Vita del Rojfo Rtttor Fterentino, L i huomini pregiati,che fi danno alle virtù,& quelle con tut- te le forze loro abbracciano,fono pur qualche volta, quando
manco ciò fi alpettaua,elaltati,& honorati ecccfsiuamétc nel colpetto di tutto il mondo j come apertamente lì può vedere
nelle fatiche,che il Rodo pirtorFior.pofe nell’arte della'pittu-ra. Lequali le in Roma,& in Fiorenza,non furono da quei, chelepoteuano
rimunerare,fodisfatte,trouò egli pure in Francia,chi per quelle,lo riconob-be,di lorte,chelagloriadi luipotèfpegnerelafetein ogni grado d’ambizio
nc,che polTal petto di qua! fi voglia artefice occupare. Nèpoteuaegliin ql-redere,conleguir dignità,onore,ògrado maggiore: Poi che l’opra ogn’altro
del fuo medierò,da si gran Re,come t quello di Francia,fu ben villo, & prc giato /grato tiiolto.Et nel vero i meriti d'erto erano ta!i,che (eia fortuna gli hauef- fe procacciato maco, ella gli haurebbe fatto torto grandifsimo.Concio futte che il Rodò era oltra la pittura, dotato di bellifsima prefenza ; il modo del parlar iuoera molto graziofo,&graue: era bonifsimomufico,& haueuaot timi termini di Filofofia,e quel che impcrtaua piu,che tutte l’altre fue bonif /ime qualità,fu che egli del continuo nelle compofizioni dellefigure fue era molto poetico,&: nel difegno fiero,& fondato > con leggiadra manierale tei ribilità di cofe ftrauagan ti : e vn bellifsimo compofi tore di figure.
Nella Architettura fu eccellentifisimo,& ftraordinario ; & fempre, per posero , eh’ egli folle, fu riccho d’animo, &c di grandezza. Per il che coloro , che nelle fatiche della pittura terranno l’ordine, che’l Rollo tenne : la- ranno di continuo celebrati,come fon l’opredi lui. Le quali di brauura non hanno pari;& fenza fatiche di ftento,lon fatte rleuato via da quelle vn certo tificume,Sc tedio,che infiniti patilcono per fare le loro cole,di niente parere qualche cofa, Difegno il Rollo nella fuagiouanezza a! cartone di Michele Agnolo,& con pochi maeftri volle Ilare all’arte, hauendo egli vna cer ta lua opinione contraria alle maniere di quegli ; come fi vede fuor della por ta a s.rier Gattolini di Fiorenza,aMarigniolle in vn tabernacolo lauorato a frefco,per Piero Bartoli,con vn Chrilto morto ; doue cominciò a mollrare9 quanto egli defiderafle la maniera gagliarda,& di grandezza piu de gl’ altri, leggiadra,6c marauigliofa.Lauorò fopra la porta di fan Sebaftiano de’Serui, cflendo ancor sbarbato,quando Lorenzo Pucci fu da papa Leone fatto Car dinaie, l’arme de Pucci, con due figure, che in quel tempo fece marauigliar« gli artefici,noli afpettando di lui quello,che riufcì.Onde gli crebbe l’animo talmente,che hauendo egli a maeftro Giacopo frate de’Serui, che attendeua alle poefie,fatto vn quadro d’vnaN.Donna,con la teda di s.Giouanni euag. mezza figura j perfuafo da lui fece nel cortile de’detti Serui allato alla ftoria della V ili razione, che lauorò Giacopo da Puntormo, l’afiunzione di N. Do na,nella quale fece vn cielo d’Angeli tutti fanciulli ignudi, che ballano itor sto alla N. Donna acerchiati,che feortano con bellifsimo andaredi contorni Se con graziofifsimo modo,girati per quell’aria j di maniera,che fe il colorito fatto da lui fotte con quella maturità d’arte,che egli hebbe poi col tempo haurebbe,come di grandezza,Se di buon difegno paragonò l’altre ftorie, di gran lunga ancora trapattatele. Feceai gli A portoli carichi molto di pan ni, Se di troppa douizia di efsi pieni: ma le attitudini, &a!cunetcrte fonopiu, che bellifsime.Fecegli far lo Spedalingo di s.Maria Nuoua vna tauola,laqua