"Vita di Jrancejco detto de Salutati pittore fiorentino.
V padre di Fraticefco Saluiatidelqualealprefentefcriuiamola vita, àrilqualenacquclanno 15E0.vn buon’huomo chiama* toMichelagnolodeRoflìteftiroredi velluti.Ilqualc hauen- do non quefto folo, ma moiri altri figliuoli mafehi, efemine, & per ciò bilogno d’eflere aiutato; haiiena feco médefimo de liberato di uolere per ogni modo, che Francefco attendefie al Tuo meftiero di teftere uelluti. Ala il giouinetto,che ad altro hauca volto ranimo,& a cui difpiaceuail meftiero di quell’arte; come che anticamente ella fuile efer- citata da pedone non dico nobili ma affai agiate, e ricche, maluolentieri in quefto feguitaua il uolere del padre. Anzi praticando nella via de’Serui,do uehaueua una fila cafa,con i figliuoli di Domenico Naldini (no vicino,ccic radino horeuole,fi vedea tutto uolto acoftumi gentili,& ho.noràti j e molto inclinato al disegno. Nella qual cofa gli fu vn pezzo di non piccolo aiuto un fuo cugino chiamato il Diaceto orefice,e giouane, che haueua affai buon di fegno .impero che non pure gl’infegnauacoftui quel poco,chefapeua , ma Paccómodaua'di molti difegni didiuerfi ualent’huomini, (opra i quali gior no,t notte nafcofamente dal padre,con incredibile ftudio fi efercitaua Fran cefco. Ma efiendofi di ciò accorto Domenico Naldini, dopo hauer bene efa minato il putto,fece tanto con Michelagnolo fuo padre,che io pofe in botte ga del zio a imparare l’arte dell’orefice. Mediante laquale comodità di dife gnare fece in pochi meli Francefco tanto profitto, che ognuno fi ffupiua. E p che ufauain quel tempo vnacompagnia di giouani orefici, e pittori trouar fi alcuna uolta in fi eme,Mandare il di delle felle a difegnare per Fiorenza l’o pere piu lodate^niuno di loro piu fi affaticarla necó piu amore di quello che faceua Francefco. I giouani dellaqual compagnia erano Nanni di Profpero delle corniuole,Francefco di Giroìamodal prato orefice,Nannocdoda fan Giorgio,emolti altri fanciulli,chepoiriufcircno valent’huomini nelle loro profeflìoni. In quello tempo, effendoanchoambidue fanciulli, diuennero amicilfimi,Francefco,e Giorgio Vafari in queftomodo. l’anno 1513. paflan do per Arezzo Siluio paflerini Cardinale di Cortona-, come legato di Papa Clemente fettimo, Antonio Vafari fuo parente meno Giorgio fuo figliuol maggiore a fare reuerenza al Cardinale. Il quale veggendc-quelputto, che allora non haueua piu di noueannbperla diligenza di M. Antonio daSac- chone , e di Mefler Giouanni Polaftra eccellente Poeta Aretino edere nelle primelettere di maniera introdotto,che fapena amente vna gran parte del— l’Eneide di Vergiliòjchegliela uolle fentire recitare,& che da Guglielmo da Marzilla pittor Franzefe,haueua imparato a difegnare, ordinò, che Antonio fteflo gli conducete quél putto a Fiore-nza. Doue portolo in ràfia di M. Niccolo Vefipucci Cauàliere;di R odircheffauaiirfu.il a cofcia del ponte vec chiOjfopralaChiefiadelfiepolcrOj&acconcjolo con Michelagnolo Buonar ruoti,uenne la cofia a notizia di Francefco, che allora ftaua nel chiaffo di M. Biuigliano,dotte fuo padre teneua vna gran cafa a pigione, che riufeiua il di nanzi in Vachereccia,e molti lauoranti. onde perche ogni fintile ama il fuo iìmi:le,fece taato,chediuenne.amico di elio Giorgio,per mezzo di M. Marco da Lodi gen til’huomo del detto Cardinale di Cortona, ìlqualemoftro a Giorgio a cui piacque molto, vn ritratto di mano di erto Francefco, ilquale poco innanzi fera méflo al,dipintore; con Giuliano Bugi'ardini. il Vàfariin- tan tp,non lafciàndogli rtudij dellelettere, d’ordine del Cardinale fi tratte- neuaogni giorno duchòrecon'HipoIit.q>& Alertandrode’ Medici,lotto il Pierio lormàe(ho,eualent’huomo. Queftaamiciziadunquecontratta, co medifoprafra il V alari,& Francefco,fu.tale,chedurofiempre fraloro,ancor che per la;CQhconenza,&.per un fuo modo .di parlare un.poco altiero , che hauea'dettoFrancefco, furtedaalcuni'credutoaltrimenri. il.Vafari dopo ef fiere flato aìcbnimefi con-Michelagnolo, ertèndo quell’eccellente huòmo chiamato.a Roma da Papa Clemente,per dargli ordine,che fi cominciafie la libreaia dssanxiOrenzó,fudalui, aitanti che par ti ile, acconcio con Andrea «del S ertet, fot c e .el gu a 1 e a t cendend0 Giorgio a difegnare,accomodaua conti .mia-me
finamente di nafcófo de 1 dilegni del Tuo maedro à Francefco,che non haue ua maggior delidcrio,che d’hauerne,e dudiargli come faceua giorno, e noe te.Dopo edendodàl Magnifico Hipolito acconcio Giorgio con Baccio Ban dinelli,che hebbe caro hauere quel putto appreflo di fe,Sc infegnargli, fece tanto,che ui tiro anco Francefco,con molta utilità dell’uno,e dell’altro .per cioche impararono,efecero dando infieme piu frutto in vn mefe, che nò ha ueuano fatto difegnando dà lorojin due anni, si come anco fece un’altro giouinetto,che Umilmente ftaua allora col Bandinello, chiamato Nannoc- cio dalla coda san Giorgio,del quale fi parlo poco fa. Ellendo poi l’anno I5i7.cacciati i Medici di Firenze,nel combatterli il palazzo della'lìgnorià,fu- gettata d’alto una banca »per dare addoflo a coloro, che combatteuariola porta-, ma quella come uolle la forte, percofle un braccio del Dauit di mar no del Buonarroto,che è ìopra la ringhiera a canto alla porta, e lo roppe in tre pezzi, perche edendo dati i detti pezzi per terra tre giorni, fenzaelfer da niuno dati raccolti)andò Francefco a trouare al ponte vecchio Giorgio: e dettogli l’animo fuo,cofi fanciulli,come erano, andarono in piazza,e di mez zo a i foldati della guardia,fenza penfare a pericolo niuno, tolfono'i pezzi di quel braccio*c nel chiaflo di M. Biuigliano gli portarono in cafa di Miche- lagnolo, padre di Francefco. Donde battutigli poi, ilDuca Cofìmo gli fece col tèmpo rimettere al loro luogo con perni di rame, dandofi dopo i Medici fuori,& con ellì il détto Cardinale di Cortona, Antonio Valari ricondus feil figliuolo in Arezzo con non pocodifpiaceredi lui,e di Francefco,che s’a mattano come fratellnma non dettone molto l’uno dall’altro feparati per- ciocheeflédo p la pedeche uennel’Agodofeguente,morto a Giorgio il pa-^ di e,Se i migliori di cafa fua,fu tanto con lettere dimoiato da Fracefco,iIqua le fu per morirti anch’egli di pedejche tornò a Fiorenza, doue con incredibile dudio,per ispatio di dueanni cacciati dal bifogno, e dal difìderiò d’imparare,fecero acquido marauigliofo,riparandoli infieme col detto Nannoc ciò da san Giorgio tutti e tre in bottega di Raffaello del Brefcia pittore. Ape preffo alquale fece Francefco molti quadretti come quegli,che hauea piu bi fogno,per procacciarli da poter viuere. venuto l’anno 151?. non parendo a Francefco che lo dare in bottega del Brefcia facelle molto per lui,andò egli * e Nannoccio a dare con Andrea del Sarto, e ui dettono quanto durò Medio,ma con tanto incommodo,che lì pentirono non hauer feguitato Giorgio,ilqnale con Marino Orefice fi dette quell’anno in Pifa, attendendo per trattenerli quattro meli all’orefice. E (Tendo poi andato il Vafari a Bologna, quando ui fu da Clemente fettimo incoronato Carlo quinto Imperadore, Francefco,che era rimafo in Fiorenza,fece in vna tauoletta vn boto dun fol- dato che p lafledio fu aliai tato nel letto da c^rti foldati p amazzarlo, eacora che fu (lì cofa bada,lo dudiò,& locondulfe perfettamente.il qual boto capi to nelle mani a Giorgio Vafan non è molti anni che lo dono al Reuerendo Don Vincézio Borghini spedalingo degli Innocenti,che lo tien caro, fece x i Monaci neri di Badia tre piccole dorie in un tabernacolo del Sagramento dato fatto dal Tallo intagliatore a ufo d’arco trionfale, in vna delle quali è il facrifizio d’Àbramo, nella feconda la Manna, e nella terza gl’hebrei, che ne! partire d’Egitto mangiano l’Agncl pafquale.laquale opera fu fi fatta,che diedéfaggio della riuscita che ha poi fatto. Dopo fece àFrancéfco Sertlni» cheJomando in Francia, in un quadro una Dalida,chetagliauaicapeglia Satlfonereriellontanoquando egli abbracciandole colonnedel Tempio lo reuma addodo a i Filitlei. ilquale quadro fece conofcere Francefco,per il piu eccellente de’pit tori giou ani, eh e allora fu fiero a Fiorenza. Non molto dopo,edendo a Benuenuto dalla Volpaia maeftro dorinoli,ilquale allora fi tro.uaiia in Roma,chiedo dal Cardinale Saluiati il vecchio,un giouane pittore, ilquale delle appretto di fe, egli facefleper fuo deletto alcunepitiure ; Benuenut.o gli propofefrancefco ilquale era fuo amico,e fapeua eder’ilpiu {ufficiente-di quantigiouani pittori conofceua. ilche fece anco tanto piu vo lenrieri,h attendo prometto ilCardinalegli darebbe ogni comodo, & aiuto da potere-dndiare. •
Piacendo dunque al Cardinale le qualità del giouane, ditte a Benuenuto, chemandafie per lui, egli diede perciò danari . E coli arriuato Francefcoin Roma piacendo, il luo modo di fare , e i faoi codumi,e maniere al Cardinale, ordinò ; thein Borgo vecchio hauede le danze,equat tro feudi il mcle,Òc il piatto alla tauola de’gentil’huomini. Le prime opere, cheFrancefco(alqualepareua hauere hauutograndiflìma ventura) facedc al Cardinale furono vn quadro di Nodra Donna,che fu tenuto bello, & in una tela vn fignor Franzefe,che corre cacciando dietro a una Ceruia, ilqua le fuggendo fifalua nel Tempio di Diana. Della qualeopera tengo io il dife gno difua mano, per memoria di lui,nel nodro libro.
