Vita diBafliano detto oAriftotde da san G allo pittore,& eArchitetto Fiorentino.
Vando Pietro Perugino,gia vecchio^ipigneua la tauola dell’al tare maggiore de’Scrui in Fioréza,vn nipote di Giuliano,& d* A ntonio da sa GallojchiamatoBaftianOjfu acconciofeco a im
parare l’arte della pittura. Ma non fu ilgiouanetto (lato mol- to co! Perugino, che veduta in cafa Medici la maniera di Mi- chelagnolonel cartone della fala > di cui fi è già tante uoltcfauellato, ne re-
ftofi amirato, che non volle piu tornare a botrega con Piero 5 parendoli chela maniera di colui apetto a quella del Buonarruotifudefeccha, minuta e da non douerein niun modo edere imitata. E perche di coloro, che anda-
rono a dipignercil detto cartone,che fu vn tempo la fcuola di chi volle atte- nere dere alla pitturaci piu valènte di tutti era tenuto Ridolfo Grillandai, Badia- no fe lo eleile per amico,per imparare da lui a colori re, de coli diuennero ami ciflimi.Ma non lafciando perciò Baftiano di attendere al detto cartone, e fa re di quelli ignudi,ritraile in vn cartonetto tutta indenne l’inuenzione di ql gruppo di figure j laquale niuno di tanti che vi haueuano lauorato haueua mai difegnato interamente. E perche viattefecon quanto ftudio gli fu mai poffibile ne fegui,che poi ad ogni propofito Teppe render conto, delle forze attitudini,c mufcoli di quellefigure,e quali erano ftarele cagioni,che haueuano mollo il Buonarruoto a fare alcune politure difficili. Nel che fare par- làdo egli co graui randagio,e fentéziofaméte gli fu da vnafchiera di virtuolì artefici pollo il fopranomed’Ariftotile,ilqualegli flette anco tanto meglio, qtiato pareua,chefecódo vn’antico ritratto di qlgrandifs. Filofofò, e decreta rio della naturargli molto il fomiglialIe.Ma p tornare al cartonetto ritratto da Ari dotile,egli il tene poi sép coli caro,che elsédo andato male l’originale del Buonarruoto,noi volle mai dare ne p prezzo,ne p altra cagione,ne lafci- arlo ritrarrei anzi noi modraua le no come le cofe preziofe fi fanno a i piu ca ri amici,e p fauore . Quedo difegno poi l’anno 1541. fu da A ridotile a pfua- lìonedi Giorgio V alari fuo amiciffimo ritratto I vn quadro aolio, di chiaro (curo, che fu madato per mezzo di Monfig. Giouio al Re Frac, di Fracia, che l’hebbecarifs. e ne diede premio honoratoals.Gallo.E ciò fece il Vafari,per cheficóferualTela memoriadi qll’opa,attelo,chele carteageuolméte vanno male.Epchefi dilettòdunq; Aridotilenellafuagionanezza,come hano fatto glabri di cafa fua, delle cofe d’architettura:attefe a mifurar’piate di edifizij ecómoltadihgéza alle cofe di jpfpettiuà.Nelchefareglifu di gra comodo vn dio fratello chiamato Ginua Fràc.ilquale come architettore,attédeua alla fabricadi s.Piero,fotto Giuliano Leni proueditore. Gioua’Frac. dunq; hauc do tirato a Roma A ridotile,e feruédofene a tener’cóti in vn gran maneggio chehauea di fornaci,di calcine,di lauori,pozzolane, e tufi, chegl’apportaiia nogradifsimoguadagnoifi dette vn tépoa ql modoBaftiano,fen7afar’altro che difegnare nella cappella di Michelagnolo,eandard trattenédo p mezzo di M.Gianozzo pàdolfini Vefcouo di Troia,in cafa di Raffaello daVrbino.on de hauédo poi Raffaello fatto al detto Vefeouo il difegno p vn palazzo, che voleafarein via di s.GalloT Fioréza, tu il detto Gioua’Frac. madato a metter lo in opa,fi come fece, có quàta diligéza è podìbile,che vn opa cofi fatta fi co duca.Ma l’anno ijjo.eflédo morto Giouan’Franc.e dato pollo l’affedio 1 tor no a Fioréza,drimafecome diremo imperfetta qll’opa: all’efecuzione della quale fu meflo poi Aridotile fuo fratello, che fe n’era molti, c molti anni in nàzi tornato come fi diraa Fioréza;hauédo fotto Giuliano Leni fopradetto, auazato grolla sòma di danari nell’auiaméto,che gli haueua lafciato in Roma il fratello,có vnapartede’quali danari cópò Aridotile a pfuafionedi LUÌ gi Alamanne Zanobi Buondelmoii fuoi amiciffimi, vn dro di cafa dietro al cóuéto de’serui,uicino ad A ndrea del Sarto;doue poi,co animo di tor dona, e ripofarlì,murò vn’allai comoda cafetta. Tornato dunq; a Fioréza A riiloti le,pcheera moltoinclinatoallaprolpettiuaallaqualehauea attefo in Roma lotto Bramate,nò pareua che quali fi diletrade ci’alrro ; ma nódimeno, oltre al fare qualche ritratto di naturale, colori a olio in due telegradi il magia-re il pomo di Adamo,ed’Euà,quàdo fono cacciati di Paradifo.llchefecefecó do,che hauea ritratto dall’ope di Michelagnolo dipinfe nella volta della cap ' pella.di Roma.Lequali due tele d’Atiflotde gli furono, phauerle toltedi pe fo dal detto luogo,poco lodate.Ma all’incótro gli fu bé lodato tutto