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. * TERZA PARTE
*Uìte di fra loc ondofé di Liberale }e dal tri Veronefu ’ i iv ' ’ . 'fL • fv> " tu i v r 1ÌÌV' H ■:< > E gli fcrittori delle ftprie viueflcno qualche anno piu di que|-*
lo,che e comunemente conceduto al corfo delThumana u-ita y ió per me no dubito punto,che harebbouo.’per.un. pezzo, che aSRÌu£ncre alle Pedate cofe,già Tcritte dal^to: percioche,co-me non èpoillhilejchevnfoìojperdiligentifsimoichefìafàp- pia a vn tratto coli apunto il vero,ein piccjpl tempori particolari delle cole,
che fcriuejcofì e chiaro come il-Solpp^cheil tempo, itq itale fi dice padre della verità,va giornalmete feoprendo agli ftudiofi cole nuoue. fe quando io ferii
lì,già molti anni fono,quellevi,te ^’pittori,& altroché allora furono publi caie, io hauellc hauuto quella piena notizia difra Iocódo Veronefe huomo
rarillimo,& vniuerfalein tutte le piu lodate faculta,che n’ho hauuto poi. io h auerei lenza dubbio fatta di lui quella honorara memoria,che m’apparec-
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FRA IOCONDO ET LIBERALE 24J
chic di farne hora a benefizio degl’artefici,anzi del mondo, e’non (blamente dilui,madi molti altri Veronefi (lati veramente eccellentifsimi. ne fi mara-,' uigli alcuno, fe io gli porrò tutti fiotto l’effigie d’un (dodi loro, perche noti hauendo io potuto hauere il ritratto di tutti, fono forzato a cofi fare:ma nò per quefto fiara defraudata,per quanto potro io,la virtù di niuno,di quello,, che (e ie dette, e pche l’ordine de’tepi, Se i meriti cofi richieggiono, parlerò prima di fra Iocondo. ilquale quando fi vedi l’habi to di san Domenico,non fralocondo femplicemente,mafra Giouan Iocondo fu nominato, ma come gli cafcafle.quel Giouanni nò (o,fo bene che egli fu fempre fra Iocondo chia mato dà ognuno, e fe bene la fua principal profeflìone furono le lettere,efsé do fiato non pur Filofofo,e Teologo eccellente ma bonillimo greco,ilche in quel tempo era cola rara,cominciando apunto allora à riforgere la buone let tere in’Italia: egli nondimeno fu anco,come quello che di ciò fi dilettò fempre fommamente,eccellentillìmo architetto*, ficomeraccóta lo Scaligero co tra il Cardano; &c ildottifiimo Budeo ne fuoi libri de Afte .Se nell’ofl'erua- zióni,che fece fopra le Pandette. coftui dunque efiendo gran literato,intern dente dell’architettura, ebonifiìmo profpettiuo, flette molti anni appneflO' Mafiìmiliano Imperatore.e fu maeftro nella lingua greca,e latina del dottiiTi mo Scaligero,ilquale fcriuehauer vdito dottamente difputar fra Iocondo in nànzfial detto Mafiìmiliano di cofe fottiliflìme. raccòtano alcuni,che ancor viuono > e di ciò btnis. fi ricordano,che rifaccédofi in Verona il ponte detto della rietra, nel tépo, che quella citta era fiotto Mafiìmiano Imperatore,e do uendofi rifondare la Pila di mezzo,laquale molte volte, per auanti eraioui- nata,fra Iocondo diede il modo di fondarla, e di còfieruarla ancora per fi fat ta maniera, che per l’atienire non rouinafle. il qual modo di conferuariafn quefto, che egli ordinò, che detta pila fi teneffe fempre falciata intorno di doppie traui lunghe,Se fitte nell’acqua dogn’intor no, accio la difendeifino in modo,che il fiume non la potefle cauare fiotto: efiendo,che in quel luogo, dóue è fondata,è il principiai corlo del fiume,che ha il fondo tato molle, che non ui fi truoua fortezza di terreno da potere altrimenti fondarla, et in uero fu ottimo,per quello,che fi è vedutoci cófiglio di fra Iocondo : percioche da quel tempo in qua è durata,e dura, lenza hauere mai moftrato vn pelo : Se fi Ipera,ofleruandofi quato diede in ricordo quel buon padre, che durerà per petuaméte. flette fra Iocódo in Roma nella fiua giouanezza molti ani,e dado èpa alla cognitione delle colè antique,ciò è nò fiolo alle fabriche,ma àco all! krizizioni antiche,che fono nei fiepolchri,& all’altre anticaglie, e nò fido IRÒ ma,ma ne paefi all’Itorno,Se 1 tutti i luoghi d’Italia,raccolfie 1 vn bellis. libro tu tte le dette ificrizzioni,e memorie,e lo màdò a donarejfiecódo chaffermano i Veronefi medefimi al Magnifico Lorenzo vecchio de Medici, con il quale comeamicifsimo, efauter di tutti i virtuofi 5 egli j e Domizio Calderinofiuo compagno, edellamedefima patria, tenne fempre grandi filma fermiti. a di quefto libro fa menzione il Poliziano nelle fiue Mugillane,nelle quali fi ficruo d’alcuneautorità del detto libro, chiamando fra Iocondo pcritifiimo in.tut^ te lantiquita . scrilfe il medefimo (òpra i comentarii di Celare alcuneos± kruazioni, che fono in (lampa. & fu il primo,che mile in dileguo il potè fat to da Cefarefoprail fiumeRodano, descritto da lui nei dettiiuoi ccir.érorii, cmale intelo ai tempi di fra Iocondo,ilqualecònfeffa il detto Budeo haue- re hauutoper luoMaeftro nelle cole d’Archilettura; ringraziando Diod'h.r: uerehauuto vn fi dotto, e fi diligen te precettore fopra Vitruuio , come fa etto frate, ilquale ricorrette in quello Autore infiniti errori; non dati infino' allora conolciuti ; e quello potè fare ageuolmente, per ettere (lato pratico in tutte le dottrine,e per la cognizione,che hebbe della lingua greca, e della latina. e quelle,altre cole afferma efloBudeo,lodando fra Iocondo per ottimo Architettore: aggiugnendo,che per opera ddjmedefinio furono ritroua- te la maggior parte delle pillole di Plinio in vna vecchia libreria in Parigi : le quali non efiendollatepiuin mano degl’huomini furono ftimpate da Aldo Manuzio,come fi legge in vnalua pillola latina,(lampara cole dette, fece fra Iocondo,dando in Parigi al feruiziodel Re Lodouico duodecimo due luper biffimi ponti fopra la Sonna carichi di botteghe^ opera degna vtramétedel grand’animo di quel Re, e del marauigliolb ingegno di fra Iocondo .onde meritò,oltrelainlcrizione, che ancor hoggi fi uede in quelleopere,in lode, fua, che il Sanazaro Poeta rariflimo l’honoraffe con quello bellillimo Dilli- cho.
’ locundmgeminumimpofuittibi Seqmndpontem.
Hunc tu iure pota dicere Pontifìcem.
Fece oltre ciò, altre infiniteopere per quel Re in tutto il regno, ma eflendo (lato folamente fatto memoria di quelle,come maggiori,non ne diro altro, frollandoli poi in Roma alla morte di Bramante, gli fu dara la cura del tempio di san Piero, in compagnia di Raffaello da Vrbino,& Giuliano da s. Gal lo,accio continualfe quella fabrica,cominciata da elio Bramante: perche mi nacciando ella rouma in molte parti, per effere (lata lauorata infretta, e per ' le cagioni dette in altro luogo,tu per configlio di fra Iocondo,di Raf.cdi Giuliano^ la maggior parte rifódara: nel che fare dicono alcuni,che ancor viuo no,e furono prefenti,fi tennequello modo : furono cauate,c5 giu Ilo Ipazio dall’vnaaH’al tra,molte buche grandi a vfo di pozzi,ma quadre,lòtto i fonda menti, e quelle ripiene di muro fatto a mano furono fra l’vno, e l’altro pila- ftro,ò vero ripieno di quelle,gettati archi fbrtiflìmi,(oprail terreno, in mo do,che tutta la fabrica venne a effer polla,fenza,che fi rouinaffe, fopra nuo- uefondamenta,e lenza pericolo di fare mai più rilentimento alcuno, maql Io,in che mi pare,che meriti fomma lode fra Iocondo, fi fu un’opera, di che gli deueno hauereobligo eterno,nò pur’i Viniziam, ma con elsi tutto il me* do: perche confiderando egli, che l’eternità della Rep. di Vinezia pende ini gran partedalconleruarfinelfitoinefpugnabilediquellelagune, nelle qua? li e quali miracolofamenteedificataquellacitta; 8c che ogni volta, che lòdet te lagune atterraliero,ò farebbe l’aria infetta,e pellilente, e per confeguente la citta inhabitabile, ò che per lo meno , ella farebbe fottopolla à tutti quei pericoli,a che fono le citta di terra ferma: fi mife a penfare in che modo fi po tette prouedere alla conferuazione delle lagune, e del (ito in che fu da princi pio la ci tta edificata, e trouato il modo, dille fra Iocondo a que’ signori, che le non fi veniua a pretta refoluzione di riparare a tanto danno,fra pochi an-» ni, p quello,che fi vedeua elfere auenuto inparte,laccorgerebbono dell’erro re loro,lenza effere a tempo a potcrui rimediare. per lo quale auuertimento
fuegliati fuegliati que Signorie vdite le viue ragioni di fra Iocondo, e fatta vnacongregazione de’piu rariingegnieri,& Architetti,clic fuflero in Italia, furono dari molti pareri,e fatti molti difegni^ma quello di fra Iocondo fu tenuto il m»gliore,emelIbin elocuzione, e coli fi diede principio àdiucrtirc con vn caliamento grande,i duoi terzi,o almeno la metà dell’acque,che mena il fiume della Brentadequali acque con lungo giro conduflcro a sboccare nelle la gunedi Chioggia. ecofinon mettendo quel fiumein quelledi Vinezia,non uiha portato terreno,che habbia potuto riempiere, come ha fatto a Chioggia,doue ha in modo munito,e ripieno,che fi lobo fatte,doue erano Tacque, molte pofiellio:ii,e uillc, con grande vtile della citta di V enezia. onde affermano molti,Scmallimamen te il Magnifico Mefler Luigi Cornaro, gentil’-? huomodi Vinezia jeper lunga elperienza, cdottrina prudentiilimo, chef« non fufie fiato Tauertimentodifra Iocondo, tutro quello atterramento fatto nelle dette laghunedi Chioggia,fi farebbe fatto,e forle maggiore in quel ledi Vinezia, con incredibile danno, equafi rouinadi quella citta, afferma ancora il inedefimo,ilqualefu amicifiimo di fra Iocondo,come fu Tempre,& è di tutti i uirtuofijche la fua patria Vinezia hauea Tempre, per ciò obligo im mortale alla memoria di fra Iocondo: & che egli fi potrebbe in quefta parte ragioneuolmen te chiamare,fecondo edificatore di Vinezia: Se che quali me rita piu lode,per hauereconferuata l’ampiezza, e nobilra di fi marauigliola,- e potente citta,mediantequefto riparo-, che coloro che Tedificarono da pria cipio debile,e di poca confiderazionc. perche quello benifìzio, fi come è fiato, cofi Tara eternamente d’incredibile giouainenro,e vtile à Vinezia.
Edcndofi,non molti anni dopo,che hebbe fatto quefta fant’opera fra Io- condo,con molto dànode Viniziani,abruciato il Rialto di Vinezia ,neiqua le luogo Tono i raccetti delle piu preciofe merci,& quali il rcfoio di quella eie ta:& efiendo ciò attenuto in tempo apunto che quella Repub'ica,per lughe, e continue guerre,e perdita della maggior parte, anzi di quafi tutto lo fiato di terra ferma,era ridotta in fiato trauagliatifiimo, ftauano i Signori del go- uernoitidubbio,efofp£fidi quello douefiero fare, pure, efiendo la riedifica zionedi quel luogo di grandiflima importanza, fu rifoluto, cheadogni mo do fi rifacefie . c per farla piu honoreuole,e fecondo la grandezza, e magnificenza di quella Republica, hauendo prima conofciuto la virtù di fra locon- do,equanto valellenelTArchirettura,glidiedero ordinedi fare vn difegno. di quella fabrica. la onde nedifegnò,vnodi quefta maniera, voieua occupa re tutto lòfpaziOjCheèfrail canale delle Beccherie di Rialto, Se il Rio del fó daco delle farine, pigliando tanto terreno fra l’uno, e l’alt roRio, che racefle quadro perfetto : ciò è che tanta fufie la lunghezza delle facciate di quefta fa brica,quanto di fpazio al prefente fi troua,caminanfio, dallo sbucare di que fti due riui,nel Canalgrandc. dilegnaua poi,che li detti due riui sboccafiero dall'altra partein vn Canal comune, che andafiedali’vno aH’altro: tal cheq fta fabrica rimanéfie d’ogni intorno cinta da!Tacq,cio è che hauefie il Canal grande da una parte,li due riui da due, Se il Rio, che s’hauea a fardi nuouo dàlia quarta parte, voieua poi,che fra l’acqua,e la fabrica in torno in torno al quadro fufie,ò uero rimaneflc vnafpiaggia,o fondamento afitti largo che fer' uifleper piazzale ui fi vendeflero,fecondoche fufieno deputati i luoghi, ber biggi,tratte,pefci,&: altre cofe,che vengono da molti luoghi alla citta,era dt parere apprettò che fi fabricaffero intorno intorno dalla parte.di fuori,bòte- ghe,chc riguardallero le dette piazze.le quali botegheleruillero (olamentc a cofe da mangiare d’ogni forte.in quelle ^facciate haucua il difegno di fra le* cèdo quattro porte principali,ciò è vna per faccrata polla nel mezzore diri tn petto acorda all’altra. ma prima,che sentralfe nella piazza di mezzo,entrati do dentro,da ogni parte fi trouaua a man delira,&a man lìnillravna ftrada: laqualegirando intorno il quadro,haueua botteghe di qua,edi la, confabri che lopra belliflime,e magazzini,per leruigio di dette botteghe, lequali tutte erano deputate alla drapperia,ciò è panni di lana nni,&alla seca: lequali due fono leprincipah arti di quella citta. Se in lommain quella entravano tutte le bot.che lono dette de’cofcafiede fieraiuoli.da qfte firade doppiedi bot.che Iboccauano alle quattro porte,fi doueua entrare nel mezzo di detta fab.cio è in vnagrandiffìma piazza,con belle,egran loggieintorno intorno per coni modo dc’Mercanti,e feruiziode’popoli infiniti,che in quella citta,laquale, e la Dogana d’Italia,anzi d’Europa,per lor mercanzie,e traffichi concorrono, lòtto lequali loggie doueua effere intorno intorno le botteghe de’ Banchie ri,Orefici,egioìelieri. e nel mezzo haueua a effere vn bellifiìmo tempio dedi, catoàsan Matteo,nelqualepoteffero la mattina igentil’huomini,udire,idi-- uini vffizii i nondimeno dicono alcuni,che quanto a quello tempio jliaueua, fra Iocondo mutato propolìto,e che voleua farne due,ma fiotto,!« loggie,per che non impedilfiero la piazza. doueua,oltre ciò, quello fiuperbiffìmo edili-, zio hauere tan ti altri comodi, de bellezze, de ornamen ti particolari, che chi vede hoggi il bellifiìmo difegno,che di quello fece fra Iocondo, afferma, che non fi può imaginäre,nc rapprelentar’daqual fi.vogiiapiu feliceingegnp,.ò eccellentifiimo artefice,alcuna colane pili-bella,ne piu magnifica, ne piu ordinata di quefla. fi dòueua anche col parere del medefimo,per compimento di quell’opera fare il ponte di Rialto di pietre,e carico di botteghe, chefiareb. beffato cola marauigliofa. ma che quell’opera non hauelleefletto, due furo no le cagioni, l’una il trouarlì la Rep. per le grau filini e Ipele. fatte in quella guerra,efiaufta di danari; e l’altra,perche vngentil’h uomo fi.dice da ca Valetelo grade in quel tempo,e di molta autorità,fòlle per qualche in tei el]g par. ticolar, colle a fauorire,come huomo inquellodi pòco giudizio, vn maeffre Zamfragnino, che., fecondo mi uien detto,urne ancora, ilquale l’haueua in, fiue particolari fiabriche fiemìto. il quale Zamfragmnof degno, Se conuenic te nome dell’eccellenza del maeftro) lece il difegno di quella marmaglia,the fu poi meffoi opera,e laquale hoggi fi uede. della quale ftoltaelezzionemol ti,cheancor uiuono, e beni fisi mo le ne ricordano, ancora fi dogliono lenza fine .fra Iocondo,ueduto quanto piu poffono molte volte appreffo a isigno ri,e grandi huonini,i fauori,che i meriti, hebbcdel ueder preporre coli Igha gherato dileguoalfuobellilsimo, tanto sdegno che fi parti di Vinezia,ne mai piu ui uolle,ancor che molto ne fòlle pregato, ritornare, quello con al* tri dnegnidi quello padre rimafero in calai Bragadini rilcontro a santa Ma rina,6c a frate Angelo di detta famiglia, Irate di san Domenico 3 chepoi fu , ' fecondo i molti meriti luoi Velcouo di Vicenza. fu fra Iocondo uniuerlale, e fi dilettò, oltre le cofe dette,de’femplici, e dell’agricoltura 3 onde racconra Melier sicflcr Donato ciannotti Fiorentino,chc molti anni fu Tuo amicilfimo in Fra ciacche hauendo il fratealleuato vna voi ta vn Pelco in vnvafo di terra,men- tredimoraùain Fracia, uidequel piccoliflimo Arbore^carico di tanti frutti,' elicerà à guardarlo vna marauiglia, e che haucndolo, per cónfiglio d’alcuni amici,niello vna volta in luogo done hauendo,a pattare il Re,porca vederlo certi cortigiani, che prima vi pacarono, come vfano di fare còli fatte genti, colfero, con gran diipiaceredi fra locondo tutti i frutti di querArbufcello,c quelli,che non mangiarono,scherzando fra loro,fe le tratterò dietro per tut ta quella contrada.laqualecofa hauendo rifaputail Re,dopoeflerli prefo fpatto della burla coni cortigiani, ringraziò il fratedi quanto, per piacere i lui,hauea fatto,facendogli appreso fi fatto]do.nò,che tetto confidato. fu huo. ' mo fra locondo di saia,e fionittìma vita, e molto amato datutti [grandi huo. mini di lettere dell’età fua,e particolarmente da Domizio Caldaico, Matteo Botto,Se Paulo Emilio,che feri Ile l’hiftorie franzefe,ecacti, e tre fuoi còmpa triott.fu fimilmente fuo amici (limo il Sanazzaro,il Budeo,& Aldo Manuzio òc tuttal’AccademiadiRoma.efu fuodifcepolo Iulio Cefare Scaligero h’uo molitteratillimode’tempi noftri.morifinalmente vecchifsimo,ma non fi fa in che tépo apunto,ne in che luogo.e per cófequeza ne doue falle iottrrato.
