Vite di Valerio Vicentino , di Gjiouanni da capeiBo lognefìydi Matteo dal Najaro Veronefc^e dal
tri 6cc. intagliatori di Carnei, (f gioie.
A chei Greci ne gl’intagli delle pietre orientali furono-coli di nini ; e ne Carnei perfettamente lauorarono : per ceno nn par rebbe fare non piccolo errore, le io pallafsi con filenzio colo ro, che quei marauigliofi ingegni hanno nell'’età n olirà imita co. conciofia,cheniunoèltatofra i moderni pailati,fecondo cheli dice,che habbia pailato ideiti antichi di.finezza, e di dilegnoinque ila prelente è felice età; fé nó quelli che qui di l'otto conteremo. ma prima, die io dia principio, mi ccnuien farevndilcorlo breue fopra quella arte
delio' dell’in tagliar le pietre durc,& le gioie: la quale doppo le rouine di Grecia,e di Roma ancora loro fi perdcrono infieme con l’altrc arti del difegno.Que- ftcopcrc dello intagliare in cauo,6cdi rilieuojfe ne villo giornalmétc in Ro ma trouarfi fpcllo £ra le rouinc,Cammei,& Corgniole,Sardoni, de altri ec- ccllcntirsimi intaglia molti,e molti anni llettc perla,che non fi trouaua chi vi attcndcflei & le bene fi faccua qualche cofa,non eronodi maniera,chele ne douclsi far conto A' per quanto fe n’ha cognizione non fi troua,che fi co minciafie a far bene.de dar nel buono.fe non nel tempo di papa Martino v. & di Paolo 11. de andò ctefcendo di mano in mano per fino, chc’l Mag.Lorenzo de Medici,il quale fi dilettò aliai degli intagli de’Cammei antichi,& fraJui,& Piero luo figliuolo ne ragunarono gran quantità,& malsimamente Calcidoni>corgniuole,& altra forte di pietre intagliate rarifsime,le quali erano con diuerfe fantafie dentro,che furono cagione, che per metter l’arte nella loro città e conducelsino di diuerfi paefi maeftri, che oltra al raflettar loro quelle pietre gli condulTono dell’altre cole rare in quel tempo. Imparò da quelli per mezzo del Mag. Lorenzo quella virtù dell’intaglio in cauo vn gioitane Fiorentino chiamato Giouanni delle corgniuole,ilquale hebbe quello cognomejperche le intagliò eccellentemente, come fa tellimonio in finite,che1fe ne veggono di luo grandi A piccole-, ma particolarmente vna grande,dotte egli fece dentro il ritratto di fra Girolamo Sauonarola nelfuo tempo adorato in Fiorenza,per le lue predicazioni; ch’era rarifsimo itaglio. Fu fuo concorrente Domenico de’Cammei Milanefe, che allora viuendo il Duca Lodouico, il Moro, lo ritraile in cauo in vn balafcio, della grandezza piu d’un gi ulio,che fu cola rara,e de migliori intagli,che fi filile villo de mae Uri moderni. accrebbe poi in maggiore eccellenza quella arte nel pontifica todi papa Leonedecimo.per la virtù,&opere di Piermaria da Pelcia,che la grandilsimo imitatore delle cofeantiche.Etgli fu concorrente Michelino, che valfe non meno di lui nelle cofe piccole,& grandi, de fu tenuto vngraffo maeltro.Coftoroaper’fono la via a quell’arte tanto difficile, poi che in tagliando in cauo,che è proprio vn lauorare al buio,da che non lerue ad altroché la cera per occhiali a vedere di mano in mano quel che fi fa,riduffo- no