VITA DI BENVENVTO GAROFALO,,
E DI GIROLAMO DA CARPI
PITTORI FERRARESI,
E daltri L ombardi.
N quarta parte delle vite,che noi bora fcriuiamo fi fara brie uerhente vn raccolto di tuttii migliori, e piu eccellali pit- tori,scultori,&: architetti, che fono flati a tempi noftri in Lombardia;dopo il toategna,il Corta], Boccaccino da Cre
mona^ il Francia Bolognefe,non potendo fare la vitadi ciafcunoinparticolare^parendomi abaftanza racconta- re l’opere loro. Laqual cola io non mi farei merto a fare* ne a dar di quelle giudizo fe io non l’haueftì prima vedute. E perche dall’an
no i J4Z. infino a quefto prefente 1566. io non haueua, come già feci, fcorfa quafi tutta l’Italia,ne veduto le dette, & altre opere, che in quefto fpazio di uentiquatrro anhi fono molto crefciute : lo ho voluto> eftendo quafi alfine di quella mia fatica,prima che io le fcriua,vederle, 6c con l’occhio farne giu- dizio. Perchefinitelegia dette nozze delPllluftt'iilimo Signor Don France- lco Medici,Principe di Fiorenza, e di Siena,mio lignote, e della sereniflìma Reina Giouannad’Aulirla,per le quali, io era ftato due anni occupatiflimo nel palco della principale fala del loro palazzo; ho uo!uto,fenza perdonare à spela, b fatica veruna, riuedere Roma, la Tofcana, parte della Marca, l’Vm< tria,fa Romagna,la Lombardia,e Vinezia,con tutto il filo dominio; per ri- uedere le cofeuecchie,e molte chefono Hate fatte dal detto ano 1541.in poi Hauendo io dunque fatto memoria delle cofe piu notabili, e degne d’erterfi porte in ifcrittura,per non far torto alla virtù di molti, ne a quella fincerave rita,chefi afpettaa coloro chefcriuonohiftoriedi qualunche maniera, fen- za paflìoned’animoiverrò fcriuendo quelle cofe,che in alcuna parte manca no alle già dette,fézapartirmi dall’ordine della ftoria;&: poi darò notizia del l’opere d’alcuni,cheancorafon viui,& chehanno cofe eccellenti operato,& operano,parendomi che cofi richieggia il merito di molti rari,& nobili arte fici. Cominciandomi dunque da i Ferrarefi, nacque Benuenuto Garofalo 1 Ferrara l’anno 1481. di Piero Tifi,i cui maggiori erano flati per originePa- doani; nacque dico di maniera inclinato alla pittura,che ancor piccolo fan-•ciulletto,mentre andana alla fcuola di leggere,non faceua altro,chedifegna re. Dal quaieefercizio, ancor che crelccfle il padre, che hauea la pittura per vna baia,di diftorlo;non fu mai poifibile. Perche veduto il padre,che bifo- -gnaua fecondare la natura di quefto fuo figliuolo, il quale non faceua altro ;giorno,enotte,chedifegnare: finalmeme l’acconcio in Ferrara con Domeni coRaneco pittore in quel tèmpo di qualche noPne,febene hauea la maniera :feccha,•esentata. Col quale Domenico eftendo ftato Benuenuto alcun tem ^pojnell’andare vna volta a Cremona,gli venne veduto nella cappella mag- giore delcuomo di quella città,fral’altre cofe di manodi Boccaccino Boccacti pittore Cremone(e,che hauealauorataqlla Tribuna a frefeo-, vn Chri- fto,che fedendo in trono, & in mezzo a quattro san ti,dà labenedizione.pcx che piaciutagli quell’opera,fi acconciò,per mezzo d’alcuni amici,co elio Boc caccino, ilquale allora lauorauanella medefima Chiefa pur a frefeo alcune ftoriedellaMadonna,comefièdecto nella lua vita,a concorrenza di Altobel lo pittore,ilqualelauoraua nella medefima Chiefa dirimpetto a Boccaccino alcune Borie di Giefu Chrifto,che fono molto belle,« veramente degne di ef fere lodate. EfTendo dunque Bcnuenuto ftatodue anni in Cremona, & ha- uedo moltoacquiftato lotto ladifciplinadi Boccaccino,fen’andò danni 19 a] Roma l’anno 1500,douepoftofi con GiouanniBaldinipittor Fiorentino - affaipratico,&ilqualehauetiamoltibelliflìmidifegni didiuerfi maeftriec- cellentijfopra quelli,quando tempo gFatianzaua,e maiììmamenrela notte, fi andana continuarne« te efercitando. Dopo,effendo fiato con coftui quindi ci meli, & hauendo ueduto con molto fuo piacere lesole di Roma jscor/o che hebbe vn pezzo,per molti luoghi d’Italia, fi condulfe finalmente a Man rouajdoue apprefio Lorenzo Cofta pittore Sette due anni: feruendolo con tanta amoreuolezza,che colui per rimunerarlo lo acconciò in capo a duean ni con Frane. Gonzaga Marchefedi Mant03, col quale anco ftaua efib Lore zo. Ma non ui tu fiato molto Benuenuto, che amalando Piero fuo padre in Ferrara,fuforzato tornarfenela,doue flette poi del continuo quattro anni lauorando molte cofe dafefoIo,& alcune in Compagniadé’Dollì. Mandando poi l’anno 1505. per lui Mefier Hierommo Sagrato gentilliaomoFer rarefe,ilquale ftaua in Roma,Béuenuto vi tornò di bonifiìma vogliale maf- fimamenteper vedere i miracoli,cheli predicauano di Raffaello daVrbino* e della cappella di Giulio fiata dipinta dal Buonar roto. Ma giunto Benuenu to in Roma,reftò quafi difperato, non che fiupito nel vedere la grazia, e la uiuezza,che haueuano le pi rt ure di Raffaello, e la profondità del difegno di Michelagnolo. onde malediua le maniere di Lombardia,e quella che hanea co tanto Audio,e ftento imparato in Man toa,Se volentieri, fe hauefle potuto fe ne farebbe fmorbaro. Ma poi che altro non fipoteua,fi rifoluèa uoleredi fimparare,edopo la perdita di tanti anni di maeftro ditieniredifccpolo. per che cominciato a difegnare di quelle cofe,che erano migliori,e piu difficili, & a ftudiare con ogni poffibile diligenza quelle maniere tanto lodate non ac refe quafi ad altro per ispazio di due anni continui. Perlo che mutò in tan= to la pratica,e maniera cattiua inhuona, che ri’era tenuto dagl’artefici ceto. E che fu piu,tanto adoperò col fottomctterfi,&:con ogni qualità d’amoreuo le vfticio,chediuenne amico di Raffaello da Vrbino,ilquale, comegentilif- fimo,è non ingrato,infegnò molte cofe,aiutò,efauori fempre Benuenuto.il quale fe hauefle fègoitato la pratica di Roma ; fenz’ alcun dubbio harebbe fatto cole degne del bell’ingegno fuo. Ma perche’fu conftretto, non fo per qual’accidente,tornare alia patria; nel pigliare licenza da Raffaello, gli prò- mife »fecondo che egli il configliaua, di tornare a Roma ; dotte l’afiicura.ua itàffacllo che gli darebbe piu che non vóleffedalanorare,& in opere hono- reuoli. Arriuaxo dunque Benuenuto inferrata, affettato, che egli hebbe le cofe,e spedito la bifogna,che vel’haueua fatto vcmre>jfi metteuain ordine., per tornarfene a Roma, quando il signor Alfonfo Duca di Ferrara, lo mife a lauorare lauorarc nel Cartello in compagnia d’altri pittori Ferrarefi * vna cappelletti laquale finita gli fu di nuouo interrotto il partirfi dalla molta cortefiadi M- Antonio Coftabili gentil’huomoFetrarefedi moltaautorità,ilqualegli die de adipignere nella Chiela di santo Andrea all’Altar maggiore vna tauola. a olio. Laquale finita,fu forzato farne vn’altra in san Bertolo, conuenro de* Monaci Cifterciéfonella quale fece l’adorazionede’Magi che fu bella,e mol to lodata.Dopo ne fece vn’ahra in duomo piena di varie,e molte figure,e due altre,chefurono poftenella Chiefadi fantoSpirito;in vnadellequali èia Vergine in aria col figliuolo in colloidi fiotto alcun’altre figure, e nell’altra, la natiuità di Giefiu Chrifto. Nel faredelle quali opere, ricordandoli alcuna vòlta d hauere laficiato Roma,ne fientiua dolore diremo ; Se era rifioluto per ogni modo di tornaruij quando foprauenendo la morte di Piero fuo padre, gli fu rotto ognidifegno. Percioche trouadofi alle spalle vna forellada ma rito,e vn fratello di quattordici anni,e !e fue cofie Idifiordinejfu forzato a po- fare l’animo,Se accomodarfi ad habitare la patria. E cofi hauendo partita la compagnia con i Doifi,i quali haueuano infino allora con erto lui Iauorato. dipinfie da fe nella Chiefia di san Francefico in vna cappella la reflurezione di. Lazzero,piena di varie,e buone figurejcclòrita vagamente,& con attitudini pronte,eviuaci,che molto gli furono comendate. in vn’altra cappella della, rhedefima Chiefiadipinfiernccifionede’fanciulliinnocenti fatti crudelmens te morire da Herode,tantobene,eccn fi fiere mouenze de’fioldati,e d’altrefi gure,chefu vna marauiglia . Vifono oltee ciò molto bene efipreflì nella varietà delle teftediuerfi effetti,come nelle madre,e balie ia paura, ne fanciulli, la morte,negl’vccifiori la crudeltà,Se altre cofe molte, che piacquero infinita niente. Maegli è ben vero,che in facendo quell’opera,fece Bentienuto quel lo,cheinfin’allora non era mai flato vfiito in Lombardia > rio èfece modelli di terra.per veder meglio l’ombi e,Sei lumi,e fi ferui d’un modello di [figura, fatto di legname,gangherato in modo,che fi fnodaua per tintele bande, & il quale accomodaua a fuo modo,con panni adolfo,Se in varie attitudini.Ma quello che importa piu,ritraile dal uiuo,e naturale ogni minuzia,come quel li che conofceua la diri tta ertere imitare, Se orteruare il naturale. Fini per la medefimaChiefa la tauola d’una cappellai Se in vna facciata dipinfe a frefeo Chrifto prefo dalle turbe nell’orto, in s. Domenico della medefima città dipinfe a olio due tauole. in vna è il miracolo della Croce,esita Helena,e nell’altra è san Piero Martire con buon numero di bellillime figure. Et in qfta pare,che Béuenuto variarte aftai dalla fun prima maniera,ertendo piu fiera,e fatta con manco affettazione. Fece alle Monache di s. Salueftro in vna tauola Chrifto,che in fui monteora al padre,mentre i tre Apoftoli piuabbafto fi danno dormendo. AlIeMonachedisanGabriellófecevnaNunziata:5ea quelle di santo Antonio nella tauola