'Vita di Gipdio Romano littore .
RA i molti,azi infiniti, discepoli di Raffaello da Vrbino,dei quali la maggior parte riufcirono valenti, niuno ve n’hebbc , che piu lo immitaffe nella maniera, inuenzione, difcgno, & colorito di Giulio Romano: ne chi fra loro fu (ledi lui piu fon dato,fiero,ficuro,capricciofo, vano,abondan te,& vniuerfale: per nondireal prefente,cheeglifudolciflìmo nellaconuerfazione,iouiale, affabile,graziofo,'e tutto pieno d’ottimi coftumi. lequali parti furono cagio- ne , che egli fu di maniera amato da R affael!o,che fe gli fufle flato figliuolo, non piu l’harebne potuto amare, onde armene, che fi feruifcmpredi lui nel To’pere di maggiore importanza,e particolarmente nel I morare leloggiepa
pali per Leone decime, perche hauendo elio Raffaello fatto i difegni dell’ar eh iter tu chitettura,degl*ornamenti>e delle ftorie,fece condurre à Giulio molte di al le pi cturcie fra l’altrc la creazione di Adamo,&: Eua, quella degianimali,il fa bricare dell’A rea di Noe,il facrifizio,& molte altre opere, che fi conofcono alla maniera , comeèquella, douclafigliuoladiFaraoneconlefuedonne , troua Moife nella cadetta gettato nel fiumedagl’Ebrei ; laquale opera è ma rauigliofa,per vn paefe molto ben condotto, aiutò anco a Raffaello colorire molte colè nella camera di Torre Borgia,doue èl’incedio di Borgo, e par ricolarmente l’imbafamento fatto di coloredi Bronzo, la Cóteffa Matilda, il Re Pipino,Carlo Magno, Gottifiedi Buglioni Re di lerufalem con altri be nefattori della chiefa,che fono tu tte bonillìme figure. parte della quale fio ria ufei fuori in iftàpanonèmolto. tolta da vn difegno di mano di eflo Giulio: ìlqualelauorò anco la maggior parte delle fiorie,che fono in frefeo nella loggia di Agoftin Chigi,& a olio lauorò fopra vn belliflìmo quadro d’v- na fanta Lilabetta, che fu fatto da Raffaello, & mandato al Re Francefco di Francia infieme con vn’altro quadro d’unasanta Margherita, fatto quali interamente da Giulio col difegno di Raffaello,ilquale mandò al medefimoRe il ritratto della Vicereinadi Napoli,ilquale non fece Raffaello altro,che il ri tratto della teda di naturale,&il rimanente fini Giulio, lequali opere, che a quel Re furono gratiflime, fono ancora in Francia a Fótanableo nella cappel la del Re. adoperandofi dunque in quella maniera Giulio in feruigio di Raffaello fuo maedro,& imparando le piu difficili cofe dell arte,che da elio R ìf faello gl’erano con incredibile amoreuolezza infegnate, non andò molto, chefeppe benifiimo tirare in profpettiua,mifuraregredifizij, e lauorar pian te. e dilegnando alcuna volta Raffaello,efchizzandoa modo fuol’inuenzio ni, le faceua poi tirar’ mifuratc, e grandi a Giulio, per feruirfene nelle cofe d’architettura. Della quale cominciando a dilettati! Giulio,vi attefe di maniera,che poi efercitandola venne ecccllentifsimo raaeftro. Morto Raffael lo,erimafi heredidilui Giulio,8c Giouanfrancefco detto il Fattore,con cari co di finire l’opere da effo Raffaello incominciate,condufiero honoratamé- te la maggior parte a perfezzione. Dopo hauendo Giulio Cardinale de’Me dici,ilqualfu poi Clementefettimo,prefo vn (ito in Roma focto Mòte Mario,doue oltre vna bella veduta,erano acque viue, alcune bofeaglie in iCpia^ gia,& vn bèl piano,cheandando lungo il Teuereper fino aponte Molle ha ueua da vna banda,& dall’altra vna largura di prati,che fi edendeua qua fi fi rio alla porta di San Pierordifegnò nella fommità della fpiaggia fopra vn pia no,che vi era,fare vn-palazzo con tutti gl’agi,& commodi di danze, loggie, giardini,fontane,bofchi,& altri,che fi poffono piu belli,e migliori defidera re: & diededi tutto il carico a Giulio,ilquale,prefolo volentieri,& melloui mano,conduffe quel palagio,che allora fi chiamò la vigna de’Medici,& hog gi di-Madama,a quella perfezzione, chedi fotro li dira. Accommodandoli dunque alla qualità del fìto,&alla voglia del Cardinale, fece la facciata dinanzi di quello in forma di mezzo circolo a vfo di rearro con vno (pararne- todi nicchie, &c fineftre d’opera Ionica, tanroJodaro. che molti c Ledo no, che nefacefle Raffaello il primo (chizzo,e poi fu He l’opera (eguitau, 6c condotta aperfezzionedaGiulio Ilquale vi fece molte pitrnrenelle camere, òc al- troue: & paiticol.irmcntc.pjfato d primo .ricette dell’errata, in vna loggia bcliifsimn,ornata di nicchiegrandi,e piccole intornOjnellequali ègraqua= ti ti di dame antiche : 8c fra l’altre vi era vn Gioue, cola rara, che fu poi da 1 Farnefi mandato al Re Francefco di Frància,con molte altre (fatue bellifsi- me. oltre adequali nicchi ha la detta loggia lauorata di ducchi,edi tutte di pinre le parieti,e le volte,con molte grottefche di mano di Giouanni da V- dtne .In teda di quella loggia Fece Giulio in fre(co vn Polifemo gradifsimo, con infinito numero di fanciulle Laurini, che gli giuocano intorno. di che riportò Giulto molta lode,fi come Fece ancora di tutte l’opere,e di degni,che per quel luogo,ilquale adornò di pefchiere,pauimenn>fóniane rudiche;bo Felli,& altre coFe fimili,tutte belliisime,& Fatte con bell’ordine,^giudizio. Bcn’c vero,che (oprauenendo la morte di Leone,non fu per allora altrimé- ti Feguitata queft’opera ; perche creato nuouo pontefice Adriano, e torna- toFeneil Cardinalde’AIedici a Fioren za,redarono indietro, infiemecó que da,tutte l’operepubhche.cominciatedal Fuo antecefiore.Giulioin tanto, e GiouanFranceFcodiederofìne a molte coFe di Raffaello, ch’erano rimaFe ini; pei Fette, Se s’apparecchiauano a mettere in opera parte de’car toni, che egli- hauen Fatto per le pitture della fida grande del palazzo, nella quale haueua Raffaello cominciato a dipignere quattro dorie de’fatti di Godali tirio Imperatore: 8c haucu'i,quando morì, coperta vna facciata di midura per lauo rami fopra a olio, quando s’auuidero, Adriano,come quello>che ne di pittu. re,ò (culture,ne d’altra cofa buona fi dilettaua,non fi curare,ch’ella fi finii- fealtrimenti. Difperati adunque Giulio,& Giouanfrancefco,& infiemecó elfo loro Perino del Vaga,Giouanni da Vdine,Badiano Viniziano, & gli al. tri artefici eccellenti, furono poco meno(viuente Adriano) che per morirli di fame. Ma come volle Dio, mentre che la corte auezzanellegrandczzedi Leoneiera tuttasbigottita,& che tutti i migliori artefici andauano-penfan- do doue