PVLIDORO, E MATVRINO f97:
*Vita di ulidoro da Carauaggio, £jf Maturino
fiorentino, littori.
Ell’vltima età dell’orojthe cofi fi potè chiamare per gPhuo
mini virtuofi,& Artefici nobilita felice età di Leone De-
cimo fra gLaltn (piriti nobilitimi hebbe luogo honorato
Puhdoroda Carauaggio di Lombardia;non fattoli per
lungo ftudio,ma flato prodotto, e creato dalla natura pie
tore.Coftui venuto a Roma nel tempo, cheper Leone (1
fabbricauanoleloggicdelpala2zodel papa con ordine di
Raffaello da Vrbi no,portò lo fchifo,o vogliam dir Vafsoio pieno di calce a i
maeftri,che murauano,infino a che fu di età di diciotto anni. Ma comincian
doGiouaunida Vdinc adipignerle; & murandoli.,6c dipignendofi -, la volo
tà,
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tà,&l’inclinazione di Polidoro molto volta alla pitturalo redo di far si,eh* egli prefe dimeftichezza con tutti quei giouani,che erano valenti, per veder i trattici modi dell’arte,& metterli a dilegnar. Mafragl’altr^s’elelle p cò- pagno Maturino Fiorentino,allora nella cappella del papa, & alle anticaglie tenuto bonifsimodifegnatore.CoIquale praticando, talmente di quelVarrc inuaghìjchc in pochi meli fe cofe(fatta proua del luo ingegno ) che ne ftupì °gniCperfona,che lo haueuagiaconofciutoin quell’altie dato.Per laqual co la,leguitandolì le logge,egli lì gagliardamente lì elTercitò con queigiouani pittori,cheerano pratichi,de dotti nella pitturagli diuinamenteapprefeql la arte,che egli non fi partì di lu quel lauoro,lenza portarfene la vera gloria, ■del piu bello,& piu nobile ingegno,che fra tanti lì ritroualle. Per ilchc creb be talmétel’amor di Maturino a Polidoro,e df Polidoro a Maturino, che de liberarono comefratelIi,&: veri compagni,viuereinfieme,& morire. Etri- mefcolato le volontà,i danari,& l’opere,di comune concordia fi mifero vni tamente alauorare inlìeme.Et perche erano in Roma pur molti, che di grado,d’opere,& di nomei coloriti loroconduceuanopiuviuaci,& allegri, &C di fauori piu degni,e piu fortiti,cominciò a entrargli nell’animo,hauedoBal dalTarreSanefefaaoaleune facciedi cafe,di chiaro leuro,d’imitar qll’andare Se a quellegia venute in vfanza,attenderedaindi innanzi.Perche ne comin ciarono vna a Monte Cauallo dirimpetto.a s. Saluedro in compagnia di Pel legrino da Modena,laquale diede loro animo di poter tentare fe quello do- uefle edere il loro edercizio ; & ne feguitarono dirimpetto alla porta defila co di s.Saluatoredel Lauro vn’altra : & fimilmen te fecero da la portadeliìà co della Mineruavn’idoria,£: difopra s.Rocco a Ripetta vn’altra,che è vno fregio di modri marini.Et ne dipinfero infinite in quedo principio, mancò buonedell’altre,per tutta Roma,che nón accade qui raccontarle, per haue re eglino poi in tal cola operato meglio. La ondeinanimiti di ciò cominciarono sì a dudiare le cole dell’antichità di Roma,ch’eglino contraffacendo le coie di marmo antiche,ne chiari & fcuri loro,non redò vaio,dame,pili,do- rie ne eofa intera,ò rotta,ch’eglino non difegnadero, &: di quella non fifer- uiflero. Et tanto con frequentazione,Svoglia,a tal cofa pofero il penderò, che vnitamente prefero la maniera antica,& tanto l’una dmile all’altra ,?che fi comegl’animi loro erano d’uno ided'o volércicod le mani ancora efprime nano il medefimo fapere’. Et benché Maturino non lode quanto Polidoro aiutato dalla natura,potè tanto l’oderuanza dello Itile nella eompagnia,che {’uno,óc l’altro pareua il medcdmo,doue poneua ciafcun.o la mano, di componimenti,d’aria,& di maniera Fecero fu la piazza di Capranica per andar’ in Colonna vna facciata còle virtù Teologiche, & vnfregio fotto lefìnedre, con belhfsimainuenzione,vnaRomavedita,& per la fede figurata,col cali ce,& con l’odia in mano,hauer prigione tuttelè nazioni del mondo:&: concorrere tutti i popoli a portarle f tnbuti.