Vite d’oAlfonfi Lombardi Ferrareje,di Nlichelagnolo da Siena,e di Gjrrolamo S, Croce,Napoletano,
Scultori. E di DoJfo,e ^Eatujla Eit tori Jerrarefi.
L FONSO Ferrarefe,lauorandonellafua prima giouanezzadi fiacchi,e di cera,fece infiniti ritratti di naturale in medaglie?
te piccole a molti fignori,e gentilhuomim della fua patria. Al cuni de’quali,che ancora fi veggiono di cera, e ftucco biàchi, fan no fede del buon’ ingegno,e gi udizio ch’egli hebbe, eoe fò no quello del principe Doria,d’Alfonìo Duca di Ferrara,di Clemente letti - mo, di Carlo quinto Imp.del Card.Hippolito deMedic^del Bembo, dell’ A-
rioflo, riofto^d’altrifimiliperfonaggi.Coftui trouandofiin Bologna per lainco- fonazione di Carlo quinto -, dotte haueua fatto per quello apparato gl’orna- mentt della porta di s.Petronio,fu in tanta confiderazione, per edere il pri- mo,che introducefte il btió modo di fare ritratti di naturale, in forma di me daglie,come fi èdetto j che non fu alcun grande huonio in quelle corti, per loquale egli non lauorade alcuna cofa,con fuo molto vtile,& honore.Ma nó ft contentando della gloria,e vtilc chegli veniua dal fare opere di terra,di ce ra,edi ftucco,fi mifea lauorar di marmo; & acquiftò tanto in alcune cofedi non molta importanza,che fece; che gli fu datoalauorarèin fan Michele in bofeo fuori di Bologna la fepoltura di Ramazzotto,la quale gli acquiftò gra difsitno honore,e fama.Dopo laqualeopera,fece nella mededma città alcune ftcriette di marmo di mezzo rilieuo alI’Arcadi fan Domenico nella predella dell’Altare. Fece fimilmcnte per la porta di fan Petronio in alcune fio riette di marmo a man finiftra,entrando in chiefa,larefurrezzionedi Chri- flo molto bella.Ma quello,chea i Bologne!! piacque fommamente fula mor te di N. Donna in figure tonde di miftura,& di ftucco molto forte,nello fpc dale della V i ta,nella flanza di fopra : Nella quale opera è fra lai tre cofe ma- rattigliofo il giudeo,che lafcia appiccare le mani al cataletto della Madóna. Fece anco della medefima miftura nel palazzo publico di quella città, nella fala di fopra del gouernatore vn’Hercole grande,che ha fotto l’Idra morta. Laquale ftatua rii fatta a concorrenza di Zacheria da Volterra, il quale fu di molto fuperato dalla virtù,& eccellenza d’Alfonfo. Alla Madonna del Bara- cane fece il medefimo due Angeli di ftucco, che tengono vn padiglione di mezzo rilieuo : Et in fan Giufeppo nella nauc di mezzo fra vn’arco,& l’altro fecedi terrain alcuni tondi i dodici Apoftoli dal mezzo in fu di tondo rilic uo.Di terra parimente fece nella medefima città ne i cantoni della volta del la Madonna del popolo,quattro figure maggiori del viuo ; cioè s Petronio, san Procolo,san Francefco,&san Domenico, che fono figure bellifsime, &C di gtan maniera.Di mano del medefimo fono alcunecofe pur di ftucco a ca fìeì Bolognefe,& alcune altre in Cefena nella compagnia di fan Giouanni ► Nè fi maraitigli alcuno fein fin qui non fi c ragionato, che coftui lauorafte qpafi altro che terra,cera,Se ftucchi, e pochifsimo di marmo >perche oltre, che Alfonfofu femprein quella manieradi iauori inclinalo; pallata vnacer caccà,efl'endo affai bello di perfona,ed’afpetrogiouinile, efercitò|’artepiti per piacerei per vna certa vanagloria,che per voglia di metterli a fcarpella- re fafsi. Vsò fempre di portare alle braccia,& al collo,e ne’ veftimenti, orna menti d’oro,& altre frafcherie,che lo dimoftrauano piu tofto huomo di cor te,lafciuo,e vano: che artefice defiderofo digloria. E nel vero quanto rifplé dono cotalt ornamenti in coloro,a i quali per ricchezze, flati, e nobiltà di sa guenon difc'onuengono ; tanto fono degni di biafimo negl’artefici, <3c altre perfone,chenon deono,chi per vn rifpetto.echi, per vn’ahro agguagliarfi a gl’huomini ricchifsimi .-perciochein cambio d’eflernequeffi corali lodati, fono dagl’huomini di giudizio meno flimati,e molte volte fcherni ti; Alfon lo dunque inuaghiro di fe medefimo,& vfando termini, e lafeitiie poco con uenienti a virando Artefice,fi leuò con fi fatti coftumi alcuna volta,tutta ql la gl oria, che gl haueua acquiftato l’affaticar fi nel filo meftiero ; percioche tt Oliar.'
