VITA DI BATTISTA FRANCO
PITTORE VIN;IZIANO.
A T TI STA Franco Viniziafio^hauendo nella Tua prima fanciullezza attefo aldifegnojcome colui,che tendeua alla perfezione di quell arte,le n’andò di venti anni a Ro- ma.Douepoi che per alcun tempo, con molto ftudio heb be attefo al difegno,e vedutele maniere di diuerfì,fì rifol-
uè non volere altre cofe ftudiare,ne cercare d’imitare, che i difègni, pitture, e fculturc di Michelagnolo. perche da- toli a cercare non rimafe fchizzo,bozza,o cofa, non che altro (tara rirratta da Michelagnolo,che egli non difegnaffe. Onde non pafsòmolto,chefude’ primi difegnatori, che frequentaflìno la Capella di Michelagnolo. E che fu piu,flette vn tempo fenza voleredipignere,o fare altra cofa,che difegnarc. Ma venuto Tanno 1536, mettendofi a ordine vn grandiflìmo, e fontuofo àp- paratoda Antonio dasan Gallo,per la venuta di Carlo Quinto Imperatore,
nel quale furono adoperati tutti gl’artefìci buoni,e cattiui,come in altro luo go s’è detto: Raffaello da Mon te Lupo,che hauea a fare l’ornamento di pon - te sant’Agnolo,e le dieci ftatue, che fopra vi furono porte, difegnò di far fi, che Battifta forte adoperato anch’egli, hauendolo vifto fìnodifegnatore,e giouane di bell’ingegno > c di fargli dare da lauorarc ad ogni modo. E coli parlatone col san Gallo, fece tanto, che a Battifta fnrono dace a fare quattro rtorie grandi a frefeo di chiaro feuro,nella facciata della porrà Capena, hog gi detta di san Baftiano,per laquale haueua ad entrare l’Imperatore. Nelle quali Battifta,fenz’haùere mai piu toccho colori,fece fopra la porta Tarme di Papa Paulo terzo,e quella di erto Carlo Imperatore,& vn Romulo,che mer- teua fopra quella del Pontefice vn Regno Papale, e fopra quella di Cefare
vnacorona Imperiale. ìlqualeRomulo, che era vna figura di cinque brac- cia,veftita all’antica,& con la corona in tefta, haueua dalla delira Numa Po« pilio,edallafiniftraTullo Oftilio, e fopra quelle parole QVIRINVS PATER, In vna delle rtorie, che erano nellefacciate de’ Torrioni, che
mettono in mezzo la porta, era il Maggior Scipione,che trionfaua di Carta- gine , laquale hauea fatta tributaria del popolo Romano j e nell’altra a man ritta erail trionfo di Scipione minore, che la medefima hauea rouinata, e disfatta. In vno di due quadrighe erano fuori de’Torrioni nella faccia di- nanzi fi vedeua Annibaie fotto le mura di Roma ertere ributtato dalla tem- pefta: e nell’altro a finiftra Flaccho entrare per quella porta al foccorfo di Romacontra il detto Annibaie. Lequali tutte rtorie e pitture, ertendo le prime di Battifta, e rifpetto a quelle de gl’altri, furono affai buone, e molto lodate. E fe Battifta hauefle prima cominciato a dipignere,<$c andare prati- cando tal voltai colori,c maneggiarci pennegli, non ha dubbio, chehauc- rebbe partato molti. Ma Io Ilare oftinato in vna certa openione,che hanno molti, i quali fi fanno a credere che il difegno balli a chi vuol dipign ere, gli fece non piccolo danno. Ma con tutto ciò egli fi portò molto meglio, che non fecero alcuni di coloro, che fecero le rtorie dell’Arco di San Marco, uel E eee
quale Furono otto ftorie,cioè quattro per banda, che le migliori di tutte furono parte Fatte da Francefco Saluiati,e parte da vn Martino,& altrigioua- ni Tedeichi, che pur’allora erano venuti a Roma per imparare. Neìafcerò di dire a quello propofito, che il detto Martino, ìlqualemolto vaife nelle cofe di chiaro fcuro,fece alcune battaglie con tanta fierezza,e fi belle inuen- zioni, in certi affronti e fatti d’arme Fra Chriftiani, eTurchi, che non fi può far meglio » E quello che Fu cofi marauigliofa, Fece il detto Martino, e Fuoi huominiquelle telecon tantafollecittidineje preftezza,perchei’operaFufte finita a tempojche non fi partiuanomai dal lauoro.E perche era portato loro continuamente da btre,edi buon grecojFra lo ftarefemprevbriachi, e ri- Fcaldati dal furor del vino,e la pratica del fare, feciono cole ftupende.Quan do dunque videro l’opera di coftoro il Salinari, e Battifta, Se il Calaurefe i conFelfarono effer neceftàrio,chechi vuoleeller pittore, cominci ad adope-r rare i peni? egli a buon’hora. Laqual cofa hanendo poi meglio difcorFa da fe Battifta,cominciò a non mettere tanto ftudioin finire i difegni,maa colori- realcuna volta. Venendo poi il Monte Lupo a Fiorenza,doue fi faceuafimii mentegrandiftìmo apparato,per riceuere il detto Imperatore, Battifta venne Feco, «Se arriuati trouarono il‘detto apparato condotto a buon termine i pureeftendo Battifta mefto in opera, fece vn bafamento tutto pieno di figiir re,e trofei, Fotto la ftatua, che al canto de’Carnefeccrti hauea Fatta FraGior uann’Agnolo Montorfoh. perche conofciuto Fra gl’Artefici per giouane itir gegnofo, e valente, Fu poi molco adoperato nella venuta di Madama Margherita d’Auftria,moglie del Duca Aleftandro, e particolarmente nell’appa rato, che fece Giorgio Vafari ne! palazzo di Mefler Ottauianode’ Medici, doue hauea la detta