le vedendola abbozzatagli parucro, come colui ch’era pòco intendente di quella arte,rutti quei Santi diauoli, hauendo il Rotto cortame nelle fue boz zc a olio, di fare certe arie crude li,& difperate,& nel finirle poi addolcirla I* aria,& riduceualealbuono.Perchefeli fuggì di cafa, & non vollela rauola» dicendo,che lo hauetia giuntato. Dipinfemedefimaméte fopra vn’ altra por ta,chc entra nel chioftro del co nuento dc’Serui,l’arme di l'apaLeone có due fanciulli,oggi guada.Et per le cafe de’cittadini fi veggono piu quadri, e mol ti ritratti. Fece per la venuta di Papa Leone a Fiorenza fui canto de Bifcheri vn’arco bellifsimo.Poi lauorò al Signor di Piombino vna tauola,co vn Chti rtó morto bellifsimo,& gli fece ancora vna cappeliuccia: Efimilmete a Voi v ' ~ - - terra/terra dipinfc vn btllilsimo deporto di croce Perche crefciuto in pregio,&fa ma,fecc in S.Spirico di Fiorenza la tauola de Dci,Jaquale già haueuano allo? gaio a Raffaello da Vrbino,che la laf#iò per le cure dell'opa,che haneua pre fo a Roma. Laquale il Rollo lauorò con bellilsima grazia,&dilegno,& viua cita di colori. Ne pen fi alcuno,che nellunaopera habbia piu forza, o mortra piu bella di loncano,di quella : laquale per la brauura nelle figure, Se per la rtratcczza delle attitùdini,non piu vlata per gli altri,fu tenuta cola ftrauagan te.E le bene nó’gli fu allora molto lodata,hanno poi a poco a poco conoìciu to i popoli la bontà di quella : Se gli hanno dato lode mirabili: perche nelPu nione de’colori,non è possibile far piu : ertendo,che i chiari, che fono lopra douebatteil maggior lume,con imen chiari vanno a poco a poco con tanta dolcezza,&vnione a trouar gli feuri có artifizio di sbattimenti d’ombre,che le figure fanno addorto l’una all’altra figura,pche vanno per via di chiari feti ri facendo rilieuo l’una all’altra. E tanta fierezza ha quellopera,che fi può di re,ch’ella fia intela,& fatta con piu giudizio,e maeftria,che nelTun’altra,chc fia ftara dipinta da qual fi voglia piu giudiziofo maeftro.Fecein lan Lorenzo la tauola di Carlo Ginori dello (ponfalizio di N. Donna, tenu to cofa bellilsi- ma.E t m vero in quella fua facilità del fare non è mai (lato chi di pratica,ò di de deftrezza l’abbi potuto vincereste a gran luga accoftarfeli; p erter egli fta to nel colorito fi dolce,& con tanta grazia cangiato i pani, che il diletto, che per tale arte prole, lo fe (empie tenere lodatici mo,e mirabile, come chi guar derà tale opera conofcerà tutto quello,ch’io fcriuo erter verifsimo,confide- rando gl’ignudi,che fono bemfsimo intefi,& con tutte l’auuertéze della No tomia.Sono le femmine graziofifsime,&: l’acconciature de’panni bizarre, Se capricciofe.Similmente hebbe leconfiderazioni,che fi dcono hauere, sì nel le tefte de’vecchi có cere bizarre: comein quelle delle dóne,e de i putti, có a- ric dolci,& piaceuoli. Era anco tanto ricco d’inuenzioni,chenon gl'auanza ua mai niente di campo nelle rauole. Se tutto conduceuacon tanta facilità,e grazia,chceravna marauiglia. FeceancoraaGio.Bandini vnquadro d’alcu ni ignudi bcllilsimi in vna ftoria di Mosè,quando ammazza l’Egizzio j nel. quale erano co fe lodatissime. Se credo che in Francia forte mandato. Similmente vn’altro ne fece a Gio.Caualcanti,che andò in Inghilterra,quado la-, còb piglia il bere da quelle dune alla fonte ; che fu tenuto diuino j attelò che vi erano ignudi,Se femminelauorate con fomma grazia^llequali egli di có- tinuo fi dilettò far pannicini lottili,acconciature di capo con trecce,& abbigliamenti per il dorto.Staua il Rorto,quando