VITA D'ANTONIO DA SANGALLO
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ARCHITETTORE FIORENTINO.
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VantiPrincipiUluftri,cgrandbed’infinite ricchezzeab-bondantiflìmi,-lafciarebbono chiara fama del nome lo-ro , se con la copia de’beni della fortuna hauefTero l’ani=
mo grande,6c à quelle cofe uolro, che non pure abbelif-cono il Mondo, ma sono d’infinito vtile, e giouqmento, vniuerfalmenteà tutti gl’ huotnini? E quali cofe pofto-
no,ò deurebbono farei Principi, e grandi huomini, che maggior mente,e nel farli,per le molte maniere d’huomini,che s’adoperano Se fatte,perche durano quali in perpetuo;che le grande, Se Magnifiche fab- briche^ edifizij ? E di tante spefe, che fecero gl’antichi Romani, allora, che furono nel maggior colmo della grandezza loroiche altro n’è rimalo à noi, con eterna gloria del nome Romano,che quelle reliquie di edifizij, che noi come cola santa,honoriamo;& come sole bellillime, c’ingegniamo d’imita--
re? Allequali.cofe quanto hatréllero l’animo volto alcum'Princi pi,che furo no al tempo d'AntonioSangalló ArchitettoreFiorentino,li vedrà hora chia ramente nella vita che di lui fcriuiamo. -r .
Fu dunque figliuolo Antonio,di Bartolomeo Picconi diJvlugello bottaio & hauédo nella fua fanciullezza imparato l’arte del legniamolo ; fi parti di Fiorenza,-fentendo,che Giuliano da san Gallo fuoZio, era in faconde a Roma inlìemecon Anton fuo fratello. Perchedabonifsimo animòi volto ale facendo dell’arte dell’Architettura,e.feguitado quegli, prometteuadi feque* fini,che nella età matura ctimulatamenteveggiamo per rimarita ia, in tana te cofe fatte da lui. hora auuenncchecfTendo Giuliano,per lo impedimento' che hebbedi quelfuo male di pietra,sfoizarolritornarea Fiorenza',Antonio venne in cognizione di Bramarne da Caftel durante architetto, checomin-' ciò per efio, che era vecchio, Se dal parietico impedirò le mani, non poteua1 come primaoperarejaporgergli aiuto ne’difegni,chefifnceuano: doue Antonio ranto nettamente,con pulitezzaconduceuaiche Bramante trouan- dogli di parità mifuratamente corrifpondenti, fu sforzato lafciargli la cura d’infinite fatiche che egli haueuaa.códurre,dadogli Bramante l’ordine, che voleuaj Se tutte le inuenzioni,6c componimenti,che per ogni opera s’haue- uano a fare. Nelle quali con tanto giudizio, efpedizione& diligenza , fi tro= uòferuitoda Antonio,chel’anno M DXII. Bramanteglidiede lacuradel corridore, che’andaua a’fofsi di Caftel Sàto Agnolo, Dellaqualeopera cominciò auere vna prouifionedi x. feudi il mefe. mafeguendo poi la morte di Giulio 11. l’opera rimale imperfetta, maloauerfiacquiftato Antonio,già no medi perfòna ingegnofa nella architettura, Se che nelle cofe delle mura* glieauefteboniiTìma maniera, fu cagione, che Aleffandro prirn.o Cardinal Farnefe,poi Papa Paulo i i i. venne in capriccio di far reftaurare il fuo palaz zo vecchio,ch’egli in Campo di Fiore con la fua famiglia abitaua. per laqtias leopèradifiderando Antonio venireingrado.fecepiu difegni in variatemi- mere,fra i quali vno che ite n’era accomodato,con dueappartomét!, lu queL lo che a fa a S. Reuerendiflima piacque; aucndo egli il Signor Pier Luigi, et Signor Ranuccio Tuoi figliuoli,i quali pensò douergli lafciare di tal fabbrica accomodati. Et dato a tale opera principio,ordinatàmenteogni anno fi fab- bricaua vn tato.In quello tempo al Macello de Corbi a Roma, vicino alla co lonnaTraiana,fabbricandoli vnaChiefàcól titolo di santa Maria da Loreto,ella da Antonio fu ridotta a perfezzione, con ornamento belliflìmo :do poquelloMefierMarchionneBaldafsini vicino asanto Agollino, fececódur re co’l modello,& reggimento di A ntonio,vn Palazzo, ilquale è in tal modo ordinato,che per piccolo che egli fia, è tenuto per quello ch’egli èil piu co« modo,&: il primo allogiamento di Roma, nelquàle lefcale, il cortile, le log- gie,le porte, e i camini con formava grazia fono lauorati .'Di che rimanendo M. Marchionne fodisfattisfimo,del!berò,che Perino del Vaga pittor Fioren tino vi facefle vna fala di colorito,^: ftorie,& altre figure, come fi dira nella ▼ita fuajquali ornamenti gli hanno recato grazia,&: bellezza infinita. Accan to a torre di Nona ordinò,Se fini la cafa de Cételli,laquale è piccola, ma mol to comoda. Et non pafsò molto tempo, che andò a Gradoli luogo fu lo fiato del Reucrcndifiìmo Cardinal Farnele;doue fece fabbricare per quello vn bei lisfimo,&vtile palazzo. Nellaquale andata fece grandisfima vtilità nel refta tirare la rocca di capo di mon te,con ricin to di mura balle,& ben foggiate;& fece all’ora il difegno della fortezza di Capraruola. trouandofi Monfignor - ReuerendisfimoFarnefecoh tanta fodistazione feruitoin tante opere da AU tonio,fu coftretto a volergli bene,& di continuo gli accrebbe amore,& fem pre che potè farlo, gli fece fauore in ogni fua imprefa. Appreflo, volendo il Cardinale Alborenfe lafciar memoria di fe nella chicfa della fua nazione : fe