Signora ad habitare. Finite quelle Fefte, fi mife Battifta a dileguare con grandiftìmo ftudio leftatuedi Michelagnolo, che Fono nella fagreftia nuoua di San Lorenzo 5 douealloraeftendo volti a difegnare,e Fare di rilieuo tutti i Tenitori, e pittori di Firenze*, Fra effi acqui ftòaflai Battifta:*, ma Fu nondimeno conofciuto Ferrei* filo, di non hauer mai voluto ritrarre •dal viuo,o colorirete altro fare che imitare ftacue,e poche altre cofc,chegli -haueuano fatto in tal modo indurare,Scinfecchire la maniera, che non Fe la potealeuarda doftornefare che le lue cole non hauelfono del duro, Se del ta glienre, come fi vide in vna tela, doue Fece con molta fatica, e diligenza Lu- ■crezia Romana violata daTarquino. Dimorandodunque Battifta in Fragli altri,e Frequentando la detta sagreftia, fece amicizia con Bartolomeo Amari ■nati scultore, che in compagnia di molti altri là ftudiauanole cofe del Buo- ìiarroro. E Fu fi fatta l’amicizia che i! detto Amanati fi tirò in cafa Battiftafi ilGengha da Vrbino,edi compagnia videro alcun tempo infieme, e atte- /erocon molto frutto agli ftudij dell’arte., fcftendo poi-fiato morto l’anno 1556,il Duca AlelTandro,-’ecreacoin fuo luogo il Signor Coli mode’ Medici, molti de’feruitori del Duca morto rim alerò a feruigij de! nuouo,& altri nò. ,E Fra quelli che fi partirono, Fu ildetto Giorgio Vafari 3 ilquale tornandofi -adbrezzo,con animo di ncn piu feguitare leeoni,eilendogli macato il Cardinale Hippolito de’ Medici,fuo primo Signore.e.poi il Duca Aleflandrojfu (-cagione, che Battifta fu mefio al Feruizio del Duca-Cofimo, Se alauorarein (guardaroba.* doue dipi nfe-in vn quadro grande, ritraendqgli da vnodifira tB alita- Baftiano,e da vno di Tiziano, Papa Clemente, & il Cardinale Hippolito, e davndelPuntormoilDuca Alefiandro.Etancor chequefto quadro nófuf* fé di quella perfezione* che fi afpettaua ; hauendo nella medefima guardaroba veduto il cartone di Michelagnolodel Noli me tangere, che haueua già colorito il Puntormo ; fi mife a far vn cartone limile, ma di figure maggiori.E ciò fa tto,nedipinfevn quadro, nelquale fi portò molto meglio quan to al colorito. Et il carconeche ritraile, come ftaua a punto quel delBuo- narroto fu belliiìimo,e fatto con molta pacienza. Eftendo poi fegttira la co- fa di Monte Murlo,doue furono rotti,e prefi ifuor’ufciti,e rebelli del Duca; con bella inuenzione fece Bardita vna itoria della battaglia feguica, mefeo- latadi poeiìaafuocapriccio,chefumolto lodata,ancorchein diali rico- nofceflino nel fatto d’arme, e far de’ prigioni, molte coie finte tolte di pefo dall’opere edifegni del Buonarroro. percioche efiendo nel lontano il fatto d’arme j nel dinanzi erano i cacciatori di Ganimede,che italiano a mirar l’uccellodi Gioue,cheieneportauail Giouir.etto inCieloilaquale parte, tolfeBardita dal difegnodi Michelagnolo,per ieruirfene , emofirare, che il Duca giouinetto, nel mezzo de’ Tuoi amici, era per virtù di Dio, fall to in Cielo; o altra co fa famigliarne. Quefia fioria dico, fu prima fatta da Bat- tifia in cartone, e poi dipinta in vn quadro con eftrema diligenza; tk hog- giècon l’al tre dette opere lue nelle iale di fopra del palazzo de’Pitti, che ha fatto hora finire del tuttofila Eccellenza llluftrifiima. Efiendofi dunque Battifia con quefte, & alcun’altre opere trattenuto al feruizio del Duca , infino a che egli hebbeprefa per Donna la Signora Donna Leonora di Tol- ledo;fu poi nell apparato di quelle nozze;adoperato alI’A rcho trionfale della porta al Prato; doue gli fece fare Ridolfo Ghirlandaio alcune'fiorie de’ fatti del Signor Giouanni padre del Duca Cofirno.- In vna delle quali fi vedala quel Signore pafiare i fiumi del Po, e dell’Acida, prefen te il Cardinale Giuliu de Medici, che fu Papa Clemente Settimo, il Signor Profpero Colonna, tk altri Signori. Eneli’altro la ftoria delriicatto di San Secondo. Dall’altra banda fece Battifia in vn’alcra ftoria la Città di Milano, & intorno a quefia il campo della lega, che partendofi vi lafcia il. detto Signor Giouanni. Neldeftro fianco dell’Archofece in vn’altrada vn lato l’occafione, che hauendo icapeglifcioltij con vna mano gli porge al Signor Giouanni, e dall’altro.Marte,chc Umilmente gli porgeua la fpada. In vn’altra ftoria fata to l’archo era di mano di Battifia il Signor Giouanni, che combattala fra il Telino,Se Biegrafiafopra ponte Rozzo,difendendolo,quali vn’altro Hora- zio,có incredibile brauura. Dirimpetto a quefia era la prefa di Carauaggio, & in mezzo alla battaglia il Signor Giouanni,che paffuta fra ferro,e fuoco p mezzo l’efercito nimico fenza timore.Fra le colóne a ma ri tta era in vn’ oua to Garlafio prefo dal medefimo có vna fola copagnia di faldati; & a ma maca fra l’altrc due colóne il Baftione di Milano toltoa’nemici Nel fiorone,cheri mancua allefpalle di chi entraua,era il detto Signore Giouanni a canallo fòt to le mura di Milano,chegioftiàdo a fingolar battaglia con vn Caualierefio padana