*Vita di Iacopo da cPuntormo littore fiorentino.
L’antichijò vero maggiori di Bartolomeo di Iacopo di Martino padre di Iacopo da punrormo delqualeal prefente fermiamo la vita,hebbono,fecondo che alcuni affermano, origine dal-l’A ncifa,caflello del Valdarno di fopra* aliai famofo per haue re di li tratta Umilmente laprima origine gl’antichidi Mefler Francefco Petrarcha. Ma ò di li ò d’altronde,che fuflero flati i fuoi maggio ri Bartolomeo fopradetto,ilquale fu Fiorentino,e fecondo che mi vien det- to della famiglia de’ Canicci, fi dice che fu difcepolo di Domenico del Ghir- landaio,« che hauendo molte cofelauorato in Valdarno,comepittore,fec5 do que’tempi ragioneuole,condottoli finalmente a Empoli a fare alcuni la- bori, e quiui,e ne’luoghi vicini dimorando, prefe moglie in Pun tornio vna molto/molto virtuofa,e da ben fanciulla,chiamata AlelTandra, figliuola di Pasqua lediZanobi,cdimona Brigida fua donna . Di quello Bartolomeo adu quenacque l’anno 1493. Iacopo .Ma effendogli morto il padre Tanno 1499. la ma'dre l’ano 1504. Se laudo l’anno 1506. Se egli rimafo al gouerno di mo naBrigida fua auola , laquale lo tenne parecchi anniin Puntormo,egli fece infegnare leggere,e fcriuere, Sri primi principi^' della grammatica latina, fu finalmen te dalla medefima condotto di tredici anni in Firenze, e mef fo ne’Pupilli,accio da quel Magillrato,fecondo che fi coftuma, fulfero le fue poche facultacullodite,econferuate;&lui pollo chehebbein cafa d’un Bar tiffca calzolaio,vn poco filo parente;!! rorno mona Brigida a Puntormo, Se menò feco vna forella di elio Iacopo.Ma indi a nò molto efiédo aco efla mo na Brigida morta,fu forzato Iacopo a ritirarli la detta forella i Fioréza,e mec terla in cafa d’vn Ino parente chiamato Nicolaio, ilquale llaua nella via de* Serui. Ma anche quella fanciulla feguitandogl’altri fuoi, aitanti fullemari tata fi mori l’anno 1511. Ma per tornare a Iacopo,non era ancho flato molti meli in Fiorenza,quando fu meffo da Bernardo Vettori a Ilare con Lionar- do da Vinci,e poco dopo con Mariotto Albertinelli,con Piero di Cofimo,e finalmente Tanno 1512.con Andrea del Sarto: col quale Umilmente non llec te moltojpercioche fatti che hebbe Iacopo i cartoni dell’Archetto de Serui „ delquale fi parlerà difetto,non paruechemai dopo lo vedefie Andrea ben volentieri,qualunchedi ciò fi fulle la cagione. La prima opera dunque,che facelle Iacopo in detto tempo,fu vna Nunziata piccoletta per vn fuo amico sarto; maelìendomortoil sarto prima,che fullefinita l’opera fi rimafei ma no di Iacopo,che allora llaua con Mariotto: ilquale n’haueua vanagloria, e la’mollraua per cofa rara a chiunche gli capitaria a bottega. Onde venendo di que’giorni a Firéze Raffaello da Vrbino,vide l’opera,& il giouinetto,che l’hauea fatta,con infinita marauiglia,profetando di Iacopo quello,che poi lì è veduto riufeire. Non molto dopo ellendo Mariotto partito di Firenze,et andato a lauorarea Viterbo la tauola,che fra Bartolomeo vi haueuacomin- ciatajacopo ilquale eragiouane,malinconico,e foletario, rimafo fenza mae Uro,andò da perfeallare con Andrea del Sarto, quando apunto egli ha- uea fornito nel cortilede’Serui le lloriedi san Filippo, lequale piaceuano in finitamente a Iacopo,fi come tutte l’alrrecofe,e la maniera, edifegno d’Andrea. Datoli dunque Iacopo a far ogni opera d’immitarlo, non pafsò molto che fi vide hauer fatto acquillo marauigliofò nel difegnare, Se nel colorire. In tanto che alla pratica parue, che fulfe flato molti anni all’arte. Hora hauendo Andrea di que’giorni finita vna tauola d’una Nunziata,per la chie fa de frati di san Gallo hoggi rouinata,come fi è detto nella fua vita,egli diede à fare la predella di quella tauola a olio a Iacopo ilquale vi fece vn Chri- flo morto con due Angioletti,che gli fanno lume con due torce,e lo piango no:edalle bandein due rondi, due profeti, i quali furono cofi praticamente lauorati,che non paiono fatti da giouinetto, ma da vn pratico mae Uro. Ma può ancho efiere come dice il Bronzino ricordati hauere udito da efiò Iaco po Puntormo,che in quella predella lauorafie ancho il Rollò. Ma fi cornea fare quella predella fu Andrea da Iacopo aiutato,cofi fu Umilmente in forni re molti quadri,&opere che continuamente faceua Andrea. In quel metro
eflendo flato fatto fbmmo Pontefice il Cardinale Gioitimi de’Medfcl,e chià mato Leone decimo,fi faccuano per tutta Fiorenza dagl'amici,e din oti di ql la cafa molte armi del Pontefice,in pietre,in marmi,in tele, & in frefeo, pec che volendo i frati de Semi fare alcun fegno della diuozione, e feruitu loro» verfo la detta cafa, & Pontefice -, fecero rare di pietra l’arme di dio Leone, e porla in mezzo all’arco del primo portico della Nunziata,eh« è in fulla piaz za. E poco appreflo diedero ordine,che ella fufle da Andrea di Cofimo pittore meda d’oro,e adornata di grottefche,dellequali era egli maeftro eccelle te,edell’imprefedi cafa Medici: Scoltre ciò meda in mezzo da una Fede,e da vna Charità, Ma conofcendo Andrea,di Cofimo che da fe non poteua con durre tante cofe, pensò di dare a fare le due figure ad altri : de cofi chiamato Iacopo,che alloranon haueua piuchedicianoueanni,glidiedea fareledet te due figure,ancor chedurade non piccola fatica a difporlo a volere fare, co me quello,che eflendo giouinetto, non voleuaper la prima metter fi a fi gru rificho,nelatiorare in luogo di tata importanza -, pure fattofi Iacopo animo ancor che non fufle cofi pratico a lauorare in frefeo,come a olio, tolfe a fare le dette due figure. E ritirato (perche flaua ancora con Andrea del Sarto) a fare i cartoni in santo Antonio alla porta a Faenza,doue egli flaua,gli códuf- fe in poco tépoafine. E ciò fatto meno vn giorno Andrea del Sarto fuo mas ftro a uederli. llquale Andrea uedutigli có infinita marauigha, e ftuporegli lodo infinitamente: ma poi come fi è detto, che fe ne fufle ò l’inuidia ò altri cagione,non vide mai piu Iacopo con buon vifo. Anzi andando alcuna voi ta Iacopo a bottega di lui ò non gl’era aperto,ò era uccellato da i garzoni, di maniera,che egli fi ritirò affatto,& cominciò a fare fottilidìrne fpefe, perche erapouerino,e ftudiarecon grandiflìmaaflìduità. Finito dunque,che heb- be Andrea di Cofimo di metter d’oro l’arme,e tutta la gronda, fi mife laeoa po da fe folo a finire il refto, e trafportato dal difio d’acquidare nome, dalla voglia del fare,e della natura,che l’hauea dotato d’una grazia,e fertilità d’i gegnograndiflìmo, condufleql lauorocon preftezzaincredibileatata perfezione,quanta piu non harebbe potuto fare vn ben vecchio,e pratico mae diro eccellente,perche crefciutogli per quella sperienza l’animo, péfande di poter fare molto miglior’opera,haueua fatto penderò,fenza dirlo altrimen- zra ninno,di gettar in terra quel lauoro,e rifarlo di nuouo fecondo un’altro fuo difegno,chc egli haueua in fantafia. Ma in quello mentre hauendo i fra ti veduta iopera finita, e che Iacopo non atidaua piu al lauoro, rrouato An* chea lo {limolarono tantoché fi rifoluèdifcoprirla.Ondecercaro di Iacopo per domandare fe uoleua farui altro,e non lo trottando, percioche flaua ria chiufointorno alnuouodifegno,enon rifpondeuaa niuno.'feceleuarela ta xaca,& il palco,efeoprirel’opera .Eialeramedefima, eflendoufeitoIacopo di cafa per andare a i Semi,e come fufle notte mandar giu il lauoro,che ha- veua fatto,e mettere in opera il nuouo difegno,trouò leuato i ponti, e feop- to ogni cofa con infiniti popoli attorno cheguardauano.perche tutto in col 3ora,trouatoAndrea,fi dolfechefenzalui hauc-flefcoperto,nggiugnendoql lo,chehauea in animo di fare. A cui Andrea ridendo rilpofe, tu hai il torto a dolerti percioche il lauoro che tu hai fatto Ila tanto bene, chefe tu i’hauef . fi a tifare,,tengo per fermo,che non potrefli far meglio: e perche non ti man chera da Iauorare,ferba cotefti difegni ad altre occafioni. Quell’opera fu ta le,come fi vede,e di tata bellezza,fi per la maniera nuoua,e li per ìadolcezza delle tette che fono’in quelle due femine,e perla bellezza de’putti viui,egra ziofi,ch’ella fu la piu bell’opera in frefco,cheinfimo allorafullè fiata veduta gia mai. Perche oltre a i putti della Charità,ve ne fono due altri in aria,iqua li tengono all’arme del Papa vn panno, tanto begli che no fi può far meglio; fanza che tutte le figure hanno rilieuograndifiìmo, e fon fatte per colorito, e per ogni altra cola tali,che non fipoflono lodare a battàza. £ Michelagno lo BuonarruotijVeggendo vn giorno quell’opera,de confidcrando,chei ha uea fatta vn giouane d’anni 19. dille,quefto giouanefàra anco tale per quan to fi vede,che fie viue,efieguita porrà quell’arte in Cielo. Quello grido,eque Ila fama fentendogl’huomini di Puntormo, mandato per Jacopo gli fecero fare dentro nel Caftello (òpra vna porta,polla il filila firada maeftia, vn ar- me di Papa Leone,con dueputti,belliffima;come chedail'acqua fia già fiata poco meno,che gualla. Il carnoualedel medefimo anno, ellendo tutcaFio- renza in fella,Se in allegrezza,per la creazione del detto Leone decimo, furo no ordinate molte fede, e fra l’al tre due bellilììme, e di grandilirna fpefada due compagnie di signori,e gétil'huomini della città, n’una delle quali, cheera chiamata il Diamante,era capo il signor Giuliano de’ Medici fratello del Papa,ilqualel’haueua intitolata co fi,per edere flato il Diamante imprefadi Lorenzo il vecchio fuo padre:edell’altra, chehaueuaper nome, e per infe- gna il Broncone, era capo il signor Lorenzo figliuolo di Piero defedici. il- qualc dico haueua per imprefa vn broncone,ciò è vn tronco di lauro feccho che rinùerdiua le foglie,qfli p moflrare che rinfrefcaùa} e rifurgeua il nome dcll’auolo. Dallacompagniadunquedel Diatnantefu datocarico at.i. An- drea Dazzi,che allora leggeua letteregreche,e latine nello lludio di Fioren-za,di penfareall'inuenzioned’un trionfo. Ondeegli ne ordinò vno filmile a quelli,che faceuano i Romani trionfando,dì tre carri bellifiìmi, e lauorati di legname dipinti con bello,e riccho artificio. Nel primo era la puerizia có vn’ordine belliffimo di fanciulli. Nel fecódo era la Virilità có molteperfones che nell’età loro virile haueuano fatto gra cofe. E nel terzo era la Senettu có molti chiari hnomini,che nella loro uecchiezza bau euano gra cofe opato. i quali tutti pfonaggi erano ricchiflìmamente adobati: in tanto,che nò fi peli faua poterli far meglio. Gl’architetti di qfti carri furono Raffi deilcVmuolf, il Carota intagliatore, Andrea di Cofimo pittore,«?-: Andrea del Sarto. E qi li che feciono,5: ordinarono gl’habiti delle figure,furono fer Piero da V in* ci padre di Lionardo,e Bernardino di Giordano bellifiìmi ingegni. Er a Iaco po Puntormo folo tocchò a dipignere tutti e tre i carri. Nei quali fece in di- uerfe fiorie di chiaro leuro molte transformazioni degli Dijin varie forme ; lequali hoggi fono 1 mano di Pietro Paulo Galeotti orefice ec. portaua fcrit- to il primo carro i note chiarifs.Erimus;ii fecódo Sumus,&il terzo Fuimus, ciò è Saremo, siamo,Fummo. La cazone cominciaua,volano glani et c.Haue do qfli triófi veduto il S. Lorézo,capo della còpagnia del Broncone,e difide rado,che fallerò flipatfidato del tutto carico a Iacopo Nardi gétil’huomo no bile,e literatiflì. alquale,pqllo,chefu poi,e oltoobligata la Ina patria F10- iéza,efio Iacopo ordinò fisi tripli, per radopniareqlli flati fatti dai Dinnure.
