Vii a difra Gioitami ^Agnolo cJMontorfoli Scultore.
ASCENDO-a un Michele cf’Agnolo da Poggibonzi, nella villa chiamata Montorfoli, lontana da Firenze tre miglia infidi* ftrada di Bologna,doue haucua vn fuo podere affai grande, c buono^vn figliuolo mafchio,gli pofcil nome di fuo padre ciò è Angelo, ilqualefanciullo crefcendo, & haucndo per qn<*l lo,che fi vedeua inclinazione al difegno; fu pofto dal padre, cflendo a coli f* reconfigliatodagPamici,alloscarpelìino con alcuni rnaeftri che flauano nel lecauedi Ficfolc, quafi dirimpetto a Montorfoli. Apprcflo ai quali conti- nuando Angelo di fcarpellare,in compagnia di Francefcodel Tadda,allora giouinetro,ed’altri,non paflarono’molti meli, che Teppe beniflimo maneg- giare i ferri, e lauorarc molte cole di quello efercizio. Hauendo poi p ir.t z- zo del Tadda,fatto amicizia có maeftro Andrea scultore da Ficfole, piacque »quello huomoin modo l’ingegno del fanciullo,che portogli affezione, gli comincio a infegnarc: e cofi lo renne apprerto di fetrcanni. Dopo ilquale tempo,ertendo morto Michele Tuo padre fen’andò Angelo in compagnia di altri giouani fcarpellini,alla uolta di Roma,douc eftendofi mefto a lauorare nella fabrica di san Piero, intagliò alcuni di que rofoni,chc fono nella maggior cornice,chegira dentro a quel tempio,con Tuo molto utile,e buona prò uifione. Partitofi poi di Roma, non fo perche, fi acconciò in Perugia con vn maeftro di fcarpello, che in capo a vn’anno gli lafciò tutto il carico de’.fuoi la uori. ma conofcendo Agnolo,che lo ftare a Perugia non faceua per lui,e che non imparaua*, portategli occafione di partire fen'andò a lauorare a Volterra nellafepoltura di M. Raffaello Maffci detto il Volateranno. nella quale, che fi faceua di marmo,intaglio alcune cofc,che moftrarono quell’ingegno doucrefare vn giorno qualche buona riufcita. Laquale opera finita, in tendendo,che Michelagnolo Buonarroti mettcua allora in opera i migliori intagliatori,e fcarpel lini,che fi trouartero,nelle fabriche della fagreftia;e libre ria di san Lorenzo,fen’andò a Firenze*,douemcffo a lauorare,nelle prime co fe,che fece conobbe Michelagnolo in alcuni ornamenti,che quel giouinet- to era di belliflìmo ingegno, e rifdluto: e che piu conduceua egli folo in vn giorno , che in due non faceuono 1 maeftri piu pratichi, e vecchi. onde fece dare a lui fanciullo il medefimo falario , che efsi attempati tirauano. Ferma doli poi quelle fabriche l’anno 15 Z7. per la pefte,e per altre cagioni 5 Agnolo non fapendo,chealtro farfi,fen’andò a Poggibonzi, laondehaueuanohauu to originei fuoi padre,& auòlojequiui con M:Giouanni Norchiatifuo zio, perfona religiofa, e di buone lettere fi trattene vn pezzo , non facendo altro che difegnare,c ftudiare. Ma uenutagli poi uolonta,veggendo il mondo fot to fopra, d’ertere religiofo, e d’attendere alla quiete, efalute dell’ anima fua fen’andò al Heremo di Camaldoli. doue prouando quella uira,e non poten do que’ difagi,e digiunile attinenze di uita, non fi fermò altrimenti.ma tilt tauianel tépo,che uì dimorò,fu molto grato a que’padri,perche era di buona condizione. & in detto tempo il fuo trattenimento, fu in tagliare in capo d’alcune mazze,o uero baftoni,che que* fanti padri portano quando vanno da Camaldoli aH’Heremo, o altrimenti adiporto per la felua,quando fi di- fpenfail filenzio,tefted’huomini,e di diuerfi animali,con belle,ecapriccio- iefantafie. Partito dall’Heremo con licenziai buona grazia del maggiore, &andatofenealla Vernia, come quelli,che ad ogni modo era tirato a edere religiofo,vi flette vn pezzo,feguitando il choro,& conuerfando con que’pa dri .mane anco quella vita piacendogli ; dopohauerehauuto informazione del viuere di molte religioni in Fiorenza,& in Arezzo,doue andò parten doli dalla Vernia: & in niun’altra potendofi accomodare in modo, che gli fufle comodo attendere al difegno,& alla falute dell’anima; fi fecefinalmen te frate negl’Ingiefuati di Firenze, fucr dellaporta Pinti, e fu da loro molto volentieri riceuuto, con fperanza, attèndendo efsi allefineftre di vetro, che egli douefte in ciò effereloro di mólto aiuto,e comodo. Ma nò dicendo que padri meda fecondo l’ufo del viuere,e regola loro ; e tenendo per ciò vn prc tc,chcladica ogni mattina, haucuano allora percapellano vn fra Martino
dell’or- t&lVordine de’Serui, perfbna d’aflai buon giudizio,e coftumi. Coftui dunq; hauendo conofciuto l’ingegno del giouane, e confiderato, che poco poteua efercitarlofraque’padri,chenon fanno altroché dire paternoftri, fare fine ftrc di vetro,ftillare acqua,acconciare orti,& altri fomiglianti efercizijjenò iftudiano,ne attendono altre lettere : Teppe tanto fare,e dire, che il giouane vfcito dcgl’Ingiefuati,fr.vefti ne’frati de’Serui della Nunziata di Firenze a di fette d’Ottobre l’anno 1550. e fu. chiamato fra Giouann’Agnolo. l’anno poi 15JI. hauendo in quel mentre apparato le cerimonie,e vfficij di quell’ordine e ftudiatol’opered’Andreadel Sarto,che fono in quel luogo, fece, comedi- cono elfi, profefsione. E l’anno fegttente con piena fodisfazione di quei padri^ contentezza de’fuoi parenti,cantò la fua prima meda, con molta pom pa,& h.onore.Dopo eflédo fiate dagiouani piu toftopazzi,chevaIorou,nel la cacciata de’Medici guafte l’imagini di cera di Leone, Clemente, c d’altri di qlla famiglianobilifstma.che vi fi erano porti per voto; deliberando i frati,che fi rifacefiero,fra Giouann’Agnolo con l’aiuto d’alcuni di loro, che at* tendeuano a fi fatre opere d imagini, rinouò alcune, che v’erano vecchie, & confumatedal tempo,e di nuouofeceil Papa Leone,e Clemente, che ancor ui fi veggiono. E poco dopo il Re di flofsina,& il S.vecchio di Pióbino.Nelle quali opere acquiftò fra Giouann’Agnolo affai. Intanto eflendo Michela gnolo a Roma appreflo papa Clemente,ìlqual uoleua,che l’opera di san Lo renzo fi feguitafle, e perciò l’hauea fatto chiamare ; gli chiefe sua Sandra vn giouane,che reftauralfe alcune ftatue antiche di Beluedere,chc erano rotte. Perche ricordatofi il Buonarroto di fra Giouann’Agnolo lo propofe al Papa c fua Santità per un fuo breue lo chiefe al generale dell’ordine de’Serui, che gliel concedette per non poter far’altro,e mal uolenrieri. Giunto dunque il frate aRoma,nelle ftanze di Beluedere,che dal Papa gli furono date per fuo habitare,e lauorare, rifece