ce fabbricare da Antonio,& condurre a fipe, in san Iacopo de gli spagnuoli vna cappella di marmi,Se vna fepoltura per efiò; la quale cappella fra* vani di pilaftri, fu da Pellegrino da Modana come fi è detto tutta dipinta: et fu lo al tare,da Iacopo del Sanfouino,fatto vn san Iacopo di marmo bellisfimo. La quale opera di archicettura è certaméte tenuta lodatisfima, per efierui la voi ta di marmo con vno spartimento di ottangoli bellisfimo. Ne palio molto » che M. Bartolomeo Ferratino per comodità di fe,& beneficio de gli amici, Se ancora per lafciare memoria onorata,Se perpetua, fece fabbricare da Antonio fu la piazza d’Amelia vn palazzo, ilquale è cofa honoratifs. Se bella:doue Antonio acqftò fama,&vtile nò mediocre.ellendo iqfto tépo in Roma Anto nio di Monte Cardinale di santa Prafiedia, volle che il medefimo gli facefle il palazzo,douc poi habitò, che risponde in Agone ) doue è la ftatua di mac- firo Pafquino;ncl mezzo risponde nella piazza, douefabbricò vna torre: la quale con bellisfimo componimento di pilafiri, Se fineftre dal primo ordine fino al terzo con grazia,& con difegno,gli fu da Antonio ordinata, Se finita: ScperFrancefcodell’ Indaco lauorata di terrctta a figure,Se ftoriedala banda di dentro,& di fuora . Intanto hauendo fatta Antonio ftrettaferuirucol Cardinal d’Arimini,gli fece fare quel fignore in Zolentino della Marca vn pa lazzo, oltra lo efler Antonio fiato premiato,gli hebbe il Cardinale di continuo obligazione. mentre che quelte cofe girauano : & la fama d’Antonio crefcendo fi fpargeuajauuenne che la vecchiezza di Bramante,Se alcuni fuoi impedimenti,lo fecero cittadino dell’altro mondo, perche da papa Leone fu biro furono conftituiti tre architetti fopra la fabbrica di san Pietro,R affaello da Vrbino Giuliano dà san Gallo zio d’Antonio, & fra Giocondo da Vero na.Et non andò moltojclie Fra Giocondo fi parti di Roma.’&Giuliano efien do vecchio hebbe licenza di potere ritornare a Fiorenza. La onde Antonio hauendo feruitùco’l ReuerendilTimo Farnefe, ftrettiflìmamente lo pregò, che volelle fupplicareaPapa Leone: che il luogo di Giuliano filo zio gli con= cedcffe.Laquaì cofafu faciliffìma a ottenere: prima pie virtù di A ntonid,che erano degne di quel Iuogo:poi per lo interefio della beniuolenza fra il Papa e’1 Reuerendifiìmo Farnefe.e cofi in compagnia di Raffaello daVrbino fi có* tinuò quella fabbrica aliai freddamente. Andando poi il PapaaCiuira vec* chiapcr fortificarla:&in compagnia di effo infiniti signori: & fra gli altri Giouan’Paulo Baglioni e’1 Signor Vitello: e fimilmentedi perfone ingegno« fe Pietro Nauarra,8c Antonio Marchifi architetto, allora di fortificationi, il quale per commefsione del Papa era venuto da Napoli. Et ragionandofi di fortificare detto luogo;infinite,& varie,circa ciò furono le opinioni: e chi vn difegno,& chi vn’altro facendo,Antonio,fra tanti ne fpiegò loro vno, ilqua- lefu confermato dal Papa,& da quei Pignori, architetti, comedi tutti mi= gIiore,p bellezza,e fortezza,e bellifs.e vtili còfiderazioni. Onde Antonio ne véne in grandifiìmo credito apprefio la corte.dopo qflo riparò la virtù d’An tonioà vn gran difordineper quella cagione, hauendo Raffaello da Vrbino nel fare le loggie papali,e le ftanze,che fono fopra i fondamenti ; per compia cere ad alcuni,lafciati molti vanficon graue danno del tutto, per lo pefo, che fopra quelli fi haueuaà reggere: già cominciauaquell’edifizio à minacciare rouina,pel troppo gran pefo,che haueua fopra: e farebbe certamente rouina to fe la virtù d'Antonio, con aiuto di puntelli, etrauatenon hauefleripiene di dentro quelle ftanzerelle;e rifondando per tutto, non l’haueffe ridorte fet me,e faldillìme,comc elle furono mai da principio. Hauendo in tanto la Na zioneFiorentina,coldifègnodi Iacopo Sanfouino, cominciata in ffradaGiu liadietro à Banchi la chiefa loro,fi era nel porla, meffa troppo dentro nel fin me: perche,effóndo à ciò ftretti dalla neceflìta , fpefono dodici mila feudi in vn fondamento in acqua,che fu da Antonio con belliffìmo modo,e fortezza condotto. laquale via non potendo edere trouata da Iacopo,fi trouò per Art ionio-,e fu murata fopra l’acqua parecchie braccia. & Antonio ne fece vn mo dello cofi raro, che fe l'opera fi conducala à fine,farebbe ftata ftupendilììma. tutta uia fu gran dilordine,e poco giudizio quello]di chi allora era capo in RO ma di quella Nazione: perche non doueuano mai permettere, che gl’archi- tetti fondaflono vna chiefa fi grande in vn fiume tanro terribile,per acquifta re venti braccia di lunghezza, e gittare in vn fondamento tante migliaia di feudi; per hauereà combattere con quel fiume in eterno: potendo mafsima- mente far venire fopra terra quella chiefa col tiratfi innanzi,«Se col darle vn* altra forma. &c che è piu ,potendo quafi con lameclefima fpefa darle fine? E fi confidarono nelle ricchezze de’Mercanti di quella Nazione, fi è poi vedu« to col tempo,quanto fuflecotal fperanza fallace.perchein tanti anni,che ten nero il papato Leone,& Clemente de’Medici,e Giulio terzo,e Marcello,an= cor che viuelfe pochilììmo ; i quali furono del Dominio Fiorentino ; con la grandezza di tanti Cardinali, & con le ricchezzedi tanti Mercatanti,fi è riA R r z