ricouerarfi,vedendo niuna virtù edere piu in pregio, morì Adriano, & fu creato (omino pontefice Giulio Cardinale de’Medici, che fu chiamato Clemen te fettimo : col quale rifufeitarono in vn giorno, infieme con l’altre virtù,tutte farti del difegno. E Giulio, & Giouanfrancefco fi mifero dubito d’ordine del Papa,a finire tutti lieti,la detta fiala di Godantino,&get. torono per terra tuttala facciata coperta di midura,per douere edere lauorata a olio j lanciando però nel fuo edere due figure, ch’eglino haueuano pri. ma dipinte a olio,che fono per ornamento intorno a certi Papi : et ciò furono vna Indizia,& vn’altra figura fimilc. Era il partimento di queda fala, g che era bada,dato con molto giudizio difegnato da Raffaello,il quale haue ua medo ne’can ti di quella fopra tuttele porte alcune nicchie grandi, co or. naméto di certi putti,che teneuanodiuerfe imprefe di Leone,Gigli,Diamatx, ti,penne,&altre imprefe di cafa Medici. & dentro alle nicchie ledeuanoal cuni Papi in pontificale con vn’ombra per ciafcuno dentro alla nicchia. Ec intorno a i detti Papi erano alcuni putti a v(o d’Angioletti,che teneuano li* bri,&: altre code a propofitoin mano.Etciàfcun papa haueua dalle bande due virtù,che lo metteuano in mezzo, fecondo, eh e piu haueua meritato : &C come Pietro Apodolo haueua da vn lato la Religione, dall’altro la Carità,ò vero Pietà,cofi tutti gli altri haueuano altre fimili virtu,& i detti papi erano Damalo primo, Alelfandro primo, Leon terzo,Gregorio, Saluedco, & alca ni /ni altri .‘iquali tutti furono tanto bene accommodati,&condotti da Giulio, ilquale in quell’opera a frefeo fece i migliori,che fi conofce, che vi durò fati ca,&r pofediligenza,come fi può vedere in vna carta d’un san Salueflro, che fu da lui proprio molro ben difegnata,& ha forfè molto piu grazia, che non ha la pittura di quello. Benché fi può affermare,che Giulio efprimeffe fem pre meglio i Tuoi concetti ne’difegni,che nell’operare,ò nelle pitture: veden dofi in quelli piu viuacirà, fierezza,& affetto. Et ciò potette forfè auuenirc, perche vn difegno lofaceuain vn’hora,tutto fiero,& accefo nell’opera, doue nelle pitture confumaua i mefi,&gl’anni. Onde venendogli afaflidio, e mancando quel viuo,& ardente amore, che fi ha,quado fi comincia alcuna colà,non è marauiglia,fe non daua loro queU’intera perfezzione,che fi vede nè’fuo’difegni. Ma tornando alle fiorie,dipinfe Giulio in vna delle faccie vn parlamentOjcheGoflatino fa asoldati,doue in aria appare il fegno della ero ce in vno fplédorecó certi putti, elettere, che dicono 1N HOC SIGNO V INCES.EtvnNanOjcheapiedidiGoflantinofimettevna celata in c* po è fatto con molta arte. Nella maggior facciata poi, è vna battaglia di ca- ualli,fatta vicino a ponte Molle,doueGoflantino mifein rotta Maflenzio. Laquale opera per i feri ti, morti,che vi fi veggiono,&per lediuerfe,eflra he attitudini de’pedoni,& caualieri,che combattono,aggruppati,fatti fiera mente,è lodatissima *, fenzache vi fono molti ritratti di naturale. E feque* flà fioria non fufle troppo rinta, &c cacciata di neri, diche Giulio fi dilettò fempre ne’fuoi coloriti,sarebbe del tutto perfetta ; ma quello le toglie molta grazia,& bellezza. Nella medefima fece tutto il paefedi Monte Mario*, 8c nel fiumedel Teuere Mafienzio,che fopra vn cauallo,tutto terribile \ Se fiero aniega. In fomma fi portò di maniera Giulio in quefl’opera,che per co fi fatta forte di battaglia,ell’è fiata gran lume a chi ha fatto cofe fimili doppo lui,ilqualeimparò tanto dallecolonneantichedi Traiano, &c d’Antonino, che fono in Roma,che fene valle molto negl’habiti deToldati,nell’armadu- re,infegne,baflioni,(lecca ti,arieti,& in tutte l’altre cofe da guerra, che fono dipinteper tutta quellafala.Etfottoqueflefloriedipinfedi color di bròzo intorno intorno molte cofe,che tutte fon belle,& lodetioli. Nell’altra facciata fece san Salueflro papa,che battezza Goflantino » figurando il proprio bagno,che èhoggi a san Giouanni Laterano,fatto da eflo Goflantino, & vi ritraile papa Clemente di naturale,nel fan Salueflro, che battezza, con alcu ni afifleriti parati,& molti popoli.£ fra molti familiari del papa, che vi ri- traffefimilmentedi naturale,vi ritraile il Caualierino, cheallora gcuerna* uafua Santità,M.Niccolò VefpucciCauaheredi Rod;. Efottoquefla nel bafameritofecein figure fin te di bronzo,Goflantino,che fa murare la Ghie* fa di sàn Piero di Roma i alludendo a papa Clemente, & in quelle ritraffe Bramante Architetto,òc Giulian Lcmi,col difegno in mano della pianta di detta Chiefa,che è molto bella flona. Nella quartafaccia , fopra il camino di detta sala figurò in profpetciuala Chiefa diS.rierodi Roma, con la refi- denza del papa in quella maniera,che flà quando il papa can ta la meda pontificale,con l’ordine de’Cardinali,«Scabri prelati di tutta la corte,5e lacapel- ia de’Cantori,& mtifici j de il papa a federe, figurato per Sàn Salneflru > »-'he ili Goflantino a’piedi ginocchioni, ilquale g’i prefenra vna Roma d’ore.fatta UjCome quelle,che fono nelle medaglie antiche: Volendo per eioHimofhg re la do te, che edo Gòftantino diede alla Chiefa Romana. Fece Giulio in q (la lloria molte fontine,cheginocchioni ftano avederecotalecerimoma,lc quali fono bellifsime,& vn pouero,che chiede la lirhofina » V u putto fopra vn cane,che fcherzi,& i Lanzi della guardia del papa,che fanno far largo, c dar in dietro il popolo,come fi cofturna ; Et fra i molti ritratti, che in quella opera fono, vi fi vede di naturale eflo Giulio pittore, & il Còte Baldailar re Caftiglioni formator del Cortigiano,^: fuo amicifrimo. 