TERZA PARTE
Ulta di ferino del Vaga, Tritar Jiorentmo.
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Randifsimo e certo il Hono della virtù, la quale non guardati do a grandezza di roba,nca dominio di dati, o nobiltà di san gue, il piu delle volte cigne,& abbraccia, Se follieua da terra vno spirito pouero : adai piu che non fa vn bene agiato di rie chezze. Et quello lo fa il cielo , per modrarci quanto poffa in sei Pinfludo delle delle,& de fegrii fuoi,compartendo a chi piu, Se a chi me no dellegratiesue:Lcquali fono il piu delle volte cagione,che nelle complef /ioni di noi medefimi ci fanno nafeere piu furiofi,o lenti.'piu deboli,o forti: piu faluatichi,o domedici:forcunati,o sfortunati:& di minore,edi maggior ▼irtu.E chi di quedo dubitade puntolo sgannerà al presente la vita di Peri
no del Vaga eccellcntilsimo pittore,& molto ingcgnofo.il quale nato di pa 4re pouero>& rimafo piccol fanciulle,abbandonato da’fuoi parenti,fu dalla virtù fola guidato,& gouernato. La quale egli,come fua legiiima madre, co nobbe femprc,e qlla honorò del continouo. E l’ofleruazione dell’arte della pittura fu talmente feguita da lui,con ogni ftudiofche fu cagione di fare nel tempo fuo quegli ornamenti tanto egregij,& lodati,che hanno accrcfciuto nome a Genoua,& al Principe Doria.La onde fi può fenza dubbio credere, che il cielo folo fia quello,che conduca gli huomini da quella infima bafiez- za doue’nafcono,al fommo della grandezza,doue eglino afcendono,quàdo~ con l’opere loro affaticandoli,moftrano edere feguitatori delle feienze, che [figliano a imparare 5 come pigliò,&leguitóper fua Perino l’arte del dife- gno,nella quale moftrò eccellentifsimamente,& con grazia,fomma perfez- zionc:Et nelli ftuchi non lolo paragonògli antichi j ma tuttigli artefici mo derni,in quel che abbraccia tutto il genere della pittura, co tutta quella bò tà,che può maggiore defiderarfi da ingegnohumano, che voglia farcono- fcerc nelle difHcuItà di queft’arte.la bellezza,la bontà,& la vaghezza,et leggiadria, ne’colori,&: negli altri ornamenti.Ma vegnamo piu particolarmente a l’origine fua. Fu nella città di Fiorenza vn Giouanni Buonaccorfi, che nelle guerre di Carlo ottauo Re di Francia,come giouane,& animofo,& liberale,in feruitu con quel principe,fpefe tutte le facultà fue nei foldo,& nel giuoco,& in vltimo ci lafciò la vita. A coftui nacque vn figliuolo, il cui nome fu Piero ; che rimafto piccolo di due mefi,per la madre morta di peftc,fu con grahdifsima miferia allattato da vna Capra in vna villa, infino, che il pa dre andato a Bologna riprefe vna feconda donna, alla quale erano morti di peftei figliuoli,Se il marito. Coftei con il latteappeftatofini di nutrire Piero,chiamato Pierino per vezzi,come ordinariamente per li pai - fi coftuma chiamarei fanciulli,ilqual nome fc gli man tenue poi tuttauia. Coftui condotto dal padrein Fiorenza,& nel fuo ritornarfene in Francia,lafciatolo ad alcuni fuoi parenti.’quelli o per non hauere il modo, o per non voler quella briga di tenerlo,& farli infegnare qualche medierò ingegnofo, l’acconciaro no allo fpeziale del Pinadoro,accio che egli imparafte quel medierò. Ma né piacendogli quell’arte fu prefo per fattorino da Andreade’Ceri pittore,piar cendogli, e l’aria, &c i mo'di di Per ino,e parendoli vedere in eftovn nófo che d’ingegno,&di viuacitàdafperarechequalchebuon frutto douefte col té- po vfcirdilui. Era Andrea non molto buon pittore,anzi ordinario, & di q di che ftanno a bottega aperta,publicamentealauorareogni cofa meccani ca. E ter a confile to dipignereogni anno per la fefta di san Giouanni certi ce ri,cheandàuano,& vanno ad offerirli,infiemecon glialtri tributi della cit- tà.&perqueftofichiamaua Andreade’Ceri,dal cognome del quale fu poi detto vn pezzo,Perino de’Cerf. Cuftodì dunque Andrea Perino qualche anno,& infognatili i principij dell’arte il meglio che’fapeua, fu forzato nel tempodelfetàdi lui d’vndici anni acconciarlo con miglior inaeftro di lui., Perche hauendo Andrea ftrettadimeftichezza con Ridolfo figliuolo di Do menico Ghirlandaio,cheera tcnutonclla pittura molto pratico,& valente, còme fi dirà. Con coftui acconciò Andrea de’Geri perino, accioche epli atte delle al difegno: &cercafledifare quell’acquifto in quell’arte, che mofìira- ua l’ingegno, eh e egli hauetiagrandilsimo,con quella voglia,& amore, che pia piu poteua.Eccòfi legriitando,fra molti giouani che egli haueua in bottegai chcattendeuàrio all’arte,in poco tempo venne a paffar’a tutti gl’alrri innan zi,con lo fludio,&:con la-fioMecitudine. Fraui fra gli altri vno, ilqualegli fu rnofprorie,chedcl continuo lopngneuarilqualefu nominatoToto del Nu ziatafil quale incor’egli aggiugnendo col tempo a paragone con i begli in- pcgni,parti di Fiorenza,& con alcuni Mercanti Fiorentini, condottoli in In ghilterra,quiui ha fatto tutted’opere fue:&dal Redi quella prouincia,ilqua le ha anco feruito nell’Archit.& fatto particolarméteil principale palazzo, è flato riconofciutograndifsimamente. Coflui adunque Se Ferino efercitan- dofi a gara 1 uno,e Paino,& feguitando nell artccon fornaio fludio, non an dòmolto tempo,dmennero eccellenti.Et Ferino dileguando in compagnia di altri giouani,&'Fiorentini,& foreflicri al cartone di Michelagnolo Buonarroti, vinfe,&: tenne il primo grado fra tutti glabri. Di maniera,che fi Ita uh in quella afpetruzione di lui ,che fuccedette dipoi nelle belle opere.fuc, condotte con tanta arte, Se eccellenza. Venne in quel tempo in Fiorenza il Vaga pi ttor Fiorenti no,ilq naie lauoraua in Tofcanella in quel di Roma co Fegrodejpérnon eflere’eglimneflroeccellente:& foprabondatogli laupro," haueua dibifognod’aiuti,& defìderaua menar feco vn compagno,«Se vn gio uahetto che gli feruifiealdifegno,che non haueua,& al Pa.lt re cofe dell’arte: pierche vedendo coflui Perino difegnarc.in bottéga di Ridolfo jnfiemecoq gli al tri giouani,& tanto fupet iorea quegli, che ne fiupì.: Se che piu piacen dògli Pafpetto,& i modi fuoi,attefo che Perino era vn bellifsimo giouanet« to, cortefifsimo, modello, & gentile, Se haueua tutte le parti del corpo corri- fpondenti alla virtù de!Panimo:fe n’inuaghì di maniera,che lo domandò se egli volelfe andar Ceco a Roma,che non mancherebbe aiutarlo negli flu^Uj» Se Farli que,benefizij>& patti che egli fletlo volefle. Era tanta la voglia c’ha- iieria Perino di venire a qualche grado eccellente della ptofefsione fua; che quando Tenti ricordar Roma,per la voglia,che egli ne haueua, tutto fi tinte neri*, &:gli dille,che egli parkiflecon Andrea de’Ceri,che non voleuaabbà donarlo,hauendolo aiutato perfino allora. Cofi il Vaga,perfuafoRidolfo fuomae(lro,&: Andrea che lo tencua,tanto fece,che alla fine,condufle Perino,& il compagno in Tofcanella.Douecominciandoalauorare, Se aiutadq loro Perino,non finirono fidamente quell’opera,che il Vaga haueua prefa, ma molte ancoraché pigliarono dipoi.Ma dolendofi Perino,chele pròmejf fe,con le quali fu condotto p a Roma,erario mandate in lunga,per colpa del* vtile,&commodità,che ne traheuail Vaga: Se rifoiuendofi andarci da p Ccf fu cagione,che il Vaga lafciaro tutte l’opcre lo condufle a Roma. Doue egli,
P l’amore,che portaua all’arre,ritornò al foli to fuo disegno, Se continuando molte fetrimare,piu ogni giorno fi accenderla. Ma volendo il Vaga far rifar no a Tofcanella,&per quello fattoconofcere a molti pittori ordinari Perino per cola fua,lò raccomandò a tutti quegli amici,che là haueua,accio Paiu tafsino,& fauorifsirioin allenza fua.Etda queflaorigine,daindi innanzi fi chiamò sempre Perin del Vaga.R.imalò colini in Ro'ma,& vedendo,le ope? re antiche nelle fculture,& le mirabibfsirne machinfidegli.edifizi,gran parT te rimafe nelle rouine,flaua in feanimiratifiimo del valore di tanti chiari,et illuflri,die haueuano fatte quelle opere, Eccoli accendendoli tuttauia piti, in IIÌ maggior ciefidcriodcll’arte,arclcua continuamente di; perucniic in qis*l che gradò vicino a quelli,fi che con leòpere,deflenomea Cc, & vtile, come l’hàueuanc dato colorò,dì chi egli fi ftupiua,vedendolebellifsimeppereIo ro.Et mentre,che egli confideraua alla grandezza loro,&alla infini ta baffone za,& pouertà fua,& chealtro chela voglia non haueuajdi.volere aggiugner li;&chesenza hauere chi lo intrattenefie,che poteiTe campar la vita; gli con ueniua,volendo viuerejauorare a opere pei' quelle botteghe, hoggi có vno dipintore,e domane co vn’alrro,nella maniera che fanno i Zappatori a gior nate: e quanto fufledifconueniente allo ftudio Tuo quella tnaniera di yita: egli medefimo per dolore fé nedaua infinita pafsicne non potendo far que’ frutti,&coli prefto:che l’animo,& la volontà, & il bifogno jfuogli prornci;- teuano.Fece adunque proponimento di diuidereil tempo, la metà della fec rimana lauorafido a giornate; & il reftante attendendo al disegno . Aggiu- gnendo a quello vltimo,tutti i giorni felliui,infiemecon vna gran patte del le notti,& rubando al tempo il tempo,per diuenire famofo, de fuggir dalle mani d’altrui,piu che gli fiilfe pofsibile. Meflo in efecuzione quello penderò,cominciò a difegnare nella cappella Hi Papa Giulio, doue la volta di Mi- chelagnolo Buonarroti era dipinta da lut.seguitando' li andari,&Ia manie radi Raffaello da Vrbino.Et coli continuando ale cofe amiche di marmo96f lotto'terra a le grotte,per la riouità delle grottefche, imparò i modi dellauo rarédi flucco,&mendicando il pane con ogni llento,sopportò ogni miferia pervenir’eccellente in quella profefsione. Nevi corfe molto tempo,eh'egli diuénne fra quegli,che dilegnauano in Roma il piu beljo, e miglior difègna tore,che ci filile; Attefo che meglio intenderla i mufcoli,& le.difficultà del* l’arte negli ignudi,che forfè molti altri,tenuti maellri allora de’ migliori» Laqual