maio, e fi fta bòra nel nredefimo termine,ché.dal noftroSangallo fu lafciat®, e per ci'o cleono,e gl’archi tetti,&z chi fa farelefabriche, peniate molto bene al finc,&: ad ogni co'fa, prima,che all’opere d?imporranza mettano le mani." ma per tornare ad Antonio,egli per cómmeftionedel Papa, che vna datelo menò feco in quelle parti reftaurò la Rocca di Monte Fiafconé,gia ftata edifi .cataria Papa Vrbano. Se nell’lfola Vifentina, per volere del Cardinal Farne le,fece nel lago di Bolfena due Tempietti piccoli*, vnode’quali era condotto di fuori àottofaccie,e dentro tondo: e l’alti o era di fuori quadro, e dentro a otto faccie.e nelle faccie de’cantoni erano quattro nicchie,una per ciafcuno. i quali due Tempietti condotti con bell’ordine fecero teftimonianza quanto iapeife Antonio vfarela varietàne’termiuidell’avchitettura. Mentrejchc quefti Tempi] fi fabricauano, tornò Antonio in Roma, doue diede principiò in (ul canto di santa Lucia,la doue è la nuoua Zecca, al palazzodel Vefcouo di Ceruia,che poi non fu finito . vicinoacorte Sauellalecelaehidadi santa Mariadi Monferrato ; laquale è tenuta btlliflima. e finalmente lacafad’un Marrano,cheèdietroal palazzo di cibò, vicina allecafedeMafiìmi .in tan* to morendo Leone, Se con elio lui tutte le belle, e buone arti, tornateinvita da eiìo,& da Giuliolccondo fuo Antecefiore,fuccedette Adrianofefto. nel pontificato del quale furono talméte tutte Parti,e tutte le virtù battute, che fe il gouerno della fede A poftolica fu Ile lungamente durato nelle fue mani, interuemua a Romanci fuo pontificato,quello cheiriteruenne altra volra , quando tutte le ftatue,auanzatealleRouinedeGotti(cofi le buone, come le ree) furonoccndennatealfuoco, egiahaueua cominciato Adriano (forfep imitare i pontefici de’gia detti tempi) à ragionare di volere gettare per terra la capelladel diuino Michclagnolo, dicendo ch’ell’era vna ftufa d’ignudi. E sprezzando tutte le buone pitture,e le ftatue,le chiamaualafciuiedel mon» do,& cofi* obbribriofe,et abomineuoli. laqual cofa fu cagione,che non pure Antonio,ma tutti gl’altri begl’ingegni fifermaronoin tanto,cheal tempo di quello pontefice non fi lauorò,non che altro,quafi punto alla fabbricadi s. Pietro.allaquale doueua pur al meno eflere affezionato poi che dell’altre cole mondane fi volle tanto moftrare nimico, per ciò dunque,attendendo An ionio à cole di non molta impoi tanza,reftaurò fotto queftò pon tefice le Nani piccole della chiefadi s.Iacopo degli spagnuoli,& accomodò la facciata di nanzi con belhfsimi lumi. fece lauorare il Tabernacolo dell’imaginedi poa te di Triuertmojilquale, benché piccolo fia ha però mol ta grazia. Nelquale poi lauorò Perinodel Vaga àfrefeo vna bella operetta, erano già le pouere virtù,per lo viuered’Adriano mal condotte,quando il cielo,mollo à pietà di quelle,volìecon la morted’uno,farnerifufcitar mille: ondeloleuòdel mon do egli fece dar luogo a chi meglio doueua tenere tal gradoj& con altro animo gouernare le cofede! mondo. perchecreato Papa Clementeletumo,pie= no di aenerofitàTecniitando le veftigiedi Leonc,edeoPaltri antecellori del- lalua illt’ftcìftima famiglia,fi pensò,che hauendo nel Cardinalato fatto belle memorie,douefle nel papato aunnzare tutti gl’altri di rinouamenti di fab hriche,eadornamenti, Quella elèzzione adunquefu di refrigerioamolti virtuofijòc a 1 timidi,& ingegnofi aninu>che fi erano auiliti grandillìmo fias lo^edihcit i ..uihjr.a vita . i quali.per ciò r i fu rgcd o, teceio poi quell’o.pe bellif fi rn la belliflimejche al preferite veggiamo. cprimieramente Antonio,per COITI- mcfsionedifuasantita melici in opera, fubito rifece vn cortile in palazzo di- nanzialleloggie,chegia furon dipintecóordinedi Raffaellojilqualecortile fu di grandiflimo comodo,e bellezza perche doue fi andaua prima, per certe vieftorte,e (frette allargandole Antonio,e dando loro miglior formale fece comode,e belle, ma quello luogo, non illa hoggi in quel modo, che lo fece AntoniorperchePapa Giulio terzo neleuò le coione,che vi erano di granito per ornarne la fua vigna,de altero ogni eofa.fece Antonio in bachi la facciata della Zcccha vecchia di Roma/có belliliìma grazia, in quello angolo girato in tondo,che è tenuto cola dillifcile, e miracolofa: e in quell* opera mite l’arme del Papa. rifondò il redo delle loggie Papali, che per la morte di Leone non s’erano finite,c per la poca cura d’Adriano,non s’erano continuate, ne tocche: & coli fecondoil volere di Clemente furono condotte à vltimo fine, dopo, volendo fua Santità fortificare Parma, e Piacenza. Dopo molti dife gnii & modelli, che da diuerfi furono fatti, fu mandato Antonio in que* luoghi, &feco Giulian Leno sollecitatore di quelle fortificazioni.