finalmente,che Giouanni da Calici Bolognefe, de Valerio Vicentino, de Matteo dal NafaroA altri facefsino tante bell'opere,che noi faremmo memòria: Et per dar principio,dico che Giouani Bernardi da Callel Bologne fc.ilqualenella luagiouanezza ftandoappreffo il Duca Alfonfo di Ferrara, gli fece in tre anni,che vi flette honoratamente, molte cole minute, delle- quali non accade far menzione. Ma di cofe maggiori la prima fu, che egli fe ccin vn pezzo di crillallo incauato,tutto il fatto d’arme della Ballia, che fu bellifsimo: de poi in vn’incauo d’acciaio il ritratto di quel Duca, per far me daglie -, de nel riuerlo,Giefu Chrillo prefo dalle turbe; Dopo andato à Ro ma, llimolato dal GÌOUÌO, per mezzo d’Hipolito Cardinale de’ Medici, de di Giouanni Saluiati Cardinale,hebbecommodità di ritrarre Clementeletti- mo onde ne fece vn’incauo per medaglie,che fu bellifsimo j &nel rouelcio quando IofefFo fi manifellò a’ fuoi fratelli. Di che fu da S.5. rimunerato col dono d’vna Mazza,che e vn’vffìzio, delquale cauo poi al tempo di Paolo terzo, vendendolo,dugento feudi. Al medelimo Clemente fece in quattro tò di di cnftallo i quattro Euangelifti,che furono molto Iodati -, & gPacqnifta- ronò la graziai l’amicizia di molti Reuerendifsimi ; Ma particolarmente quella dclSaluiati,& del detto Hippolito Cardinalede’Medici, vmeo rifugio de’Vertuofi ; ilqualeritrafTcin medaglie d’acciaio ; &al quale fece di crifta]lo,quandoad Aleffandro Magno è prefen tata la figliuola di Dario. Et dopo,venuto Carlo V. à Bologna a incoronarli,fece il fuo ritratto in vn’ Ac eiaio. Et improntata vna medaglia d'oro,la portò fubitoall’Imperatore,il- quale gli donò cento doble d’oro, facendolo ricercare fe voleua andar leco in Ifpagna. Ilche Giouanni ricusò,con dire,che non potea partirli dal ferui- zio di Clemente, &c d’Hippolito Cardinale, peri quali hauea alcuna opera cominciata>che ancora era imperfetta. Tornato Giouanni a Roma, fece al detto Cardinale defedici il Ratto delle Sabine,che fu beilifsinio per lequa li cofe conofcendofi di lui molto debitore il Cardinale,gli fece infiniti doni, & cortefie : ma quello fu di tutti maggiore,quando parte ndo il Cardinale p Francia,accompagnato da molti fignori,& gentil’huomini, fi voltòaGioua ni,che vi erafragì’altri : Eleuatafi dal collo vn picei ola collana, alla quale cra appiccato vn Cammeo,che valeua oltre fei cento feudi gliele diede,dicea dogli>che lo tenefie infino al fuo ritorno : co animo di fodisfarlo poi di qua- to conofceua,che era degnala virtù di Giouanni. Il quale Cardinale morto, venne il detto Cammeo in mano del Cardinal f arnefe. per lo quale lauorò poi ciouanni molte cofe di criftallo,& particolarmente, per vna croce, vn crucififfo: de vn Dio padre di fopra: Se dagli lati la noftra Donna, e fan G10 uannij Scia Maddalena a piedi. Et in vn triangolo a piè deila croce fece rrc floric della pafsionc di Crifto,cioè vna p Angolo. Et per due Candelieri d’argento fece in criftallo fei tondi. Nel primo è il Centurione, che prega Cri fto,che fani il figliuolo. Nel