GIO V AN FRANCESCO ' RVSTICHI SCVL, ET ARCH. FIORENTINO,
''Vita diGiouanfrancejco 'Rujìichi Scultore & ^Architetto fiorentino ^
.'GRAN COSA ad ogni modo, cìie tutti coloro,iqualifu rono della (cuoiadel giardinodi Medici,efauoriti del Magnifico Lorenzo vecchio, furono tutti-eccellentiffimi Laqualcofa d'altronde nò può edere auenuta (e non dal molto anzi infinito giudizio di quel ndbilifiìmo Signore,
UB_- ,, vero Mecenate de gl huomini virtuofi ; ilquale come fa- peua conofceregl’ingegiii,e (piriti eleuati^cofi poterla ancora, e fapeua Lieo- nofcergli, e premiargli. Porra.idofi dunquebemdìtno Giouanfrance.co Radici Cittadin Fiorentino nel difegnare, e fare di terra m. otre era gioui- •netto,fu da cdo Magnifico Lorenzo,ilquale lo conobbe fpiritofo, e di bei.o
c buona ingegno mello a (tare, perche impàralTe>con Andrea del Vetoc= chre^apprcfto al quale ftaua fimilmen te Lionardo da Vinci, giouan e raro,e dotato d'infinite virtù.perche piacendo al Ruftico la bella maniera,e i modi di Lionardo,c parendogli,che l’aria delle fue tefte, e le mouenze delle figure fufio no piu grazio fe, e fiere, che quelle d’altri, lequali hauefte vedute giamai fi accodò a lui, imparato, che hebbe a gettare di bronzo, tirare di profpettiu3,elauorarc di marmo:e dopo che Andrea fu andato a lauo- rarc a Vinczia. Stando adunque il Rudico con Lionardo,e Teruendolo con ogni amoreuole fommellìone, gli pofe tan to amore edo Lionardo,cono(cen do quelgiouanedibuono,e finceroanimo»eliberalei.ediligcnte,e paziente nelle fatiche dell’arte,che non faccua ne piu quà>nepiu là di quello vole- ua Giouanfrancefco.Ilquale,perciochcohre aireflere d'i famiglia nobile,jha ucua da viuerehoneftamentejfaceua l’arte piu per Tuo diletto, edifiderio d’fionore,che per guadagnare. E perdimeli vero quegl’artifici,che hanno per vltimo,e principalefine il guadagno de l’utile, c non la gloria, e l’hono- re} rade volte, ancorché fieno di bello e buono ingegno, riefeono eccellcn- tilTìmi. Senza che il lauorare per viuere, come fanno infiniti aggrauati di pouertà, e di famiglia, de il fare non a capricci, e q nando a ciò fono volti gli animi,e la volon tà;ma per bifogno dalla mattina alla fera,è cofa,non da huo mini che habbiano per fine la gloria, el’honore; ma da opere, come fi direte da manouali.percioche l’opere buone non vengon fatte lenza edere prima date lungamente confiderate p E per quefto vfaua di dire il Ruftico,nell’età fila piu matura,che fi deue prima penfare, poi fare gli fchizzi,& appref- fo i dilegui. E queliifatti, Inficiargli darefettimane, e meli fienza vedergli: e poi, ficel ti i migliori, mettergli in opera. La qual cola non pilo fare ognuno, ne coloro l’ufiano, che lauorano per guadagno (blamente. Diceua ancora » che l’opere non fi deono cofi moftrare a ognuno prima che fieno finite: per poter mutarle quante volte* & in quanti modi altri vuole, lenza rifpetro ninno. Imparò Giouanfiranceficoda Lionardo molte cole, ma particolarmente a fare caualli,de’ quali fi dilettò tanto, che ne fece di terra, di ce- ra,edi tondo,ebadoriheuoin quante manierepodonoinvaginarli. Etal- cunifcne veggiono nelnoftro libro tanto bene difiegnati, che fanno fede della virtù, e fiapere di Giouanfrancefico, ilquaie fieppe anco maneggiare i colori, e fece alcune pitture ragioneuoli, ancor chela dia principale pro- fedìonefudelafcultura. E perche habitòvn tempo nella via de’ Marteglifu amiciftirno di tutti gl’huomini di quella famiglia, che ha (empre hauuto huomini vir tuo filli mi, e di valore: e particolarmente di riero. Alquale fece (come a luo piu in trinfeco ) alcune fìgurette di tondo rilieuc*, e fra l’al- ire vna Noftra Donna col figlio in collo a ledere (opra certe nuuole piene di Cherubini. Simile alla quale, ne dipinfe poi col tempo vn’altra in vn gran quadroaolio ,con vna ghirlandadi Cherubini che intorno alla teda lefa diadema. E (Tendo poi tornata in Fiorenza la famiglia de’ Medici, il Ruftico fi fece conofcere al Cardinale Giouanni per creatura di Lorenzo (uopa» dre, e fu riceuuto con moire carezze; Ma perche i modi della corte non gli' piaceuano, de erano contrarij alla (ua natura tutta fincera, e quieta ; e non piena d’lnuidiaj&: ambizione^! volle dar -fempreda fc,&far vitaquafi da filofofo, godendoli vna tranquilla pace, Se ripofo * E q uando pure alcuna vòlta volea ricrearti 5 òfi trouaua con Tuoi amici dell’arte,b con alcuni Cittadini fuoi dimettici : non reftando per quello di lauorare, quando vo» glia gliene veniua, o glie n’era portaoccafione. Onde nella venuta l’anno mille cinquecento e quindici diPapa Leonea Fiorenza, a richieda d’Andrea del Sarto fuo amici (lìmo fece alcune ftatue, che furono tenute