E là ariuati, éfiendocon Antonio l’Abbaco fuo creato; Pierfrancefco da Viterbo ingegnere vai enti ili mo,& Michele da san Michele architetto Veronc- fe,tutti infieme condulfero àperfezzione idifegni di quelle fortificazioni, fiche fatto,rimanendo gl’al tri, fe ne tornò Antonio à Roma, doue efiendo poca commoditàdi danze in palazzo, ordinò Papa Clemente, che Antonio /òpra la ferrarla cominciafie quelle doue fi fanno i concidoripoblicijequa- lifuronoin modo condotte, cheil Pontefice ne nmafelodisfatto, efece fa uipoifopra le danze de’camerieri di fu?, santità. Similmente fece Anto* niofopra, il tetto di'quede danze, altre danze comodillìme, laquale opera fu pericolofa molto, per tanto rifondare. E nel vero in quedo Antonio valfe adai',attefo,chele lue fabbriche mai non modrarono vn pelo.Nefu mai fra i moderni altro architetto piu ficuro,nepiu accorto in cogiugnere mura.
Ellendofial tempo di Papa Paulo fecondo,laChiefadella Madonna di Loreto, che era piccola, &c col tetto in fu i piladn di mattoni alla saluatica j rifondata, & fatta di quella grandezza, che ella edere hoggi fi vede mediante l’ingegno, & virtù di Giuliano da Maiano: &e(Iendofi poi feguitata dal cordone di fuori in fu, da Siilo Quarto, e da altri: come fi è detto ; finalmente al tempo di Clemente, non hauendo primafattó mai pur un mini* mo legno di rouina, s’aperfe l’anno 15:2,6. di maniera, che non (blamente erano in pericolo gfarchi della Tribuna, ma tuttala chiefa in moluluo- ghi, per edere dato il fondamento debole, e poco adétro. perche, efiendo da detto Papa Clemente mandato Antonio à riparare à tanto difordine,gm to che egli fu à Loreto,puntellando gl’f.rchi,& armando il tutto con animo rifolutifiimo, e di giudiziofo architetto, la rifondò tutta. & ringrofiando le mura,& i piladri fuori, e dentro, gli diede bella forma nel tutto,S: nella prq porzionede’ membri: & la fece gagliarda da poter reggere ogni gran pelò: continuando vn medefimo ordine nelle crocierei Nauate della chiefa, con fuperbc modanature d’Architraui fopra gl’Archi, fregi, & cornicipni. E rendè fopramodo bello , de ben fatto l’imbalàmento de’ quattro piladrì grandi, che vanno intorno all’otto faccie defila Tribuna , che reggono i quattro archi'jcioèi tre delle crociere, doue fono le cappelle, e qllo maggio re della naue del mezzo, laquale opera merita certo di ellere celebrata,per la' migliore,che Antonio facelfe già mai,e non lenza ragioneuole cagione: per ciò che coloro,che tanno di nuouo alcun’opera, ò la leuano da i Fondamenti hanno faculta di potere alzarfi,abballarli,&condurla a quella perfezzione* <ÌheuogIiono,efanno migliore,lenza edere da alcuna cola impediti.ilche nò auiene a chi ha da regolare,ò reltaurare le cofe cominciate da altri: e mal con dotte, ò dall’artefice, ò dagl’auenimenti della fortuna onde fi può dire i che Antonio rifulcitafie vn morto,e/acefie quello,che quali non era pofsibile. . e Fatte quelle cole,ordinò,ch’ella fi coprille di piombo,e diede ordine, come fi haiiefleà condurre quello,eh e reftatiada Farli, »Secoli per opera di lui heb- be quel famofoTempio miglior Forma,& miglior grazia,che prima non ha uetia,esperanzadi lunghiflìma vira, tornato poi à Rome,dopo che quella città era Hata niella a Facco,hauendoli il papain Oruieto, vi patina la corte grandilfimodifagio d’acqua .onde,comeVolleil pontefice, murò Antonio vn pozzo tutto di pietra in quella città, largo 2j. braccia, con due Fcaleà chiocciola intagliate nel tufo,l’una fopra l’altra Fecondo, che il pozzo gira« uà. nel Fondo del qual pozzo fi Fcende , per le dette due leale à lumaca, in tal manieragliele beltic,che vanno per l’acqua entrano per vna porta, 8c calano per vna delle due scale. Searriuateìn Fui ponte,dotte fi carical’acqtia fanza tornare indietro, padano all’altro ramo della Lumaca, che gira Fopra quella dellafcefa.eper vn’altra porta diuerla,e contraria alla prima riefeono fuori del pozzo.laqual’opera che fu cofa ingegnolà comoda,e di marauiglio Fa