Finita queda tela il Cardinale fece ritrarre in vn quadro bellifiimo di Nodra Donnavnafua nipote maritata al fignor Cagnino Gonzaga, & elio fignore parimente. . •
Hora ftàdofi Franc.inRoma,enon hauendo maggiordifiderio,diedi uede rem quella città l’amico filo Giorgio Vafarirhebbe in ciò la fortuna fauore- nole a i fuo difideri.ma molto piu eflo Vafari. percioche, edendoft partito tutto sdegnato il Cardinale Hipolito da Papa Clemente,per le cagioni, che allora fi dittero; & ritornandotene indi a non molto a Roma accompagnato da Baccio Valori,nel padare per Arezzo trouò Giorgio, che era rimato sé za padre,e fi andaua trattenendo il meglio,che potcua. perche difiderando, che fa cede qualche frutto nell’arte,e di volerlo appredò di fe,ordinò a Tom mafo de Nerli,che quiui era Commedario,cheglielo mandade a Roma,fu- bito,che hauede finita vna cappella,chefaceua a frefeo a i Monaci di s. Bernardo dell’ordine di Monte Olmeto in quella città. Laqual commedione edequi il Nerli finitamente. Onde arriuato Giorgio in Roma andò fubi- toa trottare Francefco,ilquale tutto lieto gli raccontò in quanragraziafus- fe del Cardinale fuo fignore,e che era in luogo, doue potea cauarfi la voglia di ftudiarc. Aggiugnendo;non telo migodo di preferite, ma fperoanchor meglio-. •
Percioche oltre al ueder tein Roma,col quale porro come con gioua- nc amicidimo con fiderare , & conferire le cofe dell’arte, fio con speranza d’andarea feruire il Cardinale Hipolito de’ Medici -, dalla cui liberalità, &C pel fauoFe dél-Papa potro maggiori cote fperare,che quelle,che ho al prese- •te. E peoceno-mi vci*à fatto le vn giouane che afpettadifiiorl,non mene«f5iorgio fé bene fapcua che il giouane,ilquale s’afpettaua era egli,e che il IHO go fi fcrbaua per luijnon però volle fcopnrfi, per vn certo dubbio cadutogli in animo,non forfè il Cardinale hauefle altri per le mani -, e per non dir cofa,chepoifufteriufcitaaltrimenti. Haueua Giorgio portato vna lettera del detto Commeftario Nerli al Cardinale,laquale in cinque di, che era flato in Roma non.haueua anco prefentata. Finalmente andati Giorgio ,€ Francefco a palazzo, trottarono, doue è hoggi la fala de’ Re Mefier Marco da Lodi,che già era fiato col Cardinale di Cortona,come fi difie difopra, Se ilquale alloraferuiua Medici. A coftui fattoli incontra Giorgiogli difie, che haueuavnalettera del Commeftario d’Arezzo,laquale andaua al Cardi naie,e che lo pregaua uolefte dargliele. Laquale cola mentre prometteua Mefier Marco di far tortamente ,ecco che appunto arriua quiuiil Cardinale. perche fattolegli Giorgio in contra,e prefentata lalettera, con bafeis argli le mani, fu riceuuto lietamente, e poco apprefio commeflo a Jacopone da Bibbiena,maeftro di cafa,cheraccomodafledi ftanze,egli delle luogo al la tauolade paggi. Parue cola ftrana a Francefco,che Giorgio non gl’hauef fe conferitalacofaintuita uiapenfo, che l’hauefle facto a buon fine, c per Io migliore., •
Hauendo dunque lacoponefopradetto dato alcune ftanzea Giorgio die tro a santo Spirito, e uici ne a Francefco, anelerò tutta quella vernata am- bidue di compagnia, con molto profitto alle cofe dell’arte, non lafciando, ne in palazzo, ne in aitra parte di Roma, cofa alcuna notabile,laquale non difegnafteno. E perche quando il Papa era in palazzo non poteuano coli fiareadilegnare:fubito,chesua Santitàcaualcaua, comespellofaceua,alla Magìiana, enrrauano,per mezzo d’amici m dette fianzea difegnare.e ui fta •nano dalla mattina alla fera lenza mangiare altro,che vn poco di pane,equa fialliderandofi di freddo,
Elìendo poi dal Cardinale Saluiati ordinato a Francelco che dipignefie afrefconellacappelladelfuopalazzo,doueogni mattina udiua mcfi'a,als cuneftorie delia vitadisan Giouanni Battifta, fi diede Francefco a ftudia- reignudi di naturale, e Giorgio con elio lui, in vna ftufa quiui vicina. Edopofeciono in campo santo alcune notomie.
Venuta poi la primauera, eflendoil Cardinale Hipolito mandato dal Papa in Vngheria, ordinò, che erto Giorgio fufie mandatoa Firenze, echequi- ui lauorafie alcuni quadri, e ritratti, che haueua da mandare a Roma.
Ma il Luglio uegnente fra per le fatiche del uerno paflato, Se il caldo della fiate,amalatofi Giorgio, in celle tu portato in Arezzo, con molto difpia- ceredi Francefco, ilquale infermò anch’egli,e fu per morire, rureguarito Francefco, gli fu per mezzo d’An tonio Abaco, maeftro di legname , dato a fare da maeftro Filippo da Siena, lopra la porta di dietro di santa Maria della Pace,in una nicchia a frefco,vn Chrifto, che parla asan Fi Jippo,&: in due angoli la Vergine,e l’Angelo,chcTannunzia. Lequali pitture,piacendo molto a maftro Filippo, furono cagione,che facefterare nel me defimo luogo in un quadro grande,che non era dipinto,delì’Qtto.facci&di .quel Tempio, vn’Alìunzionedi .Noftra Donni, oncte confederando pranccfco hauere a fare quell’opera, non pure in luogo publico,ma in luogo, doue erano pitture d’huomini Tariffimi, di Raffaello da Vrbino.del Rodo,di Balda(larridaSiena,ed’altri.mifeogni ftudio,edili genza in condurla a olio nel muro, onde gli riufci bella pitturai molto loda ts. e fra l’altre è tenuta boniffima figura il ritratto,che ui fece dei detto mae« ftro Filippo con le mani giunte, e perche Francefco ftaua come s’e detto, col Cardinale Saluiati, &c era conofciuto per fuocreato, cominciando a edere chiamato,e non conofciuto per altroché per Cecchino Saluiati, ha hauuto infinoalla morte quello cognome. Effendo morto Papa Clemente fettimo, e creato Paulo terzo, fece dipignere M. Bindo Altouiti nellafacciata della fua cafain ponte sant’Agnolo da Francefco l’arme di detto nuouo pontefice con alcune figure grandi,&: ign ude,'che piacquero infinitamente. Ritraile ne medefimi rempi il detto M. Bindo,che fu una molto buona figura, & un bel ritratto. Ma quello fu poi mandato alla fuauilladisan Mizzano in Val- darno,doueèancora. Dopo fece per la Chiefadisan Francefco a Ripa una belhdìma tauola a olio d’una Nunziata,che fu condotta con grandiffimadi ligenza. Nell’andata di Carlo quinto a Roma l’anno 1535. fece per Antonio da san Gallo alcune ftorie di chiaro scuro,che furono pode nell’arco che fu fatto a san Marco.lequali pitture,come s’e detto in altro luogo,furono le mi gIiori,chefudcro in tutto quell’apparato. Volendo poi il fignor Pierluigi Farnefe,fatto allora dgnor di Nepi,adornare quella città di nuoue muraglie cpitture,prefe alfuo feruizio Francefco,dandogIi le danze in Beluedete,do ue gli fece in tele grandi alcune dorie a guazzo de fatti d’Aledandro Magno che furono poi in Fiandra mede in opera di panni d’arazzo, fece al rredefi- mo dgnor di Nepi vna grande, c belliffima flufa con molte ftorie,e figure la- uoratein frefco. Dopo edendoil medefimo fatto DucadiCaftro,nelfarela prima entrata fu fatto con ordine di Francefco un bellidimo, e riccho apparato in quella città,& un’archo alla porta tutto pienodi ftorie,e di figure, e ftatue fatte con molto giudizio da valentuomini,&in particolare da Alef fandro detto Scherano scultore da Settignano. Vn’altro archo a vfo di fac- ciata;fu fatto al Petronej& un’altro alla piazza,che quanto al legname furono condotti da Batifta Botticegli. & oltre all'altrecofe fece in quello appara to Francefco'una bella leena,e profpettiua,per una comedia,che fi recitò.