da banda a banda con la lancia. Sopra la cornice maggiore, che va a trouare il fine dell’altra cornice, doue pofail fr'ontefpizio in vn’altra fioria grande fatta da Battifia con molta diligenza, era neimezzo, CARLO (Quinto Imperadore, che coronato di Lauro fedeua fopra vno fcoglio, eoa 10 feetro in mano:&: a piedi gli giaceua il fiume Betis con vn vaio, che verfa- ua da due bocche.Et a canto a quefto era il fiume Danubio,che con fette hoc che verfaua le fue acque nel Mare.Io non farò qui menzione d’vn’infinito nu mero di ftatue,che in quefto archo accompagnauano le dette,& altre pitta- rerperciochebaftandouidireal prefente quello,che appartienea Battifta Franco;non è mio vfficio quello taccontare,cheda altri nell’apparato di ql- le nozze fu fcritto lungamente, lenza cheeftendofi parlato douefaceabifo- gno de’ Maeftri delle dette ftatue i fuperfluo farebbe qualunchecofa qui fc nediceflì,emaffimamentenoneftendoledetteftatuein piedi,onde pollano efter vedute,e con fiderate. Matornando a Battifta la migliore cofa,che facef fe in quelle nozze,fu vno dei dieci fopradetti quadrighe erano nell’apparato del maggior cortiledel palazzo de’Medici > nel qualefece di chiaro (curo ilDucaCofimo ìnueftito di tutte le Ducali infegne . Macon tutto, che vi vlalle diligenza,fu fuperato dal Bronzino,e da altri,chebaueuano manco di fegno di lui, nell’inuenzione, nella fierezza, e nel maneggiare il chiaro feltro . A ttefo, (come s’è detto altra volta ) che le pitture vogliono eftere condotte facili,e pofte le cofe a luoghi loro con giudizio* & fenza vno certo fleto,e fatica,che fa le cofe parere dure,e crude.Oltra che il troppo ricercarle le fa molte volte venir tinte,eleguafta.perciochelo ftarloro tanto a torno toglie tutto querbuono,chefuolefare la facilità,elagrazia,eia fierezza.Lequa cofe ancoraché in gran parte vengano,esliabbiano da natura, fi poflono anco in parte acquiftare dallo Audio,e dall’arte. Eflendo poi Battifta condot to da Ridotto-Ghirlandaio alla Madonna di Vertigli in Valdichiana, ilqual luogo eragiamembro del Monafterio degl’Angelidi Fircnzedell’ordinedi Camaldoli; &hoggiècapoda fein cambio del Monafterio di san Benedetto, che fu per l’afledio di Fi renze rouinato fuor della porta a Pinti ; vi fece le già dette ftorie del Chioftro,mentre Ridolfo faceualatauola,&gl’ornami ti dell’altar maggiore. E quelle finite,come s’è detto, nella vita di Ridolfo 5 adornarno d’altre pitturequel-santo luogo,che è molto celebre,e nominato peri molli miracoli,che vi fa la vergine Madre del figliuol di Dio. Dopotox nato Battifta a Roma, quando apunto s’era fcopcrtoil giudizio di Michela gnolojcome quelli,che era ftudiofo della maniera,e delle cofedi quell’huo- mo,il vide volentieri,& con infinita marauiglia il difègnò tutto. E poi riha lutofi a ftare m Roma ; a Francesco Cardinale Cornaro, ilquale haueua rifatto a canto a san Piero il palazzo,che habitaua,e rifponde nel portico,ver- fo capo s anto,dipinfe fopra gli ftucchi vna loggia, che guarda verfo lapiaz- za-.fàcendouivna forte di grottefche, tutte piene di ftoriette,e di figure. La- qual opera, chefu fatta conmohafatica,^diligenza,fu tenutamolto bella- sQuafi ne’ medefimi giorni>che:fu l’annoi538,bauendo fattoFrancefcoSàl- uiati vna ftoria in frefeo nellacompagnia della Mìfericordia,edouendo dar ;gli l’nltimo fine,&: mettere mano ad àltre,>che moItfpartico'Iari difegnaua- mo'iarui;per la concorrenza,che fu fra lui,&:iacopodel'Conte,non:fi'fcce^l tzro* O-aquoleòfaintendendo Battifta, andòcercando con quefto mezzo, 'occstfione di moftrarfi da piu di Francefco, & il migliore Maeftro di Roma * {percioche adoperando -amici;& mezzi fece tanto, che Monfignor della Ca-Ca,veduto vn fuo difegno gliele allogò. perche mefloui mano vi fece a frefeo san Giouanni Battida fatto pigliare da Herode,e mettere in prigione.Ma co tuttoché quella pitturafuflc condotta con molta fatica, nonfu a gran pezzo tenuta pan a quella del Saluiatijper edere fatta con dento grandiffimo,ed’u na maniera cruda,&malinconica, che no haueua ordine nel componimeli to, ne in parte alcuna punto di quella grazia, e vaghezza di coloritOjChe ha ueua quella di Francefco.E da qfto fi può fare giudizio,che coloro,iquali fe- guitando qued’arte,fi fondano in far bene vn torlo, vn braccio,& vna gamba,© altro membrobenricercho di mufcolij& chel’intendere bene quella parte fia il tutto/fono ingannari.percioche vna parte non è il tutto dell’ope- ra;e quegli laconduce interamente perfetta,& con bella,e buona maniera » che farte bene le parti, sa farle proporzionatamente corrifpondere al tutto. E che oltre ciò,fa che la compofizionc dellefigure efprime,e fa bene quellef fetto che dee fare fenza confufione. E (opra tutto fi vuole auuerrire, che le tede fiano viuaci,pronte,graziofe, & con bell’arie: & che la maniera non fia •crudajma fia negPignudi tinta talméredi nero,ch’eirhabbianorilieuo, sfug ghino,e li allontanino lecondo,che fa bifogno. per