qllo‘> che fecein Fioréza nella venuta di Pp. Leone,facedo in cópagnia di Frane. Granacci vn’Arco triófale dirimpetto alla porta di Badia,co molte florie, chefu bellidi.Parimele nelle nozzedel Duca Lorezo de’Medici,fu di gràde aiuto in tutti grapparati,emallìmamentein<ilcuneprofpettiuepcomedie,al Francia Bigio,e Ridolfo Gnllandaio,che haueuan cura d’ogni cofa. Fecedopomol-" ti quadri di Noftre Dóne a olio, parte di fuafantafìa, e parte ritratte da opere d’altri;e fral’altrenefece vna fimilea qllache Raffaello dipinte a1 popolò in Roma doue la Màdóha cuopre putto con vn velojlaqualeha hoggi Filippo dell’Amelia: vn’aìtra ne hannogl’heredi di Meder Octaniano de’Medici in ’ fìeme col ritratto del detto Lorenzo, ilquale Ariflotile rtcauò da quello,che hauea fatto Raffaello. Molti altri quadri fece ne’medefimi tempi, chefuro- no mandati in Inghilterra. Maconofcendo Ariflotiledi non liauere inuén- zione,e quanto la pittura richieggia (ludio,e buon fondamento di difegno, Srche per mancarci quelle parti,non poteua gran fatto diuenire eccellente, fi rifolue di volere,che il fuoc'ferdziofufl'erarchitemtra,ela profpetuua facendo feene da comedie a tutte ]’occafioni,chefeglipdrgederoi alle quali haueua molta inclinazione. Onde hauendo il già detto Vefcouo di Troia ri niello mano al fuo palazzo in via di san Gallo,n'hebbe cura Ariflotile,ilqua le col tépo lo códudecon molta fila lode,al termine,che fi vede. In tato Italie do fatto Ariflotile grade amicizia co Andrea del Sarto filo vicino, dal quale imparo a fare molte colè perfettamente,attendédo co moho’ftudio allapro- fpettiua. Onde poi fu adoperatoin molte felle, chefì fecero da alcune compagnie di gentil’huomini, che in quella tranquillità di viuere erano allora l Firenze .Onde hauendofì a fare recitare dalla compagnia della- Cazzuola I cafadi Bernardino di Giordano al canto a Monteloro la Mandragola, piace- uohdìma comedia, fecero laprofpettiua, che fu bellisfima Andrea del Sarto, de Ariflotile. E non molto dopo alla porta san Friano fece Ai iftotilc vn’al tra profpettiua in cafa Iacopo Fornaciaio, per vn’altra comedia del me- defimo autore. Nelle quali profpettiue, escene, che molto piacquero al-’ l’uniuerfale, & in particolare al signor Aledandro^Sc Hipolito de-Medici, che allora erano in Fiorenza, fotro la cura di Siluio Paflerini Cardinale di Cortona, acquiflò di maniera nome Ariflotile, che quella fu pòi sèmpre la fua principale profefsione,anzi come vogliono alcuni, gli fu pollo ql fòpranome,parendo che veramence nella profpettiua filile quello, che Ariflotile nella Filofofìa.Ma come spedo admiene,cheda una fomma pace,e tra . quillitafi viene alle guerre,edifcordie;venuto l’anno 1117,fi mutò iiVFioreri 'za ogni letiziai pace in dispiacerei trauagli,perche elFendo allcracacciari i Mediche dopo venuta la pefleie l’afledio fi vide molti a n ni pò co 1 i e t a m en t e; ondenon fi facendo allora dagl’artefici alcun bene,fi flette Ariflotile'iuque’ tempi femprea cafiijattendendoafuoifludij.eeapncci. Ma venuto pei algo Demo di Fioreu.za il Duca Aledandro,-òc cominciando alquanto a ritehinra reogni-cofad giouani della cópagnia deianciudi della fminrazione3ditimc peao a san Marco,ordiRaicno di fare vna f ragicomcduvnuata de i libril Re delle tribolazioni,che furono per la violazione di Tamar \ laquale hauea comporta Giouan’MariaPrimerani. Perche dato cura della scena, e prefpet tiuaad Ariftotile,egli fece vna feena la piu bella (perquàto caperla il luogo) che furte ftara fatra giamai. E perche oltre al bell’apparato, la Tragicomedia fu bella per fe,e ben recitata, e molto piacque al Duca Aleftandro,& alla fo- rella,che l’udirono,fecero loro eccell. liberare l’autore di erta,che era in car- cerejcon quello che douerte fare vn’altra comedia a fua fantafia. Il che haué do fatto, Ariftotile fece nella loggia del giardino de’Medici in folla piazza di san Marco vna belliiììma feena,e profpettiua,piena di colonnati,di nicchie, di tabernacoli,ftatue,& molte altre cofe capricciofe, che in finallora in funi li apparati non erano ftate vfate. Lequali tutte piacquero infinitamente, & hanno molto arrichito quella maniera di pitture : Il foggetto della comedia fu Iofeftbaccufatofalfamented’hauère voluto violacela fua padronale per ciò incarcerato,e poi liberato per l’interpretazione del fogno del Re. Rflen dodunqueanco quefta leena molto piaciuta al Duca; ordinò quando fu el tempo,che nelle fue nozze,e di Madama Margherita d’Auftria/i facefte vna comedia,e la feena da Ariftotile in via di san Gallo nella compagnia de’Tef- fitori congiunta alle cafedel