quella opera faceua,nel borgo de’Tintori,che rifponde con le ftanze ne gli horti de’frati di s.Croce,& fi pi. gliauapiacered’un bertuccione,ilqualehaucuafpirto piu d’huomo,ched’a nimale: p la qual cola canfs.le lo tcncua,e come fe medefimo l’amaua:&per ciò ch’egli haueua vn’intelletto msrauigliofo,gli faceuafare di molti fcruigi. Auuenne che quello animale s’innamorò d’un luogarzone, chiamato Bati rtino,il quale era di bellifsimo afpetto>& indouinaua tutto quel che dir vo- hua,aicenni,che’lfuoBatiftin gli faceua.Perilchcelsendo da la banda delle ftanze di dietro,che nell’orto de’frati rifpódeuano, yna pergola del guardia no piena di vue grolsilsime s.Colombane, quei giouani mandauano giù il ber tuccione per quella*che dalla finellra era lon tana; Se con la fune fu tiraua l’animale,con le mani piene d’vùe. Il Guardiano frollando fcarìcavfi la j* golai& non fapendo da chi,dubitando de topi,mife l’aguato a oda : Se villo che il bertuccione del Rodo g’ù Fccndeua,tutto s’accefc d’ira, Se prela vna g fica per ballonarlo,lì recò verfo lui a due mani.Il Bertuccione villo, che le la liuane toccherebbe,Se fé llaua fermo il medelimo,cominciò facicchiando a ruinargli lapergola,& fatto animo di vo’erfi gettare addodo al frate,con am bedue le mani prefe l’ultimc trauerfe,che cingeuano 1 a pergola; in tanto me nando il frate la perticaci bertuccione frode la pergola per la paura,'di fòrte» Se con tal forza,che fece vfeire delle buche le pertiche, & le canne: onde la pergola,&il bertuccione minarono addodo al frate,il qualegridando miles ncordia,fu da Batiflino,& da gl’altri tirata la fune,& il bertuccion faluò,ri- medò in camera,perche difeoftatofì il Guardiano,Sez vn fuo terrazzo fatto* fi,dide cofe fuor della meda ; Se co colora,6c mal’animo fe n’andò all’ ufficio degli Otto,magidratoin Fiorenza,molto temuto. Quiui podalafuaquere la,e mandato per il Rodò,fu p motteggio códanato il bertuccione a douere» vn contrapefo tener al culo,accio che no potedejfal tare,come prima faccua lu perlepergole.Cofi il Rodo fatto vn rullo,chegirauacon vn ferro, quello gli teneua,acciocheper cafapoteflTe andare,ma nófaltare per l’altrui , come prima faceua. Perche viftofi a tal fuppliziocondennato il bertuccione: parue che s’indouinade,il frate edere flato di ciò cagione * onde ogni dì s’edcr- citaua faltandodi pafioin pado,con le gambe,Se tenendo con le mani il con trapefo,& cofì pofandofi fpefTo,al fuo difegno peruenne.Perchc fendo un di fciolto per cafa faltò a poco a poco di tetto in tetto,fu l’hora, che il Guardia* no era a cantareil vefpro ; Se peruenne (opra il tetto della camerafua.Et qui ui lafciato andare il con trapelo,vi fece per mezza hora vn sì amorcuole ballo,che nè tegolo,nè coppo vi redo,che non rompefle. Et tornatoli in cafa, fi lenti fra tre dì per.Vna pioggia le querele del guardiano. Hauendo il Rodo finito l’opere lue,con Batiflino,& il bertuccione s’inuiò a Roma:& edendo in grandifsimaafpetrazionel’oprefue,crano oltre modo,defìderate, eden- doli veduti alcuni difegni fatti per lui,iquali erano tenuti marauigUofi>atte fo,che ilRododiuinifsimamente,& con gran pulitezza difegnaua.Quiui fe ce nella Pace fopra le cofe di Raffaello vn’opera,della quale non dipinle mai peggio a fuoi giorni. nè poffo imaginareonde ciò procededc,fenon da quello,che non pure in lui,ma fi è veduto anco in molti altri.E queflo(il chepa re cofa mirabile,& occulta di natura)è che chi muta paefe,ò luogo,pare che muti natura,virtù,coflumir& habitodi pedona,in tantoché tallora nò pare quel medefimo,ma