Vite di Î FRANCESCO MAZZVOU PIT. , I PARMIGIANO l
Vita di Francefco JidaXzjUolipittore Parmigiano.
RA moiri,che fono flati dotati in Lombardia della gratiofavir tu del difegno,ed’vna certa viuezza di fpirito neH’inuenziom, c d’una particolar maniera di far in pittura bellifsimi paefi. no è da pofporrc à nefluno,anzi da preporre à tutti glabri, Fran ce lco Mazzuoli Parmigiano, ilquale fu dal Ciclo largamente do-tato di tutte quelle parti, che à vn eccellente pittore fono richiede , poi che diede allefuc figtire,oItre quello,che fi è detto di molti altri, vna certa ve nuda,dolcezza,e leggiadria nell’attitudinijche fu fua propria,e particolare.
Nelle tede parimente fi vede, che egli hebbe tutte quelle auuertenze, che fi dee,in tanto chela fua maniera è data da infiniti pittori immitata, & oflcrua-
ta^per hauer egli dato all’arte vn lume di grazia tanto piaceuolc, che faranno. Tempre ^mprele lue cole tenute in pregio,& egli da tutti gli ftudiofi del dilegno ho norato.E hauede voluto Dio,ch’eglihaueflTcfeguitato gli ffcudii della pittura e nò fuflc andato dietro ài Ghiribizzi di congelare Mercurio, per farli piu rie cho di quello,che l’haueua dotato la natura, & il cielo : percioche farebbe da to lanza pari,e veramente vnico nella pittura ; doue cercandadi quello, che non potè mai trouare, perde il tempo, (pregiò l’arte fua, e fecefi danno nella propria vita, e nel nome. Nacque Francefco in Parma l’anno 1504, e perche gli mancò il padre,efiendo egli ancor fanciullo di poca età, redo à cudodia di due luoi zii fratelli del padre,e pittori ammendue; i quali l’alleuarono co gra didimo amore irfegnandogli tutti queilodeuoli codumi,cheadhuomochti diano,eciuileficonuengono.Dopo effendo alquanto crelciuto,todo che hebbe la penna in mano,per imparareà Icriuere,comincio fpinto dalla natu ra,chel’hauea fatto nafccreal difegno,àfar cofel quello marauigliofe; di che accortoli il MaelVro,chegl’infegnauaà lcriuere,perluale,vedendo doue col tc po potcua arriuare lo spirito del fanciullo, 2 i zii di quello,che lo faceflero attendere al difegno,& alla pittura. La onde ancorché elfi fullero vecchie pittori di non molta fama,eflendo però di buo giudizio nelle cofe dell’arte,cono feiuto Dio,e la natura ellerei primi Maeftridiquelgiouinetto,non mancaro no con ogni acuratezza di farlo attendere a difegnare fotto la difciplina d’eccellenti Maedri,acciò pigliale buona maniera.Et parendo loro nel continua re,cheTulle nato,li può dire có i pennelli in mano,da vn canto lo lollecitaua- no,e dall’altrojdubitando non forfè i troppo ftudij gli guadadero la compie« fione,alcuna volta lori tirauano. Ma finalmente, edèndo all’età di fedici anni peruenu to,dopo hauer fatto miracoli nel dilegno,fece in vna tauoia difuo ca priccio,vnsan GiouannfchebattezzaChrido,ilqualecondulTedi maniera, che ancora chi la vede reda marauigliato,che da vn putto fulle condotta fi bc ne vna limil cofa. Fu polla quella tauoia in Parma alla Nunziata,doue Hanno i frati de’zoccoli .Ma non contento di quello fi volle prouareFrantelcoàlauo rare in freleo,perche fatra in san Giouanni Euangelilla, luogo detonaci neri di san Benedetto,vna capellaj perche quella fortedi lauoro gli riufeiua, ne fece inlino in fette.Main quel tempo,mandando Papa Leon decimo il signor Prolpero Colonna col campo à Parma i zi) di Francelco dubitando non forfè perdelle tempo,© fi fuiafle,lo mandarono in compagnia di Hieronimo Maz zuolifuo cubino,anch’egli putto, e pittore, in