Il primo, tiratola vn pardi Buoi vediti d’herba,rapprefentaua l’età di Satur no,e di Iano,chiamata dell’oro;&: haueua in cima del carro Saturno, con la falce,& lane con le due tede,e con la chiane del Tempio della Pace in mano 6c fotto i piedi legato il furore,con infinite cole attorno, pertinenti a Saturno fatte bellifiime,e di diuerfi colori dall’ingegno del Puntormo. Accom- pagnauano quello Trionfo fei coppie di Pallori ignudi, ncopertiin alcune parti con pelle di Martore,e Zibellini,con stiualetti all’antica di varie forte, e con i loro Zaini,& Ghirlande in capo di molte forti frondi. I caualli fopra i quali erano quelli pallori erano fenza felle,ma coperti di pelle di Leoni, di *rigri,e di Lupi Ceruieridezampe de’quali,mede d’oro pendeuano dagli lati con bella grazia.Gl’ornamenti delle groppe,e dàffìeri erano di corde d’oroj le daffe tede di Montonini cane,e d’altri limili animali j & i freni, e redine fatti di diuerfe verzure,e di corde d’argento. Haueua ciafcun Pallore quattro daffieri in habito di pallorelli,vediti piu femplicemente d’altre pelli, 8c con torce fatte a guila di Bronconi secchi,c di rami di Pino,che faceuano bel litlìmo vedere. Sopra il fecondo carro tirato da due paia di Buoi vellitidi drappo ricchillìmo,con ghirlande in capo,& con paternodri groflì, chelo- ro pendeuano dalle dorate corna,era Numa Pompilio fecondo Re de’Roma ni con i libri della Religione,e con tutti gl’ordini sacerdotali^cofeapparte nenti a sacrifici): perctocheegh fu apprelloi Romani autore, e primo ordi- natoredellaRelligione,ede’facrifizij. Eraquello carro accompagnato da fei sacerdoti fopra bellilfime Mule,coperti il capo con manti di tela ricamati d’oro,e d’argento a foglie d’Ellera maeflreuolmenre lauorati. In dodo haue nano vedi sacerdotali all’antica,con balzane,efregi d’oro attorno ricchi ili- mi,& in mano,chi vn Thuribolo,& chi vn vafo d’oro, & chi altra cofà forni gliante. Alle daffehaueuano minidria vfo di leuiti,e le torcie,chequedi ha ucuano in mano erano a vfo di candelieri antichi,e fatti con bello artifizio ; Il terzo carro rapprefentaua il confidato di Tito Manlio rorquato,iIquale fu confolo dopo il fine della prima guerra Car cagmefe,e gouerno di maniera, che al tempo fuo fiorirono in Roma tutte le virtù,e prosperità. Il detto carro fopra il quale era elio Tito con molti ornamenti fatti dal Punrotmo * era tirato da otto bellilllmi caualli,Se innanzi gl’andauano fei coppiedi senatori togatijlòpra caualli coperti di teletta d’oro,accompagnati,da gran nume- rodi daffierirapprefentanti Littori,con fafcfifecuri altre cofe pertinenti
al miniderio della Iudizia. Il quarto carro tirato da quattro Bufali, acconci a guifa d’Elefanti rapprefentaua GiuhoCefare trionfante per la vittoria hau lira di Cleopatra,fopra il carro tutto dipinto dal Puntormo de i fatti di quel Io piu famofi. Ilqualecarroaccompagnauanofei coppie d’huomini d’arme vediti di lucentillìmearmi,e ricche,tutte fregiate d’oro,con le lance indilla cofcia. E le torce,che portauano li daffieri mezzi armati,haueuano forma di Trofei in varij modi accomodati.il quinto carro tirato da caualli A Iati,che haueuano forma di Grifij haueua fopraCefare Angudo dominatore del i’vniuerfo,accompagnato da fei coppie di Poeti a cattaìlo,tutti coronati,fi co me ancho Celare,di Lauro,e vediti in varij habiti,fecódo le loro prouincie* E quedi,percioche furonoi poetifempre molto fauoriti da Cefare Augudo ilquale elfi pofero con le loro opere in cielo. Et accio fullero conofciuri, ha ueua eua riafcuii di loro vna fcritta a trauerlo a ufo di banda, nella quale erano i loro nomi. Sopra il ledo carro tirato da quattro paia di Giouenchi vediti rie diamente,era Traiano Imperatoregiudifiìmo, dinanzi alquale, fedente fo- prail carro molto bene dipinto dal Puntormo,andauano fopra belli, e ben guerniticaualli,fei coppie di Dottori legidi con togheinfinoa i piedi,&: co mozzette di vai,fecondo che anticamente codumauano i dottori'di vedire* idaffieri cheportauano le torce in gra’numero,erano scriuani,copidi,e notai con libri,e fcritturein mano. Dopo quedifei veniua il carro ò vero Tri5 fo dell’Età,e fecol d oro,fatto con belliilìmo,e ricchiflimo artifizio, con mol te figure di rilieuo fatte da Baccio Bandinelli,e con belliiììme pitture di mano del pun tornio. fra le quali di rilieuo furono molto lodate le quattro Vir tu Cardinali. Nel mezzo del carro furgeua vna gran palla in forma d’Apo- mondo,fopra la quale daua prodrato bocconi vn’ huomo come morto, armato d’arme tutte ruginofe. llqualehauendo le schiene aperte,e fede, della fefiura vfciua vn fanciullo tutto nudo, edorato, ilqualerapprefentaua l’era dell’oro refurgente,& lafine di quella delle ferro,della quale egli vfciua,e ri nafceua per la creazione di quel Pontefice. Et quello medefimo fignificaua il Broncone feccho,rimettételenuoue foglie. come che alcuni dicellero che la cola del Broncone alludeua a Lorenzo de’Medici, che fu Duca d’Vrbino. Non tacerò,che il putto dorato,ìlquale era ragazzo d’un fornaio, per lo dila gio,che pati,per guadagnare dieci feudi,poco apprettò fi mori. La canzone, che fi cantaua da quella mafeherata, fecondo che fi coduma fu compofizic* ne del detto Iacopo Nardi: e la prima danza diceua coli, Colui che da le leggi alla natura, . E t i uarij flati, e fecoli difpone, O'ogni bene è cagione : Et il mal,quanto permettevi mondo dura: Onde quejìa figura} Contemplando fi uede; Come con certo piede Vun fecol dopo l'altro al mondo uicne E muta il bene in male, cr il male in bene.