& i Turchi all’ultima fine difirutti, faetare l’arca di Macometto,conchiudendo finalmente col detto della ferie- tura 5 chefarà vn’ouile,&: vn padote. Etnei vero eglinod’inuenzione.non hebbero pari : di che ne fanno fede tutte le cofeloro, cariche di abbigliarne ti,vedi,calzari,drane bizzarrie,Se con infinita marauiglia condotte. Et anco ra ne réhdono tedimonio le cofe loro da tutti i foredieri pittori difegnatèSÌ * • di
POLIDORO, E MATVRÌNO u)9
eli continuo,che per vtilità hanno efsi fatto all’arte della pittura, per la bella maniera,che h'aueuano,&per la bella facilità,che tutti gli altri da Cimabue in qnàinfieme non hanno fatto. Laondefièvedutodicontinuo,&: ancor fi vede per Roma tutti idifegnatorielTcre piu volti alle cole di i'ohdoro,<3cdi Maturino,che a tutte l’altre pitture moderne. Fecero in Borgo nuouovna facciata di graffito ; Se fui canto della racevn’altradi graffito fimilmen tei Se poco lontano a queftajnellacafa degli Spinoli per andar m Parione, vnafac ciata,dentroui le lotteantichc,come fi coftumanano,& i facrifizii,& la mor te di Tarpea, Vicino a Torre di Nona verfo il ponte s. A ngelo fi vede vna fac: ciata piccola,col trionfo di Camillo,& vn facrifizio antico. Nella via, che camma, all’imagine di Ponte è vna facciata bellilsima con la ftoria di Penilo ,• quando egli èmefib nel toro di bronzo da luifabbricato.Nellaqualefi vede Ja forza di coloro,che lo mettono in eftb Toro, Se il terrore di eli i afpetta ve dereral morte inufitata.Oltra che vi è a federe Falari(comero.credo) che co manda con imperiofità belli(sima,chee’ fi punifcail troppo feroce ingegno, che haueua trouato crudeltà nuoua,per ammazzar gli huomini co maggior pena.Etin quefta fi vedevn fregio bellifsimo di fanciulli figurati di bronzo; Se al tre figure.Sopra quefta fece poi vn’altra facciata di quella cala ftefla, do eie è la imagine,che fi dice di Ponte 5 oue con l’ordine fenatorio veftito nello habito antico Romano piu ftorie da loro figurate fi veggono. Et alla piazza della Dogana allato a s.Èuftachio vna facciatadi battaglie.Etdentroin chic fa a man deftra, entrando fi conofce vna cappellina con le figure dipinte da Polidoro. Fecero ancora fopra Farnefe vn’altra de Cepperelli, & vna faccia ta dietro alla Minerua nella ftrada,che và a’Maddaleni, dentroui ftorie Ro mane, nella quale,fra l’altre cole belle fi vede vn fregio di Fanciulli .di brózo contrafatti,che trionfano,condotto con grandilsima grazia,e fomma-bellez za. Nella faccia de’Buoni auguri,vicino alla Minerua, fono alcune ftorie di Romolo bellifsime,cioè quando egli con l’aratro difegna ri luogo per la eie tà; Acquandogli Auoltoigli volano fopra * Doue imitando gli habiti, lece re,Se le perfòne antiche,pare veramente,che gli huomini fiano quelli ifteffi;' Et nel vero, che di tal magifterio neftunohebbemai in qneft’arte, nè tanto difegno,nè piu bella mamera,nè s. gran praticai maggior preftezza .Etne refta ogni artefice fi marauigliato,ogni volta,che quelle vede; eh e forza ftu pire,che la naturahabbia in quefto fecolo potuto hauere forza di