Vita di (j iouami da Vdine Pittore.
N VDINE Città dei Friuli, vn Cittadino chiamato Giouan* ni,della famiglia di Nani fu il primo che di loro attcndefle al- l’eferciziodel ricamare, nelqualeil feguitaronopoi i fuoì dc- fcendenticon tanta eccellenza, che non piude’Nani fu detti la loro cafata,ma de’ Ricamatoti.Di coftoro dunque vn Fran- cdcoche vide Tempre da honorato Cittadino,attendendo alle caccie, & al- tri fomigliami efercizij, hebbe vn figliuolo Tanno 1494. alqualepofenomc Giouar.ni : ilquale ellendo ancor pu tto,fi moftrò tanto inclinato al difegno, cheeracofa marauigliofr,perdoche feguitando la cacciale l’uccellare dietro al padre,quando hauea tempo riiraeua Tempre,cani, lepri, capri, & in fom- ma tutte le fòrti d’animali,^ d’uccelli, chegh vcmuano alle mani.llcheface-ua, tja,per fi fatto modo,che ognuno ne ftupiua. Quella inclinazione veggédo Franccfco fuo padre,lo condufle a Vinezia,e lo pofe a imparare l’arte del di legno con GiorgtonedaCaftelfranco. Colquale dimorando il gioitane,fen tì tanto lodare le cofe di Michelagnolo,e RafFaellojche fi rifoluè d’andare à Roma ad ogni modo. E coli hauuto letteredi fauore da Domenico Grima- noamiciflimo di fuopadreaBaldaflari Caftiglioni fegretario del Duca di Mantoa,&amiciflimodi Raffaello da Vrbino, fe n’andò Jajdoue da elio Ca ftiglioni eflendo accommodato nella fcuolade Giouani di Raffaello,appre- le ottimamente i principi] dell’arte,ilche è di grande importanza. Percioche quando altri nel cominciare piglia cattiua maniera,rade volte adiuiene,ch’ella fi lafci lenza difficultà,per apprenderne vna migliore. Giouanni adunq* eflendo flato pochiflìmo in Vinezia lotto la difciplina di Giorgione,veduto l’andar dolce, bellojegraziofo di Raffaello,fl^lifpofe,come giouan e di bell’in ' gegno a volere a quella maniera attenerfi per ogni modo. Onde alla buona intenzione corrifpondendo l’ingegno,e la mano, fece tal frutto, che in bre- uiflìmo tempo feppe tanto benedifegnare, Scolorire con grazia, e facilità ; che gli riufeiua contrafare beniflìmo,per dirlo in vna parola,tutte le cofe na turali,d’Auimali,didrappi,d’inftrumenti,vafi,paefi, cafamenti, everdurel In tanto che niun de’ giouani di quella fcuola il fuperaua. Ma (opratutto fi dilettò fommamente di fare vccelli di tutte le forti, di maniera, che in poco tempo ne condufle vn libro tanto vario,e bello,che egli era lo (palio,& il tra ftullo di Raffaello. Appreflò ilquale dimorando vn Fiamingo,chiamato Giò uanni,ilquale era Maeflro Ecc.di far vagamente frutti,foghe, e fiori fimilifli mi al naturale, fe bene di maniera vn poco feccha, e (tentata; da lui imparò Giouanni da Vdine a fargli belli come il Maeflro; de che è piu con vna certa maniera morbida e paftofa,laquale il fecein alcune cofe,come fi dirà,riu(ci- re eccellentiflimo. Imparò anco a far paefi con edifizij rotti, pezzi d’antica- gliei& cofi a colorire in tele,paefi, e verznre, nella maniera,che fi è dopo lui vfatonon pur da iFiaminghi, ma ancora da tutti i Pittori Italiani. Raffaello adunque,che molto amò la virtù di Giouanni, nel fare la tauola della santa Cecilia,che è in Bologna fece fare a Giouanni vn’organo,che ha in mano ql- la fantafllquale lo contrafe tanto bene dal vero,che pare di rilieuo, & ancora tutti gli ftrumenti muficali che fono a piedi di quella santa, e quello, che importò molto piu, fece il luo dipinto cofi limile a quello di Raffaello, che pare d’una medefima mano.Non molto dopo cauadofi da san Piero in Vina cola,fra le ruine,& anticaglie del palazzo di Tito, per trouar figure, furono ritrouate alcune danze (otterrà,ricoperte