bellezza,Fu condotta quali a fine inanzi,che Clemente moriIle. E perche reftaua Folo a farli la bocca di elio pozzo, la Fece finire Papa Paulo, terzo, ma non come haueua ordinato Clementecolconfigliod’Antonio, che fu mol* to per cofi bell’opera comendato. E certo, chegl’antichi non fecero mai edi fizio pari à quello ned’indu(lria,ned’artifiziojelIendo in quello cofi fatto il tondo del mezzo,che infino al Fondo da lume,per alcune fineftre alle due fca le fopradette. mentre fi faceua quell’opera ordinò l’iftelfo Antonio la fortez za d’AnconaJaquale Fu col tempo condotta al Fuo fine, deliberando poi Papa Clemen ce al tempo che Alellandro de’ Medici Fuo nipote era Duca di Fio renza,di Fare in quella città vna fortezza inefpugnabilejil signor Alellandro Vitelli,Pierfrancefco da Viterbo,& Antonio ordinarono, e fecero condurre con tanta preftezza quel cartello,ò uero Fortezza che è tra la porta il Prato c san Gallo, che mai niuna fabbrica limile antica ò moderna fu condottali Follo al Fuo termine: &: in vn Torrione,che fu il primo à Fondarli, chiamato il ToFo,furono melfi molti epigrammi,& medaglie,con cirimonie, e folen* nilìima pompa . laquale opera è celebrata hoggi per tutto il mondo e tenuta inespugnabile. Fu perordincd’Antonio,condottoà Loreto il Tribolo scul tore,Raffaello da monte Lupo,Franrefco di san Gallo allora giouane, e Simon Cioli, i quali finirono le llorie di marmo,cominciate per Andrea Sanguino, nel medefimo luogo conditile Antonio il Mofca Fiorentino intagliatore di marmi eccellentils.ilqualealloralauoraua, come fi dirà nella fua vitavn camino di pietra a gl’heredi di Pellegrino da Fofiombrone, che per cofa d’intaglio riufei opera diurna. collui dico a’preghi d’Antonio fi conduf Ccx Loreto,doue fece felloni,che fono dtuiniftìmi. orale con pteftezza,edili genza reftò l’ornamento di quella camera di Noftra Donna del tutto finito ancorché Antonio in vn medefimo tempo allora hauefte alle mani cinque opere d’importanza. Alle quali tutte,benché bifferò in diueffi luoghi, Se ló tane l’una dall’altra: di maniera fuppliua, che non mancò mai da fare a mura: pchcdoue egli alcunauoltanòpoteuacofi torto edere,feruiua l’aiutodi Batirta fuo fratello, le quali cinque opere erano,la detta fortezza di Fioren za,quella d’Ancona,l’opera di Loreto,il palazzo Apoftohco,&iI pozzo d’Or uieto. morto poi Clemente,& creato fommo Pontefice Paulo terzo Farnefè, venne Antonio,edendo ftato amico del Papa,mentre era Cardinale,in mag gtor credito. perche hauendo sua santità fatto Duca di Caftroil signor Pierluigi fuo figliuolo,mandò Antonio a fare il difegno della fortezza, che quel Duca vi fece fondare,e del palazzo,che din fu Ila piazza,chiamato l’hoftena, edella Zeccha,che è nel medefimo luogo muratadi Treuertinoa fimilitudi ne di quella di Roma, nequefti difegni solamente fece Antonio in quella cit ta,ma ancora molti altri di palazzi, Se altre fabbriche a diuerfe pedone terrazzane, e foreftiere, che edificarono con' tanta spefa, che a chi non leve- de pare incredibile,cofi fono tutte fatte fenza risparmio,ornate,&agiatillì- me. ilche non ha dubbio fu fatto da moiri per far piacere al Papajeffendo che anco con quefti mezzi,fecondo l’humorede’Principi,fi vanno molti procac dando fauori. ilche non èfe non cofa lodeuole,venendone commodo,vtrte ©piacere all’vniuerfale. l’anno poi che Carlo Quinto Imperadore tornò vit toriofo da Tunizi, ertendogli ftati fatti in Meflìna,in Puglia,& in Napoli ho noratifsimi Archi, pel trionfo di tanta vettoria,edouendo venire a Roma fe ce Antonio al palazzo di san Marco,dicomesfionedel Papa,un Arco trionfale di legname,in fotto squadra,acciochepotefleferuireadue ftrade, tanto bello,che per opera di legname,non s’èmai veduto il piu fuperbo, ne il piu proporzionato, è fe in cotale opera fulle fiata la fuperbia,e la spefa de marmi c'omevifu ftudio,artifizio,ediligenza nell’ordine,& nel condurlo,fi farebbe potuto meritamente,per le ftatue,& ftorie dipinte,& altri ornamenti, fra le