Magnifico Ottauiano'de’Medici. Alche hauen do niello mano Ariftotile con quanto ftudio,diìigéza, e fatica gli fu mai pòi fibile,conditile tutto quell’apparato a perfezzione.E perche Lorenzo di Pier francefco de’Medicfihauendo egli comporta la comedia,che fi haueuada re citarejhauea cura di tutto l’apparato,e delle Mufiche,come quegli che andana fempre penfando in che modo potefte vccidere il Diica,dalquale era co tato amato,efauorito: pensò di farlo capitar male nell’apparato di qlla comedia. Co ftui dunque la doue termina nano le leale della profpettiua,& il palco della feena,fece da ogni banda delle cortine delle murajgettarein terra di ciotto braccia di muro per altezza* per rimurare dentro vna ftanza a vfo di fcarfella<chefufteaftai capace,e vn palco alto quanto quello della feena j il- quale feruifte per la Mufica di voci : e fopra il primo volea fare vn’ahro palco per grauicemboli,organi,& altri fimili inftrumenti, che non fi poflonocofi facilmente muouere,ne mutare; et il vano doue hauea rouinato le mura dinanzi voleua che furte coperto di tele dipinte in profpettiua,e di ca(amenti. Ilche tutto piaceua ad Ariftotile',perche arrichiua la fcenaje lafciaua libero il palcoxli quella,da gl’huomini della Mufica. Ma non piaceua già aderto Ari ftotile,che il cauallo,chc fofteneua il tetto, ilquale era1 rimalo fenza le mura di fotto,cheil reggeuanoj fi accomodarti altrimenti che con vn’arco grande e doppio,che furte gagliardiftìmo: la doue voleua Lorenzo che furte retto da certi puntelli,e non da altroché potertelo niun modo impedire la Mtifica.Ma conofcédo Ariftotile,che quella era vna trappola da roulnare addoflo a vna infinità di perfone,non fi voleua in quefto accordare in modo veruno co Lo renzo: ilquale in verità non haueua altro animo, che d’uccidere in quella ro uinailDuca. Perche vedendo Ariftotile di non poter mettere nel capo a Lo renzo le fue buone ragioni,hauea deliberato di volere andarfi con^Dio.Qna do Giorgio Vafari,ilquale allora,benchegiouanetto ftaua al feruiziodel DII ca Aleflandro,& era creatura d’Ottauiano de’Medicij fentendo, mentre di pigneua in quellafcena,le difpute,e difpareri,che erano fra Lorenzo, Se Ari Houle,fi mife deliramente di mezzo:et vdito lVno è l’altro,& il pericolo,che l’eco portaua il modo di Lorenzo: mollrò che lenza lare l’arco ò impedire in altraguilà il palco delle Mufiche,fi potcua il detto cauallo del tetto aliai faci! mete accomodare,mettendo due legni doppi) di 15. brac. l’uno p la lunghez za del muro;e quelli bene allacciati con spranghe di ferro allato agl'altri ca- ualli,fopra eilì polare lìcuramtte il cauallo di mezzoj pciochevi ftauaficurd lime come fopra l’arco harebbe fatto ne piu ne meno. Ma nò voledo Lorezo credere ne ad Ari Houle,che l approuaua,ne a Giorgio,che il proponeua, nò jfàceua altro,che còtraporlì còlile causazione,che lacenano conofcere il filo cattiuo animo ad ognuno,pche veduto Giorgio;che dilordine gradifs. potè uadiciofeguire^chcqfto nóera altro,che vn volereamazzare300. pfone, dille che voleapogni modo dirlo al Duca,acciò madafle a vedere, e proue- dere al tutto. La qual cola fen tédo Lorezo, e dubitano di nò feoprirlì, dopo molte parole,diede licezia ad Arillotile,che feguilfe il parere di Giorgio, &C cofifufatto.Queftafcenadunq-, fu la piu bella,che nò folo infino allora hauelle fatto Ariftotile,mache fufle Hata fatta da altri giamaijhauédo in ella fat to molte cafonate di rilieuo,& còtrafatto nel mezzo del foro vn belhfs.Arco triófale,finto di marmo,pieno di ftorie,edi ftatue:fenza le ftrade,che sfuggi uano,e molte altre cofe fatte có belliflime inuenzioni,&: incredibile Audio,
•e diligéza. elfendo poi flato morto dal detto Lorezo il Duca Alefladro,e crea to il DucaCofimo l’ano 1 jjó.quàdo véne a marito la signora Dona Leonora diTolledojDònanel vero ranflìma,edi ciò è lì grade,&incóparabile valore,che può a qual fia piu celebre,e famofa nell’antiche ftorie,lenza contrailo aguagliarfi,e p auentura preporli. Nelle nozze, che fi fecero a di 17.di Giugno l’anno 1539.fece Ariftotile nel cortile gràde del palazzo de’Medici,doue è la fonte vn’altra fcena,che rapprelentò Pifa,nella quale vinfe fe Hello, fem pre miglioràdo,e variado. onde nò è pofsibile mettere infieme mai ne la piu variata forte di fineflre,e porte,ne facciate di palazzi piu bizzarre,e capriccio iejne ftradeò lòtani,che meglio sfuggano,e facciano tutto qllo, che l’ordine vuole della profpettiua.vifeceoltradiqftoil Capanile torto del Duomo, la Cupola,& il Tépio tódodis. Giouani co altre cofe di qlla città. Delle fcale, che fece in qfta nò dirò