tutte,e piene di grottefehine, di fi gure piccole,e di ftorie,con alcuni ornamenti di ftucchi baili.perche andati do Giouanni con Raffaello,che fu menato a vederle, reftarono l’uno, e l’altro ftupefatti della frefehezza,'bellezza, & bontà di quelPopere, parendo loro gran cofa ch’elle fi fuflero fi lungo tempo conferuate.Ma non era gi à fatto non eflendo fiate tocche,ne vedute dall’aria, laquale col tempo (itole con fumare,mediante la varietà delle ftagioni ogni cofa. Quelle grottefche adun que ( che grottefche furono dette dell’eflere (late entro alle grotte ritroua- te)fatte con tanto dilegno,con fi varij, e bizarri capricci, e con quegli ornamenti di ftucchi lottili,tramezzati da varij campi di colori,con q uelle ftoriet tine cofi belle, e leggiadre, entrarono di maniera nel cuore, e nella mente s Giouanni,chedatod a quello dudio,non fi contentò d’unafola volta, o due dileguarle,e ritrarle.E riufcendogli il farle con facilità,&: con grazia, non gli mancaua fe non hauere il modo di fare quelli ftucchi, fopra iquali le grorte- fche erano lauorate.Et ancor che molti innanzi a lui, come s’è dettohauef- fonoghiribizzatouifopra, fenzaliaueraltro trouatocheil modo di fare al fuoco lo fluccho con geifo,calcina,pece greca,cera,e matton pedo, &c Emetterlo doro.non però haueuano trouato il vero modo di fare gli ftucchi,fimi- li a quel!i,che fi erano in quellegrotte,e danze antiche rirrouati. Ma facen- dofi allorain s.Piero gl’archi,eia Tribuna di dietro,come fi dilfe nella vita di .Bramante, di calcina, e pozzolana, gettando ne’ caui di terra tutti gl’intagli de’ fogliami, de gl*VouoIi,8c altremembrajcominciò Giouannf dall’confidare quel modo di fare con cal&na, e pozzolana, a prouare fe gli riufciua il far figure di ballò rilieuo. e cofi prouandofigli vennero fatte a filo modo in tutte le parti,eccetto, che la pelle vi tima non venitta con quella gentilezza, e finezza,che moftrauano l’antiche,ne ancho cofitianca. per lo che andò pen fando douere edere necedario mefcolare con la calcina di Treuertino bianca,in cambio di pozzolana,alcuna cofa,che fufle di color biancho,perche,do po hauerprouato alcun’altre cofe,fatto preftarefcagliedi treuertino, rrouò che faceuano aflai bene; ma tuttauia era il lauoro liuido e non bianco, & ru« uido,egraneliofo. Ma finalméte fatto peftarefcaglie del piu bianco marmo, che fitrouafle,ridottolo in poluerefottile,e ftacciatolo,lo mefcolò con calcina di treuertino bianco,e trouò,che cofi veniua fatto fenza dubbio niuno, il vero ftuccho antico con tutte quelle parti che in quello haueuadifiderato. Dellaqual cofa molto rallegratofi,mofttò a Raffaello quello, che hauea fat- toionde egli,che allorafacea, come s edetto, per ordinedi Papa Leonex. le loggie del palazzo Papale j vi fece fare aGiouan ni tutte quelle volte di fluc- chi,con bellidìmi ornamenri»ricinti digrottefche, limili all’antiche,e con va ghiflime,e capricciofe inuenzioni, pietre delle piu vane, eiliauaganticofe, che fi pollano imaginare.E-condotte di mezzo, e bado rilieuo tutto quell’or namento,lo tramezzò poi di floriette,di paefi,di fogliami,e varie fregiature* nelle quali fece lo sforzo quafi di tutto quello, che può far l’arte in quel ge- nere.Nellaqualcofa egli non folo paragonò gl’an tichi,ma per quanto fi può giudicare dalle cofe, che fi fon vedute, gli fuperò. percioche queft’operedi Giouanni,per bellezza di difegnoinuenzione di figure,e colorito, o lauora- te di fluccho, o dipinte, fono fenza comparazione migliori, che quelPanti- chejequali fi veggiono nel CoIoffeo,e dipinte alle zerme di Diocleziano,& in