1 Si cornee vero>che la cura di V erona,per (ito,coftumijjSc altre pariti e mol tofimile a Firézècofi è vero,che in elfa come in qfta fono fiori ti sepre beli itti/ ingegni m tutte le profes. piu rarei e lodatoli. e per non diredei Etterati n5 cliédo qila mia cura,e feguitado il parlare degl’huómiui dell’arti nve..che ha. no sépie ha auto in cilanobiPs. citta honorato albergo,dico,che Liberale ve ròele,dilcepolo di Vincctio di Stefano della medefima patria dclqiule fi è in altro luogo ragionato., & ilqualefece.lano ì^j.a Màcoa nella chiefad’ognL iati de Monacinis. BenedertovnaMadóna òhe.ftì fécódò que’tépi molto lo data, immitò la man:era di Iacopo Bellini pcheeflédogiouanetto,métre la-, uorò i! detto lacopolacapelia di s. Nicolo di Verona,attefe fiotto di lui, p fifatta grufa,agli,ftudii del dilègno, che fcqrdatofi quello,che imparato ha« ueada Vincenziodi Stefano,prefitta maniera del Bellini, e.q!la fi tene sepre/ le prime pitture di Liberale furono nella fua citta in s. Bernardino alla capei la del Mote della pietà doue fece nel quad ro principale vn deporto di croce,e certi Angeli,alcuni de’qualihanoinmanoi mifterii.comefi dice, della paf- fione, e tutti in uolco mortrano piato, e meftizia, pia morte del Saiuatore. c nel vero hano molto del viuo,fi come hano Pai tre cole limili di cortili,ilqua- le volle moftrarein.piu luoghi,chefapeafarepiagerelefigure.comechefi vi de in sata Naftafia pur di Verona, e chiefia de frati di s. Domenico, doue nel frontefpiziodellacapellade’Buonauerifece vn Chrifto morto, e piato dalle Marie, e della medefima maniera e pittura che e Tal ira ooa fopradetta, fece molti quadrighe fono sparli p Verona in cafadi diuetfi gentil h uomini.nel la medefima capella fece vn Dio Padre con molti Angeli attorno,chefuona-. no,e cantano: e dagli lati fece tre figure per parte: da vnas. Piero, san Domenico , e san Tommafo d’A quino, e dall’al tra santa Lucia, san ta Agnefa, de ' vn’altra santa : ma le prime tre fon migliori, meglio condotte, & con piu ri-, lieuo. nella facciatadi detta capella fece IaNoftra Donna, e Chrifto fanciullo, che Ipofa santa Chaterina Vergine, Se martire; quefta opera li ritraile Mcfler Piero Buonanni,padrone della capella:<Sc in torno fono alai-: ni Angeli, che prefentano fiori,e certe tefte, che ridono,elono fatteallegre còn tanta grazia,chemoftro coli la’perefareil rifo come il pianto hauea fatto- in altre figure. dipinfe nella tauoladelln detta capella santa Maria Madalena in aria,follenutadecerti Angeli,&. a ballo santa Chaterina,chefu tenuta bel l’opera, nella chiefa'di santa Maria della Icala dc’frati de’Serui all’altare della Madonna fece la fioria de’Magi in due portegli, che chiugghono quella Ma donna tenuta in detta citta in fomma venerazione. ma non vi fletterò mol to,che eflendo guadi dal fumo delle candele, fu leuata, e polla m sagrellia, doueèmoho (limata daipitiorr Veronefi.'fiipinfcafrefco nella chiefadisa Bernardino fopta la capella della compagnia della Madalena, nel tramezzo la flória della purificazione,doue e aliai lodata la figura di simeone,&il Chri fio putti no,che Bacia con molto affetto quel vecchio, che lo tiene in braccio, è molto bello anco vn facerdote,the uièdacanto.ilqualeleuato il vifo al eie lo,& aperte le braccia,pare, che ringrazii Dio della Ialine del mondo, a canto àqlta capella è di inanò del medelimo Liberale la (loriade’Magire la morte della Madonna nel frontefpizio della tauola, di figurine piccole molto lodate, end vero fi dilettò molto di far cole piccole,e vi m e lernpre tanta dili genza,che paiono miniate non dipinte j come fi può vedere nel Duomo di quella citta,doue è in un quadro di fua mano la ftoriade’Magi, con vn numero infinito di figure piccole,è di Cauallii Cani,& altri diuerfi animali. & apprelFo un gruppo:;di cherubini di color rollo, che fanno appoggiatoio al, la madre di Gieltt. nella quale opera fono le tede finite,& ogni cola condotta con tanta diligenza, che come ho detto, paiono miniate. fece ancora per la capella della detta Maciónain Duomo in vnapredelletta purea ulo di minio llòrie della Nollra Donna. Ma quella fu poifattaleiiar’di quel luogo da Monfignor MclTer Giouan Matteo Gibertr Vefco'uo di Verona,cpoltain vo feouadò alla capella del palazzo,doue è la.refidenza de V efcoui,e doue odono mefifa ogni mattina. laquale predella in detto luogo è accompagnata da vn Crucifilìo di rilieuobellifsimo,fattoda Giouanbatillascultore Veronelc chehoggi habitain Mantoa.dipinfe Liberale vna tauola in san Vitale alla capella degl* Allegni, dentroui san Mellro confellore, c Veronelc huomo di molta santità,pollo in mezzo da un fan Francéfcò,esan Domenico, nella Vit toria chiefa,& conucnto di certi frati Heremiti dipinle nella capella di san ci rolamo in vna rauola per lafamigliade’Scaltritegli, vn san Girolamo in ha- bito di Cardinale, & vn san Francefco,e san Paulo molto lodati. nel traméz zo della chiela di san Giouanniin Montedipinlelàcirconcifionedi Chrillo & altre cole,che furono,non ha molto,touinate,percheparcua,che quel tra mezzo impedi (le la bellezza della Chiefa.ellendo poi condotto Liberaledal Generale de’Monacidi Monte OliuetoàSiena miniòperquella religione molti libri. i quali gli riufeirono in modo ben fatti,chefurono'cagione, che egli ne fini di miniar alcuni rimali imperfetti,cio è fidamente feri tti,nella libreria dc’Piccolomini. miniò ancoper il Duomo di quella citta alcuni libri di canto fermo: & vi larebbe dimorato piu,e fatto molte opere, chehaueua per le mani,nìa cacciato dall’inuidie,e dalle perfècnzioni fc ne parti,per tor- nareà Verona conottoccnto feudi, cheegli hauea guadagnati, i quali predò poi por-ài Monaci disantaMaria tn Organo,di Monte Oliueto,traendonealcunc entrate,perviuere giornalmente.-tornatodunquea'Verona diede piuchc ad altro opera al miniare,tutto ilrimanente. della fila vita.-dipi nfeà Bardoli no Cartello ioprail lago di Garda vna tauola, clyeè nella -ideile'. Se yn’altra p la chiefa di san Tommafo Apoftolo. & vna fimilmen te nella chiela dfs. Fer moconuento defraudi san Frati celco, allacapelladisan Bernardo, il «quale santo dipinte nella tauola,e nella predella Fece alcuneiftone della' fua vita.fè ccaco nel medefimo luogo,& in altn,molti quadri da spofe,de’quali nè vno La cala di melTer Vincenzio de’Medici in Verona den troui la Noftra Donna & il figliuolo in collo,che fpofa santa Chaterina» dipinfe à frefeo in Verona vnaNoftra Donna,esan Gtuleppo-foprail cantone della cafa de’.Cartài, per andaredal pontenuouo à santa Mariain Organo j laqualeoperafù.molto lodata, harebbe voluto Liberale dipignereih santaEufèmialacapèlla della famiglia de’Riui, laquale fu fatta per hònorare la memoria di Giouanni Ri- ua Capitano d’huominid’ar me nella giornata del Tarojma non l’hebbe:per che elfendo allogataad alcuni foreftieri,fu detto alui,cheper edere già mol to vecchio,non lo ferutua la vifta. onde feoperta quella capella, nella quale erano infiniti errori,dille Liberale,che chi Fhaueua allogata haueua hauuto peggior vifta di lui. finalmente eflendo Liberale dJanni btt^n taquattro-ò me glio fi lafciauagouernaredai parenti,e particolarmen te da vna lub figliuola maritata,laquale lo trattaua infieme con gfaltri maliflitnaméte. perché fde- gnatofi con elfo lei,& con glabri parenti, e trouandofi lotto la fila cuftodia Francefco Torbido detto il Moro allora giouone,efuo affezionatiflimo, edi ligen te pittore,lo inftituiherede della cafa,e giardino,che haueua a sanGio uanni in valle,luogo in quella citta amenillìmo;&con lui fi ridufle,dicendo volere,che anzi godefleil lup vno,cheamaflela virtù , che chi difprezzauail proliimo, ma non palio molto,che fi mori nel di di santa Chiara fanno 1536 e fu lèpolto in san Giouanni in valle,d’anni S5. furono Inòi dilcepoli Gioua Francefco, e Giouanni Caroti. Francefco Torbido, detto il Moro, e raulo Cauazzuola : de quali, perche in vero fono boniilìmi maeftri,fi fara menzio neàluoluogo. .
Giouanfrancefco Caroto nacquein Verona l’annoi47o. edopohauere apparato i primi principii delle lettere,elfendo inclinato alla pittura,leuato fi dagli ftudii della grammatica,fi pofeà imparare la pittura con Liberale Ve rotiefe, promettendogli riftorarlo delle lue fatiche, coli giouinetto dunque - attefe Giouenfrancefco con tanto amore,e diligenza al difegno,che con elio & col colorito fu nei primi anni di grande aiuto à Liberale, non molti anni dopo,eflendo con gl’anni crelciuto il giudizio,uide in Verona fopered’Andrea Mantegna, e parendogli fi come era in effetto,che elle fu Aero d altra ma niera,e migliori,che quelle del fuo maeftro,fece fi col padre, chegli fu conce duto con buouagraziadi Liberale acconciarli col Mantegna. Se coli andato à Mantoa, e portoli con elio lui acquifto in poco tempo ranto, che Ar.drea mandaua di fuoridell’opere di lui-,per di fua mano, in fom-ma non andarono molti anni,che nulci valente huomo . le prime opere, che fàcefle, vlcito che fu di lotto al Mantegna furono in V erona nella chiefa dello fpedale di s.