11 Fontano,il Ma rullo, & molti altri letterati,& cortigiani. Intorno, & fra lefineftredipinfe Giulio molte imprefe,& poche,che furono vaghe,& capricciofe ; onde piac que molto ogni cofa al papa,ilquale lo premiò di cotale fatiche largamente. Mentre,che quella fala lì dipigneua,non potendo efsi fodisfar anco in parte agirmi ci, fecero Giulio, &c Giouanfrancefco in vna tauola vna Aftunzio* nedi noftra Donna,chefubellifsima,la quale fu mandata a Perugia,& po* Ha nel monallerio delle monache di Montelucci. E dopo, Giulio ritiratoli da fe folo,fece in vn quadro vna noftra Donna con.vna gatta dentroui tanto naturale,chepareua viuifsima:ondefu quel quadro chiamato il quadro del là Gatta. In vn’altro quadrogrande fece vnChrifto battutoallacolóna, che fu pollo fopra l’altare della Chiefa di santa Prafediain Roma. Ne molto do po,M.Giouanmatteo Giberti\chefu poi Vefcouodi Verona, che alloraera Datario di papa Clemente,fece far’a Giulio,che era molto fuo dimeftico ami co,il difegno d’alcune ftanze, che fi murarono di mattoni vicino alla porta del palazzo del papa,le quali rifpondono fopra la piazza di san Piero, douc Hanno a fonare i Trombetti,quando i Cardinali vanno a Cóciftoro : con v- na (alita di commodifsime fcale,che fi poftbno falire a cauallo,«Sc a piedi. Al medefimo M.Gio.Mattcofecein vna tauola vna lapidazionedi santo Stefano 5 la quale mandò a vn fuo benefizio in Genoua,intitolato S.Stefano. Nel la qual tauola,che è per inuenzione,grazia,&c componimento bellifsima, fi vede,mentre i Giudei lapidano S.Stcfano,il giouaneSaulo federe fopra i pi nidi quello.In fontina non fece mai Giulio la piu bell’opera di quefta,perle fiere attitudini de lapidatori,&: per la bene efprefta pacienza di Stefano. Il quale pare,che veramente veggia federe Giefu Chrifto alla defil a del padre in vn cielo dipinto diurnamente. La quale opera infiemecol benefizio diede M.Gio.Matteo a Monaci di monte Óliueto,chen’hanno fatto vn Monafte- rio. Fece il medefimo Giulio'a Iacopo FuccheriTedefco.p vna cappella,che c in fanta Maria de anima in Roma vna bellifsima tauola a olio, nella qual« c la noftra Donna,s.Anna;san Giufeppo,san Iacopo,san Giouanni putto,et ginocchioni,e san Marco Euang.che ha vn Leone a piedi > il quale ftadofia giacere cò vn libro,ha i peli,che vano gì rado, secódo, ch’egli epodo, il che fu difficile,& bella confiderazione,fenza,che il medefimo Leone ha corte Ale fopra le spalle,con le penne cofi piumofe,e morbide, che non pare quafi da credere,chela mano d’un Artefice pofta cotanto imitare la natura. Vi fece oltre ciò vn cafamento,che gira a vfo di teatro in tondo, cò alcune ftatue co fi beltcp&beneaccommodate,che non fi può veder meglio. Eftal’altrc, vi è vna fontina,che filando guarda vna fua chioccia,e alcuni pulcini, che nò può efler cofa piu naturale. E fopra la noftra Donna fono alcuni putti, che oftengono ?n padiglione molto ben fatti,& graziofi. Et fe anco quella Ta uola non fiiffe fiata tanto tinta di nerò,ondeèdiuentata fcurifsima, certo farebbe fiata molto migliore. Ma queflo nero fa perdere,o smarrire la mag gior parte delle fatiche,che vi fono dentro; conciofia,che il nero ancora,che fi a vernicato,fa perdere il buono ; hauendo in fe fempre dell’alido,o fi a carbone,© auorio abruciato,o nero di fumo, o carta arfa. Fra molti difccpoli, c’hcbbe Giulio,métrelauorò quelle cofe,iquali furono Bartolomeo da Ca- ftigUoni.Tommafo Paperello Cortonefe,Benedetto Pagni da Pefcia,quegli di cui piu familiarmente fi feruiua fu Giouanni da Lione, & Raffaello dal Colledei BorgoSanfepolcro,l’uno,& l’altrode’quali nella fala di Goftanti nòt&c neIl’altreopere,dellequali fi è ragionato], haueuano moltecofeaiuta tò alauorareiOndenonmipardatacerc, cheeflendo efsi molto deftri nel dipignere,& molto ofleruando la maniera di Giulio nel mettere in operale cofe,che difegnaua loro;eglino colorirono col difegno di lui vicino alla Zec cha vecchia in banchi vn’Armcdi papa Clemente fectimo, cioè la metà cia- feuno di loro,con duefigurca vfodi termini, che mettono la detta arme m mezzo.Et il detto Raffaello,non molto doppo, col difegno d’un canone di Giulio dipinfe a frefeo dentro la porta del palazzo del Cardinale della Valle,in vn mezzo tondo,vna noftra Donna,che con vn panno cuoprevn fan* ciullo,che dorme: & da vna banda fono S. Andrea ApoftoIo,& dall’altra S. Niccolò ; che fu tenuta,con verità,pittura eccellente. Giulio in tanto ellen- do'molto dtmeftico di M Baldaflarri Turrini da Pefcia : fatto il difegno, Se modello j gli conduffefoprail Mòte Ianicolo,douefonoalcune Vigne, che hanno bcllifsima veduta,vn palazzo con tanta grazia,& tanto commodo, p tutti quegl’agijchefi poflonoin vnfi fatto luogo difiderare, che piu non fi può dire. & oltre ciò,furono le danze non fòloadornatediftucchi, ma di pittura ancora} hauendoui egli fteffo dipinto alcune ftorie di Numa Pompilio,che hebbein quclluogoilfuofepolcro. Nellaftufadi quello palazzo dipinfe Giulio alcune ftorie di Venere,e d’A more,ed’A pollo,& di Iacinto, con Tallito de’fuoi giouani,che tutti fono in iftampa. Et eftendofi del tutto diuifo da Giouanfrancefco,fecein Roma diuerfe opered’Architettura, come fu il difegno della cafa degli Alberini in Banchi,fe bene alcuni credono, che quell’ordine venifte da Raffaello : & cofi vn palazzo,che hoggi fi vede fo pra la piazza della Dogana di Roma,che è flato per edere di bello ordine,po fio in iftampa.Et per le fece fbpravn canto del Macello de Corbi, doueera la fua cafa,nella quale egli nacque,vn Bel principio di fiheftre,il quale p poca cofajchefia è mólto graziofo. per lequali fueottime qualità, elfendo Giu • liodopola morte di Raffaello,per lo migliore arteficed’Italia celebrato, il Conte BaldaffarrcCaftiglion^che allora era in Roma Ambafciadore di Federigo Gonzaga,Marchefè di Mantoua,&amicifsimo,come s’èdetto di Già lio : cflendogli dal .Marchefe fuo Signore comadato,che procacciafle di mi. dargli vn’A rchitettore,per feruirfene ne’bifogni del fuo palagio,&'della eie lìySc particolarmente,che harebbe hauuto carifsimo Giulio: tanto adoperò il Conte con prieghi,& coti promefte, che Giulio dille , cheandrcbbeogni volta,pur che ciò fu Ile con licenza di papa Clemente. La quale ltcenzaotre- oura>neU’andarc il Conte a Mantoua,per quindi poi andare, mandato dal • "pap;i,airiwprradore,menòGiulio fcco.j òrarriuatojoprclèntòa! Marche- Or,che dòpo moire carezze,gli fece dar’ vnacafa fornica horreuoìmente,egl* ordinò prouilìone; & il piatro per luì, per Benedetto Pagnifuocreato, Se per vn’altro giouane,che lo feruiua Et che è piu gli mudò il Marchefe pareo», chie canne di veluro,Se rato /altri drappi,&panni per veftirlì.Etdopointé- dendo, che non haucua caiulcatura,fattofi venire vii Tuo finorito cauallo chiamato Luggieriglielodonò,& montato,che Giulio vi fu fopra, se n’andarono fuor della porta di S.Baftiano,lontano vn tiro di baleftra, doueSua Eccel. hauetia vn luogo,òr certe Balle chiamato il T. in mez?o a vna prate- ria,doue teneua la razza de’lòoi caualli,òr