fecondo la probatica pifeina 3 Nel terzo la traf- fìgurazione in fui monte Tabor. Nel quarto è il miracolo de’ cinque pani,&: due pefei: Nel quinto quando cacciò i venditori del tempio ; & nell’ ultimo la Reflurezzione di Lazzaro 3 che tutti furono rarifsimi. Volendo poi fare il medefimo Cardinal Farnefe vna cadetta d’argento ricchifsima, fattone fare l’opera a Marino orefice Fiorentino,che aliroue fene ragionerà. Diede a farea Giouanni tutti i vani de cri fiali i,iquali gli ccndulle tutti pieni di fiorie, dé di marmo di mezzo rilieuo,fccele figure d’argento, & gli ornamenti ton di con tanta diligenza,che non fu mai fatta altra opera con tanta, e fimilc p- fezzione. Sono di mano di Giouanni nel corpo di quefta caffa intagliare in ouati quefti ftorie con arte marauigliofa la caccia di Meleagro, de del porco Calidonio j le Bacchanti,& vna battaglia nauale 3 & fimilmentequàdo Her cole combattè con l’Amazzone,e altre bellifsime fan tafie del cardinale ne fc ce farei difegni finiti a perinodel Vaga,&: a altri maeftri.Fece apprefloi» vn criftallo il fuccefio della prefa della Goletta 3 de in vn’altro la guerra di Tu- nifi. Al medefimo cardinale intagliò,pur in criftallo, la naf ciudi Chriftoi Quando era nell’orto 3 Quando èprefoda Giudei 3 Quando è menato ad Anna,Herode,& Pilato; Quando è battuto,& poi coronato di spine.» Quan do porta la croce3 Quando è confitto, de leuatoin alto 3 de vltimameme la fila fantifsima>& gìoriofa refurrezzione . Le quali onere tutte furono nò k>- lamente bellifsime,ma fatte anco con tanta prefiezza, chenereftò ogni luto " • ino/mo marauigliato. Et hauendo Michelagnolo fatto vn difegno (ilchc mi fi e* ra (cordato difopra)al detto Cardinale de’Medicfid’un Tizio, a cui mangia vn’Auoltoioil cuore,Giouanni intagliò benifsimo in criftallo, fi comean- co fece con vn difegno del medefimo Buonarroto vn Fetonte, che per nó fa pere guidarci! carro del Sole cade in Po > doue piangendo le forelle,fono co uertitein Alberi. RitrallcGiouanm Madama Margheritad’Auftria figliuo la di Carlo quinto Imperadore,ftata moglie del Duca Aleflandro de’Medi- ci,& allora Donna del Duca Cctauio Farnefe j &c quello fece a concorrenza di Valerio Vicentino *, perle quali opere fatte al Cardinale Farnele, heb- beda quel fignore m premio vn’vftìziod’un Giannizzero, del quale traf- fe buona fommadi danari. Et oltre ciò,fu dal detto fignor tanto amato, che n’hebbe infiniti altri fauot i. Ne pafsò mai il Cardinale da Faenza, doue Gio uanni haueua fabricato vna commodiiTìmacafa, che non andallead allog- giarecon eliofili. Fermatofi dunque Giouanni in Faenza, per quietarli, do po hauer molto trauagliato il modo,vi fi dimorò Tempre; & elTendogli mor tala prima moglie,dellaquale non haueua hauuto figliuoli, prefela fecóda, tlicui hebbe due mafchi,& vna femina,con iqua!i,eflèndo agiato di porte!-, fiord,& d’altre entrate,che gli rendeuano meglio di quattrocento feudi,vif fe contento infino a leflanta anni. Alla qualeetàperuenuto, rendèl’anima a Dio il giorno della Pentecorte l’anno 1555.