Viandana, luogo del Duca di wantoa,douè dando tutto il tempo,che durò quella guerra, vi dipi-ale Frane, due tauole à tempera, vna delle quali, doue è san Francelco,che riceue le (limite, c santa Chiara,fu polla nella chiefa de’frati de’zoccholi. EÌ’altra, nella- quale è vno fpofalizio di santa Chaterina,con molte figure, fu polla in s. Piero . Ne creda niuno.che quelle lìano opere da principiante,e gioitane: ma da maellro,e vecchio. finita la guerra,e tornato Frane, col cugino iParma,pri manière fini alcuni quadrighe alla fua partita haueualalciati imperfetti, che fono apprello varie perfone: & dopo fece in vna tauoia àolio la Nodra Donna col figliuolo in collo,san Hieronirr o da vn lato, e il beato Bernardino da Feltro nell’altro. E nella teda d’vno de i detti ritraile il padrone della tauoia tanto bene,che non gli manca le non lo fpinto. E tutte qued’ opere condude' inanzi,chefudedi età d’annidicianoue. Dopo venuto in defideriodi veder v Roma/Roma.comequeliojchceirain (ull’acquiftare, e (eminamolto lodar l’opcre de’Mcftri buoni, e particolarmente quelle di Raffaello,e di Michelagnolo,dis fé l’animo,e difiderio Tuo ai vecchi ziùai quali parendo,che non fufle cotal de fiderio fé non lodeuole,di(Icro efier contenti,ma che farebbe ben fatto, che e gli hauefie portato (eco qualchecofa di (ua mano, che gli facefle entratura à. que signori,&: agl’artefici della profefsione. il qual configlio non difpiacen- do à Francefco,fece tre quadri due piccoli,&: vno aliai grande ,neiquale tece la No (Ira Donna col figliuolo in collo, che toglie di grembo à vn’Angelo alcuni frutti: & vn Vecchio con le braccia piene di peli, fatto con arte, &Cgiudi zio,& vagametecolorito.Oltra cio,p melligate le (ottigliezze'dell’arte,fi mi fe vn giorno à ritrarre (e (lello.guardàdofi in vno (pecchio da Barbierildi que mezzo tòdi.Ncl che fare vedédo qlle bizzarrie,eh e fa la ritondita dello spec. nel girare che fino le traui de’palchi ,che torcono,e le porte, e tutti gl’edifizi che sfuggono ilranamente, gli venne voglia di contrafare per (uo capriccio ogmeofa. La onde fatta fare vna palla di legno a tornio, equelladiuifa per farla mezza tonda,e di grandezza Umile allo specchio-, in quella fi mife có gra de arte à cótrafare tutto qllo,chevedeua nello (pec.e particolarméce (e dello tato fimile al naturale, che non fi potrebbe (limare,ne credere.E perche tutte le cofe,che s’appreflano allo specchio, crefcono, e quelle, che fi allontanano diminuirono,vi fece vna mio,che difegnaua vn poco gradc come moftraua lo specchio,tanto bella,che pareua verillìma:&: perche Francefco era di belli! fima.arin,&haueuail volto,eTafpettograziofo molto, e piu tofto d’Angelo, che d’huomojpareua la fua effigie in quella palla vna cola diuina. anzi gli fuc cefiecofi felicemente tutta quell’opera,che il vero non iftaua altrimenti > che ,il dipinto,efiendo in quella il luftro del vetro,ogni fegno di refleffione, Tom bre,& i lumi fi proprii,e veri,che piu non fi farebbe potuto sperare da huma no ingegno. finitequefleopere, che furono non pure da i fuo vecchi tenute rare; ma da molti altri,ches’intendeuanodell’arte,(lupende,e marauigliofe, & incallito i quadri, & il ritratto; accópagnato da vno de* fuoi zii fi condii He à FvOina. dotte hauendo il Datario veduti i quadri,e. (limatigli quello,che era no »furono fubito il gioitane,& il zio introdotti à Papa Clemente,ilquale vedute l’opere, e Francefco cofi giouane,re(lò (lupefatto,& con eflo tutta