fette Muli del mondo annoucrare.era quello Arco porto in fullultimo canto che volgiealla piazza principale d’opera Corinta con quattro colonne tó de per banda mefle d’argento,6c i capitegli intagliati có bellifsime foglie tut ti mesfi d’oro da ogni banda,erano bclliilimi architraui,fregij, Se cornicioni, portati con rifalli fopraciafcunacolonna. fra le quali erano dua fiori e dipin te per ciafcuna. tal che faceua vno spartimento di quattro ftorie per banda, che erano fra tutte dua le bande otto ftorie den troui come fi dira altroue da chi le dipinfe. i fatti dello Imperadore, eraui ancora per piu richezza per finimento del frontespizio da ogni banda fopra detto Arco,dua figure di rilie dodi braccia quattro e mezzo l’una fatte per una Roma. &le metteuano in mezzo dua Imperatori di cafa Dauftrra,chc di nanzi era Alberto,'& Masfi milianOj&da laltra parte Federigo, Se Ridolfo, Se cofi da ogni parte in fuca toni eranoquattro prigioni duaperbandacon grannumerodi Trofei pur di rilicuo,Sd’Arme di fua sàrita,& di s.Maefta tutte fatte códurre có l’ordine di Antonio,da scultori Ec.&da i miglior pittori chefusfino aH’hcraaRoma, & non folo quello Arco fu da Antonio ordinato, ma tutto l’apparato dell*feda,che fi fece,per riceueteyn fi grande,& tnuittiflimo Imperadore. seguì* tò poi il medefimo,per lo detto Duca di.Cartro la fortezza di Nepi, & la forti ficazionedi durala città, cheèinefpugnabile,ebella. Dirizzò nella medefì-fi ma citta molte rtrade, & per i cittadini di quella fece difegni di molle cafe, e palazzi facendo poi fare fua santità i bartiomdi Roma,che fono fortifsimi,&. venendo fra quelli comprefa la porta di santo Spirito, ella fu fatta con ordi ne,e difegno d’Antonio con ornaméto indico di treueruni,m maniera moi to foda,& molto rara,con tanta magnificenza, ch’ella pareggia le cofe antiche, làquale opera,dopo la morte d’A n ionio fu chi cercò,piu da inuidia mof fo,che da alcuna ragioneuole cagione,per vie ffraordmariedi farla rouinarc. ma non fu permeflo dachi poteua . fu con ordine delmedefimo rifondato quafi tutto il palazzo Aportolico,cheoltre quello,che fi èdetto in altri luoghi moiri,minacciaua rouinaj <Sc in vn fianco particolarmente la cappella di Siilo,doue fonol’operedi MÌchelagnolo,&: lìmilmente la facciata dinanzi,sé za,che metteffe vn minimo pelo; cofa piu di pericolo,che d’honore. Accreb bela sala grande della detta cappella di Siflo,facendoui in due Lunettein te ila quelle fineftrone terribili,con fi marauigliofi lumi: & con que’partimen- ti buttati nella volta 3 & fatti di rtucco tanto bene,& co tâta spefa,che quella fi può mettere per la piu bella,e ricca sala,che infino allora fufle nel mondo. & in fu quella accompagnò, per potere andare in san Pietro,alcune ficaie co- fi comode,eben fatte,che fra l’antiche,e moderne non fi è veduto ancor me glio e fimilmentela cappella Paulina, doue fi bada mettere il sacramento, cheècofavezzofilTtma, e tanto bella, efi bene mifurata, e partita, cheperla grazia, che fi vede.pare^the ridendo,e fef^gggiando ti s’apprefenti: Fece Art tonio la fortezza di Perugia,ne!ledifcordie,chefurono irai Perugini,&il Pa pa. laquale opera( nellaquale andarono per terra le cafe de Baghoni) fu fini* ra con preflezza marauigliofa, eriufei molto bella. fece ancora lafortezza d’Afcoli :& quella in pochi giorni conditile à tal termine, ch’ella fi poteua, guardare. Ilchegl’ Afcolani,& altri non penfauano>che fi douefìe poter fare in molti anni.Onde auenne nel mettenti coli tortola guardia.che que’po poli rertarono ftupefatti,e quafi noi credeuano. Rifondòancora in Roma, perdifenderfi dalle piene,quado il Tenere ingrorta, la cafa fua in rtrada Giu. lia. e non folo diede principio,ma condii rte à buon termine il palazzo, che egli habiraua vicino à san Biagio: che hoggi è del Cardinale Riccio da monte PulcianOjche l’ha finito con grandilfimaspefit,& con ornatiflime danze j oltre quelle,che Antonio vi ha netta spefo,che erano date migliaia di scudi. ma tutto