Cofimo all’altare de’trc Magi,ciò è i portegli, che chiuggono il detto Altare ne quali fece lacirconcilionedi Chtillo, óc il fuo fuggire in Egitto,conai tre ngurc. uellachiela de’frati Jngieluati,dettasàGirolamo,induc Angoli d’unaeapella fece la Madonna, e l’Angelo,che l’annunzia. al Priore dc’frati disi Giorgio lauorò in vna tauola piccola vn prelepio,nel quale fi vede, che haueua aliai migliorata la maniera, perche le ielle de’paftori,e di turtel'altre fi Ture hanno coll bella, e dolce ai ia, che quella opera gli fu molto,e merita- men te lodata. e fe non fu Ile,che il gcllo di queftopera-, per ellere fiato male /temperato, fi scrofta,e la pittura fi va cor.luniando, quella fola farebbe ca- v ione di mantenerlo vitto lempre nella memoria de'fuoi cittadini.eflendo- gli poi-allogato dagi’huomini, che gouernauano la campagniadell’Agnol •Raffaello vna loro capella nella chiefa di santa Eufemia, ut fece dentro a fre- icodue ftorie dell’Agnolo Pxi ffaello.enellatauolaaoliótre Agnoli grandi, Raffaello in mezzo,&Gabriello,& Michele dagli lari c tutti con buon d:.le gno,e ben coloriti,ma nondimeno,le gambe di detti A ngeli gli furono ripre fe come troppo lottili,e poco morbide: à che egli con piaceuole grazia rifpon dendo., diceua, che poi che fi tannogl’Angeli con l’Ale, Se con i corpi quali celeftii&.ae rei,li comefullero vccegJi,che ben li può far loro le gambe fotti li,e lecche,accio.pollano volare,&: andare inalto con pitiageuoìezza. dipin— xlenéllachiefadis'an Giorgio all’al tare, doue è vn Chrillojche portala Croce san Rocco,& san Balli ano: con alcune ftorie nella predella di figure piccole cbellillìme. alla compagnia della Madonna in san Bernardino, dipinfe nel iapredelladeH’ahar di detta compagnia la Natiuita della Madonna, e gl’innocenti,con varie attitudini negrvcilori,ene’gruppide’puttidifefi viuamen te dalle lor madri, iaquale opera è tenutainuenerazione, e coperta, perche meglio lì colerai.eqHa fu cagione,che gl’h uomini della fraternità di sato Ste fano nel Duomo atico di Verona, gli facelleno fare al loro altare in tre quadri di figure limili,tre ftoriette della Noft.DonnajCioelofpolalizio^aNatiui tà di Chifto,e la iloriade’Magi. dopo queft’opere,parendogli eflerfi acqui- ftato alfai credito mjVeróa difegnaua Gio.fràc.di partirli,Se cercare altri pae fi,ma gli fu rono in modo addollo gl’amici, e parenti, che gli fecero pigliar p donna vna giouane nobile,e figliuola di nefier BrahallartiGrandoniJaqua le poi che fi hebbe menata Tanno1505. Se hauutone indi a non molto vn figliuolo ella fi mori fopraparto. Se cofi rimalo libero lì parti Giouanfrance- Icodi Verona, Se andofieneà Milano,dotte il S. Antonmaria Vifconte,tira- tofelo in cala, gli fece molte opere per ornamento delle lite cale lauorare. in tanto eflendo portara da vn fiainingho in Milano vna tefla d’un giouane ritratta di naturale,e dipinta à olio,laquale era da ognuno in quella città am- mirat3,nel vederla Giouanfrancefco fe ne ridicendo à me bada l’animo di farne vna migliore,di che fa cefi oli beffe il fìamingo, lì véne dòpo molte paro le a qfto che Gionafrane. faceffe la pruona.e pdédo pdelfe il quadro latro,e 25 feudi. & Vincédoguadngnallela teftadelfiamingho|,efinalmente^, scudi meiloli dunq, Giouàfranc. à lauorare,co tutto il Ino fapc ritraile vn gétil’huo mo Vecchio.erafocó vn fparuierc in mano, ma ancora,che molto fomiglias fefu giudicata liiighorela tefiadel fiamtngo. ma Gionafrane. no fece buona clezzione nel lare il fiio ritratto,d’ima cella,chegli potellefare honore: pche « le fé pigliaua vn giouane bello,e l’haueUe bene inimitato,come fece il vecchio; fenó hauelfe pacata la pittura dell’auuerlàrio,l’harebbe al màco paragonata, ma no p qfto fa le non lodata la tefta di Giouafrnnc. alqualc il fiamingo fece cortefia,perche contcntandofi della tefta fola, del vecchio rafe no volle altrimcnri(come nobile, egentile ) i venticinque ducati. uefto quadro ven ne poieoi tépo nelle manidi MadónaIfabella(daEfteMarchefanadiMan toa,clielo pagò benij. al fiamingo, c lo pofe p cola (ingoiarenel (uo ftudio* nel quale haueua infinite cofe di marmo di conio di pittura, e di getto bellis (ime-, dopo hauerferuito il Viiconte,eflendo Giouàfranc. chiamato da Guglielmo Marchefe di Monferrato, andò volentieri a feruirlo,ertendo di ciò molto pregato dal Viiconte,&: cofi ariuato gli fu aftegn3ta bonilfima proui- fione,& egli me fio mano a lauorare,fece in Calale a quel signore in vna cap pella,doue egli vdiua mertajtanti-quadri,quanti bifognatono a empierla, 8C adornarla da lutee le bande,di ftoriedel teftamento vecchio,Scnuouo, lauo rate con eftrema diligenza,fi come anco fu la tauola principale.lauorò poi p le camere di quel cartello molte cofe, chegli acquiftaronogradilfima fama.c dipinfein san Domenico, per ordine di detto Marchefe,tutta la capellamag giore, per ornamento d’unalepolcurajdouedouea edere po fto. nellaquale . opera fi portò talmente Giouanfrancelco,che metico dalla liberalità delMar chele edere con honorati premi riconofciuto. ilquale Marchefe per pnuilc- giojlofece vnode’fuoi camerieri, come per vnoinftrumento, che e in Verona appredo gl’heredi,fi vede. fece il ritratto di detto signore,e della moglie, c molli quadrighe mandarono in Francia. & il ritratto parimente di Guglielmo lor primogenito ancor fanciullo,& cofi quegli delle figliuole, e di tue te le dame,che erano al feruigio della Marchelana. morto il Marchefe Gugli elmo,fi parti, Giouanfrancefco da Calale, hauendo prima venduto ciò che in quelle parti haueua,e fifeondurteà Verona, doue accomodò di menieralc cole lue,e del figliuolo,alquale diede moglie,che in poco tempo fi trouòes- fer ricco di piu di fette mila ducati. ma non per quelto abandonò la pittura , anzi ui attefepiu che mai,hauendo l’animo quieto, e non hauendo à fti.'larlì il ceruello,per guadagnarli il pane, vero òche ò fufte per inuidia, ò per altra cagione,gli fu dato nome di pittore,che non (apertefare fe non figure piccole. perche egli nel fare la tauola della capella della Mad. in sa Fermo conué to de’frati di san Francelco,per moftrare,che era calóniato a torto, fece le figure maggiori del viuo,e tanto bene,ch’elle furono le migliore, che hauerte mai fatto, in aria è la Noftra Donna,che fiede in grembo a santa A n na con al cuni Angeli,chepofano fopralentiuoleeapiedifonosan Piero,san Giouan battifta,san Rocho,esan Biftiano,&non lontanocin vn parie be'.’hìi- mo san Francefco, che riccuele Stimile. Se in uero queir operanon è tenuta dagl’arcenci se non buona, fece in san Bernardino luogo de frati Zoc- cholanti alla capella de’la Croce, Chrifto, che inginocchiato con vna gamba, chiede licenza alla madre. ne’laq uale opera, per concorrenza di molte notabili pitture, chcin quelluogo fono di mano d’altri maeftri fi sferzò di palpargli tutti:; onde cerio lì portò beni filmo, perche fu lodato da chi anche la vide, eccetto,chcdalguardiano di quel luogo.
llquale con parole mordaci, come sciocsho,egofto solenne^che egli era, .. b; a limò bialìmò Giouanfrancefco con dire,che haueua facto Chrifto fi poco rcucren te alla madre,che non s’inginocchiaua fe non con vn ginocchio . a che rilpó dendo Giouanfrancefco di(Ie-padre fatemi primagrazia d’inginocchiarui, e rizzarui,& io poi vi diro, per quale cagione ho coli dipinro Chrifto, il Guac diano dopo molti preghi inginocchiandoli,mile prima in rerra il ginocdvo. deliro,c poi il liniftro,& nel rizzaifi alzò primà,ilfmiftro,epoiildeftro.ilche fatto difteGiouanfracelcOjhauete voi vi Ito padre Guardiano, che non ui lìa te mollo à vn tratto có due ginocchi,ne cofi leuatoì vi dico dunque, che que fto mio Chrifto fta bene,perche fi può dire,òches’inginocchiallamadcc, à che,eftendo ftato ginocchioni vn pezzo, comincia leuarvna gamba per tiz- zarfi. di che moftro rimanere adai quieto il Guardiano, pure fe n’andò in la coli borbottando fotto voce, fu Giouanfrancefco molto arguto nelle rifpo- fte,onde fi racconta ancora, cheelfendogli vna volta detto da vn prete che troppo eraolalciuelefue figure degl’altari, rifpofe.uoi ftate frefeo, fele cole dipinte ui comuouono, penfate come c da fidarli di voi, doue liano perfone viue,e palpabili, a Ilola, luogo in lui lago di Garda dipinte due tauole nella chiefa de’Zoccholanti,&in Malfeftino,terra lopra il detto lago ,fece lopra la porta d’una chiefa,vna Noftra Donna belliftima, <Sc in chiefa alcuni fanti a requifizione del fra Caftùro poeta faofilIimo,del quale era amici Isimo.al có te Giouanfrancefco Giufti dipinfe fecondo la inuenzionedi quelsignore,vn giouane tutto nudo,eccetto le par ti vergognofeulquale ftando in fra due, &C in atto di leuarfi,ò non leuarfi,haueua da un lato vna giouane belliftima,fin taper Minerua, che có vna mano gli moftraua la fama inalto,& con l’altra lo. eccitaua à feguitarla:ma l’ozio,e la pigrizia che erano dietro al giouane fi afta ticauano per ritenerlo, a bado era vna figura con vifo maftinotto,e piu di fer uo, e d’huomo plebeo, che di nobile, laquale haueua alle gomita attaccate due lumachegrofte,efi ftaua a sedere fopra vn Granchio: Seapprello haue- ua vu’altrafiguracon le mani pienedi papaueri.queftainuenzióenellaquale fono altre belle fan rafie,e particolari: e laquale fu condotta da Giouanfranc* con eftremo amore,e diligenza ferue per tedierà d’una lettiera di quel signo re in vn fuo amen illimo luogo detto sanca Maria ftella,predo àVerona.dipin le il medefimoal Conce Raimondo della torre tutto vn camerino didiuerfe ftorie in figure piccole. e perche fi dilettò di far di rilieuo, e non {blamente modegli per quelle cofe,chegh bifognauano,e peracconciar panni addofto ma altre cole ancora,per luo capricciose ne veggiono alcune in cala degl’he redifuoi,e particolarmente vna ftoria di mezzo rilieuo, che non.e fe non ra- gioneuole. lauorò di ritratti in medaglie, Se feneveggiono ancora alcuni,co me quello di Guglielmo Marchefe di Monferrato,ilquale ha per rouelcio vn Hercole.cheamazza ; . . . con vn motto^hedice, monftra domat.
ritratte di pittura il Conte Raimondo della torre j Metter Giulio fuo fratello e Mefter Girolamo Fracaftoro .ma fatto Giouanfrancefco vecchio, cominciò àireperdendo nellecofedell’arte, come fi può vedere in santa Mariadella Scala ne’portegli degl organze nella tauola della famiglia de’ Moui, doue è vn depofto di Croce,& in santa Naftafia nella espella di san Martino, heb- befempreGiouanfrancefcogi andeopinionedi le, onde non harebbe mesto in opera,per cofa del mondo,cola ritratta da al tri,perche volendogli il ve (couo fcouo Giouan Matteo Giberti far dipignere in Duomo nella capella grande alcune ftoric della Madóna, ne fece fare in Roma à Giulio Romano fuo ami ciflìmoi difegni,ertendo Datario di Papa Clemente fettimo. ma Giouanfra- cefco,tornato il Vefeouo à Verona non volle mai mettere que’difegni in ope ra. la doue il Vclcouo sdegnato gli fece fare a Francefco detto il Moro.coftui er.rd’openione, nein ciò fi difcoftauadal vero, cheil vernicarele tauolelc guaftafle,e lefacefle piu torto,che non farieno,diuenir vecchie: e per ciò ado pcraua,lauorando la vernice negli fcuri,e certi olii purgati .e cofi ftt il primo che in Verona facerte bene i paefi,perche fene vede in quella citta di fua ma- ho,che fono belliflìmi. finalmente', ertendo Giouanfrancefco di 76. anni, fi mori come buon chriftiano, lafciando aflai bene agiati i nipoti, e Giouanni Caroti fuo fratello, ilquale, ertendo fiato vn tempo à Vinezia, dopo hauerc attefo all’arte lotto di lui, fe n’era apunto tornato à Verona quando Giouan francefco pafsò all’altra vira:ecofi fi trouò con i nipoti à vedere le cofe che loro rimafero dell’arte, fra le quali trouarono vn ritratto d’vn vecchio arma to,benirtìmo fatto,e colorito, ilquale fu la miglior cofa, che mai fòrte ueduta di mano di Giouanfrancefco, Se coffvn quadretto, dentroni vn deporto di croce,che fu donato al signor Spitech,huomo di grande autorità apprerto al Redi Pollonia,il quale allora era venuto àcero bagni, che fono in fui Vero4 rieie. fu fepol to Gtouanfrancelco nella Irta capella di san Niccolo nella Madonna dell’Organo,che egli haueua delle file pitture adornata.