caualle. Etquiuiarnuati, dille il Marchefe,che harebbe voluto,lenza guadare la muraglia, vecchia accomoT, dare vn poco di luogo da poterui andare,òr riduruifi tal volta a degnare, ò acenaperispado. Giulio vditala volontà del Marchefe,veduto il tutto, eie», uatala pianta di quel lito,mife mano all’opera ; òr seruédpfi delle mura vec chiefecein vna parte maggiorela primasala, che li vede hoggi all’entrare cól seguito delle camere,che la mettono in mezzo. Et perche il luogo n5 ha pietre'viue,ne commodi di cane da potere far conci,e pietre intagliate,come li vfa nelle muraglie da chi può farlo; fi seruì di mattoni, Se pietre cotte,la- uorandole poi di ducco.Et di quella materia fece coiòne, base,capitegli,cor nici,porre,finedre;òraltrilauori,con bellifsime proporzioni: & con nuoua . Se drauagante maniera gl’ornamenti delle volte,con spartimé.ti dentro bel lesimi,e con ricetti riccamente ornati: Il che fu cagione che da vn bado pri cipiOjd rifoluede il Marchefe di far poi tutto quello edilizio a guifa d’un gra. palazzo : perche Giulio fatto vnbellifsimo modello,tutto fuori,e détro nel cortile d’opera rudfca,piacquetato a quel Signore,cheordihata buona pro: uifionedi danari, òr da Giulio condotti molti rnaeltri : fu condotta l’opera con breùitàalsuolìne, Laforma del quale palazzo è.coli fatta. E quello e- difizio quadro,Se ha nel mezzo vn-cortile scoptqia vso di prato, o uero piaz za,nella quale sboccano in croce Quattro entfater: La prima delle quali, in; prima villa trafora,oueropadain vna gradifsinia loggia,che sbocca-per vn’ altra nelgiardino;edue altre vanno adiuerli appartamenti, òr quellesono. ornate di llucchi,òr di pitture. E nellasala,alla quale dà entrata la prima, è dipinta infrefeoia volta fatta in varij sparti memi.: òr.nelle facciate fono ri-, tratti di naturale tutti i caualli piu belli,òr piu fauor.iti della, razza del Marchese, òr infieme cori efsi i cani di quello (ledo Mantello, o macchie,che sono i caualli,co’nomi loro : che tutti furono disegnati da Giulio,e coloriti so ' pra la calcina a fresco da Benedetto Pagni,8r da Rinaldo Mantòuano, pitto*- ri,esuoi creati,òr nel vero coll bene,che paiono viui. Da quella lì cammina in vna danza,che èin sul canto del palazzo,laqualehala volta fatta có spar timento bellifsimo di ftucchi,òccon variate cornici,in alcuni luoghi tocche. d’oro. E quede fanno vn paramento con quattro ottangoli,cheleuano nel piu alto della uolta con quadro,nel quale è cupido,che nel cofpettodi Gio* uè(che è abbagliato nel piu alto da una luce celcde ) sposa alla presenza di ruttigli Dei Pii che. Della quale Boria non èpofsibile ueder cosa fatta co piu , grazia,òr disegno ; hauendo Giulio fatto scorrarc’quellefigure con lauedu ta al disotto in suj, tanto bene, Se alcune di quelle non sono affatica lunghe un f n braccio,& fi moftrano nella v»ftada terra di tre braccia nell’ altezza.. Et nel vero fono fatte con mirabile arte,&ingegno,hauendo Giulio faputo far fi,che oltre alparerviuefcofi hanno rilieuo)ingannanocon piaceuolevedu tàTocchiohumano.Sono poi negl’ottangoli tutte l’altre prime ftorie di PII che,delPauuerfità,che le auuennero,per lo sdegno di Venere, condotte co la medefima bellezza,&perfezzione.Et in altri angoli fono molti Amori,co me ancora nelle fineftre,che fecondo gli fpazij fanno varij effetti : & quella volta è tutta colorita a olio,di mano di Benedetto, Se Rinaldo fopradetti. Il réftante adunque delle (lotie di Pfiche fono nelle faccie da bado,che fono le maggiori,cioè in vna a frefeo quando pfiche è nei bagno,& gl’Amori la la- uano,Se appreffócon bellifsimi geftila rafciugano.In vn’altra parte s’appref ta il conuito daMercurio,mentre ella lìlaua,con le Bacchanti,chefuonano: Doue fono le grazie,che con bellifsima maniera fiorifeono la Tauola. E Silc rio foftenutoda’Satiri col fuo Alino fopra vna capra a ledere, ha due putti, che gli figgono lè poppe,mentre fi ftà in compagnia di Bacco,che ha a piedi due Tigri, Se Ha con vn braccio appoggiato alla credéza. Dall’vnode’lati del la quale è vn Camello,& dall’altro vn Liofante.'La qual credenza,cheèa me zo con do in botte,è ricoperta difeftoni di verzure,Se fiori, Se tutta piena di Viti,:cariche di grappoli d’uue,etii pampani-,fiotto iquali fono tre ordini di vafibizatri,Eaani,boccali,tazze,coppe,3c altri coli fatti,con diuerfe forme, & modi fantaUichi,eTanto-luftranti,cEe paiono di vero argento,Se d’oro,ef fendo contrafatti con vn femplice colore di giallo,& d’altro, coll bene, che moftrano l’ingegno,la virtù,& l’arte di Giulio, il quale in quella parte mo- flrò efler vario,ricco,& copie fo d’inuenzione,Se d’artifizio. poco lontano fi vedePfich'éjchementre haintornomoltefemine,chela leruono,Selapre- fentano,vede nel lontano frai poggi fpuntar Febo col fuo carro folare, gui* dato da qiiattrocaualli,mentrefopracertenuudlefi Uà Zefiro tutto nudo a giacere,che foffià per vn corno,che ha in bocca,fuanifsime aure, che fanno g;oconda,tk placida l’aria,che èd’intorno a'Pfiche. lequali llorie furono,no fono molti anni,llampate,col difegno di'Batifba Franco Viniziano,che le ri rraffein quel modo appunto,che elle buono dipinte, con i cartoni gradi di Giulio,da Benedetto da Pefcia,Se da Rinaldo Mantouano,iquali mifero in opera tu ttéqfle-florie, eccetto, che il-Bacco, il Sileno,& i due putti, che poppano la capra. Ben’e vero,chel’operafiu poi quali tutta ritocca da Giulio, on deè,comcfulTe tutta fiata Fatta da lui. il qual modo,che egli imparò da Raffaello fuo precettore,& molto vtile per igiouani,chein elio fi efercitano,p- che riefcono,per lo piu eccellenti maeftrj. E le.bene alcuni lì perfuadono él fere da piu di chi gli fa operarejcono’fcono quelli cotali,mancata languida lo ro,prima che fiano al fine,ò mancando ioro il difegno.Se l’ordine d’operare*, che per hauer perduta anzi tépo,òlalciata la guida,fii trouano, come ciechi in vn'mare d’infiniti errori. Ma tornando alle llanze delT. fi palla da q Ila camera di Pfiche in vn’altra'llanza tutta piena di fregi doppi di figure di baffo riliéuOjlauoratedi ftucco col difegno di' Giulio, da Fucefco Primaticcio Bolognéfe,alloragiouane,edaGiouambatiftaMantouano.Ne’quali fi\c gi c tutto l’ordine de’lòldati/che fono a Roma nella colonnaTraiana,lauo- xati con bella maniera.E in vn palco,ò