cola fu cagione,che nonfolo fragli huomini della profusione: ma ancora fra molti fignori.e prelatije folleconcfciuto,& mafsimamente, che Giulio Romano,& Giouan Franccfco detto il Fattore difoepoli di Raffaello da Vrbino,lodatolo al maeftro pur aflai,fecero che’lo volle conofcerej e ve derel’operefue ne’disegm.Iquali piac:utili,& infiemecol fare la maniera, c lo spirito,1 & i modi della vitargmdicò lui fra tanti quanti ne haueaconolciu ti; dòuer venire in gran!perfczzronemqucil’arte.ElIendo in tanto flarefab- bricàredaRafTaello da Vrbino le logge Papali, che Leon decimo gli hatieua ordinate : ordinò il medefimo,che elio Raftaelio le facefie lauorare di llucco de dipignere,& mettef d’oro,come meglio a lui pareua. Et coli Raffaello fece capo di queil'operapergli flucchi,& per le grottefche Giouanni da Vdine, rarilsimo,& vnicoin queglnmapiu negli animali,& frutti,& altre cofe minuterò«: perche egli'haueuafcelto per Roma,e fatto venir di fuori molti mae ftrirhaueua raccolto vna compagnia di fierfone valenti c:,deuno.nel lauora ■ re,chi (lucchi,chi grottefche,altri fogliami,al tri fedoni,e floriejòc altri altre coferòc cofi fecondo che eglino migliorauano,ciano tirati innanzi : de fatto loro maggior salari. La onde,gareggiando in quell’opera LI conduflonp a p fezzione molti giouani,che furon poi tenuti eccellenti nelle opere loro,. In quella còmpagniafu conlegnato Perino aGiouanni da V dine da Raffaello, per douerecón gli altri lauorare,& grottefche,& llorie.con dirgli che ifecó- do cheeglifi porterebbe farebbe da Giouanni adoperato, Lauorandodun* . qa-« que Paino,per la concorrenza,Se per far prout,& acquili© di fe,non vi an* ìdò triodi mcfi,che egli fu fra tutti coloro, che ci lauorauano, tenuto il pri- TUO yjk di difègno,S; di colorito; Anzi il migliore,& il piu vago, & pulito, & quegli che con piu leggiadra Se bella maniera conduce(Tegrottefche,Sefi g'u resomene rendono teftimonio.Se chiara fede Jegrottefche, Se i fedoni, Se le Borie di fua mano,che in quell’opera fonone quali oltre l’auanzar le al ne,fon daidifegni,& fchizzi,chefaceua lor Raffaello condotte le fue molto meglio,& ofieruatemcdo,comcfipuo vederein vna parte di quelle dòrie nel mezzo della detta loggia nelle volte, doue fono figurati gli Hebrci quando padano il Giordano con 1 arca santa,Acquando girando le mura di "Gerico quelle rouinano.’Se le altre che feguono dopo,come quando combattendo Iofue con quegli Amorrei fa fermar il Sole. E finte di brózo fono nel bafamento le migliore Umilmente quelle di mano di Perino, cioè quan do Abraam facrifica il figliuolo, lacob fa alla lotta con l’Angelo, Iofef, che raccoglici dodici fratelli,&il fuoco,chefeendendodal cielo abbracciai figliuoli di Leui : Se molte altre che non fa medierò, per la moltitudine loro nominarle; che fi conofcono infra le al tre. Fece ancora nelprincipio,doue fi entra nella loggia,del tedamento nuouolanatiuirà, Se battefimo di Chri ilo,Se la cena degli Apodoli con Chrido,che fono belhfsime: senza che finto le finedre fono,come fi è detto,le migliori dorie colorite di bronzo, che fiano in tutta quell’opera. Le quali cofe fanno ftupire ognuno; Se perle pie ture,Se per molti ducchi,che egli vi lauoròdi fuamano.Oltra che il colorito filo è molto piu vago,Se meglio finito,che tu ni gli altri. La quale opera fu cagione,che egli diuenne oltre ogni credenza famofo,ne per ciò corali lode furono cagione di addormentarlo,anzi perche la virtù lodata crefce, di accenderlo a maggior dudio,5equafi certifsimo,feguitandoladi douer cor re que’fruttfSe quegli honori,ch’egli vedeua tutto il giorno in Raffaello da V rbino,Se in Michclagnolo Buonarroti. Et in tanto piu lo faceua volcntie« ri,quanto da Giouannida Vdine,Se da Raffaello, vedeua efier tenuto cóto di lui.SeefTere adoperato in cofe importanti’Vsò sempre vna fommefsionc Se vn’obedienza certograndifsima verfo Raffaello, olleruandolo di manieranche da elio Raffaello era amato come proprio figliuolo. Fecefi in quedo tempo per ordine di Papa Leone,la volta della falade’pontefici, che è quella per la quale fi entrain filile logge a le danze di Papa Aledandro sedodipin te già dal Pinturicchio:Onde quella volta fu dipinta da Giouan da Vdine,Se da Pcrino.Etin compagnia feciono,Se gli ducchi,Se tutti quegli ornamen* ti,Se grottefche,Se animali,chc vi fi veggono:oltra le belle,Se varie ìnuézio- ni,che da efsi furono fatte nello fpartimento.hauendo diuifb quella in certi tondi,Se ouati per fette pianeti del Cielo,tirati da i loro animali:comc Gio ucdaH’Aquile,Veneredalle Colombe,la Luna dalle femmine, Marte dai Lupi,Mercurio da’Galli,il Soleda’Caualli,Se Saturno da’Serpentùolrrei do dici segni del Zodiaco,Se alcunefigure delle fettantaduc imagini del Cielo: come l’Orfa maggiore,la Canicola,Se molte alrre, cheper la lunghezza lo* ro,le taceremo,lenza raccontarle per ordine,potédofi l’opera vedere: lequa li tutte figure fono perla maggior parte di mano di Perino. Nel mezzo della volta è vn tondo con quattro figure fin reper vittorie, che tengono il regno del Papà>8e le chhui,fcortaii do al difetto in fu i lauorarecon mseftreuolar re,&molto bene intefc.Oltra la leggiadria,che egli vsò negli habiti loro, ve landò l’ignudo con alcuni panriicini lottili,che in parte fcuóprono le gambe ignude,& le braccia^certo con vnagraziofifsima bellezza/ La quale opera fu veramente terni ta,&: hoggi ancora fi tiene,per cofa molto honorata,ec ricca di Iauoro:&: cofa allegra,vaga,°na veramente di quel Pontefice: e! quale non mancò riconofcercle lòr fatiche,degne certo di grandissima re niunerazione.Fcce Perinovna facciata di chiaro ofeuro,allora niefiàfi in vfo' per ordine di Polidoro,e Maturino,laquale è dirimpetto alla cafa della Mar ehefadi Mafia,vicino a macftro Pafquino; condotta molto gagliardamente di difegnò,& con fomma diligenza.Venendo poi il terzo anno del fuo pon-~ tificato,Papa Leone a Fiorenzarpcrche in quella città fi feciono molti trionfi; Per ino, par te per vedere la pompa di quella città, & parte per riuedere la patria,venne inanzi allaCortej& fece in vn’arco trionfale a S. Trinità, vna figura grandedi fette braccia bellifsimarhauendone vn’altra a fua concorrc- za fatta Totòdel Nunziata,già nella età puerile fuo concorrente. Ma paren do a Peri no ogni hora mille anni di ritornarfene a Roma: giudicando molto differente la rnifura,&i modi degli artefici,da quegli,che in Roma fi vfa* uano,fi partì di Firenze,&là fe ne ritornò , doueriprefo l’ordine delfolito fuo lauorare,fecein S.'Euftachio da la Dogana,vn san Piero in frefco,ilquale è vna figura,che harilieuograndifsimo; fitto cófemplice andare di pieghe, ma molto con difegno.&giudizioIauorato.Eflendoinquefto tempo l’A r- ciuefcouo di Cipri in Roma,huomo molro amatore delle virtù,, ma partico larmente della pittura. Et hauendo egli vnacafà vicina alla Chiauica; nella-" quale haueua acconcio vn giardinetto con alcune fiatile,& altre anticaglie, ccrtohonoratifsime,&belle;Etdefiderandoaccomp2gnarlecon qualche or namento honorato, fece chiamare Pèrino, che era fuo aitici IsirAo; Se infie- mecófultàrono.chee’doueflefareintorno alle mura di quel giardino, moU teftoriedi Baccanti,di Satiri,& di Fauni,&di cofefeluagge: alludendo ad vna ftatua d un Bacco,che egli ci haueua,anticojche iedeua vicino a vna Ti- gre.E cofi adornò quel luogo di diuerfe poefieivi fece fra l’altre cofe vna log getta di figure piccole,& varie grottefche»&: molti quadridipaefi, coloriti' con vna grazia,& diligenza grandifsima.La quale opera è fiata tenuta, Se sa rà femore dagli artefici,cofa molto lodeuole:ondefu cagione di farlo cono feere a Fucheri mercanti Tedefchijiquali hauendo vitto l’opera di Perino,c .piaciutali;perchehaueuano murato vicino a Banchi vnacafa, che è quando fi và ala Chiefa de’Fiorentini,vi fecero fare da lui vii cortile,Se vna loggia, c molte figure,degne di quelle lodi, che fon l'altre cofedi fila mano;neìlequ» li fi vede vna bellifsima maniera,& vna grazia molto leggiadra. Ne medefi- mi tempi hauendo M.MarchionneBaldafsini,fatto murare vna cafa,molto bene in tela,come se detto,da A ntonio da Sangallo,vicino a S. Agoftino; & ' defiderando,chevna sala,cheeg!i vi haueuafattafufledipinta tutta -, efimi« nati molti di que’giouani accioche ella filile,& bella, Se ben fatta; fi rifòluè* dopo mplti,darla a Pcrino.con ilquale conuenutofi dei prezzo,vi mede egli mancine da quella !euò per altri l’animo,che egli felicifsimamente la coduf fe a fiefeo. Nella quale fala fece vno fpartiméto a’pilaftri,che mettono in mc- • • ... • Yy 20 ni-^ie glandi, & nicchie picco le^&i nelle grandi /può vane (òrti tifilo* lofi dueper nicchia;&:inqualcuna VII folo:£t nelle minori,fonò puttiignu di,& parte veftiti,disvelo,con certe tcftedi fermine,-fin te di marmo fopra’ alle nicchie piccole. Et (opra la cornice,chefafinea pilaftri,seguiua v «’altro* ordine,partito fopraij primo ordine con irtoriedi figure non molto gran di’ defitti de’Romani:eominciando da Romulo per fino a Numa Pompilio.. Sonoui fimilméntevarij ornamemi,contrafatti di varie p’etredi marmile lo pra il cammino di pietre bellifsimo,vnaPace la quale abbraccia armi,& tro fei, che è molto viua. Della quale opera fu tenuto conto, métre ville M. Mar- chionne:& di poi da tutti quelli che operano in pittura,ultra quelli, che nó fono della profefsione,che la lodano ftraordinariamentel Fece nel monade rio delle monache di santa Anna,vna cappella in frefco,con molte figure, la uorata da lui con la lolita dihgenzia.Et in san Stefano del Cacco,ad vn’alta- rejdipinfein frefeoper vna gentil donnaRomana, vna Heràcon vn Chrifto morto,ingrembo alla noftra Donna:& ritrafie di naturale quella gentil dò Ha,chepar’ancor viua. La quale opera è condotta con vna