Vii a di Shnone Mofca.Scultore eArchitetto’
^]J AGLI scultoriantichi Greci,e Romani in qua niuno intaglia tote moderno ha paragonato l’opere belle, e difficili, che ella
feciono,nellebafe,capitegli,fregiature,cornici,felloni, trofei, mafchere:candellieri-fvccelli,giottefche, ò altro corniciame!
ragliato,faluo cheSimone MofcadaSettignano, ilquale ne’té pi noftri ha operato in quefta forte di lauori talmente,che egli ha fatto cono
fccrecon l’ingegnOjC virtù fua,che la diligéza,e ftudio degl’intagliatori mo de ini, flati innanzi a lui, non haueua in fino alui faputo imitare il buono de
i derti antichi,ne prefo il buon modonegrmtagh. Conciofia,chel’opere lo r o tégono del feccho,&il girarede’loro fogliami dellospinofo,edel crudo i
la douc gli ha fatti egli con gaghardezza;& abondanti, e ricchi di nuotii an«dari
dati con foglie in varie maniere in tagliate con belle intacchature, e coi piu bei Temi, fiorile vilucchi,che fi pollano vedere,fenza gl’uccegli.chein fra i fe ftoni,e fogliame ha faputograziofamenre in varieguife intagliare. In tanto che fi può dire,che Simone folo(fia derro con pace degl’altri)habbia faputo cauar del marmo quelladurezza,che Tuoi dar l’arte fpelfe volte alle fculturc, e ridotte le fuecofe con l’oprare dello fcarpello a tal termine ch’elle paiono palpabili,e vere. Et il medefimo fi dice delle cornici,&altri fomiglianti lauo ri da lui condotti con bellillima grafia,egiudizio. Coftui hauendo nella fua fanciullezza attefo al difegno con molto frutto, e poi fattoli pratico nell’inta gliare,fu da maeltro Antonio da sa GalloPilquale conobbe l’ingegno, e buo no spirito di lui,condotto a Roma,doue egli fece fare,per le prime opere al cuni capitegli,e bafe,e qualche fregio di fogliami,per la Chiefa di san Giouà ni de’Fiorentini,& alcuni lauori per lo palazzo d’Aleffandro,primo Cardinal Farnele. Attendendoin tanto Simone,e mafiìmamen tei giorni dellefe fte,e quando poteua rubar tempo a difegnare le cofe antiche di quella citràj non pafsò molto,che dilegnaua e faceua piante co piu grazia,e nettezza, che non faceua Antonio Hello. Di maniera, chedatofi tutto a lt udiate di fegnan do i fogliami della maniera antica de a girare gagliardo le foglie, e a traforare le cofe per condurle a perfezzione,togliendo dalle cofe migliori il miglio’ re,e da chi vna cola,e da chi vn’ahrajfece I pochi anni vna bella compofizio ne di manierale tanto vniuerfale,che faceua poi bene ogni cofa,&: infieme, e da per fe. come fi vede in alcun’armi,che doueuano andare nella detta Chie fa di san Giouanni in ftrada Giulia. In vna delle quali armi facendo vn Giglio grande,antica infegna del comune di Firenze,gli fece addofto alcuni gì rati di foglie con vilucchi,e femi cofi béfatti,che fece ftupefare ognuno. Ne pafsò molto,cheguidando Antoniodasan Gallo per Mefier Agnolo Cecis Pornaméto di marmo d’una cappellai sepoltura di lui,e di fua famiglia, che fu murata poi l’anno 1550. nella Chiefa di santa Maria della Pace; fece fare parte d’alcuni pilaftri,ezoccholi pieni di fregiature, che andauano in quell'opera,a Simone ilquale gli condufle fi bene, e fi begli, che lenza ch’io dica quali fono,fi fanno conofcere alla grazia,e pfezzione loro, in fra glabri.Ne è polTibile