farci p tali ■ huomini veder 1 miracoli luoi. Fecero ancora fiotto Corte Sauella nella cafa, checóperò la s.Goftanza,quando le Sabine fon rapite: laqual iftoria fi cono feere non meno la fete,Se il bifogno del rapirie,che la fuga,-Se la miferia delle mefehine portate via da diuerfi foldati, Se a cauallo, Se in diuerli modi. Et non fono in quefta fola fimili auuertimcnti, ma anco, è molto piu,nelle ifto rie di Muzio,& d’Orazio 5 Se la fuga di Porfena Redi Tofcana. Lauorarono nel giardino di M Stefano dai Bufalo vicino alla fontana di Treni,ftorie bel- lifsime del fonte di Parnafo. Et vi fecerogro:tefche,& figure piccole, colorite molto bene. Similmentenella cafadel Baldafsino,das. Agoftino fecero graffiti,Se ftorie,Scnel cortile alcune tefted’Imperadori,fopra lefineftre. Lauorarono in Monte Cauallo vicino a S Agata vna facciata dentroui infinite, Se diuerfe ftorie,come quado fuzia vertale porta dal Teuereal tempio
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l’acqiiA nel criuello: de quando Claudia tiralanauecon la cintura.Etcofi Io sbaraglio,che fa Camillo,mentre che Brennopefa l’oro. Et nella altra faccia tadoppo ilcantone,Romolo de il fratello atte poppe della Lupa j &la terri- bilifsima pugna d’Horazio,che mentre folo fra mille fpade, difendela bocca del ponte,hudietroa fe molte figure bellifsime,che in diuerfe attitudini con grandtfsima folIecitudine,co picconi ragliano il ponte. Euui ancora Muzio Sccuola,che nel cofpetto di Porfena abbrucia la fua ftefia mano^he haueua errato nell’uccidere il miniftro,in cambio del Re : doue fi conofce il difprez zodel Re,&il defiderio della vendetta. Et dentro in quella caia fecero mo.l ri pacfi.Lauorarono la facciata di s Pietro in Vincola, de le ftorie di s. Pietro in quella con alcuni profeti grandi. Et fu tato nota per tutto la fama di que ftj maeftri,per l’abbondanza del lauoro,che furono cagione le publichepic ture,da loro con tanta bellezza lauorate, che meritarono lode grandmimi in vita,& infinita,& eterna,per 1 imitazione, l’hanno hauiitadopola morte. Fecero ancora fu la piazza,doueèil palazzo de’Medici, dietro a Naona, vna facciaco i trionfidi Paulo Emilio,&infinite altre ftorie Romane.Etas.Sal- ueftro di Monte CaualIo,ptr fra Mariano,per cafa, de per il giardino alcune cofette: de in chiefali dipinfero la fua cappella,de due ftorie colorite di s. Ma ria Maddalena,nellequali fc no i macchiati de’ pac fi fatti con fornma grazia» &difcrezione,perchePolidoro veramente lauoròi paefi,e macchie d’alberi fafsi,megliod’ogni pittore.Etegli nell’arte è fiato cagione di quella facili tà,chehoggi vfanogl’artefici nelle cofe loro.Fecero ancora molte camere,et fregi per moltecafedi Roma,coi colori a fiefco,de a temperalauorati,lequa li opere erano da efsi efeteitate per prttoua,perche mai a colori non poterono dare quella bellezza,che di continuo diedero alle cofe di chiaro,& feuro oin bronzo,o in terretta,comefi vedeancoranellaca(a,cheeradelCatd. di Volterra da Torre Sanguigna. Nella faccia delia quale fecero vn’ornan.