il braccio finiftro che mancaua all’Apollo,& il de ftrodel Laoconte,che fono in qlluogo,e diede ordine di racconciare l’Her colefimilméte.Epcheil Pp. quafiogni mattina andauain Beluedere pfuo fpaflo,e dicendo l’vfficio,il frate il ritraile di marmo tanto bene,chegli tu l’o pera molto lodata,e gli pofe il Papa grandifsima affezzione, e mafsimamen* to ueggendolo ftudiofifsimo nelle cofe dell’arte, e che tutta la notte difegna ua,per hauere ogni mattina nuouè cofe da moftrare al Papa,che molto fe nc dilettaua. Inquefto mentreeffendo vacato vncanonicato disan Lorenzo di Fiorenza* Chiefa fiata edificata,e dotata dalla cafa de’Medici, fra Giuann* Agnolo,che già hauea porto giu l’habito di frate,l’ottenne per M. Gionanni Norchiati fuo zio,che era in detta Chiefa cappellano. Finalmente hauendo deliberato Clemente,che il Buonarroto tornaffe a Firéze a finire l’opere del la fagreftia,e libreria di san Lorenzo; gli diede ordine,perche ui mancauano molte ftatue, come fi dira nella uita di effo wichelagnolo, che fi feruiffe de ì piu valen t’huomini,che fi poteflero hauére,e particolarmente del frate j tenendo il medefimo modo,chehaueua tenuto il san Gallo, per finire l’opcrc della Madonna di Loreto.Condottofi dunque MichelagnoIo,&: il frate a Fi rcnze,MicheIagnolo nel condurre le ftatue del Duca Lorenzo,e Giuliano fi ferui molto del frate nel rinettarle, e fare certe difficulta di lauori traforati in fotto fquadra. Con la quale occafione imparò molte cofe il frate da anello huomo veramente diurno,ftandolo con attenzione a uederc lauoraré,5cof fcruandoogni minima cofa. Hora perche fra l’al tre ftatuc, chcmancauano al finimento di quell’opera, mancauano vn san Cofimo, c Damiano,chcdo ueuano mettcre-m mezzo la Noftra Dona : diede a fare Michclagnolo a Raf faello monte Lupo il san Damiano, &:al frate san Cofimo, ordinandogli; che lauorafie nelle medefime ftanze, doue egli fteflo hauea lauorato,c lauo* ■rauaMedofi dunque il frate con grandiflìmo ftudio intorno all’opera » fece vn modello grande di quella figura, che fu ritoccho dal Buonarroto in molte parti. Anzi fece di fua mano Michelagnolo la tettai le braccia di ter ra, chelònohoggiin Arezzo tenute dal Vafari,fralefuepiu care cofc,pcr memoriadi tanto huomo. Ma non mancarono molti inuidiofi, che biafi- marono in ciò Michelagnolo dicendo', che in allogare quella ftatua, hauea. hauuto poco indizio, c fatto mala elezzione. ma gl’effetti inoltrarono poijco me fi dira,che Michelagnolo haueua hauuto ottimo giudicio, e che il frate era ualenf huomo. Hauendo Michelagnolo finiti con l’aiuto del frate,e po« fti fu le ftatue del Duca Lorenzo,e Giuliano,eficndo chiamato dal Papa, che uolea fi delle ordine di fare di marmo la facciata di san Lorenzo,andò a Ro ma,ma non ui hebbe fatto molta dimora,che morto Papa Clemente, fi rima fc ogni cofa imperfetta. onde {copertali a Firenze conTaltre opere la ftatua del fratc,cofi imperfetta,come era,ella fu fommamentc lodata. E nel uero,ò fulle lo ftudio,c diligenza di lui,o l’aiuto di Michelagnolo ella riufci poi ottima figura,e la migliore, che mai facelle il frate, di quanto ne lauoro inuita fua : onde fu veramete degna di edere, doue fu collocata ; Rimàfo libero il Buonarroto per la morte del Papa,daU’obligo di san Lorenzo,uolto l’animo a ufeir di quello,che haueua per la fepoltura di Papa Giulio fecódo, ma pec che haueua in ciò bifogno d’aiuto, mando per lo frate, ilquale nó andò a Ro ma altrimenti prima che hauelle finita del tutto l’imaginedel Duca Alefian dro nella Nunziata, laquale condufte fuor dell’ufo dell’altre, e bclliffima,-m quel modo che eflo fignore fi vede armato,& ginocchioni fopra-vn elmo alla borgognona,con vna mano al petto in atto di raccomandarli a qlla Ma donna, fornita adunque quella imagine,& andato a Roma fu di grande aiu to a Michelagnolo nell’opera dellagia detta fepoltura di Giulio fecondo, in tanto intendendo ^Cardinale Hipolito de’Medici,chc il Cardinale Turno ne haueua da menare tn Francia per-feruizio del Rei-uno fcultore,gli mile in nanzi fra Giouann’Agnolo-, ilquale eftendo a ciò moltoperluafo con buo- neragtonida Michelagnolo,fen’ando col detto CardinalcTurnone a Parigi. Doue giunti fu introdotto al Re,chcil uidemolto voléiierijegl’aftcgnò pocoappreflo vna buonaprouifione,con ordine,che faceflc quattro ftatue grandi, delle quali non haueua anco il frate fini ti i modelli-,quando eftendo il Re lontano,& occupato in alcune guerre ne’ confini del regno con gl’ In- glcfi comincio a edere biftrattaio da i Teforieri,Sc a-non tirare le fuc proui- ìionijne hauere cofa che volefle,fecódo che dal Re^ra-ftato ordinato.perchc sdegnatofi,eparédogli,chequaco ftimauaqlmagnanimo Releuirtu, egli huomini uirtuofi, altreranto fufleroda 1 miniftridisprezzate, euilipefe jfi parti,nó oftàliche da iTeforieri,iquali pur s’auidero del luo malanimo gli fuftero le lue decorfeprouifioni pagate infinoa vn quattrino .Ma è ben-ve-iro ro, che prima, che fi moucfIc,per Tue lettere fece a fapere cofi al Re, come ai Cardinale volerli partire. Da Parigi dunque andato à-Lione, e di li p la pr« uenza a Genoua,non ui fe molta danza,che in compagnia d’alcuni amici an dò a Vinczia,Padoua,Verona,cMantòa,veggehdo con molto fuo piacere,« talora difcgnando,fabriche,scultiire,c pitture, ma (opratuttc molro gli piac queroin MantoalepitturediGiulioRomano.alcuna delle quali dileguo con diligenza .Haucndo poi intelo in Ferrara,& in Bologna, che 1 Tuoi frati dc’Serui faceuano capitolo -generale a Budrionc, ui andò per uilitare molti amici luoi,eparticolarmentcmacftro Zachcria Fiorentino,fuo amiciflimo^ a i preghi del quale fece in un di,& vna notte duéfigure di terra grandi qua to il naturale,ciò è la Fcde,c la Charità. lequali fin te di marmo bianco, (bruirono per una fonte pofticcia,da lui fatta con un gran vaio di rame,che duro a gettar acqua tutto il giorno,che fu fatto il generale,con molta fua lode; Se honore. Da Budrione tornatofenc con detto maedro Zacheria a Firenze,nel fuo conuento de'Serui, fece Umilmente di terra, c le pofe in due nicchie del capitolo,due figure maggiori del naturale,cioe Moife,& san Paulo che gli furono molto lodate. Edcndo poi madato in Arezzo da maedro Dio nido,allora gencralcde’Serui,ilqualeffu poi fatto Cardinale da Pp. Paulo 5, Se il quale fi sétiua molto obligato al generale Angelo d’Arezzo,chePhauea alleuatOj&infegnatogli lébuon e letterecce fra Giouan’Agnolo.2.1 detto ge ncrale Aretinovna~bella lepolturadi macigno ins.Piero di qllacittà,c5 mol ti intagli,&alcune datue,edr naturale iopravnacaflail detto generale Angelo,edue putti nudi di tódo rilieuo,che piagnédo fpégono le faci deliavita humana,c5 altri ornameli,che redono molto bella qft’opa .laqualc non era ancho finita del tutto, quàdo edendo chiamato a Firézeda i proueditori fo pra l’apparato, che allora faceua fare il Duca Alefiandro, p la uenuta in qll& città di Carlo V. Impadore.che tornaua uittoriofo daTunis -, fu forzato par tirfi.Gmtoduq>aFiréze,fcceal p6rcasataTrinitafopravnabafagradc,una figura d'otto brac.