Giouanni Caroti fratello del detto Giouanfrancefcode bene’feguitòla ma nieradel fratello, egli nondimeno elercitò la pittura con manco reputazio- rié. dipinfe coftui lafudetta tauola della capella di san Niccolo,doue è la Ma donna fopra le nuuole,c da ballò fece il luo ritratto di naturale,e quello della Placida fila moglie. fece anco nella chiefa di san Bartolomeo, all’altare degli Schioppi, alcune figurette di sante, e vi fece il ritrato di Madonna Laura celli Schioppi, che fece fare quella capella, e laquale fu non meno per le file virtù, che per le bellezze celebrata molto da gli fcrittori di que’ tempi. fece anco Giouanni acanto al Duomo in san Giouanni in fonte,in vna tauolctta piccola vn san Martino,? fece il ritratto di Mefler Marcantonino dellaTorre quando eragiouane, ilquale riufa' poi perfonalitterara,& hebbepubliche letture in Padoua,&in Pallia,& cefi anco Mefler Giulio, lequali terte fono in Verona apprerto degl’heredi loro. al priore di san Giorgio dipinfe vn qua dro d’vna Noftra D6na,che come buona pittura,è fiato poi fempre, e fta nel la camera de’priori. in vn quadro dipinfe la trasformazioned’Ateone in cer uio,per Brunetto Maeftro d’Organi, ilquale la donò poi à Girolamo Cicogna eccellentericamatore,& ingegniere del Vefeouo Ghiberti,& hoggi l’ha Mefler Vincenzio Cicogna fuo figliuolo, difegno Giouanni untele piante dell’anticagliedi Verona,egl’archi trionfali,e il Colofleo,riuirte dal falconet to archi rettore Veronef e, per adornarne il libro dell’antichità di Verona, il quale hauea fcritte, Se cauatedaquelleproprieMeflerTorelloSaraina , che poi mifein ftampail detto libro, che da Giouanni Caroto mi fu mandato à Boi ogna,doue io allora faceua l’opera del refettorio di san Michele in Bo/co, ìnfieme col ritratto del Reueiendo Padre don Cipriano da Verona, che due volte/volte fu gnalcde*Monaci di mòte Oliucto,accio io mene Icruiffi, come fcc»,in vna di quale tauoie. ilqualc ritratto mandatomi da Giouanni è hoggi in ca fa mia in Fiorenza,con altre pir.di- mano di diuerfi maeftri. Giouanni finalmente d’anni fellanta in circa, ellendo viuuto lenza figliuoli,& lenza ambizione^«: con buone raculta,fi mori,ellendo mol to lieto, p vedere alcuni Tuoi difcepoli in buona reputazione,ciò è Anlelmo Canneri, e Paulo Veronefe, che hoggi lauora in Vinezia,& è tenuto buon maertro. Anfelmo ha lauora iomoJteopeteàolio,&infrelco,eparticolarmenteallaSoranzain fulTefi- no, & à Cartel Franco nel palazzo de’Soranzi, in altri molti luoghi .e piu cheahrouc in Vicenza. ma per tornare à Giouanni,fu lepolto in santa Maria delTOrgano,douehaueua dipinto di Tua mano la espella.. , i
Francefco Torbido,detto il Moro pittore Veroncfeimparo i primi pria» cipii dell'arte elìédo ancor giouinetto,da Giorgioneda Cartel Franco, ilqua le immite poi lempre nel colorito, e nella morbidezza, ma ellendo il Moro eputuoin fuH’acquiftare,venuto à parole con non lo chi,lo conciòdi manie ra,che fu forzato partirli di Vinezia,e tornareà Verona. dotte difmella la pie tura,pcr elfere alquanto manefeo,epraiicare con giouani nobili, li come colui ,cheeradi bomflime creanze,ftette lenzaellercitarfi vn tempo , e coli pra ticando,fra gl’ahri con i Conti Sanbonifazii, Òc Comi giudi, famiglie lllu- rtri di Verona,h fece tanto loro domeftico, che non foto habitaua le cale loro,ccmele in quelle fu (Te nato; ma non andò molto, che il Conte Zenoello Giufti gli diede vna Ina naturale figliuola per moglie, dadogli nelle proprie cafe vn’apparamen to comrr.odo,per lui,per la moglie,e per i figli,che gli nac. quero. dicono,che Francefco dando a i lèruigi di que’signorii portauascm- preii Lapis nella fcarfella, de in ogni luogo doue andana, pur che n’hauelle agio,dipigneaqualchetefta,oaltrolopralemura. perche il detto Conte Ze nouello,vedendolo tanto inclinato alla pittura,alleggeritolo daltri negozìi, fece come generofo signore,ch’egli li diede tutto all’arte, e perche egli li era poco meno,che feordato ogni cola, fi mile, col fauor’di detto signore, lotto Liberale allora famolodipintore,eminiatore.ecofinon lalciando mai di praticare col maeftro, andò tanto di giorno in giorno acquiftando, che non ìblo fi rifuegliarono in lui le cole dimenticate, ma n’hebbe in poco tempo ac quiftare tanto dell’altrequantc badarono à farlo valent’huomo. ma è ben ve rojche fe bene tenne fempre la manie ra di Liberale, immito nondimeno nel la morbidezza,&: colorite sfumato Giorgionefuo primo precettore, parendogli,che le cofedi Liberale,buone p altro, hauellero un poco del lecco. Li beraleadunque. hauendo conofciuto il bello fpiritodi Francefco,gli pofe tanto amore,che venendo a morte lo lafcioherede del tutto, e l’amò fempre come figliuolo; e coll morto Liberale,e rimafo Francefco nell’auiamento, fe ce molte cofe,chelono per le cafe prillate, ma quelle che lopra l’alt re merita no ertere comendate,elono in Verona, fono primieramente la capella mag- gioredel Duomo, colorila a frelco. nella uolta dellaquale fono in quattro gran quadri,laNatiuita della Madonna, la prefentazioneal tempio. in quello di mezzo,che pare, chesfondi, fono tré Angeli in aria, che feortano al linfu,e tengono vna corona di delle, per coronar la Madonnalaqualeèpoi
nella/nella Nicchia,accompagnata da molti Angeli mentre è assunta in cielo, egl" Apoftoli in diuerie maniere,e attitudini guardano in fu. iquali Apoftoli io- no figure il doppio piu,che il naturale.e tutte quelle pitture furono fatte dal Moro col difegno di Giulio Romano, come volle il Veicouo Giouan Matto Giberti, che fece far queft’opera, &fu come fi è detto amiciilìmodel detto Giulio.appreilo dipinfe il Moro la facciata della cafa de’Manuelli,fondata (opra laipalla del potè nuouo: e la facciata di Torello Seraina dottore, ilqua le fece il fopradetto libro dell’an tichità di Verona. Nel Friuli dipinfe fimilmé te a frefeo la capella maggiore della Badia di Rofazzo per lo Veicouo Giouan Matteo,che l’haueua in comenda,e riedificò,come signor dabene, e uerame te relligiofo, efiendo fiata empiamentclafciata,come le piu firitrouano elle re,in rouina da chi auanti a lui l’haueua tenuta in comenda,&attefo a trarne l’entrate, fenza {pendere vn picciolo in feruigio di Dio, e della chiefa. a olio poi dipinfe il Moro in Verona,& Vinezia molte cofe. Se in santa Maria in Or gano fece nella facciata prima le figure,che ui fono a frefeo. eccetto l’A ngelo Michele,Se l’Angiolo Raffaello, che fono di mano di raulo Cauazzuola, Se à olio fece la tauola della detta capella, doue nella figura d’un san Iacopo ritraile mefier Iacopo Fontani,chela fece fare, oltrela Nofira Donna, Se altre bellifiìme figure, e fopra la detta tauola in vn femicirculo grande quanto il foro della capella, fece la trasfigurazione del signore, e gl’A portoli à bailo, chefurono tenute delle migliori figure,che mai faceife. in santa Eufemia alla capella de’Bombardieri fece in vna tauola santa Barbara in aria,enei mezzore da bailo vn santo Antonio con la mano alla barba, che è vna belliifima tefia,edall'altro lato vn san Rocco fimilmente tenuto bonilììma figura, on de meritamente e tenuta queft’opera,per lauorata con eftrema diligenza, Se vnione di colori, nella Madonna della Scala all’altare della santificazione fece vn san Bartiano in vn quadro,à concorrenza di Paulo Cauazzuola, che in vn’altro fece vn san Rocco, e dopo fece vna tauola, che fu portata à Bagolino, terra nelle montagne di Breicia. fece il Moro molti ritratti, enei vero le fue tefte fono belle àmarauiglia,e molto fomigliano coloro, per cui fon fac te. in Verona ritraile il Conte Francefco san Bonifazio, detto per la grandez v za del corposi Con t : lungo: Se vno de’Franchi,che fu vna certa ftupenda. ri traile anco mefier Girolamo Verità, mapercheil Moroeraanzi lungo nelle fue cofe,che no, quello fi rimafeimperfetto.ma nondimeno cofi imperfetto c apprefloi figliuoli di quel buon signore, ritraile anco oltre molti altri, Moniignor de’Martini Viniziano Caualier di Rodi ; Seal medefimo vende vna reità marauiglioia per bellezza, Se bontà, laquale haueua fatta molti anni prima,per ritratto d’vn gétil’huomo Viniziano, figliuolod’uno allora Ca pitano in Verona. laquale tefta,per auarizia di colui,che mai non la pagò, fi rimafe in mano del Moro,che n’accomodò detto Moniignor Martini, ilquale fece quello del Viniziano mutare in habito di pecoraio,ò pallore, laquale te (la,che è cofi rara,come qual fi voglia, vfei ta da altro ar tefieeje hoggi in cala gl’heredi di detto Monfignore,tenuta,e meritamente,in fomma venerazione. ritraile in Vinezia Mefier Aleifandro Contarino, procuratore di s. Mar co,c proueditore dell’armata: e Mefier Michele san Michele, per vn fuo ca- rifiìmo amico,che portò quel ritratto ad Oruietoiet vn altro fi dice,che ne fc/cedei medefimo meder Michele Architetto che è.horaappreflb meflerPatl lo Ramulìo figliuolo di mefier Giouambatifta. ritraile il Fracaftoro celebra tifsimo poeta ad inftanza di Monfignor Giberti, che lo mandò al GIOUÌO , il quale lo pofe nel luo Mufeo. fece il Moro molte altre cole, delle quali non ac cade far menzione, come che tutte fieno dignillìme di memoria, per edere flato cofi diligete coloritore quanto altroché viuerte à tempi fuoi,Se per ha- ueremello nelle fue opere molto tempo, efatica.anzi tanta diligenza eram lui, come fi vede anco tal’orain altri, che piu rodo gli daua biafimo. attelo, che tutte l’opere accettaua,e da ognuno l’arra,e poi le finiua quando Dio vo leua. e fecofi fece in giouanezza,penfi ogni huomo quello ,chedouettc fare ncgPvlrimi anni,quando alla fua naturai tardità,s’aggiunfè quella, che porta (eco la vecchiezza, per lo quale fuo modo di fare, hebbe spedo con molti degi’impaccijSe delle noie piti che voluto non harebbe. onde modofi à com paihoncdilui meder Michele san Michele,fe lo tirò in càia in Vinezia ,elo trattò come amico,e uirtuofo.finalmente richiamato il Moro da i Conti Giu fti, fuoi vecchi padroni in, Verona fi moriapprefso di loro nei bellidìmi palazzi di santa Maria in Stella,e fu fepolco nella chiedi di quella villa,efsendo accompagnato da tutti quegli amoreuolidìmi signori alia fepoltura*, anzi riporto dalle loro proprie mani con affezzioneincredibile, amandolo erti come pad» e, fi come quelli,che tutti erano nati,ecrefciuti, mentre che egli fta- ua in cala loro, fu il Moro nella fua giouanezza deftro.e valorofo della perlo na,e maneggio benifiìmo ogni forte d’arme, fu fedelidìmo agl’amici, Se patroni fuoi , Se hebbe spirito in tutte lefue azzioni .hebbe amici particolari meder Michele san Michele Architetto, il Danefe da Carrara scultore eccel lente,Se il moltOReuerendo,e dottiflìmo fra Marco defedici, ilquale dopo i fuoi ftudii andarla fpefso à ftarfi col Moro,per vederlo lauorare, e ragionar fe co amicheuolmente,per ricrear l’animo,quando erartracco negli ftudi.fu di fcepolo,Se genero del Moro(hauendo egli hauuto duefigliuole)Battifta d’A gnolo,che fu poi detto Battiffa del Moro, ilquale, fe bene hebbe che fare vn pezzo,peri heredita,clie gli lafciò molto intrigata il Moro,halauorato non dimeno molte cofe, che non fono fe non ragioneuoli. in Verona ha fatto vn sanGiouambatifta,nella chiefadelle Monachedisan Giufeppo : Seafrefco in santa Eufemia nel tramezzo fopra l’altare di san Paulo, l’hiftoriadi quel santo,quandoconuertitodaChrifto,s’apprefentaad Anania.laqualeope- ra fe ben fece, eflendo giouinetto è molto lodata, a i signori Comi Canofli dipinfe due camere, et I vna fala due fregi di battaglie molto belli,e lodati da ognuno .in Vinezia dipinfe la facciata d’vnacafa vicina al Carmine, nómol to grande, ma ben molto lodata : doue fece vna Vinezia coronata, e fedente lopravn Lione, infegnadi quella Republica. Camillo Triuifano dipinfe la facciata della fua cafa à Murano, So infieme con Marco fuo figliuolo dipinfe il cortile di dentro,d’hiftoriedi chiaro feuro bellillìme. Se à concorrenza di Paulo Veronefe dipinfeneilamedefimacafa vn camerone,cheriufci tanto bello, che gl’acquifto molto honore, e vtile. ha lauorato il medefimo molte cofedi Minio*, Se vltimamente in vna carta bellifsimavn santo Euftachio, che adora Chrifto,apparitegli fra le corna d’vna Cerniate due cani appreflo che non portono edere piu belli ; oltre vn paefe pieno d’alberi, che andando pian piano a!ontanadofi,e diminuendo, c cofa rariflìma. quella carta è fiata lodata fommamenteda infiniti, che l’hanno veduta, e particolarmentedal Danefe da Carrai a,che la vide trouandofi in Verona à metter in opera la cà
pellade’signoriFregofi,cheècofa rariflìma, fra quante ne fieno hoggi di in Italia, il Danefe adunque,ueduta quefla carta, reflò flupefatto per la fua bel
lczza,e perfuafe al fopradetto fra Marco defedici fuo antico,e fingolarc ami co,che per cofa del mondo non fe la lafciafTe vfcir di mano, per metterla fra
l’altrefue cofej:are,chehain tutte le profeffioni. perche hauendo intefo Bac ti (la,che il detto padre n’haueuadifiderio, per la flefia amicizia, laquale fa-
pea,chehaueuacon il fuo fuocero tenu ta,glie le diede,e quali lo sforzò, pre Lente il Danefe,ad accettarla, ma nondimeno gli fu di pari cortefia quel bu5
padre non ingrato, ma perche il detto Batrifla,e Marco fuo figliuolo fono vi’ ui,e tutta uia vanno operando, non fi dira altro di loro alprefente*
Hebbe il Moro vn’aìrro difcepolo,chiamato Orlando Fiacco, ilquale c riu fcito buon maeflro,emoltopratico in far ritratti,come fi uedein molti,che
n’ha fatti bellillìmi,e molto limili al naiurale.ritrafie il Cardinal Caraffa nel fuo ritorno di Germania, e lo rubo à lume di torchi mentre, che nel vefco-
uadodi Veronacenaua’efn tanto Limile al vero,che nò fi farebbe potuto mi gliorare. ritraile anco,e molto viuamente,il Cardinal Lorena quando vene
do dal concilio di Trento patto per Verona nel ritornarfi a Roma : coli li due Vefcoui Lippomanidi Verona, Luigi il zio, 8c Agollinoil nipote,iquali
ha horain vn fuo camerino il Conte GiouambatittadellaTorre.ritraflemtf fer Adamo Fumani Canonico,egentil'huomoliterarittìmodi Verona,mef-
fer Vincenzio de’Medici da Verona, e Madonna Jfottafuaconfortein figu-radisantaHelena;e mettcrNiccolo lor nipote, parimenreha ritrattoli Con
te AntoniodellaTorréjilConteGirolamo Canotti,&il Conte Lodouico,&: il Conte Paulo fuoi fratelli,e il signor A fior Baglioni Capitano generale di
tutta la caualleria leggieradi Vinezia,&gouernatore di Verona,armato d’ar me bianche,e bellittimo,&la fua conforte,la signora GineuraSajuiati.fimiì
mente il palladio Architetto rariflìmo,&: molti altri. e tutta uia ua feguitan do.perfarfi veramente vn’Orlando nell’arte dellapitturàjcome fu quel pri-
mo gran Paladino di Francia» ■
ZJita di Jrancefco JVLonfìgnori pittore Veronefe.