deftrezza molto facile,&molto bella Haueua in quello tempo Antonio da Sangallo fatto in> Roma,in fu vna cantonatadi casa.chefidice l’immaginedi ponte,vnTaber natolo molto ornato di treuertino,&.moltohonoreuolc,per farui dentro di pitture quaicofa di bellore coli hebbecómelsiotiedal padrone di quella ca- là,chelodelsi afarea chi lipareua,chefufleattoa farui qualche honorau pittura.Ondc Antonio,checonofceua Perinodiquc’giouani,che vi erano per il migliore,a lui la allogò.Et egli melloui mano, vi fece dentro Chrifto quando incorona la noftra Donna:& nel campo fece vno fplendore,con vn coro di serafini,& angeli chehanno certi panni sottili, chefpargono fiori,c altri putti molto belli, & varij, & coli nelle due facce del Tabernacolo fece ftcll’una san Baftiano,& nell’altra Santo Antonio,opera certo ben fatta,e lì nule alle altre fue,che Tempre furono,& vaghe, Se graziofe. H.tueua finito nella Mineruavn protonotario vna cappella di marmo, in. fu quattro colon ne:Se come quello che defideraua laflarui vna memoria d’una tauola, ancora che non full'e molto grande,sentendo la famadi Perino, conuenneseco: & glie lafecelauorare aolio.Et in quella volle a fua elezzionevn Chrifto fcc fo di crocerii quale,Perino con ogni ftudio,& fatica fi mede a condurre, Do ueegh lo figurò efler già in terra deporto,& infieme le Marie intorno, che lo piangono ; fingendo vn dolore,& compafsioneuole affetto nelle attitudi ni,6c gefti loro.Oltra che vi sono que’Niccodemi, Se le altre figure ammira lifsime,mefte,&afflitte,nel vedere l’innocenzadi Chrifto morto. Ma quel, che egli fece diuinifsimamente,fi.irono i duoi ladroni, rimarti confitti in sul la Croce^che fono olirà al parer morti,& veri,molto ben ricerchi di mufeo- li,& di neruirhauendoegli occafione di farloronde fi rappresentano a gl’oc chi di chi li vede,le membra loroin quella morte violenta tirate da i neruite i mufcoli da chioui,& dalle corde.Euui oltrecio un paese nelle tenebre,eoa trafatto con molta difcrezionc,&.arte.£tsea queltaopera non hnuefle la inondazione del diluuio,che venne a Roma doppo il facco, tatto difpiacerc. coprendola piu di mezza,fi vedrebbe la sua bontà: ma l’acqua rinteneii di 35Uttiera.il geflo,& fece gonfiare il legname di sorte,che tanto quanto se ne bagno da piè fi è feortecciaro in modo,che fe ne gode poco i anzi U cempafi- fione il giurdalla,& grandifsimo difpiacere, perche ella farebbe cèrto de le pregiate cofe che hauefte Roma.Faceuafi in quefto tempo per ordine di Iacopo Sanfouino rifar la Chiefa di S. Marcello di Roma, conuento de frati de’Serui.che hoggi è rimafa imperfettaronde hauendo eglino tirarea fine di muraglia alcune cappelle,& coperte di fopra; ordinatoli queìrati che Perino faerfie in vna di quelle per ornamento d’vna Noftra donna , deuozionc in quella Chiefa,due figure in due nicchie, che lamettefino in mezzo, San Giufeppo,& fan Filippo frate de’Serui.e autore di quella Religione. E quel li finiti fece loro fopra alcuni putti perfertifsimam'ente: e ne mede in mezo della facciata vno ritto infurundado,che tiene fulle fpalle il fine di due fefto ni,ché elio manda verfo le cantonate della cappella,doiic fono due altri puc ti,chegli reggonó,à fèdere in fu quelli,facendo con le gambe attitudini bel- lifsimè.Etqueftolauóròcon untane,con tanta grazia,con tanta bella maniera,dandoli nel colorito vna tinta di carne,&frefca,emorbida,chefi può dire,che fia carne vera,piu che dipinta. Et certo fi pofiono tenere peri piu begli,che in frefeo faceflemai artefice nefiuno, la cagione è che nel guardo, >iuono;nell’atutudiné,fi muouono,& ti fanfègnocon la bocca voler ifno- dar làparola : & èbeTarte vince la Natura, anziché ella confefia non potere farin quella piu di quefto, Fu quello làuoro di-tanta bontà nel confpetto di chìintehdeuararte^he neacquiftogran nomefancora chc'cgh haueftefats to molte opere: & fi fapefle cerco quello,che fi fapeua del grande ingegno fuo in quei meftiero: & fe ne tenne molto piu conto,& maggiore ftima,\hc prima non fi era fatro Etper quefta cagione Lorenzo Pucci Cardinale San» tiquatrro hau'èndo p r efo a 11 à Triti 1 ià > cori uenro d e’fr a ti Calameli,& Fracio fi,che vrltono l’habito di San Frahcefcodl Pàulaivna cappella a man manca allato alla cappella maggiore, la allogò a Ferino,accio chein. frefeò vi dipt- gneflelà vita della noftra Donna.Laquaìe cominciata da lui finì tutialavol ta,& vna facciata fotto vn’arco:& cofi fuor di quella,fopra vn arco della cap pella fece due Profeti’grandi di quattro braccia,& mezojfigurando Ifaia,&- Damelriquali nellagrandezza loro moftranoquell’arre.e bontà di difegno, & vaghezza di.colore,che può perfettamente moftrare vna pmura fatta da artefice grande.Come apertatpen te vedrà chi confidererà lo Efaia, che mea tre legge fi conofce la maninco'niàjchc rende in Telo ftudio, & ildefideno nella nouità del lèggere,perche afhfato lo sguardo a vn libro,con vna mano alla tefta moftra copie rhuomo ftà qualche volta,quando egli ftudia,Similmente il Daniel immotò alza la tefta alle contemplazioni celefti, per ifnoda re i dubbi a Tuoi pupoli.Sono nel mezo di qucfti due putti, che tengono far medel Cardinale,con bella foggia di feudo, i quali oltre lcfieredipinti, che paiondi carne,moftranoancor ellèr di rilieuo.Sono fottofpattite nella voi ta quatrro Porie:diuidendoIe la Crociera,cioè gli spigoli delle volte ..Nella prima è la concezione di efla noftra Dona . Nella feconda è la natiuirà l'uà. nella terza è quando ella faglie i gradi del tempio;&nel!a quarta quando sa Ginfeppo la fpofa.In vna faccia quanto tiene l’arco della volta,è la sua viliia zionemclla quale fono molte belle figure,& mafsimamenre afciine,che fon felice in fu certi bafamcnti;che per veder meglio le cerimonie di quelle don Y y i prontezza moka naturale. Oltracheicafament?, ód’alirefi»
.NS,lVe Eannovlel buono,&de] bello in ogni loro atta. Non feguitò piugnj, lenendoli nialè:&guànto,cominciò l’anno i cz$. lapefte, la qual*? fu di fi
latta forte in Kt*ma.;cnese.egli vollecampar la vita,gli, conuennelar propo firo partirfi.Era <n quello tempo in detta città il, Piloto.orence, amicifsimo,
Se molto familiare di ' erin.o:,il quale haueua yolonià partirfi^& cofidfr fin andò vnà mattina infieme, persuase Perino ad allontanarli, & venite
a Fiòreftza : attesoché egli era molti anni,che egli non ci era ftatOj& che no sarebbe se non grandiosimo honòr suo farli conofcere >Se Iafciarcin quella
quache legno della eccellenza suà.F t ancora efie A ndrea de’Ceri,&fa mo- glie,die i’haucuano alleuato fufsino morti,non di meno egli,come nato in
tjuel paese,ancor che noti ci h ruelTe niente,ci haueua amore.Ondé non paf 50 molto, che egli, Se il Piloto vna mattina partirono, 8e in verso, Fioretta
»riueder le cole
ella fua età puc
de’piu celebra
gl’aniici, gli.^a
_ dofivn giorno
feco per fargli hono’ré,moln artefici,pi ttqrijfcultori,architetti,orefici, de in tagliatori dimarmi,8e di legnamhchefecondo il coftume antico fi erano ra gunati in Ircene,eni per uedere,&accompagnare, penno.pcudire quello, eh e e cticeua. bt molti per uede; che differenza rude tra gli artefici di Roma,& q gli di Fiorenza nella pratica,Et i piu u’erano per.udirei biafimi,elelode,fhe foglionqfpeilòdiregli artefici Pun de l’altro. Auuenne,dico,che coli ragionando infieniéd’unacofà in a.lt.ra,peruennero,guardando Topere, Se uec- chié,Srmoderne per le. Chiese, in quella delCarmine,per ueder la cappella di Mafacció.Doiieguardandopgnuno fifamente,& moltiplicando in uanj ragionamenti in lode di quel maeftrojturti affermarono marauigliarfi, che egli haùdle naulito tanto di giudizio,che egli in quel tempo, non vedendo altro,che Tòpere di Ciotto,haueflelauoraro có vna maniera fi moderna nel di fegno, n el 1 a i m 1 taz 1 o n e, & n el co 1 ori to : eh e eg 1 i h au t Ile h a u u to fo 1 za, di moftrare nella facilità di quella maniera,la difhcultà di quefi’arte.Ohre che nel nlieuo,&nella refoluzione, Snella pratica non ci era fiato nefiuno, di quegli,che haueuano operato,che ancora lo liauefie raggiunto. Piacque affai quello ragionamento a Perino-, & rifpofea tutti quegli artefici, che ciò diceuano,qucfte parole. Io non mego quel che voi dite,che non fia; e,molto piu ancora; ma che quefia maniera non ci fiachi laparagoni,neghtròio Tempre -, anzi dirò,se fi può dire,con fopportazione di molti: non per difpre gio,maper il vero,che molti conofco,<3c piu rifoìuti , Se piu graziati ; lecofe de’quali,non fono manco viue in pitturagli quefte:anzi molto piu belle. Et mi duole in seruigiovoftro,io che non fono il prjniod e 1 fa r t e,c h e non fi fi & luogo qui vicino da pórcrui fare vna figura;, che innanzi, che io mi partiife di Fiorenza‘;fareì vna proua,allato a vna di quelle in frefeo medefimaméte: accio che vai col paragone vedefie fe fi è nell uno fra i moderni, chel’hubbia paragonato,Era fra coftoroVn màeftró tenuto il primo in Fiorenza nella pie tura; Se come curiofo di veder Topere di Perino: Se forfè per abballarli lo ar \ . dire; ne vennerp.Et arriuati.in quella, hebbegrandusjmo piacere; vecchie dipinti da’maeftri p.