Hauendone’medelìmi tempi Giulio Camillo,che aliorafi trouaua in Roma,fatto un libro di fue compolìzioni,per mandarlo al Re Francefco di Francia,lo fece tutto ftoriarea Francefco Saluiati,che ui mife quanta piu diligenza è pofsibile mettere in fimile opera. Il Cardinal Saluiatijhauen- do difideno hauere vn quadro di legni tinti, cioè di TarfiaJ, di mano di fr a Damiano da Bergamo conuerfo di s. Domenico di Bologna, gli mandò un difcgno,come uolea che lo faceffe,di mano di Fràcefco, fatto di Lapis rollo. llquale difegno,che rappresero il Re Dauit un to da Samuello, fu la miglior cofj,eueramenterariilìma,chemaidilegnalIeCecchino Saluiati.Dopo Gio uanni da Cepperello,e Battifta gobbo da san Gallo,hauendo fatto dipignere a Iacopo dei Conte Fiorentino,pittore alloragiouanc, nella compagnia della Mifeticordiade Fiorentini,di san Giouanni Dicollato,lòtto il Campi doglio in Roma,cioè nella feconda Chiela, doue lì ragunano, una ftoria di detto detto sanGiouanni Battiftafcioè quando l'Angelo nel Tempio appare aZac cheria;feciono i medefimi fotto quella , fare da Francefco un’altra ftoria del medefimosanto,cioè quando la Noftra Donna uifita santa Lifàbetta.Làqua le opera,che fu finita l’anno 1538. conduce in frefco di maniera, ch’ella è fra le piu gratiofe, & meglio intefe pitture,che Francefco facefle mai, da edere annoueratanell’inuenzione,nel componimento della ftoria, e nell’orterua 2à,dc ordine del diminuire le figure con regola, nella profpettiua, & archi- tettùra de’cafamenti; negl’ignudi,ne vertici,nella grazia delle tefte, &c in so main tutte le parti: onde non è marauigiiafe tutta Roma nereftò ammirata. Intorno a vna fineftrafece alcune capricciole bizzarrie, finte di marmo, & alcune ftoriette, che hannograzia marauiglioia. E perche non perdeua Francefco punto di tempo,mentre lauorò quert’opera,fece moltealtre cofe, e difegni ; & colorivo Fetonte con i eauallidel Soie, che haueua dilegnato M'ichelagnolo. Lequali tutte cofe moltrò il Saluiati a Giorgio, che dopo la morte del Duca Aleflandro eraandato a Roma per due meli, dicendogli, che finito che hauerte vn quadro d’un san Giovanni giouinetto, che faceua al Cardinale Saluiati suo fignore;&unapallìonedi Chrifto in tele, che s’ha iiiauaamandarein lfpagna:& vn quadro di Nortra Donna, chefaceuaa Rat faello Acciiiuolfiuoìeuadaredi uolta a Fiorenza a riuedere la patria,iparen. ti,e gl’atnici: effóndo ancho uiuo il padre,e la madre; a i quali fu sépredi gra •didimo aiuto,e malsimamente in allogare due fue forelle,una delle quali fu mari tata,e Tal tra è monaca nel Monafterio di Monte Domini. Venendo du <juea Firenze, douefu con moltafefta riceuuto dai parenti, e dagl amici •s’abbattè apunto a ertemi quando fi'faoeua l’apparato per le.no/ze del Duca Cofimo,e della Signora donnaleonora.diTolledo. perche.ertendogli data a fare una déllegia dette ftorie,che fi feciono ne! cortile,Faccettò molto uo- Jentieri: che fu quella douerimperatoremette la corona Ducale in capo al Duca Cofimo. Ma uenendo uoglia a Francefco, prima, chel’hauefle finita, d’andare a Vinezia, la lafcio a Carlo Portegli da loro, che la fini fecondo il difegno di Francefco.Ilquale difegno con molti altri del medefimo è nel no ftro'hbro. Partito Francefco di Firenze , condortofi a Bologna ui trouo
Giorgio Vafari,chedi duegiorni era tornato da Camaldolfidouehaueuafi nito ledue tauole,che fono nel tramezzo della Chiefa, e cominciata quella dell’altare maggiore,e dauaordkie di faretre tauole grandi per lo Refettorio de padri di san Michele in Boico,do.uetennefeco Francefco due giorni. Nelqual tempo fecero opera alcuni amici fuoi che gli furte allogata una tauo la,che haueuano da far fare gl’huomini dello spedale della Morte. Ma con tutto,che il Saluiati ne facelle ùn bellirtimo difegno, quegl’huomini, come
poco intendenti,non fepponoconofcerel’occafione,che loro haueua mandata merter Domenedio,di porerehauere un’opera di mano d’unualét’huo moin Bologna,perche pa-rtendofi Francefco quafi sdegnato,lafciòinmano di Girolamo Fagiuoli alcuni difegni molto begli,perchegl’intagliarte in rame^ gli facerte ftampare. E giuntoin Vinezia, fu raccolto corcefemete dd Patriarca Grimani,& da Merter Vettor fuo fratello,che gli fecero infinire ca rezze. Al quale Patriarca,dopo pochi giorni fece a olio in uno otranpclo
.di qu auro .braccia,unabclliirimaP.fiche.allaquale,come a Dea,per le fue bd lezze fono ofFernincenfi,e uoti. ilquale ottangolo fli porto in vn falotto della cafa di quel fignorejdoue è un palco, nel cui mezzo girano alcuni fedoni farti da Camillo Manrouano,pittore in fare pacfi,fiori,frondi,frutti,Scaltre fi fatte cole eccell. fu porto dico il detto ottangolo in mezzo di quattro quaa dri di braccia due,e mezzo l’uno,fatti di ftoricdella medefima Pfiche ; come fi dille nella aita del Gcngajda Francefco da Furli. Ilquale ottangolo è non f© Io piu bello fenza comparazione,di detti quattro quadri,ma la piu bell’opera di pittura,che fia in tutta Vinezia. Dopo fece in vna camera , doueGio- uanni ricamatorcda Vdinehaueua fatto moltecofedi ftucchi »alcunefigu* rette a frefeo ignude, e ueftite, che fono molto graziofe. Parimente in vna tauola,che fece alle monache del Corpufdomini in Vinezia, dipinfe co mol ta diligenza un Chrifto morto,con le Marie ; Se un ’Angelo in aria, che hai mifterij della Partìone in mano.
Fece il ritratto di M. Pietro Arctino,che come cofa rara, fu da quel Poeta mandato al Re Francefco con alcuni uerfì in lode di chi l’haueua dipinto. Alle Monache di santa Chriftina di Bologna dell’ordine di Camaldoli dipinfe il medefimo Saluiati,pregato da don Giouanft ancefco da Bagno loro confefIore,una tauola con molte figure che è nella Chiefa di quel Monafte- rio,ueramentebellirtìma. Eflendopoi uenutoafaftidioil viueredi Vinezia a Francefco, come a colui, che fi ricordauadi quel di Roma. E parendogli che quella ftanza non fu (le per gl'hùomini del difegno fene parti per] tornare a Roma. E dato vna girauolta da Verona,? da Man toua,ueggédo in vna quelle molte cntichità.chc ui fono;e nell’altra l’opere di Giulio Romano, [j> la uia di Romagna,fene tornò a Roma,e ui giunfe l’anno 1541. Qujui pofa- tofi alquanto.le prime opere che fece,furono il ritratto di Mefler Giouanni Gaddi,e quello di Mefler Anniballe Caro fuoiamicillìmi. E quelli finiti fece per la cappella de Cherici di Camera nel palazzo del Papa, una molto bel la tauola ; e nella Chiefa de’Tedefchi cominciò una cappella a frefeo per un mercatante di quella nazione,facendo difopra nella uolta degl’Apoftolhche riccuono lo Spirito San to,& in un quadro,che ènei mezzo alto Giefu Chri fto,che rifufcitarcon i foldati tramortiti intorno al fepolcro in diuerfe attitu dtni,c che feortano con gagliarda,e bella maniera. Da vna banda fece santo Stefano,e dall’altra san Giorgio in due nicchie. Da bado fece san Giouanni lintofinario,che da la limofina a un pou-erello nudo; Se ha a canto la Cha rità. E dall’altro lato santo Alberto frate Carmelitano in mezzo alla Loica, & alla Prudenza. E nella tanolagrande fece ultimamente a frefeo Chrifto morto,con le Marie. Hauendo Francefco fatto amicizia con Piero di Mar- cone Orefice Fiorentino,ediuenutogli compare, fece alla comare, e moglie di erto Piero,dopo il parto un predente d’un belhflimo difegno, per dipigncr Io in un di que’tondi,nei quali fi porta da mangiarealledonncdi parto. . Nelquale difegno era in un partimcnto riquadrato, Se accomodato dotto è fopra,con belliflime figure,la uita dell’huomo ; cioè tutte l’età della uita hu- mana,che pofauano ciafcuna fopra diuerfi feftoni appropriati a quella età fe condo il tempo. Nelquale bizarro spartimento erano accomodati indite ouati bislunghi la figura del Sole,edella Lunare nel mezzo Ifais città d’Egir to,che dinanzi al Tempio della Dea Pallade dimandaua sapienza.