altro,ne quàto rimaneflero ingannati:per nò parere di dire il medefimo,che s’è detto altre volte: diro bene,che qfta, laquale mo llraua lalire da terra in fu ql piano,era nel mezzo a otto faccie,edalle bande ■quadra,có artifizio nella fua séplicità gradiflìmo.Perchediede tata grazia alla profpertiua di fopra,che nò è poflìbile in ql genere veder meglio. Appres io ordinò cò molto ingegno vna làterna di legname a ufo d’arco,dietro a tut ti i cafamòti,cò vn Sole alto vn brac.fatto có vna palla dichriftallo piena d’ac qua ftillata,dietro la quale erano due torchi accefi, chelafaceuano in modo risplédere,che ellarédeualuminofoilcielodellafcena,elajpfpettiuai guifa che pareua veraméte il Sole vino,e naturale. E qllo Sole dico hauédo uomo vn’ornaméto di razzi d’oro,che copriuanolacortina,era di mano ih'mano j> via d’vn arganetto,cheera tirato cò fi fatt’ordine-jche a principio della come dia-pai'-eua,che-fi lauafleil Sole,e chelalito infìno al mezzo dell’arco,fcédellc •inguifa,che al fine della comedia entrafle lotto,e tramótafle.Cópofitore del >L»-comedia fu Anto Làdigétil’huomo Fioietino >&fopra glimerixsjedij, eia M ufica Muficafu Gioua Bacifta Strozzi allora gioitane,e di bellifiìmo ingegno. Ma pche dell’alrre cofe,chéadornarono qfta ccmedia,gTintermedij, e le Mufi- che,fii fcritto allora abaftaza,nó diro altro le no chi furono coloro,che fecero alcune pitture,baftadophora fapechel’altre cofecódufTeroil detto Gio uan’Batifta Strozzici Tribolo,& Ariftotile. Erano Lotto la leena della come dia le facciate dallebadespai tite in Lei quadri diplti, e gradi brac. otto l’uno, & larghi 5: ciafcuno de’quali haueua intorno vn’ ornaméto largo vn brac. e due terzi,ìlqualefaceua fregiatura intorno, & era fcorniciato verfo le pitttu re,facedo4. tódi in croce có due motti latini p ciafcuna ftoria, e nel refto era no imprefè a propofìto.sopra giraua vn fregio di rouefei azurri a torno a tor no,faluo che doue era la profpetciuajefopra qftoera vn cielo pur di rouefei, che copriua tutto il cortile.Nel quale fregio di rouefci,fopra ogni quadro di Itoria eral’armed’alcunadellefamiglie piu illuftn, cò le quali haueiiano ha uuto parétado la cafade’Medici.Cominciadomi dunq; dalle parte di Leuatè a cato alla scena nella prima ftoria , laquale era di mano di Frane. V ber tini, detto il Bachiacca,era la tornata ci’Efilio del Mag. Cofimo dc’Mediciil’imp* fa erano due Colóbe fopra vn ramo d’oro,e l’arme,che era nel fregio eraqlla •del Duca Cofimo. Nell’altro,ìlquale era di mano del medefimo era l'andata a Napoli del Mag; Lorézo;Timpfa vn pellicano,e l’arme qlla del Duca Loren zo, cioè Medici,e Sauoia. Nel terzoquadro fiato dipinto da Pierfrancefco di Iacopo di Sandro era la venuta di Papa Leone x.. a Fiorenza, portato da i fùoi citradim Lotto il Baldacchino.T’imprefaera vn Braccio ritto, e l’arme ql la del Duca Giuliano,ciò è Medici,e Sauoiamel squadro di mano del medelì mo era Biegrafla prefa dal S.Giouani,che di qlla G vedeua vfeire vettoriofo : l’imprefa era il Fulmine di Gioue,e l’arme del fregio,era qlla del DucaAlef- iandrò,ciò è Auftria,e Medici. Nelqulto Pp. Cleméte còronaua in Bologna Carlo v. l’imprefa era vn Serpe,che fi mordeuala coda, e Tarme era diFran •cia,e Medici: e qfta era di mano di Domenico Goti, difcepolo d’Andrea del Sarto,ilqualemoftrò np valere molto; macatogli l’aiuto cialcuni giotiani de quali pefaua feruirfi,pche tutti i buoni,e cattiui erano in opa.onde fu rifo di lui,che molto prefumédofi,fi era altre volte có poco giudizio rifo d’altr.i. nel ’lavi.ftoria,&vltimadaqllabadaeradi mano del Brózinoladifputache heb bono tra loro in Napoli,e innazi all’Impatoredl Duca Aleftandro,& i fuori ufeiti FiorétinijcolfiumeSebetOj&'moltefigurejeqftó fu.-bellifs. quadro, e migliore di tutti gTaltri; l’impfaera vna Palma,e l’arme qlla di Spagna. Diri- petto alla tornata del Mag. CofimOjCioè dall’altra bada,era il felicifs.Natale del Duca Cofimo: l’impfaera vna Fenice, e l’arme qlla della città di Fioréza, cioè vn Giglio rodo. A cato a qfto era la creazione ò vero elezzione del mede fimo alla degnita del DUcato.Timpfa il Caduceo di Mercurio,e nei fregio Far me del Cartellano della fortezza. E qfta ftoria,efsédo fiata difegnata daFrS- cefco Saluiati:pche hebbeapartirfu qiie’giomi diFioréza fu finita eccellere méte da Carlo Por telli da loro.Nella terza erano i tre fupbi oratori Capani, cacciati dei-senato Romano,perialoro temeraria dimanda,fecondo che rac cóta Tito Liuionel vétefimo librodella fua ftoria 1 quali in qfto luogo' fighi ficauano tre Cardinali uenuti inuano al Duca Cofimo con animo