Ssendofi fempre in Verona dopo la morte di fra Iocondo dato flraordinariamente opera al difegrio.vi fono d’ogni tempo fio
riti huomini eccellenti nella pittura,e neH’Archirettura,come oltre quello,che fi è yeduto adietro, fi vedrà hora nelle vuedi
Francefco Monfignori,di Domenico Moroni, e Fracefco fuo fìgliuolojdi Paulo Cauazzuola,di Falconetto Architettore j e ultimamente
di Francefco,e Girolamo miniatori, Francefco Monfignoti adunque,figliuolo d’Alberto, nacque in Verona l’anno 1455. e creici uto che fu, dal padre ilquale fi era fempre iniettato della pitturale bene non i’haueua efercitata fc non per fuo piacere,fu con figliato a dar’opera al difegno. perche andato a Mantoa a trouarc il Mantegtia, che allora I quella citta lauoraua,fi affaticò di manierajpin to dalla fama del fuo precettore,che non pafsò molto,che Francefco,fecondo Marchefedi Mantoa,dilettandofi oltre modo della pi tturajo tirò apprcflo di fejgli diede l’anno 1487. vna cafa per fuo habitare in Mantoa,& aflegnò prouifionehonora- ta. de i quali benefìzii non fu Francesco ingrato , perche ferui fempre quel si gnore,con fomma fedeltà,& amoreuolezza, onde fu piu l’un giornosche Fai tro amato da lui,e beneficato . in tanto che non fapeua ufeir della citta il Mar chefe,lenza hauere Francefco dietro, e fu fen rito dire vna volta, che Ftance- feo gli era tanto grato quanto lo fiato proprio, dipinfecoftui moltecofeaql signore nel palazzo di san Scbaftiano in Mantoa: & fuori nel Cartel di Gon zagha, e nel beìliifimo palazzo di Marmitolo. &in quello hauendo, dopo moltealtreinfinite pitture,dipinto Francefco l’anno 1499. alcuni trionfi,e molti ritratti di gentil'huomini della corte,gli donò il Marcitele,la vigilia di Natale,nel qual giorno diede fine àquell’opere, vna pofiefiìonedi cento capi fui Mantoano,in luogo detro la Marzotta, con cala da signore,giardino, praterie,Se altri commodi bellilTìmi. a coftui,elIendo eccellenrifsimo nel ri- tfarre di naturale,fece fare il Marchefe molti ritratti,di fo fiefIo,de’figliuoli, cd’altri molti signori di cafa Gonzaga,iquali furono mandati in Francia, ÒC in Germania a donare àdiuerfi Principi. in Mantoa ne fono ancora molti come è il ritratto di Federigo Barbaroifa Imperador’. del Barbarigo Doge di Vinezia,di Francefco Sforza. Duca di Milano, di Mafsimiliano Duca pur di Milano,chemori in Francia . di Mafsimiliano lmperadore: del Signor Her- cole Gonzaga,che fu poi Cardinale,del Duca Federigo fuo fratello, ellendo giouinetto: del Signor GiouanfrancefcoGonzaga,di mefier AndreaMante- gna pittore,e di molti altri,de'quali fi ferbò copia Francefcoin cartedi chiaro leuro,le quali fonohoggiin Mantoa apprefìogl’heredi fuoi. nella qual cit ta fece in san Francefco de’Zoccholanti, foprail pulpito,san Lodouico,esan Bernardino,che tengono in vn cerchio grande, vn Nome di Gief u. e nel refettorio di detti frati,è in vn quadro di tela grande quan to la facciata da capo il Saluatore in mezzo ai dodici Apoftoli in profpcttiua,chefon bellifsimi,et fatti con molteconfiderazioni:infrai quali eGiudatraditorecon vifo tutto difierétedagl’altri,&: có attitudine ftrana:egl’altri tutti tntéti aGiefu,chepar Ja loro,efsédo vicino alla fua pafsione.dalla parte deftradi queft’opa è vn san Frane, giade quatoil naturale, cheèfigura bellis.echerapprefentanel vifo la santimonia fterta,eqlla,chefu propria di qlfantifsimo huomo.ilqualesa- to preféta àChrifto il Marchefe Francefco, che gli è a piedi inginocchioni ritratto di naturale cò vn saio lugo,fecódo lufo di q’tempi, faldato e crefpo, 6c cò ricami a croci biache,crtendo forfè egli allora Capitano de’Viniziani. aua ti al Marchefe detto èritratto il fuo primogenito,che fu poi il Duca Federigo allora fanciullo bellis. co le mani giu te. dall’al tra parte è dipinto vn s.Bernar dino fimile in bota alla figura di s.Frac. ilquale fimilmeteprefenta a Chrifto il Cardinale Sigismodo Gózaga,fratello di detto Marchefe,in habito di Cardinale,e ritratto anch’egli dal naturale,col rocchetto,e porto ginocchioni^ innazi a detto Cardinale,che è bellis. figura,e ritratta la S.Leonora,figlia del detto Marchefe allora giouinerta, che fu poi Ducheflad’Yrbino, laquale opa tutta/tutta è tenuta dai piu ec. pittori cola marauiglio(a\ dipinfcil medefimo vna tauola d’vn s. Sebadìano,che poi fu meda alla Mad. delle grazie fuor di.Man toa.‘& in qfta pofeogni edremadiligéza,c vi ritraile molte cofedal naturale» dicefi,che andado il Marcitele à vedere lauorarc Frane, métre faceua qft’opa (come spedo era vfato di fare)che gli didej Frane, e’fi vuole in tare qdo santo pigliare l’ellempio da vn bel corpo, a che rifondendo Frane» io vo immitan do vn fachino,di bella plona,ilqual lego amio modo per fare l’opera natura le,(òggiunte il Marchefe.le membra di quedo tuo santo non fomigliano il ve ro, perche non moftrano effere tirate per forza, ne quel timore, che fi deue imaginare in vn’huomo legato,e (aettatotma doue tu uoglia mi da il cuore di inoltrarti qllo che tu dei fare, p cópiméto di qda figura.anzi ve ne prego Sig* dide Fra.& egli,come tu habbi qui il tuo fachino legato.fammi chiamare,&C io ti modrero qllo,che tu dei fare, quàdo dunq; Irebbe il leguéte giorno lega to Frane, il fachino in qlla maniera,che lo volle,fece chiamare fegretaméccil Marcitele,nó però (apédoqllo,che hauede in animo di fare.il Marcitele dun que vlcito d’una llàza,tutto infuriato có vna Baleltra carica, corfe alla volta del fachino,gridado ad alta voce,traditore tu fe morto, io t’ho pur colto do- tie io voleua,& altre limili parole, lequali vdédo il caitiuellolachino,e teneri dofi morto,nel volere ròpere le funi có le quale era legato,nell’aggrauarfi lo pra qlle,e tutto edendo sbigottito,rapprefentò veramentevno, che hauede ad edere saettato,modrado nel viloil timore,3c l’horrore della morte,nelle mébra diracchiate,e dotte,per cercar’ di fuggire il pericolo. ciò fatto dille il Marchefe à Frane, eccolo acconcio come ha da dare.il rimanete farai p te me delìmo.ilche tutto hauédoqdo pittore cófiderato,fece la fua figura di quella miglior pfezzione,che fi può imaginare. dipinfe Frane, oltre molte altre co- fe,nel palazzo di Gonzaga la creazione de primi Sig.di Mantoa;ele giodre, che furono fatte in tu-lla piazza di s. riero,laquale ha quiui in profpettiua.has uendo il gran Turcho, per vn luo huomo mandato a prefentareal Machefe vn bellilsimo cane,Yn’arco,òc vn Turcado, il Marchefe lece ritrarre nel detto palazzo di Gonzaga il cane,il Turcho,che l’haueua códotto, c l’altre cofe♦ ejcio fatti) volédo vedere fe il cane dipinto veramente fomighaua, fece códur revnode’fuoi cani di corte nimicilsimo al cane Turcho,la doue era iidipin toilepra vn bafar.reto finto di pietra.quiui dunque giunto il viuo^ todo che iride il dipinto,non altrimenti,chele uino dato fude,e quello dedò,che odia- ua a morte,fi lanciò con tato impeto, sforzando chi lo leneua, p adentarlo I ehepercofloil capo nei muro tutto fe lo ruppe, fi raccóta ancora da perfone, che furono prefen ti,che hauédo Benedetto BarÓi nipote di Fràc.vn quadret todi lua mano, poco maggiore di 2. palmi, nelqualeédiplta vna Mad. dolio dal petto in fu quafi quato il naturale,&in cato abafio il puttino,dalla (palla in fu,che co vn braccio defo in alto da in atto di carezzare la madre;fi raccon tadico, che quando era l’Imperatore padrone di Verona, edendo in quella, citta don Alonlo di Cadiglia, & Alarcone famcfifsimo Capitano, per fila Maedd, e per lo Re Catolico, che quedi signori, edendo in cala del Conte Lodouico da Sello Vercncle.dillero haueregran difideriodi ueder quedo quadro: perche, mandato per eflo, fi dauano vnaleracontéplandoloà buó lume , & amirando l’artificio dell’opera quando la Signora Chaterina ~ ’ moglie/moglie Hel Góte,andò doue erao que’signori,có vno HeTuo figliuoli,ilquale haueua in mano vno di quegli vccelli verdi,che à Verona fi chiamano Terra zi »perche fannoil nido in terra,e fi auezzano al pugno comegli fparuieri.. auenne adunque,dando ella cogl’altrià contemplare il quadro,che quell’vc cello,veduto il pugno,& il braccio diftefo del bambino dipinto, volò per fai rami {opra : ma non li efiendo potuto attaccate alla tauola dipinta, e perciò caduto in terra,tornò due volte,per pofarfi in fui pugno del detto bambino dipinto,non altrimenti,chefe fülle dato vn di que’putti viui ,che Telo tener nano Tempre inpugno. di che dupefatti que’signon,vollono pagar quel qua dro à Benedetto gran prezzo,perche lo defle loro: ma non Tu pollibile per ni unaguiTacanargjielodi mano, non molto dopo, efiendo i medefimi dietro à farglielo rubar’ vn di di san Biagio in san Nazzaroà vna Teda,perche ne fu fatto auertito il padrone,non riufei loro il difegno. dipinfe Francefco in san Polo di Verona vna tauo!aàguazzo,cheèmolto bella, & vn’alrra in san Ber nardino, allacapellade’Bandi bellifsima. in Mantoa lauorò per Verona m vna tauola che è alla capelia,doue èfepolto san Biagio,nella chiefa di san Na zarode’Monaci neri,due bellifiìmi nudi, & vna Madonna in aria col figliuo lo in braccio,Òc alcuni Angeliche fono marau igliofe figure, fu Francefco di santa vita,e nimicod’ogm vizio,intanto,che non volle mai non che altro,di pignereoperelafciue,ancor che dal Marchefe ne fufie molte volte pregato. e limili à lui furono in bontà 1 fratelli,come fi dira à Tuo luogp. finalmente F14 ceTco,efiendo vecchio,e patendo d’orina:con licenza del MarcheTe,e per có- lìglio di medici andò con la moglie, &c con feruitori à pigliar l’acqua dc’ba- gni di Caldero fui Veroncfe:ladoue,hauendo vn giorno preTa l’acqua,fi ladio uincere dal Tonno,e dormi alquato,hauendolo in ciò, per compaffione compiaciuto la moglietonde fopiauenutagli,median te detto dormire,che è. pcftifero achi piglia quell’acqua,vna gran Tebre,fini il corfo della vita a due. di di Lùglio 151^.fiche efiendo lignificato al Marchefe,ordinò fubito,pervn corriere,che fi corpo di Francedo Tulle portato a Mantoa,&cofi fu Tatto,qua fi contra la volontà de’ Verone!!. doue Tu honoratifiìmamen te foltenato in Mantoa,nellafepolturadellacompagniasegretain san Francedo. vifie Fran cefcoanni 64. ócvn Tuo ritratto, che.hamefler Fermo, fu fatto quando era danni cinquanta, furono fatti in fin lode molti componimenti, & pianto dachiunche lo conobbe , comevirtuofo, esantohuomo, chefu.hebfc>epec moglie madóna Francefca Gioachini Veronefe, ma non hebbe figliuoli, il maggiore di tre fratelli, che egli hebbe, fu chiamato Monfignore, e perche era pcrfonadi belle lettere,hebbe in Mantoa uffiziidal Marchefe, di buone rcnditc,per amordi Francefco.coflui vific ottanta anni,eladiò figliuoli,che tengono in Mantoa viua la famiglia de’Monfignori. l’altro fratello di France- feo-hebbe nome al secolo Girolamo,e fra 1 Zoccolati di san Fiacefco fra Che rubino,e.fu bellilfimo feri ttore,e miniatore.il terzo,che fu frate di san Dome nico,ofiòruante,e chiamato fra Girolamo,volle per humilràefierconuerfo, & fu non pur’di santa,e buona vita,ma anco ragionatole dipintore, come fi vede nel conuentodi san Domenico in Mantoa,doue,ohreaH’altre cofe,fe- ce-nel refettorio vn belhfsimo cenacolo,e la paifione del Signore, cheper la morteina rimale imperfetta, dipinkfi medefimo quel bellillìmo Cenacolo/che è nel rifettorio de’monaci di san Benedetto,nella ricchiffima Badia, che hanno in fui Mantoano.Isan Domenico fece Falcare del Rofaio:&in Verona nel conuentodi santa Naflafiafeceafrefco vna Madonna, san Remigio Vefcouo,e santaNaflafia,nel fecondo chioflro ; e fopra la feconda porta del Martello,in vn’archetto vna Madonna,san Domenico,e san Tommafo d’A quino,e tutti di pratica, fu fra Girolamo perfonafemplicillìma, e tutto alieno dalle cofe del mondo,e Bandoli in villa à vn podere del conuento,per fug gireogni ftrepito,&: inquietudine,teneuai danari,chegl’erano mandati del l’opere,de’quali fi feruiua à comperare colori,& altre cofe,in vna fcatola fen za coperchio appiccataci palco,nel mezzo della fua camera. di maniera, che ognuno, che volea, potea pigliarne . e per non fi hauere à pigliar noiaogni giorno di quello,che hauelle à magiare,caceua il 1 unedi vn caldaio di fagiuo li,per tutta la (ettimana. venendo poi la pelle in Manroa,& efiendo gl’infer mi abbandonati da ognuno,come li fa in fimili cafi ,fra Girolamo, non da al tro mollo,che da fommacharira,non abbandonò mai i peneri padri ammòr batijanzi con le proprie mani gli leruilempre;& cefi, non curando di perde re la vita per amore di Dio, s'infettò di quel male,e mori di fefiantaanni, co dolore di chiù n che lo conobbe, ma tornando àFrancelco Mcnfignori, egli ritralle,ilchemi fi era di fopra Icordato,il Conte Hercole Giulli Veronefe, grandedi naturalecon vna Roba d’oroindoflo, comecoftumauadi portare, che è bellillimo ritratto, come fi può vedere incafail Conte Giullofuo figliuolo, * •
