Vita di Chriftofano Gherardi, detto Doceno dal Bor-go san Sepolcro, Pittore.
E N T R E, che Raffaello dal Colledei Borgo san SepoIcro,ilqua le fu difcepolo di Giulio Romano, &g!i aiurò lauorate à fre-fco la fala di Goftantino nel palazzo del Papa in Roma; & in Mantoa le ftatue del T:dipigneua,effendo tornato al Borgo la tauola della cappella di san Gilio,& Archanio, nellaquale fece,imitando eflo Giulio,e Raffaello da Vrbinoja Reflurrezzione di Chri-fto,chefu opera molto lodata:& vn’altra tauolad’nn A fi unta a i frati de’zoc choli,fuor del Borgo,& alcun’altre opere per 1 frati de’serui à città di Caftel io; mentre (dico) Raffaello quefle,& altre opere lauoraua nel Borgo fu a pa-tria, acquiftandofi ricchezze, e nome, vngiouane d’anni Tedici, chiamato Chriftofano,e per fopranomeDoceno, figliuolo di Guido Ghcràrdi ,huo- nio d’horreuolefamigliain quella città,attendendo per naturaleinclinazio ne con molto profitto alla pittura,difegnaua,e coloriua cofi bene, & con u tagrazia,cheeravna marauiglia. Perche hauendo ilfopradetto Raffaello ve duro di mano di coftui alcuni animali,come Cani, Lupi,Lepri, e varie forti d’uccelli,e pefci molto ben fatti,e vedutolo di dolciftima conuerfiizione,e ta to faceto,6c motteggeuole,come che filile aftratto nel viuere,eviuefiequa- fi alla filofofica,fu molto cótenco d’hauere fua amifta^ che gli praticafle per imparare in bottega. Hauendo dunque fiotto la difciplina di Raffaello, dite gnato Chriftofano alcun tempo,capitò al Borgo il Rodo,colquale hauendo fatto amicizia,Se hauutode’fiuoidifiegni, ftudiò Doceno fiopra quelli co mol tadiligenza, parendogli(come quelli che non hsueua veduto altri, chedi mano di Rafiaello)chefiuiììno,come erano in uero belìifiìmi. Ma cotale ftu dio‘(fii da lui interrotto. Perche andando Giouan ni de'Tur ri ni dal Borgo allora Capitano de’Fiorentini con vna banda di fioldati Borghefi, e da città di Cartello alla guardia di Firenze, affediara dall’efeicito Imperiale, e di Papa ClemétCjVi andò fra gl’altri soldati Chrirtofiano, efiendo ftato da molti ami ci fiuoisuiato. Ben’è vero,che vi andò non meno con animo d’hauere à rtu diare con qualche commodo le cofedi Fiorenza chedi militare, ma non gli venne fatto,perche Giouannifiuo Capitano hebbein guardia non alcun luo go della città, maibaftionidel montedifuora. Finita quella guerra, efiendo non molto dopo alla guardiadi Firenze il signor Alefiandro Vitelli da città di Cartello, Chrirtofiano tirato dagl’amici, e dal difideriodi vedere le pitture,e sculture di quella città, fi mife come soldato in detta guardia. Nel la quale mentredimoraua,hauendointelò il signor Alefiandro da Battifta della Biliapittore,esoldato da città di Cartello, che Chrirtofiano attende^ ua allapittura,&hauutovn bel quadro di fua mano,haueadifegnato man darlo condetto Battifta della Bilia, &: con vn’altroBattiftafimilmenteda città di cartello,alauorare di sgrafiito,edi pitture vn giardino,e loggia chea città di Cartello hauea cominciato.Ma efiendofi mentre fi muraua il dee to giardino morto quello,& in fiuo luogo entrato l’altro Battifta;per allora, che fie ne fuffecagione,non Iene fece altro. Intanto èfiende Giorgio V alari tornato da Roma,e trattenendoli in Fiorenza col Duca Alefiandro infino à che »1 Cardinale Hipolito fiuo signore tornafie d’Vngheria, haueua liauuto le fianze nel conuento de’serui,per dar principio a fare certe ftorie infrefico de’fatti di Celare nella camera del canto del palazzo de’Medici, doue Gioua ni da Vdinéhaueadiftucchi,e pitture fattala volta, quando Chriftofano hauendo conoficiuto Giorgio V alari nel Borgo l’anno 15 >8, quando andò a «edere cola il Rodo,doue i’hauea molto carezzato, fi rifioluèdi volere ripararli con elio lui,e confifàtta comoditàattcndereall’arte molto piu, che nò haueua fatto per lo pafiato.Giorgio dunque hauendo praticato co lufivn’an no che li ftette feco,e trottatolo luggetto da farli valent’huomo,& che era di dolce, epiaceuole conuerfazione, e fecondoilfuogufto,gli pofe grandiiìi mo amore, onde hauendo a ire non molto dopo,di commellione del Duca Alefiandroàcittàdi Cartello in compagnia d’Antonio da sa Gallo,e di Pier francefco da V iterbofiquali erano flati a Fiorenza,per lare il Cartello,
ro Cittadelle tornandofenefaceuanola via di città di Cartello,per ripara- rele mura del detto giardinodel Vitelli,chem'inacciauanoròuina,menò fir co Chriftofano. Accio difepnato,che erto Vafari hauefle, e spartito gl’ordi ni de’fregijche s’haueuano a fare in alcune danze,e fimilmétele ftorie,e paramenti d’una ftufa, Scaltri schizzi per le facciate delle loggiejégli, e Battitoi fopradetto il tutto conducefTeroaperfezzion’e. Il che tutto fecero tantobe he,Se con tantagrazia,emalììmamenteChriftofano,chevn ben pratico, Se nell’arte confumato maeftro non harebbe fatto tanto. E cheè piu,sperimé tandofi in quell’opera fi fece pratico oltre modo;&valente nel difegnare»e colorire.Lanno poi 1551$. venédo Carlo v. Impadorein Italia, S< in Fioréza, come altre volte fi è detto,fi ordinò vn’honoratiffi.apparato.Neiqùale al Va fari p ordine del Duca Alèflandro,fudato carico dellomsméro della porta as. Piero Gatrohni,della facciata in teda di via Maggio,as.Felice in piazzale del fiutone,che fi fece fopra la porta di s. Maria del Fiore.E t oltre ciò d’uno flédardodi drappo pii cartello alto brac. 15. Se lungo 40. nella doratura del quale andorono 50. migliaia di pezzi d’oro.Hora parédòa i pittori Fiorétini | Se altri, che in qfto apparato sadop3uano,che dio Vaiati ftifie in troppo fa- uore del Duca Alcflandro per farlo rimanere con vergogna nella parte che gli toccauadi quello apparato,grande nel vero,e faticofn,fecero di maniera, che non fi potè feruire d’alcun maeftro di Mazzochienerie,nedi giouani, b d’altri che gl’aiutadero in alcuna cofa, di quelli,che erano nella città . DI che nccortofi il Valari,mandò per Chriftofano,Raffaello dal colle, e per Stefano Veltroni dal monte san Sauino suo parente. Et con il coftoro aiuto, c d’altri pittori d’Arczzo,e d’altri luoghi, conduce le fopradette opere.Nelle " quali fi portò Chriftofano di manierale fece ftupireognuno,facendo ho- norea fe,& al Vafari,che fu nelle dette opere molto lodato. Lequali finite di moro C hriftofano in Firenze molti giorni,aiutando al medefimo nell’appa iato,che fi fece per le nozze del nuca Aletlandro nel palazzo di MefTer Otta uiano de’Medici. Douefra l’altrecofe condufie Chriftofano vn'ArmedelIa Ducheda Margherita d’A uftria con le palle,abbracciate da vn’ Aquila bel- liifima,6c con alcuni putti molto ben’fatti. Non molto dopo,efFendo flato amazzato il Duca A)eflandro,fu fatto nel Borgo vn trattato