimpetto all’vfficio. Fu qlla opera finita da lui cò lomma diligcnzia. Dicefi che quado egli ebbe fatto la figura direrra,chi vide l’ordine delle armadure, & le forme fattele addollo,l’ebbe p cola bellilsima, cófideràdo il bello ingc* gnodi Baccio in tal cola. Etqgli checò tata facilita la videro gettare diedero a Baccio il titolo,di auere co gradifsima madida,faldifsimamete fatto vn’bel getto.Lcquali fatiche durate! quel meftiero,nomedi buono,anzi di ottimo maellro gli diedero:e oggi piu che mai da tutti gli artefici è tenuta bellilsima qlla figura Mettédofi anco a lauorare di legno,intagliò Crocififsi gradi qua to il viuo,onde infinito numero per Italia ne fece,& fra gli altri vno a frati di san Marco in Fiorenza {oprala porta del choro. Quelli tutti fono ripieni di bohifsima grazia: Ma pure ve ne fono alcuni molto piu perfetti degli altri, come quello delle Murate di Fiorenza, &r vno che ne in san Pietro maggiore non manco lodato di quello ; Eta’monaci di santa Fiora, &c Lucillanefece vn firn ile,che lo locarono lopra Falcar maggiore nella loro badia in Arezzo, che è tenuto molto piu beilo de gli altri.Nella venuta di Papa Leone decimo in Fiorenza, fece Baccio fra il Palagio del podella, e Badia vn’Arco trionfale bellifsimo di legname, e di terra, e molte cole piccole, che fi fono Enarri te, e fono perle cale de’cittadini.Ma venutogli à noia lo Ilare à Fiorenza,lenendo à Lucca, douelauorò alcune opere di {cultura, ma molte piu d’Architettura inferuigiodi quella citta j Se particolarmente il bello, e ben compofto Tem-' pio di san Paulino Auuocato de’Lucchefi, con buona, edotta intelligenza di dentro, edi fuori, Se con molti ornamenti. Dimorando dunquein quel* la citta infino al 88 anno della fila età vi fini il corfo deilavita: & in san Pati lino predetto hebbe honorata fepoltura da coloro, che egli haueuain vita honoraro.
Fu coetaneo dicoflui Agollino Milancfe scultore, Se intagliatore molto {limato, il qual e in lanta Maria di Milano cominciò la fepoltura de Mons. di Fois, hoggi rimafa imperfetta: nellaquale fi veggicno ancora moltefigure grandi,e fìnite,& alcune mezze fatte,Se abbozzate, con aliai fiorie di mezzo riiieuo in pezzi,enon muratele con moiciflimi fogliami, e Trofei. Fece anco vn’altra fepoltura, cheèfimta,emuratain san Francelcofattaà Biraghi, con fei figuregfandi,& il bafamento lloriato, con altri belliffimi ornamenti,che fanno fede della pratica, Se madida di quel valorofo artefice.
Lafciò Baccio alla morte fila fcagl’a! tri figliuoli Raffaello, che attefe alla scultura, enonpureparagonòfuopadre, malo pafsò di gran lunga. Que- ■ —ti ' - fio
fto Raffaello cominciando nellafuagiouanezzaa lauoraredi terra*, di cera,c di bronzo s’acquiflò nome d’eccellente scultore, e perciò ellendo condotto da Antonio da san Gallo a Loreto,infieme con molti altri per dar fine all’or namento di quella camera fecondo l’ordine lafciato da Andrea Sanfouinc, finidei tutto Raffaello lo fpofalitio di Noftra Donna ftato cominciato dal derto Sanfouino, conduccnd© molte cole a perfczzionecon bella maniera, parte (opra le bozzed’Andrea, parte di fua fantafia. Onde fu meritamente (limato de migliori artefici, che vi lauorasfino al tempo fuo. Finita quell’opera Michelagnolo mife mano, per ordine di Papa Clemente settimo, a dar fine fecondo l’ordine cominciato alla sagreflia nuoua, & alla libreria di san Lorenzo di Firenze ; onde Michelagnolo, conofciutala virtùdi Raffaello fi feruidilui inqucll’opcra,cfra l’altre cofe gli lece fare, fecondo il modello che n’hatteua egli fatto, il san Damiano di marmo, che è hoggi in detta fagrc dia, ftatuabellifsima,&(òttimamente lodata da ognuno. Dopo la mortedi Clemente trattenendoli Raffaello appreffo al Duca Alcflandro de’ Medici, che allora faccua edificare la fortezza del Prato, gli fece di pietra bigia in vnt punta del baluardo principale di detta fortezza, ciò è dalla parte di fuori l’ar me di Carlo quinto Imperatore, tenuta da due vittorie ignude,c grandi qui to il viuo, che furono e fono molto lodate. E nella punta d’vn’altro,cio è ver fola città dalla parte di mezzo giorno, fece l’arme del detto Duca Aleffan* dro della medefima pietra con duefigure.E non molto dopo lauorò vn cru cififfo grande