di leuarlo delgouerno.Timpfa era vn Cauallo alato,e l’arme qlla de’Saluiau ,e Medici,.dell’altro eralaprefadi MonteMurloil’imprefavn Affinolo Egizzio/òpra la tefta"di P:rro;'& l’arme qiiélla'di cala Sforza,e Medici : Nella quale ftoria-* che fu dipinta da Antonio di Domenico pittore fiero' nellejmo-uenze,lì.vede ua nel lontano vna fcaràmuccia di caiialli iato bella,che quel quadro, di ma ho di.per/ona riputata debole,riufei molto migliorejchel’opered alcuni altri,che erano valenVhuomini fedamente in openione. Nell’altro lì vedeuail Duca Colimo edere inuedito dalla Maeda Cefarea di tutte Pinfegne,& im- prefe Ducali: l’ina prela era vna Pica con foglie d alloro in boccha, Se nel fregio era firme de’ Medici, e di Tolledò : e quella era di manadi Battida Fra cp[ Viniziano'. NéU’illtimb di tutti quiérti-quadri eranole nozze del medefi* mo Duca Cofimo fatte! n Napoli-, firn prela erano due Cornici, Simbolo an tico delle nozze, & nel fregio era l’arme di Don pecródi Tolledo Viceredi Napoli. E quella, cheera di mano del Bronzino era fatta con tanta grazia, chefuperò:comela prima tutte l’altre llorie.Fu fimilmente ordinato dal me delìmo A ri dotile, fopra la loggia vn fregio con altre doriette, Se arnie, che fu molto lodato,e piacque a fu a Eccell. che di tutto il remunerò linamente. E dopo,quafi ogni anno, fece -qualche leena, & profpettiua per le comedie,eh éTi'facèu ano per carnouàle,hiuendoiri quella maniera di pitture tan tà praticale aiuto d-alla naturi,ìhe hàueua difegnato volere fcriuerne, Se in- /égnare: ma perche la cofa gli riufei piVdifticile,*che non s’haueua peniate , fe ne]tdlfegiuj& ma{ììmamente,eìFendo poi dato da altri chegouernarcno il palazzo fatto fai’eprofpettiùedal Bronzino, e FrancefcoSaluiati, come n dira a dio luogo. Vedendo adunque Aridotile elferepafTati molti anni, ne quali non era dato adoperato,fen’andò a Róma a troriate Antonio da s.Gal lo fuocugino,ilquale fubito,chefuàriuató,dopo hauerToriceuuto,e veduto ben volentieri,lomileafòllecitareàlcunefàbricheconprouifionedi feudi x. il mele,e dopò lo mandò a Caftró.doue dette alcuni mefi di commedio ne di Pp. Paulo terzo,a códurregra parte di qlle muraglie fecódo il dilegno, bordine d’Antonio. Et con ciò fu!Te;che A ridotile,ellendo-fi.aleuato cóAn tomo da piccolo,òcauezzatod a procedere feco troppo familiarmente, dico no,che Antonio lo teneua, lontano, perche non deramai, potuto auezarea dirgli voi. Di maniera chegli daua del Tu feben fullero dati dinanzi al r apa non chein vq cerchio disignori, & gentil’huomìni: nella .maniera, che ancor fanno altri Fiorentini auezzi all’anticà,& a daf del tu ad ognuno, co me fullero da Norcia,fenza fa per li accomodare al viuere moderno fecondo che fanno gl’altri,& co fidanza portano di mano in mano. Laqual cola qua to parelle drana ad Antonio,auezzo a edere honorato da Cardinali, Se altri grandhucmini,ogniinofelo penlì. Venuta dunque a fadidio ad Ari oti e la danza di Cadrò1,pregò Antonio che lo facete tornare a Romaidi che lo co piacque Antonio molto volentieri,ma gli difTé, che procedeflò leco con a tra maniera,'& miglior creanza, maffimameu feda doue* fodero in prelenza , di gran perfonaggi.Vn’anno di carnouale,facendo in Roma Ruberto Stroz zi banchetto a certi signori fuoi amici, Se hauendofi a recitare vna comedia nelle fue cafe,gli fece Aridotile nella fala maggiore vna prolpectiua (per qua to lì poteua in dretro luogo) belhflìma,e tanto vaga,e graziola, che fra gl altri il Cardinal Farnele,non pure ne redò marauigliato 5 ma glie ne fece tare
r vna vna nel dio palazzo di san Giorgio,doue è la.CancelIeria,in vnadi.quellefà lémézzane,chefilpondonoin fui giardiupjma in modo,che vi ftefteferma, per poter adógni tua vuglia,ebifognqferuirfene. Qneda dunque fu da Ari dotile'condotta co quello ftudio,che.fep.pe,e potè,maggiore,di'maniera,che. fodisfeceal Cardinale,&grhuomini del|’aite infinitamente. Ilqtiale Càrdi" naie hauendo comnieflo à Meder Curzio Frangipane,chefodisfacedèA'ri- dotile,&: colui volédo,come difcreto fargli il douere, <Scanco nó foprapaga- reididea Perino del Vaga,& a Giorgio Yafari,chedimadenoql!’opa. laqua l’èofifu mólto cara a Pelino, p che portadoi odio ad Aridotile, &hauendo p male,chehauede fatto quellaprofpettiua,laqualeglipareua douere,che ha' u'édedomito toccàrealuicomeaferuitQrpdel Cardinale; fìraua tutto pieno di fi m ore, e gelo fi a; &: maflimamente efTendofi,non pure d’Aridpcilejmaan codel Vàfariferuitó in que’giòrni il Cardinale,e donatogli mille.fcudi, per Hauere dipinto a frefco in cèto giorni la fala di Parco Malori nella