di dare vna porta della città a riero Strozzi,quàdo venneaSeftino: e fu per ciò fcrittoda al ' cuni soldati borghefi fuorufciri a Chriftofano, pregandolo che in ciò volef- fé edere in aiuto loro. Lequali lettere riceuute,fe ben Chriftofano non 20 confenti a! voleredi coloro,volfe nondimeno per non far lor male piu tofto ' stracciare,comefece,le dette lettere,che palefarle, come fecondo leleggi,e bandi doueua,a Gherardo Gherardi allora ccmmedario per il signor Duca Cofìmonel Borgo. Celiati dnuquei rumori, e rifnputafila cofa, fu dato a molti borghefi,& in fra gl’altn a Doceno,bando di ribello. Et il signor Alef fandro Vitelli,che fa pendo come il fa no ftaua,harebbe potuto aiutarlo, noi- fece:cerchi. fuflcChriftofàno quafi forzato àfallirlo neli’opera del fuogiar dinota circa di CaftcHo.delqnale hauemodifopra ragionato. Nellaqual fer inni Fallendo conili mate mohoiempo fenza vtile,e fenza proli tto,finalmé* te,come difperato fi ridtide con altri fuorufeiti nella viila di san Iuftino, lori rana dal Borro vn miglio,^ mezzane! dominio della Chiefa,e pochiflimo
lontana
lontana dal confino de’Fiorentini. Nelqual luogo,come che vi ftede con pi- colo,dipinfc all’Abate Bufolini da città di Cartello,che vi ha belli finn e,e c5 mode ftanze,vna camera in vnatorrecon vnospartimento di putti,efigure chescortanoal difotto in fu molto bene:&c5grottefche,foftoni,,& mafche re bellifsime,e piu bizarre,che fi pollino imaginare. Laqual camera fornita,perche piacque all’Abate,gliene fece fare vn’altra. Allaquale defideran- do di fare alcuni ornamenti di ftuccho,enon hauendo marmo da fare pol- uere per mefco!arla,gli feruirono a ciò molto bene alcuni falli di fiume, vena ti dj biàco,la poluere de’quali fece buona ,è duriflima prefa. Dentro a i quali ornamenti di ftucchi fece poi Chiftofano alcune ftoriede’farti de’Romani,cofi ben lauorate,afrefco,chefu vna marauigha. In que’tempi inorando Giorgio il tramezzo della Badia di Camaldoli a frefco di /opra, e per da bado,due tauole,& volendo far loro vn’ornamento in frefco pieno di fio rie,harebbe voluto Chriftofano spprefio dife, non meno per farlo tornare in grazia del Duca.che per ferii irtene. Ma non fu poilibile, ancoraché Mcs fer Ottauiano de'Medici molto fon’adopafiecol Duca,farlo tornare, fi brut ta infcnnazionegli era ftatadata de’portamentidi Chriftofano. Non eden do dunque ciò riufeito al Vafari,comequello,cheamaua Chriftofano,fi mi fea far’opera di letiarlo almeno da s.Tuffino , done egli con altri fuoru’fciti ftauai» grandillìmo pericolo. Onde hauendo l’anno 1539 . a fare peri monaci di Monte Oliueto nel Monafterio di san Michele in Bofcho,fuor di Bo logna in tefta d un Refettorio grande tre tauole a olio,con tre ftorie lunghe braccia quattro l’una,Se vn fregio intorno a frefco alto braccia tre con venti jftorie dell’Apocalide di figure piccolere tutti i Monafterij di quella congregazione ritratti di naturale, con vn paramento di grottefche; Se intorno a ciafcunafineftra braccia quattordici di felloni con frutte ritratte di naturale; fcrifle fubito a Chriftofano, cheda san Infimo andafte a Bologna, infie- mecon Battifta Cùngijborghefe,efuocompatriota,ilquale haueuaanche« gli feruito il Vafari fette anni. Coftoro dunque arriuati a Bologna,doue nò era ancora Giorgio arriuato per edere acora aCama!doli,doue fornito il tra mezzo faceua il cartoned’un depofto di Croce,che poi fece,e fu 1 quello ftes fb luogo medo all’altare maggiore,fi mifonoaingedare le dette tre tauoler & a dar di meftica,infino a che ariuade Giorgio,ilquale haueadato eommes fione a Dattero Hebreo amico di Meder Ottauiano de’Mcchci,ilquale face- ua banco in Bologna,che prouedelle Chriftofano,e Battifta di quanto facea lor bifogno.E perche elio Dattero era gentilifsimo,e cortefe molte,facea lo lo millecommodita,&cortefie,percheandando alcuna volta coftoroin co pagniadi lui per Bologna adai dimefticamente, & hauédo Chriftofano vna gran maglia in vn’occhio,&: Battifta gl’occhi groffi, erano cofi loro creduti Hebrei,come era Dattero veramente. Onde hauendo vna mattina un calzaiuolo à portare di commeflìone del detto Hebreo vn paio di calzenuo uè a Chriftofano,giunto al Monafterio,difsea elio chriftofano ilquale fi fta uaalla porta a uederefar lelimofine; Mefsere faprefti voi infegnarele ftan zedi quedue Hebrei dipintori,che qua en;ro Iauorano? Che Hebrei, e non Hebrei,difse Chriftofano,che hai da fare con efso loro? ho adare,rifpofeco luhquefte calze a vno di loro chiamato Chriftofano. Io fono huomo da l e
ne,<Sc migliore chrilliano,che non fei tu. sia come uolete voi* replico il caf* zolaio,iodiceua cofi}percioche,oltre che voi lete tenuti, e conofciuti per He brei da ognuno,quelle voftre arie,che non fono del paefe, mel raffermana-. no. Non piu dille Chriflofano,ti parrà che noi facciamo opere da Chriftia ni. Ma per tornare all’opera,arriuato il Vafari in Bologna,non palio vn mele die egli difegnando,e Chrillotano,e Battifta abbozzando le tauole con i co lori,e!le furono tutte a tre fornite d’abbozzare con molta lode di Chriftofà- no,che in ciò fi portò benilfimo. Finite di abbozzare le tauole, fi mife mano al fregio,ilqualefebenedoueua tutto da felauorareChriftofano, hebbeco- pagtiia:percioche venuto da Camaldoli a Bologna Stefano Vehroni dal M5 te san Sauino,cugino del Vafari,che haueaabbozzata la tauola del Depollo fecero ambidue quell’operainfieme, e tanto bene, che riufei maratiigliofa« LauorauaChrillofano le grò ttefche tanto bene,che non fi poteua veder me glio.ma non daua loro vna certa fine,che hauelle perfezzione: E per contra rio Stefano'macauad’unacertafinezza.&grazia^pciochele pénellatenóface uano a vn’tratto reftarele cofe a 1 luoghi loro,onde,pche era molto paziente, feben durauapiufatica, conduceuafìnalmentelefue grottefcheconpiu diligenza,efinezza. Lauorando dunque colloro a concorrenza l’opera di quello fregio,tanto faticarono runo,el’aliro,che Chriltofano imparò a fini re da Stefano i e Stefano imparo da lui aefsere ptufino, elauorare da mae- flro: Mertendofi poi mano a i felloni grolìì,che andauano a mazzi intorno > allefineltre,ilVafari ne fece vno di sua mano,tenendo innanzi frutte natura li,per ritrarle dal viuo. E ciò fatto,ordinò,che tenendo il medefimo modo, Chrillofano,e Stefano seguitafsono il rimanente,vno da vna bada, e l’altro dall’altra della finellra:& cofi a vna a vna l’andafsono finendo tuttetpromet t *ndo a chi di loro meglio fi portalì'e nel fine dell’oca vn paio di calze di fcar latto, perche gareggiando amoreuolmen te colloro per l’vtile, e per l’hono- re.fi mi fero dalle cole grande a ritrarre infino alle minutiflime,come