di legno per le Monache di santa Apollonia.E per Aleflandro Antinori allora nobilifsimo, c ricchifsiino Mercante Fiorentino nelle nozze d’una fua figliuola vn’apparato ricchifsimo con ftatuc,ftorie, e molti altri ornamenti bellifsimi. Andato poi a Roma dal Buonarroto gli furono fatte fareduefiguredi marmo, grandi braccia cinque, per la fepolturadi Giulio fecondo àsan Pietro in vincula, murata, e finita allora da Michelagnolo. Ma amalandofi Raffaello mentre fàceua quella opera, non potè mettcrui qt* lo fludio, e diligenza, che era folito .onde ne perde di grado,e fodisfcce poco ì Michelagnolo. Nella venuta di Carlo quinto Imperatore à Roma, facendo fare Papa Paulo terzo vn’apparato degno di quell’inuittifsimo Principe, fece Raffaello in fui ponte santo Agnolo di terra, c flucchi quattordici {latuc tan to belle ch’elle furono giudicate le migliori,che fu fiero fiate fatte in quell’ap parato. E che è piu,le fece con tanta preflezza, che fu a tempo a venir a Fircn zc douefì afpettauafimilmentc l’Imperatore, a fare nello spazio di cinque giorni, c non piu infulla cofcia del ponte a santa Trinità due fiumi di terra di nouc braccia l’uno : ciò è il Reno per la Germania, & il Danubio per l’vn gheria. Dopo,cffendo condotto a Oruieto,fece di marmoin vnacapellado ue haueua prima fatto il Mofca scultore eccellente molti ornamenti belliffi* mi, di mezzo rilieuo la fioria dc’Magi, che riufei opera molto bella, per la va rietà di molte figure, che egli vi fece con affai buona maniera. Tornato poi ÌRomadaTiberio Crifpo, cartellano allora di Cartel sant’Agnolo fu fatto Architetto di quella gran mole, onde egli vi acconciò, Se orno molte ftanze cò’intagli di molte pietre,e mifchi di diuerfè forti ne caminijfineftre.e porte» Fecegli, oltre ciò vna damaci marmo alta cinque braccia, ciò è l’Angelo di Callello,che è in cima del torrion quadro di mezzo 3 doue fta lo ftendardo,à fìmilitudine/fìmilitudine di quello, che apparile à san Gregorio, quando hauendo prega to per il popolo oppreffo da crudelissima peftilenza, lo vide rimettere la fpa da nella guaina. Appreiìo e (fendo il detto Crifpo fatto Cardinale, màdò piu volte Raffaello à Bolfena doue fabricaua vn palazzo. Ne pafsò molto, che il Reuerendifsimo Cardinale Saluiati, eMeffer BaldaffarriTurrini daPefcia diedero a farea Raffaello,già toltoli da quella feruitii del Cartello, e del Cardinale Crifpo, la ftatua di Papa Leone, che è hoggi fopra la fua lepoltura nel la Mineruadi Roma. E quella finitafeceRaffaello al detto Merter Baldaflar ri per la chiefa di pefcia,doue haueua murato vna capella di marmo, vna fe- poltura. E alla confolazione di Roma fece tre figure di marmo di mezzo rilie uò in vna capella. Ma datofi poi à vna certa vita piu da filofofo, che da sculto reffi ridufTe,amando di viuerequietamente,àOruieto.doue prefa la cura del la fabncadi santa Maria, vi fece molti acconcimi, rrattenédouifi molti anni * Sdnuecchiandoinanzi tempo.credo,chefeRaffaellohauefieprefoafarcope re gradi,come harebbe potu to,arebbe fatto molto piu cole,e migliori,che no fece nell’arte. Ma l’ertere egli troppo buono,e rifpettofo, fuggendo le noie & contentandofi di quel taro,che gli haueuala forte prouedutojafciò molte occafioni di fare opere fegnalate . Difegnò Raffaello molto praticamente, & in teff molto meglio le cofe dell’arte, che non haueua fatto Baccio fuo padre . E di mano cofi dell’vno, come dell’altro fono alcuni difegni nel noftro libro, ma molto migliori fono, e piu graziofi, e fatti con miglior arte quelli di Raffaello, ilquale negl’ornamemid’Architetturafeguitò aliai la maniera di Michelagnolo, come ne fanno fede i Camini, e le porte, e le fineftre, che egli fecein detto Cartello sant Agnolo: & alcune capellefatte difuoordine à Oruieto di bella, e rara maniera. Ma tornando a Baccio, dolle affai la fua morte ai Lucchefi,hauendoIo erti conofciuto giufto,ebuono huomo e veri© ognuno cortefe,&amoreuole molto.furono l’opere di Baccio cir cagl’anni del Signore 1553. fu fuograndiffimo amico, e da lui inparo molte cofe Zaccaria da Volterra, che in Bo • fogna ha molte cofe lauorato di terra cotta8 delle quali alcune ne fono nella chic fa di san Giufeppo.
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