Domenico Moroni,ilquale nacque in Veronacirca l’anno 1450. imparò l’arte della pittura da alcuni,chefuronodilcepoli di Stefano,edall’operc,che egli vide,e ritraile del detto Stefano,di Iacopo Bellini,di Pifano, & d’altri, e per tacere molti quadrighe fece, ficondo l’ufo di que’tempi,che fono ne’mo nafteri,e nelle cale di priuati,dico ch’egli dipife àchiaro leuro di terretta ver de,la facciata d’una cafa della comunità di Verona fopra la piazza detta de’Si gnori,doue fi veggiono molte fregiature,Se bilione antiche,con figure,e ha biti de’tempi adietro molto bene accomodati. ma il meglio, che fi veggia di man di collui è in san Bernardino il Chrillo menato alla croce,con moltitudine di gente,e di caualli,che è nel muro lopra la capella del monte della pietà,doue fece Liberale la tauola del depollo con quegl’Angeli, che piangono* al medefimo fece dipignere dentro,e fuori la capella,che è vicina aqlla carie chezza d’oro,e molta fpefa,m. Niccolo de’Medici Caualiere,ilquale era in q tempi {limato il maggior ricco di Verona;& ilquale fpefe molti danari in ai tre opere pie,fi come quello,che era à ciò da natura inclinato. quello gentil’ huomo,dopo hauer molti monafterii,echiefe edificato,ne lafciato quafi luo go in quella citta,oue non faceffe qualche fegnalata fpefa in honore di Dio, fi elefie la fopradetta capella per fua fepoltura: negl’ornamenti della quale fi lerui di Domenico allora piu famofo d’altro pittore in quella citta, efiendo Liberale a Siena. Domenico adunque dipinfe nella parte di dentro di quella capella,Miracoli di santo Antonio da Padoa,a cui è dedicala, e ui ritraile il detto Caualiere in vn vecchio rafo col capo bianco, lenza berretta, con
velie lunga d‘oro,come coilumauano di portare i Caualieri in que’tempi. la ' quale/quale opera, per co (a infrefco c molto ben difegnata,e condotta. nella volta poi di fuori,che erutta meda à oro, dipinfc in certi tondi i quattro Euangelt- fti. e nei piladri dentro,c fuori fece varie figure di santi* e fral’altresanta Eli fabetta del terzo ordinedi san Francefco,santaHelena, es?.ntaChaterina > che fono figure molto belle,e per difegno, grazia, e colorito molto lodate. quell’opera dunque può far fede della virtù di Domenico, e della magniticé zadiquel Caualiere. mori Domenico molto vecchio, e fu lepolto in san Bernardino doue lono le dette opere di fua mano, lafciado herede delle facul ta, e della virtù fua. Franc.Morone Ino figliuolo,il quale hauendui primi principii dell’arte apparati dal padre, s’affaticò poi di maniera, che in poco tempo riufci molto miglior maeftro, che il padre (lato non era; come l’opere,che fece a concorrenza di quelle del padre chiaramen tenedimolh'ano.dipinleadunque Francefco fotcol’opera di luo padre all’altare del Monte nella chiefa detta di san Bernardino a olio le portelle,che chiuggono la tauoladi Liberale, nelle quali dalla parte di dentro fece in vna la Vergine,e nell’altra san Giouanni Euangclida grandi quanto innaturale, e bellidìme,nellefaccie,che piangono,ne i panni,ein turtel’altre parti, nella medefima capelladipinfe a ballo nella facciata del muro-,che fa capo al tra mezzodì miracolo,che fece J! Signore de i cinque pani,e due Pefci,che saziarono le turbe: doue fono molte figure belle, e molti ritratti di naturale: ma (opra tutteèlodato vn san Giouanni Euangehda,che è tutto fuelto, c volge lereni in parte al popolo . appiedo fece nell’i (ledo luogo allato allatauola, re i vani del muro,laquale è appoggiata vn san LodcuicoVefcouo,e frate di san Fràcefico;&un’altrafigura.enella volta in vn tondo,che fora, certe tede, chefcortano .equedeopere tuttefonomolto lodatcdai pittori Veronefi. dipinfenellamedefimachiefa,fra queda capella, e quella defedici,all’altare della Croce,doue fono tanti quadri di pittura,vn quadro,chee nel mezzo fo pra tutti,doue è Chrido in Croce,la Madonna,e san Giouanni, che è molto bello, edalla banda manca di detto altare, dipinfe in vn’altro quadro, che è fopra quello del Carotaci Signore,chelaua i piedi agl’Apodoli, che danno in varie attitudini, nella quale opera, dicono, che ri trade quedo pittore fe (ledo in figura d’uno,che férue à Chrido a portar l’acqua ; lauoro Francefco alla capella degl’Emilii nel Duomo vn san Iacopo,e san Giouanni, che hanr no in mezzo Chrido,che porta la Croce: efonoquededue figure di tâta bel lezza, e bontà quanto piu non fi può difiderare. lauorò il medefimo molte cole à Lonico in vna Badia de’monaci di Monte Oliueto , doue concorrono moi ti popoli a vna figura della Madóna, che in quel luogo fa miracoli affili. edendo poi Francefco amiciflìmo,&come fratello di Girolamo da i libri,pie tore,e miniatore,prefero a lauorare inficme le portelle degl’Organi di santa Maria in Organo,de’frati di monte Oliueto. in vna delle quali fece Francefco nel difuori vnsan Benedetto vedito di bianco, e san Giouanni Euangeli- fla,e nel di dentro Daniello,&Ifaia profeti, con due Angioletti in aria, & il campo tutto pieno di belhfsimi pacfi.edopo dipinfe l’Ancona dell’altare del la Moietta, facendoui vn san Piero, & vn san Giouanni, che fono poco piu d’un braccio d’altezzajma lauorati tanto bene,6c con tanta diligenza,che pa jono miniati, e gl’intagli di quell’ opera feccfra Giouanni da Verona mae-(fro <3iTarfie,ed’intaglio, nelmèdefìmo luogo dipmfe Frane. nella facciata, de! coro due ftorie a frefco, ciò è quando il Signprc va (opra l’Afina in Ieru- falem,&:quando fa orazione nell’or to,douc fono indifparte le turbe armate,, che guidàtcda Giuda,vanno a prenderlo, ma fopra tutte è beljillìma la fagre flia in volta,tutta dipinta dal medefìmoicccetto il santo A n torno battuto da i Demordi,ilqùale fi dice edere di mano di Domenico fuo padre.in queftafa greftia dunque,oltre il Chrifto, che è nella volta, 5c alcuni Angioletti, cKc • fcortano all’infuj fece nelle lunette diuerfi Papi, a due a due per Nicchia, in. habito pontificale,i quali fono fiati dalla religione di san Benedetto aflunti al pontificato, intorno poi alla Sagreftia, lotto le dettelunette della volta » e tirato vn fregiò alto quattro piédi,ediuifoìn certi quadri, nei quali fono in habito monafticodipintialcuni Imperatòri,Re,Duchi,&: altri Principi, che lafciatigli ftati,e principati, chehaueuano, fi fono fatti monaci. nellequale figure ritraile Francefco dal naturale molti dei monaci, chementrcui lauo- rò,habitarono ò furono per paflaggio in quel monafterio.e fra ellì vi fono ri tratti molti nouizii,& altri monaci d’ogni forte, chcfòno bellillimetefte, e fatte con mólta diligenza, e nel vero fu allora,per quello ornamento quella, la piuhella Sagreftia chefufte in tutta Italia.perche,óltre alla bellezza del va ” fo ben proporzionato,e di ragioneuole grandezza,e le pitture dette,, chefo- no bellifiìimé: vi è anco dabàflo ynaspallìeradi banchi lauorati di Tarfic, cr dintaglio cori belleprofpettiue,coli bene,che in que’rempi,e forfè anchein quelli noftri non fi vedegran fatto,meglio, perciòche fra Giouanni da .Verona,che fece quell’opera,fu eccellentilsimo in quell’arte,come fi dille nella vita .li Raffaello da'Vrbino;5c come ne dimoftrano j oltre molte opere fatte nei luoghi della fua rélligionc,quelle,che fono a Roma nel palazzo del Papa,qneiledrMonte Oliuetodi Chiuluriin fulSanefe,& in altri luoghi.ma queile di quella Sagreftia, fono di quante opere fece mai fra Giouanni le mi gliorl.perciochc fi può dire.che quanto ncll’altre vinfe gl’al tri »tanto in que flcàuanzaflefe fteflo. intagliò fra Giouanni,per quello ìuogo,fral’altre cole vn candeliere alto piu di quattordici piedi,per lo cero pasquale, tutto di no ce con incrcdibilcdiligenzarcndenon credo,che per cofa fimile fi polla veder meglio, ma tornando a Francefco, di pinlé nella mcdefimachielala tauo la,che è alla capella de’Conti Giu Hi, néllaquale fece la Madonna,& sato Ago • ftino, e san Martino in habiti pontificali .e nel chioftro fece vn depofto di Croce con le Marie,& altri santi,che per cole a frelco,in Verona fono molto lodate. nella Ghiefa della V ettoria di pinle la capella dé’Fumanelli,lotto il tramezzo,che loftieneil Choro,fatto edifi.da m. Niccolo de Medici Caualie re. e nel Chioftro vna Madonnaa frefeo. e dopo riti alle di naturale metter Antonio Fumanelli medicofamofifsimo per l’opere da lui Icrìtte in quella prófefsione.'fcceanco'a frefco fopra vna cafa,chefì vede, quando fi cala il p6 te delle Naui,perandar’a san Polo,a man manca, vna Madonna con molti fa ti,cheètenutaperdifegno.&percoloritoopera molto bella, ein Brà, fopra la cafa de’Sparuieri,dirimpetto all’orto de’frati di san Fermo, ne dipinfe un* altra fimilel altre cofe affai dipinfe Francefco,delle quali non accade far me zione,eflendofìdétte le migliori: bafta,che egli diede alle file pitture, grazia, difegno,vnione,e colorito vago,A: accefo quanto alcun’altro. ville Francc-co anni cinquantacinque, Se mori a di fedici eli Maggio 152.9.C rii fepojjp ƒ*, (san Demcnico accanto a suo padre: c volle edere portato alla fcpoltuta vedi, roda frate di san Francefco. fu perfona tanto dabene,&cofirelligiofa,cq?du mata,che mai s’vdi vfeire di sua bocca parola,che meno ful!e,chehont da.fi» difcepolodiFranccfco,efeppemoltopiucheilmaedro*. . . _t
P A v L o Cauazzuola Veronefe,ilquale fece molte opere in Verona : dico in Verona,perche in altro luogo non fi (a, che mai lauorad’e. in san Nazza- r io,luogo detonaci neri in Verona dipinfe molte cole a frefeo,vicino a quel le di Francefco filo maedro,che tutt;e fono andate per terranei rifarli quella chiedi dalla pia magnanimità del Rcuerendò padre don waurq Lonichi nobile Verone le,e Abbate di quel Monaderio. dipinfe fimdmente a frefeo fó- pra la cafa vecchia,de’Fumanelli nella viadel Paradifo,la Sibilla, che modra ad Augudo il signor noftro in aria nelle braccia della madre, laquale opera, per delle prime,che Paulo facefle,èadai bella, alla capella de’Foutani in santa Malia in Organi dipjnfejpure a frefeo,due Angioli nei di fuori di detta ca pella,cioèsan Michele^ san Radaelio. in santa Eufemia nella diada,dpue. rifponde la capella dell’Angelo Raffaello, fopra vnafint drache da lume a » vn iipodiglio della fcaladi detio Angelo,dipinfequello £< infieme con eflo Tobia,guidato da lui nel viaggio, che fu bellidìmaoperir.a. a san Bernardino fece fopra la pona del Cair panello vn san Bernaidino a.frefeo invn tcnt do,cntl medefimo murò,piua bafòjfcprarvfciod’vn ccnfefsionario, pur* in vri tondo,vn san Francefco,cheébello, e ben fatto fi coire è anco il s. Ber nardino . e quedo è quanto a i lauori, che fi fa Paulo hauer fatto in frefeo. a. olio poi nella chiefa della Madonna dellaScala, aH’aHare delia Safttificazip--.’ ne dipinfe in vn quadro vn sariR'occhòà concorrenza del san Badiamo,che j all’incontro dipinfe nel medéfimo luogo il Moro, ilquale san Rocchoèvna belliffima figura. ma in san Bernardino e il meglio dellefigure, che faceflcj mài quedo pittore, percioche tutti 1 quadri grandi, chefono all’altare della Croce,intorno all’Ancona principale fono di fua mano,eccetto quellòdoué è il Crocifido,la Madonna,e san Giouanni,chcè fopra tutti gl’altri,ilquale è dimano di Francefco fuo maedro.a'Jato à quedo fece Paulo due quadri gran. di nella parte difopra: in vno de’quali è Chrido alla colonna battuto, e nel-, l’altro la fua coronazione dipinfe con mohefigure alquanto maggiori, che il naturale.piu abadò nel primo ordine,cioèncl quadropr!cipale,fece Chri dddepododi Croce,la Madonna,la Madalena,san Giouanni,Nicodemo,e Giufeppo,& in vno di quedi ritratte (e deflo tanto bene, che par viuiflìmo» in vna figura che è vicina al legno della Croce,giouane, con barba roda, & con vno scuftiotto in capo,comc allora fi codumaua di portare. dal lato deliro fece il Signore nell’orto,còn i tre difcepoli appredo. e dal finidro dipiri . (e il medefimo con la Croce in spalla,condotto al mpnte Caluario. la bontà delle quali opere,che fanno troppo paragone à quelle,che nel medefimo luo go fono di mano del fuo rr.aedro, daranno fempt e luogo à Paulo fra i miglio ri artefici, nel bafimento fece alcuni santi dal petto in lu,che fono,tutti ritrat li di naturale, la prima figura con 1 habi to di san Francefco, fatta per vn Bea to,e il ritratto di fra Girolamo Rccchalchi nobile Veronefe. la figura, che è à cantoaqucda fatta per san Bonauentura, e il ritratto di fra Bor.auentura Riccalchi Riccalchi,fratello del detto fra Girolamo.la telia del san Giu/èppo è il ritrat
to d’vn Agen te de’Marche(ìMaldpini,che allora haueua carico dalla compa gnia della Croce,di far fare quell’opera,e tutte fono belìiflkne teft'e. nella me
defima Chiefa fecePaUlò la tauola della capella di san Francefcd,nellaquale# che fu l’uhima,che facelle,luperò fe medefimo, fono in quella lèi figure mag
giorijèhe il naturale, santa Lilabéttadel terzo ordine di san Francelco,che c bellillìma figura,conaria ridente,& volto graziofo > Se con il grembo pieno
di Rofe. e pare,che gioifca,veggendo,per miracolo di Dio, che il pane, ch e el la ftelfajgràsignora,portaua a i pòueri,fuffe conuertito in rofe.’in légno,che
molto era accetta à Dio quella fua humile charità di miniftrare a i poueri co le proprie mani, in quella figura è il ritratto d’vna gentildonna vedoua della
famiglia de’Sacchi. Fai tre figurelonosan Bonauehtura Cardinale, esan Lo, douico V elcouo,e l’vno,è l’altro frate di san Francefco. apprello a quelli è sa,
Lodouico Redi Francia, santo Eleazaro, in habito bigio, e santo Iuonc ,in-habito sacerdotale. la Madonna poi, che è di lopra in vna Nuuola con san
Francefco, Se altre figure d’intorno dicono non eller di mano di Paulo, ma d’vn fuo amico,che glaiutò lauorare quella tauola: e ben fi vede,che le dette
figure non lono di queliti bontà,che fono quelle dà baffo, e in quella tauol^ èritratta di naturale MidonnaChaterinade’Sacchi', chèfecefare queft’.opp
ra . Paulo dunque, elìendofi melfoin anim6difarfigrandecfamolb,eper ciò facendo fatiche imolerabilijinfermò,e fi mori giòuane di jr.anno.'quàdo
apunto cominciarla a dar faggio diquello, ch'elPsperauada 1 ui nelferami«i gliore. e certo fe la fortuna non fi attrauerlauh^alvirtuofoòperare'di Paulo»
iarebbe'fenza dubbio armato a quegl’honori fu premi,che migliori,& mag- f giorifi poflono nella pittura dilìdefare. perchedolfela perdita di'lui, non
pureagl’amici, ma a tutti i virinoli, è chiùnchelo“conobbe, e tanto piu es- tèndo ftatogiouane d’ottimi collumi, e fenza macchiad’alcun uizio, fu fepol