migli, panichi,ciocchedi finccchio,&al tre limili,di maniera che furono que’fello ni belhflìmi,&: ambidue hebbero il premio deile calze di fcarlatto dal Vaia ri, ilqnale fi affaticò molto perche Chrillofano facel'se da fe parte di dilegni delle llcrie,che andarono nel fregio, ma egli non volle mai. Onde meli tre che Giorgio gli faceua elafe,códufsei cafamenti di due tauole con grazia e bella maniera,a tanta perfezzione,che un maeftro di gra iudizio,ancorché hauefse hauuto i cartoni innanzi,n on harc bbe fatto quello che fece Chrillo fano. E di uero non fu mai pittore che facefse da fe,elenzaltudio,le cofe,che a collui veniuano fatte. Hauendo poi finito di tirare innanzi i cafamenti del le due tauole,mehtrecheil Vafari conduceua afine leventi llorie dell’Apo califse,per lodecto fregio:Cbriflofano nella tauola dotte sa Gregorio (la cui tetta è il ritratto di Pp.Cleméte 7.magia còque’dodici poueri,feceChriftofa no rutto l’apparecchio del magiare molto vaiamente,e naturalismo. Efsé doli poi menomano alla terza tauola, men tre Stefano facea mettere d’oro l’ornamento dell’altre due, fi fece fòpra due capre di legno vn ponte.in fui quale mentre il Vaiali lauoraua da vna banda in vn sole i tre A ngeli, che ap paruero ad Abraam nella valle Mambre,faceua dall’altra banda Chiiftofa- no certi cafamenti;Maperche egli faceuafempre qualche trabiccoladi predelle,
delle,defchi,e tal uoltadi catinelle a rouefcio,e pentole,fopra lequali faliua^ comehuomo a cafo,che egli era ; auuéne,che volendo vna volta difcoftarfi, per vedere quello,che hauea fatto,che mancatogli lotto vn piede,j& andate lotto fopra le trabicchole,calcò d’alto cinque braccia,e fi petto in modo,che bifognò trargli fangue,e curarlo dadouero altrimenti fi farebbe morto. Et che Fu peggio,ellendo egli vn’huomo coli fatto, e trafcurato, fegli Iciolfero vna notte le falce del braccio,per loquale fi era tratto fangue, con rantolilo picolo,che fe di ciò non s’accorgeua Stefano,che era a dormire feco,era fpac ciato:6ccon tutto ciò fi hebbe,chefarearinuenirlo, hauendo fatto vnlago di langue nel letto, e fe Hello condotto quali all’eftremo. Il Vafari dunque prefone particolare cura,come (egli fulle fiato fratello,lo fece curare co eftre ma diligenza,& nel vero non bifognaua meno. E con tutto ciò non fu prima guarito,che fu finitadel tuttoquell’opera. Perche tornato Chriftofano à-san Guidino,fini alcuna delle ftanzedi quell’Abate,lafciate imperfette, e dopo fece a città di Cartello vna tauola, che era Hata allogata a Battirta filo nini cittì mo, tutta di fua mano. Et vn mezzo tondo, che è fopra la porta del fianco di san Florido,con trefigurein frefco. Efiendo poi,per mezzo di Mes fer Pietro Aretino,chiamato Giorgio a Vinezia a ordinare,e fare per i gentil huomini,e signori della compagnia della calza Tappatalo d’una fon tuofilìì- ma,e molto magnifica fefta,e la scena d’una cómedia, fatta dal detto Mefier Pietro Aretino per i detti signori,egli come quello, che non potea da fe folo condurre vna tanta opera,mandò per Chriftofano, e Battirta Cungij fopra- detti. Iqualiarriuati finalmenteaVinezia,dopoefierertati trasportati dalla fortuna del mare in Schiauonia, trouarono,che il Vafari no folo era la inna zi a loro arriuato,ma hauea già difegnato ogni cofa, e non ci haueuafe non a’pór manoadipignere. Hauendo dunque t detti signori della Calza prefa nel fine di Canareio vna cala grande,che non era finita, anzi non haueua se non le mura principali, &c il tetto, nello spazio d’una ftanza lunga fettanta braccia,Se larga fedici,fece fare Giorgio due ordini di gradi di legnarne, alti braccia quattro da terra,fopra i quali hauetiano a ftare le gentildonne a federe. E le facciate delle bade diuife ciafcuna in quattro quadri di braccia die ci l’uno, dittanti con nicchie di quattro braccia l’una per larghezza, dentro lequali erano figure, lequali nicchie erano in mezzo ciafcuna,a due termini di rilieuo alli bracela none. Di maniera chele nicchie erano p ciafcuna ban da cinque,&i termini diecitche in tutta la ftanza veniuano a efiere dieci nic chiedenti termini,& otto quadri di ftorie.Ne! primo de’quali quadri a man ritta a canto alla scena, che tutti erano di chiaro scuro,era figurata per V ine zia Adria finta bellittìma in mezzo al mare,e fedente fopra vno scoglio con vn ramo di corallo in mano. Et intorno a ella ftauano Nettunno,Ten,Proteo,Nereo,Glauco,Palemone,& altri Dij>& Ninfe marine, chele prefenta- uano gioie,perle,Scoro,& altre ricchezze del mare. Et oltrecio vi eiào alcui amori,che uraliano faette,& altri,che in aria volando spargeuano fiori, & d retto del campo del quadro,era tutto di belliilìme palme. Nel fecondo qua- droérail fiume della Draua,&: della Sauaignucìi con iloro vafi. Nel terzo érail-Pò finto grotto, e curpulento con fette figliuoli, fatti per i fette rami, ébtedilui vfeendo mettono,comefufteciafcun di loro fiume regio in mare.
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quadro era la Brcnta.con altri fiumi del Friuli • Nell’altra fàccia dirimpetto, all’Adria era l’tloLi di Candia,doue fi vedeua Gioue edere allattato dalla Ca pva,con moire Ninfeinrorno. Acanto a quello, cioèdirimpetto alla Draua era il fiume del Tagliamene,& i Montidi Cadoro. E fiotto à quello, diritti petto al Pò era il lago Banaco,ì\'il Mincio,che entrauanoin PÒ. Allato a que ilo,e dirimpetto alla Brenta era l’Adice,«Se il Telino entranti in mare. I qua dri dalla banda ritta erano tramezzati daqueflevirtu collocate nelle nica chic. Liberalità,Concordia,Pietà,Pace,e Religione. Dirimpetto nell’altra faccia erano,la Fortezza,la Prudenza Ciuileja luflizia, vna Vettoriacon la guerra fòtto:& in vltimo vna Charità. Sopra poi erano cornicione,architra ue,5c vn fregio pieno di lumi, e di palle di vetro piene d’acque Udiate accio kauendo dietro lumi renderono tuttala danza luminofia.il cielo poi era partito in quattro quadri, larghi ciafcuno dieci braccia per vn uerfo jeper l’altro ottore tanto quanto teneua la larghezza delle nicchie di quattro brac eia,era vn firegio,cherigiraua intorno intorno alla cornice, & alla dirittura. delle nicchie, veniua nel mezzo di tutti uanivn quadro di braccia treper ogni verfio. Iquali quadri erano in tutto xxnt. lenza vno, che n’era doppio jfopra la scena, chefaceuai! numero di ventiquattro. Etin qued’erano l’ho re,cioè dodici della notte,e dodici del giorno. Nel primo de’quadri grandi dieci bracciali qual e era fioprPf la scena,era il tempo che difpenfaual’horeài luoghi loro,accompagnatodaEo!o Dio de’Venti,da Giunone,e da rnde.Iii; un’altro quadro era all’entrare della porta il carro dell’ Aurora, che uficendo