la cór te. appreflo (ua Santità,dopo hauergli fatto molti fauori, dille che voleuada fe à dipignere à Francefco la Sala de’Pontefici,della quale haueagia fitto GÌO yanni da Veline di (lacchi,e di pitture tutte le volte.cofi dunque hauendo do nato Francefco i quadri al Papa,& hauute,oltre alle promelfe,alcune cortefie e doni;(limolato dalla gloria,dalle lodi,che fi fentiua dare,edall’vtile,che po reua sperare da tanto Pontefice,fecevn bellillimo quadrod’una circoncifio- nejdel qualefu tenutacolaranllìmalainuenzione,per trelumifantaftichi, chea quella pittura feruiuano: perche le prime figure erano alluminate dalla vampa del volto di Chri!lo,Ie feconde ricciteuano lumeda certi, cheportan- do doni al (acrifiziocaminauanoper certe fcale con torce accefein mano, & l’vltime erano fcoperte,& illuminate dall’Aurora, che moftrauavn leggiadri! fimo paefe con infiniti ca(amenti. ilquale quadro finitolo donò al Papa, che non fecedi quello come degl’altri,perche hauendo donato il quadro di Nostra Donnaà Hipolito Cardinalede’Medici fuo Nipote j.& il ritratto nello fpccchio'/5pcccKio,àMe(Icr Pietro Aretino Poeta,&filo feruitore; equello della cir- concifionc ritenne per (e,e fi dima,che poi col tempo rhauertel’Imperatore; ma il ritratto dello fpccchio mi ricordo io eflendo giouinetto hauer veduto in Arezzo nelle cale di efio Métter Pietro Aretino, doue era veduto da i foro (fieri,che per quella citta paflauano,come cofa rara. quefto capitò poi, non io come,alle mani di Valerio Vicentino intagliatore di eh ri Hallo, òch oggi c appretto Alcttandro Vittoria, scultorein Vinezia,e creato di Iacopo Sanloui no. ma tornando à Francefco, egli ftudiando in Roma volle vedere tutte le cole antiche,e moderne,coli di scultura,come di pittura,che erano in quella citta: ma in lomma ucnerazzione hebbe particolarmente quelle di Michela gnolo Buonarroti,e di Raffaello da Vrbino: lo spirito del qual Raffaello fidi ceua poi ctter pattato nel corpo di Fràcefco, per vederli quel gioitane nell’ar te raro, Se ne’coftumi gentile,c graziofo,come fu Raffaelloje che è piu,fentc doli quantoeglis’ingegnauad’immitarlo in tutteIecolc,mafc>pra tutto nella pitturai ilquale ftudio non fu in vano,perche molti quadretti, che fece in Roma;la maggior parte de’quali vennero poi in mano del Cardinale Hipo- lito de’Medicferano veramente marauigIiofi,fi come è vn tondo d’vna bcl- littìma Nunziata, che egli fece à Metter Agnolo Cefis, ilquale è hoggi nelle .caleloro come cola rara ttimato. dipinfefimilmen te in vn quadro la Madó na con Chrifto,alcuni Angioletti,vn san Giufeppo che fono belli in eftre mo,per l’aria delle tette,pel colorito,e per la grazia,e diligenza,con che fi vede etter fiati dipinti.laquale opera era già appretto Luigi Gaddi,&hoggi dee «fiere appretto gl’heredi. sen tendo la fama di coftui il signor Lorenzo Cibo, Capitano della guardia del Papa,e bellittìmo huomo,fi fece ritrarre da Fran cefco; ilquale,fi può dire,che non lo ritraette,malo facerte di carne,e nino, ef fendogli poi dato à fare per Madòna Maria Bufolina da citta di cartello vna tauola, chedouea porli in can Saluatoredel Latiroin vnacapella vicina alla porta,fece in erta Francefco vna Nottta Donna in aria,che legge,& ha vn fan ciuilo fra legambe'& in terra con ftraordinaria,e bella attitudineginocchio ni con vn pie,fece vn san Giouanni,che torcendo il torlo accenna Chrirto fa ciuilo: & in terra a giacere ifcorto,e vn san Girolamo in penitenza, che dorme. ma