un’altro,& tutto ftordito,£: dupefatto. Ilche potèin teruenire al Rodo nell’aria di Roma,& per le ftupende cofe, che egli ui vide d’Architettura,& Scultura,e per lepitture,& flatuedi Michelangnolo,che forfelocauaronodi fe.Lequali colefecero anco fuggire,(enza lafciar loro al cuna cofa operare in Roma,fra Bartolomeo di s. Marco,Se Andrea del Sarto. Tutta uia,qualunche fi fufiedi ciò la cagione.il Rodo non teccmai peggio* e da vantaggio è quefl’opèra è paragone di quelle di,Raffaello da Vrbino; In queflo tempo fece al Vefeouo Tornabuoni amico fuo vn quadroId’un Còri do morto,(ottenuto da due Angeliche hoggi èapprello a gli hertdi di Mó fignor della Cafa * ilquale fu vna bcllifsima imp'rela.Fece al Bauiera in dile-gni di (lampe,tutti gli elei,intaglia ri poi da Giacopo Caraglio, qiiado Saturno fi mtuain cauallo; &patticularmencequando Plutone rapifeeProferpi nn. Lauoró vna bozza della decollazione di s.Gio.Battila, che hoggi è in vna ihiefinolafulapiazzade’Saluiati in Roma.Succedendo in tanto il faccho di Romani ìlponcro Rodo fatto prigione de’Tedefchi,&molro mal trattato. Perciocheoltralolpogliarlo divertimeli ti,fcalzo,e fenza nulla in tefta,glifc cero portare addollo peli,& fgombrarequafi tutta la bottega d’un pizzicagnolo. Perii che da quelli mal condotto, fi condufife appena in Perugia,dotte da Domenico di Paris pittore fu molto accarezzato,& riueftito ; 8c egli di legnò per lui vn cartone di vna tauola de’Magi,ilqualeappredo lui fi vede, colà bellilsima.Ne molto redo in tal luogo,perche intendendo,ch’ai Borgo era venuto il Vefcouo de Tornabuoni,fuggito egli ancora dallacco, fi trasièri quiui,perchegliera am i ci fin mo. Era in quel tòpo al Borgo Raffaello dal Colle pittore,creato di Giulio Romano,che nella fua patria haueua preio a lare,per S.Croce,compagnia di Battuti,vna tauola p poco prezzo,dellaqua le,come amoreuole fi lpogliò,& la diede al Rodo; accioche in quella città ri manedequalche reliquia di fuo. Per il che la compagnia fi rifentì, ma il Vei couo gli fece molte comodità.Onde finita la tauola,chegl’acqftò nome,ella fii meda in s.Croce : perche il deporto,che vi è di croce è cofa molto rara , 8c bella,per hauere ofieruato ne’colori vn certo chè,tenebrofo per l’eclirte,chc fu nella morte di Chrifto.eper edere fiata lauorata con grandifsima dilige- ' za. Gli fu dopo fatto in Citta di Cartello,allogazione d’una tauola, la quale ▼olendo lauorare,mentre che s’ingedaua,le ruinò vn tetto addorto, che l’iti franfe tutta,& a lui venne vn'mal di febbre fi beftiale,che ne fu quali per mo nre: per ilche da Cartello fi fe portare al Borgo.Seguitando quel male có la quartana,fi trasferì poi allaPieue as.Stefano a pigliare aria} Se vltimamcn- te in Arezzo ; douc fu tenuto in cafa da Benedetto Spadari : ilqualc adopero di manicracol mezzo di Gio. Antonio Lappoli Aretino,&di quanti amici, Ce paren ti erti haueuàno,che gli fu dato a lauorare in frefeo alla Madóna del le Lagrime,una volta allogata già à Niccolo Soggi pittore. Et perche tal me moria fi lafciade in quella città, gliele allogarono per prezzo di tre ceto feu- to feudi d’oro.Onde il Rodo cominciò cartoni in vna danza, che gli haueua no confegnata in vn luogo detto Murello j & quiui nefinì quattro. Invno fece i primi paren ti,legati allo albero del peccato j & la N. Don na, che caua loro il peccato di boccajfigurato per quel pomo,& lotto i piedi il ferpenre*- Ce nell’aria(volendo figurare,ch’era vertita del Sole,& della Luna)fece Febo Se Diana ignudi.Nell’altra,quando l’Arca tederes è portata da Mose,figura