dellebracciaaTitoneandauaspargendorofe,mentree(Tòcarro erada alcu ni Galli tirato. Nell’altro era il carro del Sole. E nel quarto era il carro della Notte,tirato da Barbagianni. Laqual Notte haueua la Luna in tefifca,alcune; Nottole innazi,c degni nomo tenebre.De quali quadri fece la maggior par tcChriflofanoie fi porrò tanto bene,che ne retto ognuno marauigliato: de. msfiìmamente nel carro dellaNotte,doue fece di bozze a olio quello, che in un certo modo non era pofisibile. similmente nel quadro d’Adria feceqtis Moflri marini con tanta varietà e bellezza, che chi gli miraua rimanea flupi- to,come vn par fino haueffe fiaputo tanto.In lommain tuttaquefl’ opera, fi portò oltre ogni credenza da valente,e molto pratico dipintore, cmaflìma* mentcnellegrottefiche,efiogliami. Finito l’apparato di quella feda, flettono in Vitiezia il Vafiari,e Chriflofano alcuni mefi,dipignendoal Magnifico M. Giouanni Cornaro il palco,ò vero fiofiìttato d’una camera,nella quale anda rono nouc quadri grandi a olio. EfTendo poi pregato il Vafiari da Michele sa Michele architettore Veronefie di fermarfiin Vinezia,fi farebbe forfè voi to a flarui qualcheanno:MaChri(lofimo nelo difIuafefempre,diccndoche. non era bene fermarfi in Vinezia,dcue non fi tenea conrodel difegno, nei pittori in quel luogo l’vfauano, lenza che i pittori fono cagione, che non vi s’attendeallefatichedeH’arri,eche era meglio tornare a Roma,cheèla vera fcuola dell’arti nobili,e vi è molto piu riconofciutala virtù chea Vinezia.Ag giunte adunque alla poca voglia che il Vafiari haueua di flarui le difuafioni ( di Chriflofano fi partironoamendue.Ma perche ChrillofanOjdlendo ribel j lo dello flato di Firenze,non poteuafeguitare Giorgio, fe ne torò a san Giu ftino doue non fu flato molto,facendolèmprequalcofa per lo già detto Ab D
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bare che andò a Perugia,la prima uolta,che ili andò Papa Paulo terzo, dopo leguerre fatte con i Pcrugini:doue nell’apparato,che” fi fece per riceuereTua santità,fi portòin alcune cole molto bene,epà'rticolarmente’al portone det to di frate Rinieri,doiie fece Chri fio fané',’ come volle Monfignor della Barba, allora quiuigonernàtore, un Giouegrandé iràroi &vh’altrò placato , che fono duebelliflìméfigure. E dall’altra banda fece vn Atlante col mòdo addo(To>&: in mezzo a due femine,che haueuano vna la spada,& l’altra le bi lànce in mano. Lequali opere,con molte altre,che fece in quelle fefteChri flofano,furono cagione,chefatta poi murare dal medefimo Pontefice in Perugia là CitradellajMefler Tiberio Crifpo,che allora era gòuernatore, e Ca Cellario nel fare dipignere moire ftanze,volle,che Chriftofano j oltre quello,che ui hauealauorato Lattanzio pittore Marchigiano infin’allora, vi Ia- uorafle anch’egli .Onde Chriftofano non folòaiutò al detto Lattanzio', ma fece poi di fua mano la maggior parte delle cofe migliòri, che fonò nelle ftanze di quella fortezza dipinte.Nella quale lauoro ancho Raffaello dal col le;6f Adone Doni d’Afcofi pittore molto pratico,& ualéte,che ha fatto mol te cofe nella fua patria,& in altri luoghi, vi lauoro anco Tommafo del Papa cello pittore Cortonefe. Ma il'medéfirnó,che fufle fra loro, 8c vi acquiftàlie piu lòde,fu Chriftofano. Onde meftb ingrazia da Lattariziodel detto Cri* spo,fu poi fempre molto adoperato da lui. In tanto hauendo il detto’ Cri- fpofattò'vnanuóuaChiefettainPerùgia,dettasantaMariadel popo!o,e pii ma del Mercato, & hauendoui cominciata Lafranziovna tauolaà’olio/vifecé Chriftofanòdi fua mano tuttala partedifopra,che! veioèbelliflìma,emol todalodare. Ellendopoi fatto Lattanzio, di pittoreBargellodiPerugia, Chriftofano fene tornò a san Giuftino,vi fi flette molti meli pur laudando per lo détto fignor Abate Bufolirii: Venuto pòi l’anno 1543. hauendo Gior gio a fare per lo Illuftrillìmo Cardinal Farnelévna tauolaaolio, per la Can celleria grande;&vn’altra nella Ghiefa di santo Agoftino, per Galeotto dà cirone,mandò per Chriftofano,ilquale andato ben volentieri,come quello* che hauea voglia di veder Roma,vi flette molti mefi,facédo poco altro ,che andar veggendo. Ma nondimeno acquiftò tanto,che tornato di nuouoas. luftino fece per capriccio in vna fala alcune figure tato belle,che pareua che Lhauefte ftudiate venti anni. Douendo poi andare il Vafari l’anno r $45;. à Napoli a fare ai frati di Mónte Vliueto vn refettorio di molto riiaggiorope- ta,che nqn fu quella di san Michele in Bofco di Bologna, mandò per Chfi- flofàno.Raflàello dal Còlle,e Stefano fopradettiVuòi amici,ecreati. I quali tutti fi trouarono al tempo determinato in Napoli, eccetto Chriftofano > che rollò per eflere amalato. Tuttauiaeflendofollecitato dal Vafari fi con duffe in Roma per andare a Napoli,ma ritenuto da Borgognone fuo fratello che era anch’egli fuorufcito,e ilquale lo voleua condurre in Francia al ferui gio del Colonnello Giouarini daTurrino,fi perdequell’occafionè. Maritor nato il Vafari l’anno 1546. da Napoli a Roma, per fare ventiquattro quadri che poi furono mandati a Napoli,e pofti nellaSagreftiadisàGiouanni Car bonaro.-nei quali dipinfe in fìgured’vn braccio ò poco piu, ftorie del Tefta mento vecchio, e della vita di san Giouanni Battifta : e per dipigrierefimil- mente i portelli dell’organo del Pifcopio che erano alti braccia feijfi ferui di
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Chriftofano che gli fa di grandilììrno aiuto,&condufie figure,epaert in ql- l’opere molto eccellentemente. Similmente haueua difegnato Giorgio fer uirfi dilui.nella sala della Cancelleria laqualefu dipinta coni cartoni ,di fila niano,e del tutto finitaincentógiorni,perio Cardinal Farnele, ma non gli yennelattoiper^heamalatofi Chriftofano^emerprnòasan G'iuftino (ubi? to, c he fu' co m 1 n ei a t o a m ig I i o r a c e. Etril Vafari fenzalui finilasala, aiutato da Raffaello dal colle, daGianbatirta Bagna CaualloBoIognefe,da Rotila le,e Bizzera Spagnuolfe da molti altri Tuoi arniche creati. Da Roma tornato Giorgio a Fipréza?e di li cfpuédo andare a Ri mini p fare all’A bare GÌA Mac teoFaercani nella Cluefade* Monaci di Monte Oliueto yiia;cappella a fre- fcojSc: vna tauola,pai.sò da san Giurino per menar feco Chriftofano, ma I’A- bateBuffolino alqnaiedipigneuavna sala,non volleper allora Inficiarlo par tire,promettendo a Giorgio che preftpgliel manderebbe fino in Romagna* Ma non o.ftanti cotali promeftè fiettecanto a mandarlo,cheqhandoChrifto „ fano andò.trouò e(Io Vafari non fido hauer finito l’operedi quert’Abbate, ma haueua anco fatto vna tauola all’altar maggioredi san Francefco dorimi nfi per rneller NÌccoIoMarchefelIi;& a Rattenni nella Ghiefa di Clailì'dedò naci di CamaIdoIi,vn’aItra tauola al padredon Romualdqda Verona,A‘b- batedi quella Badia. HaueuaapuiitpGiorgo l’anno 1550: non molto inna zi fatto in Arezzo nella Badiadi santa Fioredc’Monati neri, cioènel Refèrtorio la ftoria delle nozzed’Hefter:&: in Fiorenza nella Chiefiadisan Lòren zo alla cappella de’Martelli la tauola di san Gismondo quando elTendp crea ro Papa Giulio terzo,fu condotto a Roma al fernigiodi fila fantita. La dotte penso al ficuro,col mezzo del Cardinal Farnefie,chein quel tempo andò à Rare a Fiorenza,di rimettere Chrifiofano nella patria, e tornarlo in grazia del Duca;Cofimo.