to in san Polo,rimanendo imortale nellébelhllìme opere che lafciò, *
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Vita di Falconetto zArchitetto Veronefe. •
Tefano Veronefe pittore rarifsimo de’fuoi tempi,come fi e dee to, hebbevnfratello carnale chiamato Giouan'Antonio. il-qualefebeneimparòadipigneredal detto Stefano, non però riufei fe non meno,che mezzano dipintore, come fi vede nel- le lue opere,dellequali non accade far menzione.di colini nac que vn figliuolo,che limilmente tu dipintore di coledozzinali,chiamàto Ia-copo edi Iacopo nacquero Giouanmaria detto Falconetto,delquale foriuia mo la vita, Se Gio, Antonio.qfto vltimoattendédo alla pittura dipinte molte cole in Roueretto,cartello molto honorato nel Trentino: e molti quadri in Verona,che fono per le cafede’priuati, Umilmente dipinte nella'valle dell’A-
dice lopra Verona molte cofe,& in Sacco,rifcontro a Rouerettoin vna tauò la san Niccolo con molti animali, e moke altre, dopo lequali finalmente fi mori à Roueretto,doue era andato ad habitarc. coftui fece lopra tutto begli animali,e frutti, de’quali moltecartc miniate,e molto belle, furono portate LI a in tcanciadal Moadella Veronefc : e molte nefurono Hate daAgnoIo fu» figliuolo ^ mcller Girolamo Lionijn Vinef ia,gentiThuomo di bclliflìmo fpi rito, ma Venendo hoggìmai a G i oua n ma ria, fra tei 1 o di coltili, egli imparò i prinripij Iella pittura dal padre,e gli aggrandì,e migliorò attai;ancorche nó fótte'anch’egli pittore di molta,reputazione,,come hvedenel Duomo.di Ve ròna alle espelle de’Marfeiyedegl’Emili: & in san Nazzaro nella parteiuper* iorèdélfycupola, & in altri luoghi, hauendo dunque conofciuta coftui la poca perfezióne del Ino lauorare nella pittura ,edilettandofi {opra modo dell’architettura,(ì diede a otteruare, e ritrarrecon moltadiligenza tutte l’a fichi tà di Verona (uà patria,rifokofi.^ di yòler veder .Roma,e da quelle.ma ràuigliofe reliquie,che fono il vero maellro, imparare l’a re h i re 11 u r a, 1 a len’a- dò,eyi flette dod»ci anminteri:ilqual tempo fpefe, per lg maggior parte, in vedere, e dileguare tutte quelle mirabili antichità, cauando in ogni luogo ta to, che potette vedére le pian re, eritrouare tutte le mifure. ne laido colà iti Roma,òdi fabrica,òdi membra,come fono cornici, colonne, e capitegli,di qual lì vogliaordine,che tutto non dilègnattedi firn mano,con tutte le mifure.'ritraile anco turolesculturc,chefurono {coperte in que’tempi. di manie ra, che dopò detti dodicinnni »ritornò alla patria, richiltìmo di tutti i telòri di quell’arte. c non contento delle cole della città propria di Roma, ritratte quinto era di bello, è buono in tutta, Ja campagna, di Roma infine nel regno di Napoli,nel Ducato di Spoleto,6c in altri luoghi . e perché ellendo po uero,non haueua'Giouanmaria molto il modo da viuere, ne da trattenetfu Roma,dicono,che due,ò^tre giorni della lettimana aiutaua a qualcuno lauo' rare di pittura: e di quel guadagno-jdlèndo allora i maeftn ben pi.ga ti,e buò viuerejviueagl’altri giorni dellafettimana.attendendoa i Tuoi leudii d’archi tettii ra.ri trafle dunque tutte le dette antichagliejComefulTero intere,e le rap pr’efentò in dilegno da'leparti,edallemembra,cauando la.verita, e l’integri ràdi tutto il retto del corpo di quelli edifizii,con fi fatte mifure, e propor zio ni,che non potette errare in parte alcuna, ritornato dunque Giouanmaria à Verona,e non hauendo occafione di elèrcitare l’architettura, ettendola patria in rratiaglio,per murazione di ftato,anele per allora) alla pittura ,efece molte opere, (opra la cafa di que’della Torre lauorò vn’arme grande con cer ti Trofei lopraie per certi signori Tedefdn configlieri di Maflìrhdiano Imper atoie. lauorò a frefeo in vna facciata della chiefa piccola di san Giorgio alcune cole della fcritrura; e vi ritratte quc’due signori Tedefchi grandi quanto il fiaturale,vno da vna,l’altro dall’altra parte ginocchioni. lauorò à Mantoa al signor Luigi Gonzagha cole aflài:& a Ofmo nettai Marca d’Ancona alcun* altre, e mentre,che la città di Verona fu dell Imperatore, dipinfe lopra tutti gl’edifizii publici Tarmi imperiali,&hebbe,per ciò buona prouilionei& vn priudegio dall’Imperatore,nelquale fi vede,chegli concefic molte grazie, 6c cttenzionijlì per lo fuo ben fcruire nelle cofe dettartele fi perche era huomo di molto cuore,terribile,e brauo con Tarme in mano, nel chépoteua anco al penarli da lui vaIorola,e fedcl leruitùre mafiìmamente tirandoli dietro, per lo gran credito, che haueua appretto i vicini, il concorfodi tutto il popolo» che habitaua il borgo di san Zeno, che èparte della città molto popolola, e .cella quale era nato, e.vi hauea preio moglie, nella famiglia de 1Jrouali. per r < quelle quelle Cagioni adunque hauendo il feguito di tutti quelli della tea contrada,non era per altro nome nella città chiamato che il Rodò di s. Zeno. pche mutato lo (lato della città,e ritornata tetto glauchi fuoi Signori Viniziani. Giouanmaria,come colui,che hauea seguito la parte Imperiale, fu forzato, per ficurta della vita,partirli, e cofi andato àTrento vi fi trattenne, dipigné do alcune cole,certo tempo, ma finalmen te cadetta tele cole, fe n’anelo a pa- doadouefu prima conofciuto,e poi moltofauorito da Monfignor Reueren didimo Bembo , che poco apprefio lo fece conofcere al Magnifico m. Luigi Cornato gentil’huomo V iniziano d’alto spirito,e d’animo vera mente regio come nedimoficano tantefue honoraiillime imprele. quelli dunque diletta doli, oltre all’aitrefue nobililfimeparti, dellecofe.d’architetturajlacogni zione della quale e degna di qual tinche gran principe,#«: hauendoper ciò ve dute le cofedi Vetruuio,di Leonbatifta Alberti, e d’altri', che hanno ferino in quella profelIione,&volendo mettere le co(e,che haueua imparato in pia tica;veduti i difegnidi Falconetto, &: con quanto fondamelo parlaua di que Ile cole,& chiariua tu rte le difKcultà,che pofiono nafeere nella varietà degli ordini dell’architettura,s’innmorò di lui per fi fatta maniera, che tiratotelo! cafa,velo tennehonoratamente ventun’anno,chetanto fu il rimanente del la vita di Giouanmaria, ilquale in detto tempo operò molte cote , con detto mefier Luigi,ilquale,dilidcrolo di vedere l’antichaglie di Roma in (atto co* mel’haueua vedutene i difegnidi Giouanmaria, menandolo fece, fe n’andò à Roma,douehauendo collui tempre in fua compagnia, uollc vedere minutamente ogni cofa. dopo Tornati a Padoa, fi mite mano à fare co! difegno» c modello di Falconetto la bellilfima,&: ornatillìma loggia, che è in cala Cor- nara,vicina al santojper far poi i 1 palazzo fecondo il modello fatto da mefier Luigi Hello, nellaqual loggia è fculpiro il nomedi Giouanmaria in vn pila* flro. fece il medelìmo vna porta Dorica molto grande, e magnifica al palazzo del Capitano di detta terra,laqual porta,per operafehietta, c moltoloda ta da ognuno, feceanco due belliflìme porte delia città, luna dertadi sa Gio uanni che va verfo Vicenza,laquale è bella,& commodaper i teldaii, che la guardanoje l’altra fu porta Sauonarola, che fu molto bene intela. feceanco il dilegno,e modello della chiefa di santa Maria delle grazie de’fra ti di san Do menico,e la fondòilaqualeopera,come fi vede dal modello,«1 tanto ben fatta «bella che di tanta grandezza,non fi e forte veduto infino a fiora vna pari in altro luogo. fa fatto dal medelìmo il modello d’vn fuperbiftimo palazzo al signor Girolamo Sauorgnano nel fortifiìmo fuo Callello d’Vfopo nel friu- li>cKe allora fu fondato tutto,e tirato (opra terra, ma morto quel signore, fi rimale in quel termine,tenza andar piu oltre, mate quefta fabi ica fi fu Ile finirà, farebbe Hata marauigliola, nel medelìmo tempo andò Falconetto a Po lad’lHria solaméteperdifegnare,e vedere il Teatro Amficeatro, &arco,che è in quella città antichiflima. e fu queHi il primo, che difegnafie Teatri,& An hteatri, e trouafie le piante loro, e quelli, che fi veggono, e mafiìmanren te quel di Verona, vennero da lui ^ e furono fatti (lampare da altri lopra 1 foci dtfegni. hebbe Giuuanmaria animo grande,& come quello, che non haueua mài fiuto altro,che difegnare cole grandi anrichevnuir-altro difideraua,fe Qón che i egli preferì tafie occafionedifar cote limili 2 quellein grandezza, e tallot a ne faceua piante, edifegni con quella ftefla diligenza, che haurcbhe fatto fé fi hauefiero hauuto à mettere in opera lubitamen te.& in quello,per modo di dire,tanto fi perdcuajche non fi degnaua di far difegni di càfe priua te di gentiPhuomini,ne per villa,ne per le città, ancorché molto ne fufle pre oato. fu molte volte Giouanmaria à Roma, oltre le dette di lopra ; onde ha- uca tanto familiare quel viaggio,che per ogni leggieri occafione, quàdo era giouane,cgagliardo,fi metteua a farlo. de alcuni,che ancor viuono, raccontano,che venédo egli vn giorno a contefa con vno Architettoforeftiero,che a cafo fi trouò inVcrona,l'opra le mifure di non fo che cornicione anticho di Roma, dille Giouanmaria dopo molte parole, io mi chiarirò preftodique- fta cola,Scandatofene di lungo a calà,fi mife in viaggio per Roma, fece cofiui due bellifsimi'difegni di sepolture per cafa Cornara, lequali doueuano farli in Vinezia in san Saluadore, l’vna perla Reina di Cipri di detta cafa Cornara,e l’altra per Marco Cornaro Cardinale,che fu il primo,che di quella fami crlia fu (ledi cotale dignità honorato. e per mettere in operadetti difegni fu rono canati molti marmi a Carrara,e condotti à Vinezia, dotte fono ancora coli rozzi nelle cafe di detti Comari, fu il primo Giouanmaria, che portafic il vero modo di fabricare.e la buona Architettura in Verona, Vinezia, de in tutte quelle parti: non efiendo fiato inanzi a lui,chi fitpelle pur fare vnà cor- nire,ò vn capitello, ne chi intendefie ne mifura neproporzionedi colonna, ne di ordine alcuno-, come fi può vedere nelle fabriche, che furono fatte innanzi a lui. laquale cognizione efiendo poi molto fiata aiutata da fra Iocon- do,chefu ne’medefimi tempi, hebbeil Ino compimento da mefier Michele san Michele: di maniera,che quelle parti deono per ciò e fiere perpetualmen- tc obiigate a i Veronefi; nella quale patria nacquero,&in vn medefimotem po videro quefti tre eccellentifiìmi Architetri,alli quali poi lucccdette il San fouino,che oltre alla Architettura,laqualegia trouò fondata, e fiabilita dai trefopraderti,vi portò anco la scultura accio con efia venifiero ad hauerc le fabriche tutti quegl’ornamenti,che loro fi conùengono. di che fi ha obligo, (e è cofi lecito dire,alla rouina di Roma, percioche efiendofi i maeftri sparfi 1 molti luoghi,furono le bellezze di quelle arti comunicate a tutta l’Europa. fece Giouanmaria lauoraredi ftucchi alcune cole in Vinezia, de infegnò a mettergli in opera. de affermano alcuni,che efiendo egli giouanefecedi ftuc cho lauorare la uol ta della capella del santo in Padoa aTiziano da Padoa, & a molti altri,e ne fece lauorare in cafa Cornara,che fono aliai belli, infegnò a lauorare a due fuoi figliuoli,ciò è ad Ottauiano,che fu anc’efio pittore,& à Prouolo. Alefsandto fuo terzo figliuolo attefe a fare armature in fuagiouen tuje dopo,datofi al meftier del soldo,fu tre volte vincitor’in stecchatOj de finalmente efsendo Capitano di fanteria, mori combattendo valorofamente," lotto Turino nel Piamon te,efiendo fiato ferito d’vna archibufata. fimilmc teGiouanmaria, efsendo ftorpiato dalle gotte, fini il corfo della uitafuain Padoa in cafa del detto mefser Luigi Cornaro,che l’amò fempre come fratei Io,anzi quanto fe ftefso. eaccioche non fufsero i corpi di coloro in morte fc parati,i quali haueua congiunti infieme con gl’aninu,l’amicizia,e la virtù ih ■ quello mondo,haueua difegnato efso mefser Luigi,che nella fua ftefsa fepol • tura,che fi douea fare,fufscripofio infieme con eflo feco Giouanmaria, de ih-facetiilimo facetiflìmoPoeti Ruzzati te,che fa fuo famiIiariflimo,& uifTe,cmori in cafa di lui. ma io non fo fe poi co tal difegno del Magnifico Cornaro hcbbc effet- to. fu Giouanrùaria bel parlatore,e molto arguto ne motti, e nella conucrfa- zionc affabile,e piaceuoleiintanto,che il Cornaro afiermatia che de motti di Giouanmaria fi farebbe fatto vn libro intero; e perche egli vide allegramen-
te ancor che fufle storpiato delle gotte,gli durò la vita in fino a 76. anni,e mo ri nel 1534. hebbe fei figliuole femine,delle quali cinque maritò egli ftedo,e la feda fu dopo lui maritata dai fratelli à Bartolomeo Ridolfì Veronefe,iI quale lauorò in compagnia loro molte cofe di ftuccho, e fu molto migliore maeftro,cheeffi non furono: come fi può vedere in molti luoghi, e panico? larmente in Verona in cafa Fiorio della Seta fopra il pontenuouo,douefec.e alcune camere bellidìmc.&: alcune altre in cafide’signori Conti Canolìì, che fono ftupendc,fi come anco fono quelle,che fece in cafa de’ Murati vici- no a san Nazaro-,al signor GiouanbatiftadellaTorre,a Cofìmo Moneta Ba-
chiere Veronefe allafua bcllulìma villa j&amòlti altrim diuerfi luoghi* che tutte fono bellifllme. afferma il Palladio Architetto rariftimo non cono- feere pcrfona,ncdi più bella inuenzione,ne che meglio fappia^ornarc có bel liffimi parti nienti di ftuccho le ftanzedi quello,che fa qudìo Bartolomeo RÌ dolfi: ilquale fu, non fono molti anni pattati, da Spitech Giordan grandifìì- mo Signore in Pollonia appreflo al Re condotto, con honorati ftipendii al detto Redi Pollonia,doue ha fatto,e fa molte opere di ftuccho,ritratti gran- di;Medaglie,e molti difegni,di palazzi,de altre fabriche,con l’aiuto d’vn fu® figliuolo,che non è punto inferiore al padre.