bellittì- me,Iequah, perche piacquero a Giulio Cardinale de’ Medici, furono cagione chegli fece fare, fopra il finimento della fontana, che è nel cortilegrande del palazzo de’ Medicali Mercurio di bronzo alto circa vn braccio, che e nudo {opra vna palla in atto di volare; alqualemilefralemani vn’inftrumen to,cheèfattodall’acqua,cheegli verfa in alto,girare, amperocheettendo bucata vna gamba, patta la canna per quella,e per il torlo; òndegiunta l’acqua alla boccha della figura,percuotcin quello {frumento bilicato con quac tro piaftre fiottili,faldate a vfio di farfalla, e lo fa girare. Quella figura dico., per cola piccola, fu molto lodata. Nonmoltodopo fece Giouanfrancefco per lomedefimo Cardinale il modello, per fare vn Dauit di bronzo fimilea quello di Donato fatto al Magnifico Cofimo vecchio, come s’èdetto ; per metterlo nel primo cortile, onde era (lato leuato quello. Ilquale modello piacque attai; ma per vna certa lunghezza di Giouanfrancefco, non fi gettò mai di bronzo, onde vi fu metto l’Orfeo di marmo del Bandinelloieil Dauit di terra fatto dal Ruftico , che era cola rarittìma, andò male, che fu grandiflìmo danno. Fece Giouanfrancefco in vn gran tondo di mezzo ri- lieuo vna Nunziata, con vna profpettiua bellillima, nellaquale gli aiutò Raffaello Bello pittore,e Niccolo Soggi, chegettatadi bronzo rinfei di fi rara belleza, chenonfi.poteua vedere piu bell’opera di quella,laqualefu mandata al Re di Spagna. -Condufle.poi di marmo in vn’altro tondo fimile;> vna Noftra Donna col figliuolo in collo, e san Giouanni Battifta fanciul- letto,chefu metto nella prima fiala del Magiftratode’ Confidi delfiarte di Por.Santa Maria. Per queft’opereettendo venuto in molto credito Giouan francefili ■ Confidi dell’arte de Mercatanti ;hauendo fatto leuare certe fìguracciedi marmo, che erano {oprale tre porte del Tempio di San Giovanni , già {late fatte, come s’è detto nel mille dugento e quaranta, Se allo- gateabContucci Sanfiouino quelle, che fi haueuano in luogo delle .vec- chiea mettere {oprala porta,che è verlo la Miferieordiaj allogarono al Ruftico quelle, che fi haueuano a porre fopra laporta, che è volta verfio la Canonica di quel Tempio: accio facefletre figure di bronzo di braccia quattro l’una, e quelle flette che vi erano vecchie j cioè vn San Giouanni, che predicatte, e futte in mezzo a vn Tarifeo, Se a vn Leuite. Laquale opera fu molto conforme al gufto di Giouanfrancefco, hauendo a edere pofta in luo go fi celebre,e di tanta importanza:#*: oltre cioper la concorrenza d’Andrca ‘Contucci.Mettòui dunque fubitamente mano,efatto vn modelletto piccolo, ilquale fuperòcon.l’ecc,dell’opera;hebbe tutteqilecófiderazionhe dilige ■za,che vna fi fatta opera richiederla. Laqualefinita,fu tenuta in tutxele parti la piu comporta,e meglio intefia,|che per filmile futte fiata fatta inttno allora* '-dlendo qlle figure d’interapfezione, e fatte nell’afipetto co grazia, e brauura tcrribile.Similmentele bràccie ignude,ele gambe fono beniffimo intcfè : &r appiccatealIecongiunturetantobene,chenon èpotfibilefar piu. E per nou di t nulla delle mani,e de’ piedi;che graziofe atticudini,e che grauità heroica hanno queljetefle? Non volle Giouanfrancefco mentreconduceuadi.terra quell’opera altri atorno che Liónardoda Vinci. Ilquale nel fare le forme, armarle di ferri, & in fomma fempre infino a che non furono gettatele fta- ttie,non l’abbandonò mai.Onde credono alcuni -, m3 però non ne fanno altro 3 che Lionardo vi lauorafìedi fua mano,o almeno aititafleGiouanfran- cefco col configlio,e.buon giudizio fuo.Quefte llatue,lequali fono le piu per fette,e mèglio ihtefe, chefiano fiate mai fatte di Bronzo da Maeflro Moderno hiróno gettate in tre volte e rinette nella detta càia dòue habitaua'Gio- uanfrancefco nella via de’ Martelliti coli gl’ornamen ti di marmo,che fono intorno al san Giouanni,con le due colonne,cornici,iìnfegna dell’arte de’ Mercatanti, oltre al san Giouanni che è vna figura pronta, eviuace j vi è vn zucchone graffotto : che è bellilfimo 3 ilquale, pofato il braccio deliro fopra vn fiancho,con vn pezzo di fpalla nuda, e tenendo con la finiflra mano vna carta dinanzi agl’occhi, ha foprapoflaia gamba finiflra alla delira, e fla in atto con(ìderatillìmo,per nfpondere a san Giouanni, con due forti di panni veflito ; vno fiottile, che fcherza intorno alle parti ignudedellafigura j & vn manto di fopra piu groflo,condotto con vn’andar di pieghe, che è mólto fa« cile,iartifiziofo.Simile a quello èil Farifeo3percioche,poflafi la man delira alla barba,con attograue,fi tira alquanto adietro* inoltrando flupirfi delle paroledi Giouanni.Mentre,che il Rullici faceua quell’opera, ellendogli ve nutoa noia