queft’opera non gli lafciò condurre à perfezzione la rotiina,&il lac- cho di Roma del 15x7. laqualc non loto fu cagione,che all’arti per vn tempo fi diede bando,ma ancora, che la vita à molti Artefici fu tolta.emancò poco, che Francefco non la perdette ancor egli : percioche in fui principio del sacco era egli fi intento à lauorare,che quando i soldati entrauano per le cafe, c già nella fua erano alcuni Tcdefchi,egli per rumore, che fece fiero non fi mo ucua dal lauoro. perche lopragiugnendogli etti,e vedendolo lauorare,retta* rono in modo ftupefatti di quell’opera,che comegalant’huomini, che doue no ertere, lo lafciarono feguitare. e cofi men tre, che l’impiiifima crudeltà di quellegenti barbare rouinaua la pouera citta,& parimente le profane, e fiacre cole,lenza hauer rifpetto nc à Dio,ne àgl’huomini, egli fu daque Tede- fchi proueduto,e grandemente ttimato, e da ogni ingiuria difefo. quanto di /agio hebbe per allora, fifuj che eflendo vn di loro molto amatore delle cofe di pittura, fu forzato a fere vn numero infinito di difegni d’acquerello, e di pennad quali furono il pagamento della fua taglia, ma nel mutar fi poi i fol-(oldati fu Francefco vicino à capitar male,perche andando a cercale dalcuni armici,fu da altri loldati fatto prigione, e Infognò che pagafTe certi pochi feti di,che haueua,di taglia. onde il zio dolédofi di cio,e della (peranza,che quel la roiiina hauea tronca a Francefco di acqui ftarfi fcienza,honore, eroba,de- libcrò,vedendo Roma poco meno,che rouinara,&il Papa prigione degli fpa gnuoli,ricondurloà Parma.ecofi inniatolo verfola patria,fi rimafeegli p alcuni giorni in Roma,doue dipofitò la rauola fatta per Madonna Maria Bu folina ne’frati della pacejnel refettorio de’quali,effendo fiata molti anni. fa poi da Metter Giulio Bufolini condotta nellalor Chiefaa citta di Cartello, arriuato Francefco a Bologna,e trattenendoli con molti amici, e particolarmente in cafad’vn follaio Parmigiano fuo amicittimo,dimorò, perche la rtan xa gli piaceua,alcuni mefi in quella cittajnel qual tempo fece intagliare alca ne ftampedi chiaro fouro,e fra i’altre, la Decollazione di san Piero, & s. Pau lo: & vn Diogene grande, ne mi/e anco a ordine molte altre, per farle intagliare in rame,e ftamparle,hauendoapprertbdi feper quefto effetto vn mae foro Antonio daTrentOima non diede per alloraa cotal penfìero effetto,per che gli fu forza metter mano a laucrare molti quadri,& altre opere per genr til’huomini Bolognefi. e la prima pittura, che fufle in Bologna veduta di fua mano,fu in fan Tetronio alla capellade’Monfignori vn fan Roccho di molù grandezza, alquale diede belli filma aria, efeceloin tutte leparti belliflimo* imaginandofeìo alquanto folleuato dal dolore,che gli dalia la pefte nella co fcia,ilche dimoftra guardando con la tefta alta il cielo in atto di ringraziarne Dio,comei buoni fanno,eziidio deU’auuerfìta,che loro adiuengono. laquà le opera fece per vn Fabrizio da Milano,ilqualeritraflc dal mezzo in fu in ql quadro,a man giunte,che par uiuojcome pare anche naturale vn cane, che vi è, c certi paeli,che fono bellillimi, cflendo in ciò particolarmente Franco feo eccellente, fece poi per l’Albio, medico Parmigiano vna conuerfìonedi san Paulo con moire figure,&con vn paefe,chefu cofararilfima. & al fuoà mico sellaio ne fece vn’alrrodi flraordinaria bellezza, dentroui vna Noftra Donna volta per fianco con beirattitudine,eparecchi altre figure, dipinfeal Conte Giorgio Manzuoli