altri luoghi.Ma doue fi podono in altro luogo vedere vccelli dipinti,‘che piu fieno,per dir cofi,al colorito,alle piume,e in tutre-l’alrre parti,viui, e verini quelli,che fono nelle fregiature,e piladri di quelle loggie. I quali vi fono di tante lotti, di quante ha faputo fare la Naturai alcuni in vn modo,& altri in altroie moiri podi fopra mazzi,fpighe,e panocchie,non pur di grani, miglije faggine,ma di-tutte le maniere biade,legumi,efrutti,che ha per bifo gno,e nutrimento de gl’vccelli in tutti i tempi prodotti la=terra|. Similmente de’ pelei,«e-tutti animali dell’acqua, e moflri Marini, cheGiotianni fece nel imedefimoluogo,per non poterfi dir tantoché non fia poco.fiamèglio paf- /^rlacon filenzio,che metterfi a voleretentare Tinipodìbile.Ma che dirò del le varie forti di frutti, e di fiori, che vi fono fenza fine), e di tu tte le maniere » qual ita,e colori,che in tuttele parti del mondo sa produrre la natura, in tue celeftagionidell’annofE cheparimentedi Varijmftrumenti Muficali,chevi fono naruraliffimi’E chi non fa,come cofa notifiìma, che hauendo Giouani in tefta di quefta loggia,doue ancho non era rifoluto il Papa che fare vi fi da uefle di muraglia,dipinto,p accompagnare i veri della loggia., alcuni balau- ftri,e fopra quelli vn tapetoichi non fa dico,Infognandone vn giorno,vno in fretta,per il Papa,cheandaua in Bel Vedere,che vn palafreniero,ilquale non fapeua il fatto, corfe da lontano p leuare vno di detti tapeti dipinti, e rimale inganato?Infommafi può dire con pace di tutti glabri Artifìci,che p opera coli fatta,quefta fia la piu bella,la piu rara,e piu ecc. pittura, che mai ha fiata veduta da occhio mortale. Et ardirò,oltre ciò d’affermare, quefta edere fiata cagione,che non pure Roma, ma ancora tutte l’altre parti del modo fi fieno ripiene di quefta fortepitture.pcioche,oltre all’eflere flato Giouanni rinoua tore, equafi inuentoredegli ftucchi,e dell’altre grottefche, da quefta fua opera, che è belliflima hano prefo l’efempio chi n’ha voluto lauorare : lènza che i giouani,cheaiutarono a Giouanni,iquali furono molti,anzi infinite in diuerfi tempi,l’imparorono dal vero Maeftro, e ne riempierono tutte le prò uincie. Seguitando poi Giouanni di fare lòtto quelle loggie il primo ordine da ballo,fece con altro ediuerfo mógli fpartimenti de’ftucchi,e delle pitture nelle facciate,e volte dell’altre loggiejma nódimeno ancho qlle furon’ bel liflìme,p la vaga inuenzione de’pgolati fìnti di cane in varij fpartiméti,[e tue ti pieni di viti cariched’vue,di vitalbe,di Gelfomini,di Rofaije di diuerfe fòr ti animali,e vccelli. Volédo poi papa Leone far dipignere la fala, doue ftà la guardia de’Lazi al piano di dette loggie-,Giouani,oltre alle fregiature,che lo no intorno a quella fala,di putti,Leoni,armi Papa!i,egrotefchej fece p le fac eie alcuni fpartimeti di pietre Mifchie finte di varie fòrti,e limili all’incrofta- turcantiche,chevfaronodi farei Romani alle loro Terme,Tépi,Se altri luoghi, come fi vede nella ritóda,e nel portico di s.Piero.in vn’altro falotto a caro a quello,dotte ftauano i cubiculari) fece Raffaello da Vrbino in certi taber nacoli alcuni Apoftoli di chiarofeuro,gradi quato il vitto,e bdlilfimi;e Giovani fopra le cornici di qll’opa ritraile di Naturale molti Papagalli di diuerfi colori,iqli allora haueua s.Sat.e coliacho sabuini,G attimamoni,Ziberti,Sc altri bizarri animali. Ma qft’opa hebbe poca vita, pcioche pp.PauIo 4. pfare certi fuoi ftazini,e bufigattoli da ritirarfi,guaftò quella ftaza,epriuò ql palaz zo d’un’opa fingolare. ilche nó harebbe fatto ql sant’huomo, s’egli hauefle hauuto guflo nell’arti del difegno.Dipinfe Giouani i cartoni di qlle fpalliere e pani da camere,che poi furono telili ti di leta,e d’oro in Fiadraj ne i quali fo no certi putti che fcherzano intorno varij feftoni.