verolofhitato.d’una.anticamera è di - ’ ‘ ft a pinto a olio quando Icaro,ammacdrato dal padre Dedalo, per volere troppo alzarli volado,veduto il legno del Cancro,il carro del Sole tirato da quat irò caualli in ifcorto,vicino al fegno del Leone,rimane fenz’ali, eflendo dal calore del Sole didrutta lacera. Et appretto il medefimo precipitado fi vc- dein anaquafi cafcarcaddofio achi lo mira tutto tinto nel volto di colordi rfiorte. La quale inuenzionefu tanto bene confiderata,&imma -;inata da Giulio,ch’ella par proprio vera : percioche vi fi vede il calore del Sole, friggendo abruciar Pali del mifero giouane,il fuoco accelo far fumo, & quafi li lente lo fcoppiarc delle pen ne,che abruciano,métre fi vede fcolpita la morte nel volto d’Icaro : Se in Dedalo la pafsione,& il dolore viuifsimo. Et nel nodro libro de’difcgni di diuerfi pictori,è il proprio difegno di quella bcllif fimadoriadi manodi elToGiulio; ilqualefecenel medefimo luogo lcdo- rie de’dodici mefi dell’anno,& quello,che in ciafcuno d’efsi fanno Parti piu da gl’huomini elercitate ; la quale pittura non è meno capricciofa,& di bella inuenzionc,&diletteuole,che fatta con giudizio,Se diligcnza.Pattataql- la loggia grande lauorata di ftacchi,<Sc con molte armi,& al tri varij ornarne ti bizarri,s’arriua in certe llanze piene di tante varie fan rafie,che vi s’abagha l’intelletto : perche Giulio,che era capricciofilsimo,& ingegnofo, per mo- ftrare quanto valeua, in vn canto del palazzo,che facena vna cantonata ;fi- • mile alla fopradetta llanza di Pfiche,difegnò di fare vna danza,la cui mura-, - glia hauede corrifpondéza con la pittura,per ingannare quanto piu potdlc gl’huomini,che doueuano vederla. Fatto dunque fondare quel catone,che era in luogo padulofo,con fondamenti alti,& doppi,fece tirare fopra la can tonata,vna gran danza tonda,& di grofsifsime mura, acciochc i quattro ci toni di quella muraglia dalla banda di fuori venidero piu gagliardi,^ potcf fino regger vna volta doppia,& tonda a ufo di forno.Ec ciò fatto, hauendo quella camera cantoni,ui fece per lo girare di quella a Tuoi luoghi murare lè portele fìnedre,& il camino di pietre rudichea cafo Cantonate,&quafi in modo fcommede,c torte,che parea proprio pendedero in furun lato, Se ro» uinafsero veramente. E murata queda danza coli dranamente,fi mifeadi- pignere in quella la piu capricciofa inuenzione,che fi poteflc trouare, cioè* Gioue,chcfulminaigiganti.Etcofi figurato il cielo nel piu alto della volta ui fece il trono di Gioue, facendolo in ifconoaldifottoinfu,&in faccia; Se dentro a un Tempio tondo fopra le colonne trasforato di componimelo la nico; & con l’ombrella nel mezzo fopra il leggio,con l’Aquila fua, & tutto podo fopra le nuuole . Se piu a bado fece Gioue irato,che fulmina i fuperbi sigiti, Se piu a bado è Giunone,che gli aiuta; Se intorno i Venti,che cori cer liuifidranifoffiano uerfo la terra: menitela Dea Opisfi uolgc coni fuoi Leoni al terribile rumor de’fulmini.fi come ancor fanno glabri Dei,c Dee,
Si mafsimamente Venere,che è a cato a Marre : e Momo,che con le braccia aperte pare che dubiti,che non rouini il Cielo,e non di meno dàimmobile. Similmente le grazie fi danno tuttepienedi timore,&l'hore appretto queU le nella medefima maniera.Et in fomma ciafcuna Deità fi mette coi fuoi car ri in fuga. La Luna con Saiurno,& Iano uanno uerfo il piu chiaro de’ nuuo li,pcrallomanarfidaqueU’horribilefpauenio,&furore: Se il medefimo fa Nettunno : percioche con i fuoi Delfini pare,eh e cerchi fermarli fopra il tri
àcntt. Et Pallate con le noue wufe (la guardando,che co fa bombile (la qlla* Et Pan,abbracciata vna Ninfa,che trema di paura,pare voglia fcam parla da quello incendio,& lampi de’fulmini,diche è pieno il Cielo. A pollo u da lò- pra il carro lblare,& alcunedell’hore pare,che voglino ritenere il corfo de* «aualli.Bacco,& Sileno con fatiti,& Ninfe modrano hauer gradinimi paia ra.Et Vulcano col pondcrolo martello (opra vna fpallaguarda verfo Hcrco le,che parla di quel calo con Mercurio, il quale fi dà allato a Pomona tutta paurola,comc dà anche Vcrtunno con tutti gl’altri Dei (parli per quel cielo,doue (ono tanto bene fparli tutti gl’aifetti della paura,coli in colorò, che danno,come in quelli,che fuggòno,che non è pofsibile.nó che vedere,ima ginarfi piu bella fantalia di quella in pittura. Nelle par ti da bado, cioè nelle facciate,che ftarinoper ritto,fotto il redo del girare della volta lòno i Gigan ti,alcuni dc’quali fotto Gioue,hanno (opra di loro Monti,& addoflò gradif fimi falsi,iquali reggono con le forti fpalle,pcr fare altezza, & falitaalcielo, quando s’apparccchÌ3 la rouina loro, perche Gioue fulminando, & tutto il cieloadirato contradi loro,pare,che non folo fpauenti il témerario ardire dc’Giganti,rouinando loro 1 Monti addodb,ma che lìa tutto il mondo fotto fppra,& quafi al filo vltimofine.Et n quclta parte fece Giulio Briareoia vnacauerna ofeura quali ricoperto dapezzi al disimi di Monti, &glialtri gì ganti tutti infranti,&alcuni morti fotto le rouinedellemótagne. oltrecio fi vede per vn (traforo nello feuro d’una grotta,che modra vn lontano fatto con bel giudizio,molti Giganti fuggire,tutti percofsi da’fulmini di Gioue,e quali perdouercallora.eHereoppredi dalle rottine de’monti,comegl’altrù. In vn’altra parte figurò Giulio altri giganti,'a’quali rou nano (opra tempij, colonne,& altri pezzi di muraglie,facendo di quei fuperbi grandifs. dragc, & mortalità. Et in qtieftò luogo è pollo fra quelle muraglie, cherouinano, il camino della danza,ilquale inoltra,quando vi fi fa fuoco,chei gigari ardo no j perederui dipinto Plutone,checoIfuo carro tirato da cauagli lecchi,& accompagnatodallefuricinfernali,fi fuggencl centro.Et coli non fi partea do Giulio con quella inuenzionc del fuoco,dal propolito della lloria fa ornamento bellifsimo al camino. Fece oltre ciò Giulio in quell’opera, per farla piu lpauenteuole,& terribile,che i giganti grandi,& di Itrana datura (cf- fendo in diuerfi modi da i lampi,& da’fulgori percofsi)rouinanoa terra; E quale inanzi,& quale a dietro fi danno,chi morto,chi ferito,&: chi da monti, & rouinc di edifizij ricoperto.Onde non lì pen fi alcuno vedere mai opc- radi penncllopiu horribile,&fpauentofa,nepiu naturaledi queda. Et chi «ntrain quella danza,uedendo lefineftre,leporte,& altre coli fattecoletoc cerlì,& quali per rouinare,& i monti,&: gl’edifizij cadere,non può non temere,che ogni cofa non gli rouini addodo, vedendo mafsimamcntc in quel cielo ruttigli Dijandarcchi qua,& chilàfuggendo.EtquelIo,checin que- ftaoperamarauigliofo,èil ueder tutta quella pittura non hauerc principio ncfine,& attaccata tutta,& tanto bene continuata infiemc,fenza termine,ò tramezzo di ornamelo,che le cofe,che fono apprelfo de’ cafaméti paiono gra difsimc,&quelle,cheallontanano,douelono paefi,vanno perdendo in infi nito.Ondequella danza,che non èlunga piu di quindi braccia, pare vna ca paglia di paefe : fenza,chc cflendo il pauimento di falsi tondi, piccioli mura ti per colteHo,&il cominciare delle mura,cheuanno per diritto dipinte dé* medelìmi fafsi,non vi appare canto uiuo,&uicne a parere quel piano gran difsimacofa.Ilchefu farro con moltQgiudizio,& bcll ar’te da Giulio,alqua.