l’hauere a chiedereogni di danari ai detti Confoli,o loro mini- llri,che non erano fempre que’ medefimi}efono le piu volte perfone, che po co flimano virtù,o alcun’opera di pregio,vendè (perfinire!’opera) vn pode re di fuo patrimonio, che hauea poco fuor di Firenze a san Marcho vecchio, t non ottanti tante fatiche, fpefe, e diligenze, ne fu male da i Confoli ,edai Tuoi Cittadini rimunerato. percioche vno de’ Ridolfi capodiquell’uffizio, per alcun fdegno particolare,e perche forfè non l’haueua il Ruflico coli ho- norato,ne lalciatogli vedere a fuo commodo le figure,gli fu fempre in ogni cola contrario. E quello, che a Giouanfrancefco douea rifultare in hònore, faceua il contrario e florto ; però che douemeritauad’elTereftimato non fo- lo come nobile,e Cittadino, ma ancho come virtuofo-, l’elTereeccelIentilfi* mo A'rteficegli toglieuaapprello gl’ignoranti,idioti di quello,che per no biltàfegli doueua. Hauèndofi dunque a llimar l’opera di Giouanfrance- fco,& hanendo egli chiamato per la parte fua Michelagnolo Buonarroti. Il Magillratoaperfuafionedel Ridolfi,chiamò Baccio d’Agnolo. Di che do* lendofi il Ruflicho,e dicendo a gl’huomini del Magillrato,nell’udienza che era pur cofa troppo flrana,che vn’artefice legnaiuolo hauelle a ftimare le fatiche d’vno ftatuariote quafi che egli erano vn monte di buoinl Ridolfi rifpó detta,che anzi ciò era ben fatto,e che Giouanfrancefco eravn fuperbaccio,& vn’arrogante.Ma quello,che fu peggio,quell’opera che non meritaua meno di due mila feudi, gli fu flimata dal Magillrato $00, che anco non gli furono mai pagati interamente, ma folamente4oo per mezzo di Giulio Cardinale de’.Medici.Veggendo dunque Giouanfcwicdco tanta malignità,quafi djfpe-rato fi rato fi ritirò con propofito di mai piu non volere far’ opere per Magiftrati, ne doue hauefle a depcndere piu che da vn cittadino, o altr’huomo folo. E eofi ftandofi da fe,e menando vita foletaria nelle ftanze della Sapienza a can to a i frati dc’Serui, andaua lauorandoalcunc cofe, per non iftare tn ozio, c paflarfi tempo. Confumandofi oltre ciò la vita, e i danari dietro a cercare di congelare Mercurio* in compagnia d’un altro cerucllocofi fatto, chiamato Raffaello Baglioni. Dipinfc Giouanfrancefco in vn quadro fango tre brac* eia, & alto due vna Conucrfione di san Paulo, a olio, piena di diuerfe forti caualli lotto i faldati di erto fan to,in varie,c belle attitudini, e {corti. Laqua le pittura infieme con molte altre cofe di mano del medefimo, è appreflo gli heredi del già detto Piero Martelli,a cui la diede. In vn quadretto dipinfe vna caccia piena di diuerfi animali, che è molto bizzarra, e vaga pittura, la quale ha hoggi Lorenzo Borghini,chc la ticn cara, come quegli, che molto fi diletta delle cofe delle noftri arti. Lauorò di mezzo rilieuo di terra perle monache di santa Lucia in viadi san Gallo, un Chrifto nell’orto, che appa re a Maria Madalcna,ilqualcfu poiinuetriatodaGiouanni della Robbia, e porto a un’altare nella chiefa delle dette faore dentro a un’ornamento di ma cigno. A Iacopo Saluian,il uccchio,delquaIe fu amiciffimo,fece in un fuo pa lazzo fopra al ponte alla Badia, un tondo di marmo bclliffimo per la cappella,dentròui vnaNoftra Donna. Et intorno al cortile molti tondipreni di figure di terra cotta,con altri ornameli belhfsìmi, che furono la maggior par re, anzi quali tutti rouinati da i faldati l’anno dell’afiedio, e mefio fuoco nel palazzo dalla parte contraria a’Medici. Ei perche haueua Giouanfrancefco grandeaffezzione a quefto luogo, fi.partiua per andatui alcuna volta di Firc ze cofi in lucco: & vfeito della città fclo metteua in ifpalla, e pian piano, fan tafticando, fe n’andaua tutto falò infin laflu . Et una volta fra raltre,eflendó perquefta gita,& facendogli caldo nafeofe il lucco in vna macchia fra certi pruni,e condottoli al palazzo, ui flette due giorni prima che Iene ricordaflc. finalmente mandando vn fuo huomo a cercarlo, quando vide colui haucrlo trouato, dirte; il mondo è troppo buono, durerà poco. Era huomo Giouan franccfco di fomma bontà, c amcrcuolifiìmo de’ poueri: onde non lafciaua mai partire da fe niuno fcpfolato. A nzi tenédo i danari I vn paniere, o pochi ò aliai,che n’haueflc, ne dauà fecondo il poter fuo a chiunche gliene chiede* ua . perche ueggcndolo un poucrojche spedo andaua a fai per la limofina* andar femprc a quel paniere, dirte,penfando non edere udito $o Dio fe io hauefli in camera quello,chcèdentro a quel paniere, acconcerei pure i fatti mici. Giouanfrancefco, udendolo,poi che l’hebbe alquanto guardato fifa, dirte uien qua,iuocòtenrarti. Etcofi votatogli in un lembo della cappa il paniere, dille ua che fij benedetto. E poco appreflo