étp di chiaro feuro bellifsimo, de dentro alcune figure colorite, lequali fon tan tomai lauorate, de condotte, che hanno deuiato dal primo eflere ildifegno buono,ch’eglinohaueuano.Etciò tanto panie piu ftranoper efltrui appref fovn’armedi papa Leone di ignudi di mano di Giouan Francefco Vttraio, ftqualefe la morte non hauefle tolto di mezzo,harebbe fatto cofe grandifsi- me.Et non isgannati per quefto della folle credenza loro,fecero ancora in s. Agoftinodi Roma all’altare de’Martelli,ceni fanciulli coloriti doue Giaco po Sanfouino per fine dell’opera,fece vna noftra Dona di marmo*, iquali fan ciulli no paiono di mano di perfoneilluftri ; ma d’idioti,che comincino allo ra a imparare. Pcrilch*; nella banda,doue la touagliacuopre l’altare>fece l'oli doro vna ftorietta d’un Chrifto morto con le Marie,ch’ècofa bel'ilsima.mo Arando nel vero edere piu quella laprofefsione loro,chei coiot i. Onderi- tornati al (olito loro,fecero in Campo Marzio due facciate belli (sime ,neH’u na le ftorie di A ncoMarzio,e nelle altre Jefcftede’Saiurnali, celebrate in tal luogo,con tutte le bighe,&quadrighe de’caualli,ch’agli obelifchi aggirano intorno,che fcno tenute bdhfsime per efier elleno talmente condotte di di Legno,6c bella maniera,cheefprefsifsimamente rapprefenrano quegli ftefsi lpcttacoli,per iquali elle fono dipinte.Sul cantei della Chiauica, per andare iCorceSauella/ecero vna£iCciata,Iaquaieècofa di ulna, de delle belle, che
fiiceilero,
PVLIDORO, E M AT V RINO tòt
faceflero,giudicata bellifs. Perche oltra l’iftoria delle fanciullesche padana ü .Teuer£,abbaflo vicino alla porta è vn facrifizio,fatto con induflria,& arte Hiarauigliofa,pervederfi ofîeruato quiuiruttigli inflrumenti, Sc tutti quegli antichi coflumi,che a’ facrifizij di quella forte fi foleuano ofTeruare, Vici no al Popolo fiotto S. Iacopo degli Incurabili fecero vna facciata con le fi® rie d’Aleflandro Magno,ch’è tenuta bellifsima,nelhqualefiguraronoil Ni lo,e’l Tebro di Beluedere antichi. A fan Simeone fecero lafacciatade’Gaddt eh' ècufadi marauiglia,&di flupore,nclconfiderarui dentro 1 belli,8c tanti ÔC varii habiti,l’infinità dellecelate an tichei de foccinti, de’calzari, & delle barche,ornate con tanta leggiadria,& copiaci ogni cofa, che imaginar fi pof la vn lofi flico ingegno. Quiuila memoria fi carica di vna infinità di cofe bel lifsime,& quiui fi rapprclentano i modi antichi,l’effigiede’faui, & bellifsi- raefemmine.Perche vi fono tutte lefpezie de’facrifizii antichi,come fi colla Éiîauanoiôc da che s’imbarca vnoeflercito, a che combat-*e con variatifsima foggia di firumenti,&d’armi,iauorare con tantagrazia, & condotte con tata pratica,che l’occhio fi fmarrifee nella copia di tante belle inuenzioni. Dirimpetto a quella è vn’altra facciata minore,che di bellezza,&di copia non poma migliorare:dou’è nel fregio la floriadi Niobe,quando fi fa adorare,& le genti che portano tributi,& vafi,& diuerfe forti di doni : lequali cofe con tanta nouirà,leggiadria,arte,ingogno,&rilieuoefprefleegli in tutta quella opera;che troppo farebbe certo,narrarne il tutto.Seguitò appreflo lofdegno di JLatona,& la miferabile vendetta ne’figliuoli della fuperbifsima Niobe, e che i fette mafehi da Febo,& le fette femmine da Diana le fono ammazzati , con vn’infinità di figuredi bronzo,che no di pittura,mapaiono di mettallo. Et fopra,altre fiorie lauorate con alcuni vali d’oro con trafatti con tante biz zarrie dentro,cheocchio mortale non potrebbe imaginarfi altro,nè piu bellone piu nuouo: con alcuni elmi Etrufci da rimaner confufò,perlamoltipli cazione,& copia di fi belle,& capncciofe fantafie,ch’ufciuano loro de la méte. Le quali opere fono fiate imitate da infiniti, che lauorano di fi fatt’opere. Fecero ancora il cortile di quella cafa,& fimilméte la lòggia colorita di groc tefehine piccioIe,che fono flimate