veder’ piu belh,ecapricciofi altari da fare facrifizij- all’ufanza antica di quelli,che coftui fece nel bafamento di quell’opera.Dopo,il medefimo s. Gallo,chefacea condurre nel Chicftro di sanrieroin Vincolala bocca di quel pozzo,fece fare al Mofca le sponde,con alcuni mafeheroni belliffimi» Non molto dopo,e(Tendo vna ftate tornato a Firenze,de hauendo buon nome fra gl’artefici,Baccio Bandinelli che faceua l’Orfeo di marmo,che fu pollo nel cortile del palazzo de’Medici,fatta condurre la bafa di quell’opera da Benedetto da Rouezzano, fece condurre a Simone i felloni, de altri intagli bellillimi, che vi fono ancor che vn fedone vi fia imperfetto,«Se folamétegra dinato. Hauendo poi fatto molte cofe di macigno, delle quali no accade far memoria.difegnauatornarea Roma,mafeguendo in quel mentreil saccho non andò altrimenti. Ma prefo donna,fi ftaua a Firenze con poche faccende . perche hauendo bifogno d’aiutare la famiglia,e non hauendo entrate.fi andarla tratrenédo con ogni cofa. Capitando adunque in qne’giorni a Fio renza Pietro di SubiliO,maeftio di fcarpello Aretino,ilquale teneua di con-Rrr
tinuo fottodifebuo numero di lauorànti j pero che tutte lefabriched’AreS 20 palsauano pei: le suemani3condufse fra mólti altri,Simone in Arezzo .Doue gli cìiede a fare per la cafa degl’heredi di Pellegrino da Fofsombrone, cittadino Aretino, laqual cafa hauea già fatta fare M. Piero Geri Aftrologo eccellente,coldifegno d’Andrea Sanfouino ,edai nepoti era fiata venduta, per vnafala vn camino di macigno,&:• vn’acquaio di non molta spela. Mescolìi dunque manose cominciato Simone il cammino lo pofefopra due pila- Ari,facendo due nicchie nella grolsezza di uerfoil fuoco, e mettédofoprai detti pilaftri architraue,fregio;ecornicione, & v,n frontonedifopra con felloni,& con l’arme di quella famiglia. E cofi continuandolo condufseco ta ti,e fi diuerfi in tagliò lottile magi fiero, che ancor che quell’òpera fulsedi macigno,diuentò nelle fue mani piu bella,che fe fufe di marmo , e piu fiupé da. licitegli venne anco fatto pi n ageuolmente,pero che quella pietra non è tanto dura quanto il marmo,e piu tofto renoficcia,che nò.Mettendo dunqi in queftolaucro vn’eftremadiligenza, conduflene’pilaftri alcuni trofei,di mezzo tondo,e bado rilieuo, piu belli,&: piu bizarri che fi pollano fare ; con celate,calzari,targhe,mrcafsi,& altrediuerfearmadure. Vtfecefimilmente mafchere,moftri marini, & altre gratiofefantafie, tutte in modo ritratte, c traforate,che paiano d’argento. Il fregio poi,che è fra l’architraue, & il cor- nicionefece con vn bellillìmo giraredi fogliami,tutto traforato,epien d’vc celli,tanto ben farti,che paiano in aria volanti, onde ècofa marauigliofa vedere le piccolegambedi quelli,non maggiori del naturale, edere tutte tonde,e fiaccate dalla pietra,in modo,che pare imponìbile. E nel vero queft’opé rapare piu tofto miracolo,che artifizio. Vi fece oltre ciò in vn fellone alcune foglie,e frutte,cofi spiccate,e fatte con tanta diligenza fiottili,che vincono in vn certo modo le naturali. Tifine poi di queft’opera fono alcune malchero- ne,Se candelieri veramente bellilììmi. E le bene non douea Simone invìi* opera limile mettere tanto ftudio,douendoneefierescarfamentepagato