Riportò dell’opere che fece in quella feda il Puntormo, oltre l’utile, tanta lode,che forfè pochi giouani della lua età n’hebbero mai altre tanta in ql- la città: onde venendo pei elfo Papa Leone a Fiorenza,fu negl’apparati,che fi fecero molto adoperato: percioche accompagnatofi con Baccio da Monte Lupo scultore d’età,ilquale fece vn’arco di legname netta della via del Palagio dalle scalee di Badiamo dipinfe tutto di belliiììme Borie : lequali poi p la poca diligenza di chi n’hebbe cura,andarono male. solo ne rimafe vna nel la qual Palladeaccorda vno drumento in lullalira d’Apollo, con bellilfima grazia. Dalla quale doria fi può giudicare di quanta bontà,e perfezzione fiif fero l’altre opere,e figure. Hauendo nel medefimo appararo hauuto cura Ridolfo Ghirlandaio di acconciare, & d’abbellire la fala del Papa,che è con-' giunta al conuento di san ta Maria Nouel!a,ed è antica refidenza de’ Pon teli ci ci in quella cittài (Eretto dal tempo,fu forzato a feruirfi in alcune cofedeiTat trui opera. Perche hauendoi’altre danze tutte adornate jdiede cura a Iacopo Pun tèrmo di fare nella cappella,doue haueua ogni mattina a udir meda fuasanrità,alcuncpicturcin frefco. La onde mettendo mano Iacopo all'ope ravi fece vn Dio Padre con moltiputti,6c vna Veronica,chenelSudarioha ueua l’effigie di GiefuChrifto. laquale opera da Iacopo fatta in tanta ftret- tezza di tempo,gli fu molto lodara. Dipinfe poi dietro airarciuefcouado di Fiorenza nella Chiefa di san Ruffello in vna cappella in frefco la Noftra D5 paco! figliuolo in braccio in mezzo a san Michelagnolo,efanta Lucia, &£ due altri fanti inginocchioni. E nel mezzo tondo dallacappellaun DioPa- dre con alcuni Serafini intorno. Edendogli poi fecondo,che haueua molto di fiderà io, dato allogato da maedro iacopo frate de’Setui, a dipignere vna parte del cortilede’Serui,per efierne andato Andrea del Sarto in Francia, e lafciato l’operediquel ccrtileimperfetta,fi mifecomolto dudioafareicar ioni. Ma percioche era male agiato di roba,e gli bilognaua,mentre dudiaua per acquidarfi honore,hauer’ da viuere,fece (opra la porta dello spedale del le donne,dietro la Chiefa dello spedai de preti,fra la piazza di san Marco , e via di san Gallo,dirimpetto apunto al muro delle fuore di santa Chaterina da Sienajdue figure di chiaro fcuro bel li film e, ciò è Chrido in forma di pel* legrino^heafpetta alcune donne hospiti,per alloggiarle. Laquale opera fu meritamente molto in que tempi,& èancora hoggi dagl’huomini intende tilodata.in quedo medefimo tempodipinfealcuniqnadri,e dorietteaolio per i maedri di Zeccha,nel carro della moneta,che ua ogni anno per s. Gio- aanni a procellione. l’opera del qual carro fu di mano di Marco del Tafio. Et in fui poggio di Fiefolefoprala porta della compagnia della Cecilia vna santa Cecilia colorita m frefco con alcune rofe in mano,tan to belle * e tanto bene in quel luogo accomodata,che per quanto ell’è, è delle buone opere» che fi poifano vede re in frefco. Quede opere hauendo veduto il già detto maedro lacopo frate de’Serui,&accefo maggiormente nel fuo difideriopc sòdi fargli finire a ogni modo l’opera del detto cortile de’Serui, penfando, che a concorrenza degl’alm maedri,che vi haueuano lauorato,doueffe tare in quel!o,cheredaua adtpignerfì qualchecofa draordinariamentebella, ta- copo dunque mefloui mano,fecenómeno per difideriodi gloria,ed’hono- re,che di guadagno la doria della Vifitazione della Madonna con maniera un poco piu ar:ofa,e dediche infino allora non era dato fuo folito, laqual cofa accrebbe oltre all'alcre infinite bellezze, bontà all’opera infinitamen- • te, percioche le donne i putti, igiouani, ei vecchi fono fatti in frefco tanto morbidemente,e con tanta vnione di coloiiro,che è coi?, marauigliofa -, onde le carni d’un putto che fiede in fu certe scalee,anzi pur elvelle infiememé te di tutte l’altre figure,fon cali, thè non fi pedono in Irelà) far meglio, ne con piu dolcezza. Perchequed’opera,appredo i’altre,ché iacopo haueafacto, diede certezza agl’artefici della fua perfezzione,paragonandole co quelle d’Andrca del Sarto, edel Francia Bigio. Diede iacopo finita quell’ opera . l’anno 1516.& n’hebbe per pagamento scudi Tedici,e non piu. Edendogli poi allogata da Francefco Pucci,fe ben mi ricorda, la tauolad'una cappella, che egli hauea fatto fare in sah Michele Bisdomini della viade’Serui,condu(fo j-acopo qli’opera con tanta bella maniera,Se con vn colorito fi viuo che par quali imponibile a crederlo. In quella tauola la Noltra Dona,che fiede,por ge il putto Giefu a san Giufeppo: ilquale ha vna teda, che ridecon tanta vi- uacita,e prontezza,cheèvno ftupore. E bellifiimo fimilmente vn putto fatto per san Giouanni Battifla,é due altri fanciulli nudi,-che tengono vn padi glionc. Vi fi vede ancora vn san Giouanni Euangdifta, bellifiimo vecchio, Se vn san Fracefco inginocchioni,che è vino, petoche intrecciate le dita del le mani l’una con l’altra,e dando intentifiìmo a con templare con gl’occhi, e con la mente.fifli,la Vergine,& il figliuolo par che spiri. Ne è men bello il s* Iàcopo,ch’eacàntoaghakri fi vede. Onde non è maràuigliale quedaèla piu bella tauola,che mai facefie quedo rariisimo pittore. Io credeua che do poqued’opera,enon prima haueflèfatto il medefimo,a Bartolomeo Lanfre clini lungarno fra il ponte santa Trinità.e la Carraia, dentro a vn’andito fo* pravna porta due belltfiìmi,egratiófifiìmi piitti in frefco.chelodégono vn arme: Ma poi che il Bronzino,ilquale fipuo credere,che di quede cofe fap- pia il uero,afferma che furono delle prime cofe,che Iacopo facefie; fi dee ere ciere che cofifiaindubitatamenté,elodarne molto maggiorméce il Pun tornio,poi che fon tanto bèlli,'che no fipoflòno paragonare^furono delleprì- mé cofe, eh e facefie. Ma seguitando l’órdinedella ftoria, dopole dettefece Iacopo agl’huomini di Puntormovrìa tauola, che fu podain sant’Agnolo, lor Chiefa principale,alla capella dèlia Madonna* nella quale fono vn s.Mi chelagnolo,&: vn sàn Giouanni Euangélifta. in quedo tempo l’uno di due giouani che dauano con iacopo,cio è Giouanmaria Pichi dal Borgo à san fe polcro.chefi portaua aflài bene,&ilquale fu poi frate de’Serui,e nel Borgo, Se nella Pieue a santo Stefano fece alcune opere;dipinfe,dando dico ancora con *acopo,per madarlo al Borgo,in vn quadro gràde vn sa Quintino ignu do,emartirizato,maperchediGderaua iacopo,come amoreuole di quel fuo difcepolo,che égli acquidafle honoré,e lode,fi mife a ritoccarlo, e coli no fa pendonèleuarelemani.ritoccando hoggrla teda,domani le braccia,l’altro il torfo,ilritoccamétofu rale,chefi puoquafi dire,che fia tutto di dia ma no.Onde non è marauiglia fe è bellifiimo quedo quadro,che è hoggi al Bor gonellaChiefade’fratiofiernantidi san Francefco. L’altro deidueGiouan. Ili,ilquale fu Giouan’Antonio Lappoli Aretlnodi cui fi è in altroluogofa- uellato,hauendo come vano ritrattofe flefionellospecchio,mentre anch’e gliacorafiflauaco iacopo,parédo al maefiro,cheql ritratto poco fomiglias le, vi mife mano,e lo ritraile egli defio tanto bene,che par viuifiimo. ilquale ritratto è hoggi in Arezzo in cafa gl’heredi di detto Giouan’Antonio. il Pu tormo fimilmente ritraile in uno deiìo quadro duefuoi amicifiìmi l’uno fu il genero di Becuccio Bfchieraio,&vn’altro,delquale parimeli te non fo il no me. bada che 1 ritratti fon di mano del Pontormo. Dopo fece a Bartolomeo Ginon,per dopo la morte di lui,una filza di drapelloni,fecondo,che vfano i Fiorentini,& in tutti,dalla partedifopra fece vna Noflra Donna col figliuo lo,nel taffetà bianco,e di fotto nella balzana dt colorito fece l’arme di quella famiglia fecondo che vfa. Nel mezzo della'filza^he è di ventiquattro drapel Ioni, ne fece due, tutti di taffettà bianco fenzabalzana;»ei quali fece due san Bartolomei al ti due braccia l’uno. Laquale grandezza di tu tti quelli drappel Ppp Ioni,e quafi nuoua maniera,fece parere mefchìni»e poueri tutti gl’altri (lati fatti infino allotajefu cngione,che fi cominciarpno.a fare della grandezza* che fi fanno hoggi,leggiadra molto,e di maco fpefa doro. In tefta all’orto,e vigna de’frati di s.Gallo,fuor della porta,che fi chiama dal detto Tanto, fece in una cappella,che éraadiritturadelPentrata,nel mezzo, vn Chrifto morte,vna Noilra Donna,che piagneua,e duo putti in ariajvno de’quali teneua il calice della paffìone in mano,e l’altro fofteneua la tefta del Chrifto caden te. Dallebande erano da vn lato san Giouanni Euangelifta Iachrimofo, & con le braccia aperte,ed’ail’altro santo Agoftino in h^bito Epifcopalejilqua .le'apoggiatoficon la man manca al paftorale,fi ftauain atto veramenre me- fto,econtéphntela morte del Saldatore. Fece anco a Mefier Spina familia redi Giouanni Saluiati,in vn fuò cortile,dirimpetto alla.porta principale di cafa l’arme di elfo Giouanni fiato fatto di que’giorni Cardinale da Papa Lea nejcol cappello.roflo fopra,.&: co due putti ritti, che per coià infrefeo fono bellifiimi,e molto {limati da Mefier Filippo Spina,per effendi ma.no del pun tormo. Lauoròancho Iacopo nell’ornamento di legname,che già fu magni ficamentefatto,come fi èdetto altra uolta, in alcune ftanzedi Pierfrancefco Borgherini,a concorrenza d’altrimaefiri'; etimparticulareui/dipinfe di Tua mano in due caftoni alcune ftorie de’fatti di Iòfeftb in figure piccole, uejramé te bellifiìme. Ma chi vuoi veder quanto.egli face.fie di meglio nella fua vita, per confiderai l’ingegno,e la virtù dilacopo peli a uiuacita delle rette, nel compartimento dellefìgure^ella varietà delfattitudinfie nella bellezza del l’inuenzione,guardi in quella camera.del Borgherini,gentil'huomo di Firc ze all’entrare della porta nel canto a man manca vn’hiftoria aliai grade pur di figure piccole; nellaquale è quando; lofef in Egitto quafi Re, e principe > nceuelacobfuo padre, con tutti i Tuoi fratelli, e.figliuolidi c-fto Iacob,con amoreuolezze incredibili. Fra lequal.i figure ritrafle a piedi della« ftor.ia a federe fopra certe fiale,Brózino.allora fanciullo, efuodifcepplocpri vnafpor ta che cuna figura viua,e bella a marauiglia. E fequefta dona fufie nella fua grandezza(come è piccola) ò in tauola grande ò in murofio ardirei di dire, chenófufie'pofiibile uederealtrapittura,fitta có taragratia.pfezzione,ebo ta,con quanta fu quella condottala Iacopo. Onde meritamente è ftimata da tutti gl’artefici la piu bella pittura,che il Puntormo facefte mai. Ne è ma* rauiglia che il Borgherinó la tenefie,quanto faceua in pregio,ne che fufiexi cerco dagrand’huominidiuenderla,per donarla a grandmimi fignori,e pri cipi. Per i’afiedio di Firenze,efiendofi Pierfrancefco ritirato a Lucca,Gioua battili a della Palla,ilqualedifiderauacon altre cofe, che conduceua in Fran eia d’h auer gTornamenti di quella camera,eche fi prefentafFero al Re Fran cefco a nome della Signoria,hebbe tanto fauori, e tato Teppe fare,e dire,che il Gon filo ni eri, Se