-che rapffentaua il fiume Arno a giacere,ilquale 1 atto mo draua di rallegrarli cól Reno Danubio Biagrada,& lbcro farti daaltri,della uenuta di S. Macda. ilquale Arno dico fu una molto bclla.ct buona figura, in fui caro de’Carnefecchi fece il medefimo in vna figuradi 11. brac. Ias5 Da cadegl’Argonauti. maqda p edcr’difmifuratagtàdeeza,& il tépo corto no riufcrdella yfezzione,che la prima: come ne ancho una Ilarità Auguda,che fece al càto alla Cuculiala còfideratalabrcuitadel tépo,neiquale egli coduf fe qd’oye,ellegracquidaronogràd’honore,e nome cofi applìogrartefici,co me l’uniuerfafe.finita poi l’opa d’Arezzo, intendédo, che Girolamo Géght hauea da fare vn opa dimarmo in Vrbino,l ado il frate a trouarej mano fi ef (endouenutoacòchiufioneniuna, prefela uoltadi Roma.cquiui badato po cojfen’andò a Napoli co fpanzà d’hauerc a fare la fepoltura di Iacopo Sana- zarogétil’huomoNapoletano,c Poetaveraméte (ingoiare, e raridìmo. Hans do edificato ilSanazaro aMargoglinoluogodibcllifs. uifta, ctamenifs.nel fine di Chiaia fopra la marina,una magnificaietnòlto còmoda (»abitazione, laquale fi gode métte uifie; lafcio uenédoa morte ql luogo, cheJia forma di cóucnto,et una bella chiefetta all'ordinede’frati de’Seruii ordinàdo al S. Ce .(are Mormerb,et,al S,Cò:e dLLit,deca tari del fu 0. teff amétp, che nella detta
<ChicU Chiefa da lui edificata,claquale doueua eflere vfhciata da i detti padri, gli R cederò la Tua fepoltura. Ragionandoli dunque di farla,fu propofto da i frati a i detti eflecutori fra Gióuann’Agnolo, alquale andato egli , Comes e detto a Napoli ; finalmente fu la detta fepoltura allogata, efiendo fiati giudicati i Tuoi modelli affai migliori di molti altri,che n’erano fiati fatti da diuerfi feul tori,per mille feudi. De’quali houendo hauuto buona partita> mandò a ca- uareimarmi Francefco del TaddadaFiefoleintagliatoreeccellente,alqus- le haueua dato a fare tutti i lauori di quadro,e d’intaglio,che haueuano a far fi in quell'opera,per condurla più pretto. Mentre,che il frate fi metteuaaor dine per fare la detta fepoltura,efiendo in Puglia venuta l’armata Turche- fcha,e per ciò ftandofi in Napoli con non poco timore, fu dato ordine di for tificarc la città,e fatti fopra ciò quattro grand’huomini,e di migliore giudizio .i quali per feruirfi d’architettori in tendenti,andarono penfando al fra te. ilquale hauendodi ciò alcunto tentore hauuto,e non parendogli,che ad huomo religiofo,come egli era,iftefie bene adoperarfiin cofe di guerra, fece intendere a detti eflecutori,che farebbe quelPopera ò inCarrara,ò in Fio renzà,e ch’ella farebbe al prometto tempocondotta, e murata al luogo fio. Cofi dunque,condottoli da Napoli a Fiorenza; gli fu fubito fatto intendere dalla Signora donna Maria madredel Duca Cofimo, che egli finifie il s. Co fimo,che già haueua cominciato con ordine del Bùonarroto, per la sepohu ra del Magnifico Lorenzo vecchio. onde rimefloui mano,lo fini; e ciò fatto hauendo il Duca fatto fare gran parte de’condotti per la fontana grande di Cartello fua villa; de hauendo quella ad hauere, per finimento un' Hercolc in'cima,che facefiefcoppiare Anteo,a cui vfeiflein cambio del fiato acqua di bocchà,che andafle in alto; fu fattone fare al frate vn modello aliai grandetto; ilquale piacendo a fua eccellenza fu comeflogli,che lo facefle, de andafle a Carrara a cauare il marmo, ladoue andòil frate molto volentieri, per tira re innanzi con quella occalìone la detta fepol tura del Sanazaro, e particolar men te vna ftoria di figure di mezzo rilieuo. standoli dunque il frate a Car rara,il Cardinale Dona fcrifle di Genoua al Cardinal Cibo, che fi trouaua a Carrara;che non hauendo mai finita il Bandmello la ftatua del principe Do ria,e non hauendola a finire altriméti,che procacciafle di fargli hauere qual che ualent’huomo scultore,che la facefle;percioche hauea cura di follecitarc quell’opera. laquale lettera hauendo ticeuuta Cibo, che moltomnanzi ha- uca cognizione del frate,fece ogni;opera di mandarlo a Genoua. ma’ egli dii fefemprenon potere,enon uolerein niunmodoleruire]fuasignoria Reuc. rcndiflima,fe prima non fodisfaceua all’obligo, e promefla, che haueua col Duca Cofimo .Hauendo mentre che quelle cofe fi trattauano tirata molto innanzi la fepoltura del Sanazaro,Se abbozzato il marmo dell’Hercole,fe nc venne con elio a Firenze;doue con moIt3prefiezza,e ftudio lo condiifle a tal termine, che poco harebbepenato a fornirlo del tutto, fehaueflc feguitato di lauorarui. Ma efiendo vfei ta vna voce,cheil marmo agran pezza non riu feiua opera perfetta,come il modello,e che il frate era per hauerne difficultà a rimettere infieme legambe dell’Hercole, che non rifeontrauano col torto Mefier Pierfrancefco Riccio maio‘rdomo,che pagaua la prouifione al frate, comincio,lafciandofi troppo piu volgere di quello,che douerebbe vn huo*mo grane ad andare molto ratenuto a pagargliela; credendo troppo al Ban dindio, che con ogni sforzo pontaua contro a colui : per vendicarli dell'ingiuria,che parca eh c gl’hauelTe fattto di haucr promefto uoler fare la ftatua del Doria,difobligato,che fufle dal Duca. fu ancho openione, che il fauore delTriholojilqualefaceuagl’ornamenti di Cartello nonfuHerod’alcungio uamento al frate. ilquale, cónninche fi fiifte, uedédofi ertere biftrattato dal Riccio,come collerico,esdegnofo fen’ando a Genoua! Douedal Cardiria- leDoria,edal Principe gli fu allogatala ftatuadi eflo principe, che douea porli infullapiazza Doria. Allaqualehauendo mefio manoj fenza pcròin- tralafciare del tutto l’opera del Sanazaro,mentre