MATTEO delNartaro ertendo nato in Verona d’un Iacopo^dalNalTaro calzaiuolo,attefemolto nella fua prima fanciullezza, non folamenteal dife. gno,ma alla mufica ancora,nella quale fu eccellente,hauendo in quella per maeftri hauuto Marco Carrà,& ilTromboncino Veronefi,che allora ftaua no col Marchefedi Mantoa. NelIecofedeH’intaglioglifiironodi moltogio uamento due Veronefi d’honorate famiglie,con iquali hebbe cótinua pratica. L’vno fu Niccolo Auanzi,il quale lauorò in Roma priuatamente,Cà- ’mei,Corniuole,&: altre pietre,chefurono portate a diuerfi principi. Et hac- ‘ci di quegli,che fi ricordano hauer veduto vn Lapis Lazaro largo tre dita di {tramano ianariuitàdiChriftoconmoltefigure; Ilquale fu venduto alla Duchefia d’Vrbino,come cola ringoiare. L’altro fu Galeazzo Mondella 5 ilquale,oltre all’inragiiar le gioie, dilegnò benifsimo. Da quelli due adunque hauendo Matteo tutto quello,che fapeuano apparato ; venutogli vn bel pezzo"di diafpro alle mani verde,e macchiato di gocciole rode, come fono i buoni,v’in tagliò dentro vn Deporto di croce con tanta diligenza, che fece venire le piaghe in quelle parti del diafpro,che erano macchiate di (angue ; ilche fece eflere quell’opera rarifsima,& egli commendatone molto. Il qua • le diafpro fu venduto da Matteo alla Marchefana Ribella da Erte. Andatole ne poi in Francia,doue portò feco molte cofedi lua mauo,perchegli facerte ro luogo in corte del Re Fracelco primo -, fu introdotto a quel fignore, che Tempre tenne in conto tutte le manierede’virtuofr, ilquale Re,hauédopre fo molte delle pietre da coftui intagliate,toltolo al feruigio Tuo, & ordinato gli buona prouifione-, nonl’hebbemen caro per edereecc.fonatore di Liuto,& ottimo mufico,che per il melliere dell’intagliar lepietre.E di vero niii na cofa accende maggiormente gl’animi alle virtù,che il veder quelle erter#
apprez- ' ftpprÉttate,e premiate tla i Principi,& Signóri,in quella maniera, che ha se pre fatto perl’adietro l’Illuftriflìmacafade’Mcdici,& horafapiu che mai ; e nella maniera,che fece il dè,tto Re Francefco veramente magnanimo. Matteo dunque ftando al feruigio di quello Re,fece non pure per fua Maeftà mol te colè,rare ma quafi à tuttii piu nobiliSig.ebaronidi quella corte;nonef- fendoui quafi niuno,che non haueffe ( vfandofi molto allora di poi rare Ca mei,& altre limili gioie al collose nelle berette) dell’opere fue. fece al detto Re vna tauola per l’altare della capella di fua Maelta, che fi faceua portare in viaggio: tutta piena di figure doro,parte tonde,e parte di mezzo rilicuo, co moltegioieintagliare, fparfe per le membra delledette figure, incauò pari menti molti criftalli, gl’efempi de quali in solfo,&'geflb,fi veggiono in mol ti luoghi: ma particolarmente in Verona,doue fono tutti i pianeti bellifiìmi &vna Verenecon vn Cupido,che volta le spalle »ilquale non puoefler piu bello. in vn bellilsimo Calcidonio, fiato trouato in vn fiume inragliò diui- namente Matteo la teftad’unaDeanira quafi tutta tonda con la spoglia del Leone in tefta,s con la fuperficielionata: & in vn filo di color roflo, che era in quella pietra, accomodò Matteo nelfinedella teftadel Lione il rouefcio di quella pelle, tanto