- Ma non fu ppffibile,onde bifognef, che il poueró Ch,ri- ftofano fi fteftecofi infino al 1^4. Nel qual tempp;eftendo chiamato il Vaia ri alfieruiziodel Duca Cofimo,fegh porleoccafionedi liberare Chriflofano. Haueua il Vefcouode’Ricafoli,perche fapeuadi far ne; co fa grata a.suaEccel Ienza,meftomanoa faredipigneredi chiaro feuro le tre’facciate, del fuó palazzo,che è porto in filila cofcia del ponte alla Carraia. Quando Me.iTer Sfoc za Almeni Coppiere,& primo, e piu fauorito cameriere del Duca fi ri folti è di uoler far anch’egli dipigneredi chiaro ficurpa coricorrenzà,deJ Vefcoiio la fila cala della via de Semi. Ma non hauendojrouató pittori a Firenze fieco doti fuo capricciOjfcrifie a Giorgio Vafari,ilqnale no era 'anco Venuto a fio jenza',chepéfartealFinuenziorie,egli maridafiedifegnato quello,chegli pà;- reua fi douelfe dtpignere 1 detta fila facciata, perche Giorgio, ìlquale era filò amicillimo,eficonofceuano infirto quando ambidùe ftauano col Duc.aAlef fiindro.penfatoal tutto,fecondo lemif are della facciata, gli mandò vn'di fer gno di bellilfimainrienzione; ilqnale a dirittura da capo a piedi con ornarne 10 vario rilegala, Sgabelliua le fnertre, e riempierla con,ricche ftócie trnti.i vani della facciata.- llqualdife.gno dico,checonteneiia per dirlo b re peri) e n te.tutra la vita delPhitomo dalla nafeita per infino alla morte, mandato.dal Vafari a Merter Sforza gli piacque tanto,e parimenteal Duca, che per fare’, egli hauefte la fina pèrfezzione;fi rifoluerono,a non volere,che vi lì metteflc mano fino a tanto,; he dìo Vsfarò non Iurte venuto a Fiorenza.. ìlquale Va
lati
&ri finalmente venutele riceiitito da Tua Eccellenza Ìiruftriflima,& dal detto MeftcrSforza con molte carezze,!! cominciò a ragionare di chi potefie ef fere il cafòa’còndurreladetta facciata, perche non lafciando.Giorgio fuggire l’occafionedifie a Mefier Sforza, cheniunoerapiu atto a condurre quel- ropéra,cheChriftofano:6ccheneinquella,ncparimentenell’opere,che fi haucuano a fare in palazzo,potea fare fenza l’aiuto di lui. L a ondejhauendo di ciò parlato Mefier Sforza al Duca dopo molte informazioni trouatofi,che il peccato di Chriftofano non era fi graue come era fiato dipinto, fu da fila Eccellenzail cattiuello final.méte ribenedetto.La qual nuoiia hauendo hau- uta il Vafari,cheera in Arezzo a riuederela patria, egl’amici,mandò fubito vno a pofta à Chriftofano,che di ciò nientefapeua,adarglifi fatta’nuoua.Al rhauutadellaqualefu per allegrezza quafi p venirmene, rutto lieto adunq*, confertfando,niuno haiiergli mai voluto meglio del Vafari, fe n’ando la mat lina vegnente da città di Cartello al Borgo, doue prefentate le lettere della fila liberazione al Commertàrio^en’ando acafadelpadre,douelamadre,et il fratellesche molto innanzi fi era ribandito,ftupifono.Pafiati poi duegior ni fe n’ando ad A rezzo, doue fu riceuuro da Giorgio con piti fefta, chefefus fe fiato fuo fratello,come quelli che da lui fi concfcèa tanto amato,che era ri foluto voler fare il rimanente della vita con elio lui.d’A rezzo poi venuti am bidue a Firenze, andò Chriftofano a baciarle mani al Duca, ilqualelp vide voléderi,e refiò marauigliato,pcioche doue hauea péfa.tò veder qualche gra brauo videvn’homicciactoil migliore del mòdo,fimilméteeflédo molto fta to carezzato da M. Sforza,che gli pofe amor gradiflì.rnife mano Chrifiofano alladettafacciata,Neliaquaìe?perchenon fipoteuaancor lauorarein palaz zo,gl’aiutoGiorgio,pregato dalui,afu*eper lé facciate alcuni difegni delle fiori'eidifegnando anchotal volta nell’opera/opra la calcina di quelle figure che vi fono. Ma fe bene vi fono molte cofe ritocche dal V.afari,tuttala fac data nondimeno,e la maggior parte delle figu re,e turtigl’ornamenti,fefto- ni,&ouati grandi,fono di mano di Chriftofano: ilqnalenel vero,comefi ve de,valeua tanto nel maneggiar i colori in frefco,che fi può dire,e lo confefla il Vafari,chenefapefTepiudi lui. E fe fi fufte Chriftofano,quando era gioua netto,efiercitato cóhunóuamentenegli ftudij dell’arte (percioche non dife gnaua mai, fe non quando haueua a metterein opera) fk hauefle feguitato animofamentelecofedelIVrteSnonharebbehàuuto pari. Yeggendofi,che la praticaci giudiziose la memoriaglifaceuanoin modo condurre le cofe sé za altro ftudio,che egli fuperaua molti,che in vero ne fapeuano piu di lui. Ne fi può credere,con quanta praticaipieftczza egli condncefiei fuoi lauo ri. e quando fi piantaua alauorare,efuflècìi che tempo fi volefTe, figli dilet* taua,chenon leuaua mai capo dai lauoro. Ondealtri fi poteua di lui promet cere ogni gran cofa. Eraolrreciotanrograziofo nel con uerfare, e burlare, mentre,che lauoraua,che il Vafari finita tal uolta dalla mattina fino alla fera in fua cópagnialauorando, fenza che gli venirtemai afafiidio. códnfie Chri ftofanoqiiefta facciata in pòchi mefi, fenza che tal uolta fierte alcune fetti- mane fenza lauorarui, andando al Borgo a vedere, & godere le cofe fue. Ne uoglto che mi paia fatica raccontare gli spartimenti;e figure di queft’opera , laquale potrebbe noti haufRunghillìma vita, per e fiere all’aria, e molto fot