vn’altroquadroie due tele à guazzo per Maeftro Luca da i Leuti con certe figurette tutte ben fatte,egraziofe.in quefto tempo il detto Antonio da Trento, che rtauafeco per intagliare, vna mattina, che Francefco era ancora in letto, apertogli vn forzieri, gli furò tutte le ftampe di Rame,e di legno,e quanti difegni hauea,&:andatofene col Diauolo, non mai piu fe ne feppe nuoua. tutta via rihebbe Francefco le ftampe, hauendo- lecolui lafciatem Bologna a vn fuo amico,con animoforfedi rihauerlecó qualche comodo, ma i difegni non potègiamai rihauere. perche mezzodì« perato,tornando a dipignere,ritraile per hauer danari,non fo che Conte Bo lognefe. edopo fece vn quadro di Noftra Donna con vn Chrifto, che tiene vna palla di Mappamondo, ha la Madonna belliifima aria, Se il putto è fimi! ménte molto naturale,percioche egli vsò di far fempre nel volto de’putti vna viuacita propriamente puerile,che fa conofcere certi {piriti acuti,e maliziofi che hanno bene fpetto i fanciulli, abbiglio ancora la Noftra Donna con mo di ftraordinarii, vertendola d’vn habiro,che banca lc’maniche di veli giallet ti,c quali vergati d’oro,che nel nero hauea belliifima grazia, facendo parere le Cimi vere,e delicatiffimeroltrajchenon fi poflono vedere eapegli dipinti meglio lauorati. quefto quadro fu dipinto per MefTèr Pietro Aretino, ma venendo in quel tempo papa Clemente a Bologna, Francefilo glielo donò:, poi comunche s’andafte la cofa,egli capitò alle mani di Metter Dionigi Gian ni,& hoggi l’ha Metter Bartolomeo fuo figliuolo, che l’ha tanto accotnmo- dato,che ne fono fiatefattefcotanto èftimato)cinquantacopie .feceil medo (imo alle Monache di santa Margherita in Bologna in vna tauola vna Noftra Donna,santa Margheritasan Petronio, san Girolamo,e san Michele, tenuti in fijmma venerazione fi come merita,per ettere nell’aria delle tefte,e in tutte l’altre parti,come le cofedi quefto pittore fono tutte quante, fece ancora, molti difegni,e particolarmente alcuni per Girolamo del Lino, & à Girolamo Fagiuoli orefice,e intagliatore,che gli cercò per intagliargli in rameàqua li dilegni fono tenuti graziofifiimi .fece à Bonifazio Gozadino il £uo ritrae to di naturale, e quello della moglie, che rimafe imperfetto. abbozzò anco vn quadro d’vna Madonna,ilqualcfupoi uenduroin Bologna à Giorgio Va (ari Aretino, chcjl’ha in Arezzo nelle lue cale nuoue, c da lui fabricate, con molte altre nobili pitture,sculture, e marmi antichi. quando l’Imperadorc Carlo quinto fu a Bologna,perchel’incoronafTe Clementefettimo, France- feo,andando talora àvederlo mangiare,fecefenza ritirarlo l’imaginedi eflo Cefare a olio in vn quadro gr'andiliìmo : &. in quello dipinfe la fama, che Io coronami di lauro: de vn fanciullo, informa d’vn’Hercoìe piccolino, che gli porgeuail mondo; quafi dandogliene il Dominio, laquale opera, finita che fu,la fece vedere a Papa Clemen ce,a!quale piacque tanto, che mandò quella s Francefcoinfieme,accompagnati dal Vefcouo di Vafona,allora Datario,al l’Imperadore.ondeettendo molto piaciuta asuaMaeftà,feceintendere,che filafciafle. ma Franc.come mal cofigliatodavn fuo poco fedele, o poco lapu to amico,dicendo., che non era finita,non la uolle lafciare : ecofi fua Maeftà non l’hebbe,& egli non fu,come farebbe fiato fenza dubbio premiato, quefto quadro eflendo poi capitato alle mani del Cardinale Hipolito de’Medi- ci .fu donato da lui al CardinalediMantoa,&hoggièinguardaroba di ql Duca,con molte altre belle,e nobilifiime pitrure.