i.signori diedero commefiìcne fi toghefle,e fi pagafiealla moglie di Pierfrancefco. perche andando con Giouambattifta alcuni ad efi- fequire in ciò la volontà de’signori,ariuati a cafa di Pierfrancefco la moglie di lui che erain cafa, diile a Giouambattifta la maggior.villania, che mài filile detta ad altro Intorno . Adunque difs’ellavuoi'efiereardito tu Già uamb‘attifta,vihilìmo rigattiere,mercataruzzo di quattro danarfdi fionfic* caregl’ornamenti delle camere degétil’huominfic quella città delle fiiepiu ricche ricche,&honoreuoli cofefpogliare,comctuhaifatto,efai tutta via,per abbellirne le contrade ltraniere,& i nimici nodri ? Io di te non mi marauiglio huomo plebeo,e nimico della tua patria,ma de i Magiftrati di qda città, che ti comportano quelle fcelerità abomineuoli. Quello letto,che tu uai cercà- do,per lo tuo particolareinterelTeJ&ingordigia di danari; come che tuua- dia il tuo maPanimo con finta pietà ricoprendo;è il letto delle mie nozze,per honor delle quali Salui mio l'uocero fece tutto qdo magnifico eregio appa rato,ilqualc io riuerifcoper memoria di lui,è per amore di mio mai ito ; & il quale io intendo col proprio fangue,ecolla deflà vita difendere. Efci di que Ila cafa,có quelli tuoi malnadieri,Giouambattilla,e va di a chi qua ti ha'mà dato comandàdo che quelle cole lì lieuino da i luoghi loro,che io lon quella,chedi qua entro non uoglio,chefi muoua alcuna cofa. E le eflì,iquali ere dono à te huorrio dappoco,e vile,vogliono il Re Francefco di Francia prese tare,vadano,e fi gli mandino, spogliandone le proprie cafe,gl’or namen ti, e letti delle camere loro.E fetu fei piu tanto ardito,che tu véghi perciò a que da cafa;quatorifpetto fi debba dai tuoi pari hauerc alle calè de gentil’ huo mini,ti farocon tuograuifiìmodannoconofcere. Quefteparoleadunque di madonna Margherita,moglie di Pierfrancefco Borgherini, e figliuola di Ruberto Acciaiuoli nobilidimo;e prudéntiifimo cittadino,donna nel uero Valbrofa,e degna figliuola di tanto padre,col luo nobil ardire,8c ingegno fu cagione,che ancor fi ferbano queltegioienellelor cale. Giouanmaria Beni tendi;hauendo quali ne’medelìmi tempi,adorna vna Tua anticamera di mol ti quadri di mano di diuerfi valét’huomini; fi fece fare dopo l’opera del Bor gherini,da Iacopo Puntormo,(limolato dal sentirlo infinitamente lodare, in vn quadro Padorazionede’Magi,cheandarono à Chrifto in Betelem . Nellaquale opera,hauendo Iacopo meITo molto lludio,e diligéza, riufei nel le tedè,& in tutte l’altre parti varia bella, ed’ogni lode digniiììma . E dopo fece a Mefler Ghoro da Pilloia,allora fegrerario de’ Medici in vn quadro la teda del Magnifico Cofimo vecchio de’Medici dalle ginocchia in fu, che è veramentelodeuole. E quella èhoggi nelle cafedi Meller Ottauiano de’ MC dici nelle mani di MelFer AlelTandrofuo figliuolo,gionane,oltre la nobiltà, e chiarezza del (angue,di fan ridimi collumi,letterato,e degno figliuolo del Magnifico Ottauiano,e di madonna Francefca figliuola di Iacopo Saluiati,e zia materna del Signor Duca Cofimo. Mediante quell’opera , e particolarmente quella teda di Cofimo,fatto il runtormo amico di Meller ,Ottauia- nójhauendofi a dipignere al Poggio a Caiano la fala grande gli furono date a dipignere le due tede,douefono g Tocchi,che danno lume,acciò lefinedrc dalla volta infino al pauimen to. perche Iacopo di fiderado piu del Polito far fi honore,fi per rifletto del luogo, e fi per la concorrenza degl’altri pittori, che vi lauorauano,fimife con tantadiligenzaa dudiare,chefu troppa: per* ciocheguadando,e rifacendo hoggi quello che hauea fatto liieri, fi traua- gliaua di maniera il ceruello;che era una compadrone: ma tutta via andaua Tempre facendo nuoui trouati con honor fuo,e bellezza dell’opera. Onde, hauendo a fare un Vertunnocon i fuoi agricu!tori,fece vn villano,che fiede con un pennato in mano,tanto bello,e ben fatto,cheè cola rarillima, come anco lono certi putti,che ui fono,oltre ogni credenza uiui,e naturali.
Dall’altra banda facendo Pomona,e Diana con altre Dee.Ie auiluppò di piti ni forfè troppo pienamente. Nondimeno tutta l’opera è bèlla, e molto loda , ta.Ma métre che li lauoraua queft’opera,venendo a morte Leone,cofi rima- fe quella imperfetta.come molte altre limili, à Romaà Firenzeà Loreto, in altri luoghi-,anzi pouero il mondo,&fenzail vero; Mecenatedegl’huomi ; ni virtuoli .Tornato Iacopo à Firenze,fece in vn quadro a federe santo Ago ftino Vefcouo,chedalabenedizione,c6dueputti midi,che volano per aria molto belli. llqual quadro è nella piccola Chiefa delle fuore di san Clemente in via di san Gallo,fopravn’altarè. Diede Umilmente fine àvn quadro d’a, na Pietà concerti Angeli nudi,che fu molto beli’opa, e carillima a certi mec canti Raugei,peri quali egli la fece. Mafopra tutto vi era vn bellilfimo !pae fe, tolto perla maggior.parte da vna ftampa dì Alberto Duro.jF;ece timilmen te vn quadro di Noftra Donna col .figliuolo in collo,&: có alcuni putti intor no,laquale è hoggi in cafa d’Alefiandro Neroni : Et vn’akro Umile, ciò è da naMadóna,ma diuerfadalla fopradetta,ed’altramaniera,nefece àcerti spa gnuoli : ìlquale quadro efiendo a vederli a vn Rigattiere dili a molti anni lo fece il Bronzino comperare a-Mefier Bartolomeo Paciatichi.L’ano poi 1522. efiendo in Firenze vn poco di pefte,eperò partédofi molti per fuggire quel morbocontagiòfiflimo,e saluarfi,fiporfe occafionea laqopo d’alontanàrfi alquanto,e fuggire la città; perche hauendo vn Priore della Certofa, luogo; Rato edificato dagl’Acciaiuoli fuor di Firéze tre miglia , a far fare alcune pie ture a frefeo ne’canti d’un bellilììmo,egrandiflìmochioftro,checircóda vn, prato,gli fu meflo per le mani Iacopo.perche hauedolo fatto ricercare, e egli hauendo molto volentieri in quel tempo accettata l’opera ,fe.n’andò a Cer- tofa,menando feco il Bronzino fidamente . E guftato quel modo di viuere, quella quiete, quel silenziose quella folitudine(tuttecofe fecondo il genio»' c natura di Iacopo)pensò con quella occafìone fare nelle. cofedeH’ani vno sforzo di ftudio,emoftrareal mondo hauereacquiftato maggior perfezio-, aie,e variata maniera da quelle cofe,che hauea fatto prima.E t eifendo nò ino! to inanzi dell’Alemagna venuto à Firenze vn gran numero di carte ftampa te,e molto fottilmente ftate intagliate col bulino da Alberto Duro eccellen tillìmo pittore Tedefco,e raro in tagliatore di ftampein rame, e legno, e fra l’altre molte ftoriegràdi,e piccole della paflìonedi Giefu Chrifto, nelle qua Jiera tutta quella perfezzione,e bontà nell’intaglio di bulino, che è poflìbi- le far mai,per bellezza,varietàd!habiti,& inuenzione; pensò Iacopo,hauen. doàfarene’canti diquechioftri hiftoriedella Paflìonedel Saluatoredi fir- uirfidell’inuenzioni fopraciette d’Alberto Duro;, conferma credenza d’ha- tiere non folo a fodisfare a fe fi e fio, ma alla maggior parte degl’artefici di Fi .renze. Iquali tutti a vua voce,di comunegiudizio.&r confenfo, predicaua- no la bellezza di quelle fiampe, el’ecctìijenza d’Alberto. Meflofi dunque Iacopo a imitare quella maniera,cercando dare alle figure lue nell’aria delle. teftequella prontezza,&: uaneta,che hauea dato loro Alberto,la prefe tanto gagliardamente,che la vaghezza della fua prima maniera, laquale gli era Rara data dalla natura tutta piena di dolcezza,e di grazia, venne alterata da quel nuono ftudio,e fatica,e cotanto offtfa dall’accidente di quella Teclefca, che nòli conofcein tutte qft’opere*ccme che tutte fien belle, fe non poco di buono, c grazia che eglihaneua infino allora dato a tutte le file figure fece dunque all’entrare del chioftro in vn canto Chrifto nell’orto fingendo lo*fc'u modella notte illuminata dal lume della Luna tanto bene,che par qua- fidi giorno. E mentre Chrifto ora,poco lontano fi ftanno dormendo Pietro, Iacopo,& Giouanni,farri di maniera tanto fimile a quella del Duro,che èynamarauiglia. Non'lungièGiuda,checonduceiGiudei,di vilocou itra no anch’egli, fi come fono le cere di tutti que’ soldati fatti alla Teftefca, con atie ftraua^anti,ch’elle muouono a compaflìone chi le mira della semplicità di quell’huomojchc cercò con tanta pacienza,e fatica di Papere quello,che dagl’altri fi fogge, e fi cerca di perdere per lafciar quella manièra che di bon taauanzaua tutte Tal tre,e piaceuaad ognuno infinitamente. Hor non fa- peuail Puntormo,che i Tedefchi,eFiaminghi vengono in quedeparti per imparare la maniera Italiana,che egli con tata fatica cerco, come cattiua d a maginare nella nella innocenza u acinadagl’huoRnni maluagi, glie di Pilato la compafsione,e temenza che hanno di fe ftefsi coloro,che te- monoil giudizio diurno. Laqual donna, mentre raccomanda la caufa di Chrifto al marito contempla itti nel uolto con pietofa marauigha. Intorno a.Pilato fono alcuni soldati tanto propriamente nell’ariede’voiri, c negl ha- biti Tedefchi,che chi no fapefle di cui mano fufle quell’opera la crederebbe veraméte fatta da oltramontani. Beneè vero, che nel lontano di quella Ito- ria è vn coppieri di Pilato,ilqualefcéde certe leale,con vn bacino,& vn boca lein mano,portando da lauarfi le mani al padroneè belliflìmo.e vino, haue do in fe vn certo che della uecchia maniera di Iacopo. Hauendo a far poi in vno deol’altri catoni la refturezzione di Chrifto,uéne capriccio a Iacopo , co me quello,che nó hauédo fermezza nel ceruello,andana fempre nuoue cole ghirbizzando,di mutar colorito: E cofi fece quell’opa d’un colorito in frefeo tanto dolce,e tanto buono,che fe egli haueffe con altra maniera,che con olla medefimaTedefca condotta quell’opera,ella farebbe fiata certamente bel li di ma: vedendofi nelle tefte di que’foldati,quafi morti, e pieni di Tonno m uarie attitudini,tanta bontà,che non pare che fia poflìbile far meglio. Segui tandopoiin vuo degl’altn canti le ftorie dellaPaftìone, fece Chrifto che va con la Croce in spalla al Monte Caluario.c dietro a lui il popolo di Gieru-ialem.chc l’accora pagri a:& innanzi lono i due Ladroni ignudi, in mezzo a 1 miniftri dellagiuftizia,che fono parte a piedi,e parte a cauabo, con le leale, co) titolo della Croce,con mantelli, chiodi funi, & altre fi fatti in {burnenti Et al fommo,dietro a vn Moderilo è la Noftra Donna con le Marie,che pia- gédoafpettanoChrifto,ilqualeefiédoi terra cafcato nel mezzo della ftoria, haltorno moiri giudei,che lopcuotonojmétte Veróica gli porge u sudano accópagnata da àlcue Temine vecchie,e giouani,piagaci lo ftrazto. che nir veg giono del Saluatore. Quefta ftoria,ò folle pche ne tulle »uermo aagl arma, ò vero che pure vna volta fi accorgetle Iacopo,be che tardi, ad iianno,cne al la fua dolce majera hauea fatto lo ìludio della jedefea; t mfa mono migitot e chel’altre fatte nel medefimo luogo. Conciona,che ceni g:uc.a no di, oc ai- cune tefte di vecchi fono tanto ben condotte litico, tue 1 u può rat pKi> fe bene nel tutto fi vede Temprele? natala detta maniera i cuv..ca.
