Vita di Taddeo Zucchero Pittore, da Sant' Agnolo in Vado,
S s EN D o Duca d'(Vrbino Ftancelco Maria, nacque nella terra di Santo Agnolo in Va,do,luogo di quello (lato, l’anno 1529^ di primo di Settembre,^ottauiano Zucchero Pittore,un figli uo!’mafchio,alqnalepofe nomeTaddeo,ilqual putto,hauen- cip <li dieci anni imparato a leggerete Icriuere ragioneuolmcn te,fé lo lìrc^il Padre apprefio,e grinfegnò alquanto a di legna re. Ma ueggen-do Ottauiano quello fuofigliuplo ha^uer bellifiimòlgegno, e potere diuenire altr’luiomo nella pittura, chea lui non pareua edere ,lo mife a Ilare con Pompeo da Fano Tuo amiciflìmo^ Pittore ordinario. L’operedel quale non piacendo a Taddco,& parimcntei coltnmi,fé ne tornò aSant’Agno!o; qui- ui, ui,& altroue aiutando al Piadre quanto poteua, e fapeua / Finalmente,eden« do crefciuto Taddeo d’anni,e di giudizio, ueduto non potere molto acqui- ftare,fotto la dilciplina del Padre,carico di lette figliuoli mafchi,&: una femi na,6c anco non elìcergli colluopoco fapere d’aiuto pitiche tanto, tutto folo fé n’andò di i^anm à Roma,douea principio non efiendo conolciuto da tùuno,e niuuo conofcendo,patì qualche dilagio. E fé pure alcuno ui cono- fceua ui fu da loro peggio trattato,che da gl’altri,perche accodatoli a Francé feo cognominato il San t’Agnolo, ìlquale lauoraua di grottefche con Pelino del Paga agiornate, fe gli raccomandò con ogni humiltà, pregandolo, che uolelTe,come parente,chegl’era,aiutarlo. Ma non gli uenne fatto,p'erciocho Francelco,comc molte uolte fanno certi parenti,non pure non l’aiutò,nedi fattizie di parole,ma lo riprele,e ributtò agramente. Ma non per tanto non fi perdendo d’animo,il pouero giouinctto fenzasgomentarli, li andò molti meli trattenendo per Roma,ò per meglio dire dentando, con macinare colori hora in quella,& hora in quell’altra bottega,per piccol’prezzo,& tal ho ra,come poteua il meglio,alcuna cofa difegnando.Et fe bene in ultimo li ac- conciòpergarzonecon un’Giouampiero Calaurefe, non ui fece molto fruc to: percioche colufmfieme con una fila moglie, fadidiofa donna, non pure lo faceuano macinare colori,giorn i,e notte,ma lo faceuano,non'ch’aItro,pa' tire del pane. Delquale acciò non potelle anco hauerea badaza,ne aluapo- ' Ila,lo teneuanoin un’panicreappicatoal palcho, con certi Campanelli,che ogni poco,che il paniere fofle.tocco,fonauano,e faceuano la fpia. Ma quello harebbe dato poca noia aTaddeo;fe hauelle hauuto commodo di potere di- fegnare alcune carte,che quel fuo Maeltraccio haueua di mano di Raffaello da V rbino. Per quelle,e molt’altre dranezze,partitofi Taddeo da Giòuàm^ pierò, li riloluetteà dare da per fe, de andarfi, riparando per le botteghe di Roma,douegiaeraconofciuto,vnapartc'délìatetti'manafpendendoinlauQ rareaopere per uiuere,& un’altra in dilegnandò,epàrticularmentel’opere di mano di Raffaelo,che erano in cafa d’Agodino Chigi,& in altri luoghi di Roma.E perche molte uolte,fopragiugnendo la fera,non haueua doue in al tra parte ritirarli, fi riparò molte notti fofto le loggiedel.detto Chigi, Se in altri luoghi limili. I quali difagi gli guaftorno in parte la compleiTione, efe non l’hauedela giouinezza aiutato^l’harebbono uccilo del tutto. Con tutto ciòamalandofi, & non edendp da.Francefco Sant’Agnolo fuo parente più aiutato di quello,che folle