ta per la noftra Donna,da cinque virtù circondara.In vn’altra è il Trono di Salamone,pure figurato per la medefima,a cui fi porgono voti,per lignifica le quei,che ricorrono a lei per grazia,con altre bizarrie, che dal bello inge- gnodiM Giouanni Polaftra canonico Aretino,&amico del Rodo, furono trouate: A compiacenza del qualefece il Rortbvn bellifsimo modellodi tue tai’opera,cheèhogginellenoftrecalèd’Arezzo. Difegnòanco vno ftudio «l’ignudi per quell’opera,che è colà rarilsima; onde fu vii peccato,eh ’ella no fi hnide.perche/eeglirhauefie meda in opera,Sciattala a olio,come haueua afarla in freleo,ella larebbe Hata veramente vn miracolo.Ma egli fu fempre nemico/■emico del faaoftre in frelco,e però fi andò temporeggiando in fare i catto- ni,per farla finire aRafFaello dal borgo,& altri tato ch'ella non fi fece.In quel tnedefimo tempo,efiendo perfona cortcfefece molti dilegni in Arezzo e fu® ri, per jaicture>e fabriche:come a i Rettori della fraternità quello della cappel la,chc e à pie di piazza,doue e hoggi il uol to fan to. per iquali haueua dilegna, to vna tauola,ches’haueua a porre di fila mano nel medefimo luogo,dentro ui vna Noftca Donna ,che ha fotto il manto vn popolo. Ilquale dileguo, che no fu meflo in opera,ènei nor libro Ifieme co molti altri bellifs. di mano del medcfimo.Ma tornado all’operajch’egli doueua fare alla Madótia delle Iacri megrentrómalleuadore di quella opera Gio, Ant.Lappoli Aretino,& ami co luo fidatifsimojchc con ogni modo di leruitii gli vsò termini di amoreuo lezza.Ma l’anno i$$o. edendo l’alTedio intorno a Fiorenza,&efiendo gli Aretini,per la poca prudenza di Papo Altouiti,rìmafi in libertà, elfi combatterono la cittadella,Si la mandarono a terra. Et perche que’popoli mal volentieri vedeuano i Fiorentini,il Rollo non fi volle fidar di eflì,& le n’andò al Borgo San Sepolcro,lalciando i cartonile i dilègni dell’opera ferrati in Citta della: perche quelli che a Cartello gli aueua allogato la tauola, vollero che la finifie: Si per il male,che aueaauuto a Cartello, non volle ri tornami, Si coli al Borgo finì la tauola loro* Ne mai a elfi volle dare allegrezza di poterla vede re: doue figurò vn popolo,evn Chriftoin aria,adorato da quattro figure, Se quiui fece Mori, Zingani, & le piu Arane colè del mondo : Si da le figure infuori,chedi bontà fon perfette, il componimento attendeaegni altra cofà, che all’animo di coloro, chegli chiefiro tale pittutra. In quel medefimo tem po, che tal cofa faceua, dilotterrò de’morti nel velcouado, oue ftaua, Si fece una bellifiima notomia.E nel uero era ÌIROIIO ftudiofilfimo delle coledell’at te,c pochi giorni pallauano, che non dilegnàflequalche nudodinaturale. • Hora hauendo egli Tempre hauuto capriccio di finire la Tua uita in Francia, 0 torli come diceua egli,a vna certa miferia, e pouerta ; nellaquale fi Hanno gli huomini,che lauorano in Tolcana,e ne paefi doue fono nati,deliberò di par tirfi. Et hauendo a pun to,per comparire piu pratico in tutte le cofe,et edere vniuerfale,apparata la lingua latina; gli véne occafione d’affrettare maggior mente la lua partita, percioche,el!endo vngiouedi santo, quando fi dice matutino la fera, vn giouinetto Aretino fuo creato in chiefa, efacendo con vn moccolo accefo,$c con pece greca,alcune vampe,e fiamme di fuoco, men trcfifaceuano,comefi dice,le tenebre; fii il putto da alcuni preti (gridato,Se alquanto percofib. Di che auedutofi il RolIo,alquale fcdeuail fanciullo* canto,fi rizzò con malanimo alla volra del prete. perche leuatofi il rumore, ne fapcndo