-adorni dell’imprefe di pp. Leone,e di diuerfi animali ritratti dal naturale, iquali panni,che fono cofa rariffìma,fono acora hoggi in palazzo.Fece fimilmére i cartoni di ceni arazzi pieni di grottefche,che ftàno nelle prime ftaze del cóciftoro. Mentre che Giouani s’affaticaua in queft’opere,'eflendo flato fabricato in tefta di Borgo nuouo,vicino alla piazza di s.f>iero,il palazzo di M.Giouabartifta dall’Aqui la,fu lauorata di ftucchi la maggior parte della facciata, per mano di Giouan ni,chefu tenuta cofa fingolare. Dipinfe il medefimo,elauorò tutti gli ftucchi, che fono alla loggia della vigna, che fece fare Giulio Cardinale de’ Medici,fotto Monte Mario,doue fono Animali,grottefche,fedoni, e fregia ! ture tanto belle,che, pare in quella Giouanni hauer voluto’vincere, e fupera refe medefimo. Onde meritò da quel Cardinale ,che molto amò la virtù fua,oltre molti benefizij, hauuti per luoi parenti, d’hàuer per Te vn Canonicato di Ciuitale nel Friuli* che da Giouanni fu poi dato a vn luo fratello.Ha* ucndo poi a fare al medefimo Cardinale pur’in quella vigna, vna fonte doue guarda in vna teda di Liofante di marmo per il niffolo, imitò in tutto, e p tutto i! tempio di Nettunno (danza poco auantidata trouata fra Cantiche mine di palazzo maggiore, adorna rutta di cofe naturali marine; fatti ottimamente poi varij ornamenti di duccho)anzi fuperòdi gran lunga l’af tifi- zio di quella danza antica,col fare fi belli,& beneaccommodati quegl’anima li, conchiglie,& altre infinite cofe fomiglian ti. E dopo queda fece vn’altra fonte,ma faluatica nella concauità d’un fofi'ato, circondato da vn bofeo -, facendo cafcare con bello artifizio da Tartari,e pietre di colature d’acqua, g oc ciole, eZampilli, che pareuano veramente cofa Naturale. E nel piu alto di quelle cauerne,e di que’ falli fpugnofi, hauendo compoda vna gran teda di Leone a cui faceuano ghirlanda intorno fila di capei Venere & altre erbe ar tifiziofamente quitti accommodate; non fi potria credere quanta grazia def fono a quelfaluaticoin tutte le parti bellidìmo,& oltre ad ogni credenza pia ceuole. Finita qued’opera,poi che hebbe donato il Cardinale a Giouanni vn Caualierato di s. Piero, Io mandò a Fiorenza : accio che fatta nel palazzo de* Medici vna camera,cioè in fui canto,douegiaCofimo.vecchio,edificator di quello hauea fatta vna loggia,per commodo,e ragunanza de’ Cittadini,fec5 do che allora codumauano le famiglie piu nobili j la dipigneffe tutta di grot tefche,e di ducchi.Eflendo data adunque chiufa queda loggia con difegno di Michelagnolo Buonarroti,e datole forma di camera, con due fineflre inginocchiate,che furono le prime di quella maniera fuora de’palazzi ferrate* Giouanni lauorò di ducchi,e pitture tutta la volta,facendo in vn tondo le lèi palle, arme di cafit Medici,fodenute da tre putti di rilieuo con belliffima gra zia,& attitudine. Oltra di quedo vi fece molti bellidìmi Animali, e molte beirimprefedegl’huomini,e signori di quella cafallludriffima, con alcune ftorie di mezzo rilieuo,.fatte di duccho. E nel campo fece il redo di pitture, fìngendole di bianco,enero a vfo di Carnei, tanto bene, che non fi può meglio imaginare. Rimafe fotto la volta quattro Archi di braccia dodici l’uno , & alti fei, che non furono per allora dipinti, ma molti anni poi da Giorgio Vafari,giouinetto di diciotto anni, quando feruiua il Duca Alellandro