dato altrauofca,fé ne tornò aSat’Agnolo a cafail Padre,per non finitelauitain tanta milèria,qùantaquella erain cheli troua ua. Ma per no perdere hoggi mai più tempo in cole,che non importano più che tanto,& badando haueremòdrato con quanta difficultà,e dilagi acqui- llade.dico cheTaddeo finalmenteguarito,e tornato a Roma,fi rimelfealuoi doliti dudij(macon hauerfi più cura , che per I’adietro fatto nonhaueua)& fotto-un’Iacopone imparò tantoché uenneinqùalchecredno,ondeildctto Francefcofuo parente,che cofi empiamente li era portato uerfolui, ueggen dolo fattoualent’huomo,perferuirfidilui,li rapatumò feco, e cominciarono alauorare infieme,eflendoli Taddeo, che era di buona natura, tutte Pi rigiurie cìinnenticato. E coli facendo Taddeo i difegni, & ambiduilauorando molti fregi di camere,e loggie a frefcc,fi andauano giouando l’uno all’alu ot '
In tanto Daniello da Parma pittore, ilquale già (lette molti anni con Antonio da Coreggio,& hauea hauuto pratica con Francefco Mazzuoli Parmigia n o, li a u e n do p refo a far e à V i t to d i I a di'So re n el p r i n ci pio d e 11’A b ruzzo v n a Chiefa a/refco perda Capella.di'Sanra Maria,prefe in fuò aiuto Taddeo con ducendolo a Vitto. Nel che farete bene Daniello non erail migliore Pittore del mondo,haueua nondimeno per l’età,& per hauere ueduto il modo di fa re del Coreggio,e del Parmigiano,Se con che morbidezza códuceuano le lo ro opere tanta pratica,che moftrandola à Taddeo,& inlegnandoli, gli fu di grandiflìmogioLiamento con le parole, non altrimenti, che un’altro hareb- be fatto con l’operare.-FeceTaddeo in quell’opera,che haueua la uolta a Cro cefi quattro'Euangelilli,due Sibille, duoi Profeti-, e quattro llorie no molto grandi di Ielu Chrillp,e della Vergine fila madre.Ritornàto poi a Roma,ra- gionando M Jacopo Mattei Gentil’huorno Romano con Francefco Sant’Agnolo di uolere fare dipigneredi chiaro fcuro la facciata d’una fua cafa gli mi fe inan zi Taddeo, ma perche pareua troppo giouane a quel’gen til’huomo , gli dille Francefco, che ne facellepròua in due llorie, Se che quelle non rim» (cendo,|fifarebbono potute gettare per terra,e riufcendoharebbefeguitato. Hauendo dunque Taddeo rnello mano all’opera riufeirno fi-fatte le due pri me llorie,che ne redo M Jacopo non pure fodisfatto,ma lhipido. Onde hauendo finita quell’opera l’anno 1548. fu fommamenre da tutta Roma lodata, Se con molta ragione.per’cioche dopoPulidoro Maturino, Vincendo da San Gimignano,& Baldafiarre da Siena,mimo era in limili opere arriua- to a quel fegno,che haueua fatto Taddeo Giouane al hora di ES. anni.Tliillo rie della quale opera fi polliòno comprendere da quelle inlcrizzioni, chefo- no lotto cialcuna,de fatti di Furio Camillo. ’
La pinna dunque è quella, TVSCVLANI, PACE CONSTANTI, VIM Ré)MANAM ÀRCENT.
La feconda, M. F. C. SIGNIFERVM SECVM IN HOSTEM RAPIT.
Laterza. M. F. CAVATORE INCENSA VRBS RESTIT VITVR.
, Là quarta. M. F. C. PACTIONIBVS TVRBATIS PRAELIVM GALLIS NVNCIAT.
La quinta . M. F: C. PRODITORE-M VINCTVM FAL ERIO REDVCEND VM TRADIT.
Lafella. MATRONALIS AVRI COLLATIONE, VOTVM A POLLINI SOLVITYR.
La Settima. M. F. C. I.VNONI REGINAE TEM- PLYM INA VENTINO DEDICAT.
Lottaua.SIGNVM 1 VNONIS REGINAE A VELIS ROMAM TRANSFERTVR.. .
La nona. M. F. C. . . . ANLIVS DICT DECEM
. . SOS CIOS CAPIT.