Dopo efiere fiato Francefco come fi e detto tanti anni fuor della patria, e molto efpenmétatofineirarte,fenzahauer fatto però acquiftonefluno di fa culta,ma folo d’amici,fe ne tornòfinalmente,per fodisfareamolti amici, c paren ti,a Parma:doue arriuato gli fu fubito dato à lauorare Ifrefco n ella chie la di santa Maria della Steccata vna volta aliai grande,ma perche inanzi alla volta era un’arco piano,che giraua fecondo la volta a vfo di faccia,fi mife a la uorare prima quello,come piu facile,e vifecefei figure,due colori te, e quattro di chiaro feuro molto belle} e fra l’vna, de l’altra alcuni molto belli ornarne«,che mctteuanoi mezzo Rofoni di rilieuo,i quali egli da fe,come captici ciofo fi raife à lauorare di rame,facendo in etti grandittime fatiche.in quefto' medefimo tempo fece al Caualier Baiardo,gentirhuomo Parmigiano;&:fuo molto familiere amico,in vn quadro vn Cupido, che fabrica di fua mano vn arco:a pie del quale fece due putti,che fedendo vno piglia l’altro per vn brac ciò, ^ridendo uuol’che tocchi Cupido con vn dito, e quegli, che non uuol toccarIo,piange inoltrando hauer paura di non cuocer fi al fuoco d’amore, quella pittura che e vaga per colori to ingegnofa perinuétione,egraziofa per quella ìua maniera, che è (lata, ed è dagl’artefici, e da ehi fi diletta dell’arte imitata,& ofteruata molto, è hoggi nello ftudio del signor Marcantonio Ca ua!ca,hcrede del Caualier Baiatdo, con molti difegni,chc ha raccolti di mano delmedefimo , bellifsimi, e ben finiti d’ogni forte, fi come fono ancora quelli, che pur di mano di Franccfcofono nel noftro libroin moltecartc, e particolarmente quellodelladecollazionedisan]['iero,e san Paulo, che come li è deito,mandò poi fuori in ftampe di legno, e di rame ftando in Bologna . alla chiefa di santa Maria de’Serpi fece in vna rauola la Noftra Donna col figliuolo in braccio,che dorme,e da vii iato certi Angeli,vno de’quall ha in braccio vn’vrnà di chriftallo, dentro laquale riluce vna Croce contempla ta dalla Noftra Donna. laquale opera, perche non fe ne contentaua molto, rimafe imperfetta: ma nondimeno è cofa molto lodata in quella fua maniera piena di grazia, e di bellezza. intanto comincio Francefco à dismettere l’opera della Steccata, ò almeno a fare tanto adagio, che fi conofceua, che v’an daua di male gambe. e qucfto aueniua, perche hauendo cominciato à ftu- diarele cole dell’Alchimia, haueua tralasciato del tutto le cofedella pittura, penfando di douer tofto aricchire congelando Mercurio. perche fallandoli il ceruello, non con penfare belleinuenzioni, ne con i pennelli, ò mefti- chc, perdeua tutto il giorno in tramenare carboni, legne, boccie di vetro» & altre fimili bazichature, cheglfaceuanofpcnderepiuin vn giorno, che non guadagnaua à lauotare vna fettimana alla capclla della Stecca : & non hauendo altra entrata, e pur bifognandogli ancovmere, fi veniuacofi confumando con quelli fuoi fornelli a poco a poco. e che fu peggio, gl’huomi- ni della compagnia della Steccata > vedendo, che egli hauea del tutto trala- fciatoil lauoro , battendolo per aucntnra,comefifa,foprapagato,gli mede' ro lite: onde egli per lo migliore fi ritirò,fuggendoli vna notte, con alcuni amici fuoi a Calai m aggiore. doue, vfcitogli alquanto di capo l’Alchimic,fe: ce per la chiefa di santo Stefano, in vna tauola la Noftra Donna in aria ,c da ballo san Giouambatifta, e santo Stefano. c dopo fece (e quefta fu l’ultima pittura, che facefle) vn quadro d’vna Lucrezia Romana, che fu cofa diuina e delle migliori che mai fu fife ueduta di sua mano* ma come fi fia e flato trafu g ato,che non fi fa douc fia.