il Taddai lauoraua.a Carr* railrefto degl’intagli,e delquadro; la fini con molta fodisfazionc^dclPrincipe,e de Genouefi. E le bene la detta Itatua era ftata fatta, perdoucre rlTere porta in fulla piazza Doria,fecero nondimeno tanto i Genouefi,che a difpct to del frate ella fu porta in filila piazza della fignoria-,non oftan te che elio fra te dicerte,che hauendolalauorata,perche ideileifolata fopraun bafamento, ella non poteua ftar bene,ne hauere la lua ueduta a canto a un muro. E per dire il tiero non fi può far peggio,chemcttere.vn’operafatta per.vn luogo » in un’altro; ertendo che l’artefice neH’operare fi uaquantoai Iumi,cleucdu te accomodando al luogo,douedeeertere la fua ò scultura, ò pittura colloca ta. Dopo ciò uedendo i Genouefi,e piacendo molto loro le ftorie, & altre fi gure fatte per la fepoltura del Sanazaro,vollono,cheil frate facerte per lalo- ro Chicfa chathedrale vn san Giouanni Euangelifta;che finito, piacque loro tanto,che ne reftarono ftupefatti. da Genoua partito finalmente fra Gio- uann’ Agnolo, andò a Napoli; douenel luogo già detto mife.fu la fepoltura detta del Sanazaro: laquale è cofi fatta. In fuù canti da baffo fono due piedi-? ftalli,in ciafcuno de’quali è intagliata l’arme di erto Sanazaro. e nel mezzo di quefti è una lapide di braccia vno, e mezzo,nella quale è intagliato l’epitaffio,che Iacopo fterto fi fecejfoftenuto da due puttini Dipoi (opra ciafcuno de i detti piediftalli è una ftatua di marmo tonda a federe »alta quattro b’rac-« cia,cioèMinerua,& Apollo. & in mezzoa queftefrarornamentodidue menfole,che fono da i lati è vna ftoria di braccia due, e mezzo per ogni ucr- fo,dentrolaqualefonointagliati.di barto rilieuo;Fauni,Satiri,Ninfe,& altre figure,chefuonano,ecantano-,nélla maniera cheha.fcritto nella fua.dottis-r lima Arcadiadi uerfi paftórali quelTjhuomoeccellentiflìmo; sopra quefta ftoria è porta una carta tonda di bellifsimo garbo,evturtainragliataf& adorna molto,nella quale fono Torta di quel Poeta Jffópra erta in fui mezzo è in vna bafa la tefta di lui ritratta dal uiuo con querteiparole apie j.AGTl V,S S IN C E RV S *, accompagnata da due putti con l’alea vfo d’amori, che in torno hanno alcuni libri. in due nicchie poficHe-fono dalle bande nelTaltrc due faccie della cappella fono fopra due bafeduefigure tondédimarmo rit-r te,e di tre braccia Ì’ùna,o poco piurcioèfan IacoporA portola; e san Nazza- ro . Murata dunquenellaguila,che s’è detta queft’ópcra,*ne rimafero fodis« fattifiìmi i detti fignóri efecutori,e tutto Napoli . Dopo ricordàndofi ilfra- te d’hauere promerto ài Principe Dona di tornareaGenoua,per farglnin sa Matteo la fua fepoltura, & ornare tutta quella Chiefa, fi parti fubuo da.Na .poli, & an dortene a Genoua, doue arriuato, c fatti imodelli dell’opera che■.doue u^ douca fare a quel fignore, i quali gli piacquero infinitamente, ui milc mano con buona prouifione di dànari,c buon numero di maedri. E cofi dimorati èo il frate in Gcrioua fece molte amicizie di fignori, & huomini uirtuod, e particolarmente con alcuni medici,che gli furono di molto aiuto,percioche eiouandofi l’un l’altro,c facendo molte Notomie di corpi humani, 6c atten - dendoall’architettura,eprofpcttiua, fifccc fraGiouann’ Agnolo ecceller! tifiìmo. oltre ciò andando fpdlcuoltcil Principe doue egli lauoraua,c piace dogli i fuoi ragionamenti,gli pofcgrandillìma affezione. Similmente in dee to tempo di due fuoi nipoti chchaueualalciati in cu fiodia a maedro Zachc sia gliene fu mandato uno chiamato A ngelo, giouane di bell’ ingegno, c co (fumato,e poco apprdlo dal medefimo vn’al trogiouanetto chiamato Martino,figliuolo d:un-Bartolomeofarto. Dc’quali ambi duegiouaniinlègnan doloro,comeglifuficrofigliuoli, fi ferui il fratein quell’opera, chehauca fra mano. Dellaqualc vlrimamcn te uenuto a fine, mede fu la cappella, fepol turajegl’altri ornamenti fatti per quella Chiefà. Laquale facendo a fomma la prima nauat&del mezzo vna croce,c giu per lo manico tre,ha falcar mag,- giorc nel mezzo,c in teda ifolato. La cappella dunque è retta ne’ cantoni da quattro gran pHaftri,i quali {ottengono parimente il cornicione, chegirain torno,c (opra cui girano in mezzo tondo quattro archi, che pofano alla dirittura de’pilaftri. Dc’quali archi tre ne fono nel uano di mezzo, ornati di fi nedre non molto grandi .E fopra quelli Archi gira vna cornice tonda, che fa quattro angoli fra afelio,Se archo ne’can ti, e di fopra fa vna Tribuna a vfo di catino. Hauédo dunqueilfratefatto molti ornamenti di marmo, dintorno all’altare da tutte quattro le bande,fopra quello pofevn bellillìmo,e mol to riccho uafo di marmo per lo santifiimo Sacramento, in mezzo a due A n-) geli pur di marmo, grandiquanto il naturale, intorno poi gira vn partimen. to di pietrecomrodle nel marmo con beIlo,&: uariato andare di mifchi, 3c pietre rare,come fono lèrpcntini,porfidi,e diafpri. E nella teda,e faccia prin. cipale della cappella,fece un’altro partimentodal piano del pauimento infi- fio all’altezza dell’altare, di limili mifchi, & marmi, ilquale fa baiamente a quattro pilaflri di marmo,che fanno tre vani-, r quello del mezzo,che è mag ciordcgl’altri-,ein unafepolturail corpo di non fo che fanto-,&in quelli dal le bande fono due datu e di marmo fatte per due Euangelidi. sopra quello ordine è vna cornice,e fopra la cornice altri quattro pilaflri minori, che reg gono un’altra cornice,che fa spartimento per tre quadretti, che uhbidifro- no a i uam difotto.ln quel di mezzo,che pofa in falla maggior cornice, e’ un Chridodimarmo,cherifnfcita,ditutto rilieuo, e maggiore del naturale. Nelle faccic dalle bande ribatte il medefimo ordine,c fopra la detta lepoltu» ra nel uano di mezzo è una Noflra Donna di mezzo rilieuo,có Chriflo mor to. laquale Madonna mettono in mezzo Dauit Re,csanGiouanni Battifla, enell’altra èsanto Andrea,e Gietemia Profeta . I mezzi tondi dcgl’archi, fo . prala maggior cornicc,douesono due fi neflre,fono di llucchi, con putti in torno,che moflranoornarelafineilra.Negl’Angoli lotto la tribuna, fono quattro Sibille Umilmente di lluccho.fi come è ancho lauorata tutta la imita a grottesche di uarie maniere. sotto quella cappella è fahricata vna danza fotterranca, laquale, Icendcndo per leale di marmo, fi uede inceda una calla Catta di marmo con due putti fopra 5 nellaquale doueua edere pofio , come credo fi a fiato fatto dopo la fin morte, il corpo di elfo fignore A ndrea Doria. E dirimpetto alla cada, fopra un’ altare, dentro a vn belli (limo vafodi bronzoiche fu fatto,e rinetto da chi fi filile,che lo'gettatte diuinamentéje alquanto del legno della fan tillìma Croce, fopra cui fu crucili Ilo G-iefu. Ch-ri- fto benedetto.Ilqual legno fu donato a elio Principe DoriadalDuca diSauo ia.sono le pariete di detta tóba tutte incroftate di marmo, e la uolta lauoracs di ftucchi,ed’oro con molte ftoriede’fatti egregij del Doria: &: il pauiméto.