dell’altare maggipre la reflurezione di Chrifto. A i frati Ingiefuati nella Chiefa di san Girolamo all’altare maggio re, Giefu Chrifto nel prefepio, con vn choro d’Angeli in vna Nuuola,tenuto bellirtìmo. In santa Maria del Vado è di mano del medefimo in vna tauola, molto bene in tefa, e colorita, Chrifto afeendente in Cielo, egli Apof toli, che Io ftanno mirando. Nella Chiefadi san Giorgio, luogo fuor della ci uà,de1 Mortaci di Monte Oliueto dipinfe in vna tauola a olio ì Magi che . adorano adorano Chrifto, & gl’offerifcono Mirra Incenfo, Se Oro. E quefta è delle migliori opere, che faceffecoftui in tutta fua vita, lequali tutte cofe molto piacquero a i Ferrarefi,e furono cagione,che lauoro quadri per le cafe loro, quafi (enza numeroj& molti altri a Monafterij,& fuori della città,per le Ca (iella,e ville allintorno,e fra l’altre al Bondeno dipinfein vna tauolala refiu rezionediChrifto.E finalmente lauoròafrefco nel refettorio di santo An- drea.con bella,e capricciofa inuenzione molte figure,che accordano le cofe del vecchio teftamento col nuouo. Ma perche Poperedi coftui furono infi* nitebafti hauere fauellato di quelle,che fono le migliori. Hauendo da Ben- itennro hauuto i primi principi) della pittura Girolamo da Carpi ,come fi di ra nella fua vita,dipinfero infieme la facciata della cafa de Muzzarelli nel bor go nuouo partedi chiaro fcurc,partedi colori,con alcu ne cofe fin te di bron zo. Dipinfero parimente infieme fuori,edentro,il palazzo di Copara luogo da diporto del Duca di Ferrara,al qual fignore fece molte altre cofe Beimeli utOjefblo^ in compagnia d’altri pittori. Eflendopoi fiato lungo tempo in propofito di non voler pigliar donnajper efierfi in vltimo diuifo dal fratello evenutogli a faftidio lo ftarfolo,la prete di 4S. anni. Ne l’hcbbe affatica tenti ta vn’anno,che amalatofigrauemente,perdèla vifta dell’occhio ritto,e vene in dubbio,e pericolo dell’altro.pure raccomandandoli a Dio,e fatto voto di iiefiire,ccme poi fece fempredi bigiojfi cóferuó per la grazia di Dio in modo la vifta dclPaltr’occhio,chel’opere fue fatte nell’età di fcftantacinque annerano tanto ben fatte Srcon pulitezza ediligenza,cheè vna marauiglia. Di maniera che mofirando una uolta il nuca di Ferrara a Papa Fatilo terzo un trionfo di Raccho a olio,lungo cinque braccia,e la Calunnia d’Apellefac ti da Béuenutoin detta età coni dilegui di Raffaello da Vrbino, i quali qua dri fono fopra certi camini distia Eccoli, reflò ftupefatto quelPontefice,che un necchio di quell’età con un occhio folohaueiìe condotti lauori cofi gran dij&cofi begli. lauorò Benuenuto uenti anni continui,tutti i giorni di fefta per l’amor di DÌO nel Monafierio delle Monache di san Bernardino, dotie fe ce molti lauori d’importanza a olio a tempera,& a frefeo. Il che fu certo raa- rauiglia,e gra fegno della lineerà,e fila buona natura,nó hauédo in ql luogo cócorréza;& hauédoui nódimeno meflo nó rnaco ftudio,e diligéza, di qllo, che harebbefatto in qualfiuoglialtro piu frequécato luogo, sono le dette ©pedi ragtoneuolecóponimétojcó beli’ariedi tefte,nó intrigate, e fatte certo có dolce,&bucnamaniera.A molti difcepoli,chehebbe Béuenuto,ancor che infegnaffe tutto qllo,che fapeua piu che uolétieri,p farne alcuno eccell. nó fece mai 1 lorofrutto ueruno:& in cabio di eflere da loro della fua amore uolezza riftorato,almeno có gratitudine d’aio;nó hebbe mai da eili fe nó di( piaceri, ondeufaua dire, nò hauere mai hauuto altri nemici, che ifuoidi- fcepoli,e garzoni.1 ano 1550 eflédo già vecchio ritornatoghil /nomale degli occhi,rimafe cieco del tutto,& cofi uifle^.anni. laquale difàuétura feppor« tò có paziéte animo,limettédofi al timonella uolótadi Dio.finalméte pue- nuto all’età di 78.annidandogli pur troppo efTere inqlle tenebre uiuuto, e rallegradofi della morte,có fperaza d’hatier’a godere la luce eterna-,fini il cor fo della uita l’anno 15J9. a di 6. di Settebre \ lafciando vn figliuolo mafehio,. chiamato Girolamo,cheèperfona molto gentile;&: una femmina.
Fa Bcnucnutoperfona molto da bene,burleuole, dolce nella cóuerfazione: e paziente,« quieto laute le lue autierfita. si dilettò! giouanezza della fcher ma,c di tonare il Liuto, c fu ncll’amicizie vrticiofiifimo,e amoreuoleoltre mi fura Fu amico di Giorgione da Cartel Fraco pittore,di Tiziano da Cador, e di Giulio RomanojS: in generaleaffezìonatilììmo a tutti gl’huomini dell’ar- tcj& io ne porto far fede,ilquale,due volte, ch’io fui al tuo tempo a Ferrara \ riccuei daini infinite amoreuolezze,ecortefie. fu fepoltohonoreuolmentc nella Chicfa di santa Maria del Vado,& da molti virtuofi con verfi,e profe, quanto la fua virtù meritarla,honorato. E perche non fi è potuto hauereil ritratto di erto Benuenuto, fi c merto nel principio di quefte vite di pittori Lombardi quello di Girolamo da Carpila cui vita fotto quefta fermeremo.
^ Irolamo dunque.detto da Carpi ilquale fu Ferrarefe,e difcepolo di Bert Cjuenuto fu a principio daTommafo fuo padre,ilquale era pittore di feu* deria,adoperato in bottega a dipignere forzieri,fcabellijcornicioni, & altri fi fatti lauori di dozzina.Hauendo poi Girolamo fotto la difciplina di Benuc nuto fatto alcun frutto,péfaua d hauere dal padre edere leuato da que’ lauo ri meccaniciima non ne facédoTommafo altro,comequegli,chehaueuabi fogno di guadagnare, fi rifoluè Girolamo partirli da lui adogni modo. E CQ fi andato a Bologna hebbe appretto i gentil’huomini di quella città artat buo na grazia. Percioche hauendo fatto alcuni ritratti,chefomigliaronoattai; si acquidò tanto credito,cheguadagnando bene,aiutaua piu il padre,dando ! Bologna,che non haueafatto dimorando a Ferrara. In quel tempo, ertendo dato portato a Bologna in cala de’fignori Conti Hercolani vn quadro di ma d’Antonio da Coreggioi nel quale Chrido in forma d’Hortolano appare a Maria Maddalena-,lauorato tauro bene,emorbidamente quanto piu non fi può credere: entrò di modo nel cuore a Girolamo quella maniera,che nò ba dandogli hauere ritratto quel quadro,andò a Modana p vedere l’altre ope re di mano del Coreggio,la doue arriuatoi oltre all’ettere redato nel vederle tutto pieno di marauiglia: vna fra l’altre lo fece rimanere dupefatto,& q- da fu vn gran quadro,che è cofa diuina, nel quale è vna.NodraJDonna, che havn putto in collo,ilqualespofa santa Chaterina,vn san Badiano,|&altrc figure: con arie di tede tanto belle,che paiono fatte in paradifo. Ne è pottibi le vederci piu bei capegh.ne le piu belle mani ò altro colorito piu vago,c na turale. Ertendo dato dunque da Metter Francefco Grilenzoni dottore,e pa dronedel quadro,ilqtialefu amiciiìimo del Coreggio,conceduto a Girolamo poterlo ritrarre-, egli il ritraile con tutta quella diligenza, che maggiore fi può imaginare. Dopo fece il limile della tauola di san riero Martire,laqua le hauea dipinta il Coreggio a vna compagnia di secolarfiche la tengono, fi come ella merita in pregio grandittimo, cllendo mttìmamente in quella oltre all’altre figure,vn Chrido fanciullo in grembo alla madre,che pare, che spiri,& vn s. Piero Martire bellirti.òc vnaltra tauoletta di mano del medefi rr,o fatta allacòpagma di san Badiano,nò men bella di quelta.Lequali tutte opere,ertendo date ritratte da Girolamo,furono cagione,che egli migliorò tanto la Ina prima maniera,ch’ella non pareua piu detta,ne quella di prima. Da Modana andato Girolamo a Parma,[douc hauea intefo ciler’ alcune . * opere opererei medefimoCorcggio.'ritralfe alcuna delle pitture della tribuna del duomo,parendogli lauoro ftraordinario,cio è il bellillìmo Icorto d’una Ma donna,che faglie in Cielo circondata da vna moltitudine d’Angeli, gl’A po- floli,che ftano a vederla falire. E quattro fanti protettori di quella città, che fono nelle nicchie,san Giouanni Battifta,che ha vn’agnello in mano, san Io feffo spolo della Noftra Donna, san Bernardo degl’Vbeiti Fiorentino Cardinale^ Vefcouo di quella città,& vn’altro Velcouo. Studiò timilmenie Gi rolamo in san Giouanni Euangelifta le figure della cappella maggiore nella nicchia di mano del medefimo Coreggiojcio e la icoronazione di Noftra DO na,san Giouanni Euangelifta.il Battifta,san Benedetto, san Placido, Se vna moltitudine d’Angeli,che a quelli fono in torno.e le marauigliofe figure che fono nella Chicladi san Sepolctoalla cappella di san Iofefto,tauola di pittu ra diuina. E perche è forza,che coloro,a i quali piace fare alcuna maniera, c la ftudiano con amoreja imparino, al meno in qualche parte ; onde auiene ancora che molti diuengono piu eccell. che i loro maeftri non fono ftati,Gi rolamo prefe aliai della maniera del Coreggio. Onde tornato a Bologna, ]'imiiò fempre,non ftudiando altro che quella,& la tauola.che in quella eie - tà dicemo edere di mano di Raffaello da Vrbino. E tutti quelli particolari feppi io dallo Hello Girolamo,che fu molro mio amico,l’anno 1550.1 Roma & il quale meco lì dolfe piu volte d’hauer confumàto la fua giouanezza, óc i migliori anni in Ferrara,eBologna;enon in Roma ò altro luogo,done ha- uetebbe fatto lenza dubbio molto maggiore acquifto . Fece anco non pie- col danno a Girolamo nelle cofe dell’arte, l’hauereattefo troppo afuoi piaceri amorolì,&a fonare il liuto in quel tempo,che harebbe potuto fare acquifto nella pittura. Tornato dunque à Bologna,oltrea molti altri, ritraile Mefter Onofrio Bartoli ni Fiorenti nocche allora era in quel la città