alcuno ondela cofa uenilTe,fu cacciato manoallefpade contrail pouero Rodo, ilquale era allemani conipreti.Ondeeglidatofiafuggire, con deftrezza fi ricouerò nelle ftanzelue, lenza efsere dato offclo, o raggimi to da nefsuno. Ma tenendoli per ciò vituperato, finita la tauola di cartèllo, fenza curarli dcilauoro d’A rezzo,o del danno,chefàceuaa Gioan Antonio luo malleuadorc, hauendo hauuto piu di cento cinquanta feudi ; fi parti di notrc,éfaccndolaviadi Pefaro,fen’aridoà Vinetia. Doue emendo da Mefser Pietro Aretino trattenuto, gli difegno in.vna carta, che poi fu (lampara, vn Marte, che dorme con Venere,e gfAmori,e le grazie, chelo Ipogliano, e gli; traggono la corazza. Da Vinezia partito, fen’ando in Frarfcia, dona fu con molte Carezze dalla nazione Fiorentina riceuuto. Quiui fatti alcuni quadri * - che poi furono podi in Fontanablco nella Galleria gli donò ai RC Francefilo * al quale piacquero infinitamente,ma molto piu la plefenza,il parlare,eia ma niera del Rodo, ilquale era grande di perfona,di pelo rodo, con forme al no ' in e, & in tutte le fue azzionigraue,confìderato,edi molto giuditio.il Re ad un que,hauendogli fnbito ordinato vna prouifione di quattro cento feudi,e do • ' natogli vna cala in Parigi,laquale habitò poco per ftarfì il piu del tempo a Fo tanablcojdoue haueua danze,e viuea da signore;lo fece Capo generale (opra tutte le fabriche,pitture,& altri ornamenti di quel luogo.Nelquale primieramente diede il Rollo principio a vna Galleria (opra la bada corte facendo di fopra, non volta mavn palco, ò vero foffittatodi legname con bellifiìmo fpartimento'j le facciate dalle bande fece tutte Iauorare di ducei, con parti- menti bizzarria drauaganti,edi piu forti cornici intagliate configure ne reg gimcnti grandi quanto il naturale: adornando ogni cola fotto le cornici, fra Vvn reggimento,e l’alrrOjdi fedoni di ducchoiicchifsimi, e d’altri di pittura • con frutti bellidìmi,e verzure d’ogni lorte.E dopo in vn vano grande fece di- pigncrccolfuodifegno(lebeneho in telo il vero) circa ventiquattro dorie, à ff efto,credo,de i fatti d’Aledandro Magnoifacendo edo come ho detto tut ti i dilegni, che furono d’acquereHo, e di chiaro leuro. Nelle due tedate di quefta Galleria lono due tauòle à olio di fua mano dilegnate,e dipinteci tan ta perfezione,che di pittura fi può vedere poco meglio. Nell’vna delle quali c vnBaccho,& vna Venere,fatti con arte maranighofa, Se con giudizio .E il Baccho vn giouinetto nudo tanto tenero, delicato j e dolce, che par di carne ▼eramente.e palpabile piu todo viuo,che dipinro. Et intorno à edo fonó al cuni vali,finti doro d’argenro,di chridallo,e di diuerle pietre finilTìrrie, tan- „ ■ to ftrauaganti,& con tante bizarrie attorno,che reda pieno di dupore chiuti chevedequed’operacon tanteinuenzioni. Vi èancofral’altre cole, vn Safi ro, che lieua vna parte d’un padiglione; la teda del quale è di marauigliola bellezza in quella fua drana cera caprina,emadìmamente,chepàr che rida,e tutto fiafedofo in veder coli bel giouinetto. Euui ancovn puttoa cauallofb pra vn’Orlo bellillìmo, e molti altri graziofi, e belli ornamenti atomo. Nei ì’altro è vn Cupido, c Venere con altre belle figure. Ma quello in che pofe il Rollo grandifsimo dudio fu il Cupido : per che filile vn putto di dodici anni, ma crelciuto, e di maggiori fattezze, che di quella età non fi richiede,e in tut te le parti bellilsimo. Lequali opere vedendo il Re, e piacendogli fommame te pofe al Rodo incredibile affezzione : onde non pallio molto, che gli diede vncanonicatojnella'santacapella