erouandofi vna fera a certe nozze in cafad’vn Conte in Bologna, & hauccio. buona pezza fatto all’amore có vnahonoratifsima gentildònna,fa per auue, tura inuitato da lei al ballo della Torcia : perche aggirandoli con ella, vinto, da smania d’amore ditte con vn profondasi mofolpiro,& con voce tremati”, tc,guardando la Tua Donna con occhi pieni di dolcezza: ..
,- S’^4mor non è,che dunque è quel ch’io fento ì Il che vdendo la gentildonna, che accortilsima era, per moftrargli l'erroc fuo>rifpofei e’farà qualche PIDOCCHIO. Laquale rifpofta, effondo vdit* di molti,fu cagione,che s’empiette di quello motto tutta Bologna, e ch’egli nerimanette Tempre feornato. Et veramente Te Alfonfo hauette dato opera non alle vanità del mondo,ma alle fatiche dell’arte,egli haurebbe lewzadub bio fatto colcmarauigliofe. perche fc ciò faccua in parte,non fiettercitldo; molto,che hauerebbe fatto Te hauette durato fatica ; Ettendo il detto Irnpc rador Carlo quinto in Bologna,Se venédo l’eccellentifsimoTizianoda Ga« dòr a ritrarre lua Maeftà,venne in defiderio Alfonfo di ritrarre anch’egli qL Signore j ne hauendo altro commodo di potere ciò fare, pregò Tiziano lenza fcoprirgli quello,che haucua!in animo di fare^chegli facelle grazia di con durlo in cambio d’un di coloro, che gli portauano i colori, alla crcfonza di sua Maeftà OndeTiziano,che molto Pamaua,come correli Isiino, eh e è.lera pre ftato veramente,conduttc feco Alfonfo nelle ftanze dell’Imperatore. . Alfonfo dunque,pollo,che li fuTiziano a lauorare/eglaccommodò dietrw inguila,chenon poteuadalui,cheattentifsimobadauaal Tuo lauoro,éfler veduto.E metto mano a vna Tua fcatoleta I forma di medaglia,ritratte in quel la di ftucco l’iftetto Impcradore,&: l’hebbe condotto a fine,quando appunto Tiziano hebbefinito anch’egli il Tuo ritratto.Nel rizzarfi dunque l’Imperatore, Alfonfo,chiula la Icatola; fc l’haueua,accio Tiziano non la vedette,?ià metta nella manica, quando dicendogli Tua Maeftà -, moftra quello, che tu hai fatto: fu forzato aclarehumilmente quel ritrattoin manodell’Imperato re.ilqualc hauendo confiderato,e molto lodato l’opera, gli ditte : Baftareb* beri l’animo di farla di marmo ; facra Maeftà sì,rifpofe Alfonlo : falla duque, foggiunlel’Imp.S: portamela a Genoua. Quanto parette nUouo quello fatto a Tiziano,le lo può ciafcuno per fe fletto imaginare. Io per me credo, che gli parette hauere metta la lua virtù in comprometto. Ma quello,che piu gli douette parer ftrano,li fu,che mandando Tua Maeftà a donare mille feudi a Tiziano,gli commilc , che ne dette la metà,cioè cinquecento ad Alfonfo, & gl’altri cinquecento fi tenefle per fe. Di che è da credere,che feco medefimo fi dolcfte Tiziano. Alfonfo dunque meflofi con quel maggiore ftudio,che gli fu polsibilealauorare,conduflecon tanta diligenza a fine la teftadi marmo,che fu giudicata cofa rarilsima ♦ Onde meritò, portandola all’Imper. che Tua Maeftà gli facefte donare altre trecento feudi .Venuto Alfonlo per;i doni,e per le lodi,dategli da Celare in riputazione, Hlppohto Cardinal de* Medici lo conduttc a Roma,doueua haueua appretto di fe,oltre agl’altri infiniti virtuofi,molti fcultori,e pittóri ; egli fecéda vna tetta antica molto lodata ritrarre in marmo,Vitellio Imperatore. Nella qualeopera,hauendo co firmata l’openione,che di lui haueua il Cardinale,e tutta Roma ; gli fu dato« a fare dal medefimo in vna teftadi marmo il ritratto naturale di papaCle-z men fhen te ftttim'o -, e poco