a ftudio, & il auale fu poi Arciuefcouo di Pifa. laquale tefta, che è hoggi apprefto gli heredi di detto Mefter Noferi,e molto bella, e di graziofa maniera. Lauoran do in quel tempo a Bologna vn maeftro Biagio pittore,corniciò coftui, vede do Girolamo venire in buon credito,a temere che non gli paftafte manzi, e gli lcuafle tutto il guadagno. Perche fatto leco amicizia, con buona occafio ne,per ritardarlo dall’operare, gli diuenne compagno, e dimeftico di manie. ra,che cominciarono a lauorarc di compagnia,& cofi continuarono vn pez zo. La qual cofa,come fu di danno a Girolamo nel guadagno, cofi gli fu parimente nelle cofedell’arte.’perciochefeguitadole pedatedi maeftro Biagio che lauoraua di pratica,e cauauaogni cofa da i difegni di quello,e di quello; nonmetieua anch’egli piu alcuna diligenza nelle lue pitture. Horahauédo nel Monafterio di san Michele in Bofco fuor di Bolognavn frate Antonio Monaco di quelluogo.fatto vn san Baftiano grande quanto il uiuo: ascari- calafinoin vn conuento del medefimo ordine di Monte Oliueto, vna tauo- la a olio;& a Monte Oliueto maggiore alcune figure in frefeo nella cappella dell’Orto di santa Scolaftica: voleua l’Abbate Ghiaccino, che l’haueua fatto fermare quell’an no in Bologna,che egli dipignefle la sagreftia nuoua di ql- lalor Chiefa. Ma frate Antonio,che non fi fentiua da fare fi grande opera; &C alqualeforfè non molto piaceua durare tanta fatica,come bene spellò fanno certi di cofi fatti huomini, operò di maniera,che quell’opera fu allogataaGirolamo,&amaefiro Biagio,ilquale la dipinfero tutta a frefco,facendo negli spartimenti dellavolta alcuni putti,& Angeli ; e nella tefta,di figuregrandi la fioria della Trasfigurazione.di Chrifto; feruefido’fi del difegno di quella, rhe fece in Roma a s. Pietro a Molitorio Raffaello da Vrbirioj& nelle faccia tefeciono alcunisanti,nei qualfèpur qualchecofàdi buono.MaGirolamo accortoli,che lo ftare in compagnia di maeftro Biagio non faceua per lui, an i,che era la fila efprefla rouina^fini ta quell’opera,disfece la compagnia,e co minciò a far da fe; E la prima operabile fece da'fefolo fu nella Chiefa di sari Saluadore,nella cappella di s. Baftiano vna tauola,nellaquale fi porto molto benC.Ma dopo intefà da Girolamo la mortedel padre,fè ne tornò a Ferra ia,doue per allora non fece altroché alcuni ritratti,& opere di poca impor tanza. Intanto venendo Tiziano Vecellio a Ferrara alauorare,come fi dira nella fua vita,alcune cofeal nuca Alfonfo,in vno ftazino,ò vero ftudio,doue hauea prima lauorato Gian’Bellino alcune cofe,& il Doflo vna Bacchanaria d’huomini tato buona,che quando nó haueffe mai fatto altro,p qfta merita lode;e nome di pittore ecc. Girolamo,mediàteTiziano, de altri, cominciò a praticare in corte del Diica,doue ricauò quali p dar faggio di fe,prima che ai tro facelle,la teftadel Dura Her'cole di Ferrara da vna di mano di Tiziano,« qfia cotrafece tato bene,eh ella pareua la medefima che l’originale > onde fa guadata comeopa lodeuole in Fracia.Dopo hauedo Girolamo tolto moglie, c'-hauuto figliuoli forfè troppo prima,che nó doueua , dipinfe in s. Frane, di •Ferrara,negl’angoh delle uol te a frefeo i quattro Euangelifti,che furono asfai buone figure. Nel medefimo luogo fece vn fregio intorno intorno alla Chiefa,che fu copiola,e molto grande opa,efiendo pieno di mezze figure, c di puttini intrecciati infieme aliai vagaméte. Nella medefima Chiefa fece in vna tauolain sato Antonio in Padoa,cóaltre'figtrre:&:in vn’altrala N.DÓna in aria co due Angeliche fu porta all’altare della (ignora Giulia Muzzerella chcfu ritrattain erta da Girolamo molto bene. In Rouigo nella Chiefa di s. Francefco dipinfe ilmedefimo, l’apparizione dello Spirito Santo in lingue eh fuoco,chef u opa lodeuole,per lo cóponimento,e bellézza delle tefte. E in Bologna dipinfe nella’Chiefa di s. Martino in vna tauolai tre Magi con bel lifilme tefte,e figure;& aTerrarain compagnia diBenuéutoGarofalo, come fi è detto, la facciata della cafa del fignor Bàttifia Muzzarelli : e parimente il palazzo di Coppaia vila del Duca apprefio a Ferrara dodici miglia.E i Ferra rafimilmente la facciata di Piero Soncini nella piazza di verfo lepefcheric* facendòui la prefa della Goletta da Carlo quinto Imperadore. Dipinfe il me defimo'Girolatuoin San Polo,Chiefa de’FratiCarmelitani nella medefima Città,in vna tauoletta a olio vn San Girolamo,con due altri Santi gradi qua to il naturaie:e nel palazzo del Duca vn quadro grande con vna figura quanto il viuo, finta, per vna occafione,con bella viuczza,mouen7a,grazia, e buó. rilieuo Fece anco vna Venere ignuda a giacere,egrande quanto il viuo,con Amore apprefio,laq-uale fu mandata al Re Francefco di Francia a Parigi. E1* io,che la vidi in Ferrara l’anno i jqx^pofi’o con verità affermare, ch’ella fùfle ‘hellifiìma. Dieder.nco principio,e nefece'gran parte, agl’ornamenti defi Rcffettorio di San Gtorgio luogo in Ferrara detonaci di Monte Olmeto; ma perche lafciò imperfetta quell’oprra , Phadiocgifinita Pellegrino Pelleg t i n i, d i ni n to re- Oc log n *fe. Ma chi-voL-Hc far menzione ili quadri panico-lari,ckc Girolamo fece a moki Signorie getirhuomini, farebbe troppo mag giore di quello,che è il difiderio noftro la ftoria; però dico di due folamence,che fono belliflìmi. De vno dunque che n’ha il Caualier Boiardo in Tarma,bello a marauiglia, di mano del Correggio. Nelquale la N.Donna mette vna camifcia indoflo a Chrifto fanciuIletto,ne ritraile Girolamo vno a quel lo tanto limile j che pare dello veramente, &vn’altro ne ritrafieda vno del Parmigiano,ilquale è nella Certofa di Pauia,nella cella del Vicario, coli bene,& con tanta dihgenza,che non li può veder Minio piti fottilmente lauo- rato Se altri infiniti lauorati con molta diligenza. E perche fi dilettò Girolamo,e diede anello opera all’Architettura ; oltre molti difegni di fabrichc-, che fece per ferùigio dimoiti prillati, feruì in quello particolarmente Hip- polito Cardinale di Ferrara ; ilquale hauendo comperato in Roma a Monte Cauallo il giardino, che fu già del Cardinale di Napoli, con molte vigne di particolari all’intorno,condulIeGÌrolamoaRoma,acciolo leruilfe non folo nellefab.riche,manegl’acconcimidi legname veraméteregij del detto Giar dino.Nel che fi portò tanto bene,che ne reltò ognuno ftupefatto.E nel vero nò fo chi altri fi fufie potuto portare meglio di lui in fare di legnami(che poi fono fiati coperti di belhflìme verzure) tante bell’opere, e fi vagamente ridotte in diuerle formej& in diuerfe manieri di tempij ; ne i quali fi veggio* no hoggi accommodate le piu belle, e ricche ftatue antiche,che fieno in Ro ma: parte intere, e parte fiate refiaurate da Valerio Cidi Scultore Fiorentino,«^ da altri perle quali opereefiendoin Roma venuto Girolamo in bo- niflimo credito; fu dal detto Cardinale fino Signore,che molto l’amaua, mef fo l’anno 1550.3! feruizio di Papa Giulio ilquale lo fece Architetto (opra le cofedi Bel Vedere,dandogli ftanzein quel luogo.e buona prouifione. Ma perche quel Pontefice non fi poteua mai in filmili cofecontentare,emafiima mente quando a principio s’intendeua pochilfimo del difegno, e non volerla la fera quello, chegl’erapiacciutola mattina; e perche Girolamo hauea Tempre a contraltare con certi Architetti vecchi,a i quali parea ftrano,vedere vn huomo nuouo,e di poca fama edere fiato prepofio a loro;fi rifoluè co- nofciutal’inuidia,e forfè malignità di quelli,efiendo ancho di natura piu rollo freddo,che altrimenti a ritirarfi. E cofi per lo meglio,fe ne tornò a Mon* te Cauallo al feruizio del cardinale.Dellaqual cofa fu Girolamo da molti lodato,efiendo vira troppo difperata hauer tutto il giorno, & per ogni minima cofa,a ftar a contendere con quefto,e quello.E come diceua egli,è tal voi ta meglio godere la quiete dell’animo con l’acqua, Se col pane, che dentare nelle gràdezze,e ne gl’honori.Fatto diìquc, che hebbe Girolamo al Cardina le fuo Signore vn molto bel quadtofche a me,ilquale il vidi,piacque fomma mfte,efiendo già ftraccho,fe ne tornò cò efiò lui a Ferrara a goderli la quiete di cafa fila cò la moglie,& con 1 figliuolidafciando le fperanze, e le cofe della fortuna nelle mani de’ Tuoi auuerfarij, che da quel Papa cauarono il medefi- mo,che egli,e nò altro. Dimorandofi dunque in Ferrara;per nò fo che accidc te,efiendo abruciata vna parte del cartelloni Duca Hercolediede cura di rifar lo a Girolamojilquale l’accomodò molto bene,eradornòfecódo che fi può in quel paefe,che ha gran mancamento di pietre da far conci &ornamcti;ondo meritò eflcr femp caro a ql signore,che liberalméte riconobbe le fue fatiche Aaaa ìij
Finalmente dopohauer fatto Girolamo quelle j e molte altre opere fi moti d’anni 55. l’anno e fu fepolro nella Chiefa degl’Angeli a canto alla Tua donna.Lafció due figliuole femine,e tremafchijcioèGiulio,Annibale,&vn altro. Fu Girolamo lieto huomo,e nella conuerfazione molto dolce, e piace uole. Nel lauorarealquanto agiato,elungo;fu di mezzana datura,e fi dilettò oltre modo della Muficaje de1 piaceri amorofi piu forfè che non conuie- ne. Hafeguitato dopo lui lefabriche di que’fignori GalalToFerrarefe architetto huomo di belliffimo ingegno,e di tanto giudizio nelle cofe d’architettura,che p quato fi vede nell’ordine,de’fuoi dilegni hauerebbe.moftro molto pitiche non hailfuo valore, le in cofe grandi fufte flato adoperato.