é tutto fpartitodi varie pietre mifclu a coirifpódéza della volta, sono poi nelle facciate della crociera delia nauata,da fommo due fepolturedi marmo ccm: due tauole di mezzo rilieuo. in una è lepolto il Conte Filippino Doria,e neh l’altra il fignor Giannettino della me.iefima famiglia. Ne pilafiri doue cominciala nauata del mezzo, fono due bellifirmi pergami di marmo : e dalle bande delle nauatc minori,fono spartite nelle facciate con bell’ordine d’ar-- chitettura alcunecappelIc,con coIonne,6caItri molci ornamenti,che fanne* quellachiefaefierevn’opera veraméce magnifica,ericehifsima'. Finita la dee ra Chiefa,il medefimo principe Doria, fece mettere mano al fuo palazzo , e fargli nuoueaggiuntedi fabriche,egiardini belliflìmi, che furono fatti con ordine del Frate, ilquale hauendo in ultimofatto dalla parte dinanzi di deta topalazzovn uiuaio, fece di marmo un Moftro Marino, di rondo rilieuo, che verfa in gran copia acqua nella detta pefchiera. simile’al quale Moftro nefece un’altro a que Signori,che fu mandato in Ifpagnaal gran Vela. Fece ungran Nettunnodiftuccho,chesopra vn piediftallofu pofto nel giardino del Principe, Fece di marmo due ritratti del medefimo Principe,eduedi Carlo quinto,che furono portati da Couesin Ifpagna. furono molto amici del Frate, mentre ftette in Genoua, Mefler Cipriano palauigmo,ilquale per edere di molto giudiz io nelle cofe delle noftre arti i ha praticato Tempre uo- lentieri con gl’artefici piu eccellenti,e quelli in ogni cofa fauoritfiil fignore AbbateNegro; Metter Giotiannida montePuluano,& i!fignor priore disan Matteo, & in fomma tutti i primi gentil'huomini,e fignori di quella eie tàjnellaquale acquifto il frate fama,e ricchezza. Finite dunque le fopradet- teopere, fi parti fra Giouann’ Agnolo di Genoua, e fen’ andò a Roma per riuedere il Buonarroto,che già molti anni, non haueua veduto ; e vedere se per qualche mezzo haueffe potuto rapiccare il filo col Duca di Fiorenza , e tornare a fornire l’Hercole, che haueua lafciato imperfetto. Ma arrinato a Roma,doue fi compero vn Caualierato di san Piero, intefo per lettere hau- utedaFiorenza,cheil Bandinello,moftrandohauer bifognodi marmo, Se facendo a credere che il detto Hercole era vn marmo ftorpiato,l’haueua fpezzato con licentiadel Maiorduomo Riccio, e feruitofene a far cornici p la fepoltura del fignor Giouanni,laquale egli allora lauoraua; fene prefe tari tosdegno,che per allora non volle altrimenti tornare a riuedere Fiorenza; parendogli,che troppo fuflc fopportata la profonzione > arroganza, & info- lenza di quell’huomo.Mentre,che il Frate fi andaua trattenendo in Roma hauendo i Mcflìnefi deliberato di fare fopra la piazza del lor Duomo una fó te con un’ornamento grandifsimo di ftatue haueuano mandati huominia Roma a cercare d’haucre vno eccellente scultore, i quali huomini fe,bene haueuano ferino Raffaello da monte Lupo,perche s’infermò,quando apun to uolea partire con e fio loro per Medina ; fecero altra refoluzione, & con- dudero il frate,che con ogni inffcanzn, e qualche mezzo cercò d’hauere quel lauoro. Hauendo dunque pofto in Roma al legnaiuolo, Angelo fuo nipote che gli riufei di piu grolfo ingegno,che non haueua penfato;con Martino (l parti il frare,egiunfonoin Medina del rrfefedi Settébre 1547.doue accomodati di ftanze,e meflo mano a fare il condotto dell’acque che vengono di 15- tano,&a fare uenire marmi da Carrara,condii (Te con l’aiuto di molti fcarpel Iini,6c intagliatori con molta prestezza quella fonte,che è cofi fatta. Ha dico quefta fonte otto faccie,ciò è quattro grandi,e principali,e quattro mino ri.duedelle quali maggiori,uenendo in fuori fanno in fui mezzo vn’angolo; e due andando in dentro, s’accompagnano con vn’altra taccia piana, che fa l’altra partedell’altre quattro faccie,che in tutto fono otto. le quattro faccie angolari, che végono m fuori,facendo rifai to,danno luogo alle quattro pia ne,che uanno in dentro.e nel nano è vn pilo affai grande, chericeue acque in gran copia da quattro fiumi di marmo,che accompagnano il corpo del va fo di tutta la fonte,intorno intorno alle dette ottofaccie.laquàl fonte pofa (opra vnordinediquattrofcalee,chefannododicifaccie:ottamaggiori,che fannola formadell’angolo,e quattro minori,doue fono i pili, e (òtto i quattro fiumi fono le fpondealte palmi cinque. de in ciafcun’ angolo ( che tutti fanno venti faccie)fa ornamento vn termine, la circonferenza del primo va fo dall’otto faccie è 101. palmi,& il diametro è 34. e in ciafcuna delle dette ve ti faccie è intagliata vnaftorietta di marmo in bado rilieuo, con poefie dico fé conuenienti a fonti, & acque. come dire il cauallo Pegafo, che fa il fonte Cadalio*, Europa,che pada il mare ; Icaro, che volando cade nel medefimo ; Aretufaconueifàin fonte-, Iafon,che.padailmare.col Montone d’orojNarr cilo conuerfo in fon tei Diana nel fonte,checonuerte Ateon in Ceruio, con altre fimili.NegPotto angoli,che diuidono i rifalli deile fcale della fònte,chè faglie due gradi andando a i pili, de a i fiumi j e quattro alle fponde angolari fono otto Moftri marini indiuerfeformea giacere fopra certi dadi ,con leza pe dinanzi,che pofano fopra alcune mafchere,le quali gettano acqua in certi uafi.i fiumi che fono mfullafponda, ci quali pofano di dentro fopra un dado tan to alto,che.pare,che feggana nell’acqua, fono il Nilo con fette pur ti;il Teuerecircódatoda vnainfinitadi palme,etrofeij l’Hiberocon molte vittorie di Carlo quinto; de il fiume Cumano, uicinoa Medina, dalquale fi prendono Tacque di quefta'fonte; con alcune ftorie,e ninfe fatte con belle confiderazioni. de tnfinoàquéfto piano di dieci palmi fono fedici getti d’ac qua , grofsiflìmi ; otto nefanno le mafehere dette; quattro