Quafi'uolendomoftrare, chea i nati figliuoli fi dotterebbe manti ad ogni altra cola pregarc,fapienza,e bontà. Quefto difegno tenne poi Tempre Piera coll carojcome fulTe fiato, anzi come era, una bellilsimagioia. Non molto dopo,hauendo fcritto il detto Piero, & altri amici a Francefco,che haureb- bc fatto bene a tornare alla Patria > pereioche fi teneua per fermo, che fareb bc fiato adoperato dal Signor Duca Cofimo,ehe non haueua macftri intorno Te non lunghi,& irrefblutij fi ril©luèfrnalmente(confidando ancho moi to nclfauore di M. Alamanno fratello del Cardinale, e zio del Duca) a tornacene a Fiorenza. E cofi uenuto, prima che altro tentaflc, dipinfc al detto M. Alamanno Saluiati un bcllilsimo quadro di Noftra Donna^il qualla- uorò in una ftanza,chc teneua nell’opera di fanta Maria.del Fiorc,Francefco dal Prato,liquale allhora di Orefice, e Maefiro di Tarila, s’.cra dato a getta* re figli rette di bronzo,& a dipignere con Tuo molto utile,& honore.Ncl me defimo luogo dico j ilquale ftaua colui, come ufficiale fopra i legnami del- Impera ; ritraile Francefco l’amico Tuo Piero di Marcone,& Aueduto del Gc già Vaiaio^luoamicilsimo.Ilquale Aueduto, oltre a molte altre cofe, che ha di mano di Francefco,ha il ritratto di lui ftello fatto a olio, e di Tua mano: naturalifsimo. Il lòpradettoquadrodiNoftraDonna,elTendofinito,che fu in bottega del Tallo intagliatore di legname, & allhora Architetroredi Palazzo,fu ueduto da molti,& lodato infinitamente. Ma quello,cheancho piu lo fece tenere pittura rara, fi fu, che il Tallo .ilquale lòleua biafimare quali ogni cofa, la lodatia fenza fine. E che fu piu,dille a M. Pierhancelco Maiordomo, chefarcbbe fiato ottimamente fatto, che il Duca hauefiedato da lauorare a Francefco alcuna cofa d’importanza.ll quale M.Pierfranccfco, e Ghfiftofano Rinien,che haueuano gli orecchi del Duca,fecero fi fatto ufficio,che parlando M. Alamanno a Tua Eccellenza, et dicendogli, che Fran- cefto defideraua, che gli fiilTe dato a dipignere il Salotto delPVdienza, che è dinanzi alla Capella del Palazzo Ducale, eche non fi curaua d’altro pagamento ; ella fi contentò,che ciò gli fulfe conceduto . Perche hauendo Francefilo fatto in difegni piccoli il trionfo,e molte ftorie de fatti di Furio Camil lo, fi mife a fare lo fpartimento di quel Salotto, fecondo le rotture de i uani delle fineftre,& delle por tc,che fono,quali piu alte, e quali piu batte. E non fu piccoladifficultà ridurre il detto Ipartimétoin modo,che hauefle ordine, e non guaftafle le ftorie. Nella fàccia doue èia porta j per laquale fi entra nel Salotto rimaneùano due uanigrandi, diuifi dalla porta. Dirimpetto a quella , doue fono le trefìneftre, che guardano in piazza ne rimaneùano quattro,ma nò piu larghi,che circa tre braccia l’uno.Nella tefta,che è a man ritta, entrando, doue fono due fineftre, che rifpondono.fimilmente in piazza da un’altro lato erano tre uani limili, cioè di tre braccia circa; e nella tetta, che è a man manca, dirimpetto aquefta, eflendo laportadi marmo,che entra nella Capella, è una fineftra con una grata di brpnzo, non rimaneua fe non un uano grande da.poterui accommodare cofa di momento. In quella facciata adunque della Capella dentro a un’ornamento di pilaftri Corinti, che Seggono un’ Architra.ue, ilquale h.a uno sfondato di fotto, doue pendono due ricchifsimi,fettoni,e due pendagli di uariate frutte molto benecontrafat tc^c Copra cui fiede un putto ignudo, che tienel’aimc Ducale, cioè di cala Medici, eTolledo -, fece due (Ione. A man ritta Camillo,che comanda, che quel Maebrodifcuola badato in preda a’fanciulli buoi fcolari:e nell’altra il medefimo, che mentre l’efercito combatte, & il fuoco arde gli beccati, Se alloggiamenti del campo, rompe i Galli: e a canto douefeguita il medefimo ordinedi pilabri, fece, grande quanto il uiuo, unaoccafione, che ha prefòla Fortuna per lo crine. Et alcune imprese di fua Eccellenza, con molti ornamenti fatti con grafia marauigliofa. Nella facciata maggiore, do- uefonoduogran uani diuifi dalla porta principale, fece due borie grandine bellifsime. Nella prima fono Galli, che pefando l’oro del tributo, ui aggiungono una fpada, acciò fia il pelò maggiore : e Cannilo, che fdegna- to, con la uirtù deHarmi fi libera dal tributo, Iaqual boria è bellissima j co- piofa di figure,di paefi, d’antichità,e di uafi benissimoSe in diuerfe manierefinti d’oro,e d’argento. Nell’altra boria a canto a queba è Camillo foprail carro trionfale, tirato da quattro caualli :Se in alto la Fama, che lo corona. Dinanzi al carro fono Sacerdoti con la batua della Dea Giunone,con uafi in mano,molto riccamenreabbigliati,Se con alcuni trofei,e fpoglie bellifsime. D’intorno al carro fono infiniti prigioni-in diuerfe attitudini, e dietro i fol datidell’efercitoarmati,fra i quaii'ritrafìe Francefco fè beffo tanfo berte, che par uiuo.Nel lontano doue palla il trionfo è una Roma molto bella: éfo pra la porrà è una Pace di chiaro fcuro con certi prigioni,laquale abrucia l’a'c mi. Il che tutto fu fatto da Francefco con tantadihgenzi, e budio, che non può uederfi piu bell’opra. Nell’altra faccia,che è uolta a Ponete fece nel mèz zo,e ne’ maggior uani in una Nicchia Marte armato, e lòtto quello unafign ra ignuda finta per un gallo con la creba in capo limile a quella de’galli natu rali; Se in un’altra Nicchia Diana fuccinta di pelle,che fi cau'auna freccia del turcabo,Se con un cane. Nc’ due canti,diuerfo falere due facciate, fono due Tempi,uno,cheaggiuba i pefi con le bilance,e l’altro che tempra, uerfando l'acqua di due uafi,l’uno nell’altro. Nell’ultima facciata, dirimpetto alla Ca pclla,laquale uolta a Tramontana, è da un canto a man ritta il Sole, figurato nelmò,cheg!i . . . Egizzij il mobrano;Se dall’altro la Luna nel medefimo modo. Nel mezzo è il Fauorefinto in un'giouanc ignudo!cima della ruota * Se in mezzo da un lato,all’inuidia,all’odio,Se alla maladicéza:e dall’altro à gli honori, al diletto,e à tutte lai tre cofe defcrine‘dà Luciano. Sopra le finebre è un fregio tutto pieno di bellifsimi ignudi, gradi quanto il uiuo,Se in diuerfe forme,&attitudini: con alcune borie fimilméte de’fatti di Camillo E dirim petto alla Pace,chearde Tarme,è d fiume Arno’chehauédo un como di doui zia abbòdannfsimo,fcuopre(alzando co una mano un pano) una Fiorenza, e la grandezza de’fuoi PóteficijSe gli Heroi di cafa Medici. Vi fece oltre di ciò un bafamentochegiràintornoa quebe borie, e nicchie con alcuni termini di femina, che reggono febonf.E nel mezzoiono certi ouati con borie dipo poli,che adornano una Sfinge,Se il fiume Atnov.Mife Francefco in fare que- fl’opera rutta quella diligenza,e budio,che è pofsibile, Se la condufle felicemente ancora,che haueffe molte contrarietàjper lafciar nella patria un’opraì degna dife,Se di rato Prencipe.Era fracefcodi natura malinconico,Se le piu «ohe non fi curaua quSrlo era a iauorared’hauereintornoniuno. Ma nondi mtno quando a principio cominciò queb’opera, quafi sforzando la natura,
e facendo facendo illiberale, con molta dimettichezzalafciaua, che il Tatto, Scaltri amici Tuoi,che gii haueuano fatto qualche feruizio,ftetteno a uederlo lauò- rarej carezzandogli in rumi modi,chefapeua. Quando poi hebbeprefo,fe condo,clte dicono,pratica della Corte,& che gli parue edere in fattore; tornando alla natura fua coloro(a,mórdace;non haueua loro alcun rifpetto. An ri che era peggio,con parole mordaciflime,come foleua (ilcheferuì per una feufa a’Tuoi auucrfarii) taflaua,& biafimaual’operealtrui ; efe, eiefuepo- neua foprale ftelle.Quefti modi,difpiacendo ai piu,e medefimamenteacer ti artefici, gl’acquiftarono tanto odio, che il Tallo, e molti altri, che d’amici gli erano diuenuti contrarij, gli cominciarono a dar che fare, e chepenfare. Percioche, fe bene lodauano l’eccellenza,che era in iui dell’arte,eia facilità,c grettezza,con lequali conduceua l’operc interamente,e benittìmo;non man caua loro dall’altro lato,che bialìmare. E perche fe gli hauefleno lafciato pio gliar piede,& accommodare le cofe fuc, non haurebbono poi potuto offenderlo, & nuocergli-, cominciarono a buon’hora a dargli che fare, cmolc- ftarlo. Perche riftrettifi infìeme molti dell’arte,Se altri, e fatta una fetta, cominciarono a feminare fra i maggiori, che l’opera del Salotto non riufeiua; cchelauorando per pratica, non ìftudiaua cola, che facette. Nel che il la- cerauanoueramente a torto; percioche fe bene non iftentaua a condurre le fue opere,come faceuano efsi,non è però,che egli non iftudialle, e che le fuc cofe nó haudfero inuézione,e grazia infinita;ne che no futteró ottimamente mette in opera.Ma non potendo i detti auerfarij fuperare, con l’operela uir- tu di lui,poleuano con fi fatte parole,e biafimi fottcrrarla.ma ha finalmente troppa forza la uirtù,& il uero. Da principio fi fece Francefco beffe di cotali rumorijima veggèndoli poi crefcere oltre il conueneuole,fenedo!fe piu volte c.ol: Duca. Ma non veggendofì, che quel Signore gli faceflè in apparenza quégli ttuori,che gli harebbe voluto, e parendo che noncuratte quelle fue doglianzey cominciò Francefco à cattare di maniera, che prefògli i fuoi con trari j'animo addotto;mittono fuori vna voce, che le fue ftorie della Sala s’ha uetiano a gettare per terra,e che non piaceuano,ne haueuano in fe parte niu nadi bontà. Lequali tutte cofe,chegli pontauano contra,con inuidia,ema- ledicenza incredi bile de’fuoiàuuerfarijlhaueuanoridott'o'Ffancefco a tale,- che fé non futte fiata la bontà di M. Lelio Torelli, di M. Pafquino Ber tini,e d’altri amici fuoi,egli fi farebbe lcuato dinanzi a coftoro. Il che era apunto quello,che eglino defiderauano. Ma quefti fopradetti amici fuòi cotifortan dolo-iucca via a finire l’opera della Sala,e altre che haueua fra mano,il ratten nono, fi comefeciono ancho molti altri amici fuoi, fuori di Firenze,a 1 quali fcrittequelle fue perfecuzioui. E fra gli altri Giorgio Vafàri in rifpondendo a vna lettera,che fopra ciò gli fcritte il Saluiati, lo confortò fempre ad haucr paticnzajperche la uirtù perfeguitàta,rafEnifceCome al fuoco l’oro : aggittn* gèndojche era per uenir tempo,che farebbe cónottiuta la fua uirtù, de ingegno,chenon fi doleflefenon dife,cheanchononconofceuagli humori,c còme fon fatti gli huomini,& artefici della fua patria. Non ottante dunque tante contrarietà,e perfecuzioni,che hebbe il pouero Francefco,fini quel Sa lotto,cioè il lauoro,che haueua tolto a fare in fretto nelle facciate,percioche od palco,ò vero fotti tato non