non dir nulla delle prò- ìpettiue,de’paefije dell’altreparti,che le buone pitture richieggiono*,ne cfye nel feruirfi dellecofe d’altti, fi dee fare per fi fatta maniera, che non fi cono fca cofi ageuolmente.Si accorfedunque tardi Battida, d’hauer perduto tem po fuor di bilbgno dietro alle minuzie di unificali,& al difegnare con troppa diligenza,non tenendo cotodell’altreparti dell’arte.Finita qued’opera, che •gli m poco lodata,fi condu ile Battida,per mezzo di Bartolomeo Géga,a (eringi del Duca d’Vrbino,per dipignere nella Chiefa,e Capella,cheè vnita col palazzod’VrbinOjVnagrandiflìma volta. E là giunto, fi diedefubito fenza peniate altro,afarei difegni fecondo l’inuenzione di quell’opera, e fenza fa re altro fpartimento.E coli a imitazione del Giudizio del Buonarroto,figurò in vn Cielo la gloria de*santi,fparfi per quella voltaibpra certe nuuole, e c5 tutti i chori degl’Angeli intorno a vna N. Donna 3 laquale, effendo aflunta in Cielo,è afpettata da Chndo in atto di coronarla, mentre danno partiti in diuerfi mucchi iPatriarciji Profetile Sibille, gl’Apo doli, i Martiri, i Confef fori,.eleVergini: Ecqualifigureindiuerfeattitudinimodranorallegrarli della venuta di effa Vergine gloriola. Laquale inuenzione farebbe data cer tamente grande occafione a Battida di modrarfivalent’huomo,fe egli hauel feprefo migliorvia, nonfolo di farfi pratico ne’ colori a frefeo -, ma di gouer ;narfi.conmigliorordine,e giudizio in tutte le cofe,che egli non fece.Ma egli vs'òin quéd’operail medefimo modo di fare,che nell’altre fue. percioche fe ce fempre le medefimefigure,lemedefime^ffìgie,i medefimipanni, e le me defime membra. Oltre che il colorito fu fenza vaghezza alcuna,& ogni co fa fatta condifficultà,e detata.La ondefinita del tutto, rimafero pocofodisfat ti il DucaGùidobaIdo,il Genga,e tutti gl’altri,che da codui afpettauano gra cofe,e limili al bel difegno,cheegbmodrò loro da principio .£ nel vero per farevn bel difegnolBattiftanonhaueapari,efi.poteadirvalentehuomo. La qual cofaronofcendo/quel Duca, e penfando che i fuoi difegni medi in op.e ra da coloro, chelauorauano eccellentemente vafidi terraaCadel Durate, iquali fi erano molto ferititi delle ftampe di Raffaello da Vrbino,e di quelle ch'altri valent’huomini j riufcirebbono benillìmo : fece fare a Battigia infiniti difegniichc medi in opera in quella forre di terra gentiliffima fopra tutte la! tre d’Italia, riufeirono cofa rara. Onde ne furono fatti tanti, e di tante forte vafi,quanti farebbono badati,e dati horrenoli in vna credenza reale.E le pie ture, che in efli furono fatte * non farebbono date migliori, quando fodero date fatte a olio da eccellentilììmi Maedri. Di quedi vafi adunque,che molto raflomigliano,quanto alla qualità della ferra,quel l’antica, che in Arezzo lì lauoraua anticamenteal tempo di Porfena Redi Tofcarta, mandò il detto DucaGuidobaldo vna credenza doppia a Carlo Quinto Imperadore,&vna al Cardinal Farnefc, fratèllo della Signora Vettoria fua confone. E deuemo rapetechediqueda fòrte pitture in vafì, non hebbonò, per quanto fi può giudicare,i Romani.perciochei vafi,che fi fono trottati di que’ tempi, pieni delle ceneri de’ loro morti ò in altro modo fono pieni di figure graffiare, & campite d’un colore folo in qualche parte, o nero, o rodo, o bianco : e non mai con ludro d’inuetriato,necon quella vaghezza e varietà di pitture, che fi fono vedute,e veggiono a tempi nodri.Nefipuo dire, che fe forfè l’ha ue- uano,fono date confumate le pitture dal tempo,e dallo dare fotterrate>però cheveggiamo quèdenodre diffenderfi da tintele malignità del tempo,e da ogni cofa : onde darebbono per modo di dire quattro mil’anni fotto terra -, che non figuaderebbono le pirture.Ma ancora,che di fi fatti vafi e pitture fi lauori per tutta Italiane migliori terre,e piu bèlle nondimeno, fono quelle, che fi fanno come ho detto a Cade! Durante, terra dello dato d’Vrbinò, e quelle di Faenza,che per lo piu, che migliori,fono bianchidime, Se con poche pitture e quelle nel mezzo,o intorno,ma vaghe,e sentili affatto.Ma tornando a Battida, nelle nozze, che poi fi fecero in Vrbino del detto Signor Duca, e Signora Vetroria Farnefe, egli aiutato da fuoi giouani fece ne gl’ar- chi ordinati dal Gengs,ilquale fu capo di quell’apparato,tutte le do rie di pie rurcjchevi andarono.Mapercheil Ducadubitaua, che Battida non haueffe finito a tempo,eflendo l’imprefa grande mandò per Giorgio Vafari, che allo rafaceuain Arimini ai Monaci bianchi di Scolca Oliuerani vnacapellagrà de a frefco,e la tauola dell’altare maggiore a oliojaccioche andafle ad aiutare in quell’apparato il Genga,e Battifta.Ma fentendofi il Vafari indifpodo,fece fua feufa con fua ecc.e le fcrifie,che non dubnafie;percioche era la virtù, e fa pere di Battida tale,che harebbe,come poi fu vero,a tempo finito ogni cofa. Etandando poi,finite l’opered’Arimini,in perfona a fare feufa, Se a vifitare . quel Duca,fua Eccellenzagh fece