i fiumi,e quattro alcuni pefei, altifettepalme,i quali dando nel uafo ritti, e con la teftafuora gettano acqua dalla.parte della maggior faccia. Nel mezzo-delT otto.faccie, fopravn dado.alto quattro palmi,fono fopraognicanto vna Serena cól’ale, e lènza-braccia. E fopra quefta,lequali fi annodano nel mezzo fono quattro Tritoni-alti otto pai mi, i quali anch.’eili con le code annodate; e con le braccia reggono una gran tazza,nellaqualegettano acqua quattro mafehere in tagliate-fuperbamente. di mezzo alla quale-tazza largendo un piede tondo ifcdieneduemafcheiebrutuiTimgjfatteper Scilla,e Catlddi*leouali fono culcate da tre Ninfe ignude grandi fei palmi l’una ; fopra le quali è polla Pul tima tazza,che da loro è con le braccia {ottenuta. Nellaquale tazza,facendo bafamento quattro Delfini col capo bado, & con le code alte, reggono vnat palla. Di mezzo allaquale per quattro tede elee acqua,che ua in alto,& coll dai Delfini fopra i quali fono a cauallo quattro putti nudi, finalmente nell’ultima cima è vna figura armata rapprefentantc Orione stella celefle, che ha nello feudo Parme della città di Mertìna, dellaquale fi dice, o piu torto fi fauoleggia edere ftato edificatrice . Coli fatta dunque è la detta fonte di Mcfsina;ancor che non fi porta coli ben con le parole, come fi farebbe col difegno dimoftrarla. E perche ellapiacque molto a Melsinefi,gliene feciono fare un’altra iniulla marina,doueè ladogana, laquale riulci anch’erta bella, e ricchifsima. &c ancor che quella fimilraeiue fi« a otto faccie,è nondimeno diuerfa dalla fopradetta. percioche quella ha quattro faccie di (cale che fa- gliono tre gradite quattro altre minori, mezze tonde, fopra le quali dico c la fonte in otto faccie. E le fponde della fontana grande, difotto hanno al pa ri di loro in ogni angolo un piedi ftallo intagliato: e nelle faccie della parte dinanzi un’altro m mezzo a quattro diede. Dalle parte poi,doue fono lefca le tóde è un pilo di marmo aouatojnelqualeper due fnafchere,che fono nel parapetto ferro le fponde in tagliate fi getta acqua in rhol ta copia. E nel mez zo del bagno di quella fontana è un bafamento alto a proporzione, fopra il quale è l’arme di Carlo quinto. & in ciafcun’angolo di dettò bafamétoèun cauallo marino,che frale zampe fchizza acqua in alto. E nel fregio del me- defimo,fotto la cornice dilopra fono otto mafeheroni, che gettano alPingiu otto polle d’acqua. Et incima è vn Nettun.no di braccia cinque, ilquale ha- uendo il tridente in mano polà lagambà ritta a canto a vn Delfino.fono poi dalle bande fopra due altri bafamenti Scilla,e Cariddi in forma di du.e Mòrta,molto ben fatti,con tette di cane,e di furie in torno. Laquale operafini ta Umilmente piacque molto a Mefsinefi ..i quali hauendo trouato vn huo- mo fecódo il gallo loro,diedero,finite le fonti,principio alla facciata del duo mo,tirandola alquanto manzi, e dopo ordinarono di far dentro dodici cap pelle d’opera conntia,cio è lei per banda con idodici Apolidi di marmo di braccia cinque l’uno. Delle quali tutte ne furono fittamente finite quattro dal frate,che ui fecedifua manovn san Piero, èc un san Paula,,che furono duegrandi, emoltobuonefigure. Doueua anco fare in teftadella cappella maggiore un Chriflo,di marmo,con ricchifsimo ornamento intorno,&foc to ciafcuna delle fiatile degl’Apofloli una ftoria di ballo rilieuo,ma per allò ra non fece altro. In filila piazza del medefimoDuomo ordino con bella ar chitettura il tempio di san Lorenzo, che gli fu molto lodato. In fulla marie na fu fatta difuo ordine la torre del Fanale, e mentre,che quefte cofc fi uraliano innanzi,fece condurre in sa Domenico perii Capitan Cicala una cap pella,nellaqualefecedi marmo unaNoffraDonnagrandequantoil natura le,e nel chioftro della medefima Chiefa,alla cappella del figr.or Agnolo Bor la,fece in marmo di bado rilieuo vna fioria,che fu tenuta bella, tk condotta con molta diligenza. fece anco condurre,per lo muro di finto Agnolo, acqua per unafontana.& ui fecedi fua manovn putto di marmo grande, che uerfa in un vaio molto adorno, e bemfsimc accomodato: che fu tenuta bel-l’opera. Arai murodclla Vergine lece vn’ altrafontana, con una Verginedi Tua mano,che verfa acqua in vn pilo.e per quella che è porta al palazzo del S. do Filippo Larocha,fece vn putto maggiore del naturale d’una certa pietra, che s’ufa in Meflina, ih] uà! puttocche è in mezzo a certi mortri, Se altre cofe marittime,getta acqua in vn vafo. fece di marmo.vna (tatua di quattro brac eia,ciò è vnalantaCharerina martire molto bella, laquale fu mandata aTa- rumetia,luogo lontano da Meflina 14. miglia. Furono amici di fra Giouan n’AgnoIo, mentre ftette in Meflina,il detto fignor don Filippo Lar-ocha, c don Francefco dell a medefi ma -famiglia; Mefler Bardo Corfr,Giouanfran- cefcoScali,& M. LorenzoBorghini tutti tregentii’huomini Fiorentini,allo ra in Meflina,Serafino da Fermo,& ilfignorgran Maftrodi Rodi, che piu volte fece opera di tirarlo a Malta,e farlo caualieri; ma egli rifpofenon vole re confinarii in quell’Ifola; fenza che pur alcuna volta,conofcendo,che face ua male a Ilare fenza l’habito della fua religione penfaua di tornare. Et nel nero fo io,che quando bene non filile flato in vn certo modo forzato,era rie (olino ripigliarlo,e tornare ahiiuereda buono religiofo. Quando adunque aljtempo di Papa Paulo quarto l’anno 1557. furono unti gl apoftati,ouero sfratati affretti a tornare alle loro religioni Lotto gratissime pene; fra Gioua n’Agnolo Jafcio l’opere,che haueafra mano, & in fno luogo Martino fuo creato>eda Mefsina del mefedi Maggio,fe ne uen ne a Napoli, per tornare alia fua religionede'Serui in Fiorenza . Ma prima che altro facefle,per darfi a Dio interamente,andò penfando come douertei fuoi molti guadagni di- fpenfare conueneuolmente. E cofi dopo haucrc mari tate alcune fue nipote fanciulle poucre^&altre della fua patria,e da Montorfoli; ordinò che ad An gelo fuo nipote,del quale fi ègiafatto menzióne, fuflero dati in Roma mille ìcudi,&comperatogli vncaualieredel giglio. A duefpedali di Napoli dier de per hmofina buona fomma di danari per ci alcuno.. Al fuo concento de’ S.erui lafciò mille feudi per comperare vn podere, &c quello di Montorfoli flato de’fuoi anteceflori: co quefto,che a due fuoi nipoti frati del medefimo ordine fuflino