Haucuadopo qucftc afeguitare negl’altri canti la Crucififsione, edepofi- ztonedi Ctoce;ma lafciandole per allora,con animo di farle in ultimoi.fecc . al fno luogo Chrifto deporto di Croce,vfando lamedefima marniera,ma co molta vnione di colon, Et in queftajoltre che la Madalena, laqualé bacia i piedi Chrifto,c bellifsima,vi fono due vecchi fatti per IofefFo da Baramatia, c Nicodemo,che fe bene fono della maniera Tedefca,hanno le piu bellurie, c tcftc di vecchi,có barbe piumofe,e coloritecon dolcezza marauigliofa,chc fi pollano vedere. E perche, oltre all’ertere Iacopo per ordinario lungo ne’ fuoi lauori,g!i piacenaquella folitudinedella Certofa,égli spefein queftila «ori parecchi anni. E pei che fu finita la pefte,tSc egli tomatofene a Firenze, non lafciòperquertodi frequentare aliai quel luogo,Mandare, euiuereco timi amente dalla Certofa alla città. E cofi feguitando fodisfece in molte co fe a que’padri. E fra lai tre fece in chiefa fopra vna delle porte, che entrano nelle capelie in vna figura dal mezzo in fu,il ritratto d’un frate conuerfo di quel Monafterio,ilqnale allora era viuo, & haueua cento uenti anni tanto bene,epulitamente fatta,con viuacità,&prontezza, ch’ella merita, cheper lei fola fi feufi ilPuntormodella ftranezza,e nuoua ghiribizzofa maniera, chegli pofeadoflo cjlla fio!inuline,e loftar lontano dal comerzio degl’huo- mini. Fece oltre ciò,per la camera del Priore di quel luogo in vn quadro la Natiuitadi Chrifto,fingendo, che Giufeppo nelle tenebredi quella notte,faccia lume a Giefu Chrifto có una lanterna,e quefto per ftare in Culle me defimeinuenzioni,ecapricci,thegli metteuano in animo le ftampe Tedesche ne creda ninno,che Iacopo fia dabiafimare,perche egli imitaft'e Alberto Duro . Nell’inuenzioni,perciochequefto non è errore,el'hanno fatto, e fanno continuamente molti pittori. Ma perche egli tolfe là maniera ftietta Tedefchain ogni cofa ne’panni nell’aria delle tefte,el’attimdini: ilche donò’ ua fuggire,e feruirfifolo dell’inuen2Ìoni,hauendo egli interamente có grazia^ bellezza la maniera moderna. Per la Forefteria de’medefimi padri fece in vn gran quadro di tela colorita a olio,fenza punto affaticare,ó sforzatela natura,Chrifto a tauoiacon Cleofas,e Luca,grandi quanto il naturale; E p ciò che in queft’operafeguitò il genio fuo,ella riufei veramente marauiglio fa : hauendo mafsimamente fra coloro che leruono a quella menfa ritra tto alcuni conuerfi di que’frati,i quali ho conofciuto io,in modo,che nò pof fono edere ne piu uiui, ne piu pronti di quelchefqno. Bronzino intanto, ciò è mentre il fuo maeftro facetia le fopradette opere nella Certofa, feguità do animofamenrei ftudi della pittura, e tuttauia dal Puntormo, che erade’ fuoi difcepoli amoreuole,inanimito fece fenza hauer mai piu veduto colori re a olio in fui muro fopra la porta del Chioftro,che va in Chiefa,dentro Co pra vn’arco un s.Lorézo ignudo in fnllagrara,in modo bello, che fi corniciò a vedere alcun fegno di qll’eccelléza,nella quale è poi venuto, come fi dira à fuo luogo. Eaqual cofa a Iacopo,che già vedeua doue quell’ingegno doue* ua ìiufcuepiacqueinfiniramente. Non molrodopo,efiendotornatoda Ko ma Lodouico di Gino Capponili, ilquale haueua compero in santa Felicita Ja cappella,chegia i Barbadori fecionofire a Filippo di ser Brunellefco , al- renirarein Chiefa a man ritta,fi riloluedifardipigneretuitala uoita, e poi fatui vna tauoiacon riccho ornamento. Onde hauendo ciò conferito con M.
Niccolo VefpucciCaualieredi Rodi,ilqualeerafuo amiciftìmo,il Cauahe- re,comeqlli che era amico anchodi Iacopo,edauantaggioconofceualavir tu,e valore,di querua!eiu’huomo,feceè dide tanto,che Lodouico allogò q|- J’opaal Puntormo.E cofi fatta vna turata,che céne chiafaqlla cappella trean ni,mifemano all'opera. Nel cielo della volta fece vn Dio Padre,che ha in torno quattro Patriarchi molto belliiE nei quattro tódi degl’angoli fccei quat troEuangelifti,cioè trenefece di fuamano, & vno il Bronzino tutto eia fe. Ne tacerò con quella occasione,che non vfo quali mai il puntoimo di tarli aiutare ai Tuoi giouani, nelafcio, cheponellero mano in fu quello, che egli di fua mano intendeua di lauorare: e quando pur voleua feruitfi d’alcun di loro,maffìmamentepercheimparalfero,glilafciaua fateli tutto da fe, come qui fece firea Bronzino. Nelle quali opere che in fin qui lece Iacopo indet ta cappella.parue quali chefulTe tornato alla iua maniera di prima* ma non feguitoil medelimo nel fare la tauola,percioche, penlando a nuouecofe, laconduflefenz’ombre,&:con vn colorito chiaro,e tanto vnito, chea pena li conofceil lume dal mezzo,&il mezzo da gli scuri.In qftà tauola è un Chri Ho morto depoftofdi Crocejilquale è portato alla lepoltura * Euui la Noftra •Donna,che li vien meno,el’altre Manufatte con modo tanto diuerfo dalle prime,che li vede apertamente,che quel ceruello andana fempre inueftigan do nuoui concetti,e ftrauaganti modi di faretnon licontentando,enon lì fermando in alcuno. In lommail componimento di quarta tauola è diuerlo affetto dalle figure delle volte > e limile il colorito ; Et i quattro Euangelifti, chelono nei tondi de’peducci delle volte fono molto migliori, ed’un’altra maniera.Nella facciata,doue èlafineftra,lono due tìgurea frelco,cio è da vn latola Vergi ne,daH*aItro l'Agnolo che l’A nuzia, ma in modo l'un a, e l’altra ftrauoIte,che fi conolce,come ho detto,che la bizarra ftrauagaza di quel cer uello di niuna cofa li contentaua giamai.E p potere in ciò fare a fuo modo,ac ciò non gli filile da niuno rotta la tefta non volle mai,men tre fece quell’ ope ra,che ne anche il padrone Hello la vedefie. Di manieratile hauédola fatta a fuo modo,senza che niuno de’luoi amici l’hauefie potuto d’alcuna cofa auer tire,ella fu finalmente con marauiglia di tutto Firenze fcoperta,e veduta. Al medelimo Lodouico fece vn quadro di Noftra Donna per la lua camera del lamedefima maniera,Snella tefta d’una santa Maria Madalena ritraile vna figliuola di elio Lodouico,che era bellifiìma giouane. vicino al Monafterio di Boldrone in filila ftrada,che va di li à Cartello, & in fui canto d’vn’alrra, che faglie al poggio,& va à Cercina aoè due miglia lon tano da Fiorenza * fe ce in vn tabernacolo a frefeo vn Crucififioja Noftra Donna,eh e piange san Giouanni Euangelifta,santo Agoftino,esan Giuliano. Lequal tutte figure, non eftendo ancora sfogato quel capriccio, e piacendogli la maniera Tede- fcha,non fono gran fatto dillìmili da quelle,che fece alla Certofa. Ilche fece ancora in vna tauola,chedipinfealle Monache di santa Annasila porta à s. Friano: nella qual tauola èia Noftra Dònna col putto in colio-, e sant’ A nna dietro:sanPiero,esan Benedetto con altri santi. E nella predella c vna fto- rietta di figure-piccole,che rapprefentano la lìgnoria di Firenze,quando an daua a proceflìone con trombetti,pifferi,mazzieri,comandatoti,e tauolacci ni,e col rimanente dellafamglia. E quefto fece però che la detta tauola gli fu ' fatta /fatta fare c!al Capitano,e famiglia di palazzo . Métre,che Iacopo fàceuaquc fl’opcra.efiendo ftati mandati in Firenze da Papa Clemente fcttimo,{òttq la cuftodia de! legato Siluiopatlerini Cardinale di Cortona, Aleftandro,& Hi polito defedici,ambi giouinerti,il Magnifico Otrauiano,alqualcil Papa gli haueua molto raccomandati,gli fece ritrarre amendue dal Puntornio,ilqua le Io serui beniilimo,eg!i fece molto fomigliare,come che non molto fi parti ile daqila fua manieraapprefa dalla Tedefca. In quell’d’Hipolito ritrasfe I /ìcme vn cane ino! to fauorito di quel sig.chiamato Rodon,e lo fece coli pro prio,e naturale che pare viuiiììmo. Ritraile hmilmenteil Vefcouo Ardin- ghelli,che poi fu Cardinale; & a Filippo de! migliore fuo amichiamo dipin- fea frefeo nella fuacafa di via Larga al rifcótro della porta principale in vna Nicchia,vna feniina figurata per Pomona,nella quale parue che'comincias-fcacercare di volerevlcirein partedi quella fu a maniera Tedefca.Hora ve dendoper mobeopere,Giouambattifl:adellaPallafarfiogni giornopiuce- Jebreil nomedi Iacopo, poi che non gl’era riulciro mandarelcpitture, dal medefimo,edaaltri (Late fatte al Borgherini,al ReFrancefco,fi rifoluè,fa- pendocheil Ren’haueuadifiderio,di mandargli a ogni modo alcuna cola di mano del Puntormo. perche fi adoperò tantoché finalmente gli fece farc in vn beliiftìmo quadro la refturezzione di Lazzaro, che riufet vna delle migliori opere,che mai facete