quello,çhe Antonio fece di giouam en to,e d’utilità al mondo è nul la à paragone del modello della veneiandidìm?, e rtupendidìma fabbrica di san Pietro di Roma. laquale,ertendo data à principio ordinarada Braman-, te : egh con ordine nuouo,e modo rtraordinario, I’aggrandi,& riordinò,dà dole propotzionata cotnpofizione,edecoro,cofi nel tutto come ne’ membri : come fi può vedere nel modello fatto per mano d’Antonio d’A baco fuo crea to di legname,& interamente finito. ilquale modello , che diede ad Anto-r nio nomegrandirtìnto,cóla pianta di tutto l’edifizio fono dati dopolamor-, re d’Antonio Sangallo truffi in irtàpaj dal detto Antonio d’Abaco, ilquale ha voluto per ciò moli rare quàta fufle la virtù de! Sangallo, e che fi conofca<lo ogni huomo il patere di quell’A rchitettojellcndo flati dati nuoui ordini in cótrarioda Michelagnolo Buonarroti p laquale riordinatione fono poi nate molte contefe, come fi dira a fuo luogoPareua à Michelagnolo, & ì molti altri ancora,che hanno ved uto il modellò del Sangallo,& quello,che da lui fu meflo in opera,che il compomméto d’Antonio venifle troppo fmi nu2zatodairifalti,edai membri,che fono piccoli, fi come anco fono le co lonnc,archi (opra archi, & cornici fopra cornici. Oltre ciò pare,che no piac eia,che i due campanili,che vi faceua,le quattro Tribune piccole, e la cupolamaggiore, haueflino quel finimento,ò vero ghirlanda di colonne, molte e piccole; e parimente non piaceuano molto j e non piacciono quelle tante Aguglie,che vi fono per finimento ; parendo, che in ciò detto modello immiti piu la maniera,& opera Tedefca,che l’antica,e buona, che hoggi ofler- uanogl’architetti migliori, finiti dall’Abaco tutti i detti modelli, poco dopo lamorted’Antonio,fi troub,chedetto modello di san Pietro coftò(qua- toapartiene(olamenteairoperede>legnaiuoli,elegname)sctidi quattro mi la cento otran taquattro. Nel che fare Antonio Abacoche n’hebbe cura fi portò molto bene, eflendo molto intendente delle cofe d’Architettura, come nedimoftra il filo libro ftampato delle cofedi Romaiche cbellillimo. il qual modello,che fi truoua hoggi in sa Piero nella cappella maggiore, è lun go palmi irenracinque,e larp.o z6.e alto palmi venti e mezzo. onde farebbe venuta l’opera,fecondo quello modello,lunga palmi 1040. cioè canne 104, & larga pa!mi$6o. chefono canne 63. perciochefecondo lamifura,de’mura tori la canna,che correa Roma,èdieci palmi, fu donato ad Antonio, per la fatica di quello fuo modello-e molti dilegni fatti, da i deputati fopra la fabbrica di s. Pietro,feudi mille cinquecento.de’quali n’ hebbecontami mille, & il reftante non rifcolfe, elfendo poco dopo tal’opera palfato all* altra vita. ringrolsò ipilàftri della detta chiefa di s.Pietro, accio il pefo di quella tribù na pofa(Iegagliardamente:e tutti ifondamenti sparli empièdi feda materia e fece in modo forti, che non è da dubitare, che quella fabrica fi a per fare piu peli,ò minacciare rouina, come lece al tempo di Bramante, ilqual ntagifte- rio'fe fu Ile fopra la terra,come è nofcofofotto,farebbe sbigottire ogni terribile ingegno. per le quali cofe la faraa,& il nome di quello mirabile artefice donerà hauer Tempre luogo fra i piu rari intelletti . Trottali, che infine al téÌ>o degl’antichi Romani fono fiati,e fono ancoragl’huomini diTerni,e quel
i di Riete inimicifsimi fra loro; percioche il lago delle marmora^alcuna voi
{a tenendo in collo, faceua violenza all’vnode’detti popoli tonde quando
quei di Rietelo voleuano aprire, i Ternani in niun modo ciò voleuano ac.
confentire. per locheèfempre fiato differenza fra loro, ò habbiano gotter-
nato Roma i Pontefici,ò fia fiata foggetta agl’imperatori. &c al tempo di Ci
cerone fu egli mandato, dal fenato à comporre tal differenza, ma li rimale
non rifoluta. la onde elTendò per quella medclima cagione l’anno 1346 mi
dati Ambafciadori à Papa Paulo terzo; egli mandò loro Antonio à terminar
quella lite, e cofi per giudizio di lui fu rifoluto,che il detto lago da quella ha.