âflati,chçgia gli furono ftudio m rilcj ecofi ancóra quelle di que’maefiri,cne viueuanò allora tenu fi migliori in quella città,nellaquale per Opera de i allogato un iauoro,come di sotto li dica. Auenne che trouan dire j mede innanzi vn fuopcnfiero,che fu quefto.Sebenceglièpieno(dif- s’2gli)coftìogni cosa,hauendo voi coteftafantafia, che è certo buona, Se da lodare ; egli è qua al dirimpetto doueèil San Paolo di fua mano, non meno buona,& bella figurabile fi fiaciafchunadi quelle della cappella; vno spazio ageuolmente potrete moftrarci quello, che voi dite j faccendo vn’altro Apoftolo allato, o volete a quei San Piero di Mafolino: o allato al San Pao lo di Malaccio.Era il san Piero piu vicino alla fineftra, Se eraci migliore fpa- zio,&: miglior lume : Se oltre a quello non era manco bella figura,che il san Paolo. Adunqueogni vnoconfortauanoPerinoafare,perchehatieuano tà ro veder quella,maniera di Roma ; 9I tre che molti dicemmo,che egli farebbe cagionòdi Jeuar loro del capo quella fantafia,tenuta nel ceruello tatede« cine d’anni :e,che s’ellafuftc meglio,tutti correrebbono alecofe moderne. Per ilcheperfuafo perinoda quel maeftro,chegli diftein ultimo,chenodo- ueua mancar ne,per la perfuafione,epiaceredi tanti begli ingegniroltreche eli eeranoduefenimanedi tempo,quellecheafrefco conduceuano vna fi* gur^:&: che loro non mancherebbono fpendergli anni in lodare lefuefaji che.Si rifoluette di fare,fe bene colui,che diceua coli,era d’animo cótrario : perfuadendofi che egli non doueftefare però cofa molto m'glior di quello, chefaceuano allora quegli artefici,che teneuano il grado de’piu eccellenti* Accettò Perino di far quella proua : Se chiamato di concordia M.Giouanni da Pila priore del conuento,gli dimandarono licenzia del luogo per far tal’ •opera: che in vero di grazia,e cortefemente lo concedette loro: Se coli prclo (Vna mifura del vano,cóle altezze,elarghezze fi partirono.Fu dunque fatto daPerinoin vn cartone vn’Apoltolo in perfonadi S. Andrea,e finito diligcn tifsimamente; Onde era già Perino rifoluto voler dipignerlo: & hauea fatto fare l’armadura per cominciarlo. Mainanzi aquello nellavenuta fua molti amici funi,che haueuano villo in Roma eccellentifsi me opere fuc, gli haue uano fatto allogare quell’opera afrelco,ch’io difsi,accio lafciafie di se in Fio renza,qualche memoria di fua mano,chehauellea mollrare la bellezza, & la uiuacità dell’ingegno,che egli haueua nella pittura ; & accio che’ fòlle co gnofciuto:& forfè da chi gouernaua allora, mefio in opera in qualche latto-- rod’importanza.EranoinCamaldolidi Fiorenza allora huomini artefici, che fi ragunauano a vna compagnia,nominata de’Martiri,iquali haueuano hauiito uoglia piu uolte,di far dipignere una facciata,che era in quella,dré- troui la ftoria di efsi Martiri,quando e’ sono condennati alla morte dinanzi a’due Imperadori Romaniche dopo la battaglia,& prefa loro , gli fanno in quei bofeo crocifiggere,e fofpender a quegli alberi. La quale ftoria fu mef fa per le mani a Perino,& ancora che il luogo fulle difcoflo,& il prezzo piccolo: fu di tanto potere l’inuenzionc della ftoria :Se la facciata che era aliai grande: che egli fidifposeafarla; oltre cheegline fu aliai confortato da chi gli era amico; attefo che quella opera lo*mettercbbe in quella confide» razione,che meritaualafua uirtufrai Cittadini,che non loconcfceuurro,et fra gli artefici fuoiin Fiorenza,doue non eraconofciuto fe non per fama. Deliberatoci dunque a lauorare,prefe quella cura,e fattone un disegno pie colo,che fu tenuta cofa diuina:& meflo mano a fare un cartonegrande qua to l’operajo condufle(nó fi partendo d’intorno 3 quello^a un termine, che tutte/tutte le figure principali erano finite del tutto,Et coli l\Apoftolo/i rimale in dietro,fenza farui altro.Haueua ferino disegnato quefto cartone in fui foglio bianco,sfumato,& tratteggiato,lafciando i lumi della propria carta, & condotto tutto con vna diligenza mirabile j nella quale erano i due Impera dori nel tribunale,che sentenziano a la Croce tutti i prigioni, i quali erano volti verfo il tribunale,chi ginocchioni,chi ritto,&altro chinato,tutti ignu di legati per diuerle uie,in attitudini varie,(torcendoli con atti di pietà, e co nofcendo il tremar delle membra,per hauerfi a difgiugner l’anima nella paf fione,& tormentodellacrocifìfsione.oltrechevi eraaccennato in quelle tc rtejaconftanzia della fede ne’vecchi,il timore della morte ne’giouani, in al tri il dolore delle torture nello ftringerli le legature,il torfo,& lebraccia-Ve deuafi apprètto il gonfiar,de’mufcoli,&: fino al fudorfreddodella morrc, ac cennato in quel disegno. A pprettò fi vedeua ne’foldati chegli guidauano v- nafierezza terribile, impiififsima, & crudele nelprefentarglial tribunale perla fentenza,6c nel guidargli a le croci. Haueuano indottogli Imperado- ri,& foldati>corazzeairantica,&: abbigliamenti,molto ornati, & bizarri, de i calzari,lescarpe,lecelareje targhe,& le altre armadure fatte con tutta ql* la copiadi bellifsimi ornamenti.che piu fi polla fare,& imitare,& aggiugne re all’antico,disegnate con quell’amore,& artifizio,& fine, chepuòfar tur'* ti gli eftremi deH’arre.Ilquale cartone,viftpfi per gli artefici,& per 2Irri inré denti ingegni,giudicarono non hauer vitto pari bellezza, &c bontàindise- gno.dopo quello di Michelagnolo Buonarroti,fatto in Fiorenza per là sala del configlio.LaondeacquiftatoPerino quella maggior fama, che egli piu poreuaacquiftareneirarce.mentrecheegli andaua finendo tal cartone, per pattar tempo,fece mettere in ordine,& macinarecolori aolio, per fare al Pi loro orefice fuo amicifsimo un quadretto non molto grande;ilqualè codufi- fe a fine quali piu di mezzo,den troni vnanoftra Donna. Era già molti anni ftaro dometticodi Ferino vn ser Raffaello di Sandro prete zoppo, cappellano di san Lorenzo.il quale portò sempre amore a gli artefici di disegnoico- ftui dunque perfuafè Perino a tornar seco in compagnia,non hauendo egli ne chi gli cucinatte,ne chi lo tenefle in casaiettendo ftato i! tempo, che ci era ftaro,hoggi con vn’amico,& domani con vn’altro . La onde Perino andò alloggiare (eco,e vi (fette mo^te fettimane. Intanto la pefte cominciata a feo prirfi in certi luoghi in Fiorenza,mettea perino paura di non infettarfi.'per- il che deliberato partirli,volle prima fodisfare a ser Raffaello tanti di, ch’era ftato feco a mangiare ; ma non volle mai ser Raffaello acconfentire di piglia re nienteranzi diffe,e’mi bitta vn tratto hauere vn (traccio di carta di tuama no.Per il che vitto quefto Perino tolfe circa a quattro braccia di tela grotta,. & fattola appiccare ad vn muro,che era fra due vici della fua faletta, vi fece vn’iftoria contrafarta di color di bronzo,in vn giorno,&in vna notte. Nella quale tela,che scruiua per ispalliera,fece l’hiftoria di Mofe,quando patta il Mar Rotto -, & che Faraone fi lommergein quello co’fuoi caualli,& co’suoi carri.DouePerinofcceattirudinibellilsimedi figure,chi nuotaarmato , & chi ignudo -, altri abbracciando il collo a caualli,bagnati le barbe,& i cape' - Ji,nuotano,6c gridano per la paura dell? morte, cercando il piu che pollone di fcampare.Da 1 altra parte del mare vi è Mofe, Aron,& gli altri Hi brei,«Talchi, tttar<:hi,& femmine,clic ringraziano Iddio.Et vn numero di va fi, ch’egli fin ge,chehabbmo fpogliato l’Egitto,con belhfsimi garbi,& varie forme^ & fc mine con acconciature di tefta molto varie,laquale finita, lafciò per amore- uolézza a ser Raffaello:alqualefu cara tanto, quantofegli hauefielafiàtoil prioratodi San Lorenzo. La qual telafu tenuta dipoi in pregio,Se lodata,Se dopo la morte di ser Raffaello,rimafecon lealtre fuerobe, a Domenico di Sandro Pizzicaglielo,fuo fratello. Partendo dunque di Firenze Perino la« fciò in abbandono l’opera de’Martiri,della quale rincrebbe grandemente. & certo fe ella fufie fiata in altro luogo,che in Camaldoli, l’harebbe egli nira : ma confiderato che gli vffiziali della fanità haueuanoprefo per gli ap. peftati lo ftefib conuento di Camaldoli,volle piu tortofaluarefe,chelafciar fama in Fiorenza j badandoli hauer moftrato quanto e’valeua nel difegno; Rimafe il cartone,& l’altre fue robe a Giouanni di (Joro orefice filo amico» che fi morì nella pefte:& dopo lui peruenne nelle mani del Piloto, che lo te ne molti anni fpiegatoin cala fila,moftrandolo volentieri a ogni perfonad’ ingegno,comecofa rarifsima.ma non fogia douee’fi capitafiedopo lamor te del Piloto.Stette fuggiafeo molti mefi dalla pefte Perino in piu luoghi ne per quello fpefe mai il tempo indarno, che egli continouamente non disegnane,Se ftudiafie cofe dell’arte.Se celiata la peftefene tornò a RomarSe attese a far cole piccole,lequali io ncn narrerò altrimenti.Fu l’anno ijij.crea to Papa Clemente fettimo,che fu vn grandifsimo refrigerio all’arte della pii tura,Se della fcultura* fiate da Adriano fedo,mentre che e’vi (le, tenute taa to balle,che non solo non fi era lauorato per lui niente •, ma non fe ne dilettando,anzi piu torto hauédole in odio,era fiato cagione, che nefiuno nitro fene dilettartelo fpenderte,o trattenerte nefiuno artefice, come fi è detto altre volte.Perilche Perino allora fece molte cofe nella creazione del nuouo Pótefice.Deliberandofi poi di far capo del’arte in cambio di Raffaello da Vi bino già morto,Giu!io Romano,Se Giouan Francefco detto il Fattore, ac- ciochefcompartifsino ilauoriagli altri fecondo l’tifato di prima. Perino, che aueua lauorato vn’arme del Papa in frefco,col cartone di Giulio Rom* no fopra la porta del Cardinal Ce(erino,fi portò tanto egregiaméte, che da bitarono non egli fufie antepofto a loro, perche, anchora che egli hauefsi- no'norae di difcepoli di Raffaello,& d’hauere heredato le cofe fiiejnon haue uano interamente l’arte,& lagrazia,che egli co i colori daua alle fue figure heredato.Prefono partito adunque Giulio,& Gio Francefco d’in trattenere TerinotSc coli l’anno santo del Giubileo i^.diedero la Caterina sorella di. Gio.Francefco,a Perino per donna,accioche fra loro fufiequella intera ami ozia,che tanto tempo haueuono contratta,ccnuertita in parentado.La onde continouandol’opere,chefaceua,non vi andòtroppo tempo-, cheper le lode dategli nella prima opera fatta in San Marcello fu deliberato dal priore di quel conuento,Se da certi capi della compagnia del Crocidilo, laquale ci havnacappellafabbricatadagli huomini fuoi per