fu bifogno,che lauorafle alcuna cofa : cttendo can toriccamente intagliale mefio ratto d’oro, che per fi fatta, non fi ptfò ucdere opera piu bella.Et peraccompagniare ogni cofa fece fare il-Duca di nuouo due fineftre di uetro con l’imprefc 8c arme fue,&di CarloV.che non fi può far diquellauoro meglio,che furono códotte da Bari (la dal Borro, Pie tore A retino raro in quella profefsione. Dopo quella fece Francefilo per fua Ecccl. il palco del Salotto,ouc fi magia il ueruo,c6 molte impre(e,efigurine a tempera; & un bellifsimo fcrittoio,che rifpondefoprala camera uerde.Ri traile Umilmente alcuni de’figliuoli del Duca.Et un’anno per carnoualefece nellaSaIagrandelaScena,eprolpettiuad’unaComedia,chefi recitò, co tan ta bellezza,e diuerfa maniera da quelle* che erano fiate fatte in Fiorenza infi no allora,che ella fu giudicata, fupertore a tutte. Ne di quello è da maraui- g!iarfi,eflendo uerillìmo, che Francefco in tutte le lue cole fu fempredigra giudizio, uario^ copiofo d’inuenzione; cche pm, poffedeua le cole del ciife gno,& haneua piu bella maniera, che qualuncheaitrofufie allora a Fiorenza^ i colori maneggiaua con molta pratica, Se uaghezza. Fece ancora la te* fta,ò vero ritratto del Signor Giouanni de’Medici, padre del Duca Cofimo, che fu belliilìma: la quale è hoggi nella guardaroba di detto Signor Duca. A Chriftofano Rinieri,fuo amicifsimo, fece un quadro di noftra Donna mol-, to bello,chechcggi nelfVdienzadella decima. A Ridolfo Landi fece in vn quadro una Charità, che non può efier piu bella .Età Simon Colli fece fi- milmente vn quadro di N. Donna , che fu molto lodato. A M. Donato Acciaioli Caualier di Rodi,col quale tene fempre fingular dimeftichezza, fece certi quadretti, che fono belhfiìmi. Dipinfe Umilmente -in vna tauolaua Chrifto,chemoftraa SànTomafo,il quale non credeua^he-fuficnuouamc te rifufcitato,i luoghi delle piaghe,e ferite, che haueua riceuuredai;Giudei. Laquale tauolafu da Totriafo Guadagni condotta in Francia,epofta in vna Chiefa di Lione alla Capella de Fiorentini^ Fece pariméte Francefco a riqui fizionedeldetto Chriftofano Rinicri,edhMaeltroGiouanni Rollo Araz- „ zicrc Fiamingo tutta la ftoria di Tarquino, e Lucretia Romana in molti car toni, che eftendo poi meifi in opera.di panni d’Arazzo,fatti d’oro,di feta, e filaticci riufei opera marauigliofa.La qual cofa intendédo il Duca,che allho ra fàceua fare panni fimilmente d’Arazzo al detto Maeftro Giouanni in Fiorenza per la Sala de Dugéto tutti d’oro, e di feta: Et haueua fatto far cartoni delle ftorie di Iofeffo Hebreo al Bronzino, Se al Pontormo, come s’è detto j vo.Me cheanco Francefco ne facefic un cartone, che fu quello dell’mterpreta zione delle fette vacche grafie,e magrè.Nel quale cartone dico, mife France fio tutta quelladiligenza,chein fimileoperafi può maggiore, echehan.no di bifògno lepirture,chefi tefiono : Inuentioni capncciofe,componimenti uarij vogliono hauer le.figure,chefpicchinol’unadall’altra,perche riabbiano rilieuo,Se uenghinoallegrene’colori ricche nelliabiti,Seueftiri.doueef fendo, poi fjuefto pano>egli altri riufciti bene,fi rifoluèfua Ecelléza di mette re l’arte in FiorenzaìSc la fece inlegnare a alcuni putti* iquali crefiiuti fanno hcra opere eccellennfsime per quefto Duca .• Fece ancho un bellifsimo qua dro di N. Donna pur a olio,che è hoggi in camera di Mefier Alefiandro figliuolo di M. Ottauiano de’Medici. Al detto M. Pafquino Ber tini fece in tela un’altro.qUadro.diN. Donna,CQtvChnftQ;,eSan-Giou;inni,fanciii!letti,che 'i .ridono
ridono d’vn papagallo, che hanno tramano,ilqualefu opera capricciofaf« moltotiaga.Et al medefimo fece un dilegno bellilsimo d’un Crucififfo, alto quali un braccio con una Madalena a’piedi,in fi nuoua,e uaga maniera,che« vna marauiglia.Ilqual dìfegno,hauendo M. Saluè'ftro Berlini accommoda- to a Girolamo Razzi fuo amicifsimo, che hoggi è Don Siluano v ne furono coloriti due da Carlo da Loro, che n’ha poi fatti molti altri che fono per Fi- renze.Hauendo Giouanni,& Piero d’AgoftinoDini fatta in Santa Cr-oce,ea trandoper la porta di mezzo a man ritta,una Capella di macigni molto rie-. ca,& unafepoltuta.per A goftino, Scaltri di cafaloro-,diedero a fare la tatto h diquella aFrancefcò,ilqualeui dipinfe Chrifto,che é deporto di Croceda Iofeffó Baramatia'i&da Nicodemo.ht a piedi la N.Donna fuenuta con Maria Madalenaj San Giouanni,el’akréMarie. Laqualetauola-fu-condottada Francelto con tanta ar.te,e ftudio,ch'c non folo il Chrifto nudo è bèlbfsimoj; ma in fieme tutte Pài tre figure ben difpòfte ,>& colorite con forza , e rilieuo; Et ancora che da principio fuflequefta tauoladagli auuerfarijdi France- feo biafimata; ella gl’acquiftò nondimeno gran nome nell’uniuerfale, E chi n’ha fatto dopo lui a concorrenza,non l’ha fuperatq.Fece il medefimo auan tinche partifledi Firenze il ritratto del giaietto M.-Leko Torelli, Se alcune altre cofe di noumolta importanza » delle quali non.fo i particolari. Ma fra l’altre cofe,diede fine a una carta, la quale haueua difegnata molto prima in Roma della conuerfionedi fan Paolo,che è bellifsimo.IIqualefece intagliar inramedaEneaVico daParmain FiotczarEx ilDucaficótentò trattenerlo infino a che falle ciò fatto in Fiorenza,con i Tuoi foli ti ftipendij,c prouifio ne.Nelqual tempo, chefu l’anno 1548. ertendo Giorgio V afari in Arimini a lauorare a frelco;& a olio l’opere, delle quali fi è fauellato in altro luogo : gli • fcrirteFracelco una lungalettera,ragguagliandolo per apunto d’ognicofa, ecomelefuecofepartauano in Fiorenza:& in particolare.d’hauer fatto vn difegno per la Capella maggiore di San Lorenzoyche di orditiedel5ignor Ducas’haueuaa dipignere. Ma che intorno a ciò era fiato fatto malifsimo ufficio per lui appreff’o fua Eccellétia, Se cheoltre all’altre cofe, teneua quali per fermo,che McPierfrancelco Maiordomo non hauefle moftfo il fuo difegno, onde era fiata allogata l’opera al Pon tornio. Et ultimamente, che per quelle cagioni fe ne tornaua a Roma, malifiìmo lodisfàtto de gl’huomi- ni,Sc artefici de!la'fua[patria.Tornato dunque in Rema,hauendo comperata unacala uicina al palazzo del CardinaleFarnefe,mentre/ì àndaua trattenendo con lauorare alcune cofe di non.mclta importanza i gli fu dal detto Cardinale per mezzo di M. Annibaie Caro, e di cfon;Giulio.Gloiiio ,‘tdkta - a dipignere la Capella del palazzo di San Giorgio.- Nella quale fec’e bell illuni partimenti di ftucchi,&una graziola uolta a hefeo con moire figure, e fto- riedi Sari Lorenzo^Scin una tauola di pietra aolio la Natiuità.di Chrifto,ac commodando in queli’operaj'chefa belliftìmà,jl ritratto disdétto Cirdina-’ le.Dopoeflendogli allogato Vn’altrò lauoro nellagia detta:compagnia della Mifericordia,'doueh'aueua fatto Iacopo del Con tela predica,Se ii battefimo di San Gioùanni,nelle quali-, le bene non haueua partalo .Fiacelco,fi era por H; tato benifsimoj&douehaueuano fatto alcune altre cofeBittifta Franca V:- «miziano,e Pirro Ligorio; feceErancjefcain'qiiefta pane»chec apuntaikeatuo all. altra Tua ftoria della vifitazione,!a Natiuitàdi elio San GiouannfiLaqua- je,fie bene condurte'otrimamentejella nondimeno non fu pari alla prima,pa rimenrein rcfta.di detta compagnia, fece per M.BartoIomeo Guffiolti;duefi gureinfre{co,cióèSanto ‘Andrea, e San Bartolomeo Apoftoli, molto belli, i quali mettono in mezzo larauola dell’Altare, nella quale è un deporto di Groce dimanó del détto Iacopo def Conte, che è boniffima pittura, e la mi- gliòreopera, che infino allorahaueflTe mai fatto. L’anno 1550. efiendo flato eletto fòrnmo PonteficeGiulio Terzo,nell’apparato della coronazione, per l’archo ,che fi fece {opra la ficaia di San Piero, fece Francefco alcune ftoric di chiaro feuro molto belle.E dopo eflendofi fattò nella Minerua,dalla cotripa gnia del Sacramento,“ihhedefirrio anno, un fépolcro con molti gradi,& ordini d» colonne,fèceinqucllo alcune fiorie,e figure di terretta, che furono tenute*bellìffime,in tinaCapelIadiSan Lorenzo in Damafio,fecedue Ange* li in frefeo, che tengono un panno» d’uno de’quah ne il difegno nel nottro libro. Dipinfeatcefco nel Reffettorio di SanSaluatorc del Lauro a Monte Giordano,nella facciata principaleje Nozze di Cana Galilea*, nelle quali fece Giefu Chriflodell’acqua uino,congran numero difìgure.E dallebande, alcuni Santi,e Papa Eugenio Quarto, chefu di quell’ordine,& altri fon'da- tori.'E di dentro fopra la porta di detto Reffettorio»fece in un quadro a olio, Sàn Giorgio; che ammazzai! ferpente. La qualeopera condufle con molta pratica,finezza,e,vaghezza di colori.Quali ne'medefimi tempi mandò a Fiorenza a M: Alàmànno Saluiati vn quadro grande, nel quale fono dipinti Adamo,& Eu.i,chenelParadifò rerreflre màgianod’inrorno all’Albero del la Vita il pomo vietato,che e una bellillima operaiDtpinfe Fracefcoal figtior Ranuccio CardinaleSaht’AgnoIo, di cala Farnefie,nel Salòtto,cheèdinazi, alla maggior fiala del palazzo de’ F arnefi,due facciate,co bellillìmo capriccio. In unafeceil fignor Ranuccio Farnefe, il Vecchio, che da Eugenio Quarto riceue il battone del capitanato di Santa Chiefa, con alcune uirtù *, e nell’altra Papa Paolo Terzo Farnefe, che dà il battone della Chiefa al fignor Pier.. Luigi; e mentre fi uedeuenireda lontano Carlo Quinto Imperatore, accom pagnatoda Aleflandro Cardinale Farnefe, e da al tri (ignori ritratti di natu- rale.Etin quefta,ohraledette,e molte al tre cofe, dipinfeuna Eama,& altre figure, che fono molto ben fatte. Maèben.uero,chequett’opéra non fu del; tutto finita da lui, ma da Taddeo Zucchero dà fiant’Agnolo, come fi dirà a fuo luogo. Diede proporzione,& fine alla Càpeila del Popolo, che già fra Ba ftiano Viniziano haueua cominciata per Agoftino Chigii, che non eflen-:i do finita, Francefco la fini, comcs’è ragionato in fra Baftiano nella ùi tafua. AI Cardinale Riccio da Monte PuIciano,dipinfe nel fuo palazzo di ftrada Giulia una bellifisima fiala, doue fece a firefico in piu quadri molte ftorie di Da uit.Etffaraltre unaBerfiabèin un bagnò, chef! lauacoh moire altre femine, mentre Dauitlaft'aa uedéré'. E una fioria molto ben comporta >graziofà*c; tanto piena d’inucnzione; quanto altra,che firpoifia ued'ere. In un’altro qua-. droèlamorted’Vria. In uno l’Arca,a cui uanno moiri fiuoni inarizi. Etin fomma dopo alcune altre una battaglia, chefa Dauit con i fiuoi nimici, mòl to ben compofta.Et per dirlo breuemen te,l’opera di quella fola è rutta piena- di graziaci bcllifisiraefantafie, & di moke capricciofe, & ingegnofie inuen«z:cni.