da,doueèil muro douefie sboccare, e lo fece Antonio con grandilfnnadif-
ficulfa tagliare; onde attenne per lo caldo che era grande,& altri difagi, elle
do Antonio pur vecchio,cagioneuole,chefiamma!òdi ftbrein Terni,§c non fnolto dopo fendè l’anima. - Diche Pentirono gl'amici, e parenti fuof infini todolore,e ne patirono molte £abriche,maparticolermcntc il palazzo dogameli, vicinò! campo di Fiore. Haueua Papa Paulo terzo,quando et* Alertandro Cardinal Fr.rnefe, condotto il detto palazzo à boniflìmò.’térm# ne,e.nella facciata dinanzi fatto-parte de! primo finellrato,la sala di dentri & ani ara vna banda del corrile : ma non però era tanto innanzi quella fabbrica,che fi vedertela fua perfezzionc;quando eflendo creato Pontefice, An tomo alterò tutto il primo difegno, parendogli hauere à fare vn palazzo nó piu da Cardinale,:mada Pontefice . Kouinate dunquealcunecafc,chc gli erano intorno; &.le leale.vecchie,le rifece di nuoti ole piu dolci, accrebbe il cortile per ogni.verfo,e parimente tutto il palazzo: facédò maggior cor pi di Tale, e maggior numero di danze ,e piu magnifiche, con palchi d’intaglio bellissimi, 6c altri molti ornamenti, ethancndo'gia ridotta la facciata dinanzi, col fecondo fine (irato al fuo fine, fi haueua (blamente à mettere il cornicione,che reggefic il tutto intorno intorno. e percheil Papa,che hauc uaTanimo grande,Òc era d’ottimo giudicìo, voleuavn cornicione il piu bel lo,&piu ricco, che mai furte (lato à qual fi vòglia altro palazzo; volle, oltre quelli,chehauea (atto Antonio ,' che tutti i migliori architetti di Roma facchino ciafcuno il fuo , per appiccarli al migliore, e farlo nondimeno mette re in opera da Antanio.ietcofi vria martina,chedefinauain Beluederegli fii rono portati inanzi turni detti difegni,prelente Antonio, i maeftri de’qua li furono Perino del Vagajfra Balliano del Piombo, Michelagnolo Buonar ruoti,& Giorgio Vafari che allora era giouane, e leruiua il Cardinal Farne- fe, di commefsione del quale,& del papa haueua pel detto cornicione fattoi non vn folo,ma due difegni variati. ben e vero, che il Buonarroto non portò il fuo da per fe,ma lo mandò per detto Giorgio Vafari: alquale, ertendò egli andato à mollrargli i fuoi difegni, perche gli dicerte l’animo fuo,come amico, diede Michelagnolo il filo,accio lo portarte al Papa,e facerte fila feu- fa, che non andauain perfona, perfentirfiindifpollo. Prefentati dunque tutti i difegni al Papa lua santità gli confiderò lungamente, & gli lodò tutti per ingegnofi,e belli fsimi; ma quello del diuino Michelagnolo (opra tutti* le quaìi cole no pallauano, lenó con malanimo d’Antomo;alquale non pia ceua molto q(lo modo di fare del Papa, & hauerebbe voluto far’egli di luò capo ogni cola.mapiu gli difpiaceua ancora il vedere,che il Papa teneua gra conto d’vn Iacopo Meiighino Fcrrarelè,&: feneféruiua nella fabbrica di sati Piero per Architetto,ancor che non hauelle ne difegno, ne molto giudizio nelle fue cofe,có la medefima prouilìone,che haueua Antonio, alquale toc cauano tutte le faiichc. e ciò aueniua,perche quello Meiighino elfendo (lato familiare feruitore del Papa molti anni fenza premio, à fua santità piacè ua di rimunerarlo per quelia via*,oltre,che hàueua cura di Belvedére, e d’ài cun’ altre fabriche del Papa, pòi dunque, che il Papa hebbe veduti tutri.ifo'- pradetti difegni', dille; e’forfe per tentare Antonio,tutti quelli fon belli, ma non fara male,che noi veggiamo ancora vno, che n’ha;.fatto il noltro Meiighino. perche Antonio,Vifentendofivn poco,&parendogli,die il'Papa lo burlarteli (le; Padre santo il Meiighino! vn’architettore da motteggio. Il die vdendo il Papa,che fedeua,fi voltò verfo Antonio, eglirifpofe, china» «lofi con la tefla quali infino in terra, Antonio noi vogliamo, clic Melighi - no Ila un’architettore da doucro, & vedetelo alla prouifione. e ciò detto fi parti licenziandoci tutti, et in ciò volle moftrarc,chei principi molte volte, piu che i meriti conducono gPhuomini a quelle grandeze,che vogliono. Quella cornice fu poi fatta da MÌchelagnoIo,come fi dira nella vita di lui,che rifece quafi in altra forma tutto quel palazzo. Rimafedopo la morte d’Antonio Batifta Gobbo fuo fratello,perfona ingegnofa, chefpefe tutto il tempo nelle fabbriche d’ Antonio, che non fi portò moltobeneuerfolui.il- qualeBatifta non viflemolti anni dopoIamor.ted’Antonio;& morendo la fciò ognifuo hauere alla compagnia della Mifericordia de’Fiorentini in Ro ma,con carico,chegl’huomini di quella faceflinoRampare vn fuo libro d’of fcruazionifopra Vitruuio. ilquale libro non è mai venuto in luce, & è ope- nione,chefiabuon’operajpercheintendeuamólto benelecofedell’arte,8c erad’ottimogiudizio,efincero,edabene. Ma tornando ad Antonio, effen do egli morto in Terni fu condotto à Roma con pompa grandiflìma portato alla fepoltura: accompagnandolo tutti gl’artefici del difegno, Se molti al tri. e dopo fu da i fopraflati di san Pietro fatto mettere il corpo fuo in vn di pofito vicino alla capella di Papa Siilo in s.Pietro, co iNnfrafcritto epitaffio . Antonio Sanfti Galli Fiorentino, urbe munienda ac Pub. operibus, precipue^D.petri Tempio ornan. architeftorum facile principiami VetmiLacus emifiionemparat, Pan lo Pont. Max. auttorejnter amn* intempedm extinctò, 1fabella Beta uxor Mcejlifi. pofuit 1546. Hi. Calen. Odobris. . ; ''J. '
Et per vero dire, eflendo flato Antonio eccellétiflìmo Architct tore, merita non menò di eflcre lodato, e celebrato, come le fue opere ne dimoflrano, che qual - fi voglia al tro architettore an ti L . co,ò moderno.
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