de* Medici fuo primo Signore l’anno 1535. Jlqual Giorgio vi fece dorie de’fatti •di'Giulio Cefarejal! udendo a Giulio Cardinalefòpradetto,cherhauea fatta fare. Dopo fece Giouanni a canto a queda camera in vna uolta piccola a mez za botte alcune cofe di duccho, bade bade,& fimilmente alcune pitture che fono rariffime, Lequali ancor che piacedero a que’ Pittori, che allora erano. <a Fiorenza, come fatte con fierezza, e pratica marauigliofa^ epiened’inuen* zioni.tecri.bili,e capricciofe,però che erano auezzi a una loro maniera denta ta* Se a fare ogni cofa,che metteuano in opera con ritratti tolti dal uiuo, come nemrifolutimon le lodauano interamente, ne fi metteuano, non neba* fiatisi© per auentura loro fa Firmo, ad imitarle .Elfendo poi tornato Giouan-ni a Roma,fece nella loggia cT Ago limo Chigij, laquàle hauea dipinta Raffaello^ l’andaua tuttauja conducédo a finc,vn ricinto di felloni groffi,atorr no a torno a gli fpigbli, e.quadrature di quella volta, facendoui ftagionc per iftagionedi tutte le lorti'ìrjutte,fiori,e foglie,con tanto artifizio lauoratc>che ogni cola vi lì vede yiua,e fiaccata dal muro,e naturaliffimai E fono tante le varie maniere di frutte e biade , che in quell’opera lì veggiono ,cheper non raccontarle a vna a vna,dirò folo,che vi lono tutte quelle, che in quelle no- flré parti ha mai prodotto la natura. Sopra la figura d’un Mercuriche vola,hafinto per Priapo vna zuccha,attrauerlata da vilucchi,che ha per tellico li due petroncianite vicino al fiore di quella ha finto vna cioccha di fichi bru giotti graffi, dentro a vnode’qual.bapertOje troppo fatto, entra la punta del . la zucchacolfiore.Ilquale capriccio è efprelTo con tanta grazia, che piu non lì può alcuno imaginare.Mà che p.iufper finirla, ardilco riaffermare che Gio- uanniin quello genere di pitture-ha pafiato tutti coloro, chein fimilicole hanno meglio imitata la natura. percioche, oltre all’altre colè, inlìno i fiori del fambuco;del finocchio,e dellaltre cofe minori,vi fono veramente ftupé- diffimi. Vi fi vede limilmentegran copia d’Animali,fatti nelle lunette, che lo no circondate da quelli felloni, & .alcuni putti, che tengono in mano i fegni degli Dei.Mafragl’altri vn Leone,&vn Cauallo Marino,per edere bellidi- xni Icorti, fonotenuti cofa diurna, Finita quell’opera veramente lìngolarc feceGiouanm in Callel sant’Agnolo vnaltufa bellilìima>e nel palazzo del Papa, oltreallegiadette,moltealtreminutie,che perbreuità lì lalciano. Morto poi Raffaello,la cuiperdita dolfe molto a Giouanni; & coli anco rna- cato papa Leone, per non hauere piu luogo in Roma farti del difegno, ne altra virtù, fi trattenne edò Giouanni molti mefi alla vigna del detto Cardinale de’Medici in alcune cofe di poco valore. E nella venuta a Roma di Papa Adriano non fece altro, che le bandiere minori del Cartello, lequali egli al tempo di Papa Leone hauea due volte rinouate,infieme con lo ftendardo grande, che Ila in cimadelPultimo Torrione, feceancho quattro bandiere quadre quando dal detto Papa Adriano fu canonizato santo, il beato Anto nino Arciucfcouo di Fiorenza, & saiit’Vberto flato Vefcouo di non fo quale Città di Fiandra. De’ quali ftendardi, vno, neiquale è la figura del detto santo Antonino,fu datò alla Chiela di san Marco di Firenze, doue ripola il corpo di quel santo*,vn’altro,dentro alquale è il detto sant’Vberto, fu porto in santaMaria de Anima;Chiefa de’ Tedefchi in Roma j e glabri due furo- nomandati in Fiandra. Eflendopoi creato Sommo Pontefice Clemente set timo, col quale haueua Giouanni molta feruitu,egli, che fe n’era andato a Vdine,per