mandò a Niccolo Buoni luo amiciffimo, ilquale faceua tutti i fatti fuoi, per danari, ilqualc Niccolo , che tcneua conto di fue ricolte,de danari di monte,& vendeua le robe a rem pii haueua per coftumc, fecondo che elio Ruftico uoleua dargli ogni fetti- mana tanti danari.i quali tenendo poi Giouanfrancefco nella cadetta del ca lamaio fenza chiaue,ne toglieua di mano in mano chi volcua, per spendergli r.c’bifagni di,cafa fecondo che occorreua. Ma tornando alle fue opere,f« cc Giouanfrancefco un bdlirtìmo Crucififlo di legno grande quanto il uiuo per mandarlo in Francia; ma rimale a Niccolo B uoni in (icme con altre cofe di balli rilieui,cdifegni,che fon hoggi appreflo di lui, quando dilegno partirli di Firenze, parendogli, che la danza nonfacedeperlui;epenfandodi mutare infieme col paefe,Fortuna. Al Duca Giuliano, dal quale fu fempre molto fauorito, fece la teda di lui I profilo di mezzo rilieuo , e la gettò di bro zo,che fu tenuta cofa (ingoiare; laquale è hoggi in cafa M. Aledandrò di M* Ottauiano de’Medici. A Ruberto di Filippo Lippi pittore, ilquale fu Tuo difcepolo diede Giouanfrancefco molte opere di fua mano di baisi rilieui, c modelli,e difegni: e fra l’altre in piu quadri vna Leda,un’Europa, vn Nettu no, & un bellifsimo Videano, & vn altro quadretto di bado rilieuo doue è vn huomo nudo a cauallo, che è bellifsimo. Il qualequadro e hoggi nello fcrittoio di donSiluano Razzi negl’Angeli. Fece il medèfimo vnabellifsi- ma femina di brózo alta due brac.fin ta p vna Grazia,che fi premeua vna pop pa i ma quella non fi fadouecapitade,neinmanodi cui fi truoui. De fuoi caualliditerra con huominifopra,efotto,fimih a i già detti, ne fono molti p le cafe de’cittadini; i quali furono da lui,che era cortefidìmo, e non come il piu di limili huomini, auaro,e feortefe, a diuerfi dici amici donati. E Dionigi da Diaceto, gentil’huomo honorato,edabene,che tenneancor egli, li come Niccolo Buoni, i conti di Giouanfrancefco, egli fu amico, hebbe da lui molti badi rilieui. Non fumai il piu piaceuole, e capricciolo huomo di Giouanfrancefco, ne chi piu fi dilettade d’animali, fihaueua fatto cofido- medico vn’Iftrice,che ftaua fotto la tauola com’vn cane,&vrraua alcuna voi ta nelle gambe in modo,che ben prefto altri le tiraua a le. Haueua vn’ Aqui la,e vn Corbo,chedicea infinite cofe fi fchiettamente,che pareua una perfo na.Atteleancoallecofedi Negromanzia,emedianrequella,intendo, che fe cedi ftrane paure ai fuoi garzoni,e familiari,c coli ^viueuafenzapehfieri.Ha uendo murata vna danza, quali a vfo di viuaio, e in quella tenendo molte ferpi, o nero bifcie,che non poteuano vfcire;fi prendeuagrandifsimo piace • re di dare a vedere,e mafsimamente di date, i pazzi giuochi eh’ elle faceua- tio,e la fierezza loro.Si ragunaua nelle fue danze della Sapienza vna brigata di galantuomini,che fi chiamauano la compagnia del Paiuolo,e non potè nano edere piu che dodici; c quedi erano edo Giouanfrancefco, Andrea del Sarto, Spillo pittore, DomenicoPuIigo,il Robettaorafo,Aridotiledasan Gallo,Francelco di Pellegrino, Niccolo Boni,Domenico Baccelli, che fona- ua, &cantaua ottimamente,il Sololmeo scultore,Lorézodetto Guazzetto, e Ruberto di Filippo Lippi pittore, ilquale era lóro proueditore. Ciafcuno de quali dodici a certe loro cene,e padatempi poteua menare quattro,e non piu. E l’ordineddie cene era quelio(ilche racconto volenti eri,perche è qua fi del tutto difmeffo l’ufo di quede compagnie) checiafcuno d portafle alcu na cofa daeena,fatta con qualche bella inuenzione: laquale giunto al luogo prefentauaai fignore,che fempre era un di loro, ilqualeiadaua achi piu gli piaceua,fcambiando la cena d’unocon quella dell’altro. Quando erano poi a tauola,prefen tandofi l’un Padroni aduno hauea d ogni cofa. E chi fi fu de nfeootrato nell’innenzione della fua cena con vn’altro,e fatto vna cofa mc- defima,eracondennato.Vna fera dunque,che Giouanfrancefco diede da cc na a queda fua compagnia del Paiuolojordino che feruideper tauola vn gra■didimo toy