da coloro,cheraolto non poteuario,nondimeno tirato dalfamore,cheportaUa nH’arte,e dal piacere che fi ha in bene operando,volle cofi fare. Ma non fece;- gia il medefimo nell’acquaio de’medefi mi.pero che lo fece aliai bello, maor- dinario.Nel medefimo tempo aiutò fare a Piero di Sobillo chemolto non sa ' pea,molridifegnicdi fabriche,di piante di cafe,poirte,finefire, Se altre cofeat tenéti a quel meftiero. In filila càconàta degl’Albergotti,fiotto la fcuola, e ftu dio del connine c una fineftra fatta coldifegno di coftui alfai bella.Et in Pelli ceria ne fon due nella cafa di ser Bernardino Serragli.Et in fulla ottonata del palazzo de’Priori è di mano de! medefimo vn’armegrandedi macigno di Ta pa Clemen tefetrimo. Fu condotta ancora di fuo ordine, e parte da lui me- defimo vna cappella di macigno'd’ordine corinto, per Bernardino di Chri- llofano.daGiuoui, che fu pofta nella Badia di lanta Fiore Monafterio aliai bello in Atezzo di Monaci neri. In quella cappella voleua il padrone far fare latauolaad Andrea del Sarto,e poi al Rollò,ma non gli venne fatto,pche quando da una cola,e quando da altra impediti,non lo poterono ferii ire. Fi miniente voltofi a Giorgio Vafari hebbe anco con elio Ini delle difficilita; e fi durò fatica a trouar modo chela cofa fi accomodafle.percioche effondo ql fa cappella intitolata in san Iacopo, Se in san Chriftofono 9 vi voleua colui la NoAra Nollra Donna col figliuolo in collo,&:poialsan Chrillofanogigante vn’al troChtillo piccolo fopra la spalla. Laqualcofa,oltre, che parca mollruofa, non fi poteua accomodare ne fare vngigamedt Tei in vnatauola di quattro braccia. Giorgo adunque difidorofo di leruire Bernardino, gli fece vn dife- gno di quella maniera. Pofe (opra le nuuolela Nollra Donna có vn sole die tro le spalle,& interra fece san Chriftofano ginocchioni,con vnagamba nel l’acqua da vnode’lati della tauola,e l’altra in atto di mouerla per rizzarli,me tre la Nollra Donnagli pone lopra le spalle Chinilo fanciullo có la Palla del mondo in mano. Nel rello della tauol.apoi haueuadaellcre accomodato in modo san IacopOjegl’altri lanti,che non fi larebbono dati noia. Ilquale di- fegno piacendo a Bernardino,!! farebbe niello in opera, ma perche in quel* lo fi mori,la cappella fi rimafe a quel modo agl’heredi, che non hanno fatto altro. Mentre dunque che Simone lauoraua la detta cappella, pafiando per Arezzo Antonio da san Gallo,ilquale tornaua dalla fortificazione di Parma Se andaua a l’Oreto a finire l’opera della cappella della Madóna,doue haue ua amati il Tribolo,Raffaello MonteLupo,Francefcogiouane da san Gallo, Girolamo da Ferrara,e Simon Cioli,e altri intagliatori, squadratori, escar- pellini,per finire quello che alla lua morte haueua lafciato Andrea Sanfoui noimperfetto:fece tantoché condulle la Simonea lauorare,douegl’ordinò che non folo hauefle cura agl’intagli,ma all’architettura ancora, Se altri ornamenti di quell’opera. Nellequali commellioni fi portò il Mofcha molto bene,& che fu piu,condufie di fua mano perfettamente molte cofe>& in par ticolare alcuni putti tondi di marmo,chefono in fu i frontespizij delle porte.-^ fe bene ve ne fono anchodt mano di Simon Cióli, i migliori, che fono Tariffimi,fon tutti del Mofca.’ Fece firn il mente tutti i felloni di marmo, che fono atorno a tutta quell’opera, con belltifimo artifizio, econ graziofiffimi intagli,e degni di ogni lode.Onde non è marauigha fe lono amirati,e in mo do llimati quelli buon,che molti artefici da luoghi lontani fi lono partiti,o andargli a vedere. Antonio da san Gallo adunque conofcendo quanto il MO fcavalelfetn tutrelecofeimportanti,leneferuiua,cóanimo vn giorno,por- gendofegli l’occafione,di remunerarlo ,.efargli conofcere quanto amalfelavimi di lui. Perch&efiendo,dopo la morte di papa Clemente creato fommo Pontefice Paulo terzo Farnele, ilquale ordinò, ellendo rimafa la bocca del pozzo d’Ornieto imperfetta,che Antonio n’hanelTe curatilo Antonio vi có dulie il Mofca,accio delle fine a quell’operarlaquale haueua qualche difficili ta,& imparticulare neH’ornamento delle porte-, percioche ellendo tondo il giro della boccha,colmo di fuori,e den tro voto que’due circoli contendeua no tnfieme,efaceuano dtfficultanell’accomodnre Sporte quadre con l’ora namento di pietra; Ma la virtù di quell’ingegno pellegrino di Simone acco mudò ogni cofa,& condu (Te il tutto con tanta grazia a perfezzione,che niu - no s’auede,che mai vi fu (Te difficulta. Fece dunque il finiméto di quella boc cha,e l'orlo di macignoj& il ripieno di mattoni,con alcuni epitaffi di pietra bianca be!hflìmi,& altri ornamenti* rifcontrando le porte del pari. Vi fece anco l’arme di detto Papa Paulo Farnefe di marmo: anzi doue prima erano fitte di palle per Papa Clemente,che haueua fatto quel l’opera, fu forzino il Molta,e gli riniti benilli:no,a lare delle palle di rilieuo,gigli,& cofi a mutali r r z re l’arme de’Medici, in quella di c'afaFarnefe; non ottante, come ho detto' (cofi vanno lecofedel mondo) diedi cotanto magnifica opera.e regia filile' flato autore Papa Clemente fettimo; de! quale non fi fece in queft’vlrima par. te,e piu importante,alcuna menzione. Mentre che Simone attendete a fini» xe quello pozzo,gToperai di santa Maria del Duomo d’Onfieto, difideran- Ao dar fine alla cappella di marmo, laquale con ordine di Michele sa Miche le Veronefe s’era condotta infino al bafamento,con alcuni in cagli; ricercor- no Simone,che volefie attendere a quella,hauendolo conofciuto vera mena' te eccellente, perche rimali d’accordo, e piacendo a Simone lacoiiùcrfazio- ne degrOruietani,vicondutte,per ftare piu comodamente la famiglia,e poi fi mife con animo quieto,epofato a lauorare,ettendo in quel luogo da ognu no grandementehonorato, poi dunque,cheliebbedato principio, quali p faggio ad alcuni pilaftri,e fregiature, eflendoconofciutadaquegrhuomini reccelléza,euirtudi Simone, gli fu ordinata vnaprouifionedidugentofcu di d oro l’anno,con la quale continuando di lauorare,condufie quell’opera a buon termine. Perche nel mezzo andaua,per ripieno di quefti ornamenti vna ftoriadi marmo,rio è l’adorazione de’Magi di mezzo nlieuo, vi fu condotto, hauen dolo propo fio Simone fuoamiciifimoj Raffaello da Monte Lu po scultore Fiorentino, che conduffe quella ftoria, come fi è detto, infino a mezzo bell iflima. L’ornamento dunque di quella cappella fono certi bafa- métgche mettono in mezzo l’altare di larghezza braccia dua,e mezzo