Cancelle* ria. DifegnanadunquePerino, per quelle cagioni di ftimare tanto poco la détcapro(pettiuad’Aridotile,ches’hauefleapentir.ed’hfuierlafatta.Ma Ari. dotile hauendo intefo,chi erano coloro,che hauepano-a.dimare-lafuà‘,prp-? fpettiua,andato a tronàre Pelino,alla bella prima gli coni in ciò fecódo il fuo codume a dare per lo capo dèi Tu^per efiergli colui datp antico in gioii anez za. La onde Perino,chegiaera di malanimo , vetinedp collera., e quafifcòp fe non fe à’àu eggendo:quello,ché i nani rii ó.haueu a niahgn arn enpdifarè.p- che hauendo il tutto raccótato Aridotile al -Vafai i:,gli dide Giorgio, che ho' d ubi cade, ma dededi buonavoglia/chenogli fàrebbefacro torto. Dopo ero uandofi infieme pèr terminare quél negoziò Ferino,&,Giorg|o, cominciati, do Perino,comepio vecchio a dire,Ti diede a.biàfiniarp que{la-profpettiua,et a dire.ch’ell’era vniauoro di pochi'baio.cchii Er che hauendo. Andotìle ha u to d an ari a buo co to, & da togli pnga fi col o ro, c he 1’ haueua/iò aiutato egli era piu che fbprapagato. Aggiugnédojs’io l’hauedi hauuraa Cario ,1’Harci far ta d’altra maniera,é co altre dorie,&ornaméciVchenqnha fatto cèdui .Mail, Cardinal togliefemp a fauorirequalcuno,chegli fa poco honofe.Dellequa li parole^altre conofcendo Giorgio che Perino vol.eua piu rodo vendicarli dello sdegno,che Hauea col Cardinale, co’n Aridotilp j»che.con amofeiiole pietà,far riconofcerelefatiche,e la virtù d’un b.upno'are eh cd.con dolci paio le di de a Peri no:an cor ch’io non rn’in renda di fidane opere piu che tanto Jia uendone nondimeno vida alcuna di mano di chi fa farle,mi pare,che que.da da molto ben condotta,e dégna d'edere dimata molti feudi,e non pochi come vói dice baiocchi. E non mi parehonedo, che chi da per gli fcri’ttoi a tira reih fu le carte,per poi ridurre in grand’opere tante code-variate in profpet- tiiia,debba efl'er pagato delle fatiche della notte, e da vantaggio del lauoro di molte fettimane,nella maniera che fi pagano le giornate di coloro,clie no ui hanno fatica d’animo,e di mane: epoca di corpo,badando, imitare, fe,nza dillarfi rd trimen ti il ceruello,come ha fatto’ Aridotile. E quando 1 hauede fu fa voi,Perino,con piu dorie,eorname:ni,comeditc,non L-harede forfè tira fa con quella graziabile ha fatto Aridotile: ilquale in audio genere di pitta ra,econ molto giudizio dato giudicato dal Cardinale miglior maedro di voi. Ma conliderate,che alla fine non li ta danno,giudicando male,e non di ritraili e n rittamente,ad Ariftotile;ma aH’arté;alla virtù,&: molto piu airanima, e (evi partirete dall’honcdò, per alcun voftro sdegno particolare ; fenza che chi la cónofce per buona,non bialìmera l’opera,ma il noftro debole giudizio,e for fe la malignità , e noftra cattiua natura ;E chi cerca di gratuirfi ad alcuno, d’aggrandire le lue cofe,ò vendicarli d’alcuna ingiuria col biafimare, ò me= no dimare di quel che fono,le buone opere altrui,è finalmente da Dio, e da gPhuominiconofciutoper quello^che egli e ; ciò è per maligno, ignorante, cattiuo.Confiderate,voi chetate tutti i lauoridi Roma,quellochevi parreb befe altri ftimaflelecole voftre, quanto voi fate l’altrui ! Metteteui digràzia ne’pie di quello pouero vecchio ,e vedrete quato lontano liete dall’honefto, e ragioneuole. Furono di tanta forza quelle, & al tre parole, che dille Giorgio amoreuolmcnte a Perino,che fi venne a vna dima honefta,&: fu fodisfat to Ariftotile: ilqtiale con que’danari,con quelli del quadro, mandato come a principio li dille in Franzia,&: con gl’auanzi delle file prouilioni, fe ne tor no lieto a Firenze; non ollan te,che Michelagnolo, ilquale gl’era amico ha- uefie difegnato leruirfene nella fabrica, che i R omani dilegnauano di fare I Campidoglio. Tornato dùnque a Firenze Ariftotilè l’anno 1547. nell’anda re a baciar le mani al signor Duca Colìmo,pregò lua Hccellenza,chevolefle, hauendo mefio mano a molte fabriche,feruirli dell’opera fua, & aiutarlo,* il. qual signore,hauendolo benignamente riceuuto, come ha fatto Tempre gli hu'omini virtuof^ordinòjcheglifulledatodi prouifionedieci scudi il mefe* & a lui dille,che farebbe adoperato fecondol’occorrenze, che venifiero. co làquale prouifione fenza fare altro ville alcuni anni quietamente,e poi fi mo ri d’anni settanta l’anno 1551. l’ultimo di di Maggio, efulepoltondlaChie fade’Serui. Nel nollro libro fono alcuni difegni di mano d’Arillotilè, & al« cuni ncfonoapprello Antonio Particini,fra i quali fono alcune carte tiratei, prospettiua belliilìme. Videro ne’medefimi tempi,che Aliftotile, e furono, fuoi amici,due pittori, de’quali faro qui menzionebrieuemente 5 