difsimo paiuolo fatto d‘un tinojdenrro alquale ftauano tutti,e parca che fuf fino nell’acqua della caldaia : di mezzo-alta quale veniuono leuiuande intorno intorno,& il manico del paiuolo,chcera alla uolta, faceua bellifsima lumiera nel mezzo,onde fi vedeuono tutti in uifo guardando intorno. Qua do furono adunquepoftiatauoladentro al paiuolo benifsimo accomodato ufei del mezzo vn albero con molti rami,che metteuono innanzi la cena,cio c le uiuande a duepcr piatto. c ciò fatto, tornando a bado, doue erano per- fonc,chcfonauano di ri a poco rifurgeua difópra,e porgeua le feconde viua- dc,c dopo le terze; & cofi di mano in màno^nehtre attorno erano feruen ti, chcmefceuanoprcziofifsimi vini. Laquale ihuenzione del paiuolo,che con tele,e pitture era accomodato benifsimo, fu molto Iodata da quegl’ huomi- ni della compagnia. In quefta tornata il prefeh te del Ruftico fu una caldaia fatta di pafticcio,dentro allaquale Vlifie tuftaua il padre per farlo ringio- nanire.lequali due figureerano capponi lefsi,chehaueuano forma d’huomi ni,fi bene erano acconci,le membra,& il tutto con diuerfe coie tutte buone a mangiare .Andrea del Sarto prefentò vn tempio a otto faccie, fimile a quel lo di san Giouanni,ma porto fopra colonne. il pauimenro era vn grandifsi- mo piatro di gelatina con spartimenti di'vàrij colori di mufaico: le colonne,, che pareuano di porfido, erano grandi,& grofsi falficciottijle bafe, è i capite gli erano di cacio parmigiano;i cornicioni di parte di zuccheri ;ela tribuna era di quarti di marzapane, nel mezzo era porto vn leggio da choro fatto di uitella fredda con un libro dilafagne, che haueua le lettere.e le note da cantare,di granella di pepe. c quelli, che cantauano al leggio erano tordi cotti col becco aperto,e ritti con certe camiciuole'a ufo di cotte,fattediretedi poi- co fottile. e dietro a querti per contrabaffo erano due pippioni grofsi, có fei ortolani,che faceùanoil fourario. Spillo prefentò per per la fua cena vn magnano,ìlquale hauea fattod’unagrandeocha,o altro uccello limile,con tuiri gl’inftrumen ti da potere racconciare, bifògnando il, paiuolo. Domenico Puligod’una porchetta cottafeceunafanteconlarocchadafilarealla- to,laqualeguardauaunacouatadi pulcini,&haueuaaferuireper iigouerna re il paiuolo. Il Robéttapcrconferuareil paiuolo fece d’una tefta di uitella,con acconcime d’altri untumi ùn’incudine,che fu molto beljo,^: buono ; come anche furono gPàltri prefenti;per non dire di tutti a unoa uno di’ quel la cena,c di moltealtre>che ne feciono . La Copagnia poi della cazzuòla,che fù fimile a quefta,e della quale fu Giouanfrancefco;hebbe principio in quello modo . E (fendo l’anno 1512. una fera a cena, nell’orto che haueua nel Ci paccio Feo,d’Agnologobbo,fonatoredi pifferi,e perfonamolto piaceuole; erto Feo fer Baftiano Sagginati,fer Raffaello del Becchaio,fer Cecchino de’ profumi,Girolamo del Giocondo,& il Baia,uenne ueduto,mentre che fi ma, giauano le ricotte,al Baia in un can to dell’or to,appre fio allà tauoìa, un mon ticello di calcina,dentroui la cazzuola, fecondo che il giórno inanzi l’haue- ua quiui lafciata un muratote. percheprefe con quella meftola ò nero cazzuola alquanto di quella calcina la caccio tutta in boccha a Feo,che da un’ al tro afpettaua a boccha aperta, un gran boccone di ricotta. fiche uedendò la brigataci comincio a gridare cazzuola, cazzuola. Creandoli dunque,per q fto accidente la detta compagnia,fu ordinato,che in tutto gl huommi di ql Afferò ventiquattro) dodicidi quelli cheàndauano, come in quc’tcmpi fi aiccua,per la maggiorc,c dodici per la minore-, c che l’infcgna di quella fu (Te vna Cazzuola, allaquale aggi un fero poi quelle botticine nere, che hanno il capogrolfo, e la coda,lequali fi chiamano in Tofcana,CazzuoIe. Illoroau- uocato erasanto Andrea, il giorno della cui fella ceiebrauano folennemen« rifacendo vna cena,econuito, fecondo i loro capitoli bclliffimo. I primi di quella copagnia, che andauano per la maggiore furono Iacopo Botteghai» Francelco Rucellai, Domenico fuo fratello, Giouambatifta Ginori, Girolamo deigiocondo,Giouanni Miniati »Niccolo del Barbigia, Mezzabottc fùofratellOiCofimodaPanzanOjMatteo fuo fratello,Marco Iacopi, Picrac- cino Bartoli. E per la minpre/erBaftiano Sagginoti, ser Raffaello del Bcc chaio,ser Cecchino de’Profumi, Giuliano Bugiardini pittore,Franc.Granac cipittore,Giouanfrancefco Rullici,Feo gobbo, il Talina lonatore fuo compagno,Pierino piffero,GiGuanni Trombone, e il Baia bombardiere. Gl’Ad herenti furono Bernardino di Giordano ;il Talano,il Calano, maellro Iaco po del Bientina,e M. Giouambatilladi Chriftofano Ottonaio, Araldi ambi due della Signoria, Buon poca, & Domenico Barlacchi. E non palparono molti anni(tanto andò crefcendo in nome) facendo felle,e buon tempi, che furono fatti di ella compagnia della Cazzuola il fignor Giuliano de! Medici, Ottangolo Benuenuti, Giouanni Canjgiani,GiouanniSerriftori, Giouan« ni Gaddi,Giouanni Bandini,Luigi Martelli, Paulo da Romena, e Filippo Pa dolfinigobbo. E con quelli in vnamedefima mano, come aderenti Andrea del Sarto dipltore,Bartolomeo Trombone mufico,ser Bernardo Pifanello » Piero cimatore,il Gemma mereiaio,& vltimamente maellro Manente da sa Giouanni medico. Le felle,che colloro feciono in diuerfi tempi furono in finite: ma ne dirò fòlo alcune poche per chi non fa l’ufo di quelle cópagnic, x che