Gl V LI ANO BVGIARDINI
*Ufla di Guidano dìw iordini-Pittore ttórcnlmo.
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R ANO innazi all’afiediodi Fioreza in’fi gran numero multipli càti gl’huominij che i’Borghi hinghifiìmi che erano fuori dr : eiafcuna pòrta,infienìèùon leChiefe, Munifteri, 6c spedali, I erano qui li vn’altra ci tea h abitata da molte hòrrenoli perfo-il e, e'd a buoni artefici di tutte lé forti, come che perlopiù fus- fero meno agiati,che quell idei la città,e la fi ftèlTeno con mancofpèfédi ga- sile,e d’altro. In vnq di quelli fo'hbórghi'adunque’fuori della pofta-à'Fae za nacque.Gjuliano Bugiardini,eJfi come'haneuanofatto i Tuoi pillati, vi ha bitòlnfino airànno 1529'. che tutti forò jiò’roui nati. Ma innazi, efiendo gió' umetto,il prii]cip/o de’fudi liudij fu neI giardidodé’ Médic'f in Fu 11 a piazza
di san Mar co, nel quale feguitando d’imparare lartelottoBertoldo sóuho-re,prefe amicizia,e tanta (fretta familiarità con Michelagnolo Buonarroti, che poi fu Tempre da lui molto amato. Ilche fece Michelagnolo non tanto p che vedefle in Giuliano vna profonda maniera di dilegnare,quanto vnagra didima diligenza,&amore,che portaua all’arte. Era in Giuliano oltre ciò vna certa bontà naturale,&vn certo femplice modo di’ viucre fenza maligni ta,ò inuidia,che infinitamente piaceua al Buonarruoto. Nealcun notabile difetto fu in coftui,(e no che troppo amaua Popere,che egli fteflo faceua. Et fe bene in quello peccano comunemente tutti gl'huomini, egli nel vero pas faua il fegno, ola molta fatica,e diligenza che metteua in lauorarle,òaltra, qual fifufledi ciòlacagione. OndeMichelagnolovfaua di chiamarlo beato, poi che parca fi contentafle di quello,che fapeuaje fe fteflo i nfelice, che mai di muna fua opera pienamente fi fodisfaceua. Dopo,che hebbe vn pezzo at tefo al difegnoGiulianonel detto giardino, ftettepur’infierite col Buonarroti,& col Granacci,con Domenico Grillandai quando faceua la cappella di santa Maria Nouella. Dopo crefeiuto,& fatto affai ragioneuole maeftro fi ridufleàlauorarein compagnia di Mariotto Albertinelliin cualfonda. Nel qual luogo fini vna tauola , che hoggi è all’entrata della porta di santa «aria Maggiore di Firenze.dentro la quale è vn santo Alberto frate Carme litano.cheha fotto i piedi il Diauolo in formadi donna,che fu opera molto lodata. Soleuafi in Firenze alianti I’afsedio debijjo. nel fepellirei morti,che erano nobili,e di parentado,portare innanzi al cataletto", appiccati intorno t vna tauola, laquale portaua in capo vn fachino, vna filza di drapelloni, i quali poi rimaneuanoallaChiefa per memoria del defunto,e della famiglia. Quando dunquemori Cofimo Rucellai,il vecchio,Bernardo, & Palla Tuoi 6gliuoli,penfàronoper farcofanuouadi non far drapelloni,ma in quel’cam bio vna bandiera quadra di quattro braccia larga,& cinque alta,con alcuni drapelloni a i piedi có l’arme de’ Rucellai. Dado efiì adduq; a fare qft’opa a Giuliano, egli fece nel corpo di detta bàdicra 4 figuronigradi;,Jmolco ben fattizio èsan Cofimo, e Damiano, & san Piero, & san Paulo. Lequali furono pitture veramente bellillìme,e fatte con piu diligenza,che mai fufse fta* ta fatta altra opera in drappo. Quelle,& altre opere di Giuliano hauendo ve duto Mariotto AlbertinelliA'conofciutoqiiantofufsediligentein ofserua reidifegnijchefegli metteuanoinnanzi,fenza vfeirne vn pelo,in que’giorni che fi difpofe abbadonare l’arte, gli lafcio a finire vna tauola, che già fra Bar tolomeodi s. Marco,fu o compagno, & amico hauealafciata fplamentedife gnata,& a ombrata con l’acquerello in fui gefso della tauola, fi come era di fuocoftume. Giuliano-adduq-, mefsoui mano,có eftremadiligéza,e fatica co dufse queft’opera,laquale fu all’hora-pofta nella Chiefa di san Gallo fuor del Ja porta., Laquale Chiefa,&conuentofu poi rouinatope’r]’afsedio,&la ta uola portata dentro,&pofta nello spedai de preti in via di san Gallo. Di li poi nel conuento di san Marco, Se vlumamente in san Iacopo tra folli al cari to agl’Alberti,doue al prefente è collocata all’aliare Maggiore. In quefta ta uola è Chrifto mortola Madalena,che gl’abbraccia i piedi, & san Giòuan- ni Euangelifta,chegli tiene la tefta,óc