bene, che pareua fcor ticata di frefco. in vn’altra macchia accomodò i capeglh& nel biico la faccia,& il petto e tutto con mirabile magifterio.laquale tefta hebbe Ifieme co l’altre cóle il detto Re Fracefco. &: vna inpronta ne ha hoggi in Verona il Zoppo orefice, che fili fuo difcepo lo. fu Matteo liberalilTìmo,e di grande animo; in tanto, che piu tofio hareb bedonato l’operefue , che vendutele per vilifiìmo prezzo . perchehauc do fatto àvn barone vn Cammeo d’importaza, e volendo colui pagarlo vna miferiaj lo pregò ftrettamente Matteo,che volefie accettarlo in cortefia: ma colui,non lo volendo indono,e ptirvolendolo pagare piccohfiìmo prezzo: renne in collora Matteo, & in prefenza di lui con vn martello lo ftiacciò. fe ce Matteo per lo medefimo Re molti cartoni per panni d’arazzo, Se con eflì, come volle il Re,bifognò che andafle in tìandra,e tanto vi dimorafie,che fuf fono tefititi di feta,e d’oro. i quali finiti,& condotti in Francia,furono tenu ti cofabellifiima. finalmente,come quafi tutti gl’huomini fanno, fene tornò Matteo alla patria,portando feco molte cole rare di que’paefi, e partico= tarmen te alcune tele di paefi fatte in Fiandra a olio, Se à guazzo, e lauorati daboniilìmemanij; lequali fono ancora per memoria di lui tenutein Verona molto care dal signor Luigi,& signor Girolamo Stoppi, tornato Matteo & Verona fi accomodo di ftanza in vna grotta cattata Lotto vn fallo, alquale è fopra il giardino de frati Giefuatijluogo,che oltre ali’efler caldiflìmo il ver no, c molto frefco la fiate, ha vna bellilfima veduta, ma non potè goderli Matteo qfta ftaza fatta à fuo capriccio, quato harebbe voluto.-pche liberato che fu della fua prigionia il Re Francefco,mandò fubito,per vno à porta arichiamar Matteo in Francia,e pagargli la prouifione,eziadio del tempo, che •era fiato in Verona, c giunto la, lo fece maeftro de conij della Zeccha.on* de Matteo prefà moglie in Francia, s’accomodo, poi che cofi piacque al Re fuo signore,a viuetein que’paefi. Della qual moglie hebbe alcunifi=*
gliuoli,ma a lui tanto diflìmili,che n’hebbe poca contentezza, fu Matteo co fi gentile, Scortele,che chiunchecapitauain Francia, non puredellafua . Oozyo patria Verona,ma Lombardo carezzarla ftraordinariamente . fu fuo amici! fimo in quelle parti,Paulo Emilio Veronele, chefcriflei’hiftoncffanzefi in lingua latina. fece Matteo molti difcepoli,e fra gfaltri vn fuo Veronele fia* cello di Domenico Brufcia sorzi,due luoi.nipoti, che andarono in I iadra,et alm molti Italiani,e Franzefi,dequali non accade far menzione, e Hnalmen teli mori non molto dopo la morte dei Re Francelco di Francia. Mapérue- nire oramai all’ccc. virtù di Valerio Vicétinc del quale fi ragionerà, egli co dulie tante cofegrande,et piccole dintaglio encauo, de di riliuo ancora cò vna pulitezza,& facilità,che e cofa da non crederei fe la natura hauefl'e fat tocofi buon maeftro Valerio di difegno, come ella lo fece eccellentiiTìmo nello intaglio , e diligente, de pazientiamo, nel tondur lpperelucdache fù tanto,e fpedito , Farebbe pallato di gran lunga gliantichi come gli paragono,«^ con tutto ciò ebbe tato ingegno, che fi valfefempre òde dilegni da lui ò degli