hoggi fono,come fi è detto,quali del tutto difmelle. La prima deila Cax suola, Iaquale fu ordinata da Giuliano Bugiardini, fi fece in vn luogo detto Luia,da santa Maria Nuoua,douedicemodilopra,che furono gettate di bro 20 le porte di san Giouanni. Quiuidico hauédo il fignor della compagnia comandato, che ognuno douefletrouarfiuellito in chehabito gli piaceuaf con quello che coloro,che fi feontraflero nella maniera del vcllirc, & hauef fero vnamedefima foggia fuflero condennatijcomparfero all’hora deputata le piu belle,e piu bizzarre ftrauaganzcd’habitijchcfipolTanoimagina«. ve. nuta poi l’hora di cena,furon polli a tauola fecondo le qualità de vellimen ti. Chi hàueua haBiri daPrir.dpine’primi luoghisi ricchi,egentil’huomini ap prelloj&iuellitida.poueri negl’ultimLe cpiu ballàgradi. ma fc dopo cena fi fecero delle felle,e degiuochi,meglio è Iakiare,che altri fe lo penfi, che dirne alcuna cofa. A vn altro palio,che fu ordinato dal detto Bugiardino,c da GiouanfrancelcoRufticij comparferogfhuomini della compagnia,fi.come hauea-il fignor ordinato, tutti in habito di muratóri,e manouah.vcioòquelli che andauano per la maggiore con la Cazzuola,ohe tagliafley&ilmanclla a cintola,e quegli,che per la minor e,velli ti da.manouali.col va (foio, emana uelle da fu lieua,ela.Cazzuola loia a cintola. Earriuati tutti nella.prima Ha za, hauendoloro mofirato il lignote la pianta d'uno edilizio, che fi haueua da murare per larampagnia, cdmiorno a quello .niello .a tauola: matliti ,i . aliano u a manouali cominciarono a portare le materie per fare il fòndaméto ; ciò e v* { foi pieni di laiagne cotte per calcina,e ricotte acconce col zucchero;rena latta di cacio,fpczie, e pepe mefcolatùeper ghiaia confetti grofiì, efpicchi di berlingozzi. i quadrucci,mezzane,c pianelle,che erano portate ne’corbelli, & con le barellcjerano pane,e diacciate. Venuto poi vno imbafaraento,pcr che non pareua da gli fcarpellini dato cofi ben condotto,e Iauorato,fu giudi caro,che fu de ben fatto fpezzarlo,e romperlo,perche datoui dentro,e troua tolo tutto compodo di tor te,fegategli,Scaltre cofe fimili,fc le goderono, ede do loro pode innanzi da i manouali. Dopo uenuti i medefimi in campo co vnagran colonna falciata di trippe di uitella cottele quella disfattale dato il ledo di uitclla,e caponi, & altrodichecracompoda,fi mangiarono la bafa di cacio parmigiano;& il capitello acconcio marauigliofarnentc con intagli di caponi arrodo,fette di uitella,c con la cimafa di lingue. Ma perche do io a contare tutti i particolari? Dopo la colonna fu portato (opra vn carro va pezzo di molto artifiziofo Architraue con fregio,& cornicione in dmilc ma niera tanto bene,edi tante diuerfeuiuande compodo; che troppolungailo ria farebbe voler dirne l’intero ♦ Bada che quando fu tempo di fuegliarevenendo una pioggia finta,dopo molti tuoni,tutti lafciarono il lauoro, e fi fug girono,& andò ciafcuno a cafa lua. Vn’altra uolta edendo nella medefima cópagnia fignore, Matteo da Panzano,il conuito fu ordinato in queda maniera . Cerere creando Proferpina fila figliuola,laquale hauea rapita Pluto- ne;entrata doue erano ragunati gli huomini della Cazzuola dinanzi al loro fignore,gli pregò,che uoledlno accompagnarla all’Inferno. allaqualcdima da dopo molte difpute eflì acconfentendoje andarono dietro .E.cofi entra ti in'vna danza alquanto ofeura, videro in cambio d’una porta, vnagrandif lima boccha di ferpente,la cui teda teneua tutta la facciata * Allaquale porta d’intorno accodandoli tutti, mentre Cerbero abaiaua, dimandò Cerere*, fela entro lude la perduta figliuola ; & edendole rifpodo di fi, ellafoggiun— le, che difideraua di riauerla. Ma hauendo rifpodo Plutone non uoler rea derla, & inuitatalc con tuttala compagnia alle nozze, che s’apparcechiaua-, no ;iu accettato l’inurto. perche entrati tutti per quella boccha pien3 di de ti, che elfendo gangherata,s’apriuaa>ciafcunacoppiad’huomini,checntra ua,e poi d chiudeua 5 fi trouarono m.ultimo in vna gran danza di forma ton da : laquale non haueua altro, che un’adai piccolo Lumicino nel mezzo, iU qualefipoco rifplendeua,chea fatica fifeorgeuano . Quiui cdéndodaam bruttiffimo Diauolo, che era nel mezzo, con vn forcone, medi a (edere,do ue erano le tauole apparecchiate di nero, comandò piatone, efie per honore di quelle lue nozze, cedadero per infino a che quiui dimorauano,lc pc- nedell’Inferno, e cofi fu fatto. ,
E perche erano in quella danza tutte dipinte le bolgie del regno de’Aan- nati, e le loro pene, e tormenti* deto-fiioco a uno dopino m vn baleno fu ac cefaacialcunabolgiaunlume ,.che modraua nella fua pittura in ^che modo, & con quali pene fudero quelli, che erano in efia ^armentari.