appretto quello di Giuliano de* Medici padre di dcf- tb Cardinale; ma quella non retto del curro finita. Lequali rette furono poi vendiitein Roma,e da me comperate a rcquifizionedel Magnifico Orrauia node’Medici,con alcunepitture.EthoggidalS.DucaCofimode’Medicilo no Hate polle nelle ftanze nuouedel Tuo palazzo nella Cala, douefono fiate fatte da me nel palco,e nelle facciate,di pittura tutte le ttorie di papa Leone decimo : fono fiate polle dico i detta fala fopra le porte fatte di quel m: fillio rotto,che fi rruoua vicino a Fiorenza,in compagnia d’altre tette d’huomini illuttri della cafa de Medici. Ma tornando ad Alfonlo, egli leguitò poi di fare di (cultura al detto Cardinale molte <rofe,che per ettere fiate piccole, fi fo no fmarrite. Venendo poi la morte di Clemente,e douendofi fare la lepohu radi lui,&di Leone,fu ad Alfonlo allogata quell’opera dal cardinalede’Me dici, perchehauendo egli fatto fopra alcuni fchizzi di Michelagnolo Buonarroti,vn modello con figure di cera,chefu tenuta cola bellifsima,fe n’an* dò con danari a Carrara per cattare i marmi. Maettendo non molto dopo morto il Cardinale a Irri,eflendo partito di Roma,per andar in Africa ; vfcì di mano ad Alfonfo quell’opera: percheda’Cardinali Saluiati,Ridolfi> Puc ci,Cibò,& Gaddi commeflarij di quella,fu ributtato. E dal fauoredi Madori ita Lucrezia Saluiati,figliuola del gran Lorenzo vecchio de’wedici-, eforella di Leone,allogata a Baccio Bandinelli Icultor Fiorentino,chenehaueua,vi uendoClemente,fatto i modelli ; perlaqual cofa Alfonfo mezzo fuordi fe, polla giu l’alterezza,deliberò tornarfene a Bologna : Se arriuato a Fiorenza, donò al Duca Aleflandrovnabellilsima teftardi marmo d’un Carlo quinto Imperatore,laquale è hoggi inCarrara,doue fu mandata dal card.Cibò,che la cauòalla mortedel Duca Aleflandro,dellaguardaroba di quel Signore*; Era in humoreil detto DUca,quàdoarriuò Alfonfo in Fiorenza di far fi ritrar re : perche hauendolo fatto Domenico di Polo,in tagliatore di ruote,e Fran- celco di Girolamo dal Prato in medaglia, Béuenuto Cellini per le monete: e di pittura Giorgio V afari A retino,e Iacopo da Puntormo ; volle che anco Alfonfo lo ritraette ; perche hauendone egli fatto vno di rilieuo molto bello^ miglior’aflai di quello,che hauea fatto il Danefe da Carrara,gli fu dato 'commodità,poi che ad ogni modo voleua andar a Bologna, di farne là vn di marmo,limile al modello. Hauendo dunque Alfonfo riceuuto molti doni^ cortefie dal Duca Alettandro,fe ne tornò a Bologna. Doue,eflendo anco,per la morte del Card.poco cutento j e per la perdita delle fepolture n>ol io dolente : gli venne vna rogna peftifera, Se incurabile, che a poco, a poco landò confumando fin che,códottofi a 49. anni della fua età,pafsò a nvglior vita,continuamente dolendofi della foi tuna,che gl’hauefle tolto vn fignore dalquale poteua Iperare tutto quel bene,che poteua farlo in quella vita felice ; E che ella d oueua pur prima chiuder gl’occhi a lui condottoli a tanta mi feria,che al cardinale Hippolito de’Medici. Morì Alfonlo l’anno L 536*