l’vno: ioprai quali fono due pilaftri per bada alli cinque,e qfti mettono in mezzo la ftoria de’Magi. E ne iduepilaftri diuerfo la ftoria,che fene veggionodue faccie,lòno intagliati alcunicandellierficófregiaturedi grottefche, mnfchc rc,fignrineiefogliami,chefono cofadiuina.E da baffo nella pdella,che va ri cignédo fopra l’altare fra l’uno,ePaltro pilaftrojc vn mezzo Angioletto,che con le mani tiene vn’infcrizione; co fedoni fopra,e fra i capitegli de pilallri, •doue rifatta l’architraue,il fregio,de cornicione,tato quato fono larghi i pila Uri .E fopraqlli del mezzo rato quato fon larghi,gira vn arco,che fa ornarne toalla ftoria detta de’Magi.Nella quale,cioèin quel mezzo tódo,fono molti Angelfifopra l’arco è vna cornice,che viene da vn pilaftro all’altro,ciò da q- .gl’ultimi di fuori,che fanno frontespizio a tutta l’opera. Et in quella parte è un Dio padredi mezzo rilieuo. E dalle bade,doue gira l’arco fopra i pilallri, fono due Vettorie di mezzo rilieuo., Tutta quefl’opera adunque è tanto bé comporta,efatta con tanta ricchezza d’intaglio,che non fi può fornite di ve dere le minuzie degli (trafori,l’eccellenza di-tutte le cofe,cne fono in capiiel li,cornici,mafehere,felloni,e ne candellieri tondi,che fanno il fine di quella certo degno di edere come cofa rara amirata. Dimorando adunqne Simone Mofca in Orificio,vn fuo figliuolo di quindici anni chiamato Francefco,e p fopranomeil Mofchino, edendo ftato dalla natura prodotto quafi con gli (carpelli in mano,e di fi bell’ingegno,che qualunche co-fa voleuafacea con fomma grazia,condude folto lacìifc-iplina del padre in queft’opera, quafi mi racolofamente,gl’Angeli chefrai.pilaftn tengono l’infcrizionfipoi il Dio Pa dre de! frurefpizio,e finalmente gl’Angeli,che fono nel mezzo tondo dell’© iga fcpra l’adorazione de’Magi,fatta da Raffaello: & vltimamétele Vittorie bade dd .n; ezzo con do, -Ne 11 e qu a 11 coftfc fttipir^ e m ara u iglìare ogn u no.Il che fa cagione che finita qlla cappella a Simonc fu dagl’operai del Duo mo dato a farne vn’altra a fimilitudinediqfiadell’altra badataccio meglio fuf fVaccópagnatoil vano della cappella dell’altare maggiore ,co ordine che fui za variare l’architettura,fi variarono le figure,e nel mezzo fu (le la vifirazio- nedi N. Donna,laquale fu al legata al detto Molchino. Conuenuti dunque del tutto,miAero il padre,& il figliuolo mano all’opera.Nella qualementre fi adoparono,fu il Mofca di moltogiouamento,e vtile a quella città, facendo a molti,difegni d’archuettura per cale, Se altri molti edilìzi]. E fra l’altrc cofe feceinqlla città la pianta,eia hcciacadella cafadi M. Raffaello Gualtie ri,padredel Vefcouodi Viterbo,&:di M. Felice,ambigentifhuomini,esig, honorati,e virtuofiifimi. Se alli signori conti della Ceruara fimilmécelepia ted’alcunecafe. il medefimo fece in molti de’Iuoghi,a Oruieto vicim,&inparticolare al signor Pirro Col5nadaStripicciano,i modelli di molte (ucfa briche,e muraglie, facendo poi fare il Papa in Perugia la fortezza,doueera* no fiate le cafede’Baglioni, Antonio san Gallo,mandato per il Mofca gli die de carico difaregl’ornamenti. onde furono con fuo difegno condotte tutte le porte, fin eftre, camini, «Scaltre fi fatte cofe, Se impar ticolare