Le uiuande di quella infernal cena furono tutti animali schifi ,,e brut-, affisimi in apparenza, ma però dentro, lotto la forma dei padiccio,.,e.ccpver ita .abomincuole erano cibi delicatifsinu^JC*di .pia iòx;i La fcorza dico, &il difuori mortraua,che fullero ferpenti,bifcie, ramarri, lucertole, taratole, botte, ranocchi, fcorpioni,pipiftrelli,&’ altri fimili animali, Se ìldidétro era copofizione d’ottime viuande. Eqrtc Furono porte in tauo la,con vna pala,e dinanzi a cialcuno,&: con ordinerai Diauolo, che era nel mezzo; un compagno delquale mefceua con un corno di uctro, ma di fuori bruttojcspiaccuole, preziofi uim, in coreggiuoli da fondcre,muetriati, che feruiuanoper bicchieri, finite quelle prime viuande, che furono quali vii antipafto: furono merte pfrutte,fingédo che la ccnafaffàtica non comincia- ta)fufle finita,in cambiodi frutte,econfezzioniortadi morti giu giu per tur talatauola. lequali frutte,e reliquie erano di zucchero, ciò fatto,comandan do plutone,chedifleuoler andarearipofarfi con Proferpinafua; che le pene tornaflero a tormentarei dannati, furono da certi uenti in un attimo fpc ti tutti i giadetti lumi,e uditiinfiniti romori,grida,e uoci horribili,espauen tofe. e fu ueduta nel mezzo di quelle tenebre, con vn lumicino, l’imagine del Caia bombardiere, che era uno de’circonftanti,comes’e detto; condannato da Plutone alPinferno: per hauere nelle fue giradole, e machinc di fuo co hauuto fempre per fuggetto, & inuenzione i fette peccati mortali, e cofe d’inferno. Mentre che a uedere ciò,& a udire diuerfelamenteuoli uocis’at tendeua,fu leuato uia il dolorofo,e firn erto apparato: e uenendo i lumi, ve* duto in cambio di quello,un apparecchio reale, e ricchiflimo ; e con horre- uoli feruenti,che portarono il rimanente della cena,che fu magnifica, Se ho norata. Al fine della quale uenendo una naue, piena di varie confezioni, i padroni di quella, moftrando di leuar mercanzie, condurtero a poco a poco gl’huomini della compagnia nelle ftanzedi fopra,doueeflendo una feena Se appaiato ricchiflimo,fu recitata vna comedia in titolata Filogenia, che fu- molto lodata. E quella finitaall’ alba ognuno fi tornò lietifsimoacafa. In capo a dueanni,toccando dopo molte felle,e comedie ; al medefimo a eflerc- vn’altrauolta fignorejper tartare alcuni dellaCompagnia,che troppo haue- uano fpefo in certe felle,e conuitif per edere mangiati come fi dice viui)fecc ordinaréil conuito fuo in quella maniera. All’Aia, douceranofolitiragu- narfi,furono primieramente fuori della porta nella facciata, dipinte alcune figure dijquelle,chciordinariamente fi fanno nelle facciate,e ne portici degli fpcdali>cioè lo spedalingo che in atti tutti pieni di carità,intiita, e riceuei po neri, e peregrini. Laquale pi trurafeopertafi la fera deila fella al tardi, comin ciarono a compariregi huomini della compagnia. I quali buffando,poi che ali’cntrare erano dallo spedalingo flati riceuuti,perueniuano a una gran fta za acconcia a ufo di spedale con le fue letta dagli lari,;& altre cofe firaiglian- ti. nel mezzo dellaqualedintorno a un gran fuoco erano ueftiti a ufo di poi tronieri,furfanti,e poueracci,il Bientina,Battifta dcirOttonaio^l Barlacchi,; il Baia,& altri coli latti huomini piaceuoli. iquali fingendo di non efler veduti da coloro,che di mano in mano entrauano,e faceuano cerehione difeor - rendo fopra gl’huomini della compagnia,è fopra loro ftefsi,diceuano le piu ladre"cofe del mondo di coloro,che haueuano gettato uia il loro, e fpefo in cene,cin felle troppo piu chenon conuiene. ilqualedifcorfo finito,pei che fi videro efler giunti tutti quelli,che ui haueuonoaeflere,uennesanto An- . drea loro auuocato, i!quale,cauandogli dello spedale,gli condurte in vn’ai-
tra tra danza magnificamente apparecchiata, dotte mefsi a tauola,cenarono allegramente,e dopo il Santo comandò loro piaceuolmente, chepcr nonfo- prabondarein fpefefupertìue,& hauere a dare lontano da gli spedali,!! con tentaflero d’unafeda l’anno,principale, e (bienne, e fi pani. 8c e(si l’ubidiro no,facendo per ifpazio di molti annr,ogni anno vna bellissima cena, & co- mediaionde recitarono in diuerfi tempi,come fi difie nella uita d’Aridoti- ledasan Gallo, la Calandradi M- Bernardo Cardinale di Bibbiena.