E Stato parimente Ferrarefe,e scultore eccellete, maeftro Girolamo ilqua le habitando in Ricanati,ha dopo Andrea Contucri fuo maeftro lauo- rato molte cole di marmo a Loreto,e fatti molti ornamenti intorno a quella cappellai cafa della Madonna. Coftui dico, dopo che di la fi parti il Tribo- lo^he fu l’ultimo,battendo finito la maggiore ftoriadi marmo, che è dietro alla detta cappella ,doue gl’A ngelrportano di Schiauonia quella cafa nella felua di Loreto j ha in quel luogo con tinuamen te dal ì^.tnfino all’anno
1560. lauorato,eui ha fatto di molte opererà prima delle quali fu un Profe- ta di braccia tre,e mezzo a federe,ilquale fu mefto,effondo bella, e buona fi- gura,in vna nicchiatile è volta uerfo ponente. Laquale ftatua, effondo pia-ciuta fu cagione, che egli fece poi tutti gl’altri Profetida vno infuori, che è uerfo Leuante,e dalla bada di fuori verfo l’altare,ilquale è di mano di Simo ne Cidi da Settignano,di'fcepolo anch’egli d’Andrea Sanfouino. il reftante dico de’detti Profeti fono di mano di maeftro Girolamo,e fono fatti con mol ta diligenza,ftudio,e buona pratica. Alla cappella del sagramento, ha fatto il medefimo li cadellieri di bronzo,alti trebraccia in circa,pieni di fogliami, figure tonde di getto, tanto benfatte che fono cofamarauigliofa. Et vn’fuo fratello,che in limili cofe di getto è valentuomo, ha fatto in compagnia di maeftro Girolamo in Roma molte altre cofe,e particolarmente vn Taberna colograndiifimodi bronzo,per Papa Paulo terzojilqualedoueua edere po- llo nella cappella del palazzo di Vaticano,dettala Paulina. Fra i Modanefi a corafono flati in ogni tempo,artefici eccell. nelle noftre arti, come fi è detto
in altri luoghi,e come fi vede in quattro tauole, delle quali non fi è fatto al fuo luogo menzione,per non fàperfi il maeftro -, lequali cento anni fono fu- rono fitte a tempera in quella città.e fono fecondo que’tempi bellifiìme,e la uora'tecon diligenza,la prima è all’altare maggiore di san Domenico,e l’altrc alle cappelle,che fono nel tramezzo di quella Chiefa.Er hoggi viue della me defima patria vn pittore chiamato Niccolo ; ilquale fece infua giouanezza molti lauon afrefeo intorno alle beccherie,che fono allaihelle: Et in s. Pie- ro luogo de Monaci neri all’ahar maggiore in vna tauolaja decollazione di sanPiero,esan Paulo: imitando nel soldato che raglia loro la tefta vnafiga rafimile,cheèin Parma di mano d’Antonio da Coreggio, in san Giouanni Euangelifta lodatiflìma. E perche Niccolo è ftato-pru raro nelle cofe afrefeo 'Chc'ReU’ahre maniere di pittura,olrre a molte opere, che ha fatto in Moda« ''Ka7& iniBolqgna,intendo c-he-ha-fatto in Francia,doue ancora viue, pittu-re f c rariflimc,fiotto Metter Francefco Primaticcio Abbate di Jan Martino,con i difcgni del quale ha fatto Niccolo in quelle parti molte opere, come fi dira nella vita di etto Primaticcio. Giouambatifta parimente Emulo di detto NÌC colo ha molte cofe laiiorato in Roma,&altroue,ma particolarmente in Perù già doue ha fatto in sa Francefco alla cappella del fignor Afcanio della Cor nia molte pitture deliavita di santo Andrea Apoftolo, nelle quali fi è porta xo beniftìmo. A concorrenza del quale Niccolo Arrigo Fiamingo, maeftro di fineftredi vetro ha fatto nel medefimo luogo vna tauolaaolio, dentroui la ftoria de*Magi,che farebbe aflai bella,fe non fufle alquanto confu là, e trop po carica di colori,ches’azuffano ifieme.e non la fanno sfuggire;ma meglio fi è portato coftui in vnafineftra di uetrodifegnata,&: dipinta da lui fatta in san Lorenzo della medefima città alla cappella di san Bernardino.Ma torna do a Battifta,ettendo ritornatodopoquefteoperea wodana, hafatto nel me defimosan Piero,doue Niccolo fece la tauola,duegrandi (borie dall e bande, de’fatti di san Piero,e san Paula,nelle quali fi è portato bene oltre modo. Nella medefima città di Modana(ono anco fiati alcuni fruitori degni d’ette Te fra i buoni artefici annouerati: percioche oltre al Modanino, del quale fi è in altro luogo ragionatoci è fiato vn maeftro chiamato il Modana,ilquale in figure di terra cotta,grandi quanto il viuo,e maggiori,ha fattobellilfime 'opere,e fra l’altre vna cappella in san Domenico di Modana*,&in mezzo del dormentorio di (an Piero,a Monaci neri purein Modana vna Noftra Donna, san Benedetto.santa Infima,& vn’altro-santo, alle quali tutte figure ha da to tanto bene il coloredi marmo,che paiono proprio di quella pietra,fenza che tutte hanno bell’aria di tefte,bei panni,& vna proporzione mirabile. Il medefimo hafatto in san Giouanni Vangelifta di Parma nel dormentorio le medefime figure; Se in san Benedetto di Man toua ha fatto buon numero di figure tutte tonde,e grandi quanto il naturale,fuor dellaChiefa,per la fac ciata,e fiotto il portico in molte nicchie,tanto .belle,che paiono di marmo, si milmente Prospero Clemente,fcultore Modanefe vè fiatoedè valentuomo nel fuo eftercizio,come fi può vedere nel duomo di Reggio nella (epoU tura del Vefcouo Rangonedi mano di coftui, nella quale èia ftatuadi quel prelato,grande quanto il naturale a federe .con due putti molto ben condot tidaqualefepolturagli fecefare il.fignor Hercole Rangone. .