due grandi, e bellilììmearmi disila Sancita. Nellaqualeopera hauendo Simonefatto fer uitu con M.Tiberio Crispo,che ui era Cartellano,fu da iui mandato a Bolfe na,doue nel piu alto luogo-di quei Caftello,riguardante il lago, accomodò .parte in fui veccia io,-e par te fondando di n<uouo,vna grande, e bella habita- zionecó vnafalita di fcale belliiTìma,&con molti ornaméti di pietra.Nepaf so molto,chee{lendo detto Mefier Tiberio fatto Caftellano di Cartel santo Agnolo,fece andare il Morta a Roma,doue fi fer LI i di lui in molte cofe nella rinouazio-ne delle-danze di quel Cartello. E fra Falere cofe gli fen fare fopra glarchi, che-imbocchano la loggiarutoua laquale volta verfo.i prati, due armi del detto Papa di marmo,Tanto ben lauorare,e traforate nella Mitra ove •ro Regno,nelle chiarii,& in certi fedoni,& mafcherine,cb’ellefono maraui gliofe. Tornato poi ad Oruieto , perfinire l’opera della cappella, vi lauorò continuamente tutto il tempo,che vide Papa Paulo,conducendola di forte* ch’ella riufci,comefi vede non meno eccellente che la prima, e forfè molto piu. perciocheportauail Mofca comes’è detto -tanto amore all’arte,e tanto fi compiaceua nel lauorare che non fi fatiaua mai di fare,cercando quafi Firn polììbileie dò piti per di fiderio di gloria,che d’acumu lare oro,con tentando fi piu di bene opare nella fuaprofcilìone,ched’acquiftare roba. Finalmente efiendol’anno ij^o.creato Papa-Giulioterzo,péfandofijchedouefie metter mano da douer-o alla fabrica di san Piero,fe ne venneil Mofca a Roma,e tea tò coi deputati della fabrica di s. Piero di pigliarein fomma alcuni capitelli di marmo,piu.per accomodare Giandomenico fuo genero,cheper al tro.Ha uédo dunque Giorgio Vafari,che portò fempre amore al Mofca. trouatolo in Roma doue anch’egli era fiato chiamato al Ter ni tio-del Papa,péso ad ogni modo d’hauergli a dare da lauorare.percioche.hauendo il Cardinal vecchio di Monte quando mori,!afciato agl’heredi che fegli don elle fare in san Piero a Motorio vna fepoltura di marmo, & hauendo il detto Pa: aGiulio fuo herede,e nipote ordinato, che fi fa celle, c datene cura al Vaiarli eglinoìeua idie in detta fcpoìtuxa.facdLi: .1 Morta qualchcxo'a d’intaglio ftraordmana..
tu.nauenuoMa hauendo Giorgoi tatti alcuni modelli per dettafepoltura,iI Papa conferì il tutto con Michelagnolo Buonarruoti prima che voleifi rifoluerfi.onde ha uédo detto Michelagnolo a fua satira,che no s’impaccialTe có intagli; pchefe bene aricchifconol’ope, cófondono le figure , ladoueil lauoro di quadro, quando è fatto bene,e molto piu bello,che l’intaglio, e meglio accompagna le ftatuc,pcrcioche le figure nó amano altri intagli attorno, cofi ordino sua santità,che fi facede. Perdi e il V afari nó potédo dare che fare al Mofca I ql- Toneradu licenziato: e fi fini fenza intagli la fepoltura,che tornò molto meglio, che con ellìnó harebbe fatto. Tornatodunq; Simonea Ornieto,fu da ?o ordine col fuo difegno di fare nella crociera a (omino delia Chiefadue ta bernacoli madi di marmo,c certo có bella grazia, e proporzione. In vno de* qua'ifeceìn vna nicchia Raffaello Mòte Lupo vn Chrido ignudo di marmo có la croce in ispalla: e nell’altro fece il Monchino vn s. Batbano fimilmentc ignudo, seguitàdofi