Daldetto tempo infino all’anno 1J50. chefu creato papa Giulio Terzo, fi andò trattenendo Taddeo in opera di non moltajmporianza', ma peròcon ragioneuole guadagno. Ilqualeanno 1550. eftcndo il Giubileo, Ottauiano Padre di Taddeo,la Madre,& un’altro loro figliuolo andorno a Roma, a pi* gliareil Santilfimo Giubileo,&cin parte uedereil figliolo. Ladouefiati, che fumo alcune fettimane con Taddeo, nel partirli gli lafciarono il detto put* to che haueuano menato con elio loro,chiamato Federigo,acciò lo faceiie at tendereallé lettere,ma giudicandolo Taddeo più atto alla pittura, come fi è ueduto edere poi fiato vero,nel eccellenteriufcita,che elio Federigo ha fattoio cominciò,Imparato che hebbe le prime lettere, a face attendere al dife gno,con miglior fortuna,& appoggio, che non haueua hauuto egli. Fece in tanto Taddeo nella Chiefa di Santo Ambrogio de Milanefi'nella facciata defi’altare maggiore,quattro ftorie de fatti di quel’San to,non molto grandi, c colorite a frefco,con un’fregio di puttinfie femine a ufo di termini,che fu af fai bel’opera, & quefta finita allato a Sàta Lucia della Tinta uicino all’Orlo , fece una facciata piena di ftorie, di Aledandro Magno,cominciando dal fuo nafcimento,e feguitandoin cinque ftoriei fatti più notabili di quelfhuomo famofo,chegh fu molto lodata,ancor che quefta hauedé il paragone a canto d’un’altra facciata di mano di Pulidoro.In qucfto tempo,hauédo Guido Baldo Duca d’Vrbino udita la fama di queftogióuane fuo uafalló, é defideran- do dar fine alle facciate della capella del Duomo d’Vrbinofdoue Batifta Fra cojcomes’è detto, haueua a frelco dipinta la volta j fece chiamare Taddeo a Yrbino.Jlqualelafciandoin Roma chi hauefte cura di Federigo, e lo facefie attendere a imparare, e parimented’un’altrofuo fratello,ilqualepofe con al cuni amici fuoi all’orefice,fen’aftdò ad,Vrbino,doueglifurono.daquerDù- da fatte molte carezze,epoi datogli ordine di qiiantohauefle a difegnare per conto della capella,& altrecofe.Ma in quel mentre, hauendo quel Duca,co me Generale de fignori Viniziani airea Verona," & auederelaltre fortifica* rioni di quel Dominio, menò feco Taddeo, ilqualegli ritraile il quadro di mano di Raffaello,che è come in altro luogho se detto, in cala de fignori Co rida CanoRa,dopo cominciò,pur perfua Eccellenza una telonagrande, den troui la Conuerfionedi San Pauolo, la qualeè ancora coli imperfetta a San* f Agnolo appreflo Ottauiano fuo padre. Ritornato poi in Vi bino andò per un’pezzo feguitando i difegni della detta capella, che furono de’fatti di no- ftra Donna, come fi può uedere in una parte di quelli,che è appreffo Federigo fuo fratello,difegnati di penna, e chiaro feuro. Ma ò uenifle, che’l Duca non folle refoluto,egli parefteTaddeo troppo giouane, 6 da altra cagione,fi ftetteTaddep co elfo lui due anni, fenza fare altro,che alcune pitturein vno ftudiolo a Pefaro, & un’arme grande a frefeo nella facciata del palazzo, & il ritratto di quel Ducain un quadro grandequanto il uiuo, che tuttefurono belPopcre. Finalmente hauendo il Duca a partire per Roma,per andare a ri- ceuere il baffone,come Generale di Santa Gliela, da Papa Giulio Terzo, la- fciò aTaddeo, che feguitafle la detta Capella, e che folle di tutto quello, che per ciò bifognaua proueduto.Ma i miniftri del Duca, facendogli come i più di fimili huomini fanno,cioèftentareogni cofa,furono cagione,cheTaddeo dopo hauete perduto^ duoi anni di tòpo, fe n’andò a Roma,Doue truouaro il Ducagli Icusòdeliramente,fenza dar’biafimo a nefluno,promettendo, che non macherebbedi fare quando folle tempo.L’anno poi 1551. hauendo Ste« fano Veltroni dal Monte Sanfauinoordine dal Papa, de dal Vafari di fare adornare diguottefche ledanzedella uigna,che fu del Cardinale Poggio,fuo ri della porta del Popolo in fui monte,chiamò Taddeo,e neiquadro del mez zogli fecedipignere una occafione,che hauendoprefa la