ìSuppo fiti,e la Cafiaria deirArioftojelaClizia,e Màdragola del MachiaueIlo,con al tre molte. Francefco, e Domenico Rucellai nella feda, che toccò a far’ loro quando furono (ignori,fecero vna uolta l’Arpie di Fineo, el’altra dopo una difputa di tìlofofi (òpra laTrinità,fecero modrare da santo Andrea un cielo aperto con tutti i chori degl'Angelfichefu cola veramente rarifsima.e Gio uanniGaddi con l’aiuto di Iacopo Sanfouino,d’Andrea del Sarto, ediGio- uanfrancefco Rudici,rapprefentò un Tantalo nell’inferno, che diede mangiare a tutti gl’hucmini della compagnia, vediti in habiti di diuerfi Dij, con tutto il rimanente dellafauola,e con molte capricciofeinuenzioni di giardi ni,paradifi,fuochi Iauorati,&altre cofe,che troppo,raccontandole,farebbo no lunga Iauodra doria. Fu anche bellifsimainuenzione quella di Luigi Martelli,quado efTendo fignor della compagnia,le diede cena in cafa di Giu lianoScali alla porta Pinti, perciocherapprefentò Marteperlacrudeltà, tue to di fangue imbrattato in una danza piena di membra humane fanguinor 'le, in un’altra danzamodrò Marte,& Venerenudi in unletto. e poco appretto Vulcano, che hauendogli coperti fiotto la rete, chiama tutti gli Dij a uedere l’oltraggio fattogli da Marte,e dalla trida moglie. Ma è tempo hog gimai dopo queda, che parrà forfè ad alcuno troppo lunga digrefisione, che non del tutto a meparefuordi propofiro, per molte cagioni data racconta« ta,cheio torni alla uita del Rudico. Giouanfrancefcoadunque,non molto (odisfacendogli dopo la cacciata de’Medici l’anno isz8. il uiuere di Firenze, lafciato d’ogni (uà cofia cura a Niccolo Boni,con Lorenzo Naldini cognominato Guazzetto fiuo giouanej Ce n’andò in Francia; doue ettendo fatto cono feere al Re Francefco,da Giouambatida della Palla, che allora lafi trouaua, e da Francefco di Pellegrino fuo amici(simo,che u’era andato pocoinnanzi: fuuèdutobenuoIentierij&ordinatogli vnaprouifiònedi ci.nquecentofcu dil’anno^dalqual Re,a cuifeceGiouanfranceficoalcunecpfie,delIequali n5 fihaparticolarmentenotiziajglifudatoafare ultimamente vn cauallo di bronzo due voltegrande quanto il naturale,(opra il quale doucuaefier pedo eflo Re. La ondehauendo raeflo mano all’opera, dopo alcuni modelli, che moltoerano al Repiaciurùandòcontinuado di lauorareil modellogra de,& il cauo per gettarlo,in vn gran palazzo datogli dato agodere dal Re. Ma che che fe nefu(Iecagione,ilRe fi mori priraa,cheropafuttefinita.map che nel principio del regno d’Henrico, furono leuate le prouifioni a molri,e ridrettele fipele della corte,fi dice che Giouanfrancefco trouandofi uecchio e nò molto agiatojfi uiuea nò hauédo altro,del frutto chetraeua del fino di quel grà palagio,e cafiaméto, che hauea hauuto a goderli dalla liberalità .del Re Francefco . malafortuna,nócotentadiquato haueua.'infinoall’Oca quei J’ianomofiopportato,gli diede,oltre aU’altre,un altragrandifisinupercoHat perche perche hauendo donato il R.e Henrrco quel palagio al fignor Piero Stronzi, li farebbe trouato Giouanfranccfco a peflìmo termine, ma la pietà di quel Si gnore,atquale increbbe molto della fortuna del Ruftico,che fcgli diede a co nofccrc,gti uenne nel maggior bifogno a tempo . impero che il (ìgnor Piero mandandolo a una Badia,o altro luogo,che fi filile, del fratello,non fidamente fouuenne la pouerauecchiezza di Giouanfrancefco,ma lo fcceferui- re,egouernarc,fecódo che la fua molta virtù meritauadfino all’ultimo della uita. Mori Giouanfrancefcod’anniottanta,clcfuccole rimalero per lamag gior parteal detto fignorePiero Strozzi, Non tacerò efiermi uenuto a notizia,che mentre Antonio Mini difcepolo del Buonarroti dimorò in Francia t fu da Giouanfrancefco trattcnuto,6c accarezzato in Parighchc uennero in mano di eflo Ruftichi alcuni cartoni,dilegni,e modelli di mano di Michela gnolo. de quali una parte hebbe Benuenuto Celimi scultore mentre (lette fn Francia;ifquale gli ha condotti a Fiorenza. Fu Giouanfrancelco,come fi è detto,non pure lenza pari nelle cole di gertojma colìumatilsimo, di lèmma bontà,e molto amatore de poueri. onde non è marauiglia, le fu con molta liberalità fouuéuto nel fuo maggior bilogno di danari,e d’ogni altra cofa dal detto fignor Piero; però che è fopra ogni uerità uerifsimo, che in mille doppi,eziandio in quella uit?,fono ri(loratelecofe,cheal profsimo fi fanno per Dio.Dilegno il Rulticobenifsimo come,oltre al nollro libro fi può vedere inquello dc’difegni,del molto R. don Vincenzio Borghini. 11 fopra- detto Lorenzo Naldini,cognominato Guazzetto difcepolo del Rullico ha in Francia molte cofe lauorato otticamente di fcuhura, ma non ho potuto fa- perei particolari,come ncancho del luo macltro,ilquale fi può credere, che non llefle tanti anni in Fràcia quali ociofo, ne Tempre intorno a quel fuo ca usilo. Haueua il detto Lorenzo alcunecafefiiordella porta a san Gallo ne* borghi,che furono per l’afledio di Firenzerouinatirchegli furono infieme co l’altre dal popolo gettate per terra. laqual cofagli dolle tanto,che tornado,egli a riuedere la patria l’anno IJ4°-quando fu uicinoa Fiorenza un quarto di miglio, fi mife la capperuccia d’una fua cappa in ca po,e fi copri gl‘occhi,per non uedere disfatto quel Borgo,c la fua cafa, nell’entrare perla detta porta, onde ueggé dolo coli incamuffato le guardie della portaie di nudando,che ciò uolelle dire, intelèro da lui,per che fi fu (Te coli coperto,e fenc rilero. collui efiendo fiato po chi meli in Firenze fenc torno in Francia, c ni meno la madre:
doue ancora viue, e lauora.
Jl fne della mia dì CjioHanfranc. Rujlichi fiorentino.