vedere,perche la dimafie, la detta capelli, fiata dipinta da Battidajlaquale molto lodò il Vafari, e raccomandò la virtù di colui.ché fu largamentefodisfatto dalla molta benignità di quel Signore. Ma è ben vero,che Battida allora non era in Vrbino,main Roma,doue atte deuaadifegnarenon folo le dame,ma tutte le cofe antiche di quella Citrà.p farne,come fece,vn gran libro,chefo opera lodeuole. Mentreadunqueche attédeua Battida a difegnare in Roma-,MefIer Giouan’Andrea dall’Anguil* lara,huomo in alcuna forte di poefie veramente raro, hauea fatto vna compagnia di diuerfi begl’ingegnii e facea fare nella maggior fala di santo Apostolo vna ricchiffima fcena,& apparato per recitare comedie di diuerfi A uto ri a gemil’huomini, signorie gran perfonaggi. Et hauea fatti faregradi, per diuerfe /ditierfe forti di fpettatori ;e p i Cardinali,Se altri gran Prelati, accommodate -alcune ftanze,dondep gelofiepoteuano fenza efter veduti,vedere, & vdire. Etpche nella detta cópagnia erano Pittori, Architetti,Scultori, ehuomini, che haueuano a recitare,e fare altri vffiaj,a Battifta,& all’Aman nato hi dato cura,efìendo fatti di quella brigataci far la feena,& alcune ftorie, e ornarne ridi pitturejlequali códufte Battifta,con alcune ftatue, che fece l’A mannato tanto bene,chenefus5mamentelodato.Mapche la moltaipefain qlluogo fupaua l’entrata,furono forzatiM.Giouan’Andreajegl’altri leuarela jpfpet- tiua,egl’altriornaméti,di santo Apoftòlo, ecódurgli in firada Giulia nel té pio nuouo di s.Biagio. Doue hauendo Battifla di nuouo accommodato ogni cofa, fi recitarono molte comedie có incredibile fodisfazione.del popolo, e cortigiani di uoma.E di qui poi hebbono origine i comediati,che vano attor no,chiamati i Zani. Dopo qfle cofe venuto l’ano 1 £5 o,fece Batti (la inficine c5 Girolamo SeciolantedaSermcneta, al Cardinale di Cefis nella facciata dei fuo palazzo, vn’armedi pp. Giulio III flatocreato allora nuouo Pontefice, con tre figure,5c alcuni putti,che furono molto lodate. E quella finita, cli- pinfè nella Minerva, in vnaCapella,llatafabricatadavn Canonico di s.Pie- ro,e tutta ornata di ftucchijalcune floriedella N. Donna, e di Giefu Xpo in vno fpàrtiméto della volta,che furono la miglior cofa, che infino alìhora ha uefte mai fatto.In vna delle due facciate dipinfe la Nati aita di Giefu Chriflo. có alcuni Pallori,& Angeliche cantano fopra la Capanaje nell’altra la Ref- Turrezionedi Chriflo, có molti foldafi in diuerfe attitudini d’intórno al fe* :polcro. E fopraciafcuna delle dette ftorie in certi mezzi iodi fece alcuni prò feti gradite finaiméte nella facciata dell’altare, Chriflo Crucifi(lo,la N. Donna^.Giouan ni,s. Domenico,fie alcun’altri santi nelle nicchie; ne’ quali cinti -fi portò molto bene,e da Maeftroecc.Mapchei Tuoi guadagnierano fcarfi^ clefpefedi Roma fono gradilEme, dopo haùer fatto alcune cole in tela , che 416 hebbono molto fpacciojfe ne tprnò,péfando nel mutar paefe, mutarean co fortuna,a Vineziafua patria; doue mediate ql fuo bei mó di difegnare, fu .giudicato valéc’huomoje.pochi giorni dopo datogli a fare p la Chiefa di s.rra •cefco della Vigna nella capelladi Mós.Baibaro,detto patriarca d’Aqlea,vna tauolaaolio,nellaqle dipinfe s.Giouani,che battezza Xpo nel Giordano*, in aria Dio padre,a baflo due punì,che tégono le vcftiméta di elfo Xpo,e negli angoli là NuziataiEt a pie di qfle figure finfe vna tela fcprapofta,có'biion nu mero di figure piccole,eignude,cioèd’Angeli,Demonij,& alea purgatorio* •& có vn motto,che dice*In noie lefu oégenu ftcfitaù Laqualeopa,che certo fu téuta molto buona,gPacqftò gra nome,e creditoranzi fu cagione che i fra ti de’zocchcli,iquali ftanol ql luogo,fie hano cura della Chiefa di s.Icbbei Canareio,gli facefIero farei detto s.Iobbe alla espèlla di ca Fofcari,ua N.D5 na,che fiedeccl figliuolo I collo,vn s.Marco da vn lato,vna saia dall’altro, fie l aria alcuni Angeliche fpargóo fiori.In s.Bart.alla fepoltura di Xpofano Fuc cheri,mercatàte Todefco fece! vn quadro PAbódàza,Mercurio,fic iia Pania. A M.An tonto dlla vecchia Vinizido diplfei ri quadro di figu re gradi quàto il viuo,e bellillimé Xpo coronato di fpine,& alcuni Farifei uomo,che Io fcher nifcono.In rato eftendo fiata col difegno di iacopo Sàfouino códotta nel palazzo di s.Marco,(come a filo luogo fi dirà)di muraglia la Cala,che và daf 1. spiano I fu,Se adorna có varij partiméti di ftucchi da Alelsadro Scuffie creato del Sanfouinojdipinfe Battifta per tuttogrottefehine minute,& in certi vani maggiori,buon numero di figurea frefeo,che adai fono date lodate da gli Arteficije dopo fece il palcodel riccctto di detta fcala.Non molto dipoi quado furono dati,come sè dettodi fopra,a fare tre quadri per vno a i migliori » c piu reputati pittori di Vinezia, per la libreria di San Marco, con patto che chi meglio fi portade a giudizio di que’ Magnifici Senatori,guadagnade,ola tre al premio ordinario,vna collana d’oro*,Battifta fece in detto luogo tre fto