fiorii, Lofpartimento è fatto con molte confiderazioni, & il colorito è ua- ghifsimo. Et per dire il uero,fentendofi Francefco gagliardo, e'copiofod’in uenzione,&: hauendo la mano ubbidien te all’ingegno, harebbe uolutofem pre hauereòper.egrandi, e.flraordinariealle mani. E non per altro fu flra* no nel conuerfare con gli amici, fe non perche ellendo uario, Se in certe cole poco ftabilejquello,che hoggi gli piacetia,domani haueua in odio. E fece po chi lauori d’importanza,che non hauefle in ultimo a contendere del prezzoj per le quali cofe era fuggito da molti. Dopo quefle opere, hauendo Andrea Tafsini a madar un Pittore al Re di Francia,& hauendo l’anno 15 5 4. in ua no ricercato Giorgio Vafari, che rifpofe non uolere, per qual fi uoglia gran prouifione,o prome(Te,o fperahza,partirfi dal feruiziodel Duca Gofimofuo iignore; conuenne final mente con Francefco* e lo conduflein Francia, con obligaredi fati sfarlo in Roma,non lofatisfacendoin Francia Ma prima,che eflo Francefco partilfedi Roma,comequello, che pensò non hauerui mai pia a ritornare,uendèla cafa, le mafleritie, Se ogni altra cofa, eccetto gli uffi ciijchehaueua.Malacofanon riufcì,come fi haueuapromeflo: perciochear riuato a Parigi,doue da M. Francefco Primaticcio Abbate di fan Martino,& Picrore,& Architetto del Re,fu riceuuto benignamente, e commolteoorre- fie jfufubitoconofciuto, per quello, che fi dice;, per uri’h uomo-coti fatto. Concicfufie,chenó uedeflecofanedel Roffo,ne d’altri maeftri,laquale egli alla fcoperta,o cofi de.flramente non biafimafle.Perche afpettando ogn’uno da lui qualche gran cofa,fu dal Cardinale di Loreno, che là l’haueua condoc to,meflo a fare alcune pitture in un fuo palazzo a Dampiera, perche hauendo fatto molti difegm,mi(efinalmente mano all’opra,facendo alcuni quadri di florie a frefcofopracornicioni dicamini, & uno fliidiolo pieno di fiorie, • che dicono,che fu di gran fattura ‘. Ma che chefe ne fufle cagione,non gli furono cotali opere molto lodate.Oltredi queflo non ui fu mai Francefco moi to amato, per efler di natura tutto contraria a quella degli huomini di quel paefe. Eliendo, che quanto ui fono hauuticari, Se amatigli huomini allegri, giornali, che uiuono alla libera, Se fi trouano uolentieri in brigata, Se a far banchettiamo ui fono, non dico fuggiti,ma meno amati, Se carezzati colo rocche fono come Francefco era,di natura malinconico, fobrio, mal fano, e ftiticéLMad’alcunecofe harebbe meritato feufa, però chefe lafuaoóplefsio- ne non comportatia,che s’auilupallene’ pafli e nel mangiar troppo, ébere, harebbe potuto edere piu dolce nel conuerfare. E che è peggio,doue fuo debito era,fecondo l’ufo del paefe,e di quelle corti,farfi uedere,& corteggiare} egli harebbe uoluto, e pareuagli meritarlo, efiereda tutto il mondo corteg- giato.ln ultimo,eflendo quel Reoccupatoin alcuneguerre, Se parimenteil Cardinale: e mancando le prouifiom,e prom effe, fi rifoluè.Francefco,dopo efTere flato là uenti mefi,a ritornarne inltalia. E cofi condottoli a Milano (doue dal Caualier Lione Aretino tu cortefemente riceuuto in.una fua cafa , laquale fi ha fabricataj ornatifsima,-etutta piena di flarue antiche, e moderne^ di figure di gefio, formate da cofe rare,come in altro luogo fi- dii à)* dimorato che quitti fu quindici giorni,è ripofatofi,fe ne uennea F iorenza. Doue hauendo trouato Giorgio Vafari, e dettogli quanto haueua ben fatto. a non andare in Francia, gli com0cofedafarnefuggire.iamoghaa.chiuq.uk
Mandami i’hauefle maggiore.Da Firenze tornatofene Fracefco a Romamof fe un piato a’malleuadori, che erano entrati per le file prouifioni del Cardi- rialedi Loreno, &gli ftrinfea pagargli ogni cola j'&rifcofloi danari coperò O-I tre ad altroché UF hauea prima, alcuni uffìzij, con animo riloluto di uolcr badarea uiuere,conofcendofi mal (ano, & hauerein tutto guada la complef fione.Ma ciò non ottante, hauuebbe voluto effere impiegato-in opere grandi j ma non gli venendo fatto, coli predo fi trattenne un pezzo in facendo quadri,? ritratti. Morto Papa Paulo Quarto, ellendo creato Pio finalmente Quar tò,che dilettandofi aliai di fabricare,fi leruiua nelle cofed’A rchitettu- ra di Pirro Ligorio, ordinò fuà Santità, che il Cardinale Aledandro Farne-? fe,& l’Emù ho facellono finire la Sala gride, detta de i Re à Daniello da Volterra, cbeTHaucua già cominciata, feceogni opera il detroReuerendifsiino Farndc,perchc Francefco n’hauede la metà. Nel che fare effendolugo coia battimento fra Daniello, & Francefco, e mallìmamen te] adoperando fi Mi- ehel’Agnolo Buonarroti in fauore di Daniello, non fc ne uenne per un pes zo a finc.In tanto effondo andato il VafaFi con Giouanni Cardinale de’Medi ci,figliuolo del-Duca Cofimo,a Roma; nel raccontargli Francefco molte lue difauenture,e quelle particolarmente,nellequali, per locagioni dette pur ho ra,firitrouaua, gli moftrò Giorgio, che moltoamaualavirtùdi quell’huo- mo,che egli fi era infimo allora aliai malegouernato.E che lafciafle per l’aue aire fare a lui;pcrcioche farebbe in guila, che per ogni modo gli toccarebbe affatela metàdella detta Sala de’Re: Laquale nonpoteua Daniello fare da per fendendo huomo lungo,& irrcloluto,cnon forfè cofigran valent’huo- mo,& uniuei fiale,come Francefco . Cofi dunque dando le cofe, e per allora non fi facendo altro, fu ricerco Giorgio non molti giorni dopo dal Papa di fare una partedi dettaSalarMahauendo egli rifpofto,che nel palazzo del Du ca Cofimo luo Signore haueua a farne vna, tre uolte maggiore di quella: Et oltra ciò,che era fi male dato trattato da Papa Giulio Terzo,per loquale haueua Fatto molte fatiche alla Vigna al Monte,& al troue-, che non làpeuapiù che fi fperare da certi huomini: aggiugtiendo, che (hauendo egli fatta al me defimo fenza efferne fiato pagato una tauula in palazzo, dentroui Chrillo, chenelmarediTiberiadechiamadalle reti Pietro,& Andrea; laqualegl’era- fiata Iellata da Papa Paulo Quarto da una Capella, che haueua fatta Giulio fò^ra il corridore di Belucdere,e doueua edere mandata a Milano) fua Sancita uoleffe fargliela ò rendere ò pagare. Alle quali cole rifondendo il Papa didc,(ò ucro,ò non uero,che cofi fude) non fapere alcuna cola di detta tauo la,e uolcrla ueders; perche fattala venire, ueduta, che lua Santitàl’hebbe a mal lume,fi contentò,chc diagli fude renduta. Dopo spiccatoli il ragionamento della Sala,dide Giorgio al papa liberamente, che Francelco era il primo,& miglior Pittore di Roma,cchenon.potendo niunomeglio leruirlo di lui, era da farne capitale. E che fe beneii Buonarroto, Se il Cardinale di Carpifauoriuano Daniello,lo faceuanopiu per interefledell’amicitia,cfor^ fe come appafllonati,che per altro.Ma per tornare alla tauola; non fu.fi rollo partito Giorgio-dal Papa, chel’hebbe mandata a cafadi Francefco. Ilquale poi di Roma glie la fece condurre in Arezzo,doue,comcin altro luogo hab- biam detto,è fiata dal Vafari co ricca,Se honorata Ipefa, nella.rieuc di quella Città Città collocata. Stando le cofe della Sala de Re nel modo,che fi è detto di lo prajnél partire il Duca Cofimo da Siena,per andar’a Roma,il Vafari,che era andato infin li con fua Ecccl.gli raccomandò caldamente il Saluiati,accio gli facefle fauore appreso al Papa,& a Fnncefco fcrifle quanto haueua da fare, giunto,che fufle il Duca in Roma.Nel che nò ufei punto Francefco del con- lìglio datogli daGiorgioi percheandandoafar reuerenzaal Duca, fu uedu- to con bonifsima cera da fua Eccellcnza.E poco apprefio fatto tale ufficio per lui appiedo fua Santità,che gli fu allogata mezza la detta Sala. Allaquale op« ra mettendo mano, prima che altro facefle,gettò à terra una ftoria, fiata cominciata da Daniello. Onde furono poi fra lòromolte contefe. Scruiua co- mc.se già detto quello Pontefice nelle colè d’Architettura Pirro Ligorio,il- quale.haueuamolto da principio fauorito