ragunaruifi, che ella fi douelfedipignererSccofiallogarono a Perino quella opera,con fpeianza di hauere qualche cofa eccellente di firn. Pei ino fattimi fate i ponti, cominciò l’opera:& fece nella volta a mezza botte,nel mezzo vn’iftcria quando Dio fatto A damo,caua della .colia fua Elia in a donna., nella quale ficaia, fi vede I Ardam-O/Adamo ignudo bellifsimo,&: artifiziofo,che opprefio dal sonno giaco,men sre che Eua vimTsima a man giunte fi leu a in piedi, Se riceue la benedizzio-v ne dal Tuo fattore : la figura del quale è fatta di afpetto ricchifsimo,& grauc, : in ma'cftà .diritta con molti panni attorno,che vanno girando con i lembi L* ignudo : E davna banda a man rittadue Euangeliftì; dequali finì tutto il S. Marco,& il San Giouanni,eccetto la teda,Se vn braccio ignudo. Fcceui in mezo fra l’uno Se l’altro,due pattini,che abracciano perornamentovnci-' dclliere,che veramente fon di carneviuifsimi,efimilmentei Vangelifli mol to be!li,nelle tette,& ne panni,Se braccia,e tutto quel che lor fece di fua ma no. Laquale opera men tre,che egli fece,hebbe molti impedimenti, Se di m* lattie,&d’altri infortuni,cheaccaggiono giornalmente a chi ci viue. Olirà1 che dicono,che mancarono danari ancora a quelli della compagnia : Se talmente andò in lungo quella pratica,chel’anno ija/.vennelarouinadi Ro ma,che fu meda quella città afacco,&fpento molti artefici,ediftrutto,e portato via molteopere.Onde Perino trouandofi in tal frangente, Se hauendo Donna, Se vna puttina, con la quale corfe in collo per Roma per camparla ’ di luogo in luogo,fu inultimo mifcrifsimamente fatto prigione,doue fi con dufiea pagar taglia con tanta fua difauuen tura, che fu per dar la volta al cer uello.Pattato le furie del facco era sbattuto talméte per la paura, che egli ha ueua ancoraché le cole dell’arte fi erano allontanate da lui; ma nientedime no fece per alcuni foldati Spagnuoli tele a guazzo, Se altre fantafie:&: rimef foli in affetto,viueua come gli altn,poueramente. Solo fra tanti il Bauiera,' che teneua le ftampe di Raffaello, non haueuaperfo molto: onde perl’ami- cizia,ch’ egli haueua con ferino,per intrattenerlo gli fecedifegnare vna par ted’ittorie,quando gli Dei fi trasformano,perconfeguirei fini de’loroamo li. Iquali furono intagliati in rame da Iacopo Csralgio eccellente intagliato redi ftampe.Et intiero in quefti difegni fi portò tanto bene,che riferuando i dintorni,&: la maniera di Perino ; Se tratteggiando quegli con vn modo fa cilifsiino; cercò ancora dar loro quella leggiadria,& quella grazia,che hauc ■ uadato Perino a Tuoi difegni. Mentrechelerouinedelfacco haueuano di- ftruttaRoma,& fatto partir di quella gli habitatori,& il rapa fletto, che fi Ila uain Oruieto,non efiendoui rimarti molti,& non li facedo faccenda di nef funa forte: capitò a Roma Niccola V iniziano raro, Se vnfeo maeftro di ricami,seruitore del prencipe Doria ; ilquale Se per l’amicizia vecchia,che hauc uacon perino,& perche egli ha sempre fauorito, e voluto bene a gli huomi ni del’arte,perfuafe a Peri no,a partirli di quella miftria,&inuiarfi a Genoua: ^mettendogli, che egli farebbe opera con quel prencipe, che er:. amatore,e fi dilettaua della pittura,chegli farebbe fareoperegtotte.Et mafsimamente che fua eccelléza,gh haueua molte uolte ragionatole harebbe hauuto uo* glia di far vn’appartamento di ftanze,con bellifsimi ornamenti. Non bifo- gnò molto perfuader Perino,percheeflendo dal bisogno opprefTo, Se dalla voglia di vfcir di Roma appaisionato,deliberò con Niccola partire. Et dato ' ordinedi lafciar la fua donna,Se la figliuola bene accompagnata a luoiparé ti in Romn,&: allettato il tutto feneandò a Genoua. Douearriuato,& per mezzodì Niccola fattofi noto a quel prencipe,fu tanto grato a svia eccellen xa la fua venuta,quanto cofa,cheinfua vita,, per trattenimento hauefie mai hauuia.
ÈiaUtlla.Fattòglidunque accoglienze,5c carezze infinite, dopp© molti ragi'ò na'men ti,& difeor fi,alla fine diedero ordine di cominciare il lauoro: & con- (hiuiono douerefarevn palazzo ornato di ftucchi,5c di pitture a frefro,a© - IVOJSC d’ogni forte,ilquale piu breucmente,chc io potrò m’ingegnerò d: de fcriuerecon leftanze,&lepitture,&ordinedi quello: lafciando ftaredoué . cominciò prima iterino a lauorat accio non còfonda il direquefPopera, che di tutte le fue è la migliori* Dico adunque che all’entrata del palazzo del principe è vna porta di marmo,di componimento,& ordine dorico, fatta (e condo i difrgni,& modelli di man di Pcrino,con ine appartenenze di piedi- ftalh',bafe,fufó,capitelli,architraue,fregio,cornicione,#: frontifpizio, e coti alcune bellifs me femmine a federe,che reggono vn’arme. La quale opera , Jauoro in tagliò di ouadro maeftro Giouanni da Fiefole, 8c le figure con - dulfea perfezzioneSiluio fruitore da Firiòle,fiero 8cviuo maeftro. Entrando dentro alla portaè fopra il ricetto vna volta piena di flocchi có ìftorie varie,&grottefche,con fuoi archetti,ne quali è dentro per ciafcunocofearmi gere, chi combatte appiè, chi acauallo, & .battaglie varie lauorate con v- nadiligenza^ &artecerto grandirsima. „Truouahfi lefcale»a man man= ca,lequa!inon poftono hauereil piu bello,h’ccoornamentòdrgrottefchi ne all’antica,con varie,fiorie,& figurine piccole,mafchere,putti,animalu & altre latitali e fatte con quella) nuenziónej&: giudizio, cheioléuanoefler le cofefue j che io quello genere'veramence.fi pollone! chiaraarediiiine.Salita lafcala,fi gitignein vna bellifsima loggia,laqualeha.nelletefte,per ciafcuna vna porta di pietra boMifsima,fopra le quali,ne’frontifpizij d, ciafcuna, fono dipinte due.figurevn mafchio.&vnafemmina^olte Luna al contrario dell’ altra |>erl’attitudine-; moftrando vna la veduta dinanzi,l’altraquella.di die- tro.Euui lavoltaconcinquearchijlauoratadi.ftuccofuperbamente : & coli tramezzata di pitture con alcuni oliatijden troui ftorie fatte con quella forni- eia bellezza,che piu fi può fare le facciate fon lauorate fino in terra, den-tioui molti capitani a federe armati'*, parte ritratti di naturale ; & parte ima ginati,fatti per tutti i capitani antichi,& moderni di cafa Doria: & di (opra loro,fon quelle lettere d’oro grandicelle dicono Magri uirijnAkimiDuccs,opti mdfcctrcproPitrii.' Nella prima fala,che rilponde in fu la loggia doues’en- jraper vnadelledue porre a man manca,nella volta fono ornamenti di ftuc du bellifsimi: in fu gli fpigoli,&.nel mezzo è vna flória grande di vii naufrà giod’Eneain Mare,nel quale fono ignudi viui,& mp«rti,io diuerfe, Se varie attitudini:oltre vn buon numero digaIee-&naui chi falue, &chi fracaftate dalla rempefta del mare,non lenza bellilsime confiderazioni delle figure vi «e,che li adoprano a difenderli,senza gli horribili afpetti, che moftrano nel le cere il trauagliodell’onde; il pericolo della vita,& tutte lepafsioni,cheda co le fortune marittime.Quella fu la primafloria,#: il primo principio, che Ferino comiiiciafie per il Prenci pe:&: dicefi,che nella fua giunta in. Gcnoiia era già comparfoinanzi a lui per dipignerealcunecofeGuolamodaTreui- fi,ilqualedtpigneua vna facciata,cheguardaua.verfoil giardino, de mentre, chePerino cominciò a fare il cartóne della Itória, diedi fopra s’è ragionato del naufragio;& mentre che egli a bell’agic andaua trattenendofi, & vederi do Genoua,con tiiiouaua o pdco,o aliai al cartone,di maniera, che già n'era j.^ 2
Sfa ' finito gran parteln diuerfe.foggie,&: difegnati quegli ignudi^aicri di chiaro, c cftfi°HÌrri di carbone,Sedi lajfis;nero:altrigràcìinatda!tri tratteggiati,e din ..torxiati lc)lamente.Mentre,dico,chePerino ftauk co fi, & non cominciàua*' Girolamo da Treuifi mormoraua di lui,dicendo,che cartonile non cartoni? io,io ho fiat te (a la pun tà;del pennèllo,& /parlando piu volte in quella, o fi* mi! rp.aniera>peruenne a £Ji orecchi di Perinoiiiqualeprefone sdegno; fubi- to fece conficcàre nella vòlta,doue haueua andare la ftoria dipinta,ilfuc car tone,e leuato in molti luoghi letauoledel palco acciò fi potefie veder’ di fot .tp,ap;“rfe la sala.licite fentendofi corfe tutta Genoua a vederlo,& ftupitidei gran<lifégnodiPerino,lo celebrarono immortalmente. Andouui fra gli altri Girolamo da Triuifiyil quale vide quello,che egli mai non pensò vedere di Perino.'ondefpauentato dalla bellezza fila,fi partì di Cenoua,fenza chieder licenza al prencipe Doria.tornàdofene in Bologna,doue egli habitaua. Reftò adunque Perinb a feruirei1 prencipe, e finì queftasala colorita in mu ro a olio,che fu tenuta,& è cofa fingularifsima nella fua-bellezza: eflendo, (comedilsi)in mezzo della volta,&dattorno,e fin fiotto le lunette, lauori di ftucchi bellifsim.'.Nell’alrrasala,doue fi entra per la porta dellafoggia a ma ritta,fecemedefimamente nella volta pitture a frefeo, & lauorò di ftucco ih vn’ordine quafi filmile,quando Gioue fulqaina i giganti .