pagati ogni anno, duramela uira loro,uenncinquefcudi per ciafcuno,e con alcuni altri carichi,che difotto fi diranno, lequali cofe,come hebbeaccomodato,fi feoperfein Rom3,eriprefel habitocon molta(ua con lentezza,e de’fuoi frati; e particolarmente di maertro Zacchcria. Dopo venuto a Fiorenza; fu riceuuto,e veduto dagl’ amici sparenti con incredibile piacerei letizia. Ma ancor che batic (fé deliberato il frate di volere il rimanente della uica fpenderein feruigio di noflro Signore Dio,e dell’anima.fua cftarfi quietamenteinpace, godendoli vn caualierato ches’eraferbato-i r.o gli vennecio.fatto cofi prerto. percioche, eflendo coniftanzia chiamato a Bologna da maertro GiuIio-Bouio,7Ìo del Vafcone Bouio;perthefaccfienel la Chicfa de’Seriii l’alrar maggiore tutto di marmo , & ifolato : & oltre ciò nna fepohura,ccn figure.; ersccho ornamento di pietre mifchie, £: incortra ni uè di marmo,non potè mancargli,e mafsimamente hauendofi a fare quel l’operain vnaChicfa del fuo Ordine. And2to-dunqueaBologna,emcflo ma io all’qpera , la códufleì iter,torto mefufacendo il detto altare, ilqnale da vn pdartro all'altro chiude il choro de’frati,tutto di marmo dentro, e fuori con ■un Chriflo nudo 51 eì ni .zzo di.hracua due, e mez zo,.&: con .alcun’ altre fta-tue daglilati. è l’architettura di quell’opera bellaveramence, e ben partita,- & ordinata,e cominella tanto bene,che non fi può far meglio, il pauimento ancora,doue in terra èia fepoltura del Bouio,è (partito có bell’ordine ; e cer ti candellien di marmo,e alcune floriette,efigurine fono affai bene accomo date,&: ogni cofa è riccha d’in taglio:Ma le figure;oltre che fon piccole, per la difhculta,che fi ha di condurre pezzi grandi di marmo a Bologna, non fo -no pari all’architettura, ne molto da eflere lodate. Mentre che fra Giouan n’Agnolo lauoraua*in Bologna queft’opera; come quello,che in ciò non era anco ben rifoluto, andaua penfando in che luogo poteffe piu comodamente di quelli della fue religione5, confumare i fuoi vi timi anni, quando macero Zaccheria fuo amicifsimo,che allora era Priore nella Nunziata di Firen ze,difiderandodi nrarlo,e fermarlo in^quel luogo,parlo di lui col Duca Co fimo,riducendogli a memoria la uirtu del Frate, e pregando,che voleffe fèr uirfene ; a che hauendo rifpofto il Duca benignameli te, e che fi feruirebbe del frate, tornato,chefufledaBolognajmaeftroZaccheriagli feri ff e del tur to,mandatogli appreffo una lettera del Cardinale Giouanni de’Medici,nel laquale il confortaua quel fignore a tornare a fare nella patria qualche ape« ra fegnalata di fua mano,lequali lettere hauendo il frate riceur.tojricordan- dofi che Mefier Pierfrancefco Ricci,dopo eflere muuto pazzo molti ani,era morto,e che fimilmenteil Bandinello era mancato ; i quali parea, che poco gli tufferò flati amici, rifcriffe che non mancherebbe di tornare quanto pri ma poteffe a feruire fua Eccellenza Illuftrifsima,per fare in feruigio di quella non cofe profane,ma alcun’opera facra,hauédo tutto uolto l’animo al feruigio di Dio,e deTuoi fanti. Finalmente dùnque, eflendo tornato a Fioren- .za l’ano ijói.fen’andò con maeflro Zaccheria a Pifa,doue erano il S.Duca,er il Cardinale,perfarea loro Illuftrifsimesignoriereuerenza.. Da quali tigno ri effendo flato benignamente riceuuto,e carezzatole dettogli dal Duca,che nel fuo ritorno a Fiorenza,gli farebbe dato a fare vn opera d’importanza, fe ne torno. Hauendo poi ottenuto col mezzo di maeflro Zaccheria, licenza da i fuoi frati della-Nunziata di potere ciò fare/fece nel capitolo di quel con uento,doue molti anni innanzi haueuafatto il Moife, e fan Paulo di flucchi comes’e detto difcpra;una molto bella fepoltura in mezzo per fe,e per tutti gl’huomini dell'arte del difegno, pittori,fcultori,& architettori, che non haueffòno proprio luogo,doue eflere fottetrati: con animo di lafc-iare come fece.per contratto,cheque’frati, per 1 beni che lafcierebbe loro,fuffero obli gati dire meffa alcuni giorni difefla, e feriali in detto capitolo. Echecia- fcun’anno il giorno della santifsima Trinità fi faceffe fella folennifsima, de il giorno feguen te vn ufficio di morti per fanime di coloro chein quel luogo fuffero flati fotterrati.
Quello fuo difegno adunque, hauendo effo fraGiouann’AgnoIo, emae flroZacheria (coperto a Giorgio Vafari, che era loro amicifsimo, & infierite hauendo difeorfo fopra le cofe della compagnia del difegno, che al rem po ai Giotto era fiata creata, & hau-eua le fue danze hauute in santa Maria Nuouidi Fiorenza, come ne appare memoria ancor’hoggi all aitar mag- •gioiedelio spedale, da! detto tempo infino a noftri:peniicouiocan queiia .occzfione di.ramarla, e j:i mette ri a Lu, ' -E perche era la eletta compagnia dall’al tar maggiore fopradetto (lata trapor tata(come fi diranella vita di Iacopo di Cafentino)fottole uolte del medefi mo (pedale in fui caro della via della Pergolare di li poi era data ultimamene te Iettata,e tolra loro da don Ifidoro Montaguti spedalingo di quel luògo.'el la fi era quali del tutto difmerta,c piu non fi ragunaua. Hauendo dico il fra- teìnracftro Zacherra’, c Giorgio dilcorfo fopra lo (lato di detta compagnia v lungamente,poi che il fiate hebbe parlato di ciò col Bronzino,Francesco sa Gallo, Amannato,Vincenzio de Rortì,Michel di Ridolfo,& altri molti scul* tori,e pittori de primi,e manifefiato loro l’animo fuoj uenuta la mattina del la santi IfimaTrinita, furono tutti i piu nobili^ eccellenti artefici dell’arte deidifegno in numero di 48. ragunaii nel detto capitolo,doue fi era ordina to una bellifiima fella,e doue già era finita la detta fepoltura, e l’altare tirato tanto innanzi,che non mancauano fe nonalcune figure,che u’andauano di marmo. Quini,detta vna folennifsima meda,fu fatta da un di aue’padri vna bell’orazionein lode di fra Giouan’Agnolo,edella magnifica liberalità, che egli faceua alla compagnia detta,donando loro quel capitolo, quella fepol* tura,e quella cappella. Della quale,accio pigliafl'ero il porterto conchiufe el ferii già ordinato,che il corpo del Puntormo,ilquale era fiato pollo in vn de polito nel primo chioftretto della Nunziata fulfe primo di tutti mefio in dee talcpoltura. finita dunque la meda,e l’orazione', andati tutti in Chiefa doli erri vara bara erano l’olla del detto Pumormo,portolo (opra le fpalle