che mai fuße dacoftui mandata(fra infinite che ne mandò)al detto Re Francelco di Fräcia. E oltre, che le tefte erano bel litììmeja figura di Lazzaro,ilquale ritornando in vita ripigliali i spirici nel la carne morta,non poteua efiere piu marauigliofa,hauendo ancho il fradi- ciccio in torno a gl’occhi,e le carni morte affatto nell’eftremità de'piedi,e del le mani ladoue non era ancora lo spirito arriuato. In vn'quadro cFun braccio,e mezzo fece alle donne dello spedale degrinnocenti,in.vno numeroin finito di figure piccole, i’hiftoria degl’undici mila Martiri,ftati da Dioclezia no condennati alla morte,e tutti fatti crucifiggerein vn bofeo. Détru alqua le finfe Iacopo vna battaglia di caualli,e d’ignudi molto bella/& alcuni putti belliilìmi,cheuolando in aria,auenrano faectefopra i crucififiori. similmen te intorno airimperadore,chegli condanna fono alcuni igniidi, chevanno aliamone belìifilmi. Ilqual quadro,che è in tutte le parti da lodare è hoggi tenuto in gran pregio da Don Vincenzio Borghim spedalingo di quel luogo, egia amiciisimo di Iacopo. vn’altro quadro fimile al fopradetto fece a Carlo Neroni,ma con la battagliade’Marciri fola,el,Angelo>chegli battezza,&: appretta il ritratto di efioCarlo. Ritraile fimilmente nel tempo del— l’alfediodi Fiorenza Francefco Guardi in habito di soldato,che fu opera bel Jifsima,e nel coperchio poi di quello quadro dipinfe Bronzino Pigmahone, chefaorazionea Venere,perchelafilaftatuariceuendolospiritosauiua,e diuenga(come fece lecondo lefauole di Poeti)di carne,e d’olla.In quefto té po,dopo molte fatiche,venne fatto a Iacopo quello, che egli haueua lungo tempo difiderato.-perciochehauendo femprc h,muto voglia d’fiauere vna ca fà,ciie fülle lua propria,ik non hauerea Ilare a pigione,pei potere habitare, c viuerea tuo modo,finalmente ne comperò vna nella via della Colónna di rimpetto alle Monachedi santa Maria degl’Angeli. Finito l’afledio.ordinò Papa Clemente a Meller Oitauianode’Medici,che facefle finite la fala del Poggio a Caiaao. Perche edendo morto il Francia Bigio,& Andrea del Sar to,nefu datainteramente la cura al Puntormo,ilquale tatti fare i palchi, c le turate,cominciò a farei cartoni;maperciochefe n’andauain ghiribizzi, & confider«izioni,non mife mai mano altrimenti all’opera. Ilche non farebbe forfè auuenuto fefude dato in paefe il Bronzino,che allora lauoraùa alPlm penale luogo del Duca d’Drbino vicino a Pelerò. Uquale Bronzino, febene era ogni giorno mandatoa chiamare da Iacopo: non però fi potcua a fua po - Ila par tire, però che hauendo fatto nel peduccio d’una volta al l’Imperiale va Cupido ignudo molto bellori cartoni per glabri; ordinò il Prencipe Gui dobaldo,conofciuta la virtù di quel giouane, d’edere ritratto da lui. Ma per- cioche voleua edere fatto con alcune arme,che afpettaua di Lombardia, il Bronzino fu forzato trattenerli piu che non harebbe voluto con quel Prencipe,e,dipignergh in quel mentre vna cadad’Arpicordo,che molto piacque a quel Prenciperll ritratto del qualefinalmentefeceil Bronzinole fu bel— lidimo,e molto piacque a quel Prencipe. Iacopo dunque fcride tante volte, e tanti mezzi adoperò,che finalmente fece tornare il Bronzino ; ma non p tanto,non fi potè mai indurre queb’huomo a fare di quell’opera altroché i cartoni,comeche ne fu de dal Magnifico Ottauiano,edal Duca Aledandro follecitato. In vno de’quali cartoni,che fono hoggi,perla maggior parte in cafadi Lodouico Capponile vn’Hercolechefa scoppiare Anteojn vn’altro vna Venere,&: Adonej&in vna carta vna doriad’ignudi,che giuocano al calcio. In quello mezzo,hauendo ii signor Alfonfò Daualo Marchefe del Guado, ottenuto, per mezzodì' fra Niccolo della Magna, da Michelagno- lo Buonarroti vn cartcned’vn Chrifto,che appare albMadalena nell’orto; fece ogni opera d h attere il Pun tonno,che glielo co nducede di pittura, ha- uendogh detto il Bnonarrcto, che nìuno poteua meglio ferrarlo di codui. Hauendo dunque condotta Iacopo queda opera a perfezzione,el!a fu dima ra pittura rara,per la grandezza del difcgno di Michelagnolo, e per lo colorito di Iacopo, onde Vanendola veduta il signor Aledandro Vitelli,ilquale era allora in Fiorenza Capitano della guardia de’foIdati,fi fece fare da Iacopo vn quadro del medefimo cartone,ilquale man dò, e fe porre nelle fueca- fe a città di Cadello. Vcggendolì adunque quanta dima facede Michela« gnolo del Puntormo;& con quanta diligenza elfo Puntormo conducedea perfezzione,6c ponede ottimamente in pitturai difegni,&cartoni di Miche lagnolo. fece tanto Bartolomeo Bettini,che il Buonarruori fuo a mici dirai) glifcce vn carton e d’una V enere ignuda,con vn Cupido chela bacia,per far la fare di pittura al Pontormo, & metterla in mezzo a vna fua camera,nelle lunettedella quale haueua cominciato a faredipigneredal Bronzino,Dante, Petrarcha, e Boccaccio,con animo di farui glabri poetiche hanno có ver fi,eprofe tofeane cantato d’A more. Hauendo dunque Iacopo liauutoque* do cartone,locondude,come fi dira a fuo agio a perfezione in quella maniera che fa tutto il mondo lenza che io lo lodi altrimenti. I quali dilegui di Michelagnolo furono cagione, checólìderando il Puntormo la maniera di quello artefice nobilidìmo,fegh dedalTe l’animo, e fi rifoluede per ogni ino do a volere fecondo il fuo fapere imitarla,e feguirarla. Et allora conobbe la copo quanto hauede mal fatto alafciarfi vfcu di mano l’opera del Poggio à Caiano;come che egli ne incolparle in gran parte vnafualunga,e molto'fa- ftidiola infermità,& in vltimola morte di Papa Gemete, che ruppe al tutto quella pratica . Hauendolacopo,dopo le già dette opere,ritratto di naturale in vnquadro Amerigo Antinori,giouaneallora molto fauoritoin Fiore' za,&: elTendo quel ritratto molto lodato da ognuno,il Duca Aledandro ha- uendo fa tco intendere a Iacopo, che voleua da lui edere ritratto in vn quadro grande; Iacopo per piu commodita,Io ritrade per allora in vn quadrettogrande quanto vn foglio di carta mezzana con tanta diligenza, e ftudio' ehei’operede’miniatori non hanno che fare alcuna cola con quefta:-percio che oltre al fomigliare benidimOje in quella teda tutto quello,che fi può di federare in vna raridìma pittura. Dal quale quadretto, che è hoggi in guardaroba del Duca Coumojritrade poi Iacopo il mededmoDuca in vn quadro grande con vno dile in mano difegnado la teda d’una femina Uquale ritrae to maggiore dono pòi edo Duca Aledandro allasignoraTaddea Malefpina forella della warchefa di xMada . Per qued’opere difegnando il Duca di volc re adorni modo ricònofcere liberalmente la virtù di Iacopo,gli fece dire da Niccolo da Mótaguto fuo feruitore,che dimandade quello che voleua, che farebbe compiaciuto.Ma fu rantajnon fo fe io mi debba dire la pufillanimita ò il troppo rifpetto,& modedia di queft’huomo,che non chiéfe fe non tanti danari quanto gli baftadero a rifquotere vna cappa,che egl’haueua al predo impegnata. llche hauendo vditoil Duca non lenza riderfidi qUell’huomo co fi fatto gli fece dare cinquanta Rudi d’oro,& offerire prouifione:& anche durò fatica Niccolo a fare, che gl’accettade. Hauendoin tanto finito Iacopo di dipignere la Venere dal cartone del Bettino, laquale riufei cofa miraco- Iofa,ella non fu data a edo Bettino per quel pregio, che Iacopo gliele hauea promeda,ma da certi furagrazie,per far male al Bettino, leuata di mano a la • copo quali per forza,e data al Duca Aledandro, rendendo il fuo cartone al Bettino. Laqual cofa hauendo iiitefa Michelagnolo n’hebbe difpiacére per amor dell’amico a cui hauea fatto il cartoneje ne volle male a Iacopo,iìquale fe benen’hebbe dal Duca cinquanta feudi, non però d può dire che facedfe fraude al Bettino,hauendo darò la Venere per comandamento di chi gl* era fignore. ma di tutto dicono alcuni,che fu ìnjgran parte cagione, per volerne troppo,l’iftedo Bettino. Venuta dunque occafione al Puntormo, riiedr- ante quedi danari,di mettere mano ad acconciare la fua cafa, diede principio a murare,ma non fece cofa di molta importanza. Anzi,fe bene alcuni af fermano,che egli haueua animo di spenderui fecondo lo dato fuo groflame te,c fare vna habitaziònecomoda,e che hauede qualche difegno, fi vede no dimeno,che quello,che fece,o venide ciò dal non haucre il modo da spende reo da altra cagione, ha piu tòrto cera di cafamento da huomofantaftico, c foletario,chedi ben confideratahabitura:conciofia che alla danza,deuerta uà a dormire,e tal volta a