Fortuna, modradi* volerle tagliare il crine con te forbice, imprefadi quel Papa. Nel che Taddeo fi porto molto bene.Dopohauendo il Valarifattofotto il palazzo nuouo,pri mo di tutti gl’altri,il difegno del cortile,e della fon te,che poi fu feguitata dal Vignola, &daH’Aniannato,e muratada Baronino,neldipignerui molte co- fè Profpero Fontana, come di fotto fi dirà ,[fi feriti aliai di Taddeo in molte cofe,chegli furono occafione di maggiore bene -, percióche piacendo a quel Papa il fuo modo di fare,gli fecedipignerein alcune danze {opra il corridore di Beluederealcune figurette colorite, che feruiróno per fregi] di quelle camere.Et in una loggia {coperta,dietro quelle,-che uoltauano-uerfo Roma, fece nella facciata di chiaro feuro,e grandi quanto il uiuo j tutte le fatiche di Hercole,che furono al tempo di Papa Pauolo Quarto roitihate, per fami altre danze,e murarui una capella. Alla uigna di Papa Giulio, nelle primeca- meredel palazzo,fece di colori nel mezzo delia uolta alcune dorie,eparticu*s Jarmenteil MóteParnafo.E nel cortile del medelìmòfecèdue dòrie di chiaro feuro de fatti delle Sabine,che mettono in mezzo la porta di mifchioprin cipale,che entra nella loggia,doue fi feendé alla fonte del acqua uergine, le- quali tutte opere furono lodate, & commendate ritòlto. E perche Federigo, mentre Taddeo era a Roma col Duca,era tornato a Vrbino, & quitti,& a Pe faro,darofi poi fempre,lo fece Taddeo dopo le dette opere, torn area Roma , perferuirfenein fàreun’fregiògran'dein vnaSala; Scaltri in altre danze del la cafa di Giabecari (opra la piazza di,Sant’Apodolo,& in altri fregi, che fece dalla Guglia di San Mauro nellecafediM. Antonio Portatore, tutti pienidi figure,&altre cole, che furono tenute bellillìme. Hauédo compro Mattiuo- lo maedro delle pode,al tempo di Papa Giulio un^ito in capo Martio,e murato un’cafotto molto commodo, diedea dipignere a Taddeo la facciata di chiaro leuro. Ilqual Taddeo ui fece tre doriedi Mercurio mellaggierodegli dij>chefurono molto belle’, 8c il redante fece dipignere ad altri con difegni di fua mano. In tanto hauendo M. Iacopo Mattei fatta murare nella Chiefa della Confolatione fotto il Campidoglio una Capella, la diede,fapendo già quanto ualede,a dipignere a Taddeo, llqtiale la prefe a fare uolentieri], e per piccol prezzo,per modrare ad alcuni;che andatiano dicendo, che non fape- ua fe non fare facciate, e altri lauori di chiaro feuro, chefapeua anco fare di colori. A qued’opera dunque hauendo Taddeo racfTo mano,non ui lauora- ua,fe non quando fi fentiua in capriccio,& uena di far benejfpendendo l’altro tempo in opere,che non gli premeuanò quanto qued'a, per conto dell’ho nore, e cofi con fuo commodo la condufle,in quattro anni. Nella uoltafc-^ ce a frefeo quattro dorieVlella pallìone diChndoJdi non moltagrandezza con belhdìmi capricci,c tanto bene condotte,per inuenzione, difegno,e colorito,che uinfefe dedo; lequali dorie fono la cena con gl’ApodoliJalaua- zione di piedi , Forare nell'orto^e quando èprefo, e baciato .da Giuda in vna » „ delle/delle facciate dalle bande fece in figure grandi quanto il uiuo Chrifto battìi co alla colonna,e nell’altra Filato,che lo moftra flagellato a i Giudei,dicendo Ecce Homoje lòpraquefta in un’arco è il medefimo Pilato,che fi laua le mani,e nell’altro arco dirimpetto Chrifto menato dinazi ad Anna. Nella faccia dell’altare fece il medefimo quando è crucififlo, e le Mariea piedi con la no- ftra Donna tramortita,meda in mezzo dalle bande da due Profeti* e nell’ar- chofopral’ornamétodi ftuccho fece due Sibille,lequali quattro figure trattano della pallìone di Chrifto. E nella uokalono quattro mezze figure intorno a certi ornamenti di ftuccho,figurate per i quatro Euangelifti, che fono molto belle.Queft’opera, la quale fu fcoperta l’anno 1556. non hauendo Taddeo più che zó.anni, fu, de è tenuta (ingoiare, de egli all’hora