poi di far p la Chiefa gl’Apodolijil Mofchino fece della medefima gradezza s.Piero,es.Paulo,che furono tenute ragioneuoli dame, in iato nó fi lafciado l’opa della detta cappella della vibrazione, fu condotta rato manzi,viuédo il Mofca,che nómacaua afarui (enódue vccelli. Et anco qfti nó farebbono màcati,ma M.' Bafliano Gualtieri Yefcouo di Viterbo, co me s’e dettocene occupato Simone in vn’ornamento di marmo di quattro pezzi,ilquale finito ìnàdò in Fracia al Cardinale di Loreno,chel’hebbecarif limo,edendo bello a marauiglia,e tutto pieno di fogliami, e lauorato có tan ta dilRéza che fi crede qda edere (lata delle migliore, che mai facefie Simo- neulq^iale non molto dopo,che hebbe fatto qito fi mori l’anno 1554. d’anni 58. có danno nó piccolo di qlia Chiefa d’Oruietomella qualefu honoreuol- méte forterrato.Dooc edendo Fi anc. Mofchino da gl'Opai di ql medefimo Duomo eletto in luogo del padre,nó fe ne curadojlo lafciò a Raffaello Mon te Lupo. 8c andato a Roma,fini a M. Ruberto Strozzi due molto graziofefi* guredi marmo,ciò è il Marte,e la Venere che fono nel cortile della fua ca(a i Banchi. Dopo latta una ftoria di figurine piccole,quafi di rondo rilieuo,nella quale è Diana,che cóle fu ? Ninfe fi bagna,e conitene Atteon in Ceruio, ilquale è mangiato da Tuoi propri) canijfenevenneaFirenze,eladiedealS. Duca CofirnOjiiquale molto difideraua di feruire. onde fua Ecc. hauédoac cenata,e molto commendata l’opa,nó mancò al difiderio del Mofchino,co- me nó ha mai màcato a chi ha voluto in alcuna cofa virtuofamente operare. Perche medolo nell’oDeradcl Duomo di tdfa,hainfìnoa bora con (ua molta lode fatto nella cappella della Nunziata,data fatta da Stagio da Pietrafanta có gl’inragli,& ogni altra cofa l’Angelo,e la Madóna in figure di quattro braccia. Ne?mezzo°Adamo|, ed Eua che hanno in mezzo il pomo5 & vn Dio Padre grande con certi putti nella volta della detta cappella, tutta di marmo, come fono anco le due dame,che al Mofchino hano acquidato adai nome,et honore. E pelle la detta cappella è poco meno che finita, ha dato ordine sua Eccell. che fi metta mano alla cappella è dirimpetto a quella detta dell’Incoronata,ciò cilibito all’entrare di Chiefa a man manca . Il medefimo Mofchi no nell'apparato della SerenifììmaRtina Giouanna,e cleli’Illtid. Prencipe di Firenze, (i è portare molto bene in queU’opere che gli filano date a fare.
11 fine della vita di Simone detto il Mofca da sTitignano.
rUne di Girolamodà Bartolomeo Gerì?a & dtGic-
uambat. s. Adorino genero da Cjirola'mc.
IrolamoGengadlqualefu da Vrbino, eilendodafuo padre di
dieci anni me fio all’aire della Lana,perchei’eflercicaua mahf
fimo vo]entieri,comegli era dato luogo,e tepo di nafeofo con
cor boni,e con penne da fcriucre,andauadifegnando. La qual
cofa vedendo alcuni amici di fuo padre,Imporrarono a leuar-
lo da quell’arte, e metterlo alla pittura ronde lo mi le in V r'oino apprello di
•certi maeftrt di poco nome. Ma veduta la bella maniera,che hauea, ech’era
per far frutto,com’egli fu di xv. annido accomodò con maefero Luca Signo =
relh da Cortona, in quel tempo nella pittura maeftro eccellente, col quale
■ftettemoldanni,elo feguitò nella Marca d’Ancona,in Cortona, & in molti
al uri