to polla à i tempi fortunofi.Ne era afatica fornita,che da vna terribile. piogH gia,ócgroifiiTìma grandinefu molto ofFefa, 6c in alcuni luoghi /calcinatogli niuro.sono'adunq} in qfta facciata tre fpartiméti. Il.prinio è p;comjnciàrmiq cìa bado,dotte fono la porta principale^ le duefineftre.il fé cèdo e.dal detto Dauazalei tifino à qllo del, fecódo fineftrato:&: il .terzo èdaUe dette ultime fi neilre infinoalla cornice del tetto: E fono oltre ci,o in eia(cun fìneftratofei fineftre,che fanno fette spazi}. E fecódoqft ordine fu diuifa; tutta l’opa p diri ttura dalla cornice del tetto ipfino in terra, A canto dtinqj alla cornice defletto è in profpettiua vn cornicione co mcfole,che n falca no,(opra vn fregio; di puttijfeide’quali.plalarghezzadella facciata ftano rito, fio è fopra il mez, zo dell’arco di ciakunafineftravno,e /oftégqnocoìefpalle felloni belliifimi- di frutti,fi:òdi,e fiori,che vano da l’uno all’altro...} quali fiori, e frutti fono dà mandili mano fecódo le ftagioni,efecòdo l’età della vita noftra,qtiiui dipin ta. Similmétein fui mezzo de’feftoni,doue pedono, fono altri puttiniin di-, uerfeattitudini-Finitaq/la fregiatura infra i vani delle dette fineftre diloprai I fette fpazij,che ui lono,fi feciono i 7. pianeti,có i 7. fegni Celefti fopra loro, p finiméto,eornaméto.sottqil Dauàzaledi qfte fineftre,nel parapetto è vnax fregiatura di virtu,che a due a due tégono fette ouati'gradi.pentro à i qualit ouati fono diftintein iftorie le fette età dell’huomo. E ciafcuna età accópa-ì gnatada-due Virtìialeicòuenienti:in mpdo,chefottogl’ouatifra gli fpaZij: delle fineftre di fotto fono le tre Virtù Teologiche,e le quattro morali.E fot to,nella fregiatura,che è fopra la porta,e fineftre inginocchiate,fono le/ette; arti liberali,eciafcuna è alla diritturadell’oliato in.cui èia ftoria dell’età a ql la virtù cóueniente: &apprefio nella medefima dirittura le virtù morale, pianeti,/egni,& altri corrifpòdenti.Fralefineftre ingjnocchiatepoi èia vita attilla,&la contéplatiua co hiftorie,eftatue,pinfinqallamone;inferno, & vltima refturrezzionenoftra.E per dir tutto códufte Chriftofàno quafifolo. tuttalacornice,felloni,e putti,eti fette fegni de’pianeti,cominciando poi da Vn lato fece primieraméte la Luna,e p lei fece vna Diana che hailgrébopie no di fiori,fimili à Proferpina,cò vna Luna in capo,& il fegno di Canoro fo pra.sotto nell’ouato, doue è la ftoria dell’Infanzia, ala nafeita dell’huomo, fono alette balie,che lattano putti,e dóne di parto nelletto,códotte da Chri flofano có molta grazia.E q/loouato.èfoftcnuto dalla Volótà fola.cheè vna giouarie vaga,e bella,mezza nudajaquale è retta dalla Charità, che anch’el la allatta putti. E fotto i’ouato,nel parapetto,è la gramatica,che ìn/egna leg«„ gere ad alcuni putti.segue,tornado da capo,Mercurio col Caduceo, & col ilio fegno,ilquale ha neil’ouatola Puerizia có alcuni putti, partede’quali va no alla fcuoia,e parte giuocano.E qfto è foftenuto dalla Verità,che è vna fan ciulletta ignuda tutta pura, eséphce,laqualehada vna partevn mafehio pia, Fallìtà,có vanj focinti,e vifo bellifiì.macógl’occhi canati Idetro . E fotto l’o uato è le fineftre la Fede,che cóla delira battezza vn putto 111 vna Concita piena d’acqua,eco la fi ni fi ra mano tiene vna croce,e (òtto è la Loicanel parapetto,có vn ierpéte, c coperta da vn velo, seguita poi il Sole figurato in vn Apollo,chehala teda! mano,e il fuo legno neU’ornaméto difopra.Nell’oua to è l’Adolefcézai .Itiegiouinetti,cheàdàdo à paro,Tvno figlie có vn ramo d’ oblia vn mote illuminato dal Idletcl’altro rermadofi a mezzo il camino a mirare le bellezzejchch.’. la Fraudedal mezol tu,sèzt accorgerli, che lécnopre ! ,ifj brn finis. vna bell.1,e pulita maf:ha-a,e da lei, e dalle file Infingile fatto
cadereIvnpcipizio Reggeqftooliatol’Ozio,cheèvn’huomogrado,ecorpo léco,ilqualefi fta'tutto(onnacchiofo,e nudoaguifad'un Sileno.c la Fatica,! p fbnad’vn robuftoje faticate vtllano,che ha dattorno gl’iftrumétidalauorar’la terra.-E.qfti fono retti da qlla parte dell’ornaméto,ch e fra le fineftre donc e la Spanzacllehalacore a’piedite nel parapetto di fotto,e la mufica có varij ftru- métimuficaliattorno.seguitalordine Venere,laqualehauédo abbracciato Amore lo bacia,et haàch’elìa fopra il fuofegno.Nell’ouato,chehafottoèla fto ria della óiouétùicio è vn giouane nel mezzo a federe có libri,ftruméti da mifu rare,et altre cofeappar teneri al dif*go,et oltre ciò Apamódi, palle di Cofmo* grafia,e sfere. Dierro a lui è vna loggia,nella quale (ono giouani,che catado,da zàdo,e fonado.fi dano buó iépo:& vn cóuito di giouani tutti dati a piaceri,Dal l’vrio de’lati è foftéuto qfto ouato dalla cognizione di fe fteftò, laquale ha Itor no felle,ar mille, quadrati, e libri, e fi guarda in uno specchio:e dall'altro, dalla Fraudebruttils. vecchia magra,e sdétata,!aqnale fi ride di ella cognizione, & có bella,e pulita malchera fi va ricoprédo il vifo.sotto l’oliato è laTépanza có vn freno da causilo! mano,e fotto nel parapetto laRettorica che è i fila có lai tre.segueacatoqfti warte armato có molli trofei attorno col fegno fopra del Leohe.Nel Ino ouato,che è lotto,èlaVirihta,finta 1 vn huomo maturo,mefto Imezzo dalla memoria,e dalla volótà,chegh porgono innazi vn bacino d’oro deirouidue ale,egli moftrano la viadella fallite verfo vn móce.E qfto ouato è foftenutodall’Innocéza,cheèvnagiouanecó vno Agnello a lato, edallaHila rita,che tutta letiziate, eridente, fi moftra qllo,che èsteramente. sotto l’oliato fra le fineftre èia Prudéza,che fifa bella allo fpecchio;et ha fotto nel parapetto laFilofofia.seguitaGiouecóil Fulmine,etcól’Aquilafuo vccello, óc col fuo fegno (opra.NelFouato è la Vecchiezza,laquale è figurata in u vecchio veftito da facerdote,e ginocchioni dinàzi à vn’altare;fopra ilquale pone il bacino d’o ro cóledueale. Etqfto ouato è retto dalla Pietà.che ricuopre certi putti nudi, edalla Religione ammalata di vefti facerdotali.soitoèla Fortezza armata, laquale posarlo coatto fiero I’una dellegabe fopra vn rocchio di colóna, mette I bocchaà vn Leone certe palle,& ha nel parapetto di fotto l’Aftrologia.L’ulti mode fette pianeti è Saturno finto in vn vecchio tutto malinconico, che fi ma già i figliuoli,&z vn serpente grande,che prende có i denti la coda, ilquale Saturno ha fopra il fegno del Capricorno. Nell’ouato è la Decrepi lamella quale è finto Gioite! Cielo ricenere vn vecchio decrepito ignudo.egir.occhioni: il- qualeèguardato dalla Felicità,edalla Immortalità,chegectanc nel mondo le veftiméca.E qfto ouato foftéuto dalla Beatitudinejlaqualeè retta furto nell’or namétodalla Indizia,laqualeèafedere, & hain manolo feltro, eia Cicogna fopra le palle có l’arme,e le leggi attorno,e di fottto nel parapetto è la Geometria. Nell vltima partenaballo,cheèitornoallefineftreinginoCchiare, & alia porraè Liaivna nicchia p la vira attilla.edali’altrabada del medefirno luogo rinduftnacheha vn corno di domzia,edue (limoli ! mano, DÌ verfo la porta è vna ftoria,douemolti fabricari,architetti,efcarpellini Fano innazi la portarli Cofmopoli città edificata dal S. DucaCofimo nsii’lfola deli’Elba,col ritratto di porto Ferrai. Fra qfta ftona,er il fregio,dotte fono Farti librali,è il lago Tra fimeno,alquale fono uomo Nife,ch’etcono dell’acq; cóTiche,Lucci, Anguil le,e Lafche.et allato al lago e Perugia I vna figura ignuda,hauédo vn cane I ma n o,l o m o ft r a à v n a F i o r éza c h ’ è d a ! Fa’ t r a Bàd a, eh c cor t i s. c d c à q.la. có vii’ A r ro a:afo;chel’abb:accia. et S E Feda. E (biro -aneli?, eia vita con* cui.unni a