lauorare fi faliua per una fcala di legno,laqualeen tratoche egli era, tirauàfucon vna carrucola, a ciò niuno'potedefalircda lui fenza fua voglia òfaputa. Ma quello,chepiuinlui difpiaceuaagl’huomi ni, si era che non voleua lauorare fe non quando,e a chi gli piaceua;&: a fuo capriccio; onde ertendo ricerco molte volte da gen til’huomini, che difider-a uano hauets dell’ppci e lue,e vna volta particelarmauedal Magnifico Otta uhmo de’Medici,non gli volle feruire. E poi fi farebbe meflo a fare ogni cofa- per vn’liuomo vile,e plebeo,e per viliffimo prezzo . Onde il Rodino muratore, perfona aliai ingegnofa,fecondo il ftio mefliere,facendo il goffo, heb- be da lui,per pagamento d’hauergli mattonato alcune danze, fatto altri- muramenti,vn belliffimo quadro di N. Donna; ilquale facendo Iacopo, tato follecitaua,6clauoraua in elio, quanto il muratorefaceua nel murare. E Teppe tanto ben fare il prelibato Rodino,che oltre il detto quadro, catiò di mano à Iacopo vn ritratto bellifsimo di Giulio Cardinal defedici, tolto da vno di mano di RafFaelloje da vantaggio vn quadretto d'un Crucifido mol to bello: ilquale,fe bene comperò, il detto Magnifico O.ttauiano dal Rodino muratore per cofa di mano di Iacopo,nondimeno fi fa certo,che egli è di ma no di Bronzino,ilquale lo fece tutto da perfe, mentre ftaua con Iacopo alla Certofa, ancor che rimaneffe poi,non fo perche,appredo al Puntormo. Le- quali tutte tre pitture cauatedall’indudria del muratore di mano a Iacopo, fono hoggi in cafa M. Aledandro de’Medici figliuolo di detto Ottauiano. Ma ancor che quefto procedere del Puntormo,e quello fuo viuerefoletario ca fuo modo fulfe poco lodatojnon è però, fe chi che da volede fcufàrlo,che non fi potede.Conciofia che di quell’operc che fece (e gli deue hatiereobli gojedi quelleEhe non gli piacque di fare,non l’incolpare, e biafimare. Già non è niuno artefice obligato a lauorare fe non"quando,& per chi gli pare;e fe egli ne patina fuo danno. Quanto alla foIitudine,io ho fempre vdito dire ch’ell’èamiciilima degli ftudij. Ma quando anco cofinonfufTe,ionon credo che.fi debba gran fatto biafimare,chi senza offefa di Dio,e del prodimo viue afuomodo*,&: habica, e pratica fecondo,che meglio aggrada alla fua natura. Ma per tornare(1afciando quefte cofeda canterali opere di Iacopo j Ha- uendo il Duca Aledandro fatto in qualche parte raccóciare la villa Hi Careg gi.ftata già edificata da Cofimo vecchio de’Medici,lontana due miglia da Fi renzej&condotto l’ornamento della fon tana,&il Laberinro,che giraua nel mezzo d’uno cortile fcoperto,in fui quale rifpondonodueloggieiordinòS. Eccellenza,cheledetteloggiefifacedero dipignere da Iacopo,ma feglidede compagniajacciò che lefinide piu predo,e la conuerfazione,tenendolo alle gro,fude cagione,di farlo,fenza tanto andare ghiribizzando, e diilandod il ceruello,lauorare. Anzi il Duca defso, mandato per Iacopo lo pregò chevo lefse dar quell’opera,quanto prima del tutto finita. Hauendo dunoue Iaco po chiamato il Bronzino,gli fece fare in cinque piedi della volta vna’figura p ciafcuno,che furono la Fortunata ludizia, la Vittoria, la Pace, e la Fama. E nell’altro piede,che in tutto fon fei,fece Iacopo di fua mano vn’ Amore. Dopo,fatto il difegno d’alcuni putti,che andauano nell’oliato della volta, con diuerfi animali in mano,che feorrano al difetto in fu,gli fece tutti da vno in fuori,colorire dal Bronzino,che fi portò molto bene. E perche mentre Iaco po,&il Bronzinofaceuano queflefìgure,fecerogl’ornamenti intorno Iaco ne,Pierfranc. di Iacopo,&altri,redò in poco tépo tutta finita qlì’opacó mol ta fodisfazione del S.Duca,ilquale voletia far dipignere l’altra iogpiaj ma no fu a tépojpcioche cfsédofi fornito qftolauoro a di 13.di Diccbre 1556. alli fei di Gennaio feguente, fu quel S. -Illiiftrillìmo, vccifo dal fuo parente Loren- zino; & cofi quella,Se altre opere rimafono fenza la loro perfezzione.
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EfTendopoi creato il signor Duca Cofimo, pallata felicemente la cola di MO te MurIo,& meffofì mano all’opera di Cartel lo,fecondo, che fi e detto nella vitadel Tribolo, sua Eccell. Illuft. per compiacerelasignora Donna Maria fua madre,ordinò,che Iacopo dipigneffe la prima loggia,che lì truoua en trado nel palazzo di Cartello a man manca. Perche melìoui mano, primieramé te difegno tutti gl’ornamenti,che v’andauano,&: gli fece fare al Bronzino p la maggior parte,& coloro,che hàueuanofatto quei di Careggi. Di poi ria chi ufo fi dentro da fe lolo, andò facendo quell’opera a fua fan talìa, 6c a fuo bell’agio,ftudiando con ogni diligenza,accio ch’ella fùrte molto migliore di quella di Careggi,laquale non hauealauorataiutta di Ina mano: ilchepoteà' fare commodamente,hauendo per ciò otro fendi il mefedafua Eccellenza > laquale ritraile, coli giouinetta come era,nel principio di quel lauoro,e pari - menteia signora Donna Maria fua madre. Finalmente eflehdo ftata turata’ la detta loggia cinque anni,e non fi potendo anco vedere quello,che Iacopo haueffe fattoj adiratali la detta signora vn giorno con erto lui,comandò,che i palchi,eia turata fulte gettata in tera . Ma Iacopo ertsndofi raccomandato tk hauédo ottenuto,che fi fterte anco alcuni giorni a fcoprirla > la ritoccò pri madouegli pareachen’hauertedi b;fogno,epoi fatta fare v natela a fuo mo’ do,che tenelle quella loggia(quado que signori non v’erano) coperta acciò l’aria,come hauea fatto a Careggi,non fi diuorartè quelle pitture lauoratea olio in fullacalcina feccha: la feoperfè con grande afpettazione d’ognunoì penfandofì,cheIacopohauertein quell’opera auanzato fe Ile (To, & fatto alcù nacofa ftupendillima. Magl’effetti non corrilpoferointeramenteall’opinió ne. perciochefe bene fono in quella molte parti buone, tutta la proporzione delle figure pare molto difforme,e certi flrauolgimenti,& attitudini che vi fono pare che fianofenza mifura,e molto ftrane. Ma Iacopo fi feufaua, co dire che non hauea mai ben volentieri lauorato in quel luogo,percioche ef fèndo fuor di città,par molto fottopofto alle furiede’soldati,òc ad altri fimi- li accidenti.Ma non accadala che egli temertedi quefto,perche l’aria,&: il té po(per erterelauorate nel modo che fi è detto)le va confu mando apoco apo 'co. Vi feceduque nel mezzo dellauoltavn Saturno col fegno del Capricor nò,e Marte Ermafrodito nel fegno del Leone,edellaVergine;&z alcuni put- ti'in aria,che volano come quei di Careggi.Vi fece poi in certe feminonegra 'di, equa(itutteignude,laFilofofia, l’Aftrologia, la Geometria,‘la Mufica, TArifmeticafòc vna'Cerere,&: alcune medaglie di fioriate,fatte con varie ti redi' colori, Se apropriate alle figure. Macon tutto,che quello lauoro faticò fo,e ftèntato non molto sodisfacerte,efepur’artai,molto meno che nons’as pettaùa; moftròaia Eccell. che gli piacerte,e fi ferui di Iacopo in ogni occor renza,ertendo maflìmametitequeftopittorein molta venerazione apprerto i popoli, per le molto'belIe,e buon’operechehauea fatto per lo partato. Ha- uendo poi condotto il signor Duca in Fiorenza maeflroGiòuanni Ro(fo,et 'maeftro Niccolo,Fiamminghi,maeflri eccell.di panni d’arazzoiperche quel -Farteli éfercitarte,& imparafiè da i Fiorentini, ordinò che fi faceffero panni •d’oro^cdiTeta per la sala de! configlio de’dugento,con spela di fertaritaniila -scuKi,&che Iacopo, e Bronzino facellerò nei cartoni le fiorie di Iofeffo. Ma Ihaticndanelàtteiacqpo due,in mo de’qùah c quando a Iacob è annunziata ila la morte diIofeffo,e moftratogli i panni fanguinofi,e nell’altro il fuggire di Ioleffo,lalciando la vede,dalla moglie di Futifarojnon piacquero neal Ducale a que’maefttijchegl’haueuano a mettere in opera> parendo loro cofa ftrana,eda non douer riulcire ne panni tefiiiti,& in opera.E cofi Iacopo no feguito di fare piu cartoni al trimen ti. Ma tornando a Tuoi foliti Iauori, fece vn quadro di Noftra Donna,che fu dal Duca donato al signor Do. che lo portò in Hispagna. E perche fùa Eccellenza feguitando le veftigiade’luoi maggiorila Tempre cercato di abellire,&adornare la Tua cittàjefiendole ciò venuto in cófiderazione,fi riloluedi fare dipignere tutta la capella maggiore del magnifico Tempio di san Lorenzo,fatta già dal granCòfimo vecchio de’Medici. Perche datone il carico a Iacopo Puntormo,ò di Tua propria vo-, lonta,ò per mezzo(come fi dille) di MelferPierfrancefco Ricci Maiorduo- mo,efio Iacopo fu molto lieto di quel fauorerpercioche