• E di fua mano anco vn quadro di certe Ninfe, che hoggi è in’cafa di Mes- (cr Niccolò Buffolini a citta di Cartello :&vna Culladi putti,chcfu fatta p la signora Angola de’ Rolli da Parma, moglie del signor Aleflandro Vitelli, laquale è fimilmcnte in citta di Cartello. Francefco finalmente hauendo pur purfempre l’animo àquella fua Alchimia,comegl’altri, chele impazzano dietro vna volta, Se eflendodi delicato, egentnè, fatto con la barba, echio me lunghe, émal conce,quali vn’huomo laltiatico,& vn’altro dà quello che era flatoy fu aflalito, cllendo mal condotto, e fatto malinconico^ ftrano,da una febre grauc, e da vn fluflo crudele ,che lo fecero in pochi giorni partale a miglior vita.
Et a quello modo pofefine a i franagli di quello mondo, che non fu mai con ofeiuto da lui fc non pieno di faftidii,e di noie, volle diete fepolto nella
chiefa/chielà de frati eie’ Semi, chiamata la Fontana, lontana vn miglio Ha Calai maggiore: &:comelafciò,fu lèpolto nudo, con vna Croced’Arciprcflofui petto i n alto. fini ileorfo della fila vita adi 14. d’Ago fio 1540. con gran per. dita dell’arte per la fingolar grazia »chele Tue mani diedero alle pitture, che fece.fi diletto Fran. di fonar di Liuto,& hebbeincio rantola mano, e Tinge gno accomodato, che non fuin quello manco eccellente che nella pittura, ma è ben vero, che fé non hauefle lauorato à capriccio, & hauelfe mefloda canto le fciochezze degl’Alchimiftì, farebbe veramente fiato de i piu rari,& eccellenti pittori dell’età noftra. non niego,cheillauorareàfurori, Se quan do fé n’ha voglia, non fiali miglior tempo, ma biafimò bene il non volerla uorare mai,o poco,& andar perdendo il tempo in confiderazioni. attefo, cheil voler truffare, &douenon fi può aggiugnere, peruenire,è spello cagione,che fi fmarrifee quello, che fi fa, pei volere quello, che non frpuo.