intagli antichi nelle fue cole, condufle Valerio a Papa Clemente vii. vna cadetta tutta di criftalli condotta con mirabil magifterio, che nebbe da quel pontefice per fua fattura feudi duo mila d’oro doue Valerio intagliò in que criftalli tuttalapaffionedi Gìefu Chriftocoldilegnodàltri,laquale cadetta fu poi donata da Papa clemente al Re Francelco a Nizza qua do andò a marito la fua nipote al Duca d’,01icns che fu poi J1 Re Ari igo. fece V alerio per il medefimo Papa alcune paci- bellifliime,, de vna.Crociedicri- ftallo diuina;, & fimilméteconij da inprotar medaghedouerail ritratto di Papa Clemente con rouefci bellidìimi,&fu cagione che nel tempo fuo que ft’arte fi acrebbe di tanti maeftri,che innanzi al fachodi Roma che da Mila no,de di altri paefi nera crefciuto fi gra».numero,che era vna marauiglia fc ce Valerio le medaglie de dodici Imperatori co lor rouefei cauate dallo ami co piu belle de gran numero di medaglie greche: inragliò tante altre cofe di cri Hallo che non fi vede altro che pienole botteghedegh orefici, de il mo do che dell e cofe fua formate,ò di geffo ò di zolfo o daltrc mefturc da e caui doue e fece ftorie o figure o tefte.coftui aueua vna pratica tato terribile, che nò fu mai nefiuno del fuo medierò chefacefie piu opedi lui.còdude ancora a rapa Clemente molti vafi di criftalli qualeparte dono à diuerfi Principi,e parte fur pofti in Fiorenza nella chiefa di san Lorenzoinfieme con mòlti.va fi che erano in cafa MC dici già del Magnifico Lorenzo vecchio, de daltri di quella UluftrilTìma cafa per conleruare le Reliquie di molti santi, che quel pontefice donò per memoria fua a quella chiefa che non epolìibile veder la varietà de garbi di que vafi , che fon parte di Sardoni Agate Amatifti Làpis - Lazzari,& partePlafme, de Elitrcpiej, de Diafpri, Criftalli Corniuole,che per la valuta,& bellezza loro non fi può defiderar piu. fece a Papa Paulo ter zo vna Croce, &dua candelieri pur di criftallo intagliatoui dentro ftorie della paftìone di Gtefu Chrifto in vari) Ipartimenti di quell’opera, de infihi ro numero di pietre piccole,«Se gradi che troppo lungo faria ilvòlernefar memoria : trouafi apprdloil Cardinal Farnele molte cofedfman di Valerio il quale nò laido maco cofe lauorate, che facefteGiouannilopradetto, de d’anni fettantotto ha fatto con l’occhio,&con le mani miracoli Itupendif fimi, de ha mfegnato l’arte a una fua figliuola, che lauora benillimo. Valerio tato vago di procacciareamiquita di marmi, òcimprontedigclìoanti
che/che c moderne,e difegni,e pitture di mano di rari huomini, che non guar- daua a (pela niuna. onde la fuo cala in Vicenza e piena, e di tante varie cole adorna che e vno ftupore, e nel uero fi conoide che quando vno porta amo re alla vintegli non reità mai infino alla fofia. onde n’ha merito,Se lode in vita,Sé fi fa doppo la morte inmortale fu Valerio molto premiato delle fati che lue, Se hebbe vfizij,Se benefizij affai da que principi,che egli ferui. onde pofiono quegli che fono rimali doppo lui, mercie dello, mantenerti in grado honorato. coftui quando non potè piu per li faftidi che porta feco la vecchiezza ariendereallarte ne viuere,refe lanima a Dio lanno 1546.