fuggire la pelle,tornò fubito a Roma ;doue giunto, gli fu fatto fare nella coronazione, di quel PapaVn riccho,e bell’ornamento foprale icaledi san Piero. E dopo fu ordinato, che egli, ePerinodel Vaga facefle- sronella volta della sala Vecchia,dinanzi alle ftanze da bado, chevanno dalle loggie, che già egli dipinfe,.alle ftanze di torre Borgia}alcunepitture.On- de Giouanni vi fece vn belliffimo partimentodi ftucchicon molte giotte- fche,ediuerfi Animali : e Perino i Carri de’ fette Pianeti. Haueuano ancho a dipignere le facciate della medefima sala, nellequali già dipinle Giotto, fecondo che fcriue il Platina nelle vite de’ Pontefici J alcuni Papi, che erano flati vccifl per la fede di Chrifto, onde fa detta vn tempo quella ftanzaja téla d^’Martiri: ma nonfn a pena finita la volta, che fuccedendo l’infeliciflì- tno faccho di Roma, non fi potè piu oltre feguitare,perche Giouanni,hauett do affai patito nellaperfona e nella roba, tornò di nuouo a Vdine con animo di ftarui lungamente, ma non gli venne fatto, percioche tornato Papa Clemente da Bologna, doue hauea coronato Carlo Quinto, a Roma *, fatto quiui tornare Giouanni, dopo hauergli fatto di nuouo farei ftendardi di Ca Ilei san t’Agnolo, g£i fece dipignere il palco della Capella maggiore, e principale di san Piero, doue è lai tare di quel santo ; in tanto, effendo morto fra Mariano, che haueua l’uffizio del piombo, fu dato il fuo luogo a Baftia- no Viniziano pittore di gran nome, & a Giouanni fopra quello vna penfio- ne di ducati ottanta di camera. Dopo eflendo ceffati in gran parteitraua- . gli del Pontefice,e quietate le cofe di Roma, fu da fu a santità mandato Giovanni con molte promefle a Firenze, a fare nella fagreftia nuoua di san Lorenzo,fiata adorna d’eccellentillìme fculture da Michelagnolo, gl’ornamen ti della tribuna piena di quadri sfondati, che diminuifcono a poco a poco verfo il pronto del mezzo. Mefloui dunque mano Giouanni, la condufle, con l’aiuto di molti fuoihuomini ottimamente a fine con belliffimi fogliami ,rofoni,& alttiornamenti di fluccho, e d’oro. Ma in vna colà mancò di giudizio. Conciofia, chenelle fregiature piane, che fanno le cortole della volta, & in quelle, che vanno a trauerfo, rigirando i quadri, fece alcuni fogliami,vcclli,mafchere,6c figure che non fi fcorgono punto dal pianojper la diftanza del luogo, tutto che fiano belliflìme;e perche fono tramezzate di co lori,* la doue fe Phaueffe fatte colorire,fenz’ahro, fi fàrebbono vedute,e tutta l’opera fiata piu allegra,e piu riccha.Non reftaua a farli di queft’opera fi non quantoharebbepotutofinireinquindici giorni, riandandola in certiluus ghi, quando venuta la nuoua della morte di Papa Clemente,venne manco a Giouanni ognifperanza ,edi quello in particolare, che da quel Pontefice afpettaua per guiderdone di queft’opera . Onde accortoli, benché tanti, quanto fiano, le piu volte, fallaci le fperanze delle corti j Se come reftino ingannaticolorochefifidanonellevitedi certi Principi,fene tornòaRo- ma. Doue fe bene harebbe potuto viuere d’ufficij, e d’entrate, e feruire il Cardinale Hippolito de’ Medici, &c il nuouo Pontefice Paulo terzo: fi rifol- uèa rimpatriarfi, e tornare a Vdine. ilquale penfiero hauendo mertoad effetto, fi tornò a Ilare nella patria con quel fuo fratello, a cui hauea dato il Canonicato, con propofitodi'piu non voler adoperare pennelli. Man® anche quello gli venne fatto, però che hauendo prefo Donna e hauutofi- gliuoli, fu quafi forzato dall’inflin to, che fi ha naturalmente d’alleuare, &: falciare bene ftan ti i figliuoli, a rimetter fi a lauorare.