rie,con due filofofi fra le fineftrc,e fi portò benidìmo; ancor che non guada* gnade il premio dell’honore, come dicemmo di (òpra. Dopo lequali opere , eflendogli allogato dal Patriarca Grimani vna Capella in san Francefco dallaVigna,cheèlaprimaamanmanca,entrandoin Chiefa,Battifta vi mife mano,e cominciò a fare per tutta la voi ta ricchidimi fpartimenti di ftucchi,e di ftorie in figure a frefco,lauorandoui con diligenza incredibile. Ma o fufic la trafeuraggine fua, o l’hauer lauorato alcune cofe a frefeo per le ville d’alcu. ni gentil’huomini,e forfè fopra mura frefchidlme, comeinteft,prima,che ha. uede la detta capella finita, fi mori; &c ella rimafa imperfetta, fu poi finita da Federigo Zucchero da sat’Agnolo in Vado giouane, e pittore ecc.tenuto in Roma de’ migliorijilquale fece a frefeo nelle faccie dalle bande Maria Mada lena,che fi conuertc alla predicazione di Chrifto j e la redurezione di Laze* ro fuo fratello,che fono mol to graziole pitture.E finitc le facciate,fece il me- defimonella tauoladell,alta»*e l’adorazionede’MagichcfiimoIto lodata* Hannodaco nome e credito grandiifimo a Battifta, ilquale morì l’anno 1561 moltifuoidilegniftampati,chefonoveramentedaeflere lodatlNellamede lima Città di Vmezia,equafi ne'mcdefimi tempi è ftato,ed è viuo ancora,vn pi ttore chiamato iacopoTinroretto, ifquale fi è dilettatodi tutte le virtù, e particolarmente di fonare di mufica,& diuerfi {frumenti; Se oltre ciò piace- uolein tuttelefueazzionijmanellecofedella pittura ftrauagante,capriccio- fo,predo,e rifoluto; & il piu terribile ceruello, che habbia hauuto mai la pit tura,come fi può vedere in tutte le fue opere, e ne’ componimenti delle fiorir,fantaftiche,efàtte da lui diariamente,e fiiori dell’ufo degl’al tri Pittori: anzi hafuperatala ftrauaganza,con lenuoue,ecapriccio!èinuenzioni,eftra ni ghiribizzi del fuo inrelfetto,che ha lauorato a calo,e fènza difegno, quali moftrando,che queffarte è vna baia.Ha coftui alcuna volta lafciato le bozze per finite,tanto afaticafgrofiate,chefi veggionoi colpi de’pennegli fatti dal cafo,edalla fierezza,piu tofto,chedal difegno,e dal giudizio.Ha dipinto qua fidi turtelelornpittureafrelco,aolio,ritrattidinaturale,&:adognipregio. Di maniera,che con quelli fuoi modi ha fatto,e fa la maggior parte delle pitture,che fi fanno in Vmezia. E perche nella fila giouanezzafi moftrò in mol tebell’opere di gran giudizio, le egli hauefie conofciutoil gran principio, che haueua dalla Natura,& aiutatolo con lo ftudio,e col giudizio,come han no fatto coloro,che hanno feguitato le belle maniere de’lnoi maggiori; c no hauefie come ha fatto, tri ato via di pratica, farebbe fiato vno de’ maggiori pittorichehaucflehauuto mai Vinezia. Non cheper quello fi loglia, che non fia fiero,e buon pittore,e di spirito fuegliato capricciofo,egentile.
Eftendo dunque fiato ordinato dal Senato, che Iacopo Tintoretto, Se Paulo Veronefe, allora giouani di grande Iperanza, facefìero vna ftoria per vno vaonella (ala del gran Consìglio,Sevna Horazio figliuolo di Tiziano;il Tintoretto dipinte nella Tua, Federigo Barbarofiacoronato dal Papa, figu- randoui vn bellifllmo cafamento,eintorno al Ponteficegra numero di Car* dinali, e di gentiluomini Viniziani tutti ritratti di naturale ; e da bado la mufica del Papa.Nel che tutto fi portò di maniera,che qfta pittura può flaro acato aqlladi tutti (k d’Horazio detto, nellaqualeè vna battaglia fatta a Ro ma,fra i Todefchi del detto Federigo,& i Romani,vicina a Cartel sàt’Agno-Io,& al Teuere.Etin qfta è fra I’altre cofe vn cauallo in ifcorto,chefal ta fopra vn foldato armato, che e belliflìmo. Ma vogliono alcuni, che in quell’opera Horazio fufieaiutato da Tiziano fuo padre. Appreflo a quelle Paulo Vero- nefe delauale fi è parlato nella vita di Michele san Michele , fece nella fua4il detto Federigo Barbarofia, che apprefen tatofi alla corte bacia la mano a Pa* pa Ottauianoin pregiudizio di Papa Aleflandro terzo. Et oltre a quella (tonache fu belhlfima, dipinfePauIo (opra vna fineftra quattro gran figure, il Tempo; rVnione,convnfafciodi bacchetterà Pacienza,eia Fedcmellequa li fi porto bene quanto piu non fàprei dire.Non molto dopo,macando vn’al tra ftoriain detta fala,fece tanto il Tintoretto,con mezzi,&con amici,ch’ella gli fu data afare;ondelacondtifte di maniera,che fu vna marauigliaieche ella merita di edere fra le migliori cofe,che mai facefle,annouerata;tanto po tè in lui il dilporfi di voler paragonare,fe non vincere,efuperarei fuoi concorrenti,che haueuano lauorato in quel luogo.E la fioria, che egli vi dipin - fejaccio ancho da quei,che non fono dell’arte fia conofciutajfu Papa Alefian ,dto,che {comunica,& interdice Barbarofia, & il detto Federigo, che peio, fa che i fuoi non rendono piu vbidienza al Pontefice. E fra l’altre cofecapric ciofe,che fono in quella fioria,quella è bellifiìma,doue il Papa,& i Cardina* li,gettando da vn luogo alto le torce,e candele, come fi fa quando fi