Fu ne tempi adietro in Parmail Marmita ilquale vn tempo attefc allapit'tu fa poi fi voltò allo intaglio, Se fu gran didimo imitatore degli antichi. Di to itili fi vedcje molte cofe belliflime. infegnò lartea vn fuo figliuolo chiamato LodoUico,che Uretre in Roma gran lépo col Cardinal Giouanni de Salma ti, e lece per quello signore quattro oliati intagliati di figure nel ctiftallo molto eccellenti, che f-ur melli in vna cadetta dargento belli fiima che fu do nata poi alla lllullrifiima signora Leonora di Tolledo Duchella di Fiorenza. coftui fece fra mohe lue opere vn Cammeo con vna tefta di Socrate mol tobtflla,efugranmaeftrodi contrafarmedaglieantichedelle quali necauò grandifiima vtilita. seguitò in Fiorenza Domenico di Polo Fiorentino eccel lente Maeftro dincauó il quale fn dilcepolo di Giouanni delle Corgnole di chele ragionato ulqual Domenico à noftri giorni, ritraile diuinamente il Duca’Alelàndro de Medici,Se nefe coni in acciaio,& bellillìme medaglie co vn rouefeio dentrdui vna Fiorenza.ritraile ancora il Duca Cofimo il primo anno, che fu eletto algouerno di Fiorenza, Se nel rouefeio fede il fegno del Capricorno , Se molti'altri intagli di-cofe piccole che non fcade farne memoria,Se mori detà danni 65. morto Domenico. Valerio el Mamma, & Giouanni da-Caftel Bologncfe, rimafono1 molti, cheglianno di gran lun« ga auazati come in Venetia Luigi Anichini Ferrarefe ilquale di lotrigliezza dintaglio, Se di acutezza di fine, ha le fuo cole fatto apparire mirabili: ma molto piu hapaflatoinnanzi a tutti in grafia bontà, Se in perfetione, Se nel Ledere vniuerfale, Aleftandro Celari cognominato il Greco,ilquale ne Ca mei,Se nelle ruotea fatto intagli di cauo,Se di rilieuo con tanta bella manie ra, Secpfi i coni dacciaio in cauo con. bulini ha condotte le minutezze del= làrte co quella efttema diligerla che maggior noli può imaginare,Sechi vuo G le ftupire de miracoli fiuoi, miri vna medaglia fatta a Papa Pauolo terzo del ritratto fuo che par viuo col fuo rouelcio doue Aleflàndro Magno che gec tato a piedi del gran sacerdote diIerololima lo adora che fon figure da ftu- pire, Se che non e poftìbilefar meglio, Se Michelagnolo Buonarroti fteflo guardandole prelente Giorgio Vafari dille che era venu to l’hora della mor tenelfarteperciochenon fi poteua veder meglio. Codilifeper Papa I11I10 terzo la fua medaglia l’anno Santo 1550.con vn rouefeio di que prigioni che al tempodègli antichierano rtelor Giubilei liberati, che fu belliftìma, Se ra rà medaglia co molti altri con;j>Se ritratti p le zecche di Róma laquale a téu ta efercitata molti anni.ritraile Pierluigi Farnefe Duca di Cadrò il duca Ot tauio luo figliuolo,e al Cardinale Farnele fece! vna medaglia il fuo ritratto cofarariflìma che la tefta fu doro el campo dargento, coftui conduffelate-O 0 1ftadelRc Arrigo di Fracia pii Cardinale Farnefcdella gradezzapiudungi ulioin vnacorniuolaicauò dintaglio in cauo, che e fiato .vnode piu begli, intagli moderni,cbe lì fia veduto mafiperdifiegno.gratia bontà, Se diligen* za. vedefi ancora molti altri intagli di fuo man, in Cammei, Se perfettif-, fima vnafeminaigniudafattacógradearte,Secoli vnsliro,doueèvn Leon«
Se parimente vn putto,Se molti piccoli,che non (cade ragionarne ma quello che pailo tutti,fu la teda di Fotione atéiefecheemiracolola,Sc il piu bello Carneo che fi polla vedere. • •
Si adopera ancora oggi ne Cammei Giouanantonio de Rolli Milanefc bonillìmo'tnaeftro, ilqualeoltra alle belle opere che a fatto di rilieuo, Se di cauo in vari) intagli ha per lo;l!luftrilTìmo Duca Cofimo de Medici condotto vn Carneo grandini, cioè vn terzo di braccio alto’, Se largho parimente: nel quale ha canato dal mezzo in fu due figure, cioè sua EccellentiaiSela 11 luftrilhma Duchefla Leonora fuo conforte, che ambi due tengano vn ton do cóle mani dètroui vna Fiorézi:fòno aprefio a quelli ritratti di naturale il Principe don Franccfco con don Giouanni Cardinaledon Grafia,Se don Arnando,Se don Pietro infieme con Donna Ifabclla,Se Donna Lucr.etia tue ti lor figliuoli,che non èpoflìbile vedere la piu finpenda opera di Cammeo ne la maggior di quella, Se perch’ella fupera tutti i Cammei, Se opere piccole,che egli hafatti,non ne faròaltra mentione potendoli veder lopete. Collirio da terzio, ancora ha fatto moire opere degne di que Ila profeifione il quale ha meritato p le rare qualità fne che il gran Re Filippo Cattolico di Spagna lo tengha aprefio difeconpremiallo ,Seonorallo,perle virtù lue nello inraglio in cauo,Sedi rilieuo della medelìma profdTìone,che non a pa nper far ritratti di naturale nel quale egli vale infinitamente, SenelPaltrc cofe. Di Filippo negrolo Milanefe intagliatore di celello in arme di ferro con fogliami, Se figure non mi difenderò auendo operato come fi vede in rame cole che fi veggono fuor di fuo cheglihanno dato fama grandiilìma.