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‘Vita di Jrancefco, e C irò!amo da i libri pittori^ e Miniatori "Veronefi. : Rancefeo Vecchio dailibri Veronefe, fe bene non fifa in che
tempo nafeette apunto,fu alquanto inanzi a Libcrale;efu chia mato da i libri,per l’arte,che fece di miniare libri, ellendo egli viuuto quando non era ancora ftata trouata la ftampa,e quan do poi cominciò apunro a edere meda in vfo. venendogli dun . que da tutte le bandi libri a miniare, non era per altro cognome nominato >
che da i libri,nel miniar’de’quali era eccellentidimo. e nelauorò adai,perciò che chi faceua la spela dello fcriuere,che era grandidìma,gli voleua anco poi
ornati piu che fi poteua di miniature, miniò dunque coftui molti libri dica to da choro,che fono in Verona,in san Giorgio,in santa Maria in Organi,et
insanNazaro,chetuttison belli,ma bellidìmo è vn libretto,ciò, è due qua- , dretti,che fi ferrano infieme a vfo di libro 3 nel quale è da vn lato vn san Gi-
rolamo,d’opera minutidima, e lauorata con molta diligenza, e dall’altro vn san Giouanni finto nell’Ifola di Pathmos,& in atto di voler fcriuere il fuo li-
bro dell’Apocalifsi. laqualeopera, chefu lafciaia al Conte Agoftmo Giufti da fuo padre,e hoggi in san Lionardo dc’Canonici regolari, nel qu; l conué
to ha par te il padre don Timo teo Giu fti,figli uolo di detto Con te. fi nalmen- tc hauendo Francefco fatte infinite opere a diuerfi signori fi mori contento,
e felice, cfelice: percioche,oltre la quiete d’animo,che gli daua la Tua bontà,lafciò vn figliuolo chiamato Girolamo tanto grande nell’arte, che lo vide auantila morte Tua molto maggiore,che no era egli.queflo Girolamo adunque nacqj in Ycronal’anno i47i«cd’anni Tedici feccin santa Mariain Organo la tauo ladcllacapella de’Lifchi,laquale fu (coperta, emeftaal Tuo luogo con tanta marauiglia d’ognuno,che tutta la città corfe ad abbracciare^ rallegrarfi con Francclco Tuo padre, e in quella tauola vn depollo di Croce con moire figure^ fra molte tede dolenti molto belle,e di tutte migliori vna Noftra Dona, & vn san Benedetto molto commendati da tutti gl’artefici.vi fece poi vn pae fc,& vna parte della città di Verona,ri tratta aliai bene di naturale, inanimito poi Girolamo dalle lodi,che (ì fentiua dare ,dipinTe con buona pratica in san Polo, rateare) della Madonna: e nella chiela della Scala il quadro della Madonna,con sant’Anna,che è porto fra il san Baftiano, & iisà Roccho del Moro,edel Cauazzuola. nella chicfa della Vettoria fece l’Ancona dell’alrar maggiore della famiglia de’Zoccholi, & vicino a quefta, la tauola di santo Honofrio della famiglia de’CipolliJaquale e téuta,per difègno, e colorito, la migliore opera, che mai facelle . dipinta anco in san Lionardo nel Mome vicinoaVerona,la tauoladcll’altar maggiore dellafamigliade’Cartierila- quale è opera grande,con moire figure,e molto ftimatada tutti, Scfopra tue to vi èvn belhflimópaefe. ma vnacofa accaduta molte volte ai giorni noftri ha fatto tenere quell’opera marauigliofa,&cio.èvn ArboredipintòdaGiro làmo in querta tauola: alquale pare,che fia appoggiata vna gran feggiola,fo pracui po(a la Noftra Donna, e perche il detto Arbore, che parevo Lauro; auanza d’aflai con i rami la detta sedia, fegli vede dietro, fra vn ramo,e l’altro che fono non molto fpdfi,vn’aria tanto chiara,e bella; che egli pare veramé te vn’Arboreviuo,fuelto,e nattìraliflìmo. ondefono frati veduti molte fiate vcclli,entrati per dinerfi luoghi in chiefa,volare a qucfto Arbore,per pofar- uifi fopra,cma(simamcnte Rondini,chehaueuano i nidi nelle traui del tetto, & 1 loro Rondinini parimente.e quello affermano hauer veduto pedone dignifsime di fede,come fra gl’altri il padre don Giufeppo Mangiuoli Vero- nefe,flato due volte generale di quella relligione,e perfona di santa vita,chè non affermarebbe per cofa del mondo,cofa,che verifsima non fuflei& il padre don Girolamo Volpini, fimilmente Veronefe,e molti altri, dipinfe anco Girolamo in santa Maria inlOrgani, doue fece la prima opera Tua, in vna delleportellcdelPórganofhauendo l’altra dipinta Francefco Murene (uo compagno)due sante dalla parte di fuori,e nel di dentro vn prefepio. e dopo ' fece la tauola,che è rifeon tro alla (ua prima,doue è vna Natiuità del Signore Partorì,& paefi,& alberi bellifsimi. ma (opratuttofono viui, e naturali due conigli,lauorati contanta diligenza,che fi vede,non chealtro,in loro la diui fionede’peli. vn’altra tauola dipinte alla capella de Buonaliui, có vna Noftra Donna a federe in mezzo,due altre figure,e certi Angeli a bado,che cantao. all al tare poi del sagramenro,neirornamento fatto da fra Giouanni da Vero na,dipl(e il medefimo tre quadretti piccoli,che fono miniati. in quel di mez 20 è vn deporto di Croce con due Angioletti: &c in quei dalle bànde fono dipinti (ei Martiri,tre per ciafcun quadro, ginocchioni verta il sagramento.i corpi dc’quali santi (òno riporti i n quel proprio altare,& fono i primi tre Càr tio,Cantiano>& Cancianello,i quali furono nipoti di Diocliziano Imperatore . gl’altri tre fono Proto, Grifógono, Se Anaflafio, martirizati ad a quaf oradatas,appreflo ad Aquileia.e fono tutte qfle figure miniate,e bellissime,, perefferc valuto in quella profcfsione Girolamo lopra tutti gl’altri dell’età' tua in Lombardia, e nello flato di Vinezia .miniò Girolamo molti libri ai Monaci di Moncefcagliofo nel regno di Napoli, alcuni a,sata Giuflinadi Pa don; Se molti altri alla Badia di Praia fui Padoano: Se alcuni ancora a Candia na,Monafterio molto riccho de’ Canonici regolari di san Saluatore. nelqual luogo andò in pedona a lauorare,iIchc non volle mai fare in altro luogo; c Randoquiui imparò adorai primi principii di miniaredon Giulio Clorio , che era frate in quel luogo, ilquale è poi riufeito il maggiorein quella arte,: che hoggidi viua in Italia, miniò Girolamo a Candiana vna carta d’vn Chirie,che è cofa rariffimaj&rai medefimi la prima charta d’vn Salterio da cho- ro. Se in Verona molte cofe,per santa Maria in Organo;^: a i frati di s. Gior giù. medelimamenteai Monaci negri di san Nazario, fece in Verona alcun* altri mimi bellifsimi. ma quella,che auanzò tutte l’altre opere di coflui, che furono diuine,fu vna carta,doue è fatto di minio il Paradifo Terrefle co Ada mo,& Eua,cacciati dall’Angelo;che è loro dietro con la fpada in mano, ne fi potria dire quanto fia grande,e bella la varietà degl’Alberi, che fono in que il’opera, i frutti, i fiori, gl‘animali,gl’vccelli,e l’altre cofe tutte. laquale fin penda opera fece fare don Giorgio Cacciamale Bergamafco, allora priore in san Giorgio di Verona. ilquale,oltre a molte altre cortefie,che vfb a Girolamo gli donò feflantafeudi d oro. queft’opera, dal detto padre fu poi donata in Roma a vn Cardinale,allora protettore di quella Relligione, ilquale mo Arandola in Roma a molti signori,fu tenuta la miglioreopera di minio,chc mai fufTeinfin’allora fiata veduta, facea Girolamo i fiori con tanta diligenza, de cofi veri,belli,& naturali,cheparcuano a i riguardanti veri. Se contrafacè ua Carnei piccoli,&altre pietre,e gioie Ragliate di manieratile nò fipoteua veder cola piu fimile,nepiu minuta, e fra le figurine fuc fe ne veggiono alcu nejcome I.Camei, Se altre pietre finte,che nó fono piu gradi,che vna piccola Formicai fi vede nondimeno in loro tutte le membra,c tutti i mufcoli tanto bene,che apena fi può credereda chi non gli vede, diceria Girolamo nell’vlti ma fua vecchiezza,che allora fapea piu che mai haueflefaputo in quefl’arteje douehaueano ad andare tutte le botte,ma che poi nel maneggiami pennello gl’andauano a contrario,perche non lo feruiua piu ne l’occhio, ne la mano, mori Girolamo l’anno 1555. a due di di Luglio d’eta danni ottantatre, e fu fepolto in san Nazario nelle fepolture della Compagnia di san Biagio . fu coflui perfona molto da bene, ne mai hebbelite ne tramaglio con perfona al cuna,efiidi vita molto innocente, hebbe fra gl’altri vn figliuolo, chiamato Franccfco,ilquale imparò l’arte da lui,e fece, eflendo anco giouinetto miracoli nel miniare : intanto che Girolamo affermaua di quell’età non hauer fapuro tanto, quanto il figliuolo fapeua. ma gli fu coflui fidato da vn fra tello della madre,ilquale,eflendo affai riccho,e non hauendo figliuoli, fe lo tiròappreflo, facédolo attendere in Vicenza alla cura d’vna fornace di vetri , che facea fare. Nel che,hauédo fpefo Fraccfco i migliori anni, morta la moglie del zio,calcò da ogni speràza,e fi trouò hauer perfo il tempo, perche ore M m fa colui vnaltra moglie n’hebbe figliuoli. Se coli non fu altrimenti Francef- COjfi comes’hàuea.penfaito, herede del zio. perche rimeilofi all’arte dopo fei annifSc imparato gualche cofa,fi diede a lauorare, e fra fai tre cofe, fece vna. pallàgrandc di diametro quattro piedRvota dentro ; Se coperto il di fuori» che era dilegno,con colla di nerui di bue", temperata in modo, che era fortif fima,ne fi poceua temere in partedlcuna di rottura,ò d’altro danno. dopo,ef fendo quella palla,laquale douea leruire, per vna Sfera terreftre, benilsimo compartita, c milurata, con ordine, e prefenza del Fracaftoro»e del Beroldi, Medici ainbidue, ecolmogratì, Se i\.ftrologi rarifsimi, fi douea colorire da Francefco,per, mellcr Andrea Nauagiero,gentil’huomo Viniziano, edottif fimo Poeta, Se oratore; ilqualevolea farne dono al Re Francefco di Francia, alquale douea per la fuaRepublica andar’oratore. ma il Nauagiero, eflendo apena arriuato in Francia in filile polle,fi mori, equefl’opera rimafeimper- fetta,laquale farebbe (lata cofa rarifsima,come condotta da Francefco, Se col configlio.e parere di due figrand'huomini.rimafe dunque imperfetta;e che fu peggio,quello, cheera fatto,riceuette non fb che guaflamento in afienza di Francefco. tuttavia cofi guafla, la comperò meller Bartolomeo Lonichi, che non ha mai voluto compiacerne alcuno, ancorché ne fia flato ricefco co grandifsimi preghi,e prezzo.n’haueua fatto Francefco innanzi a quella,due altre minorijl’una delle quali è in mano del .«.razzanti Arciprete del Duomo di Verona, e l’altra hebbeil Conte Raimondo dalla Torre, Se hoggi i’ha il conte Giouambatifla suo figliuolo, chela tiene carifsima;perchc anco que- fla fu fatta con le miliare,Seafsiftenza del Fracafloro,ilquale fu molto familia reamico del Conte Raimondo . Francefco finalmente increfcendogli la tan ■tadiligenza,che ricercano i minii,fi diede alla pittura,&aH’arthitetrura,nel le quali riufei peritifsimo,efece moltecofein Vinezia.Se in Padoa.eralquel tempo il Vrefcouo di Tornai fiamingo nobilifsimo,ericchilsimo, venuto in Italia per dare opera alle lettere,uedere quelle prouincie,j& apparare le crea ze,e modi di viuere di qua. perche trouandofi cortili in Padoa,Sc dilettando fi molto difabricare,comeinuaghito del modo di fabiicareintaliano,firifol uèdi portare nellelueparri la maniera dellefabriche nortre e per poter ciò fare piu comodamente,conofciuto il valoredi Francefco, Telo tiròapprerto con honorato ftipendio,per condurlo in Fiandra, douehaueua in animo di voler fare molte cofe honorate. ma uentito il tempo di partire, e già hauen- do fatto dileguare le maggiori,e migliori,cpiu famofe tabrichedi qua, il po uerelio Francefco fi mori,ertendogiouaue,edi bonifsima speranza, lafcian- do il fuo padrone.per lafua morte, molto dolente, lafciò Francefco vn folo fra tei lo,nelquale,elIendo prete rimane ertinta la famiglia dai libri,nellaqua le fono flati fucefsiuamente trehuomini in quella profusione molto eccelle ti. Scaltri difcepoli non fono rimali diloro,che tenghino vitia quefl’arte, ec cetto don Giulio Clerico fopradetto , ilqtialerapprefecomehabbian detto da,Girolanio, quando lauoraua a Candiana, eflendo li frate; Se ilqualel’ha poi inalzata a quel fupremo grado,alquale pochillìmi fonoarriuati,e niuno l’ha irapafiato giamai.
Io fapeua bene alcune cofe de i foprndetti ecccellenti,e nobili artefici Ve- ronc.fi, ma tutto quello,che n ho raccontato,non hareigia faputointeramé te/te,Tela molta bonti, è diligenza del Reuerendo, edottilsimo fra Marco de* Medici Veronefe,&huomo praiichifsimo in tutte le piu nobili arti,e Iciétie, gc infieme,il Darìefe Cataneo da Carrara, eccellentilsimo'scultore, & miei amiciiliruLnon me n’haueflero dato queH’intero,e perfetto ragguaglio, clic diIopra>come ho Tapino il meglio,ho ferino a vtile,‘&commodo di chi leggerà quelle noftre vitemelle quali mi fono ftati,e fono di grande aiuto le cor tefie di molti amici,chc per compiacermi,& giouare almondo, fi fono in ri- cercar’quefta cola affaticati. e quello fia il fine delle vite de i detti Veronefi, di cialcunode’quali non ho potuto hauerei ritratti, elfendomi quella piena notizia non prima venuta alle maniche quando mi fono poco meno,che alr la fine dell’opera ritrouato. ' ..
M m a .