Comunica alcuno,e da bado vna baruffa d’ignudi, che s’azzuffano per quelle torcile candele,la piu bella,e piu vaga del mondo.Oltre ciò,alcuni bafamenti, anticaglie, eri tratti di gentil'huomini,che fono fparfi per quella ftoria, fono molto ben fatti,egl’acqui(laronograzia,e nome apprefio d’ognuno. Onde in s. Roccho, nella capella maggiore;fottol’opera del Pordenone, fece duci quadri a olio grandi quanto è larga tutta la capella, cioè circa braccia dodici 1 vno.In vnofinfe vna profpettiua,come d’uno fpedale,pieno di letta, ed’in-. fermi,in varie attitudini,iquali fono medicati da santo Roccho: efra quefli fono alcuni ignudi molto beneintefi, de vn morto in ifeorto, che è bellifii- mo Nell altroè vna ftoria parimentedi santo Roccho,piena di molto belle, egraziofefigure,e I fomma tale, ch’ell’è tenuta delle migliori opere,che hab biafatto quello pittore. A mezzalaChiefain vna ftoria della medefimagra* dezza,fece Giefu Chrifto,che alla probatica pifeinafanal’infermojcheèope la fìmilmente tenuta ragioneuole. Nella Chiefa di santa Maria dell’Orto, doue (ì è detto di fopra,che dipinfero il palcho Chriftofano,& il fratello, rie tori Brefciani, ha dipinto il Tintoretto le due facciate, cioè a olio fopra tele, della Capella maggior e,al te dalla volta infino alla cornice del federe, braccia ventidue.In quella, cheèaman delira ha fatto Moisè, ilquale tornando daL Monte, doue da Dio haueua hauuta la legge, truoua il popolo, che adora il Vi tei d’oro; e dirimpetto a quella nell’altra, è il Giudizio vni nei fa le de! no. F iVf uillimogiorno,con vna ftrauaganteinuenzione,che ha veramente cìello fpà uenteuole,e de! terribile per la diuerfità delle figure,che vi fono di ogni età, e degni fello,con ftraforfelontani d’anime beate,e dannate. Vi fi vede an« cho la Barca di Caronte,ma d’una maniera tanto diuerfa dall’altre, che è co- fa bella, eftrana. E fe quella capricctofa inuenzionefufte fiata condotta coti difegno corretto, e regolato ; & hauefieil pittoreàttefo con diligenza alle par ti,& a i particolari, come ha fatto al tutto, efprimendo la confufionc, il garbuglio^ Io fpauento di quel disella farebbe pittura ftupendifiìma . E chi la mira cofi a vn tratto refta marauigliato, ma confidemndola poi minutamente,ella pare dipinta da burla.Ha fatto il medefimo ir. quefia Chiefa,cioè ne i portegli dell’organo a olio la N. Donna, che faglie i gradi del tempio , che è vn’operafinita,ela meglio condotta, e piu lieta pittura , che fia in quel luogo. Similmentenei portegli dell’organo di santa-ManaZebenigofecela conuerfione di sàn Paulo,ma con non molto fìudio. Nella Caritàvna tauo- lacon Chriftodepofiodi Croce;& nella fagreftia di san Sebaftiano;aconcor renza di Paulo da Verona, che in quel luogo lauorò molte pitture nel palco, enellefacciatejfece fopragl’Armarjj Moifenel deferto,&altre ftorie,che fu rono poi feguita te da Natalino pittore Viniziano,e da altri. Fece poi il mede fimo Tintoretto in San Iobbe all’altare della pietà tre Marie, san Francefco, san Baftiano,san Giouanni,&vn pezzo di paefe.Enei portegli dell’organo della Chiefa de’ Serui,santo Agoftino,esan Filippo,e di fotto Caino,ch’uccide Abel fuo fratello. In san Felice all’Altare del Sacramento, cioè nel cielo della tribuna dipinfe i quattro Euangelifti, e nella lunetta fopra l’altare vna Nunziata; nell’altra Chrifto, cheorainsul Monte Oliueto j e nella facciata l’ultima cena,che fece con gl’Apoftoli. In san Francefco della-vigna è di maino del medefimoall’altare del deporto di Croce la N.Donna fuenuta con al tre Marie,& alcuni Profeti. E nellafcuola di san Marco da san Giouanni, e Polo,fono quattro ftorie grandi.In vna delle quali è san Marco,che aparendo in aria,libera vn fuo dinoto da molti tormenti, che fe gli veggiono apparecchiati con diuerfi ferri da tormentare ; iquali rompendoli, non gli potè mai adoperare il manigoldo con tra quel deuoto: & in quella è gran copia di figure,di fcorti,d’armadure,cafamcnti,-ritratti,&altre cofe fimili,che rendo no molto ornata quell’opera. In vn’altra è vna tempefta di mare, e san Marcilo fimilmentc in aria,che libera vn’altro fuo dinoto. Ma non ègia quefia fatta con quella diligenza,che la già detta. Nella terza è vna-pioggia,& il cor po morto d’un’altro diuoto di san Marcho, el'anima, che’fene và in Cielo * Se in quefia ancora è vn cópommento d’afiairagioneuoli figure. Nella quar ta,doue vno fpiritato fi fcongiura,ha finto in profpettiua vna gran loggia,Se in finediquella vn fuoco,chela illumina con molti rinuerberi. Et oltreallc detteftorieèall’altarevn san Marco di mano del medefimo, cheè ragione- uolepittura. Quelle opere adunque,e moke altre, che fi lafciano, ballando hauerefatto menzione delle migliori,fono fiate fattedal Tintoretto con tan .ta preftezza;che quandoaltri non ha penfato a pena,che egli habbia cominciato,egli h-a fini to.Et è gran cofa, che con i piu ftrauaganti tratti del mondo kafempredalauorare.perciochequando non