Et Gafparo, Se Girolamo Mifuroni Milanefi intagliatori di quali le villo va fi. Se tazze di criftallo bellilsime, Se particolarmente nanno condotti perii . nuca Cofimo dua che ion miracolofi oltre, che a fatto in vno pezzo di Eli— tropia vn vafo di marauigliofa grandezza, Se di mirabile intaglio,coli vn vaio grande di lapis lazaij, che ne merita lode infinita, Se Iacopo da trea zo fa in Milano il medefimo che nel vero anno renduta quella arre molto bella, Se facile, molti larebbano cheio potrei raccontare che nello intaglio di cauo per le medaglie tede, Se rouefei che hanno paragonato, Se paflàto gl» antichi come Benuenuto Cellini,che al tempo che egli elercito lartedel lo Orefice in Roma sotto Papa Clemente feciedua medaglie dc-ue oltra alla iella di Papa Clemente che fomigliò che par viua, fe in vn rouelcio la pace che a legato il furore , Se brulcia larmi, Se nellal tra Moife che hauendo percolTo la pietra ne caua laequa per il fuo popolo afletato,che non fi può farpiu in quell’arte coli poi nelle monete, Se medaglie che fece per il Duca Alellandro in Fiorenza.Del Caualier Lione Aretino cheain quello fatto il medefimo altroue lene fara me moria edelle opere che a fatto, Se che egli fa tuttaui a.
Pictropauolo Galeotto Romano , fece ancor lui, Se fa apprefioil Duca
Cofimo/Cofimo medaglie de Tuoi ritratti, Se conij di monete > Se opere di tarfia im mitando glandaridi maedroSaluedro, chein tale profeflione ferie in Roma cole marauigliole eccellenti (Timo m aeftro.
PadorinodaSienaafattoil medefimo nelle tede di’naturale chèli puodi
re, che abbi ritratto tutto il modo di pedone > e signori grandi, & virtuolì
Se altre bade genti : codui trouo vno ducho fodo da fare 1 ritratti che venifis
fino coloriti aguila de naturali con le tinte delle barbe, capei!,, Se color di
carni che la fatte parer viue:ma fi debbe molto piu lodare negli acciai,di che
a fatto conij di medaglie eccellenti,troppo farei lungo fe io hauelsi di que-
lli,che fanno ritratti di medaglie di cera a ragionare perche hoggi ogni ore
fice fa, &gentirhuominta(Tai vi fi fon dati;&: vi atendano come Giouanba
rida SoziniaSiena,&ilRoflo de Giugni a Fiorenza, & infiniti altri, che
non vo ora piu ragionare, & per darfincaquedi tornerò agli in-
tagliatori di acciaio come Girolamo Fagiuoli Bologne!«
intagliatore di cefello, Se di rame, Se in Fiorenxa
Domenico Poggini, che a fatto , Se fa co-
nijper laZeccha con le medaglie
del Duca Cofimo la*
uora di marmo
datue :
imitando in quel che può i piu rari eteccellenti
huomini cheabbin fatto mai cofc
rare in qued« prò
feflìoni,
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