Parimente in Parma nel duomo fotto le volte è di mano di Profpero la fepol tuta del Beato Bernardo degl’V berti Fiorentino, Cardinale, c V efeouo di, quella città,che fu finita l’anno 1548. e molto lodata. Parma fimilmente ha hautito indiuerfi tempi molti eccell. artefici, e begl’ingegni come fi è detto dttopra.percioche oltre a vn Chriftofano Cartelli ilquale fece vna belhfiìma tauola in duomo l’anno 1499. & oltre a Francefco Mazzuoli del quale fi è fcritto la vita;ui fono fiati molti altri valentuomini. Ilquale hauendo fatto come fi è detto alcune cofe nella Madonna della Steccha, elafciato alla morte fua quell’opera imperferta;Giulio Romano,fatto vn difegno colorito in carta,ilquale in quel luogo fi vede per ognuno, ordino che vn Michela gnolo Anfelmi Sanefe per origine,mafauo.Parmigiano;eftendo buon pitto re,mettttte in opera quel cartonerei quale.è la coronazione di Noftra Don ina. llchefece colui certo ottimamente. Onde meritò, che oli fulfie allogata una vn nicchiagrande diquattrograndilfime, ettenettino in quel tempio: dirimpetto a quelladouehauea fattola fopradettaopera col difegnodi Giulio, perche meffoui mano vi conditile a buon termine l’adorazione de’Magi,con buon numero di belle figure; facendo nel medefimo arco piano, come fi dille nella vita del Mazzuoli,e le vergini prudenti, e lo fparrimento de rofoni di rame. Ma Tettandogli anche a fare quali vn terzo di quel lauoro, fi mori. Onde fu fornito da Bernardo Soiaro Cremonefe, come diremo poco apprelìo. Di mano del dotto Michelagnolo è nella medefima Cittàin San Francefco la capella della concezzione:e in San Pier Martire alla capella del la Croce vna gloria celefte. HIERON1MO Mazzuoli,cugino di Francefco, comes’èdettoleguitandol’opera nelladetta Chieladella Madonna, fiata lafciata dal fuo parente imperfetta; dipinle vn’arco con le Vergini prudenti^ l’ornamento de’ Rofoni. E dopo nella Nicchia di tetta, dirimpetto alla portaprincipale diptnfelosptritolantodifcendentein lingue di fuoco fopra gl’Apoftolùe nell’altro Arco piano,& vi timo la Natiuità di Giefu Chri fio,laquale,nò eflendo ancor feoperta, ha moftrata a noi quefto anno 1566. con molto noftro piacere, eflendo per opera a fretto, bellifiìma veramente. La tribuna grande di mezzo della medefima Mad.della ftecchata,laquale di pigne Bernardo Soiaro pittore Cremonefe, farà anch’ella, quando farà finita,opera rara,e da poter ftar con l’al tre,che fono in quel luogordellequali no fi può dire che al tri fia fiato cagione, che Francefco Mazzuola, ilquale fu il primo, che cominciafle con bel giudizio il Magnifico ornamento di quella Chiefa,fiata fatta, come fi dice, con difegno,& ordine di Bramante. Quanto agl’Artefici delle noftre arti Mantoani, oltre quello, che fe ne detto infino a Giulio Romano ; dico che egli feminò in guifa la fua virtù in Mantoa, e per tutta Lombardia, che fempre poi vi fono fiati di valentuomini :e l’operc fuefono piu l’un giorno,chel’altro conofciute per buone, e laudabili. E fe bene Giouambaitifta Bertano principale Architetto dellefabriche del Duca di Mantoa, ha fabricato nel cartello, fopra doue fon Tacque, 8c il corridore molti appartamenti Magnifici,& molto ornati di ftucchi, e de pitture, fatte per la maggior parte da ferino Guifoni dittepolo di Giulio,e daaltu,come fi diràjnon però paragonano quellefattedaellòGiulio. Il medefima Giouam battifta in santa Barbara,chiefa del cartello del Duca ha fatto fare col fno di- fegno a Domenico Brufaforzi vna tauola aolio; nellaquale,che è veramente daefierelodata,eil martirio di quella fanta.Cofiui,oltrccio,hauendo ftudia' toVitruuio ha fopra la voluta Ionica,fecondo quell’autore ferina,e mandata fuori vn’opera,come ella fi volta:& alla cafa fua di Mantoa nella porta pn cipale ha fatto vna colonna di pietra intera, & il Modano dell’altra in piano con tutte le mifure Legnate di detto ordine ionico; & cofi il palmo, l’once, il piede, & il braccio antichi: accio chi vuole polla vedere fe le dette mifure fon giufte,o nò.il medefimo nella Chiefa di San Piero,Duomo di Mantoa,che fu opera,& Architettura di detto Giulio Romano;perche rinouandolo, gli die de forma nuoua, e moderna 5 ha fatto fare vna tauola per ciattuna capella di mano di diuerfi Pittori : e due n’ha fatte fare con fuo difegnoal detto fermo G uifoniteioè vna a Santa Lucia,den troni la detta santa,con due putti,tk vn* altra a san Giouanni Euan^elifia. Vn’altra Limile ne fece farea Hippolito ‘Corta Cotta Mantoano -, nellaquale è sant’Agata con le mani legate, Zc inmczzo a due foldati, che le tagliano, e lieuano le mammelle . Battifta d’Agnolo del Moro Veronefe fece, comes’è detto nel medefimo Duomo la tauola, che è all’Altare di Santa Maria Maddalena. EHieronimo Parmigiano quella di Sànta Tecla. A Paulo farinato'Veronefe fece fare quella di San MartinOiAc al detto Domenico Brufaforzi quella di Santa Margherita. Giulio Campo Cremonéfe fece quella di San Hieronimo. Et vna che fu la migliore dell’al- tre,come che tutte fiano belliffimetnellaqualec Santo Antonio Abbate battuto dal Demonio in vecie di femina che lo tenta, è di mano di Paulo Vero- nefe. Ma quanto a i Mantouani, non ha mai hauuto quella Cirtàil piuva- lent’huomo nella Pittura, di Rinaldo, ilquale fu difcepolo di Giulio. Di manodelqualeèvna tauolain Santa Agnefedi quella Città; nellaqualoè vna Noftra Donna in aria,Sant’Agoftino, eSan Girolamo,che fono bonillì- me figure, ilquale troppo pretto la morte lo leuò del mondo. In vn bellif-. fimo antiquario e ftudio, che ha fatto il signore Cefare Gonzaga, pieno di fiatile, e di tefte antiche di marmo, ha fatto dipignere per ornarlo a Fermo Guifcioni la Geneologia di càfa Gonzaga,che fiè portato beniftìmo in ogni cofa, e fpecialmen te nell’aria delle tefte. Vi ha mellò, oltre di quefto il dettò signore alcuni quadri, che certo fon rari; come quello della Madonna* doue è la gatta che già fece Raffaello da Vrbino; & vn’altro, nelqualelano- . firaDonna, con grazia marauigliofa laua Giefu putto.In vn’altro ftudiuolo fatto per le Medaglie, ilquale ha ottimamente d’Hebano, e d’AUorio,lauora to vn Francefco da Votterrà,che in fintili opere nò ha pan .j ha alcune figuri ne di bronzo antiche, che non potrieno edere piu belle di quel, che fono » In fommada che io vidi altra volta Man toa,ajquefto anno. 1.560, che l'ho, riueduta , elfè tanto piu adornara, e piu bella,che fe io non l’hauefiì veduta noi crederei. E’cheèpiu,vifono ntuitiplicati gl’Artefici,e vi vanno tutta uia multiplicando;con ciofia,chedi Giouambattifta Mantoano, intagliator di ftampe & scultore eccèllente,del quale habbiam fauellato nella vicadi Giulio Romano,ein quella di Marcant.Bolognefefono nati due figliuoli,che m tagliano ftampediramediuinamente;echeècofapiu marauigliofa,vna figli uola,chiamata Diana,intaglia anch’ella tanto bene,che è co fa marauigliofa, & io che ho veduto lei,che è motto gentile,e graztofa fanciullate l’opere lue, che fono’bellifiìme,nefono reftato ftupefatto.Non tacerò ancoraché insan Benedetto di Mantoatcelèbratiilìmo Monaftcrio de’ Monaci neri : fiato rino-, nato da'Gitilio Romano con belhftimo ordine, hanno fatto motte opere i io ptadetti Artefici Man tonni & altri Lombardi;ohrequello,che fic detto nella vita del detto Giulio. Vi fono adunque opere di Fermo Guifcioni, cioè vna Natiuirà di Xpo,due tauole di Girolamo Mazzuola;tre di Larantio càbaro da Btefcia;&altre tre di Paulo veionefe,che fono le migliori.Nel medefimo luq go è di manod'un frate Girolamo còuerfodi s.Domenico.nel refi*trono in ce. fta,comeattrouefe ragionato,! vn quadro a olio ritratto ìlbelliftìmo cenaco lo, eh e fece in Milano a santa Maria delle Grazie Lionardo da Vincùri tratto dico tantobene,cheio ne ftupij. Dellaqual cofafo volentieri di nuouo.me-, moria hauendo veduto quefto anno ijéó.in Milano l’originale di Lionaido • tanto male condotto, che nomfifeorgepiu fenon vna Macchia abbagliata; onde h pietà di queBo buon padre rendea Tempre teBimonanza in qBa par te dellavirtu di Lionardo. Di mano del medefimo frate ho veduto nella me dcfima cafa della Zeccha di Milano vn quadro ritratto da vn di Lionardo,nel qualeèvnafcmina,chc ride, & vn san Giouanni BattiBagiouinetto molto bcncimitato. Cremonaaitrefi,come fi diffe nella vita di Lorenzodi Credi, & in altri luoghi,ha hauutoin diuerfi tempi;huomini,che hanno fatto nella pittura opere lodatiflìme. E già habbia detto,che quando Boccaccino Boc cacci dipigneua la nicchiadel duomo di Cremona, e per la Chiefa le Borie di NoBra Donna,che Bonifazio Bembi fu buon pittore,& che Alrobello fe ce molte Borie a frefeo diGiefu ChtiBo con molto piu difegno,chenó fono quelle del Boccaccino. Dopo lequali dipinfe Altobello in sato AgoBino del la medefìma città vna cappella a frefeo con graziola,e bella maniera,come fi può vedere da ognuno. f n Milano in corte vecchia, ciò è nel cortile,ò vei o piazza del palazzo,fece vna figura in piedi armata all’antica, migliore di tutte Tal tre che da molti vi furono fatte quafi ne’medefimi tempi. Morto Bonifazio, ilqualelafciò imperfette nel duomo di Cremona le dette Borie di ChriBo. Giouan’Antonio Licinoda Pordenone,detto in Cremona de’Sac* chi,fini le dette Borie,Bate cominciate da Bonifazio,facendoui in frefeo cin que Borie della paffione di ChriBo,con vna maniera di figure grandi,colo- rito terribile,& feorti che hanno forza,e viuacita.Lequali tutte cofeinfegna rono il buon modo di dipignere ai Cremonef^e no lolo in frefeo; ma a olio parimen te,|cóciofìa che nel medefimo duomo appoggiata a vn pilaBro è vna tauola a mezzo la Chiefa di mano del Pordenone,belliflìma. Laquale manie ra imitando poi Cammillo figliuolo del Boccaccino nel fare in san Gifmon- do fuori della città la cappella maggiore i frefeo,& altreopei eiriufei da mol to piu,ch.e non era Baio Tuo padre. Ma perche fu cofìui