- lc per cofi fatte inuenziom deueno moltogl’artelici nodri. Diuentòin que {l’opera perfetto coloritore il .òpradetto Rinaldo Mantouano,perchelauo rando con i cartoni di Giulio,condude tutta quell’opera a perfezzione,&in' fieme l’altre danze. Et fé coftui non fuffe dato tolto al mondo cofi giouanc comefecelionore'a Giuljo mentre-ville,cofi darebbe fatto dopo morte. Ol* tre a q u edo pa 1 ,tzzo, n e 1 q uaj-e fece G i'ùJ i a m o 11 e co fe d eg n e d i e Ber e 1 o d a te : le quali fi taccjono/fii per ruggire la troppa lughtzza,-rifece dr muraglia mol te danzedelcadellojdouein Mantoua.habitail Dùca,& due ficaie a lu'maca; grandifsime,con apartamenti ricchifsimi,& ornati di ducco per tutto.Etin vna fala fece dipignere tutta la Boria,& guerra Troiana. E firmi men te in v- na anticamera dodici-dorie a olio,fotto le tedede’dodici Imperadori, dare prima dipinte da Tiziano vcellio,che fono tenuterare. Parimente a Marmi- ruolo,luogo lontano da Mantòua cinque miglia fu fatta con ordine,&dife-' gno di Giulio vna commodifsimafabbrica,egran di pitture,non men belle, che quelle del cadellò,&: del palazzo delT. fece il medefimo in Santo An» dreadi Mantoua,alla cappella della (ignora Ifabella Bufchctta in vna rauo- la a olio, vna Nodra Dònna in atto di adorare »Iputtino Giefu, che giace in terra; & Giufeppo^l’AfinOj&ilBue^icinia vn prefepio : Et da vna bada san Giouanni Euangelida,& dall’altra fan Longino, figuregrandi quanto il naturale.Nelle facciate poi di detta cappella, fece colorire a Rinaldo con fiiioi difégnijdue dorie bellifsime; cioè in vna la cròcififiionedi Giefu Chri do,con i ladroni,«Se alcuni angeli in aria 5 & da bado i crocifidoricon le Ma' rie,e molti caualh‘,de’quali fi dilettò fiempre, egli fecebellifisimi a xnaràui- glia, & molti;foldatilin uarieattitudini. Nell’altrafecequandoài tempo della Con teda Matilda fi trouòil fanguedi Chndo,chefu opera bellillìma. E doppo fece Giulio al Duca Federigo in vn quadro di dia propria mano la nodra Donna,che laua Giefu Chrido fanciulletro, che da in piedi dentro a vn bacino,mentrefan Giouannino getta l’acqua fuor d’un uafo,lequali ami due figure che sono grandi quanto il naturale,fono bellifsime.& dal mezo in fu nel lontano fono di figure piccole alcunegentildonne, che vanno a vi fi tarla. Ilqual quadro fui poi donato dal Duca alla (ignora Ifabella Bufcher- ta. Della quale Signora fece poi Giulio il ri tratto,e bellifsimoin vn quadret ro piccolo d’una natiuiràdi Chrido,alto vn braccio: che è hoggi appredo al fignor Vefpafiano Gonzaga,con vn’altro quadro donatogli dal Duca Federigo pur di manodi Giulio,nelqualeéun giouane,& vnagiouane abbracciati infieme fopravn letto,in aito di fard carezze, mentrevna vecchia dierro a vn’vfcio nafcofamentegli guarda . le quali figure fono pòco meno, che il naturale,c molto grazjofe-. Et in cada il mede'.imo,òi vri’alrro quadro mòl tp eccellente vn'fian Hieronimo bellifsimo di manopur di Giulio'.Erappref fo del Conte Nicola Maffei è vn quadro d’uno AlelìandroMagno,con rvnà vettoria in mano,grande quanto il naturale,ritratto dauna medaglia anri ca,che è co fa molto.bella. Dopo quedeoperc,dipinfeGÌulioafrefco,perM. Girolamo organida del Duomo di Mantouafuo amicissimo,(òpra vn carni-*o,a ftcCco vu Vulcano,che mena con una mano i mantiene con l’altra,che ha vn paio di molle,tiene il ferro d’una freccia,che fabrica> mentre V enerc ne tempera in un uafo alcune già fatte,& le mette nel turcalTo di Cupido.
Et quella è ana delle belle opere,che mai facelfe Giulio, & pòco altro in fre- feofi uede difuamano. In fan Domenico fece per M. Lodouicoda Fermo in vna tauola vn Chrifto morto,ilquale s’apparecchiano‘Giufeppo,& Nico demo di porlo nel fepolcro,& appreftb la madre, & fai tre Marie, & S. Gio- uanniEuangelifta. Et un quadretto,nel qualefece fimilmente un Chrifto morto,èin VineziaincafaTommafodaEmpoli Fiorentino.In quclmedefi mo tempo,che egli quefte,&: altre pitture lauoraua, auenne, che il SlGioutL ni de’Medicfieftendo ferito da un.Mofchetto fu portato à-Màtòuà, doue egli fi morì,perche M.Pietro Aretino,affezzionàtifsimoferuitoredi quel Signo re,c amicifsimo di Giulio,volle,che còli niorro cftc Giulio lo formafle di fua mano.Onde egli fattone vn cauo'in fui mòno,ne fece un ritratto, chè flette poi molti anniappreflo il detto A rctino.Nella venuta di Carlo Quinto Imperatore aManroua,perordinedel Duca,feGiulio molti bellifsimi appa* rati d’archi,profpettiue per comedie,& molte altre cofe, nelle quali inuen- zioni non haueua Giulio pari,& non fu mai il piu capricciofò nelle niafche rate,3cnelfare.ftrauagainti hàbiti pergioflre,felle,&r torneamenti 5 coinè al lora fi videcon ftupore,&: raarauigliaIdi Carlo Imperadore,&di quali v’in- teruennero. Diedé oltre ciò per rutta quella città di Mantoua indiuerfì' tem pi tanti difegni dicappelleicafe,giardini,& facciate: Ar talmétefi diléttòd’- abellirla,6cornarla,chelandufrein raodojchedoueera prima fotto polla al fango,& piena d’acqua brutta a certi tempi,Se quali inhabitale, elle hog gì,per indnflria;di lui afri 11 tea, fan a, & tuttavaga,& piaceuole.Mentre Giulio feruiua quel Duca,rompendo un’anno il Po gl’argini fu0i,a 11 ago in mo* do Mantoua,chein cer ti luoghi balli della città s’alzò l’acqua ^reftò a quattro braccia:Onde per molto tempo vi ftauaho quali tutro l’ano le rànochie i perche pensando Giulio in che modofi.potefte a ciò rimediare, adoperò di maniera,che ella ritornò per allora ne!duoprimo elTere.