Francefco , & harebbe feguitato • Maxolui non tenendo piu conto ne di Pirro,ne d’altri,poi che hebbe corniti ciato alàuorare,fu.cagione,che d’amico’gli diuenne in vn certo modo auucr fario, c fe ne uidèro manifeftifsimi fegm ;. percioche Pirro cominciò à dire al Papa, che eflendo in Roma molti giauani('pittorr, eualent’huomini,cheà uoler cauarc le mani-di quella Sala, farebbe fiato ben fatto allogar loro'una ftoria per uno,c uederne vna uol ta il fine.I quali modi di Pirro > a cui fi uede ua,cheil Papa in ciò acconfentiua,difpiacquero tanto a Francefco, che tutto sdegnato fi tolfegiùdal lauoro,e dalle contenzioni,parendogli, che poca Ili ma fufle fatta di lui. Ecofi montato a cauallo, fenzafar motto aniuno, fene uenneaFiorenza.Doue tutto fantaftico, fer.za tener conto d’amico, che ha« uefle,fipolein uno Albergo, come non fufle fiato di quefia patria, enon ui haueflencconofcenza.necnifuflein cofa alcuna per lui.Dopo,hauendo baciato le niani.al Duca, hi in modo accarezzato, cheli farebbe potuto fperare quaiche.cpfadi buono,fe Francefco fufle fiato d’altra riatura;e fi fufle attenti to al cpmfiglip di Giorgio, il quale lo configliàua a uendèregl’uifficij,che ha- ucua in-Ramale ridurli in Fiorenza a godere la patria,e gl’amici; per fuggire il pericolo di perdere inficine con la uita tutto il frutto del fuo fudore, e fatiche intollerabili. Ma Francefco guidato dal fenfo,dalla collora.&daldefide- riodiuendicarfi, fi rifòluetteuolere tornare a Roma ad ogni modo fra pochi giorni; In tanto lcuandofi di fu quell’albergo aprieghi de gl’amici fi ritirò in cafa di M. Marco Finale priore di San to Apoftolo. Doue fece,quafi per paflarfi tempo,a M. Iacopo Saluiati fopra tela d’Argento,una Pietà colorita, con lanoftra Donna, el’al tre Marie, che fu cofàbelliflima.rinfrefcò di colori un tondo d’arme Ducale, che altra uolta hauca fetta, e polla fopra la porta del palazzo di M. Atamano, & al detto M. Iacopo fece un belliflimo libro di habiti bizarri,& accòciature diuerfe d’huomini,e caualli per mafcherate,per che hebbe infinite cortefie dall’amoreuolezza di quel fignore, che fi doleua della fantaftica,e ftrana natura di Francefco,ilquale non potè mai quella voi' ta,come l’altrc haueafatto,tirarfelo in cafa, finalmente hauendo Francefco a partire per Roma,Giorgio come amico, gli ricordò, che eflendo ricco, d’età,mal compleflìónato, e poco piu atto allefatichc, badaflc a uiucre quieta« mente, e lafciare le gare , & le contenzioni. Il che non harebbe potuto fare commodamente, hauendofi acquiftato roba, & honore a baftanza, fe non fufle fiato troppo auaro,c difiderofo di guadagnare,Lo confortò, oltre ciò,a uendere gran parte de gl’vfficij,che haueua,Sr a accommodare le Tue cofe,in modo,che in ogni bi(ogno,òaccidente,che uenifie, potefie ricordarfi degli amici,e di coloro, che l’haueuano con fede,■& con amore feruito. promifc Franccfco di ben lare,e dire,& confefsò che Giorgio gli diceua il vero.ma co me al piu de gl'huomini adiuiene,che danno tempo al tempo,non ne fece al tro.Arriuato Francelco in Romajtrouòjdie il CardinaleEmulioj haueUaal Jogare le ftorie della Sala,e datone due a Taddeo Zucchero da Sant’Agnolo, ynaa Liuioda Forlì, un’altra a Horazio da Bologna,unaa Girolamo Sermo neta,& l’altread altri. Laquàl cofaauifando’Francefco a Giorgio,e dimanda do fe era bene,chefeguitafie quella,che hauea cominciata,gli fu rifpofto,ché farebbe fiato ben fatto,dopo ranti’difegni piccoli,e cartoni grandi,che n’ha- uefie finita una*,non oftan te,che a tanti,da molto meno di lui,fufle fiata allo’ gata la maggior parte,e che facefie sfòrzo d’auicinarfi con l’òperare, quanto potefie il piu,alle pitturedella facciata,& uoltadel Buonarroto nella Capei la di Sifto,& a quelle della Paulina; percioche ueduta,che fufie fiata la fila,fi fàrebbono l’altre mandate a terra,e tutte con fila riiolta gloria allogate a lui. Auuertendolo a non curarfi ne d’utile,ne di danari,o difpiacere,chegli fufc fe fatto da chi gouernaua quell’opera; però che troppo piu importa l’hono- re,che qualunche altra cofà.Delle quali tutte lettere,e propofte e’ rifpofte, né fono le copie,egl’originali,fra quelle,che renghiamo noi per memoria di tari r’huomo,noftro amiciflìmo, e per quelle, che di noftrar mano deono edere fiate fra le file cofe ritrouate.Stando Francefco,dopo quefte cofe,fdegnato,e non ben rifoluto di quello,che fare uolefierafilitto dell’animo, mal (ano del corj$o,eindebolito dal continuomedicarfi, fiamalòfinalmentedelmàledel la morte,che in poco tempo il condufie all’eftremo, fenzà hauergli dato tem' po di potere difporre delle fue cofe interamente. A un (uo creato, chiamato' Annibaie figliuolo di Nani di Baccio Bigio,lafciò feudi feTIanta l’anno in fu’l monte dellefarine^quattordici quadri,& tutti i difegrii f'& altre cole dell’àr te.ll refto dellefue cofe lafciò aSuor Gabriella fuaforella Monaca 5 arichor che io intenda, che ella non hebbe come fi dice ,del facco le corde. Tutta’ uialedouette uenirein mano un quadro dipinto fiopra tela d’argento, con un ricamo intorno,ìlqualehaueua fatto per lo Re di Portogallo^ di Polo* nia,che e fi fufie,e lo lafciò a lei,acciò il tenefie per memoria di lui . Tutte Tal7 trecofejcioè gl’ufficij, che haueua dopo intolerabili fatiche’) comperati,tutti' fì perdetorio. Morì Francefco'il giorno di Sari Martino a di 11. di Dicembre l’anno 15^5-E fu (epoltoin fan Ieronimo,Chiefa uicina alla cafa, douehahi-r taua. Fu la morte di Francefilo di grahdifsimo danno, c perdita all’arte j per* chefebenéhatieua cinquanta quattro anni ,& era mal fano,ad ogni modo continuamenteftudiaua,e lauoraua:& in quefto ultimo-s’eradatoa lauora-1 redi Mufaieo,& fi uede, che era capricciolo > Se frinirebbe uolutofar molte? cole e fe gli hauefie trouato un principe,che hauefieconofiiuto il fuo hu* more,e datogli dàfarlauori fecondo il fuo capriccio, haiirebbe fatto cofe ma rauigiiofe,perche era,come habbiam detto; ricche, a brindante, e copiofifiì- mo nell’inuenzione di tutte le cofe,e uniuerfale in tutte le parti della pittura. Dana alle fue tefie,di tutte le maniere, belhfiìma grazia, e pofiedeua gli ignudi ben e quanto altro pittore-de tempi fuoi. Hebbe nel fàrede’pani vivai ' 1 ' \ molto /molto graziata, e gentile maniera, acconciandogli in modo, che fi uedeua Tempre nelle parti douefta benePig,nudo,&abbigliando femprecon nuoui modi di ueftiri le file figure,Tu capricciofo, e uario nell acconciature de’capi, ne calzari,& in ognialtra forte d’ornamenti. Maneggiaua i colori a olio, a té pera,&a fxefco in modo, che fi può affermare, lui edere fiato uno de’piu baienti,fpeditÌ,fieri,&folleciti artefici della noftraetà: e noi, che l’habbiamo praticato tanti anni,ne pofsiamo fare rettamente teftimonianza. Et ancora, che fra noi Ila fiata Tempre,per lodefiderio, che hanno i buoni artefici di paf Tare l’un l’altro,qualche honefta emulazione,non però mai, quanto all’intc refie dell’amicizia appartiene,è macatoTra noi l’affezzione, e l’amore: Te bene dico ciafcuno di noi a cócorréza l’vn dell’altro ha lauorato ne’piu famofi luo ghi d’Italiaj come fi può uederei un’infinito numero di lettere,che apprefio di me fono,come ho dettò di mano di Fracefco. Era il Saluiati amoreuole di naturà,mafofpettofo,facilc a credere ogni cofa,acuto,fiottile,e penetratiuo. E qn. fi metteua a ragionare d’alcuni delle noftre arti,o p burla, ò da douero, offiendeuaalquàto,etal uolta toccaua infino in fili uiuo.Piaceuagli il pratica re co pfione letterate,& cò grand’huomini, Se hebbe sépre in odio gi’artefici plebei,ancor.chefuflì no in alcuna cofa uirtuofi.Fuggiua certi,che Tempre di cono male, e quando fi ueniua a ragionamento.di.loro gli laceraua lenza rifletto . Mafopra tòrtogli difpiaceùanolegiunterie, che fanno alcuna uolta gl’artéfici,delle quali, efiendo ftatoin Francia,& uditone alcune,fapeua