* doue fono molti i- gnudiimaggioridel natiirslej-moItobegli.Similmentein cielo ruttigli Dei, i quali nella tremenda horribilitàde’tuoni,fanno atti viuacifisimi, & molto proprij,fecondo le nature loro.Oltra che gli ftucchi fono lauorati con som* ma ddigenza:&: il colorito in frefeo non può eftere piu bello; atteso che Peri no ne fu maeftro perfetto,& molto valle in quello.. Feceui quattro camere, nelle-quali tutte le volte fono lauoratedi ftucco in fresco : óc (compartitali dentro le piu belle fauoled’Ouidio;che paiono vere, ne fi può imaginarela bellezza,la copia,& il vario,&gran numero,che sono per quelle, di figurine,fogliami,animali,& grottefche,fatte coti grande inuenzione.Similmen te da l’altra banda dell’altra sala,fece al tre quattro camere,guidate da lui: & fatte condurre da suoi garzoni dando loro però i disegni coll degli ftucchi, come delle ftorie,figure,& grottefcheiche infinito numero,chi poco, & chi aliai vi lauorarono.Come Luzio Romano,chevi fece molte opere di grotte* fiche,& di ftucchi:& molti Lombardi Bada che non vi è danza,che non hab bia fatto qualche cofa :& non fia piena di fregiature, per fino lotto le volte di vari componimenti pieni di puttini,mafcherebizarre,& animali: cheèv- no ftupore.Oltrechegli ftudioli,leantÌcamcre,i deliri, ogni cofaèdipinto, Se fatto bello. Entrali dal palazzo al giardino,in vnamuraglia terragnola; che in tu ttele ftanze,& fin sotto le voi te,ha fregiature molto ornate, & coli le sale,& le camere,& le anticamere,fatte dalla medefima mano. Et in quell’opera lauorò ancora il Pordenone,come dilsi nella sua vita.Et cóli Dome nico BeccafumiSaneferarifsimopittcre,chemòftiò non eftere inferiore a nelluno degl’aÌtri:quantunquel’opercchefonoìn Siena di sua mano, fiano iepiu eccellenti,che egli habbia fatto in fra tante fue. Ma per tornare all’opc re,che fece Pcrino doppò quelle che egli lauorò nel palazzo del prencipe ; egli fece vn fregio in vna ftanzadrcala Giannettin Doria ,dentroui femmine bellifsimeje per la città fece molti lauori a molti gentilhuomini,in frelco, 8c . coloriti/coloriti aolio,comevna tauolain San Francesco molto bella,con bellifsimo difegno:& fimilmenteiri.vnachiefa dimandata santa Maria de Confolazio 4ie,ad vn gentilhuomo di cafa Baciadonne ; nella qual tauola fece vna naciìii tàdi Còri fio, opera lodatifsima, ma meda in luogo ofcuro talmente,che per eolpadel non batter buon lume,non fi può conofcer la Tua perfezzione; & tanto piu che Ferino cercò di dipignerla con vna maniera ofcura; onde ha- urebbe bifogno di gran lume.Senza i difegni,che e*fece de la maggior parte della Eneide,con le ftoriedi Didone,che fé ne fece panni d’Arazzi ; &c fimil- mentei begli ornamenti difegnatidalui nelle poppe delle Galee, intagliati, le condotti aperfezzione dalCatota,&dalTafio intagliatori di legname Fiorentini, iqualieccellentemen te modrarono, quanto e’valefsinoin ouel= Tartc.Oltre tutte quelle cofè,dico,feccancora vn numero grandifs. di drap- perie,per legalecdcl Prencipe:& i maggiori ftendardi che fi potefsi fare per ornamento,& bellezza di quelle.La onde fu,per le fue buone qualità,tanto amatodaquel Prencipe,cheleegli haueffeattefo aferuirlo,harebbe grade- menreconofciutala virtù fua.Mentre che egli lauorò in Gepoua, gli venne fantafiadi leuar la moglie di' Roma,8e cofi comperò ih Pifa vna!cafifi pi aceri doli quella città5 8c quali pcmiuainuecchiando, elegger quella per fina ha- bitazione.ElTendo dunque in quel tempo operaio del Duomo di Pila M. An tonio di Vebano,ilquale haueua defideriograndifsifno d abbellir quel rem piOjhaueui latro fare vn principio d’ornamenti di marmo molto belli , per le cappelle della Chiefà,leuando alcune vecchie,le goffe,che v?erano, & sen za proporzione.lequali hàueua condotte di fua mano Sràgio da Pietra Santa intagliatoredi marmi molto praticò,Se valente.Ercofi dato principio,l’O peraio pesò di fiempierdentro i détti ornamenti di tauolea oIio,&: lucra le guitarea fr efeq dorie,e parrimenti di ducchi,& di mano dé’migliori, &e piu eccellenti maedrfiche egli troualTe,fenza perdonare a.fpefà,che ci fufsi poni tà interucnire : perche egli haueua già dato principio alla fagreftia,& l'haue ua fatta nella nicchia principale dietro a latrar maggior, doue era finito già l’ornamento di marmo :& fatti molti quadri daGiouann’AntonioSogliani pittore Fioren tinoul redo de’quali infieme con le tauoIe,& cap pel le, eh e ma cauanò:fu poi.doppo molti anni fatto finire da M.Seballiano della Secaope raic di quel duomo. Venne in quello tempo in Pifa tornando da Genoua PC rino r Sc villo quello principio,per mezzo di Badila del Ceruelhera perfo- na intendente nell’arte,& maellrodi legname,in profperuue, & in nmefsi ihgeghofifsimo : fu condotto all’Operaio,& difeorfo infieme delle cofe del l’opera del duomo, fu ricerco, chea vn primo ornamento dentro alla porta ordinaria,ches’entra,douefsi fàrui vna tauola,chegia era finito l’ornamen- to.Etfopra quella vna ftoria,quando san Giorgio ammazzando il ferpente libera lafigliuoladi quel Re.Coli fattp Perino vn difegno bellilsimo,chefi ccua in frelco vn’ordinedi putti,& d’altri ornamenti fra l’vna cappella, & 1’ *ltra:& nicchie con profeti,& llorie in piu maniere.-piacque ral cofa all’Ope raio.Et cofi fatto il canone d’vna di qùelleicominciò a colorir quella prima, dirimpettoaliaporradettadifoprar&ifinìfei putti,i quali fono molto bene condotti.Et cofi doueua feguitare intorno intorno -, che certo era ornamen to molto ricco,& molto bèllo:& farebbe riufeita tutta infieme vn’opera mol Z z 1 v - ìo;Ho.iÀoriti*,rtia venutagli voglia drutornareaGenoiia,doueuaaueuapre JOÌ<S: pratiche amorofe;& altri firoi piaceri; a’qnali egli tra inclinato a certi tempi.Nella fua partita diede vna tauolerta di pinta a olio,ch’egli haueuafet ta lero,alle monache di san Mafteo,cheèdentro riel immillerò fra loro. Ar- riuatopoi in Genoua,dimorò n quella molti mefi /facendo per il prencipe altri lauori ancora. Difpiacquemolro all Operaiodi Pila la partita fila; ma' molto piu il rimanere quell’opera imperfetta.onde non reftauadifcrtuergli ognigiorno,che tornaflej.nedi domandamela moglied elio Perino,laqua leeglii hatienalafciata in Pi fa;'ma veduto finalmente, che quella era cola ]unghilsima,non rifpondendo,o tornado,allogò la tauoladi quella cappella a Giouann’An conio Sogliani,che la finì,& la mifè al fuo luogo. Ritornato non mólto dopo Perinoin Pifa.vedendol’operadel Sogliano,lì sdegnò, ne 'volle altrimenti.fegiiitàre quello,che haueua cominciato, dicendo non volc xe,chelefue pi ttureseruifsino per fare ornamento ad altri maellri. Laonde- fi rimase per lui imperfetta quell’opera,& Giouan Antonio la feguicò tanto che egli vi fece quattro tauole,lequali parendo poi a Sebaftiano della Seta , nuouo Operaio,tuttein vna medefimamaniefa;'& piu torto màco beìledel la prima,ne allogò a Domenico Beccafumi Saneiè,dopo la prima diceri* quadrighe egli fece in torno allaSagreftia,chc fon molto belli, vna tauola, ch’egli fece in Pifa. La quale non sodisfacendoli, cornei quadri primi he fecero fere due vltime, che vi mancauano a Giorgio Vafari Aretino, le quali furono porte alle due porteaccan to alle mura delle cantonate nella facciata dina zi della Chiefa.Delequaliinfiemecon le altremolteoperegrandi, & picco lejSparfeper.Italiaj&fuorainpiuluoghijnon conuiene,cheio parli alrramc tiìma ne lafcerò il giudizio libero a chi leha vedute,o vedrà. Dolse veramen te queft’opera a Perino,hauendo già fattiì difegni, che erano per riufeire co sa degna di lui:& da far nominar quel tempio oltre all'antichità fue, molto maggiormerite>& da fare immortale Pcrino ancora. Era a Perino nel suodi inorare tanti anni in Genoua,ancora che egli ne cauafle vtilità,&: piacere,ve nutagli a faftidio, ricordandoli di Roma nella felicità di Leone. Erquantun que egli nella vita del Cardinale Ippolito de’Medici, hauertehauuto lettere di semaio ; & fi filile difpofto a farlo, la morte di quel Signóre.fu cagione, ■ che coli predo egli non fi rimpaniafsi. Stando dun que le cofe in quello ter-v mine,e molti suoi amici procurando il fuo ritorno : & egli infinitamétepiu di loro: Andarono pili lettere in volta,&in vltimo vna mattina gli toccò il ca" priccio,&: senza far motto,par ti di Pifa;& a Rema fi condufle. Doue fattofi conolcere al Reuerédifsimo Cardinale Farnefe,& pòi a Papa Paolo: ftèmol ti mefi,che egli non fece niente.'prima, perche era trattenuto d’hoggi in domane^ poi,perche gli vennemalein vn braccio,di sorte che egli »pese parecchi centinaia di fcudi,senza il disagio,manzi che ne poteffe guarire: peni che non hauendo chi lo trattenerti:,fu tentato per la poca carità della corte,- partirli molte volte j pure il Molza,& molti altri suoi amici lo conforiaua- no ad hauer pacienza,con dirgliene Roma non era piu quella chehora ella viiole,che vn fia (tracco, &infeftidito da lei, innanzi ch’ella-1 elegga, Se accarezzi per suo. Er mafs imamente chi seguita Torme di qualche bella vir»» tu. : Comperò in quello tempo M Pietro deMalsimi vaia cappella alia. Tri- t . nità,
nità. dipinta la voita,Sc !e lunette con ornamenti di ftucco,5c coti la tauola a olio, da Giulio Romano,Se da Gio.Francefco Tuo cognato, perche difidero-
10 quel gentilhuomo di farla finire,doue nelle lunette erano quattro iftone afrefeodi Tanta Maria Maddalena:& nella tauola a olio,vn Chrifto, cheap parca Maria Maddalena in firma d’hortolano;fece far prima vn’ornamen* to di legno dorato alla tauola,che n’haueua vn pouero di ftucco -, e poi allogò le facciate a Perino.ll quale fatto fare i ponti,& la turata,mife mano:e do po molti meli a fine la condufle.'Feceui vno fpartimento di grottefehebizar r e, Se belle j parte di baffo rilieuo, «Se parte dipinte; &ricirife due florictte non moltograndi con vnornamentodi ftucchi molto varii,in ciafcuna facciata la Tua 5 nell’una era la probatica pifcina,con quegli rartratti, & malati, &r l’angelo che viene a commouer Tacque; con le vedute di que’portici, ciae feortono in profpettiua bemfsimo ; & gTandamenti,& gl’habiti de* facerdp ti,fatti con vna grazia molto pronta, anchora eh e le figure non fieno molto grandi.Nell’altra fece la refurrefsionedi Lazero quatriduano, che fi moftra nel Tuo rihauer la vita molto ripieno della palicfezza, & paura della morte. • Et in torno a elio fono molti che lo fciolgono,& pure aliai che fi marauiglia no;Sc altri che ftupifeono,senza chela fforia èadornad'alcuni tempietti che sfuggono r.el loro allontanarli,lauorati con grandissimo amore, & il fimiìc fono tutte le cofe dattorno di ftucco.Sonui quatrro ftoriettine minori,due’p faccia,che mettono in mezzo quellagrande; nelle quali fono in vnaquàdo.