-Et accio altra volta non aueniile il medefimo fece,che le"ftrade,per comandamento del Duca fi alzarono tanto d a quella banda,che fuperàtà l’altezza dell’acque, i cafamen’ ti rimafero al difopra.E.perche da quella parte erano cafuccie piccole, Se de' boli,Se di non molta importanzajdiede ofdine,che fi riduceflero a migliore termine roitinando quelle per alzare.le flrade, Se ricdificando'nefopradel- lemaggiori,& piu belle per vtile,Se coirmodo dellacittà. Alb.qual cofaop- ponendofi molli con dire al Duca,Se che Giulio faceua troppo gran danno egli non uolle udire alcuno : anzi facendo allora Giulio maeftro delle ftra- de,ordinò,che nò porefte niuno in quella città minare lenza ordine di Giu lio.per laqual cofà,molti dolendofi,Se alcuni minacciando Giulio, véne ciò allorecchiedel Duca. Il qual usò parole fi fatre in fauore di Giulio, chefeco nofcere,chequanto fi faceftein disfauore,òdannodi quello, lo reputareb- be fatto a se fteflo,Se rie farebbe dimoftrazione.Amò quel Duca di maniera la uirtu di Giulio,che non sapea viuere senza lui.Et all’incóntro Giulio heb bea quel fignore tanta reuerenza,chepiu non è pofsibile imaginarfi.Onde non dimandò mai perfe,òpcr altri grazia,che non l’ottenefle, et fi trouaua v- ■ q-1 •tl quando mori,per le cole hauute da quel Duca,hauere d’entrata piu di mi!* ]e ducati.Fabbricò Giulio per fé vna cafa ih Mantoua dirimpetto a san Barnaba,alla quale fece di fuori vna facciata fantaftica tutta lauorata di fiacchi coloriti:& dentro la fece tutta dipignerc>& lauorare fimilmente di ftucchi, accomodandoui molte anticaglie condotte da Roma: Se hauute dal Duca» alquale ne diede molte dellelue. Dilégnaua tanto Giulio,& per fuori e per Mantoua,cheècofadanon credere: perche,come fi èdetto , noli fi poteua edificare,mafsimamen te nella città palagi,ò altre cole d’importanza, fenort con dilegni di lui. Rifece fopra le mura vecchie la Chiefa di fan Benedetto di Mantoua,vicina al F*>,luogo grandifsimo,& ricco de’Monaci neri, ecott fuoi difegni fu abbellita tutta la Chiefa di pitture,& tauolc bellilsimc. Et p eheerano in fommo pregio in Lombardia le cofefue,volle Già Matteo Gi- berti Vefeouo di quella ci ttà che la tribuna del Duomo di Verona,come s’c detto altroue,fufle tutta dipinta dal Moro Veronefccon i difegni di Giulio j Ilqualefeceal Duca di Ferrara molti difegni per panni d’arazzo, che furono poi condotti di feta,& d'oro da maeftró Niccolo,& Giouà Batifta Rofifo Fiaminghi; che ne fono fuori difegni in iftampa,fiati intagliati da Gio. Ba tifta Mantouano,ilqualeintagliò infini te cofe difegnate da Giulio, Se particolarmente i oltre a tre carte di battaglie intagliate da altri -, vn Medico,eh* apicca le coppette fopra le fpàlle a vna femina. Vna noftra Dóna.che vaiti Egitto,&Giufeppo ha a mano l’Afino per la cauezza,Scalcimi Angeli fanno piegare vn Dattero,percheChrifto ne colga de’frutti.Intaglibfimilmé- tc il medefimo col difegno di Giulio vna Lupa in fui Teuere,che allatta Re mo,& RomuIo,& quattro ftóriediPlutone,Gioue,& Nettunno, che fidi uidono per forreilCielo,la terra,& il mare.Similmentc la Capra Alfea,che tenuta da welifla nutrifee Gioue : Et in vna carta grande moltihuomini in vna prigione con varij tormenti cruciati. Fu anche ftampato con inuenzid- ne di Giulio il parlamento,che fecero alle riuedel fiume, con l’cfercito Sci« pione,& Annibaie; la natiuitàdi san Giouanni Batifta intagliar* da Seba-, ftiano da Reggio*,& molte altre fiate in taglia te,& ftampate in Italia. Tn Fia- dra parimen te,Se in Francia fono fiate ftampate infinite carte con i difegni di Giulio,delle quali,come che bellifsimi fieno,non accade far memoria: co me neanche di tutti i fuoi difegni,hauendone egli fatto, per modo di dire, iefome.E bafti,chegti fu tanto facile ogni cofa dell’arte, Se particolarmente il difegnare,che non ci è memoria di chi habbia fatto piu di lui. Seppe ragio nareGinlio,ilqualefu molto vniuerfale,M’ogm cola, ma fopra tutto delle medaglie,nelle quali fpefeaflai danari,& molto tempo, per hauernecògni zio ne. Et se bene fu adoperato quafi sempre in cose grandi,non è però, che egli non mettefleanco talhor mano a cose menomifsime, perferuigiodcl suo fignore,°l’amici.Nehaueua fi toftovnoaperto labocca,pcr aprirgli vn fuoconcettu,chcl’haueuaintefo,& difegnato. Fra le molte cofe rare, chehaueuain casa sua,vierain vna tela di rensa fonile il ritratto naturale d’Alberto Duco,di mano di elio Alberto,che lo mandò, come altrouc fi è detto.a donare a Raffaello da Vrbino. Jl qual ritratto era cofarara: perche efiendo colorito a guazzo con molta di)igenza,e fatto d’acquerelli, 1 haueua finito Alberto lenza adoperare biacca i Se in quel cambio fiera feruitodel' r bianco/bianco della tela ; delle fila della quale »fottilifsime, haueua tanto ben fatti i peli della barba,che era cofa da non poterli imaginare, non che fare. & al lume traspareua da ogni lato.Ilquale ritratto,che a Giulio era carifsimo,mi mofttò egli fteflo,per miracolo,quando viuendo lui,andai,per mie bifogne « Mantoua.Morto il Duca Federigo,dal quale piu, che non fi può credere, era fiato amato Giulio, fé ne trauagliò di maniera, che fi sarebbe partito di nantoua,feil Cardinale fratello del Duca,a cui era rimalo il gouerno dello fiato,per efiere i figliuoli di Federigo piccolifsimi,non 1 hauelle ritenuto in quella città,douc haueua moglie,figliuoli,cale,villaggi, Se tutti altri comodi,che ad agiato gentilhuomo fonorichiefti. Et ciò fece il Cardinale, oltre alledettecagioni,per seruirfi del configlio,& aiuto di Giulio in rinouare,e quafifardinuouotuttoil Duomodiquellacitrà. Achemefio manoGiu- lio,lo condufieaflai inanzi con bellifsimaforma.In quefto tempo Giorgio Vafari,cheera amicifsimo di Giulio,fé bene non fi conofceuano fé non per fama,& per lettere,nell’andare a Vinezia,fece la via per Mantoua, per vede reGiulio,& l’opere fue. Et cofi arriuato in quella città, andando per trouar Tamico.fenza efierfi mai veduti,scontrandoli l’un l’altro fi conobbono non altrimemijchefemillevoltefuflero fiatiinfieme prefenzialmente. Diche hebbe Giulio tanto contento,&allegrezza, che per quattro giorni non la fiaccò mai,moftrandogli tutte l'opere fue,Se particolarmente tutte le piante degliedifizij