MICHELAGNOLO Scultore Sancfe, poiché hebbecor.fumaro ifuoimi gliorianniin Schiauomacon altri ecclcultori fi condutte a Roma con que Ila occafionc. Morto papa Adriano,il cardinale Hincforr,ilquale era ftato di naeftico,c creato di quel pontefice,no ingrato de’bcnefizi j dalui ricevimi de liberò /liberò di fargli vna fepoltura di marmo: e ne diede cura a BaldafTarre Petrut ci pirtor Sanefc,ilquale fattone il modello, volle che Michelagnolo fculrore fuoamico,&: compatriota ne oigliafie carico (opra di fe. Michelagnolo dunque fece in detta fepoltura elio papa Adriano grande quanto il viuo, dirtelo in falla cartai ritratto di naturale-, ciotto a quello ! vna rtoriapurdì mar mo,Iafua venuta a Roma,&il popolo Romano,che va a incontrarlo,el’ado ra.Intorno poi fono in quattro Nicchie,quattro virtù di marmo, la Giudica,la Fortezza,la Pace,e la Prudenza,tutte condotte co molta diligenza dal la mano di MÌchelagnolo,e dal configlio di Baldaflarre.Bene è vero,che alcu nedellecofe,chefonoin quclFopcrafurono lauorate dal Tribolo (cultore Fiorentino alloragiouanetto ; c quelle fra tutte furono (limate le migliori. E perche Michelagnolo con fottilifsima diligenza lauorò le cofe minori di quclPopera,le figure piceo!e,che vi fono,mentano di edere piu,che tutte l’- altrc Iodate.Ma fra 1 altrecofe,vi fono alcuni mifchi con mortai pulitezza la- uorati,ecommefsi tanto bene,che piu non fi può defiderare. Per lequali fati che fu a Michelagnolo dal detto Cardinale donato giurto,& honorato premio^ poi femprc carezzato mentre’ che ville E nel vero a gran ragione, per cioche quella fepoltura,e gratitudine non ha dato minor fama al Cardinale .che a Michelagnolo fi facelfe nome in vita,e fama dopo la morte. Laquale o- pcra finita non andò molt o,che Michelagnolo parto da quella all’ altra vita d’annicinquantain circa. < .
- GIROLAMO Tanta Croce Napolitano*, ancor che nel piu bel corfo della fuavita, & quandodilui maggiorcofefi fperatiano j cifulle dallamor- te rapito,mortrònell’opere di feul tura,che in que’pochi anni fece in Napoli quello,che harebbefatto,fefuflepiu lungamente viuuto.L’opereadunque che coftui lauorò di Icultura in Napoli,furono con quell’amore condotte, c finite,che maggiore fi può defiderarein vn giouane,cheuoglia di gran lunga auanzar gl’altri,chc habbiano inanzi alni tenuto in qualche nobile efer- cizio molti anni il principato. Lauorò coftui in fan Giouanni Carbonaro di Napoli la capelladel Marchefe di Vico : laquale è vn tempio tondo, partito •in colonne,e nicchic,con alcunefepolture intagliate con molta diligenza. E /-perche la tauoladi quefta capella,nella quale fono di mezzo rilieuo in marmo i Magi,che offerifconoaChrifto,èdi mano d’uno 5pagnuolo,Girolama fece a concorrenza di quella vn fan Giouani di tondo rilienoin vna nicchia coll bello,che moflrò non eftei inferiore allo Spagnuolo, nè d’animo, nè di «giudizio : onde fi acquiftò tanto nome,che ancor che in Napoli Iurte tenuto i (cultore marauigliofo.edi tutti migliore, Giouani da Nola,egli nòdi mena lauorò mentre Giouanni virteajfuaconcorrenza ; ancor che Giouanni furte r già vecchio,& hauefte in quella città,doue morto fi coftuma fare le capell e, :C letauoledi marmo,lauoratomoltifsimecofe, Prefe dunque Girolamop : concorrenza di Giouanni a fare vna capella in Monte Oliueto di Napoli dé- 4 trs>la porta della chiefa a man manca,dirimpetto alla quale ne fece vn’ altra , dall’altra banda Giouanni del medefimo componimento. Fece Girolamo nella Ina vna N.Donna quanto il viuo tutta tonda,che è tenuta bellifsima fi g ura, £ p erche miffe infinita diligéza nel fare i panni, le m*ni,e fpiccarc con , zi ftrafbnmcnti il marmo,la conclude a tata perfezione,che tu openione, ché egli hauettc pattato tutti coloro,cheinNapoIi haueuano adoperato al filo tc po ferri per lauorate di marmo. Laqual Madonna pofe in mezzo a vn