lofoftienefopra vn ginocchio. Euui fimilmente san Piero,che piagne,& san Paulo,che aprendo le braccia, contempla il iuo signore morto. E per vero dire,condulle Giuliano quella tauola Boia co tanto amore,& co can ta auuertenza, e giudizio,che come nefu allo«' ra,'C©fi ne farà Tempre,e a ragione fommaméte Iodato. E dopo quella finì a Ohriftofano Rinieri il rapimento di Dina in vn quadro,fiato lafciato fimil* mente imperfetto dal detto fra Bartolomeo. Alquale quadro ne fece vn’al- tro fimile,che fu mandato in Francia. Non molto dopo, cfiendo tirato a Bo logna da certi amici Tuoi,fece alami ritratti di naturale: Se in san Francefcd déntro al Coro nuouo in vnacapellavnatauolaaolio,dentroui laNoftra Donna,e due sati,che'fa allora tenuta in Bologna,per nóeflerui molti mae- ftri,buona,de lodeuoleopera. E dopo, tornato a Fiorenza, fece per non sò chi,anq’, quadri della vita dinoftra Dona, iquali fono hoggi in cafa di mae- ftro andrca PafquaH medico di Tua Eccellenza, & htiomo fingolarilfimo. Hauendogli dato Mefler Palla Rucellai a fare vna tauola, che douea porfi al fuo aharein santa Maria Nouella, Giuliano incominciò a farui entro il mare lirio dilania Chaterina V ergine,ma è gran cola,la tenne dodici anni-fra-ma no,ne mai la condufl’e in detto tempo afineiper non hauere inuenzione, ne faperecome farli le tante varie cofe,che in quel martirÌG Ìnterueniuono,e fe bene andaua ghiribizzando fempre, come potetono iftare quelle ruote,e co me doueua fare la laetta, & incédio che le abbrucio, tuttauia mutando quel* lo,che vn giorno haueua fatto l’altro,in tanto tempo non le diede mai fine* Ben’è vero,che in quel mentrefece molte cofe, e fra l’altre a Mefler France- feo Guicciardini,che allora eflendo tornato daBologna,frfiaua in villa a MO 6Ìci,lcriuendo la:lua ftoria,il ritrattoci lui, che famigliò aliai ràgioneuolmé te,e>piacque molto. Similmente ritraile la Signora Angela de RoffiforeHa’ del Conte di san Secondo, per lo signor Aleflàndro Yitelli'fuo manto, die allora era alla guardia di Firenze. E per Mefler Ottauiano de’ Medici rica* uandolo da vno di fra Bafiiano del Piombo,ritrafie in vn quadro grande, Se m duefigure intére Papa Clemente a federe, e fra Niccolo della Magna-in piede. In vn’altro quadroni traflefimilmeme Papa Clemente a federe,&ia! nanzi alui inginocchioniBartolomeo Va!ori,chegli parlalon fatica, epa- tienza incredibile. Hauendo poi legatamente il detto Mefler Ottauiano pregato Giuliano,chcgli rieraefie Michelagnolò Buònarruoti, egli mefloui mano poi che hebbe tenuto due hore fermo Michelagnolo, che fi pighaua piacere de’ragionamenti di colui.gli dille Giuliano. Michelagnolo,le volete vederui fiate fu,che già ho fermo l’aria del vilo. Michelagnolo rizzatoli, e veduto il ritratto,dille ridendo a Giuliano,che diauc/lobauere voifatro,uai mi hauete dipinto co uno de gl’occhi in una rempia,auertiteui un poco.Ciò udito poi che fu alquanto fiato fapra di sè'Giuliano, •&: :hebbe molte uol te guardato il ritratto,& il uiuo, rilpolefu'l faldosa me non parei ma ponete- ui a ledere,& io uedro-un poco meglio dal uiuo^s’eglre coli. dlBuonarruo- tOjcheconofceuaondeueniuaildifcttOj&ilpocogiudiziodeHBugiardinOj fi rimiflefubito a ledere ghignando. Et Giuliano:riguardì> molte uoltehos raMichelagnolo,&:horailquadro,epoi leuatofinalmemein.jjiede,dille a .me pare,che la colailia fi come.io l’ho difagnata,& cheli uiuo mi moftrrco* fi. Quello èdunque#foggtunfeiH3uonamioto,difetto di natura, feguitats .e-non^erdanace al.pannelÌQ,ne.a!!,arte. Et colìfinito-quefioquadro,'Gia- 'te di mano di fra Baftiano, fi come volle il Buonarruoto, che 1’haueua fatto venire da Roma. ;Fece poi Giuliano per Innocentip (Cardinal Cibo vn riri trattoci quadro, nel quale già haueua Raffaello da Vrbinoritratto. Papa Leo,ne,Giulio Cardinal déMedici>&: il Cardinalede’Rofsi. Ma in cambiar del detto Cardinale de’Roflì fecelateftadi elio.Cardinale Cibo, nella qua-, le fi portò molto bene,& conduffe il quadro tutto con molta fatica,ediligeva. Ritraile fimilmente allora CencioGuafconi, giouane in quel tépobel-- liflìrpo, Et dopo fece^ll’olmo a Cartello un Tabernacolo a frefco, alla vili* di Baccio, Vajof:j,che non hebbe molto difegno, ma fu ben^auoratocaeftre ma diligenza. In tanto follecitandolo Palla Rucellai a finire Ja fuatauola^ della quale fi èdifopra ragiopato.fi rifoluè a menare vn giorno Michelagno