antichi di Roma,di Napoli,di Pozzuolo,di Campagna, cdi tutte l’altre migliori antichità,di che fi ha memoria,difegnate parteda lui,e parte da altri. Di poi,aperto vn grandifsimo Armario, gli moftrò le piate di tutti gl’edifizijjche erano fiati fatti con Tuoi difegni, Se ordine, non folo in Mantoua,&in Roma,ma per tuttala Lombardia:& tanto belli, cheio per me non credo,che fi pofiano vedere ne le piu nuoue, ne le piu belle fantafic di fabbriche,ne meglio accommoda te. Dimandàdo poi il Cardinale a Gior gio quello,che gli parefiedell’operedi Giulio,glirispose(efio Giulio prefen te)che elle erano tali,che ad ogni canto di quella città meritaua,che luffe po fialafiatuadiluii &cheperhauerleeglirinouatalametàdi quello fiato, non farebbe fiata badante a rimunerarle fatiche,& virtù di Giulio. A che ri *pofe il Cardinale : Giulio efiere piu padrone di quello fiato, che non era e-. gli:Erperche era Giuiio amoreuolifsimo,& fpecialmentedegli amici, non è alcuno fegno d’amore, Se di carezze, che Giorgio non riceuefie da lui. Il qual Vafari partito di Mantoua,&andato a Vineziare di là tornato a Roma, in quel tempo apunto,che Michelagnolo haueua feoperto nella cappella il fuo Giudizio,mandò a Giulio,per M.Nino Nini da Cortona,fegretario del detto Cardinale di ^atoua,tre cartede’fette peccati mortali,ritratti dal det-- io Giudizio di Michelagnolo,che a Giulio furono oltre modo carifsimi,fi p. tflere quello,ch’egli erano,e fi perche hauendo allora afare al Cardinalev* na cappella in palazzo,ciò fu vn deftargli l’animo a maggior cofe, che quel- lenon erano,chehaueuain penfiero.Mettendo dunque ogni eftrema diligenza in fare vn cartone bellifsimo,vi fece dentro con bel capriccio, quado Pietro,& A ndrea,chiamati da Chriftolafciano le reti,per feguitarlo,e di pesatori di pelei,diuenirepefeatori d’huomini. Ilqualecartone,cheriulci il piu bello,che mai hauelle fatto Giulio,fii poi niellò in opera da Fermo cui-»foni pittore. Se creato di Giulio,hoggi eccellente maertro.Eflendo non moi to dopo i fopraftanti della fabbrica di san Petronio di Bologna defiderofi di dar principio alla facciata dinanzi di quella Chiefà, comgrandifsiriVa fatica vi conducono Giulio in compagnia d’uno Architetto Milanèfe, chiamato Tofano Lombardino.huomo allora molto ftimato in Lombardia,per mol« tefabbriche,chefi vedeuano di fuàfilano. Coftorodunquehauertdofatti piu difegni,&: efiendofi quegli di Baldallàrre Peruzzi Sanefepduti.fu fi bello,& bene ordinato vno,che fra gli altri ne fece Giulio,che meritò riceuer* ne da ql popolo lodegrandifsima;& con liberalifsimi doni eller riconofciu to nel fuo ritornarfene a Mantoua. In tato,eflendodi que’giorni morto Antonio Sangallo in Roma,c rimali perciò in non piccolo trauaglioi deputati della fabbrica di san Piero,non fapendo cfsi acui voltarli'per dargli carico di donere con lordine cominciato condurre fi gran fabbrica a fine : pensarono niuno potere efler piu atto a ciò, che Giulio Romano, del quale fape* nano tutti quanta l’eccellenza fufie,& il valore: Se cofi auifando,chedoue(
Te tal carico accettare piu che volentieri,perximparriarfi honoratamente,ec ^ con grofia prouifione,Io feciono tentare per mezzo d’alcuni amici Tuoi, ma in vano : però che, fe bene di bcnifsima voglia sarebbe andato, due cofe lo ritennero : il Cardinale,che per niun modo volle,che fi pariifsi,e la moglie con granfici,& parenti, che per tutte le vie lo sconfortarono. Ma nó haureb be pejauuentura potuto in lui niuna di quelle due cofe, fe non fi fu Ile in ql tépo rrouato non molto ben fanorpche confideràdo egli di quato honore, e vdle farebbe potuto edere a fe,& a fuoi figliuoli accettar fi honorato partito,era del tutto volto,quando cominciò a ire peggiorando del male,a voler fare ogni sforzo,che il ciò fare non gli fu Ile dal Cardinale imped'to. Ma per eh e era di fopra ftabilito,che non andafie piu a Roma,e chequello fu (Te fui timo termine della fila vita: fra il di/piacere,& il male fi morì in pochi gior ni in Mantouaja quale poteua pur concedergli, che come haueua abbellita lei : cofi ornafle,&: honorafle la fu a patria Roma.Morì Giulio d’anni 54. la- feiado vn folo figliuol mafchio,al quale,per la memoria, che teneua del fuo maeftro,haueua porto nome Raffaello. Il qual giouinetto hauendo affatica appreso i primi principij dell’arte, con speranza di douere riufcir’valét’huo mo, fi morì anch’egli,non dopo molti anni infiemecó fua madre moglie di Giulio.Onde non limafedi lui altri,che vnafigliuola, chiamata Virginia, eh e ancor viue in Mantoua,maritata a Hercole Malatefta. A Giulio,ilqualein finitamente dolse a chiunque lo conobbe,fu dato sepoltura in san Barnaba con propofito di fargli qualche honorata memoria. Ma i figliuoli,& la moglie,mandando la cofa d’hoggi in domani,sono anch’eglino per lo piu man cati senza farne altro.E pure è flato vn peccato,che di quelPhuomc,che ran to honorò quella città,non è flato chi n’habbi tenuto conto nefiìino, saluo coloro,che fè ne feruiuanofiquali fene sono spello ricordati ne’ bisogni Jo- ro.Mala propria virtù fua,che tanto l’honorò in vita,gli ha fatto mediante i* opere sue,eternasepolturadoppo la morre,cheneil tempo, negl’annicon fumeranno. Fu Giulio di llatura ne grande,ne piccolo,piu prefto compref- fo,che leggieri di carne, di pel nero ; di bella faccia,con occhio nero, Se alle grò; amoreuolifsimo,cortumato in tutte le fue azzioni,parco nel mangiare Se & vago ai vefti're,&viuerebbridràtamentè. He'bbedifcepoli affai, ma i mi gliori furono Gian dal Lioue,Raffaello dal Colle Borghese, Benedetto Pa- gni da Pescia,Figurino da Faenza,Rinàldo,& Giouanbatifta Mantouani, Se Fermo Guisoni,chefi ftà in Mantoua,& gli fa honore, efiendo pittore eccel. fi come ha fatto ancora Benedettojilquale ha molte cofelauorato in Pesci* sua patria,& nel duomo di Pisa vna tauola, cheènell’opera. Et parimente vn quadro di noftra Donna con bella,&: gentile poefia, hauendoin quello fatta vna Fiorenza,che le preséta le dignità di cafa Medici.5 Il qual quadro c hoggiapprefioilS.MondragorieSpàgnuolo,fauóritilsimodell’ Illullrifs.S. Principe di Fiorenza. Mori Giuliol’anno 1$ 46»ilgiornodituttiiSanti.
E sopra la sua sepoltura fu pollo quello Epitaffio.
Rumanti* moriens fecùm tres Iulim drtcis ’ '
■ *Abjlulit ( haudmirum ) quatuor crat.
V U 3.