le bene la grandezza dell'opera eflendo egli affai bene in la congranni,gli daua chepenfare, efor< fe lo sgomentauajconfideraua dall'altro lato quan to hauefie il campo largo nella grandezza di tant’operadi moftrareil valore, tk la vutufua. Dicono al cunfche ve'ggendo Iacopo ellere fiata allogata afe quell’opera,non oliarne- che Francefco Saluiati,pittoredigran nome,fufiein Firenze, & haueflefeli cernente condottai di pittura la fala di palazzo,douegia era l’udienza della 5ignoria,hebbe.adire,chemoftrarebbeeomefi difegnaua,edipigneua,iSv:co me fi lauora'in frefeo: tk oltre ciò,che glabri pittori non eranoiencn perfo ne da dozzina,&altre fimili parole altiere, e troppo infoienti. Ma perche io conobbi Tempre Iacopo perfona modella,e che parlau a d’ogn uno honorata mente,& in quel modo,che dee fare vn coftumato,evirtuofoartefice,comc egli era, credo che quelle cofe gli fufiero apofte, eclie non mai fi lafciafie. vfeir di bocca fi fatti vantamenti,che fono per lo piu cofe d’huomini vani,&- che troppo di fepréfnmono .Con la qual manieradi perfone nonha luogo la virtù,ne la buona creanza. E fe bene lo harei potutotacerequefte.cofe,no l’ho volutòfare: pero che il procedere come ho fatto,mi parevftìcio di fedele è verace fcrittore.Bafta che fe bene quelli ragionamenti andarono attorno, e maflimamete fragl’artefici noftri, porto nondimeno ferma opinione,che fufiero parole d’huomini maligni, ellendo Tempre fiato Iacopo nellefueaz- zioni,per quello,che appauua,modefto,e coftumato. Hauendo egli adunque con muri,affiti,e tende turata quella capella,e datoli tuttoalla folitudi ne, la tenne per ispazio d’undici anniin modo ferrata, che da lui infuori mai non-vientroanima v.iuente,-neamici ne nefiuno. Beneè vero chedife- gnando alcunigiouinetti-néllaSagrelliadi Michclagnolo, comefanno i gio uani,falirono per le chiocciole di quella in lui tetto della Chiefa,e lettati i te goli,el’afiedelrofonediquelli-chevilono dorati videro ogni colà.Di che accortoli Iacopo l’hebbe molto perniale, ma non ne fece altra dimoftrazio= ne,chedi turarecdn piu diligenza ogni cofa: fe benedicono alcuni, che egli perfeguitò molto que’giouani,e cercò di fare loro.poco piacere ..Immaginà- dofi dunque in quell’opera didouereauazaretutii i pittcrLe forfè per quel che fi dille,Michelagnolo,fece nella parte difopra in piu hifiotieia creazione di Adamo,&Eua,il loro mangiare del pomo vietato,e l’cilere scacciati di -Paradifo.il tappare la terra,il sacrifizio d’Abefla morte diJCaino,la.benedi-.zione zionedel fenvedì Noe,Se quando egli difegnala pianta, e mifure dell'Arca* In vna poi delle tacciate di fotto,ciafcuna delle quali è braccia quindici per. ogni verfo,fecelainódazionedelDiluuio,nellaqualefono vnamafladicor pi morti, Se affogati: & Noe che parla con Dio. Nell’altra faccia è dipinta la refturezione vniuerfalede’morri, che ha da eflere nell’ultimo, e nouiffima giorno,con tanta,e varia confufione,ch’ella non Tara maggiore da donerò p auentùra,necofi viua, per modo di dire,come l’ha dipinta il Puntormo. Dirimpetto all’altarefra le fineflre,cioè nella faccia del mezzo, da ogni banda è vna fila d’ignudi,che prefi per mano,óc aggrappatici per le gambe,e bulli l’unodell’altro,fi fanno fcala,pet falirein paradifo,vfcendodi terra, doue fono molti morti,chegl’accompagnano: e fanno fine da ogni bada due mor ti vediti,eccetto le gambe,e le braccia, con le quali tengono due torce acce- fe. A fommo del mezzo della facciata,fopra le fineftre fece nel mezzo in alto. Chrifto nella fua Maeftà, ilquale circondato da molti A ngeli tutti nudi, fa relufcirareque’morti, per giudicare. Ma io non he mai potuto intendere la dottrina di quefta fioria,fe ben fo che Iacopo haueua ingegno da fe, e pra ricauacon perfone dotte,e letterate,ciò è quello volefte fignificare i.n quella parte done è Chrifto I alto,che rifufeita i morti,e fotto 1 piedi ha Dio Padre, checrea Adamo,ed Eua-. Oltre eio in vno de’canti,doue fono iquatrro Eua gelidi nudi con libri in mano; non mi pare anzi-m niun luogo òlleruato, ne ordine di ftoria,ne mifura,ne tempo,ne varietà di tede,non cangiamento di colori di carni,&ir> fomma non alcu na regolarne proporzione,ne alcun oc dinedi profpettiua: Ma pieno ogni cofa d’ignudi,con vn ordine,difegno,in- uenzione,componimento, colorito,e pittura fatta a fuo modo.con tanta ma linconia,e con tato poco piacere di chi guarda quell’opera,ch’io mi rifoluo;,f )er non l’intendere ancor’io,fe ben fon pittore,di lanciarne far giudizio a co oro,che la vedranno. pcrciocheio crederei impazzarui dentro,&auuilnp-parmi,come mi pare,che in vndici anni di tempo,che egli hebbe,cercategli di auuilupparefe,& chiunche vede quefta pittura,con quelle cofi fatre figu re. E fe bene fi vede in quella opera qualche pezzo di torfo, che volta le fpal le,ò il dinanzi,& alcune apiccature di fianchi, fattecon marauigliofo Itudio
e molta fatica da Iacopo,che quafi di tutte fece i modelli di terra tondi,e fini ti: il tutto nondimeno è fuori della maniera fua; e come pare quafi a ognuno fenza mifurajeflendo nella piu parte i torfi grandi, e le gambe, e braccia pie cole:p nó dir nulla delle tede,nelle quali nó fi vede puto punto di quella bò ta, e grazia (ingoiare, chefoleua dar loro con pieniflima fodisfazione di chi mira l’altre fue pitture. Onde pare che in quefta non habbia filmato fe non certeparti,edeli’altrepiu importanti,non habbia tenuto contoniuno. Et in fomma, doue egli haueua penfatodi trapafsarein quefta tutte le pitture dell’arte; non arriuò a gra pezzo alle co fe fueproprie fatte ne’tempi adietro. Onde fi uede,che chi vuol ftrafare,e quafi sforzare la natura, rouina il buo- no che da quella gli era ftato largamente donato.Ma che fi puo,ò deue fe nó
hauerglicompailione, efsendocofi glhuomini delle noftre arti fottop odi aberrare comegl’altri?Et il buon’ Homerocome fi dice, anch’egli tal volta s’adormenta.Nefara mai,che in tutte l’operedi Iacopo(sforza(se quanto vo lefse la natura)non fia del buono,edel lodeuole. E perche fe mori poco aua ti che ti che al fine dell’opera : affermano alcuni, che fu morto dal dolore, reftan- do in vltimc nialiffìmo fodisfattodi le ftefso.Ma ìa verità è che efsendo vecchio^ molto affaticato dal far ritratti, modellidi terra, elauorare tanto in frefco,diede in vnahidropifia,che finalmente l’ucdfe d’anni 05. Furono do polacoftui morte trouati in cafa fua molti difegni,cartoni,e modelli di terra belliffimi, & vn quadro di N. Donna,fiato da lui molto ben condotto; p quello che fi vide,e con bella maniera molti anni inanzi: ìlquale fu venduto poi dagl’heredi fuoi a Piero Saluiari. Fu fepolto Iacopo nel primo Chioftro della Chiefa de’frati de’Serui,sotto la ftoria, che egli già fece della Vifitazio ne;e fu honoratamente accompagnato da tutti i Pittori,Scultori^ Architettori. Fu Iacopo molto parco,Se coftumato huomo,e fu nel viuere,e vefii re fuo piu tofio mifero,che afsegnato-, e quafi fempre flette da fe folo, fenzn. volere,che alcuno lo feruifsc,ò gli cucinafse. Pure negl’vtimi anni tenne co me per alleuarfelo,Battifia Naldini.giouane di buono spirito,ilqualehebbc quel poco di cura della vita di Iacopo,che egli fiefso volle, che fe n’hauefse: òc ilquale fotto la difciplina di lui fece non piccol frutto nel difegno, anzi ta le che fe ne spera ottima riufeita. Furono amici del pun tornio imparticula- rein queftovltimo della fuavitaPierfrancefco Vernacci, e Don Vincenzio Borghini col quale fi ricreaua alcuna volta,ma di rado,mangiando con efso loro .Mafopraogni altro fu da lui fempre fommamen te amato il Bronzino che amò lui parimente,comegrato,Se conofcentedel benefizio da lui rìceu tuo. Hebbe il puntormo di belliffimi tratti, e fu tanto paurofo della morte, che non vo!eua,non che altro,udirne ragionare, e fuggiua 1 hauere a incon trare morti «Non andò maiafefte,nein al tri luoghi, doue fi ragunafserogé ' d,p nóefsere ftretto nella calca,&fu oltreogni credézafolitario. Alcuna voi ■sa,andando per lauorare, fi mife cofi profondamente a penfare quello chevolefsefare,chefeneparti senz’hauere fatto altro in tutto quel giorno, che ftare in penfiero. E che quèfio gl’auue nifseinfìnitevolte,nell’operadi san Lorenzoj fi può credere ageuolmente, percioche quàdo era rifoluto, come prati -co,e valete,nó iftétaua puro a far qljo clievo
ieua,ò haueua deliberato di mcttcreinopera.
Jl fine della vita di Jacopo da rPnntormo Tittor fiorentino*