Se Francefilo ilqualehebbe dalla natura bella, e graziola maniera, e spi- ritoviuaciflimo, hauelfe feguiratodi faregiornalmentc, harebbe acquifta- todi mano in mano tanto nell’arte, che fi come diede bella, egratiofa aria alle tefte, e molta leggiadria -, coli harebbe di perfezzione j di fondamento,c bontà nel difegnoauanzatofeftefio,cgl’altri. *■
Rimale dopo lui Hieronimo Mazzuoli Ino cugino, che imito lempre lamaniera di lui con fuo molto honore, come ne dimoftrano l’opere, che fono di fua mano in Parma, a Viandana ancora,doueegli fi fuggi con Francefilo perla guerra, fece in san Franctfco luogo de zoccoli, cofi giouanetto, come era, in vna tauolinavna belliflìma Nunziata. Se vn’altra ne fecein sali ta Maria ne’Borghi. in Panna a i frati di san Francefco conuentuali fece la t* uoladell’altar maggiore, dentroui Giouacchino cacciato del tempio, con molrefigure. einsanto Aleflandro Monafteriodi Monachein quella citta » fece in vna tauola, la Madonna in alto ,con Chrifto fanciullo,che porge vna palma à santa Iuftina, Se alcuni Angeli, che fcuoprono vn panno : Se santo Aleflandro Papa, Se san Benedetto, nella chiefa de’ffati Carmelitani fece la tauola dcll’altar maggiore che è molto bella. e in san Sepolcro vn’ altra tauo la aliai grande, in san Giouanni Euangelifia, chiefa di Monache nella detta citta fono due tauole di mano di Girolamo aliai belle, ma non quanto 1 portegli dell’organo » ne quanto la rauoladell’altar maggiore, nellaquale e vna trasfiguratione belliflìma, e lauòrata con molta diligenza, ha dipinto il mc- defìmo nel refettorio di queftcdonnevnaprofpettiuain frefco:«Scin vn qua droaolio lacenadi Chrifto con gl’apoftoli; Se nel Duomo afrclco la capei la dell’aitar maggiore . ha rixatto per Madama Margheritad’Auftria du chefladi Parma il ptincipeDon Aleffandro luo figliuolo tutto armato con la fpada fepra vn’Appamondo, Se vna Parma ginocchioni, Se armata dinan zi a lui •
Alla Steccata di Parma ha fatto in vna capella a frefeo gT Apoftoli,che rice nono lo spirito sato:Sc in vn Arco limile a qllo,che dipile Frane.fuo parente hafatto fei Sibille,due colorite,e quattro di chiaro fcuio.&in vna Nicchia la dii. a>
dirimpetto di detto arco dipinfe,ma non retto del tutto perfetta la Natiuiù di Chritto,& i paftori,chel’adorano,cheèmolto bella pittura, alla Certofa, fuor di Parma hafatto i tre Magi nella tauola delimitar maggiore. er a Pauia in san Piero,Badiade’Monaci di san Bernardo vna tauola. de in Mantoa nel Duomo vn’altraal Cardinale, & in san Giouanni della Medefima citta va’ altra tauola.dentrouivn diritto in vno splendore, «Se in torno gl’Apoftoli, e s. Giouanijdel quale par che dica:Sic eiì volo manere Se c. Se intorno a que fta tauola fono in lei quadri grandi,miracoli del detto s. Giouanni Euange- lifta. nella Chiefa de’frati zoccholati a man finittra è di mano del medefimo in vna tauola grande la conuerfione di san Paulo, opera bellittìma. e in san Benedetto in Pollirone luogo lontano dodici miglia da Mantoa# ha fatto nel la tauola dell’Aitar maggiore Chrifto nel prefepio adorato da i pallori. con Angeli che cantano. haratto ancora,ma non fo già in che tempo apunto,in vn quadro beliillìmo cinque Amorini primo de quali dorme,egl’alrri lo fpo {diano,togliendogli chi l’Arco,chi le saette, Se altri la face. ilqual quadro ha il signor Duca O ttauio,che lo tiene in gran conto,per la virtù di Hieronimo ilqualenon ha punto degenerato dal fuo parente Francelco nell’ellere eccel. pittore Se cortefe, egentile oltre modo, e perche ancor viue fi vedano anco ufeire di lui altre opere beiliflìme , che ha tutta uiafra mano, fu amiciilìmo del detto Francelco Metter Vincenzio Caccianimici gentil’huomo Bologne (c,ilqualcdipinle, es’ingegnod’imitarequanto potè il piu la maniera di etto Frane.Mazzuoli,coftuicoloriua benittimo.onde quelleco(e,chelauo- lò per luo piacere,e per donate a diuertt fignori,d<: amici Tuoi,fono in uero dignittime di Iodejma particolarmente vna tauo la à olio, che è in san Petronio alla capelb della lua fa miglia, dentro laquale è la decollazione di san Giouanni Battifta. morì quello virtuofo gentil’huomo, di mano del quale lo ' no alcuni dilegni nel nollroli- bro,molto belli, l’anno
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