s. Gio- vianni,& vn lan Piero j figure molto bene in tele, c con bella maniera Iauora te,e finite,come fono anco alcuni fanciulli, che lono lopra quelle collocati • Fece oltre ciò nella chiefa di capella,luogo de’ Monaci di Mòte Oliueto.duc ftatuc grandi di tutto rilieuo bellifsime ♦ Dopo cominciò vna ftatua di Car lo quinto Imperatore,quando tornò da Tunifi,e quella abbozzata,cfubbia tain alcuni luoghi,rimale gradinata; perche la fortuna, e la morte inuidian ^do al mondo tanto bene,ce lo tollero d’anni trentacinque.E certo le Girola mo viuea,fi fperaua,che fi come haueua nella fua profefsione auanzati tutti quelli della fua patria,cofi hauefle a luperare tutti gl’artefici del tempo fuo. Onde dolfe a Napoletani infinitamente la morte d» lui : e tanto piu, quanto egli era fiato dalla natura dotato,non pure di bellilsimo ingegno,ma di tari tamodeftia,Immanità,egentilezza,quanto piu non fi può in huomo defide rare 5 perche non è marauiglia,le tutti coloro,che lo conobbono, quando di Jui ragionano non pofiono tenerelelachrime. L’ultime fu e fculture furò“ 110 l’anno 1557, nelqualc anno fu lotterrato in Napoli, con honoratifsime eflequie, rimanendo anco viuo il detto Giouanni da Nola vecchio, Se affai pratico fcultore,come fi vede in molte opere fatte in Napoli con buona praticala con non moltodifegno. A coftui fece lauorare Don Petro diTollc do Match eie di Villafranca, Se allhora V ece Re di Napoli vnafepoltura di marmo,per le,6c per la lua Donna : nella quale opera fece Giouanni vna infinità di fiorie,delle vittorie ottenute da quel Signore contra i Turchi, con molte ftatue,che fono in qll’opern tutta ilolata,e condotta co molta diligenza* Doueua quello fepolcro eller portato in Ifpagna,ma nò hauendo ciò fatto mentre ville quel fignore,fi rimafein Napoli. Morì Giouanni d’anni fet tanta,e fu fotterrato in Napoli l’anno 1558» *
Quali ne’medefimi tempi,che il cielo fece dono a Ferrara,‘anzi al mondo, del diurno Lodouico Ariollo,nacque il Dolio pittore nella medefima città: ilquale, fe bene non lu cofi raro trai pittori,cornei’Ariollo trai Poeti,fi por tò non di meno per fi fatta maniera nell’arte,che oltre aU’ettere fiate in gran pregio le fue opere in Ferrara,meritò anco,che il dotto Poeta amico,Sedimi fiico luo facefledi lui honorata memoria ne luoi celebratifsimi ferirti. Onde al nome de! Dodo ha dato maggior fama la penna diM. Lodouico,che no fecero tutti i pennelli,e colorfiche confumò in tutta fua vita. Onde 10 p me confetto,chegrandilsima ventura è quella di coloro,che fono da cofi grandi huomini celebrati ; perche il valor delia penna sforza infiniti a dar credenza alle lodi di quelli,ancor cheinrcramente non le meritino. Fu il Dolò molto amato dal Duca Alfonfodi Ferrara,prima perle fuc qualità nell’arte della pittura,e poi per eflere huomo affabile molto,e piaceuole: della quale maniera d’huomini molto fi dilettarla quel Duca. Hebbe in Lombardia no me il Dotto di far meglio i paeffichc alctin’altro,che di qlla pratica operatte, o in muro,© a olio,o a guazzo j malsimamentedapoi, che fi è veduta la maniera Tedefea, Fece in Ferrara nella chicfa Cactdralc vna tauola con figure . a olio, a olio,tenuta aliai bella : & lauorò nel palazzo del Duca molte ftanzc in coni pagniad’un Tuo fratello detto Battifta,iquali Tempre furono nimici l’uno di Talrro, ancor che, per voler del Duca lauora fiero iniieme. Fecero di chiaro (curo nel cortiledi detto palazzo hiftoried‘Hercole,& vnainfinitàdi