largo, &: alquanto agiato nellauorare,non fecemolteopere,fenon piccole,edi pocaimportan za. Ma quegli,che piu imitò le buone maniere,& a cui piu giouaror.o le c5 correnze di coBoro, fu Bernardo de Gatti, cognominato il Soiaro di chi fc ragionato di Parma,ilqualedicono alcuni eBer Bato daVerzelli,& altri Cre monefe. Ma fia Bato donde fi voglia, egli dipinfe vna tauola molto bella all’altare maggiore di san Piero Chiefa de’Canonici regolari, e nel refettorio la Boria ò vero miracolo che fe Giefu ChriBo de’cinque pangeduc pelei, fa ziado moltitudine infinita.Maegli la ritoccò tato a feccho,ch’ell’hapoi pdu ta tutta la fila bellezza . Fece anco coBui in san Gifmondo fuor di Cremona fottu vna volraJ’Afcenfionedi Giefu ChriBo in Cielo,chefu cofa vaga,e di molto bel colorito.In Piacenza nella Chiefa di santa Maria di Campagna, a concorrenza del Pordenone,c dirimpetto al sant’Agoftino,che s’è detto, di pin fe a frefeo un san Giorgio armato a cauallo, che amazza il serpente, con pron tezza,mouenza,e ottimo rilieuo. E ciò fatto,gli fu dato a finire la tribù nadi quellaChiefa,chehauealafciataimperfetta il Pordenone',douedipin* Le a frefeo tutta la vita della Madonna E fe bene i Profeti,e le Sibille, che vi fece il Pordenone con alcuni pimi,fon belli a marauiglia; fi e portato nondi meno ramo bene il Soiaro,che pare tutta quell opera d’ima Bella mano, similmente alcune tauolette d’altari,che ha fatte in Vigeuano fono da ederep la bontà loro affai lodate, finalmente ridottofi in Parma alauorare nella Ma donna bornia della stecchata fi nita la Nicchia, e l’Arco , che lafsò im perfetta per la morteMichelagnolo sanefej per lemanidel Soiaro. Alquale, per etferfi portarobene, hanno poi datoadipignerei Parmigiani la Tribuna maggiore,cheè in mezzo di detta Chièfajnellaquale egli va tuttauia lauorando a fre fco l’aflunzionedi N.Donna,che fi (pera debba edere opera lodati dima. EC- fendo ancho vino Boccaccino,ma vecchio,hebbe Cremona vn’altro Pittore, chiamato Galeazzo Campo, ilquale nella Chiefa di Sa Domenico,in vnaca pella grandedipinfe il Rofario della Madonna;&: la facciata di dietro di San Francefco, con altre tauole, opere, che fono di mano di cortili in Cremona, ragioneuoli. Di coftui nacquero tre figliuoli,Giulio, Antonio, & Vincenzio, Ma Giulio, fe bene imparò i primi principi) delParte da Galeazzo fuo pa dre,feguitò poi,nondimeno,come migliorala maniera del Soiaro, e ftudiò afiai alcune tele colorite fatte in Romadi manodi Francefco Salutati, che furono dipinte per fare Arazzi,e mandate a Piacenza al Duca Pier Luigi Far- nefe. Le prime opere, che coftui fece in fua giouanezza in Cremona furono nel choro della Chiefa di Santa Agata quattro ftorie grandi del martirio di- quella vergine, cheriufcirono tali, che fi fatte non l’harcbbe per auentura fatte vn Maeftro ben pratico. Dopo,fatte alcune cole in Santa Margherita, dipinfemoltefacciatedipalazzi dichiaro fcurocon buon difegno. Nella Chiefa di San Gifmondo fuor di-Cremonafecela tauola deil’altar maggiore aolio,chefu molto'bella per la moltitudine,e diuerfì tà delle figure, che vi dipinfea paragonedi tanti Pittori,che innanzi alai haueuano in quel luogo lauorato.Dopo la tauola vi lauorò in frefco molte cofe nelle volte ; e particolarmente la venuta dello Spirito fanto fopragl’Apoftolidqualifcortano al di fòttoin fu con buona grazia,e molto artifizio.In’Milano dipinfe nella Chiefa della Paflìone, couéto de’Canonici regolari vn Crucififìoin tauola a olio con certi Angelica Madóna,san Giouanni Euangelifta,el’altreMarie.Nelle Monache di san Paulo Cóuento,pur di Milano fece in quattro ftorie la Cóuer fìone,& altri fatti di quel santo.Nellaqnaleopera fu aiutato da Antonio Ca po fuo fratello, ilquale dipinfe fimilmentein Milano alle Monachedi Santa chaterina alla porta Ticinefe,in vna capella della Chiefa nuoua,laquale è ar chitettura del Lombardino, Santa Helena a olio, che fa cercare la Croce di Chrifto,che è affai buon’opera.E Vincenzio anch’egli,terzo de i detti tre fra telli,hauendo affai imparato da Giulio,comeancho ha fatto Antonio,egio- uane d’ottima afpettazione.Del medefimo Giulio Campo fono ftati difeepo- li non fólo i detti fuoi due fratelli, ma ancora Latanzio Gambaro Brefciano, &altri.Mafopratuttigli ha fatto honore,& è ftataeccelletiflìma nella pittura Sofonisba Angufciola Cremonefe,con tre fueforelle. Lequali virtuofì dime Giouani fono nate del Signor Amilcare'Angufci ola,e della Signora Bia- caPunzona,ambenobiliifimefamigliein Cremona. Parlando dunquedi e£ faSignora Sofonisba,dellaqualedicemmo alcune poche cofe nella vita di Properzia Bolognefe, per non faperne allora piu oltre:dico hauer veduto queft’anno in Cremona di mano di lei in cafadiluo padre, e in vn quadro fatto con molta diligenza, ritratte tre fue forelle in atto di giocare a fcacchi, & con erto loro vna vecchia donna di cafa,con tanta diligenza, e prontezza, che paiono veramente viue, e che non manchi loro altro, che la parola, In vn’alcro quadro fi vede ritratto dalla medefima Sofonisba,il Signor’Amil care Tuo padre,che ha da vn lato vna figliuola di luffua dorella,chiamata Mi nerua,chel pitture,e ilertere fu rjra;&: dall'altro Afdrubale figliuolo del me defimoj&aloro fratello,& anche qfti fono tato ben fatti, che pare, eh e fpi ri- no,e fieno viuiflimi.In piacéza fono di mano della medefima in cafa del Sig. Arcidiacono della Cniefa maggiore due quadri beliiflimi. In vno è ritratto elio Signore.^: nellalr.ro Sofonisba. L’una,e l’altra delle quali figure no hanno fenon a fauellare.Coftei effendo poi fiata condotta come fi dille di fopra dal Signor Duca d’Alua al feruigio della Reina di Spagna, doue fi trUoua al prefentecon boniflìma prouifione,emolto honorataj hafatto aliai ritratti/ epitture,chefonocofa marauigliofa. Dalla fama delle quali opere mollo Pa-' pa Pio 1111, fece fapere a Sofonisba, che difideraua haneredi fua mano il ritratto della detta Sereniflima Reina di Spagna. Perche,hauendolo ella fatto con tutta quella diligenza,che maggiore le fu polìibile, glielo mandò a preferì tare in Roma,lcriuendo a fua Santità vna lettera di quello prectfo tenore. Padre Santo. Dal Reuerendifiimo Nunzio di Voftra Santità in teli, ch’ella difideraua vn ritratto di mia mano della Maeftà della Reina mia Signora»5 E come che io accettali! quella imprefa in Angolare grazia,e fauorej hauen- do a ferutre alla Beatitudine voftra,ne dimandai licenza a fua Maeftàflaqua- le le ne contentò molto volentierùriconofcendo ki ciò la paterna affezione, che voftrasantità ledimollra. Et io con l’occafione di quello Caualieroglie le mando.E lein quello hauerò fodisfatto al difideriodi V.Santità, roneri- ceuerò infinita conlolatione.Non reftando però didirle,chelecol pennello fipotefiecofi rapprefentare.agiacchi di V.Beatile bellezze dell’animo di quella Sereniflima Reina,nò potria veder cofa piu marauigliofa.Ma in quel, le parti, leqùah con l’arte fi fono potute figurare, non ho mancato divftre. tutta quella diligenza,che ho faputo maggiore,per rapprelentare alla Santi-) tà Voftra il vero. Et con quello fine,con ogni reuerenza, humihà le bacio i Santiflimi piedi . Di Madril allixvi.di Settembre 1561. Di V.Beatitu, Humilifiima serua, Sofonisba Angofciola.
Allaquale lettera rilpofefua Santità con l’infrafcritta,laquale, eflendogli partito il ritratto be!liflìmo,emarauigliofojaccompagnò con doni degni del la molta virtù di Sofonisba; ’ - .
PIVS PAPA ÌIIl. Diieòlain Chrillofilia. Hauemo riceuuto il ritratto della sereniflima Reina di spagna.noftra Gariflima fieliuola, che ci hauete mandato.E’ ci è fiato gratiflimojli per la perfona,che.fi rapprefenta j laquale noi amiamo paternamenre-,oltreagl’altri rifpetti,per là buona religione, &C altre belliflime parti dell’animo fuo; e fi ancora per e Aere fatto di man voftra molto bene,edi!igentemente.Veneringraziamo, certificandoui, chelo ter-; remo fra le no lire cofe piu carejcomendando quella volita virtiifiaquale ancora,che fia marauigliofa,in tendiamo però,ch’eli’è la piu piccola tra molte, «chefono in voi.Econ tal fine vi mandiamodinuouola N.Benedizione,Chei. -No-ftro signore Dio vi conferui.Dat Rompe, die xv.Oòtobris ijfii. - >
' E quefta teftimònianza badia inoltrare quanta fia la virtù di Sofonisba..: YnaforelTadellaquale, chiamata Lucia,morendo halafci.iro di fe non minor fama, che fi fu quella di Sofonisba, mediante alcunepitture dilua ma- •
no, ftO,non men belle,e pregiate,che le già dette della forellaicome fi può vedere in Cremona in vnritratroch’ella; fece del signor Pietro Maria, Medico eccell. Ma molto piu in vn’altro ritratto, fatto da quella virtuofa Vergine del Duca di Sella,da lei flato tanto ben contrafatto,chcpare,che non fi polla far meglio, ne fare, che con maggiore viuacità alcun ritratto rafiomigli.
La terza (orella Angofciola, chiamata Europa, che ancora è in età puerile, &allaquale, che è tutta grazia, e virtù, ho parlato quello anno, non farà per quello,che fi vede nelle fue opere, e difegni inferiore ne a Sofonisba, neaLuaafueforelle. .
; Ha cortei fatto molti ritratti di gentil’huomini in Cremona,che fono naturali; e belli 3ffatto,&vno ne mandò in Hifpagnadellasignora Bianca fila madre,che piacque fommamen te a Sofonisba,Se a chiunche lo vide di quella corte. E perche Anna quarta forella, ancora piccola fanciulletta, attende anch’ella con molto profitto al difegno, non foche altro mi dire, fe non che bifogna hauere da natura indinaticnealia virtù, e poi a quella aggiu- gnere l’efercizio, e lo ftudio; come hanno fatto quefte quattro nobili,e vir- tuofeforelle, tanto innamorated’ogni piu rara virtù, e in particolare del* le cole del difegno ; chela cala del signor Amilcare Angofcitiola (perciò feli ciflimo,padre d’honefta„& honorata famiglia) mi panie l’albergo della pio» tura, anzi di tutte le Virtù. , .