11 Cen turione dice a ChriftOjChe liberi con vna parola il figliuolo che muore: nell’altra quando caccia i vendiroridel Tempioda trasfigurazione,&vn’ altra fimile.Feceui ne’rifalti de’pilaflri di dentro, quartrofigurein habito di profeti,che fono veramente nella lor bellezza quanto eglino pofsino edere di bontà,& di proporzione ben fatti,& finitirSc èfimilmente quell’opera co dotta fi diligentemente,che piu tofio alle cofe miniate,che dipinte per la fila finezza fomiglia. Vedeuifi vna vaghezza di colorito molto viua: & vna grati pacienza vfarain condurla, moflrando quel vercamore,che fi debbehauerc all arie.Et quefta opera dipinfe egli tutta di Tua man propria,ancor chegran parte di quegli ftucchi facefle condurre co’suoi difegni aGuglielmo Milane fe flato già feco a Genoua,&molto amato da lui, hauendogli già voluto dare laida figliuola per donna. Hoggi coflui per reftàurar le anticaglie di ca-sa Farnefe,èfatto frate de! Piombo,in luogo di fra B.iftian V iniziano. Non tacerò,che in quefta cappella era in ft\a faccia vna beliifsima sepoltura di mar mo;&fopra la cafla vna femmina morta di marmo, fiata eccellentemente la uorata dal Bologna scultorea due putti ignudi dalle bande.-nel volto dellai* qualfeminaerailritratto,eTeffìgied’unafarnofifsimacortigiana di Roma, che lafiiò quella memoria,laquale fu fonata da que’frati,che fi faceuano fcru pulo,che vna fi fatta femmina fufte quiui ftara riporta con tanto honore. > Quell’opera con molti disegni,cheegli fece,fu cagione,che il Reuerendifst- mo.CardinaleFarnefegli cominciallea dar prouilìone,&seruirfene in mal te cofe;Fu fatto leuare per ordine di Papa Paolo vn cammino, ch’era nella ca‘ mera del fuoco:& metterlo in quella dellaSegnatura,doue erano lespalliere d’. legno in profpettiua,fatte di manodi fraGioaanni intagliatore per Papa* Giulio ; Onde hauendo neU’une, òc nell’altra camera dipinto Raffaello da
■ VrUno, < Vrbino.bifògnò rifare tutto il bafameto alle ftorie della camera della fegna- turatchcèquellaidoueèdipinto il monte Parnafo: perilchefu dipinto da Pe fino vn’ordinefintodi marmo con termini varii,&felloni, mafcherc, &al- tri ornamentii& in certi vani, ftorie contrafatte di colordi bronzo, che per cole in frefeo fono bellifsime. Nelle ftorie era,come di fopra trattando i Filo fofi della filofofiari Teologi della Teologia; & i Poeti del medefimo, tutti i fatti di coloro,che erano fiati periti in quelle profelsioni.Etancora,che egli non le conducefle tutte di fu a mano, egli leritoccaua in fecco di forte, oltra tl fare i cartoni del tutto fini ti,che poco meno fono, ches’elle fufsino di sua mano.Etcio fece egli,perche fendo in fermo d'vn catarro, non poteua tanta fatica.La onde vifto il Papa,che egli merjtaua,& per l’età,e per ogni cofa feti dofi raccomandato,glifece vna prouifionediducati véticinqueil mefè,che gli durò infino alla morte.con quefto,chehaueftecura di feruire il palazzo, & cofi cafa Farnefe.Haueua feoperto già Michelagnolo Buonarruoti, nella cappella del rapa,la facciata del giudizio.& vi mancaua di lotto a dipignerc il bafamen to,doue fi haueua appiccare vna fpalliera d'arazzi,teffuta di feta, & d’oro,cornei panni,cheparanolacappel!a.Onde hauendo ordinato il Pa pa,che fi mandaftea tetlerein Fiandra,col confenfo di Michelagnolo, fecero che Perino cominciò vna tela dipinta,della medefima grandezza,dentro ni femmine,& putti,& termini, che teneuono feftoni,molto viui, con bizar nfsimefantafie.Laquale rimafeimperfetta in alcune ftanze di Beluedcre do po la morte fua,opera certo degna di lui,& dell’ ornameli to di fi diuina pittura.Dopo quello hauendo fatto finire di murare Anton da Sangallo,in pa lazzo del papa,la fala grande de’tte,dinanzi alla cappella di Siilo quarto, fece Perino nel cielo vnospartimento grande dotto facce, & croce, & ouati nel rilieuo,& sfondato di quella Jlche fatto la diedero a Perino, che la lauorafte di ftucco,e facelle quegli ornamenti piu ricchi,& piu begli,che li potefte fare,nella diffìcultàdi quell’arte.Cofi cominciòj&fece negliottangoli,in cam biod’vnarofa,quattro putti tondi,di rilieuo,chepuntano i piedi al mezzo, & con le bracciagirando,fanno vna rofa bellilsima.Et nel refto dello (parti - mento fono tuttel’imprefe di cafa Farnefc,& nel mezzo della volta, l’arme del papa. Onde veramente fi può direquefta opera, di ftucco, di bellezza,, & di finezza,& di diffìcultà haucr padato quante ne fecero mai gli antichi,e, i moderni,°na veramente d'un capo della religioneChriftiana.Cofi fu; rono con disegno del medefimo lefineftfe di vetro dal Paftorin da Siena,va lente in quel medierò,& fotto fece fare Perino le facciate, per farui le ftorie, di fua mano,in ornaménti di ftucchi bellifsimi.'chc furo poi seguitati da Da niello Ridarelli da Volterra pittore. La quale,se la morte non gli hauefleim. pedito quel buono animo,ch’haueua, harebbe fatto conofcere quanto ! mo. derni hauefsinohauuto cuore non foloin paragonare con gli antichil’ppe- reloro;ma forfè in paflarledi gran lunga.Mentre chelo ftucco di quella voi ta fi faceua,& che egli penfaua a’difegni delle ftorie,in san Pietro di Róma, rouinandofi le mura vecchie di quella Chiefa,per rifar le nuoue della fabri* ca,peruennero i muratori a vna pariete doue era vna noftra donna, &c altre pi tture di man di Giottorilche veduto Perino,che era in compagnia di Mefi» ier Niccolò Acciaiuoli dottor Fiorentino,& suo amicifsimotmoflo I’iino,& l’altro/l’altro a pietà di quella pittura,non la lasciarono rouinare,anzi fatto tagliare attorno il muro,la fecero allacciare con ferri,Se traui, Se collocarla lotto l’or gano di san Piero in vn luogo doue non era ne altare, ne cola ordinata. Et in nanzi,che filile rouinato il muro,che era intorno alla Madonna,Penno ritraile Orsodell’AnguillarafenatorRomano,ilqualecoronò in Campido* glio M.Fraticefco Petrarca;che era a piedi di detta Madonna. Intorno alli- qualehauendolì a far certi ornamenti di lhicchi,edi pitture,& inlìeme met terui la memoria di vn Niccolò Acciaiuoli.che già fu fenator di Roma.Eece ne Perino i difegni,& vi melfe mano futuro,Se aiutato da fuoigiouani, Se dà Marcello Mantouano fuo creato,l’opera fu fatta con molta diligenza. Staua nel medelimo san Pietrosi Sacramento,per rifpetto della muraglia, molto honorato.La onde fatti fopra la compagnia di quello huomini deputati i or dinoronò,che lì facefle in mezzo la chiefa vecchia vnacappella,da Antonio daSangallo,partedi fpogliedi colonne di marmo antiche,Se parte d’altri or namenri,Se di marmi,& di bronzi,Se di flucchi,mettendo vn Tabernacolo in mezzo di mano di Donatello,per piu ornamento : onde vi fece Perino vn (òpra cielo bellifsimo,molte fiorie minutedellefigure del teftamento vecchio,figuratale del sacramento. Fecefi ancora in mezzo a quella vna fioria vn po magg ore,dentrouilacenadi Chriftocon gli Apolidi, Se fiotto duoi profeti,che mettono in mezzo il corpo di Chri Ilo.Fece far anco il medelimo alla chiefa di san Giujeppo vicino a Ripetta da que’ fuoi giouani la cappella di quella chiefa; chefu poi rirocca,Se finita da lui. ìlqualefece Umilmente fa re vna cappella nella chiefa di san Bartolomeo in ifola, con luoi difegni : laquale medefimamen te ritoccòjSe in san Saluatore del Lauro fecedipignere all’altar maggiore alcune ftorie,Se nella volta alcunegrottefche. Cofidi fuo ri nella facciata vna Annunziata,condottadaGirolamo sermonetafuo crea to. Coli adunque parte per non potere,Se parte perchegl’increfcieua, piace doli piu il difegnare, che il condur l’opere; andaua feguitando quel medefia mo ordine,che già tenne Raffaello da Vrbino nell’vltimo della fua vita. liquale quanto fia dannofo, Se di biafimo nefannofegno l’opere de Chigi, Se quelle,che fon condotte da altri: come ancora moflrano quelle che fece con durre Perinei. Oltra che elle non hàno arrecato molto honorè a Giulio Roa mano ancora quelle,che non fono fatte di fua mano. Er ancoraché fi faccia piacere a’prencipi,per dar loro l’opere predo ; Se forfè benefizio a gli artefi- ci,chevilauorono;fefufsino i piu valenti del mondo,non hanno mai quello amore alle cofe d’altri,ilche altri vi ha dafe (ledo. Ne mai per ben difegna ti,chefiano i cartoni,fi imita appunto,Sepropriamente,come fa la mano del primo autore. Ilquale vedendo andare in rouina l’opera, difperandofi la laida precipitare affatto: onde che chi hafeted’honoredebbefar da fefolo .. Et quello lo pollo io dir per prona,che hauendo faticato con grande fludio ne’cartoni della Sala della cancellarla nel palazzo di san Giorgio di Rema, che per hauerfi afaiecongran preflezzain