della Madonna di Parigi, & altre tante entrate, e vtilfche il Rodo có buon numero di feruidori, e di caualli viueua da aig.e facea banchetti, e cortefie draordinarie a tutti i conofcenti, e amici ; & mailìmamente a i fóredieri Italiani,che in quelle parti capitauano. Fece poi vn’altra fala, chiamata il Padiglione,perche e fopra il primo piano delle dati ze di fopra,che viene à edere l’ultima fopra tutte l’altre,e in forma di padigho ne. laquale danza condulfe dal piano del pauimentofino agl’arcibanchi,coa varii,e belli ornamenti di ducchi, c figure tutte tondefp.trtite con égtial di- danza,con putti,Fedoni,e varie foni d’animali,E negli {paramenti de pianf, no /no vna figura àfrefcoàfedére,in fi gran numero,che in effi fi veggicno figurati tutti gli Dei,e Dee degl’antichi, e gentili. E nel fine (òpra lefineftre e vn fregio tutto ornato di ducchi,*c richiifimo,ma fenza pitture. Fece poi in mol te camere, dufe,8c altre danze infinite opere pur di ducchfe di pitture,delle quali fi veggiono alcune ri tratte,&mandate fuora in dampe,che fono molto beile,egratiofe; fi come fono ancora infiniti difegni,che il Rodo fece di saìic re,vafi,conche,&altre bizzarrie,che poi fece fare quel Retuttid’ArgentoJe quali furono tante che troppo farebbe di tutte voler far menzione. E però bafti dire,che fece difegni per tutti i vafi d’tinaaedezadaRe,eper tutte quel lecofe,cheper abigliamenti di cauallfdi mafeheratedi trionfi, e di tutte Tal- trecofe, che fi pofiono immaginare;econ fi drane, e bizzarre fanrafie, che no è pollibilefar meglio.Fecequando Carloquinto Imperadore andò l’anno IJ40. fottola fede del ReFrancefcoin Francia,hauendofcco non piu che do dici huomini,a Fontanableo la metà di tutti grornamenti,che fece il Re fare per honorare vn tanto Imperadore: E l’altra méta fece Francefco primaticcio Bolognefe. Ma le cofe, che fece il Rodo d’A rchi, di colofii, altre cofe fimili furono,per quato fi dide allora, le piu dupende,che da altri infino allora fù£ fero date fatte mai. Ma vna gran parte delle danze, che il Rodo fece al detto luogo di Fon tanableo fono date disfatte dopo la fua morte dal detto Frane« feo Primaticcio,che in quel luogo ha fatto nuoua,e maggior fabrica. Lauora rono con il Rodo le cofe fopradette di duccho,e di rilieuo,e furono da lui fo- pra tuttigl'altri amati Lorenzo Naldino Fiorentinojm.aedro Francefco d’oc liens Mae.Simone da Parigi,e Mae. Claudio similméte Parigino,Maedro LÒ renzo Piccardo, Se altri molti. Ma il migliore di tutti fu Domenico del Barbieri che è pittore,c Maedro di ducchi eccellentillìmo e ddeguatore draordi nariOjComenedimodrano lefueoperedampate,chefi podonoannouerare fra le migliori,che vadano atorno.i pittori parimenti,che egli adoperò nelle detteopercdi Fontanableo furono LucaPenni fratello di Giouan Fracefco detto il Fattore,ilquale fu difcepolo di Raffaello da vrbinojLionardo fiiamin go pittore molto valente, il quale conduceua bene affatto con i colori i difegni del Rodo; Bartolomeo miniati Fiorentino: Francefco Caccianimici.eGio uambatida da Bagnacauallori quali virimi lo feruirono mentre Francefco pri maticcio andò per ordine del Re a Roma à formare il Làocon te, l’Apollo, &C molte altre anticaglie rare, per gettarle di Bronzo. Tacerò gl’intagliatori, i maedri di legname,&altri infiniti di quali fiferui il Rodo inquede opere, p che non fa di bifogno ragionare di tutti,come che molti di loro facedero opc re degne di molta lode.Lauorò di fua mano il RolIo;oltre le cofe dette, vn s. M:chele,cheècofarara.Etal Cónedabili