Ma fe le donne fi bene fanno fare gl’huomini vini, che mafauiglia, che quelle, che vogliono, (appiano ancho fargli fi bene dipinti? Ma tornando a Giulio Campo, delquale ho detto, che qtieftegiouani donne, fono di- fcepole; oltre all’altre cole, vna tela, che ha finto, per coprimento dell’or« gano della Chiefa Chatedrale, è lauorata con molto ftudio, égran numero di figure a tempera delle storie d’Eller, & A fili ero, con ia.crocihiììone d’Aman. E nella medefima Chiefa è di fila mano all’altare di san Michele vna graziofa tauola. Ma percheelfo Giulio ancorviue, non dirò al prefente altro dell’operefile. Furono Cremonefi parimenteGieremia scultore, delquale facemmo menzione nella vita del Filareto, &: ilquale ha fatto vna grande opera di marmo in san Lorenzo, luogo de’ Monaci di Monte Oli- uetoieGIOV ANNI Pedoni, che ha fatto moire cofe in Cremona, Se in Brefcia. E particolarmente in cala del signor Elifeo Raimondo, molte cofe che fono belle, e laudabili.
In Brefcia ancora fono flati, e fono perfone eccellenrifs. nelle cofe del difegno, efragl’altri HieronimoRomanino hafattein quella Città infinite opere; e la tauola, che è in san Francefco aliai tar maggiore, che aflai buona pittura,èdi fua manojeparimentei portegli chela chindono, iquali fono di pinti a tempera di dentro, e di fuori ; e fimilmente fua opera vn’altra tauola lauorata a olio,che è molto bella,e vi fi veggiono forte imitate le cofe natura li.Ma piu valente di coftui fu Alefiandro Moretto,ilqualedipinfea frefeo fon to l’arco di porta Brufciata,la Traflazione de’corpi di san Fauftino,e limita, co alcune macchie di figure,che accompagnano que’ corpi molto bene.ln sa Nazaro pur di Brefcia,fece alcun’ope,&: altre in sa Celfo,chefono ragioneuò li, Et Yna tauola in sa Piero in Olmeto,che è molto vaga. In Milano nelle cale - della zeccha è di mano del detto Alefiandro in vn quadro laconuerfionedi san Paulo,&: altre tede molto naturali, e molto bene abbigliati di drappi, e veftimenri.percioche fi dilettò molto coftui di contrafare drappi d’oroj, d’ar gento,velluti,damafihi,altri drappi di tutte le forti. Iquali vsò di porre con moltadiligenzaaddofloallefignre. Leteftedi mano'dicoftui fono viuiflì- me,e tengono della maniera di Raffaello da Vrbino,e piu ne terrebbono, fe non fufledalui fiato tanto lontano. Fu genero d’Alefiandro,Lattanzio Ga- baro pittore Brefciano, ìlquale hauendo imparato,come s’è detto l’arte fot- to Giulio Campo Veronele,è hoggi il miglior Pittore,che fia in Brefaa.E di- Tua ni anò né’ Monaci Neri di san Fauftino la tauola dell’altar maggiore, e la volta,e le'faccielauor'ateafrefco, con altre pitture, che fono in decta chiefa»? Nella Chiefa ancora di san Lorenzoèdi fila mano la tauola dell’altar maggiore,due ftorie chefono nelle facciate, eia volta, dipmteafrefcoquafi tutte di maniera. Ha dipinta ancora oltre a molte altre, la facciata della fu a cara con belIifiimeinuenzioni,e fimilmente il di dentro. Nellaqual cafa, che è da San Benedetto al Vefcouade,vidi, quando fui vlumamentea Brefci?,duc bellillìmi ritratti di fua mano, cioèquello d’Aleilandro Moretto (no fuoce- ro,cheè vna bellifiìma léftadi vecchione quello dellafigliuoladidetto Alefi- fandro,fua moglie.E fe fimili a quefti ritratti fu fiero Pai tre opere di Lattanzio,egli potrebbeandaralpari de’maggiori di quell’arte; Ma percheifinitc fon l’operedi man di coftui,efiendo ancor viuo,baffi per bora hauer di que fle fatto menzione. Di mano di Giangirolamo Brefciano fi veggiono mol- ; .te opere in Vinezia, Se in Milano, e nelle dette caie della zeccha fono quattro quadri di notte, e di fuochi,molto belli. Et in cafaTomafo da Empoli in Vineziaè vna Natiuità di Chrifio finita di notte molto bella, e fono alcune altrecoledifimilifantafie,dellequali eramaeftro. Ma perche coftui fi adoperò fidamente in fimili cofe,e non fece cofe grandi, non fi può dire altro di lui,(e non chefucapricciofo,efcfifrico: e che quello,che fece,merita di edere molto comendato. Girolamo Mofciano da Brefcia hauendo confumato la fuagiouanezza in Roma,ha fatto di molte bell’opere di figure,cpaefi. Ec in Oruieto nella principal Chiefadi santa Maria ha fatto due tauoleaolio ,
& alcuni Profeti a frefco,che fon buon’opere E le carte, che fon fuori di fua mano ftampate,fon fatte con buon difegno. E perche anco coflui viueefer- ue il Cardinale Hippolito da Erte nellelue fabriche, Se acconcimmi, chefa a Roma, a Rigoli, Se in altri luoghi: non duo in quefto luogo altro di lui» Vltimamente è tornato di Lamagna Fracefio Richino,anch’egli Pittor Brefciano: ìlquale,olire a molte altre Pitture fatte in diuerfi luoghi, halauora- to alcunecofe di Pitture a olio nel detto san Piero Oliueto di Brefcia, che fono fatte con ftudio, e molta diligenza. Chrifiofano,e Stefano fratelli,e Pittori Brefciani hanno apprefiogl’artefici gran nome nella facilità del tirare di profpeitiua: hauendo fra l’altre cofe iifi37inezia nel palco piano di Santa Maria dclìlOrto finto di Pittura vn corridore di colonne doppie atorte, e fimili aquelledel'aporta santa di Romainsan-ìPieroj lequali pofandofopra certi ■Mertfolonijche fportano in fuori,vannofacendoin quella Chiefavn fuper- bo corridorecon volte a crociera intorno intorno :Se ha quell’opera la fua veduta nel mezzo deilaChiefa con bellillìmi fiorii, che fanno relìar chiun-
che 1» elle la vede marauigliató e parere,che il paIco,che è piano fia sfondatojeflen do malfimamenteaccompagnatacoo bella varietà di Cornici,jMafchere, Fe- floni,& alcunafigura, che fanno ricchillìmo ornamento a rutta ropera,che merita d’eflfereda ognuno infinitamente lodata,per la nouità,e per edere fia fa condotta con mòltadiligenzaottimamenteafine. E perche quello modo piacque aliai a quel Sereniffimo Senato, fu dato a fare a i medefimi vn’al tro palco fimile,ma piccolo nella Libreria di San Marco, che per opera di fintili andari,fu lodatiflimo.Ei medefimi finalmente fono fiati chiamati alla patria loroBrelcia,afareil medefimoa vna Magnifica fala,che già molti anni fono fu cominciata in piazza con grandilfima fpefa,efatta condurre fopra vn teatro di colonnegrandi lotroilquale fi parteggia.’E' lunga quella sala,a fellan« taduepaffi andanti,largatrentacinque, &c alrafintilmentenel colmodella fua maggiore altezza braccia trentacinquejancor ch’ella paia molto maggio re,efiendo per tutti i verfi Ifolata,e fenza alcuna fianza,ò altro edifizio jntor' no. Nel palco adunque di quella magnifica, & honoratiffìma sala fi fono i detti due fratelli molto adoperati,&: con loro grandilfima lode -, hauendo a* cattagli di legnameche fon di pezzi con fpranghedi ferri iquali fono gran-, dillimi,ebene armati, e fatto centina al tet tocche è coperto di piombo,sfatto tornare il palco con bell’artifizio a vfo di volta a fchifo,che è opera riccha. Ma è ben vero che in fi gran fpazio non vanno fe non tre quadri di Pitture a olio di braccia dieci l’uno,iquali dipigneTiziaoo vecchio, douenefarebbo- •no potuti andar molti piu con piu belio,eproporzionato ricco spartimen to, cheharebbono fatto molto piu bella, riccha, e lieta la detta sala, che è in tutte Pai tre parti fiata fatra con molto giudizio Horaeflendofiin quella par tefauellaroinfin qui degl’artefici del difegno delle Cittàdi Lombardia,non fiale non bene, ancor che lene fiain molti altri luoghi di quella noftr’cpeiai fauellatOjdirealcuna cofa di quelli della Città di Milano,capo di quella Pro •uincia,de’quali non fi è fatta menzione. Adunque,per cominciarmi da Bramammo, delqualefi èragionato nella vita di Piero della Francefca dal.Bor- go:io truouo che egli ha molte.pm cole lauorato,che quelle,che habbiamo raccontato di fopra.E nel vero,non mi pareua polfibile, che vn’Artefice tan to nominato,e ilquale mifein Milano il buon difegno,hauelfè fatto fi poche òpere;qu‘ante quelle erano, che mi erano venute a notizia. Poi dunque, che hebbe dipinto in Roma,come s’è detto,per Papa Nicola Quinto,alcune carne re,e finito in Milano (òpra la porta di san Sepolcro il Chrifto in ifco.no,la N. Donna,chel’ha in grembo,la Maddalena &c San Giouanni,che fu opera ra- riffima.’dipinfeneì cortiledellazecchadi Milano afrefeo in vna facciata la Natiuitàdi Chrifio nofiroSaluatore: e nella Chiefa disanta Maria di Bara, nel tramezzo la Natiuità della Madonna,&c alcuni profèti ne gli sportelli del l’organo, che feortano al difolto in fu moltobenei & vna profpettiua, che sfuggecon bell’ordineottimamentei di che non-mifomarauigiia,e(]endofi cortili diletratOySc hauendo fempre molto bempofièduto le cole d’Architettura. Onde mi ricordo haucr già veduto inmanodi Valerio Vicentino, vn molto bel libro d’antichità , dileguato, e.mi furato di mano di Brani amino, Nelquale erano le cofedi Iombardia,ele piante di molti edifizij notabili, lequali io difegnai da quel libro, rilciulo giouinetto. Eiaui il tempio di samo Ambrogio di Milano,fatto da Longobardi,e tutto pieno disculture, epitttr rodi maniera Greca,con vna tribuna tonda affai grande, ma non beneinte- fa,quanto all’Archicettura.ilqual tempio fu poi al tempo di Bramammo rifatto col fuodifegno