giudicato dagPanefìcieccellentejPittore.QucftafinitagPallogò M.Mario Frangipane nella Chiefa di San Marcello una fua Capella.Nellaquale fi feruì Taddeo,co me feceanco in molti altri lauori, de giouani foreftieri, chefono (empre in Roma,e nano lauorando a giornate per imparare,e guadagnare, ma nondimeno per all’hora non la condufle del tutto. Dipinte il medefimo al tempo di Paolo Quarto in palazzo del Papa alcune danze a frefco,doue ftaua il Car dinaie Caraffa nel Torrone (opra la guardia de Lazi. Et a olio in alcuni quaa drotti,la Natiuitàdi Chriftojla Vergine,e Giu(eppo,quàdofuggono in Egit to, i quali duoifurono madati in Portogallo dalPAmbafciatoredi quel Re. Volédo il Cardinal di Mantoa fare dipignere détro tutto il fuo palazzo a ca to all’arco di Portogallo,co preftezzagrandifltma * allogò quelI’operaàTad deo per conueneuole prezzo. Uquale Taddeo cominciando, con buon’nu- raerod’huomini.in brieuelocondulle afine, moftrando haueregrandiflì- mogiuditioinlapereaccommodare tanti diuerfi ceruelli in opera figrade, Se conofcere le manierediftercri, perfi fatto modo,che l’opera moftri e (Te re tutta d’unaftefta mano.In (ommafodisfecein queftolauoro Taddeo co fuo molto utile al detto Cardinale, de a chiunche , la uide, ingannando l’opinione di coloro,che non poteuano credere, che egli hauefie a riufeire in ui- luppo di fi grand’opera.Parimente dipinfe dalle botteghe feure per M. Alef- fandro Mattei,in certi sfondati delle ftanze del fuo palazzo, alcune ftoric di figure a frelco, de alcun’altre ne fece condurre a Federigo fuo fratello, acciò fi accommodafle al lauorare,ilquale Federigo,hauendo prefo animo, códuf fepoidafe un’Monte diParnalo fottole fcaled’Araceli ia calad’un gentil huomo chiamato Stefano Margani Romano nello sfondato d’una uolta.on de Taddeo ueggendo il detto Federigo aftìcurato, e fare da fe con i fuoi pro- prij difegnì, lenza edere più che tanto da niuno aiutato, gli fece allogare da gli huomini di Santa Maria deH’Orto a ripa in Roma (moftrado quali di vo lerlafare egli)vna Capeìla,percioche a Federigo fol.o,eftendo anco giouinec to,no farebbe Hata data giamai. Taddeo duq*, perlodisfareaquegl’huomini ui fecela Natiuità di Chrifto,& il refto poi condude tutto Federigo, portan dofi di maniera,che fi uide principio di quella eccellenza, che li oggi è in lufi manifefta. Nemedefimi tempi,al Duca di Guifa,cheeraallhorain Roma,di. fiderando egli di condurre uh Pittore pratico, è ualent’huómo a dipigr.ere un’fuo palazzo in Francia,fu niellò per le mani Taddeo. Onde ueduce delle .operefue, epiaciutagli la maniera,.conuenne di dargli l’anno di prouihone fei cento feudi,e che Taddo,finita l’opera, che haueua fra mano,douefle andare in Francia a feruirlo. E cofi harebbe fatto Taddeo, eflendo i danari per metterli a ordine dati lafciariin un’bancone non fodero allhora fegui- te le guerre, che furono in Francia , e poco appredo, la morte di quel Duca; Tornato dunque Taddeo a fornire in San Marcello l’opera del Frangipane non potèlauorare molto a lungo fenza edere impedito.Percioche, edendo morto Carlo Quinto Imperatore, e dandoli ordine di fargli honoratiffime efequié in Roma,come a Imperatore de Romani,furono allogate a Taddeo, che il tutto condudein ij.giorni molte fiorie defatii di detto Imperatore, e molti Trofei,& altri ornamenti, che furono da lui fatti di carta peda molto magnifici,& honorati.Onde gli furono pagati per le fue fatiche, e di Federigo, &: al tri, che gli haueuano aiutato,feudi fecento d’oro. poco dopo dipinfe in Bracciano al fignorPaolo Giordano Orfini, duecameroni belliifimi, Se ornati di ducchi.Scoro riccaméte,cioèin unoledoried’Amore, e di Pfiche, & nell’altro, che prima era dato da altri comminciato, fece alcune doriedi Aled'andro Magno; & alrre, che gli rellarono a fare,con tinuando i fatti del medefimOjfece condurre a Federigo fuo fratello,che fi