badano i mezzi,e l’amiciziea •farglidiauerealcun lauoro;fe douefie farlo non che.per piccolo prezzo,in do.no,e no,e per forza,vuol farlo ad ogni modo. E non ha molto,che hauendò egli fatto nella fcuola di san Rocho a olio in vn gran quadro di tela la Padìone di Chrifto,fi rifoluerono grhuomini di quella compagnia di fare di fopra di pigriere nel palcho qualche cofa Magnificat honoratajepercio di allogare quell’opera a quello de5 Pittori, che erano in Viqezia, ilquale facerte miglio- ire,epiubeldifegno.Chiamati adunquelofef Saluiati, Federigo Fucchero» che allora era in Vinezia, Pauloda Verona ,&Iacopo Tintorctto; ordinarono,che ciafcuno di loro facerte vn difegno, promettendo a colui l’opera , chein quello megliofi portarte. Mentre adunque gl’alcri attendeuano a fare con ogni diligenza iloro difegni, il Tintoretto tolta la mifura della grana dezza, che haueua ad edere l’opera > e tirata vna gran teta, la dipinfe, lenza che altro fe ne fapelTe,con la folita fua preftezza, e la pofe doue haueua da fta re. Onde ragunatafi vna mattina la compagnia, per vedere i detti difegni, e rifoluerfi j trouarono il Tintoretto hauere finita l’opera del tutto, e portala al luogo filo. perche adirandoli con elio lui, c dicendo,che haueuano chiedo difegni, e non datogli a far l’opera, rifpofe loro,che quello era il fuo modo di disegnare, che non fapeua far altrimenti,e che i dilegni,e modelli del- l’operehaueuano a edere a quel modo, per non ingannare neduno:e finalmente,che fe non voleuano pagargli l’opera,e le fue fatiche,che le donaua lo ro.E coli dicendo,ancor che hauerte molte contrarietà,fece tanto,che l’opera è ancora nel medefimo Iuogo.In quella tela adunque èdipinto in vn cielo Dio padre, che feende con molti Angeli ad abracciaresan Rocho : e nel piu bado lono molte figure, che lignificano, ò vero rapprelentano l’altre fcuole maggiori di Vinezia,come la Charità,s.Giouanni Euangcliftada Mifericor- dia,s.Marco,e s.Teodoro,fatte tutte fecondo lafua lolita maniera. Ma per- cioche troppo farebbe lunga opera raccontare tutte le pitture del Tintore: to, balli hauere quelle cole ragionato di lui, che è veramente valente huo- mo,e pittoreda edere lodato.Edendo ne’ medefimi tempi in Vinezia vn pittore,chiamato Brazaccho,creato di cafa Grimani, ilqua e era ftato in Roma molti anni,gli fu per fluori, dato a dipignere il palco de la fala maggiore de’ Caui de’ lO.Ma conofcendo codui non poter far da fe,& hauere bifogno d’a iuto,prefe p cópagni Paulo da Verona,e Bardila Farinatorcópartendo fra fe, c loro 9 quadri di pitture a olio], che andauano in ql lnogo ; cioè 4 ouati ne’ cati,4 quadri biflunghi,& vn’ouato maggiore nel mezzo. E qfto con tre de’ quadri dato a Paulo Veronefe,ilqle vi fece vn Gioue,che fulmina i vizij,& al tre figure, pfe p fe due de glabri ouati minori co vn quadro:e due ne.diede a Batti Ha. In vno è Nettuno Dio del mare,e ne glabri 2. figure p ciafcuno, di- moftranti la gradezza,e dato pacifico, e qeto ai Vinezia. Et ancora che tutti e tre coftoro fi porta (Tono brìi meglio di tutti fi portò Paulo V eronefe, onde meritò,che da que’ Sig.gli fude poi allogato l’altro palco, eh e a cato a detta falatdouefeccaolioinfiemecóBattiftaFarinato,vns.Marcoin aria follenu- to da certi Angelfie da bado vna Vinezia in mezzo alla Fede,Speraza, e Cha rirà. Laquale opa ancor che fude bella,nò fu in bota pari alla prima. Fece poi Paulo folo nella Humiltà in vn’ouato grande d’un palco, vn’Artunzionc di N.Donna con altre figure,che fu vna lieta,bella, e ben’intefa pittura.E' dato fimilmenteadi noftri buou pittore in quella città Andrea Schiauone-, dico buona,perche ha pur fatto tal volta per difgrazia alcuna buon’opera, e per-
che ha imitato Tempre, come ha Tapino il meglio le maniere de’ buoni. Ma
perche la maggior parte delle Tue coTe Tono fiati quadri, che Tono per le ca-
Te de’ gentil’huomini, dirò Tolo d’alcune, che Tono publiche. Nella Chie-
Ta di san Sebaftiano in Vineziaalla capella di quegli da ca Pellegrini, ha fat-
to vn san Iacopo con due Pellegrini* Nella ChieTa del Carmine nel Cielo
d’un choro haTatto vn’Aflunta con molti Angeli, e santi. E nella medefi-
maChieia alla Capella della PreTeniazionehà dipinto Chrifto putti-
no, dalla madre preTeotato al Tempio, con molti ritratti di na-
turale: ma la migliore figura, che vi fiaè vna Donna, che
allattavn putto,6cha addoflo vn panno giallo,la-
quale è fatta con vna certa pratica,che s’uTaa
Vinezia, di macchie o vero bozze, Ten-
za efler finita punto. A coftui fece
fare Giorgio VaTari l’anno mil-
le cinquecento e quaran-
ta in vna gran tela
a olio, la bat-
taglia ,
che
poco in-
nanzi era fia-
ta fra Carlo Quin-
to , e Barbaro Ila. Laqua-
le opera, che fu del-
le migliori che
Andrea
Schia
uonefacefi*
fe mai,-e veramente
belliffima,è hoggi in Fiorenza
in caTa gl’heredi del Mag.M.Ottauiano
■de’Medici,alquale fu nudata a donare dal VaTari *
jfine della Vita di P attilla Franco Pit. Vinitiano,