però che furono tali chefraquelli rari ingegni meritanod hauer luogo, palcuneopc re,che fecero degne veramente d’edere lodate. L’uno fu lacone,e l’altro Fra, cefco Vbertini cognominato il Bacchiaccha. lacone adunque non fece mol teopere^come quegli,che fen’andauain ragionamenti,ebaie j e fi contentò, di quel poco,che la luà fortuna,e pigrizia gli prouidero, che fu molto meno di quello,che harebbe hauuto di btfo'gno. Ma perche praticò adai con Andrea del Sarto,dilegnò beniilìmo,ccon fierezza,e fu molto bizzarro, cfanta dico nella politura delle fue figure ftrauolgcndole, e cercando di farle varia re, diferenziatedagl’altri in tutti ifuoi componimenti. E nel vero hebbe affai dilegno,e quando uolle imito il buono. In Fiorctizafece molti quadri di NoltreDonne,edendo anco gioitane,che molti nefuronomandati in Francia da mercatanti Fiorentini. In santa Lucia della via de’Bardi fece in vna ta uola Dio Padre.Chrifto.elaNoflra Donna con al tre figure, & a Montici 1 fui canto della cafa di Lodouico Capponi due figure di chiaro feuro intorno a vnTabernacolo. In san Romeo dipinfein vna fattola laNodra Donna,e due santi, sentendo poi vna volta molto lodare le facciate di Palidoro, e Ma turino fatte in Roma,edouc dette alcuni ritratti,fenza che ninno il fapefle, len’andòa Romadoue dette alcuni meli ; acquidando nelle cole dell’arte in modo in modo,che riufci poi in molte cofe ragioneuole dipintore. Onde il Caua- licreBuondelmonti gli diede a dipignere di chiaro fcuro vna fua cafa,chc ha ucamuratadirimpettoasantaTrinitaal principio di Borgo santo Apodo- lo,nella quale fece Iacone hidorie della vita d’Aledandro Magno, in alcune cofe molto bclle>c condotte con tanta grazia è difegno, che molti credono, che di tintogli fusero fatti idifegnida Andrea del Sarto. E per vero dire al faggio,che di fe diede Iacone in qued’opera,fi pensò che hauefle a fare qual che gran frutto. Ma perche hebbe Tempre piu il capo a darfi buon tempo, e altre baie,e a dare in cene,e fede con glamici che a dudiare, e lauorarc, piu rodo andò difamparando Tempre,che acquidado.Ma quello checracofa n5 To Te degna di rifo,ò di compadrone,egli era d’una compagnia d’amici,ò piu todomafnada,chefotco nomedi viueicalla Filofofica, viueano come porci, e come bediejnon fi lauauano mai ne mani,ne vifo,ne capo, ne barba *, non spazzauano la cafà,e non rifaceuano il letto fe non ogni due meli una uolta; apparecchiauano con i cartoni delle pitture le tauole, e non beeuano fe non al fiafco,& al boccale.lE queda loro mefchinità,e uiuere,come fi dice al Ja carlona,era da loro tenuta la piu bella vita del mondo.Ma perche il di fuo ri fuole edere indizio di quello di dentro, e dimodrare quali fieno gl’animi nodri, crederò, come s’è detto altra volta, che cofi fudero codoro lordi, e brutti nell’animo, comedi fuori appariuano. Nella feda di san Felicein piaz za(cio è rapprefentarione della Madonna quando fu anunziata, dalla quale Ti è ragionato in altro luogo)laquale fece la compagnia dell’ Orciuolo l ano 1515. fece Iacone nell’apparato di fuori, fecondo che allora fi codumaua, un bellidimo A reo trionfale,tutto ifalato,grande,e doppio con otto colonne,c piladri.frótefpizi molto alto,ilquaie fece códurrea pfezzione da Piero da Se ito maedro di legname molto praticole dopo ui fece noue dorie; parte delle quali dipin/e egli,che furono le migliori,e falere Francefco Vbertini Bacchi accha. Lequali doriefurono tuttedelTedamentovecchio,eperlamaggior parte de’fatti di Moisè. Edendopoi condotto Iacone da vn frate scopetino Tuo parente a Cortona dipinfe nella Chiefa della Madonna, laquale è fuori della città,due tauole a olio. In vna è la Nodra Donna con san Roccho.san- tc Agodino, ite altri santfie nell’altra vn Dio Padre che incorona la Nodra Donna con dua santi da pie,Se nel mezzo è san Francefco,che riceue le dima te. Lequal dueopere furono molte belle. Tornatofene poi a Firenze,fece a Bongianni Caponi vna danza in uolta in Fiorenza :& al medefimo ne accomodò nella villa di Montici alcun’al tre. E finalmente, quando Iacopo Pun- tormo dipinfe al Duca Aledandro nella villa di Careggi,quella loggia dicut fi è nella fua vita fauellato,gl’aiutò fare la maggior parte di quegl’ ornamenti di grottelche,& altre cofe. Dopo le quali fi adoperò in certe cofe minute; delle quali non accade far menzione. Lafomma è che Iacone fpefe il miglior rempo di fua vita in baie,andandofenein confiderazioni,8cin dir male di q- fto,e di quello. Edendo in que’ tempi ridotta in Fiorenza l’arte del difegno in una compagnia di perfonc, che piu a ttédeuano a far baie, Se a godere che a lauorareje lo dudio de quali era ragunarfi per le botteghe, Se in altri luoghi^ quiui malignamente, Se con lorogerghi attendere abiafimarel’ope- re d’alcunijche erano eccellenti, Se Yiueuano ciuilmente, Se come huomini