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vn’altra ftoria,doue molti Filofofi,&:Àftrologhi mifuranoil Cielo,e moftra nodi fare la natalità del Duca: &: acanto nella nicchia, cheèrincotroaLia, e Rachel (uà forella figliuola di Laban,figuratap ella vira contéplatiuà.L.ul ti ma ftoria,laqu ale anch’ella è T mezzo a due nicchie, e chiude il fine diitu tea rinuenzione,ela mortedaquale fopra vn caual fecco,& co la falce in rnanoi hauédo feco laguarra,la pefte,elafama,correaddofload ogni forte di gete. In vna nicchia èloxDio Plutone, & a baffo Cerbcre Cane infernale: e nell al tra è vna figura grande,che refufcita,il di nou'iflìmo d’vn sepolcro. Dopo le quali tutte cofe,fece Chriftofano foprai frontespizzij delle fineftreinginoc chiate alcuni ignudi,che tengono l’imprefedi fua Eccellenza,&fopra la por ta vn’A mie Ducale,le cui fei palle fono foftenute da certi putti ignudi, che volando s’intrecciano per aria, E per vltimo nei bafamenti da baffo, fot ro tutte le ftorie, feceil medefimo Chriftofano l’imprèfadieffoM. Sforza,ciò è alcune Aguglie,ò vero Piramidi triagolari,che pofano fopra tre palle,con vn mottoitorno,chedice INMOBILlS. Laqualeopafinitafu infini ramente lodata da fua Eccellenza,e da elio Mcffer Sforza,ilquale come genti lilììmo,& cortefe voleua con vn donatiuod’importanzariftorarela virtù, e fatica di Chriftofano^ma egli noi foftenne, contentandoli, e ballandogli la grazia di quel signore,che Tempre l’amò quanto piu non fàprei dire. Mentre che qft’opa fi fece,il Vafari,fi come sépre hauea fatto p l’adietro,téne con elio feco Chriftofano in cafadelS. Bernardetto de’Medici,alquale,pcioche vedeua quato fi dilettarla della pittura^eceefto Chriftofano in vn canto del" giardino due ftoriedi chiaro fcuro.L’una fu il rapiméto di Proferpina* e l’altra V ertuno,& Pomona Dei dell’agricoltura: e oltre ciò fece in qft’opa Chri ftofano alcuni ornameli di termini, eputti tato belli, & varij, che non fi può veder meglio.Intato eflédofi dato ordine! palazzo di cominciare a dipigne re,laprima cofa a che fi mife mano,fu vna fala delle ftaze nuoue; laquale elle do larga braccia venti,e non hauendo disfogo', fecondo che l’haueua fatta il Tallo,piu di noue braccia.con bella inuézione fu alzata tre, ciò è infino à do dici in tutto,dal Vafari fenza muouere il tetto, che e'ra la meta à padiglione. Ma perché in ciò fare, prima che fi potefledipignere andaua molto tempo in rifarei palchi, «Se altri lauori di quella,e d’altre danze, hebbe licenza elfo Va fari d’andare a ftarfiin Arezzo due meli infiemecon Chriftofano. Ma nò gii vennefatto di poterein detto tempo ripofarfi:conciofiachenon potèma caredi non andare in detto tempo aCortona, doue nella Compagnia del Giefu dipinfe la volta,e le facciate in frefeo infieme con Chriftofano, che fi’ porto molto bene,emaflìmamente in dodici Sacrifici) variatidel Teftamen ro vecchio, i quali fecero nelle lunette fra i peducci delle volte. Anzi per me gliodire fu quafi tutta quella opera di mano ai Chriftofano,non hauendo- ui fatto il Vafari.che certi schizzi,difegnato alcune cofe fopra la calcina,e poi ritoccho tal volta alcuni luoghi, fecondo che bifognaua. Fornita queft’o- pera che non e fe non grande,lodeuole,‘emolto ben condotta, per la molta varietà delle cofe,che vi fono,fe ne tornarono amendue a Fiorenza del mefe di Gcnaio l’ano 1555.doue meflo mano a dipignere la fa!adegl’£lementi,mé tre il Valari dipigneua 1 quadri del palco, Chriftofano fecealcueimpfe,che rilega no i.rcgi celie traui p lo ritto,nelle quali fono refte di Capricorno ,c
Teftng-
Teftuggini con la vela,imprefe di sua Eccellenza. Ma quello : in che fi mo- ftrò coditi marauigliofo,furono alcuni fedoni di frutte, che fono nella fre* giàttira della traue dalle parte di fotto: iquali fono tato belli, che non fi può vèder cofa meglio coloritale piu naturale,eflendo madìmamente tramezza tidacerreMafchere, che tengono in bocchale legature di effi fedoni, delle quali non fi pofiono vederne.le piu varie, ne le piu bizzarre .Nella qual ma» riieràdilauori fi può dire che fuffe Chridofano fuperioreà qualunche altro n’ha fatto maggiore,e particulare profeflìone. Ciò fatto, dipinfe nelle facciate,ma con i cartoni del Vafari, dotte è il nafeimento di Venere, alcune fguregrandij&in vn paefe molte figurine piccole,chefurono molto bencó dòtte.Similmente nella facciata,doiiegl’arnori piccioli fanciulletti,fabbrica rio le saette a Cupido, fecei tre Ciclopi, che battano ì Fulmini per Gioite. Et fopra fei pòrtecondufieafrefcofei oliati grandi con ornamenti di chiaro fcuro,e déntro doriedi bronzo,che furono bellillìmi. E nella medefima sala colori vn Mercurio,& vn Plutone fra lefinedre,chefono partimenti bel- Jiflìmi. Lattorandofi poi a canto a quedasala la camera della Dea Opi, fece nel paleo infrefeo le quattro dagioni,&oltreallefigurealcuni fedoni, che p fa loro varierà,e bellezza furono marauigliofi: conciò fin, che come erano ql livella primavera pieni di mille forti fiori, cofi quelli della date erano farti con-vna infinità di fruttile biade: quelli dell’Autunno,erano d’vue,&: pam- pani,& quei dèi verno di cipolle, rape, radici, carote, padinach e, e foglie fec che:fenza,chéegli colori a olio nel quadro di mezzo,dotte è il Carro d’Opi, 4. Leoni,che lo tirano,tate belliche no fi può far meglio. &: in vero nel fare Animali nóhàueuaparagone.Nella camera poi di Cerere,cheèalato aqda, fece in certi angoli alcuni putti,e fedoni belli affatto. E nel quadro del mezzo,dotte il Vafari hatteuafattoCerere cercante Proferpina.có vna face di Pi no àccefa,efopra vn carro tirato da dite Serpenti, condulle molte cofe a fine Chridofano di fua mano,p edere in.ql lépo il Vafari amalato , e hauer lafcia tò fra Pai tre cofe ql quadro impfetto.Finalméte venédofi a fare vn terrazzo, cheèdòpo Incamera di Gioite,<$6nllatqaqIladi Opi, fi ordinò di fami tutte le'cofedi Giunone.Ecofifornito tutto l'ornamérodiducchi có ricchi fTì.i n ta gli,e varij coponiméti di figure,farti fecódo i cartoni del Vafari tordi nò elfo V afa ri eh e Gh ri do fa n a c òd tifi e d a fe fol o i ti f r e feo q l l’o p a : d 1 fui e 1 à do, pelle r Cofa,ch’e ha-iieua à vederli da predo,e di figure non piu grandi, che vn braccio, cHefacede qualche cofa di bello in quello, cheera fua propria profellìo- nè.'Cóhdudedunque Chridofano in vn ouato della uolta vno spofàlizio con Iu no ne in aria,e dall’uno de’lati in vn quadro Hebe Dea delia Giouen- tu,é nell’altro Iride,laquale modra in ciclo i’Arco Ceiede. Nella medefima volta fece tre altri quadri,due per rilcuntro,& vn’altro maggiore alla dirittura dell’oliato, doue è lo spofalizio,nelqualc è Giu none fopra il carro a fede re tirato dai Paitonf; In vno degj’alrn dueehe mettono in mezzo quedoè la Dea;dellà Popeda,&nell’altro l’Abondanzacol Corno della copia a piedi, so'tto fonòdelléfaccie in due quadri,fopta l’entrare di due porre, due altre itorie di Giunone’,quando conuerte lo figliuola d’Inacho fiume in Vaccha, ■éGalido in Orla.Nei fare della quale opera pofe sua Eccellenza granduli n.i aflezziOne à Chridofano vergendolo diligente, e fol lecito oltre modo.a ì a-