fece vna tauoladun Chrido morto cófa rara che ea vn fuo luogo chiamato Ceuan, e fece anco di Minio àql Re cofe rariffi. Fece appdo vn libro di notomie p farlo danai e I Fracin,del quale fono alcuni pezzi di fuamào nei nro libro de’difegni,fi trottarono anco frale lue cofe dopo,che fu morto due belliifìmi cartoni, in vno de’quali è vna Lc- da,che è cofa (ingoiare,e nell’altro la Sibilla Tiburiina, chemodraà Ottauia no Imperadore la Vergine gloriola, con Chrido nato in collo. Ei in quedo fece il Re Francefco la Reina, la guardia,& il popolo con ramo numero di fi gure,cfi ben fatte, che fi può dire con ucrita, che queftafufle vna delle belle
cole,che mai facefie i! Rodo : Ilquale fu per quelle opere, Se altre molte, che non fi fanno cofi grato al Re,che egli fi trouaua poco aliati la fua mortchauc repiu di millescudid’entrata,(enzaleprouifioni dell’opera,che erano grolH dime. Di maniera,che non piu da pittore ma da principe viuendo,tcneua ler uitori adai,caualcature,& haueua la cafafornita di tapezzerie,e d’argenti,Se altri fornimenti,e maflerizie di valorejquando la fortuna,che non laida mai ò rariflìme volte, lungo tempo in alto grado, chi troppo fi fida di lei, lo fece nel piu (frano modo del mondo capitar male: perche praticando con eflo lui comedimeftico,e familiare,Francelco direllegrinoFiorentino, ilquale del la pit. fidilettaua, 8c al Redo eraamicidì. gli furono rubate alcune centinaia di ducati .onde il Rofso n5 fiorettando d’altri, che di detto Francelco lo fece pigliare dalla corte, con efamine rigorofe tormentarlo molto. Ma colui, cheli trouana innocente;non confcfsando altrocheilvero,finalmentere- la(sato:fu.sforzato,mofsodagiullo (degno,àrilentirfi cótrail RO(SOdel vitu perolo carico,che da lui gli era dato faifamente apporto. Perche datogli vn' li bello d’ingiuria,lo rtrinledi tal maniera,che il Rolso non lene potendo aiutare,ne difedere,fi videa mal partito,parédogli nó (olo hauere fallamele vitu pcrato l’amico,ma ancora machiato il proprio honore.Et il disdirli,ò tenere altri vituperofi modi,lodichiarauafimilméte huomo disleale, e cattiuo,per che deliberato di ducciderfi da fe ftefso,piu toftoj che efser caftigato da altri, prefe quello partito. vngiorno,cheilRefi trouaua àFontanableo mandò vn contadino à Parigi per certo velenofillimo liquore,nioftrando voler feruirfe neper far colon,ò uernici;con animo, come fece, d’auelenarfi. il contadino dunque tornandofenecon clso(tantaera lamalignitadi quelveleno)per tc nere fidamente il dito grolso fòpra la bocca dell’ampolla turata diligentemé te con la cera,rimafe poco meno,che fenza quel dito, hauédoglielo conluma to,e quali mangiato la mortifera virtù di quel veleno; che poco appello vccif fe il Rorto,hauendoio egli o che lanillimo era,prefo,perche gli toglielle, come in poche hore fece,la vita. La qual nuoua ellendo portata al Re fenza fine gli difpiacque,pareudogli hauer fatto nella morte del Rollo perdita del piu eccellente Artefice de’tempi fuoi.Ma perche l’opera non patirtela fecefe guitare à Francelco Primaticcio Bolognese, che già gl’haueua fatto, come se detto molteopere: donandogli vna buona Badia, fi come al Rollo ha- . ueafatto vn canonicato. Mori il Rollo l’anno 1J41 .lafciandodi fè gran difiderio agl’amici,& agl’artefici, i quali hanno me diante lui conofciuto quanto acquifti appreflo à vn •
Prencipe vno, che fia vniuerlale, e in tutte I’az-
zioni manierolo, e gentile, come fu egli il
quale per molte cagioni ha merita-
to, e merita di ellere ammira-
to come veramente eccel
lemiflìmo .