trop pò bene ragionare.Vfaiia alcuna uoltafper meno ertere ofiefo dalla malinco nia)trouarfì con gl’amici,& far forza di.ftar allegro. Ma finalméte quella fua fi fatta natura irrefoluta, fofpettofa,e foletarianon fece danno le non alni. Fu Tuo grahdifiimo amico Manno Fiorentino Orefice in Roma, huomo raro nei Tuo efercizio,&ottimo per co.ftutni>& bontà.E perche egli è carico di' famiglia,féFrancefco hauertepotuto difporredel Tuo, & nonhaueflefpefe tutte le Tue fatiche in ufEcij,per làfciargli al Papa,ne harebbe fatto gran parte aquefto huomo da bene,& artefice eccellente. Fu parimente Tuo amiciflimo' il fópradetto Aueduto dell’Aueduto Vaiaio , ilquale fu aFrancefo il più? amoreuole , Se il piu fedele di’quanti altri amici, hauerte mai. Et fe fiufi- Te coftui fiato in Roma, quando Francefco morì fi farebbe forfè in alcune cole con migliore configlio gouernato, che non fece . Fu Tuo creato anchcra Rouiale Spaglinolo, che fece molte opere Teco, Se da se nella Gfiiefa^di Tanto Spirito di Roma, una tauola, dentroui la Conuerfio- ne di fan Paolo.. Volle anchogran bencil Saltuari a Francefco di Girolamo dal Prato,in compagnia del quale,come fi è detto di fopra,elIendo ancho fan ornilo,attefe al difegno.Ilquale Francefco fu di bellifsimo ingegno,e difegnò meglio, che altro Orefice de’fuoi tempi . Et non fusinfèriore a Girolamo Tuo padre, ilquale di piaftra d’argeritolauorò meglio qualunchecòfa, che altro quaì-fi uo|erte Tuo pari. Eiecondo,che dicono,ueniua acoftui fatto ageuol- menteogm cofa. percioche battuta la piaftra d’argento, con alcuni ftozzi, e quella niello fopra un pezzo dado, e Torto cera,fego,e pece, faceua una mate ria fra il duro,& il tenero ; laqualefpignendo con ferri-in dentro,& in fuori, gli faceua riufeire quello,che uoleua 5 certe,petti,braccia gambe, fchiene, Se qual tinche altra cofa uoleua,ò gli era addimandata da chi faceua fai noti,per i •appendergli a quelle fante Imagini, che in alcun luogo , doue haucflero hauuto grazie , òfuflero flati efauditi , firitrouauanò . Quello France- feo dunque, non attendendo folamenreafare boti, comefaceuail padre,la uorò ancho di Tarila,«Se: a cómettere nell’acciaio oro,&: argèto alla damafehi na;facédo fogliami,lauori,figuue,«S: qualunche altra cofauoleua, Della qual forte di latioro', fece un’Armadura intera, e bellilsima da fante a piè al Duca Alelfandro de’Medici. E fra molte altre medaglie,che feceil medelìmo, qlle furono di fua mano,e molto beI!e,checon la tella del detto Duca Aleffandró furono polle ne’fondaméti della fortezza-delia porta a Faenzadnfiemeco al-' trc,nellequali era da un lato la tella di Papa Cleméte Settimo, c dall’altro un Chrillo ignudo,con 1 flagelli della fua palsione. Si dilettò anco Fracefco dal Prato delle cole di Scultura, e gittò alcune figurette di brózo, le quali Hebbe »1 Duca Alefsàdro,che furonograziolìlIime. Il medelìmo rinettò,e códufleja- mol tapfezione,quattro figure limili,fatte da BacciòBadinelIi;cioèuna Ledai ima Venere,e un’Hercole,& un’Apollo,che furono date al medelìmo Duca. Difpiacendo adunque a Francefco l’arte dell’Orefice,e non potendo attendere alla Scultura,che ha bifògno di troppe colerli diede, hauendo buon difeso,alla Pittura.E perche era perfona,che praticauapoco,ne fi curaua,che fi fapefle piu che tanto,che egli attendere alla Pittura,lauorò da sè molte cofe. In tan to,come fi dille da principio,uenendo Francefco Saluiati a Firenze,la- uorò nelle ftanze,che coftui teneua nell’opera di fanta Maria del Fiore,il qua drodi M. Alamanno.Onde con quellaoccafioneuedendo collui il modo di fare del Saluiati, fi diede con molto piu Audio, che infino allhora fatto non, haueua,allaPittura:&códuflein un quadro moltobello, unàConuerfionc di fan Paolo; laquale hoggi è appreflbGulielmodelTouagliaìEdppo.in un quadro della medefimagrandézzai dipinfeleScrpi, chepiouonodddóflo al popolo HebreoJn un’altro fece Giefu Chrillo,che caua i fanti Padri del Lim bo.Iquali ultimi due,che fono belhllìmi,ha Koggi Filippo Spini, genfilhuo- mo,che mol to fi diletta delle nollre arti: Et oltre a molte altre cofe piccole* che fece Franeefco dal Prato,difegnò aliai,c bene,come fi può uedere in alca ni di fua mano,che fono nel noftro libro de* difegni.Morì collui l’anno 1561. « dolfc molto a tutta l’Accademiarperche oltre all’efler ualct’huomo nell’arte nó fu mai il piu da bene huomo di lui. fuaiìieuodi Fracefco Saluiati Giufep po Porta da cartel nuouo della Carfagnana,chefu chiamato anch’egli per ri {petto del fuo Maeftro,Giufeppo Saluiati.Coftui giouanetto,l’anno 15;3 $.ef* fendo fiato condotto in Roma da un fuo ziovfegrctariodi MonfignorHo- nofrioBartolini Arciuefcouo di PÌfa,fuaccócio col Saluiati: apprefloalqualc imparò in poco tempo,non pure a difegnare beniflìmo,maancora a colorire ©tomamente. A ndato poi col fuo Maellro a Vinezia, ui prefe tante pratiche di Gentii’humninhcheelTendoui da lui lafciato fece coro di uolere, che quel la Città filile fua patria.E cofi prefoui moglie,ui fi è flato fèmpre/& ha lauo rato in pochi altri luoghi,che a Vinezia.ln fui Capo di SvStefanó dipinfegia la facciata della cafadeToredanidi ftorie colorite a frefeo molto uagàméte,e fattecó bella maniera. DipinfefimilmenteafanPolo quellade’.Bernardi, &C un’al tra dietro a fan Rocco, che è opera boniflìma. Tre al tris facciate di chia^ io feuro ha fatto molto grandi, piene di uaric ftorie : una a fan Moisè, la fc. * .ronda
condaafanCa(IIano,ela terza a (anta MariaZebenigo.Ha dipinto Gmilmen te afrefco imiti luogo detto Tremile, apprelIoTreiiifi, tutto il palazzo de* Priuli,fabrica ricca,e gradiflìma,dentro,e fuori.Della quale fabrica fi parlerà a luogo nella V1 ta del Safoui no. A piene di Sacco ha fatto una facciata mol to bella. Età Bagnuolo, luogo de’ frati di lauto Spirito di V inezia, ha dipinto una taùola aolio. Et a i medefìmi padri ha fatto nel Conuento di fanto Spiri to il palco,ouero fofflttato del loro Refettorio, con uno fpartiméto pieno di quadri dipinti.Et nella teda principale un belliflimo Cenacolo. Nel palazzo eli fan Marco, ha dipinto nella (ala del Doge, le Sibille, 1 Profeti, le virtù Car dinali/eChriftocon le Marie,’che gli fono date infinitamente lodate.E nella già detta:Librariadi fan Marco, fece due ftorie grandi, a concorrenza de gli altri pittori di Vinezia,de’ quali fi è ragionato di fopra. Ellendo chiamato a Roma dal Cardinale Emulio,dopo la morte di Francefco,finì una delle mag giori ftorie,che fieno nella detta fiala de i Re, & ne cominciò un’altra,e dopo ellendo morto Papa Pio Quarto,fie ne tornò a Venezia, doue gli ha dato la Si ^noria a dipignere in palazzo un palco pieno di quadri a olio, il quale è a foni mo delle ficaie nuoue.II medefirao ha dipinto feimolto belle tauolc à oliojuna in fian Francefico della Vigna,all’Altare della Madòna. La fecóda nella Chic la de’ Semi all’Aitar maggiore. La terza ne’ fra Minori •. La quarta nella Ma« donna dell’Orto. La quinta à fan Zacharia. E la feda à fian Moisè. E due n’hà fatto à Murano,che fono'belle,& fatte con molta diligenza, e bella maniera. Di quello Giufieppe,ilquale ancor uiue, & fi fà eccellentifsimo, non dico al«
. tro per horajfie non che,oltre alla Pittura,attende con molto ftudio alla Geo metria .E di fiua mano e’iauolutadel Capitei Ionico, che hoggimo- flrain (lampa,come fideuegirare,fecondo lamifiuraantica, E torto douerà uenire in luce un’opra, che hà comporto delle r cofie di Geometria. Fu anche dificepolo di Francefico . un Domenico Romano, eh e gli fu di grande aiu to nella Sala,che fece in Fiorenza , & in al- treopere, & il quale ftè l’anno 15JO. col Signor Giuliano Ce- fiarino, & non la- uora da * fefo- * ••
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Fine della urta di Frane. Salutati Vittore Fiorentino. •
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