de piu giouanr,coir vna falcola per uno,Se alcune torce, girando intorno la piazza il portarono nel detto capitoloj ilquale doue prima era parato di panni d’o ro,trouarono tutto nero,e pieno di morti dipinti,Se altre cole fimili. E coli fu il detto Pun tornio collocato nella nuoua.fepoltura. licenziandofi poi la compagnia,fu ordinatala prima tornata per la prolsima domenica, per dar principio, oltte al corpo della compagnia,a una (celta de’ntigliori,Se creato un’Accademia: con l’aiuto ddlaquale,chi non fapeua impararti, echi fape-r ua,morto da honorata,e lodeuole concorréza, andaflemaggiormente acqui fiondo. Giorgio intanto, hauendo di quelle cofe parlato col Duca > e pregatolo a uolere cofi fauorire lo fiudio di quelle nobili arti^come hauea fatto quello delle lettere,hauendo riaperto lo fiudio di Pifa, creato un collegio di fcolari,edato principio all’Accademia Fiorentina ; lo trouò tanto dilpofto ad aiutare,e fauorire quella imprefa quanto piu nonharebbefaputodifidc- rare. Dopo quelle cofe hauendo i frati de’Ser ui meglio penfato al fatto fi ri- foluerono,e lo fecero intendere alla compagnia, di non volere, che il detto capitolo feruifle loro fe non per fatui fede, uffici, e Seppellire. E che in niun’ altro modo uoleuano hauere,mediante le loro tornare, e ragunarfi, quella ieruitu nel loro conuento.Di che hauendo parlato Giorgio col Duca,e chic ftogli un luogo , fua Eccellenza dille hauere penfato di accomodarne loro vno,doue nò fol'amen te porrebbono edificare una cópagniaj ma hauere lar go capo di inoltrare,huoràdo,la uirtu loro.E poco dopo fcrirte,e fece in tede rep M. Lelio Torelli al Priore,e monaci degl'Angeli,che accomodallono la detta compagnia del Tépio fiato cominciato nel loro monafierio da Filippo Scolari derto lo Spano. Vbbidirono 1 frati,e la cópagnia fu accomodata d’ai cune ltazc,nellcqua!i fi ragù no piu volterò buonagrazia di q’padti, chean co co nel loro capitolo proprio gl’accettarono alcune uolte molto cortefemen te. Maeflendo poi detto al fignor Duca,che alcuni di detti monaci nóerao no del tutto contenti,che la entro fi edificafie la compagnia : percheil mona fterio harebbequellaferuitu,&il detto Tempio,-ilquale diceuano uolcre con l’opere loro fornirei ftarebbe quanto a loro,a quel modo^sua Eccellen za fece lapere agl’huomini dell’Accademia, che già haueua 'hauuto :princi- pio, Si hauea fatta la fella di san Luca nel detto Tempio,che poi che i mona ci, per quanto intendeua,non molto di buona uoglia, gli uoleuano in cala * che non mancherebbe di proueder loro vii* altro luogo. DiflTe oltre ciò il detto fignor mica,come Principe ueramente magnanimo che è,non folo uo ler fauorirefemprela detta Accademia,ma egli Hello e (Ter capo, guida,e prò tettore,echeper ciò crearebbe,anno per anno un luogotenente-, che in fua uece interuenifle a tuttc'le tornate . Et coli facendo per lo primo elefie il.R* don Vincenzio Borghini,spedalingo degl’innocenti. Delle quali grazie, Se amoreuolezzemoftratedal fignor Duca a quella fua nuoua Accademia, fu ringraziato da dieci de’piu uecchi, Si eccellenti di quella. Ma perche della riforma della compagnia, e deglordini dell’Accademia, fi tratta largamente ne’capitoli,che furono fatti dagl’huomini a ciò deputati,Si eletti da tutto il carpo per n'formàtori,fraGiouann’Agnolo,Francesco'da saGallo,Agno Io Bronzino,Giorgio Vafari,Michele di Ridolfo,e Pierfrancefco di Iacopo di Sandro,coll’interuento del detto luogotenente, e.confermazione disua Eccellenza non nediro altro in queftoluogo. Diro bene,chenon piacendo a molti il uecchio fuggello,& arme ò veroinfegna della compagnia,il quale era vn Bue conTali a giacere, animale dell’Euangelilla san.Luca,e.che.ordi- natofispercioche ciafcuno dicefle,ò moftraflecon vn difegnodparer'fuoi fi uideroipiubei capricci, e le piu tìrauaganti, ebelle fantafie, che fi pollino imaginare. Ma non per ciò è anco rifoluto interamente quale debba, e fiere accettato. Martino intanto,difcepolo del frate, eflendo da Mefsinauenuto a Fiorenza; in pochi giorni morendoli, fu fotterrato nella fepoltura dett3» fiata fatta dal iuo maeflro, e non molto poi,nel 1564. fii nella medefima c5 honoratifsime efiequie fotterrato efio padre fra Giouann’Agnolo,fiato feul rore eccellen te,e dal molto Reu. edottifsimo maeflro Michelagnolo pubi* caméte nel tempio della Nunziata lodato, con vna molto bella orazione. E nel uero hanno le noftre arti,per molte cagioni,grand’obligo con fra Gio- U3nn’Agnolo,per hauereloro portato infinito amore,& agi’artefici di quel la parimente.E di quatogiouamenro fia fiata, e fia l’Accademia, che quafi da lui nelmodo,chefièdetto,ha hauuto>principio-, elaqualeè hoggiin protezione del Signor DucaCofimo,e di fuo ordine firaguna in san Loren, zo nella fagreftia nuoua,doue fono.tant’opere di fcultura di Michelagnolo: fi può da quello conofcere,che norLpurenèll’efiequiedi elio Buonarroto, che furono,per opera de’noflri artefici,& con l’aiuto del Principe, non dico magnifiche,ma poco meno,che reali, delle quali fi ragionerà nella vita fua ma in molte altre cole, hanno per la concorrenza i medefimi, e per non.ef- fere indegni accademici cofemarauigliofeoperato .
.Ma particolarmente nelle nozze delL’llluftrifsimo Signor. Principe di'Fi©
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6'- 4
TERZA PARTE
rccza, c di Siena* il Signor Don Francefco Medici, e della SeremTsima Reina Giouanna d’Auftriarcome da altri interamente è dato con ordine raccontato, & da noi Tara a luogo piu comodo largamente replicato.
E percioche non lolo in quello buon’ padre ma in altri ancora, de’ quali fi è ragionato difopra , fi è veduto, e uede continuamente, cheì buoni re ligiofi ( non meno che nelle lettere, ne 1publici ftudij, e ne i (acri concilij ) fono di giouamento al mondo, e d’utile nell’arti!, e negl’efercizij piu nobili, e che non hanno a uergognarfi in ciò dagPaltrfifi può dire non edere per auentura del tutto uero quello, che alcuni piu da ira, e da qualche particolare sdegno, che da ragione mofsi, e da u,erita ; affermarono troppo largamente
di loro; ciò è che efsi a cotal ui-
ta fi danno, come
quegli,
che per uilta d’animo, non hanno argo-
mento, come glabri huomini,
di ciuanzarfi.Ma
Dio
gliel perdoni. Vide fra Giouann’Agnolo anni
$ 6, E mori alfv timo d’A godo 1565,