diuine. In fomma ciò che eglino toccaro fiìo,con grazia,& bellezza infini ta afiòluto renderono. Et s’io volefsi nominare tuttcl’opere loro,farei vn libro intero de’fatti di quefli due foli, perche non è flanza,palazzo,giardinomè vigna,doue non fiano opere di Polidoro, &di Maturino.Hora mentre,che Roma ridendo.s’abbelliua delle fauche I® ro:& efsi afpettauano premio de’proprii fudori,l5inuidia,& la fortuna mandarono a Roma Borbone l’anno 1527. che quella città mile a Tacco. La onde fu diuifa la compagnia non (olo di Polidoro,& di Maturino ; ma di tanti mi gliaiad’amici, e di parenti : chea vn fol pane tanti anni erano flati in Roma. PcrcheMaturino fi mifein fuga,ne molto andò,che da’difagi patiti per tale lacco,fi flima a Roma,chemorifle di pelle : & fu fepolto in s.Euflachio.Poli doroverfo Napoli prefeil camino,doue ariuato,eflendo queigentilhuomi- ni poco curiofi delle cofe ecc.di pittura,fu per moriruifi di fame. Onde egli lauorando a opere,per alcuni pittori,fece in s.Maria della Grazia vn fan pie tro nella maggior cappella : de cofi aiutò in molte cofeque’pittori ; piu p capare la vita,che per altro ; Ma pure effendo predicato le virtù fue,fece al Co-
un
TERZA PARTE
tedi . * • vna volta,dipinta a tempera,con alcune facciàtejch’c tana
ta cola bellifsima Et cofi fece il cortile di chiaro&fcuro al S. .T .• & infieme alcune logge,lequali fono molte piene d’ornamento#•& di belle* za,&ben lauorate.Fece ancora in s. Angelo allato alla pefcheria di Napoli, vna tauolina a olio:ne!la quale è vna N.Donna,& alcuni ignudi d’anime cru ciate : la quale di difcgno,piu che di colorito,è tenuta bellifsima.Similmen- te alcuni quadri in quella delimitar maggiore di figure intere fole,nel mede- fimo modo huorate. Auuenneche ftandoegli in Napoli,&veggendo poco limatala fila virrìi,deliberò partire da coloro,che piu conto teneuano d’un cauallo>chefaItafle: che di chi ficeflecon le mani le figure dipinte parcrvi- ue.rerilche montato fu le galee fi trasferì a Mefsina,&quiui trouato'piupie tà,& piu honore,fi diede ad operare; &cofi lauorando di continuo prefe nc colori buona,& delira pratica.Onde egli vi fece di molte ope, che fono fpar iein molti luoghi.Et all’architetturaattendendo diede faggio di fein molte cole,ch’e fece. Appreflo nel ritorno di Carlo V.dalla vittoria di Tunifi, paf fando egli per Mefsina : Polidoro gli fece archi trionfali belhfsimjonde n’ac quiftònome,e premio infinito. La onde egli,che lempre ardeua didefiderio di riuedere quella Roma,ia quale di continuo ftrugge coloro,che fiati ci fono molti anni,nel prouare gli altri paefi, Vi fece per vltimo vna tauola d’un Chrifto,che porta la croce,lauorata a olio,di bótà,&di colorito vaghifsimo. Nellaquale fece vn numero di figure,che accompagnano Chrifto alla morie,foldati,farifei,cauagli,donne.putti,& 1 ladroni innanzi, col tenere ferma l’intenzione,come poteua edere ordinata vna Giuftizia fimile: che ben pare ua,che la Natura fi fufle sforzata a far l’ultimepruoue lue in quefta opera ve ramente eccellentifsima. Doppo la quale cercò egli molte volte suilupparfi di quel paefe,ancora, ch’egli ben veduto vi folle ; ma la cagione della fua dimora,era vna donna,da lui molti anni amata ; che con fue dolci parole,& la finghelo riteneua.Ma pure tanto potè in lui la volontà di riuedere Roma, e gli amici,cheleuò del banco vna buona quantità di danari,ch’egli haueua: e rifoluto al tutto, fi partì. Haueua Polidoro tenuto