cento di vi fi mefie tanti pittori a colorirla,chediutarono ralmenteda’contorni,ebontà di quelli,che feci prò polito,Se coli hoof!eruato,ched’allorain qua néfluno ha melfo mano in fui l’operemie.La'onde chi vuol con feruarei nomi,Se i’opere, ne faccia meno : Se tutte di man fua,fe eVuoI confeguire quell’intero honore, che cerca ac- ■ . ■ quifla- quiftarctfnbelfifsimoingegno. DicoadunquechePerinoperletanfecufé commefteli,era forzato mettere molte perfone in opera : & haueuà'fète piu di guadagno,che di gloria,parendoli hauer gittato via, Se non auanzàto nié te'nellafuagioucntn.Et ranto faftidioglidauail veder venir giuliani sii,che ficefsino,checercaua metterli fatto di fe,acionon gli haucfsino a impedire il luogo.Venendo poi l’anno i546.Tiziano daCador pittor Viniziano,cele bratifsimo per far ritratti a Roma, Se hauendo prima ritratto papa Paolo, quando sua santità andò a Bufsè:&: non hauendo remunerazione di quello he d’alcuni altri,che haueuafarti al Cardinale Farnefe,& a Santa Fiore; da d fi fu riceiiuto honoratifsimamente in Belucdere.’perche leuatofi vna voce jn Corte,& poi per Roma,qualmente egli era venuto per fare iftorie di fua ma no nella sala de’Rèin palazzo,doue Perino doueua farle egli, Se vi fi lauora- Ua di già i ftucchi. Difpiacque molto quella venuta a Perino $ & lene dolse con molti amici fuoirnon perche credefle,'che nell’iftoria Tiziano hauefTe a pacarlolauorandoinfrefcojmaperchedefiderauatrattenerficon quell’opera pacificamente, & honoratamen te fino alla morte. E tfe pur ne haueua a fare,farla fenza concorrenza. Ballandoli pur troppo la voi tà,e la facciata del la cappella di Michelagnolo a paragone,quiui vicina. Quellafufpizione fu cagione che mentre Tiziano ftèin Roma,egli losfuggì sempreie Tempre flet di mala voglia fino alla partita sua. Eden do Cartellano di Cartel Sanf A- gnolo,Tiberio Crifpo.che fu poi fatto Cardinale,come perfona, che fi dilet tàua delle noftre arti,fi merte in animo d’abbellire il Cartello: Se in quello ri fece logge,camere,Se sale,Se apparamene bellifsimi,per,poter riceuere me* glio fua santità,quando ella vi arìdaua,<5e cofi fatte molte,ftanze, Se altri ornamenti,con órdine & difegni di Raffaello da Mon telupo, Si poi in vltimo di Antonio daSangallo.Feceui fardi ftucco Raffaello vna loggia: & egli vi fé ce l’angelo di marmo,figura di sei braccia,porta in cima al Cartelle fu l’ul timo torrione,& cofi fece dipigner detta loggia a Girolamo Sermoneta, effe quella che volta verso i prati,chefìnita,fu poi ilrcfto delle ftanze date parte a LUZÌO Romano. Et in ultimo le sale,& altre camere importanti, fece Peri no parte di sua mano,& parte fu fatto da al tri,co suoi cartoni, La sala è mol to vaga,Se bella,lauorata di ftucchi,Se tutta piena d’iftorie Romane,fatte da fuoi giouani:Seaflai di mano di Marco da Siena difcepolo di Domenico Bec cafuntLSe in certe ftanze fono fregiature bcllifsinìe. Vfaua Perino,quando poteua haueregiouani valenti,sentirsene volentieri nell’operefuc: npn recando per quello egli di lauorareogni cofa meccanica. Fece molte volte i pennoni delle trombe,le bandiere del Cartello, Se quelle dell’armata,cjella Religione. Lauorò drappelloni,foprauefte,portiere, Se ogni minima cofa dell’arre. Cominciò alcune tele per far panni d’arazzi perii prencipe Doria. E fece perii Reuerendifsimo Cardinal Farnefe vna cappella,Secofi vno fcrit toio alì’Eccellentifsima Madama Margherita d’Auftria. ,A santa Mariadel Pianto fece fare vn’ornamento intorno alla Madonnai&r cofi in piazza Giu dea alla Madonna,pure vn’altro ornamento.Et molte.altréopere,dellequa li per eller molte non farò al prefente altra memoria; hauendo.egli mafsima mentecoftumatodi pigliare a far ogni lauoro,chegh veniuaper le mani.La qual fua cofi fatta natura,p.erche era conofciuta dagl.’V ftìziali di palazzo,era Cagione, che eglibaueua Tempre, che fare per alcuni di lord ; Se lo faceua Vòa lentieri, per trattenetegli, onde haueffero cagione di feruirlo ne pagarne» ti ielle prouifioni,& altre Tue bifogne. > Haucuafi oltre ciò acquiftata Perino vn?auttorità, chea lui fi allogauano tutti i lauoridi Roma: percioche, oltre, cheparca »chein vn certo modo le gli dòuefsino, faceua alcuna volta lecofe per vihfsimo prezzo. Nel che faceua a le, & allarte poco vtile, anzi molto danno. Et che ciò lìa vero, leeglihauelleprefo a far lopradi le la falade’ Re in palazzo,& lauoratoui inliemccon i Tuoi garzoni, vi harebbe auanzato'pa* rocchi centinaia di lcudi,che tutti furono de’ miniftri,che haueuano cura del l’opera,Se pagauano legicrnateacht vilauoraua. La onde,hauendo egli pre fovn carico fi grande, & con tante fatiche j &eflendocatarrofo, & infermo, non potè fopportar tanti difagi,hauendo il giorno,Se la notte a difegnare, & fodisfare a’ infogni di palazzo, & fare non che altro, i difegni di ricami, d’intagli a banderai, & a tutti i capricci di molti ornamenti di Farnefe, & d’altri Cardinali,^’ lìgnori. tt inlomma,hauendolempre l’animooccupatiffimo, & intorno fruitori,maeftri di.ftucchi,intagliatori di legname, farti, ricama- torijpittornmectitori d’oro,& altri fimili artefici,non haueua mai vn’hora di ripolo.Et quanto di bene,& contento fentiuain-quefla vira,era titrcuarfi tal volta con alcuni amici Tuoi all’hofteria, la quale egli continuamentefrequen tò in tutti i luoghi,douegl’occorie habitare,parendoli,che quella fu il e la ve* ra beatitudine,la requie del mondo,& il ripofo de* Tuoi trauagli. Dalle fatiche adunque dell’arte,& da’difòrdini di Venere,& della bocca, guafratafì lacom pleffione,gli venne vn’afima, cheandatolo a pocon poco confumando,final mente lo fece cadere nel tifico: Se cofivnafera, parlando con vn fuo amico, vicino a cala fua,di mal di gocciola cafro morto d’età d’anni 47. Di che fi dol= fero infinitamente molti artefici,come d vnngran perdita,che fece veramen* te la pittura. Et da M. Iofefo Cincio medico di Madama,fuo genero,& dalla Tua donna gli fu nella Ritonda di Roma,& nella cappella di san Giufeppo da co honorata fepol cura,con quello Epitaffio.
Pernio V'.oìuccurflo Vdgg ¥lorentino,qui ìrig<nìo>z? etrte ftngulari egregios cum Pfrfo* res pemmltoSytum plaftds facile omnes fuperauit Catherina P crini, coniugitLauina B onac curfta parenti, I ofcphm Cincin foccro chariftimo,er optimo feccrc.vixìt anihjp6.men.^ die$ i.Mortuuseft. 14.Cafri.Uoucmb. Aim.Chrift.iw7♦
Rimafe nel luogo di Perino Daniello Volterrano, che molto lauorò (eco, Se fini gl’altri due profetiche fono alla cappella del Crucifillo in fan Marcello. Et nella Trinjtà ha fatto vna cappella belhffìma di ftucchi,& di pitturaalla fi gnoraElena Or fina,& molte altre opere,delle quali fi farà a fuo luogo memo ria. Perino dunque,come fi vede per cofe dette,& molte, che fi-potrebbono dite,è flato vnode’ piu vnitierfali pittori de’ tempi noftri,hauendo aiutato gli artefici a fare eccellentemente gli ftucchi,& lauoratogrottefrhe,paeu,anima li,& :uttera!:recofr,chepuò fapere un pitcere:& colorito in frefro,aolio,Se a tempera. Onde fi può dire,che fia flato il padre di quelle nobiliffìmearti, vsuendo le virtù di lui iti cc!oro,chelevanno imitando in ogni effetto hono- raco dell’arte. Sono fiate dopo la mone di Perino fumpate molte cofe ri*
Aaa tratte trattela i fuoi dilegni,la Fulminatione de’Giganti fatta a Genauarottò ftoriedisan Piero, tratte degli atti degli Apoftoli, le quali fece in: dìfegno', perche ne fulle ricamato per Papa Paolo Terzo vnpiuiale: & molte altre co* le,che fi conofconoalla maniera. Si feruì Perino di molti giouani, &infe- gnò le cofe dcllarte a molti difcepoli : ma il migliore di tutti, &■ quegli,di cui egli fi feruì piu che di tutti gli altri, fu Girolamo Siciolante da Sermoneta, del quale fi ragionerà a fuo luogo, similmente fu fuo difcepolo.Marcello Mantouano, il quale lotto di lui condufie in Gaftel sant’Angelo all’entrata , col dilegno di Perino in vna facciata vna Noftra Donna con molti santi afre- feo, che fu opera molto bella: ma anco delle opere di coftui fi farà menzione altroue. Lafciò reri no molti dilegni alla fua morte, & di fua ma- >ì no , & d’altri parimente: ma fra gli altri tutta la cappella di Mi- chef Agnolo Buonarroti ,difegnata di mano di Lionardo Cungi dal Borgo san sepolcro, che era cofaeccellen* te, I quali tutti difegni con altre cole,furono da gli heredi luoi venduti . Et nel no- liro libro fono molte carte fatte da lui di penna, che
lono molto ■ ?
belle*
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lljìne della Vita di ferino delVaga Pittore Fiorentino
Del Primo Volume della Perta Parte^j.