Dipinfe dunque a prieghi del padre delCaualier Giouan Francefco di Spilimbergo, vn fregio d’una fala pieno di felloni, di putti, di frutte, & al- trefantafie. Edopoadornòdi vaghi ftucchi,epitturela capella di Santa Maria di Ciuitale. Etai Canonici del Duomo di quel luogo feceduebel- lifllmi ftendardi. E alla fraternità di santa Maria di Cartello in Vdine dipin- fein vnriccho Gonfalone, la N. Donna col figliuolo in braccio, òcvn’An-■gelo graziofìffimo, che gli porge il Cafteilo, che èTopravn Monte nel mezzo della Città .
In Vinezia fece nel palazzo del Patriarca d’Aquilea, Grimani, vna bel- liffiraa camera di ftucchi, e pitture ; douefono alcune fiorirne bellifiimedi mano di Francefco Salii iati.
Finalmente l’anno mille cinquecentoe.cinquanta, andato Giouanni .a Roma a pigliare il santiffimo Giubileo a piedi, e veftito da Pellegrino po- -ueramente,& in compagnia di gente bada, vi ftettemolti giorni fenz’efs fere conofciutoda niuno. Ma vn giorno andando a San Paulo, fu riconosciuto da Giorgio Vafari,che in cocchio andauaal medefimo perdono in compagnia di Meiler Bindo Altouitifuoamiciffimo.
Negòaprincipio'Giouannidi/ederdedb,mafinalmenrefuforzatoafco- .prirfi »Sbadirgli,che hauea granbifogno del fuo aiuto appredo al Papa, per conto della lua pendone, che haueua in fui piombo, laquale gli veniua negata da vn Fra Guglielmo Scultore Genoefe, che haueua quell’ufficio hauuto dopo la morte di Fra Baftiano.
Dellaqual cofa parlando Giorgio al Papa, fu cagione »chel’obligo fi ri« nouò, e poi fi trattò di farne per muta in vn Canonicato d’Vdine per vn figliuolo di Giouanni. Ma edendo poi di nuouo agirato da quel Fra Guglielmo, Tene venne Giouanni da Vdine a Firenze, creato che fu Papa Pio, ^peredere da fila Eccellenza appredo quel Pontefice, col mezzo del Vafari, .aiutato, e fa no rito-.
Arriuato dunque a Firenze fu da' Giorgio fatto conofcere a sua Eccellenza IlluftrilTima; con laquale andando a Siena, e poi di lì a Roma doue andò anco la Signora Ducheda Leonora, fu in guifa dalla benignità del Duca aiutato, che non folo fu di tutto quello difiderauacon/blato,ma dal Pontefice modo in opera con buona prouifione a dar perfezione, e fine all’vlti- ma loggia, laquale è fopra quella, chegli hauea giafatta fare papa Leone. E quella finirà, gli fece il medefimo Papaxitoccare tutta la detta loggia prima . Il che fu errore, & cofa pococonfiderata. percioche il ritoccarla a fec- cho,le fece perdere antique* colpi maeftreuoli,che erano fiati tirati dal pennello di Giouanni nell’eccellenza della fua migliore’età;e perdere quella fre- fchezza, e fierezza,che lafacea nel fuo primo edere,cofa rariflìma.Finira que fì’opera, eflendoGiouanni di fettanta anni, fini ancho il corfo della fua vita l’anno 1364, rendendo lo spirito a Dio in quella nobilidima Città, che l’ha- uea molti anni farro viuere ccn tanra eccellenza, e fi gran nome. Fu Giouanni fempre,ma molto piu ne gl’ultimi fuoi anni,timorato di Dio,& buó chri- ftiano; e nella fua giouanezza fi prefe pochi altri piaceri, che di cacciare, & vccejlare. Er il luo ordinario era, quando era giouane, andarfene il giorno delle fefte con vn fuo fanrea caccia,allontanandoli tal volta da Roma dieci miglia,per^qùelle campagne. E,perche tiraua benifiìmo lo fcoppio, e la ba- leftra, rade volte tornaua a cafa, che non fuffe il fuodante carico d’oche fal- .uatiche, colombacci, germani, e di quell’altre beftiaccie, che fi trouano in que’ paduli. E fu Giouanni inuentore ^fecondo, che molti affermano, del Buedi tela dipinto, che fifa per addopparfia quello,e tirar fenza edere dalle fiere veduto, lo fcoppio, E per quefti efercizij d’vcellare, e cacciar e.,