nudi g quelle mura.Similmenteper tutta Ferrara lauorarono molte cofein tauòla Se in frefeo. E di lor mano è vna tauola nel Duomo di Modena. Et in Trento nel palazzo del Cardinale in compagnia d’altri pittori fecero molte cofedi lor mano.Ne medefimi tempi facendo Girolamo Genga pitterei Architee tore,per il Duca Francefco Maria d’Vrbino fopra Pefero al palazzo, dell’Im pcriale molti ornamenti,come al fuo luogo fi dirà; fra molti pittoriche a ql l’opera furono condotti perordine del detto Sig.Francefco Maria,vi furono chiamati Dolio,& Battifta Ferrarefi, malsimamente per far paefi> hauendo molto innanzi fatto in quel palazzo molte pitture Francefco di Mirozzo da ForlhRaffaello dal Colle del Borgo a Sanfepolcro,c molti altri. Arriuati du que il Dolio,Se Battifta all’Imperiale,come è vlanza di certi huomini cofi far tijbiafimarono la maggior parte di quelle colè,che videro,e promeftero a ql Signore di voler elsi tare cole molto migliori : perche il Genga, che era per- lona accorta, vedendo doue la cola doueua riufeire, diede loro a dipignerc vna camera d3 per loro.O^de cfsi meftefi a lauorare fi sforzarono con ógni fatica,e ftlidio di moftrarela virtù loro,Ma qualunche fi fuftedi ciolacagio ne,nò fecero mai in tutto il tempo di lor vita alcuna cofa meno lodeuole, ati zi peggio di quella. Etpare chelpeflb auuegn/chegrhuomini ne i maggior bilogni,e quando fono in maggior afpettazione,sbagliandoli,Se acecando- fi il giudizio facciano peggio, che mai; il che può forleauuenire dalialoro malignità,Se cattiua natura di biàfimare Tempre le cofe altrui : ò dal troppo voleresforzare l’ingegno ; eftendo,che nell’andar di palio,Se come porge U natura,fcnza mancar’però di ftudio,e diligenza,pareche fia miglior modo* che il voler cauar le cofe quali per forza dell’ingegno,dotte non fono j onde c vero,che anco nell’altre arti,e mafsimamentc negli ferirci, troppo bene lì conolcc l’affettazione 3 e per dir cofi il troppo ftudio in ogni cofa Scopertali dunque l’opera de i Dofsi,ella fu di maniera ridicoIa,che fi partirono có ver gogna da quel Signore: ilqnalefu forzato a buttar’in terra tutto quello, che hauéuanolauorato,e farlo da altri ridipignerc con il difegno del Genga. In vltimo fecero co fioro nel Duomo di Faenza per M.Giouambartifta Caualie re de’Buofi vna molto bella tauola d’vn Chrifto,che difputa nel tempio ■ nel la quale opera vinfero fe ftefsi,pei la nuoua manieratile vi vfarono, e mafsi inamente nel ritratto di detto Caualiere,e d’altri. Laqual tauola fu polla in quel luogo l’anno 1536. Finalmente diuen ilio Dolio già vecchio cólumògl’ vlcimi anni lenza lauorare,elfendo infiaoall’ultimode!la vita prouifionato <lal Duca Alfonfo. Finalmentedopo lui, rimale Battifta, chelauorò molte cofe da perle,mantenendofi in buono fiato. E Dolio fu fepeilito in Ferrara lua patria. Ville ne’cempi medefimi il Bernazzano Milanefe eccellentifs. far paefi,herbe,animali,^ altre cole tcrreftri,velatili,Se acquatici. E perche non diede molca opera alle figure,come quello,che fi conolceuaimperfctto, Fece compagnia con Celare da Sello,che le faceua molto bene,e di bella ma ni«a. Dicefi,che il Bernazzano fece in vn Cortile a frefeo certi paefi molto
beili,./bellij& tanto berte imitati,che eflcndoui dipinto vn fragoleto,pieno dijrrag# le mature,accrbc,e fiorite, alcuni dauoni ingannati dalla falfa apparenza di quelle,tanto (pedo tornarono a beccarle,che bucarono la calcina dell'iato- caco.