10 a uederla,& cofi condottolo doue egli l'haueua, poi che gli hebbe racco« tato con quanta fatica hauea fatto il lampo, che venendo dal Cielo fpezza le ruote,«Se vccide coloro, che le girano, Se vn fole, che vfeendo d’una nunola 11 fiera santa Catherina dalla morte, pregò liberamente Michelagnolo, ri
quale non poteua tenere le rifa, vdendo le Iciaguredel pouero Bugiardino* che voleffe dirgli,cpme farebbe otto,o dieci figure prin.cipalidinanzi a que* fta tauola, di foldati, che-ftellìno in fila a vfo di guardia, Se in atto di fuggi« re, calca,riferiti,& morti : perciò che non fapeuaegli come fargli feortarein modo che tutti poteffero capire in fi ftretto luogo nella maniera che fi era irnaginatc,per fila. Il Buonarruoti addunque, per compiacergli, hauendo compaffìone a quel pouero huomo, accoftatofi con vn carbone alla tauola contornòde’primi fegni,schizzati fidamente, vpa fila di figure ignude ma- rauigliple,lequali indiuerfigeftifeortando, variamele caficauano chi indie tro,&: chi innanzi,con alcuni morti, e feriti fatti con quel giudizio,& eccels lenza,che fu propria di Michelagnolo. E ciò fatto fi parti ringratiato da Già liano,ilquale non molto dopo, menò il Tribolo fuo amictlfimo a vedere quello, che il Buonarruoto haueua fatto,raccontandogli il tutto. E perche come fi è detto,haueua fatto il Buonarruoto le fue figure folamente contor* paté, non poteua il Bugiardino metterle in opera,permon vi effere, neom* bre,neahro;quando fi rifoluè il Tribolo adaiutarloiperche fatti alcuni mo« delliin bozze di terra, iquali conduffe eccellentemente, dando loro quella fierezza, & maniera, che haueua dato Michelagnolo al difegno,con la già* dina, cheèvn ferro intaccato, le gradinò acciòfuffero crudette, Se hauelfi* ito piu forza-,Se cofi fatte le diede a Giuliano. ; .
Ma perchequellamaniera non piaceua alla pulitezza, efamafiadel Bu* giardino, partito che fu il Tribolo, egli con vn’pennello, intignendolo di mano in mano nell’acqua, le lifeiò tanto, che leuatone via legradine le pu* li tutee: Di maniera, che doue I lumi haueuano a feruire per ritratto,e fare l’ombrepiu crude, fi vennealeuare via quel buono, che faceua l’opera perfetta. Ilche hauendo poi intefo il Tribolo dai Io Hello Giuliano, fi rtfe del*, ladapocafemplicicàdi quell’huomo. Ilquale finalmente diede finitaTopc ra in modo, che non fi conofce,che Michelagnolo la guardaffe mai. .
In vltimo Giuliano effendo vecchio, e pouero, e facendo pocluffimi lauorl fi melfe a vna firana,& incredibile fatica,per fare una pietà in vnTabernaco-. lo
Io,chehaueuaàirein Ispagna, di figure non molto grandi, & la conduffe con tanta diligenza che pare cofa (frana à vedere che vn vecchio di quell’età hauefie tanta pacienzia in fare vna fi fatta opera, per iamore, che all’arte portaua . Nè portelli del detto tabernacolo, per moftrarele tenebre, che furono nella morte del Saluatore, fece vna notte in campo nero ritratta da quella, che è nella Sagreftia di san Lorenzo, di mano di Michclagnolo.Ma perche non haqllaftatuaaltrofegno,che vn Barbagianni} Giuliano fchci* zando intorno alla fua pittura della notte con Tinuenzione de’fuoi concetti , vi fece vn frugnuolo da vccellare à Tordi la notte, con la lanterna, vn pé tolino di quei che fi portano la notte con vna candela, ò moccolo, con altre cole fimili, Se che hanno che fare con le tenebre, e col buio,come dire berrettini,cuffie, guanciali,e Pipiftregli. Onde il Buonarruoto quando vi de qveft’ opera hebbcà smafcellare delle rifa, confide rando con che (frani capricci haueua il Bugiardino arricchita la fua notte . Finalmente eflendo Tempre fiato Giuliano vn’hnomo cofi fatto,d’età d’anni fettanta- cinquefi mori, e fu sepellito nella Chiefa di san Marco di Firenze l’anno 1556, Raccontàdo vnavoItaGiu " liano al Bronzino d’dauere veduta vna bellifiìma donna, poi chei’hebbe infinitamente lodata,dif feil Bronzino, conofce
tela voi ? non rifpofe, ma è bellifiìma.* fate conta ch’ella fia vn a pittura di mia - mano,e bafta*
Al iti ni