‘ honorati. Capì Hi quefii erano Tacone,iI Piloto Orefice, e il Tallo legnaitio* loj ma il peggiore eli tutti era lacone,percioche ha l’altrefue buone pam , se prenel Tuo dire morHeua qualcuno Hi mala forte »onde non fu gran fatto, che Ha coral compagnia haudfero poi col tempo,come fi Hira,origine molti mali,ne che fu (le il Piloto,per la fua mala lingua vccifo Ha vn giouane. E per che le cofioro operazioni,e coftumi no piaceuanoagl’huomini da bene; era no non dico tutti,ma vna parte Hi loro fempre come i battilani, Se altri fimi li a fare alle piaftrelle lunghole mura,ò p le tauerne a godere. Tornando vn giorno Giorgio Vafari da Monte Oliueto, luogo fuor di Firenze, da vedere il Reuerédo,e molto virtuofo do Mimato pitti Abate allora di ql luogo, tro uò lacone có vna gran parte di fila brigata in fui canto de’Medici,ilquale pé sò,p quato intefi poi>di volere co qualche fua catafauola,mezzo burlando,e mezzo dicédodadouerojdire qualche parola ingiuriola al detto Giorgio, g che entrato egli cofi a cauallo fra loro gli dille lacone,orbe Giorgio,dillejco me va ella ? V a bene, lacone mio,rifpofe Giorgio.Io era già pouero come tur ti voi,& horami rruoyo tre mila feudi ò meglio: ero tenuto da voi goffo, Sc i frati,e preti mi tengono valét’huomo;io già fermila voi altri,& horaqfto fa miglio,che èqui ferite rae,& gouerna qfto cauallo: veftiua di que’pam, che vedono idipintorijche fon poueri,&: horason veftitodi velliuo;andauagia a piedi,& horvò a cauallo. si che facon mio.ella va bene affatto,rimanti cori Dio. Quado il pouero Iaconefentt a vn tratto tate cofe, perde ogni mutazione^ fi rimafesézadir’altro tutto ftordito,quafi confiderandolafua miferia, Se ehe le piu voi re rimane l’ingannatore a pie deH’ingànato.Finalméte eden do fiato lacone da vna infertilirà mal condotto,ellendo pouero,fenza gouer no, e rattoppato dellegabe se za potere aiutarli, fi mori di ftetuo in vna fua cafipola, che haueua in una piccola ftrada,ò vero chiaflo,detto coda rimefia l’anno 1553. Frac. d’Vbertino detto Bacchiaccha,fu diligete dipintore, Se an cor che falle amico di lacone, videsépre affai coftumatamète,e da hn’omo da bene. Fu fi utilmente amico d’Andrea del Sarto,e da lui molto aiutato, e fanoti to nelle cofe dell’arte. Fu dico Frane, diligete pittore, e par ticolarmétei fare figure piccole,lequali códuceua pfetre,e có molta pacienza, come fi vede in s. Lorézo di Fiorèza in vna predella della ftoria de’Martiri, Torto la ta- uoladi Giouan’Antonio Sogliani: Se nella cappella del Crucififio,in vn’al- tra predella molto ben fatta. Nella camera di Pier Frane. V bertini,dellaqua le fi è già tate volte fatto mézione,feceil Bacchiacchain compagnia degl’al- tri,molte figurine ne’cafloni, e nelle spalliere, che alla maniera fono cono- feiute come difteréti dall’altre. similméte nella già detta anticamera di Gio- nan’MariaBenin tendi,fece due quadri molto belli di figure piccole , in vno de’ quali, che è il piu bello, e piu copiofb di figure, è il Battifta che battezza Giefu Chrifto nel Giordano. Ne fece anco molti altri per diueifi, che furono madati in Fracia,& in Inghilterra, finalment il Bacchiaccha andato al fèr uizio del Duca Cofimo,perche era ottimo pittore in ritrarre tutte le forti d’a nimalifiece a sua EccelL vno scrittoio tutto pieno d’uccelli di diuerfe manie rej&d’Jierberare, che tutto códufie a oliodiuinamente. fecepoi di figure piccolei cartoni di tutti i mefi dell’anno,che furono infinite mede in opera, di belliflìmi pani d’arazzo di feta,e derogò tanta induftria,e diligenza, che in quei genere non fi può veder meglio, da Marco di maeftro Giouanni Rof fO Fiamingo. Dopo lequali opere condufle il Bacchiaccha a frefco la grotta d’una fontanad’acqna,cheèaPittii&: in vltimofecei difegni pvn letto,che fu fatto di ricami,tutto pieno di ftorie,e di figure piccolejche fu la piu riccha cola di letto,che di limile opera polla vederfi,efiendò fiati condotti i ricami pienidi perle, & d’altrecoledi pregioda Antonio Bacchiaccha fratello di Francefcojilqualeèottimoricamatore. E per che Frane, mori atlantiche fui fc finitoj il detto letto, che ha feruito per le feliciflìme nozze dell’Illu fi. Sig. Principe di Firenze,Don Francefo Medici,e della serehifljma Reina Giouan na d’Auftriajegli fu finito in vltimo con ordme,e difegrio di Giorgio Vafa- ri. Mòri Francefcó l’anno 1557. in Firenze. .