uorare. percioche non era-la mattina a fatica giorno,che Chriftofano era co parfoin fui lauoro,deIquale hauéa tanta cura,e tanto gli dilettaua,che molte volte non fi formila di'ueftire per andar via. E tal volta,anzi speflò auucn nt,chc fi mife per la f etta vn paio di scarpe(lequali tutte teneua fotto il Ict- to)che non erano compagne,ma di due ragioni. Et il piu delle volte haueua la cappa a rouefeio,e la caper'uccia dentro. Onde vna mattina comparendo a buon’hora in fu!l’opera,doue il signor Duca,e la fignora Duchefla fi ftaua no guardando^ apparecchiandoli d’andare a caccia,mentre le Dame, egli altri fi mettetiano a ordine,s’auuidero che Chriftofano al fuo foliio haueua Ja cappa a rouefeio,& il capuccio di dentro. Perche ridendo ambidue, dille il Duca, Chriftofano,che vuol dir qfto portar femprela cappa a rouefeiofrif pofe Chriftofano,signor io noi lo,ma voglio vn di trouare vna foggia di cap pe,che non habbino ne diritto ne rouefeio, e fiano dà ogni banda a vn modo: perche non mi balla l’animo di portarla altrimenti*veftendomi,&: vfcé- do di cafa la mattina le piu volte al buio,fenza che io ho vn’ occhio in modo impedito,che non ne veggio punto.Ma guardi VoftraEccellenzaaquelche
10 dipingo,e non a come io vefto. Non rifpofe altro il signor Duca, madi li a pochi giorni gli fece fare vna cappa di panno finiflimo,e cucire, & rimen- darc i pezzi in modo,che non fi vedetta ne ritto, ne rouefeio, & il collare da capo era lauorato di pallamani nel medefimo modo détro che di fuori,c co- fi il fornimento,che haueua intorno. E quella finirà,la mandò per vno staf* fieri a Chriftofano,imponendo,che gliele delle da fua parte. Hauendo dtin que vna mattina a buon’hora riceuuta coftui la cappa, fenza entrare in altre cirimonie,prouata che fela fu, dille allo ftaffieri ; il Duca ha ingegno, digli chela fta bene. E perche era Chriftofano dellaperfona fua trafeurato, e non haueua alcuna cofa piu in odio,che hauere a metterli panni nuoui ò andare troppo ftringato,e ftrettojl Vafari, che conofceua quell’ liumo.re, quando conofcea,che egli haueua d’alciina forte di panni bifognoglieli facea fare di naftolo,e poi vna mattina di buon’hora porglieli in camera, eleuarei vec- chi:& cofi era forzato Chriftofano a veftirfi quelli,che vi trouaua.Ma era vn sollazzo maratiiglicfo darlo a vdire mentre era in collora, e fi veftiuai panni nuoui:guarda,diceuaegli,cheallaflìnamenti fon quelli .Non fipuoin q fio modo vmerea fuo modo, può fare il dianolo,che quelli ntmici delle co/ modita fi dieno tanti penfieri? Vna mattina fra l’altre,eflédofi meflo vn paio, di calze bianche,Domenico Benci pittore,chelauoraua anch’egli in palazzo col Vafiri,fece tanto,che in compagnia d’altri giouani menò Chriftofano con e(lo leco alla Madonna dell’lmpruenra. E cofi hauédo tutto il gior no cambiato,saltato,e fatto buontempo,fe ne tornarono la fera dopo cena. Onde Chriftofano,che era ftraccho fe n’andò fubito per dormire in camera,ma effendofi mello a trarfi le calze,fra perche erano nuoue, & egli era su dato,non fu mai poftìbile,che fe ne cauaftb fe non vna, perche andato la fera
11 Vafaria uederecome ftaua,trouò,ches’eraadormentatocon una gamba calzata,eraltrafcalza,onde fece tanto,che tenendogli vn feruidorelagabaj el’altro tirando la calza,pur gliela rraftero, mentre, che egli maladiua i panini,Giorgio,e chi trono certe vfinze, che tengono (diceua egli ) glhuomini fchiaui in catena, che piu? Egli gridaua,che tioleuaandarficondiojepogni
me do
isiodotornarfeneas. Giullino,doueeralafciato uiuereafuo modo» e doue non hauea tante feruitu. Et fu vna paffione raccofolarlo : piaceuagli il ragio nar poco,& amaua,che altri in fauellando fu de breue, in rato che nò che altro harebbe voluto 1 nomi proprij degl’huormni,breuilsimi,come qllo d’uno schiauo,che haueua M.Sforza,iÌquale fi chiamaua M. ò quelli,dicea Chri ilofano fon beinomi,e non Giouan Francefco,eGiouan’Antonioi che fi pena vn’hora a pronunziarli, E perche era graziole) di natura, e diceua quelle cole in quel Tuo linguaggio Borghefe,harebbe fatto ridere il pianto, si dilet tauad’andareil di delle felledoue fi vendeuono leggende,e pitture llampa- te,e iuifi llaua tuttoilgiorn.E fe ne comperaua alcuna, mentre andana Tal tre guardando,le piu uolte le lafciaua in qualche luogo,doue fi fulle appoggiato. Nonuolle mai,le non forzato, andare a caua)lo ancor che fulle nato nella fua patria nobilmente,e fulle aliai riccho. finalmente elTendo morto Borgognone fuo frateIlo,e douendo egli andare al Borgo,il Vafari che haue uarilcolTo molti danari delle fue prouifioni,e ferbatigli,gli dille,io ho tanti danari divollro,ebenechegli portiate con elio voi,per Temimene ne’vollri bifogni. rifpofeChrillofanoio non vodanari, pigliategli per voi, che a me balla hauer grazia di llarui apprefiò,e di vitiere, e morire con elfo-a'oi. Io no ufo,replicò il Vafari,feruirmi delle fatiche d’altri,fe nengii volete, gli man* dero aGuido vollro padre. Cotellonon fate uoi dille Chrillofàno, pcioche gli manderebbe male,come è il folito fuo. In ultimo hauendogli prefi fen’a- dò al Borgo indifpollo, & con mala contenteza d’animo, doue giunto il do !oredellamonedelfratello,ilquaIeamauainfinitamente,&: vna crudelefeo latin a di rene, in pochi giorni,hauuti tutti ifacramenti della chiefa, fi mori; hauendo dilpenfato a fuoi di cafa,&: a molti poueri que’danari,Che haue ua portato, affermando poco anzi la morte,che ella per altro non gli doleua fenó perche lafciaua il Valari in troppo grandi impacche fatiche,quanti era no quelli a che haueua meflo mano nel palazzo del Duca. Non molto dopo hauendo sua Eccellenza in refa la morte di Chrillofàno,& certo co dilpiace re,fecefareinmarmolatelladi lui,& con l’infrafctitto Epitaffio la mando da Fiorenza al Borgo doue fu polla in fan prancelco*
D. O, M.
CHRISTOPHORO GHERARDO BVRGENSI PINGENDI
ARTE PRESTANTISS.
QVOD GEORGIVS VASARIVS ARETINVS HVlVS ARTIS FACILE PR1NCEPS IN EXORNANDO ' COSMI FLORENTIN. DVCIS PALATIO 1LLIVS OPERAM QVAM MAXIME PROBAVER1T.
PICTORES HETRVSCI POSVERE
OBIT,A.D.M,D,L VI. YlXIf, AN. LVLM.in.D, vi.
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