con vn portico di pietra da vn de lati,"e con cólonnea- tronconi a vfo d’alberi tagliatfiche hanno del nuouo,edel vario. Vi era pari mente difegnato il portico anticodella Chiefadi san Lorenzo della medefi- ma Città,flato fatto da i Romaniche è grand’opera, bella.e molto notabile. Ma il tempio,che vi è della detta chiefa è della maniera de’ Gotti.Ncl medefì mo libro era difegnato il tempio di sato HercoIino,che è antichilIìmo,e pieno d’incroflaturedi marmi,e ftucchi,molto ben conferuatifi:&alcune fepol ture grandi di granito.Similmente il tempio di san Piero in Ciel d’oro di Pa uia,nelqual luogo è il corpo di santo Agoftino in vna fepoltura, cheèin sa- greftia piena di figurepiccole,laquaieèdi mano,fecondo, che a me pare d’A gno!o,&:d’Agoftino scultori Sanell. Vi era firnìlinente difegnata la torre di pietre cotte,fatta da i Gotti,cheècofa bella, veggendofì in quella, oltre l’al- trecofe,formate di terra cotta,e dall’antico alcune figuredi lei braccia l’ima, che fi fono in fi no a hoggi aliai bene man tenure.Et.in quefta torre fi dice,che mori Boezio,ilquale fu fotterrato in detto San Piero in Ciel d’oro,chiamato hoggi Santo Agoftino, doue fi vede in fino a hoggi la fepoltura di qlsàt’huo mo con la infenzione, che vi fece Aliprando . lìquale Sa riedificò e reftau- rò l’anno 1212. E oltre quefti, nel dettolibro era difegnato di mano dell’i- fleflo Bramammo, l’antichilììmo tempio di santa Maria m Perticaci forma tonda,e fatto di fpoglie, dai Lógobardi. Nelqual fono hoggi l’olla della mor tahtàde’ Franzcfi, e d’altri,che furono rotti,e morti fotto Pauia,quando vi fu prefo il Re Francefco primo di Francia dagl’eferciti di Carlo Quinto Imperatore. Lafciando horada parte i difegni, dipiufe Bramammo in Milano la facciata della cafa del Signor Giouambattifta Latuateicon vna belliflìma Madonna, mefla in mezzo da duo! Profeti. E nella facciata del Signor Bernardo scacaiarozzo dipinfc quattro Giganti, che fon finti di Bronzo, efo* no ragioneuoli : con altreopere,chefono in Milanojequali gl’apporrarono lòde', per e fiere flato egli il primo lume della pittura , che.fi vedelle dibuo- namamerain Milano 5 &: cagione, chedopolui Bramantediuenifte, perla buona maniera, che diede a’ fuoi cadimenti, e profpettiue, eccell. nelle cofe: d’Architetturaieflendo chele prime cofe,che ftudiò Bramante furono quelle di Bramantino. Con ordine delquale fu fatto il tempio di san Satiro,che a me piace fommamente, per edere opera ncchiftìma, c dentro,e fuori ornata di colonne, corridori doppij,& altri ornamenti, & accompagnata da vna belliftima fagreflia tutra piena di ftatue. Mafopratutto merita lode la tribuna del mezzo di quello luogo, la bellezza dellaquale fu cagione, comes’è detto nella vita di Bramante, che Bernardino da xreuio feguiiafte quel modo di fare nel Duomo di Milano, e arrendette all’Architerturaj fe benclafua prima, e principnl’arce fu la Pittura ; hauendo fatto, come s’èdetto, a frefeo nel Monaftrno delie Grazie quattro ftoriedellaPaftione in vn Chioftro,& Siam’altre di chiaro feuro. Da codili fu tirato innanzi, molto aiutato Agoftino ondo Scultore, cognominato Bambaia,delquale fi èfauellato nella vita diBaciio da Monte Lupo,& ilquale ha fatto alcun’opcrc in santa Marta, Monafteriodi Donne in Milano'. Fralequali ho veduto 103 ancor che fi habbia con difficulià licenza d’entrareinquel luogo,la lepòltu- *adi Monfignor di Fois,che mori a Pania, in piu pezzi di marmo., Nei quali fono da dieci ftorie di figure piccole, fculpite con molta diligenza def fimi, battaglie, vittorie, &efpugnazioni di Torre, fatte da quel signore ; efinalmente la morte, e fepóltnra fua. E perdirlo breuemenre eli e tale quell’opera, che mirandola con ftupcre, fletti vn pezzo penfandofeèpof- fibile,che fi facciano con mano, & con ferri, fi fiottili, e marauigliofe ope-' re.weggendòfi in quefta fepoltura, fatti con ftupendilfimo intaglio, fi-e-i giature di Trofei, d’arme di tutte le forti, carri, artiglierie, e.molti altri in- ftrumentida’guerra; & finalmente il corpo di quel signore armato, e grande quanto ilviuo;quafi tutto lieto nel fembiante coli morto,per levitto- riehàuure. E certo è vn peccato, che quefl’cpera, laquale è degmffima di cfTere annoueratafra le piu fin pende dell’arte, fia imperfetta, e lafciata fta- re per terra in pezzi, lenza edere in alcun luogo murata. Onde non mi inarauiglio,chenefiano fiaterubatealcune figure,e poi vendute,e porte in altri luòghi. E pur è vero che tanta poca human irà, o piu torto pierà hog- gi fragfhtiomini firirrnoua,chea niun ,di tanti che furono da lui beneficati , e amati e mai increfciu to, della memoria di Fois, ne della bon tà,&: ec* cellenza dell’opera. Di mano del medefimo AgoftinoBufro fono alcun’o- perenel Duomo; e in san Francefcocome fi dille, la fepoltura de’Biraohù EtallaCertofadi Pauia molte altreche fon bellifiime. Concorrente di cbftui fu vn Chriftofano Gobbo, che lauorò anch’egli molte cofe nella facciata della detta Certofa, e in Chiefa tanto bene, che fi può mettere fra i mi* gliòri Architettori, che furtero iq quel tempo in Lombardia. EI’.Adamo edEtia,chefbnomella facciata del Duomo di.Milano verfo Legante, che fònodi mano di cortui,fòno tenute opere rareerali,che portono ftarea paragone di quante ne fieno fiate fatte in quelle parti da altri Maefiri.
Quali ne’ medefimi tempi fu.in Milano vn’altro scultore, chiamato Angelo, e per fopranorne.il.Ciciliano, ilquale fece dalla medefima banda, e della medefima grandezza, vna santa Maria Maddalena eleuata in aria da quattro putti,.ehe/coperahelliilìnia; e n0n punto meno che,quelle di chri- fiofano : ilquale attefe anco all’Architettura, e fece fra l’altrecofeil portico! di san Celfo in Milano, chedopola mortefua fu finito da Tofano detto ìf Lombardino, ilquale come fi dille nella vita di Giulio Romano, fece molte Chiefe,e pala zzi per tutto Milano ; & in particolare il Monafterio, facciata, e Chiefii delle Monache di santa Chaterina alla potrà Ticinefe, e molte altre fabriche, a quellelomiglianti.
Per operadi cortili, lauorando SILVIO da Fiefole nell’opera di end Duomo, fece nell’ornamento d’una porta, che è volta fra Ponente erra- montana,doue fono piu ftorie della vita di Nortra Donna, quella doue el- l’è fpofata, cheè molto bella. Edirimpcttoaquerta, quella ci limile gran* dezza, inciti fono lenozzedi Cana Galilea,èdi mano di Marce da Gra. •aliai pi atico scultore. Nelle quali ftorie leguica Itera di Lucrare vn molto ftudiofo gioitane, chiamato FRANCESCO L’rambdari.
ilquale ne ha quali, che a fine condotto vna, ndLqunl? gì’A portoli itoli riccuono lo spirito sato,che è cofa bellifiìma. Ha oltre ciò fatto Vna goc ciola di marmo tutta traforata,e con vn gruppo di putti, e fogliami ftupen- di,fopra laqualefche ha da edere porta in Duomo)va vna ftatuadi Marmo di Papa pio 1111 de Medici Milanefe.Ma fein quel luogo fulle lo ftudio di'que ft’artijcheèin Roma,e in Firéze,harebbono fatto, e tarebbono tuttauia que fti valent’huomini cole ftupende. E nel vero hanno al prefenregrand’obli- go al Caualiere Leone Leoni Aretino : ilquale,come fi dirà,ha fpefo artai da nari,e tempo in condurre a Milano mol te cofe antiche, formate di gerto per feruiziofuo,edegl’altri Artefìci.Ma tornando ai pittori Milanefi, poiché Lio nardo da Vinci, vi hebbelatioratoil cenacolo fopradetto, molti cercarono limitarlo, e quèfti furono Marcho Vggioni, & altri de5 quali fi è ragionato nella vita di lui.Et oltre quelli,Io imitò molto bene,Celare da serto anch’egli wilanefe,e fece piu di quel,che s:’è detto nella vita di collo, vn gran quadro, che è nellecafe dellazecchadi Milano, dentro alquale, cheè veramenteco- piofo,e belliftìmo,Chrifto è battezzato da Giouàni.E' anco di mano del me- delìmo nel detto luogo vna tefta d’vna Erodiade con quella di san Giouanni Battiftain vn bacino,fatte con belliflìmo artificio.E finalmétedipinfe còftui in san Roccho,fuor di porta Romana vna tauola,dentroui quel santo,molto giouane,& alcuni quadri che fon molto lodati.Gaudentio Pittoi Milane- fe,ilquale,mentre ville,lì tenne valent’huomo,dipinfein.san celfola tauola delimitar maggiore. Era frelco in santa Maria delle Grazie in vna capella la Partione di Giesu Chrifto in figure quanto il vino con ftraneattitudini,e do po fece sotto quella capella vna tauola a concorrenza di Tiziano,nellaquàle, ancor che egli molto fi persuadertelo» parto l’opere degPaltri, che hàueua no in quel luogo lauorato.Bérnardino del Lupino,di cui fi dille alcuna cosa poco di sopra, dipinsegia in Milano vicino a san sepolcro la casa del signor Gianfrancesco Rabbia,cioèla facciata, le loggie, sale, e camere 5 facendoti! molte trasformazioni d’Ouidio,&altre fauole con belleie buone figure,e la ùoratedilicatamente.Etal Mtiniftero maggioredipinse tuttala facciatagra- de dell’altare con diuerle Itone; e fimilmente tutta la facciata grande dell’altare con diuerse ftorie:& in vna capella Chrifto battuto alla colonna, e mol te altre opere,che tutte sono ragioneuoli, E queftofia il fine delle sopradette vite di diuerfi Artefici Lombardi, >"•