molto tempo vn garzone di quel paefe ; il quale portaua maggiore amore a’danari di Polidoro,che a lui -, ma per hauerli cofi fui banco,non potè mai porui fu le mani, & con ef fi partirfi. Perilche caduto in vn péfiero maluagio,e crudele,deliberò la riot te feguente,mentre che dormiua,con alcuni fuoi congiurati amici, dargli la morte : & poi partirei danari fra loro .E cofi in fui primo fonno aflalitolo # mentre dormiua forte, aiutato da coloro,con vna falcia lo ftrangolò. Et poi datogli alcune feritelo lafciarono morio.Et per moftrare ch’efsi non l’haucf fero fatto,lo portarono fu la porta della donna da Polidoro amata ; fingendo che, òparenti, òaltn in cafal'haueflero amazzato.Diede dunque il garzone buona parte de’danari a quc’iibaldbche fi brutto ecceffo hatieuan cómefso : e quindi fatteli partire ; la mattina piagendo andò a cala vn Còte, amico del morto maeftro, e raccótogli il cafo; ma p diligéza che fi facefìe in cercar mol ti dì chi hauefiecotal tradimento commefIo,non vennealcuna cola a luce» Ma pure come Dio volle,hauendo la natura,& la virtù a fdegno d’efiere per mano della fortuna pcrcolle,fecero a vno,che interello non ci haueua,dire# che impofsibil’era,che alrri,che tal garzone rhauefTe aflafsinato, perilche il
Conte
POLIDORO, E MÀTVRIN0 aoj
Contagli fece por le mani addotto, & alla tortura mettolo lenza, che altro martoriogli defiero,confcfsò il delitto : &c fu dallagtuftizia condannato al-'^ le forche,ma primacon tanaglie affocate per la ftrada tormentato.^: vltima mente squartato.Ma non pcrquefto tornò la vita a Polidoro: nè alla pittura Ci refe quello ingegno pellegrino, & veloce, che per tanti fecoli non era piti flato al mondo. Pertiche fe allora che morì,hauefIepotuto morire con lui, farebbe morta l’inuenzione,la grazia,& la brauura nelle figure dell’arte. Fe licita della natura,& della virtù nel formare in vn corpo coll nobile fpirto:et inuidia,& odio crudele di cofi ftrana morte nel fato,&: nella fortuna fua:la quale fe benegli tolfe la vita,non gli torrà per alcun tempo il nome. Furo- nofattcl’eficquicfucfolennifsime,& có doglia infinita di tuttaMefsina nel lachiefacathèdraiedatogli iepoltural’anno r 543. Grandeobligohanno veramente gl'Artefici a Polidoro per hauerla arrichita di grà copia di diuer fi habiti,&: ftranifsimi,& varij ornamenti. Se dato a tu tte le fue cole grazia,
& ornamento : ùmilmente per hauere fatto figure d’ogni forte.animali, ca- famen ti,grottefche,& paefi cofi belliche dopo lui chiunche ha cercato d’ef- fere vniuerfale l’ha imitato. Ma è gran cofa,& da temerne,il vedere, per l’e- fempiodicoftui; Lainftabilità della fortuna; & quello che ella sa fare; facendo diuenire eccellenti in vna profcfsione,huomini da chi fi farebbe ogn' altra cola afpettato,con non piccola pafsione di chi ha nella medefima arte, molti anni in vano faticato. E'gran cofa.dico, vederci medefimi, do po molti trauagli,c fatiche eltere condotti dalla ftefla fortuna a mifero,& infelicifsimo fine ; allora che afpettauano di goderai premio delle loro fatiche : e ciò con fi terribili, c moftruofi cafi, che la fiefla pietà fe ne fògge j la virtù s’ingiuria,& i beneficii d’una incredi bile.e Araordinaria Igratitudine fi ri fiorano. Quanto dunque può lodarli la pittura della vir ‘
tuofavitadi Polido ,
ro, tanto può
egli do-
ler-
fi
della fortuna, che fcglimoftrò vn tempo amica, per condurlo poi,quando menocio fi afpettaua a dolorofà morte.
Cc
fi