portò benilììmo. Dipinfe poi a M. Stefano del Bufalo al (uo giardino dalla fontanadi Trieui, in frefeo leMufed’inrornoal Fonte Cada!io,& il Monte di Parnafo, che fu tenuta bell’opera.Hauendo gloperai della Madonna d Oruieto,comes’è detto nella uita di Simone Mofca, fatto fare nelle Nauate della Chiefa alcune ca pelle con ornamenti di marmi ,e ducchi, e fatto fare alcune tauole a Girola» ino Mofciano da Brefcia,per mezzo d’A mici,udita la fama di lui,condutlero Taddeo,che menò (eco Federigo a Oruieto. Doue, meffo mano a lauorare, condude nella faccia d’una di dette capelle due figurone grandi, una per la uitaattiua,6c l’altra per la con templatiua,che furono tirate uiacon una pratica molto fìcura,nella manieratile faceua le cofe, che molto non dudiaua. E mentre,che Taddeo lauoraua quede, dipinfe Federigo nella nicchia della medeGma capei la tre doriettedi San Paolo. Alla fine delle quali eflendo ama lati amendue, fi partirono, promettendo di tornare a1. Settembre, e Taddeo fe ne tornòa Roma,e Federigo a Sant’Agnolo con un poco di febbre,laqua* lcpadatagli,in capo a due mefi rornò anch’egli a Roma. Doue la fettimana Santa vegnente,nella compagnia di Santa Agata de Fiorentini,che èdietro a bachi,dipinfero ambidue in quattro giorni p un ricco apparato,che fu fatt o p]lo giouedi è uenerdi Sato,di dorie dichiaro feuro, tutta la paiììone di Chri donneila uolta,e nicchia di quello Oratorio,con alcuni Profeti, & altre pic- ture,chefeciono dupirechiuncheleuide. Hauendo poi Aledandro Cardinale Farnefe condotto a buon termine il fuo palazzo diCapraroIa con Architettura del Vignola di cui fi parlerà poco appreflo, lo diede a dipignerc tuttoaTaddeo, con quede conditioni, che non uolendofi Taddeo prillare degl’altri fuoi lauori di Roma fude obligato a fare tutti i difegni,cartoni,or dini,epartimenti dell’opere,chein quel’luogo fi haueuano a fare, di pitture, edi ducchi,cheglihuominii quali haueuano a mettere in operafudonoa uolonta di Taddeo,ma pagati dal Cardinale: che Taddeo folle obligatoa la- uorarui egli dedo due,ò tre mefi dell’Anno, & adandarui quante uolte bi- fognaua a uedere come le cofepaflauano*e ritoccare quelle che non idedono afuo a Tuo modo .Per le quali tutte fatiche gli ordinò il Cardinale dugenio feudi l’anno di prouifione.per locheTadeo hauendocofihonorato tratteniméto, el’appoggio di tanto (ignore, fi rifoluèapofareranimo,&anon uolerepiù pigliare per Roma, come infino all’hora haueua fatto, ogni bado lauoro, e maflìmamente per fuggire il biafimo, che gli dauano molti dell’arte, dicendo che con certa fua auara rapacità,pigliaua ogni lauoro, per guadagnare c5 le braccia d'altri quello,ch’a molti farebbe flato honeflo tratteniméto da potere fludiare,come haueua fatto egli nella fua prima giouanezza. Dal quale biafimo fi difenderla Taddeo con dire, che lo faceua per rifpetto di Federigo^ di quell’altro fuo fratello, che haueua alle fpalle,e uoleua, che con l’aiu to fuo imparafleno.Rifolutofi dunque a feruire Farnefe,& a finire la capella di San Marcello, fece dare da M.Tizio da Spoleti Maeflro di cafa dei detto Cardinale aùipignere a Federigo Sfacciata d’una fua cafa, che haueua in fui la piazza della dogana,uicina a Santo Euftacbio, alquale Federigo fu ciò ca- rillìmo,perciochenon haueua mai altra cofa tanto defiderato, quanto d’ha- uerealcun’lauorofopradife. Fece dunque di colori in una falciatala fioria di Santo Euflachio quando fi battezza infieme con la moglie,de con ifigliuo li,che fu molto buon’opera. E Nella facciata di mezzo fece il medefimo Santo, che cacciando tiede fra le Corna d’un Ceruio lefu Chriflo crucififfo. Ma perche Federigo,quado fece quell’opera non haueua più che a9. AnniiTad- deo,che pure confideraua quell’opera edere in luogo publico,e che importa ua molto ali’honore di Federigo,non folo andana alcuna uolta auederlo lavorare,ma anco tal'hora uoleua alcuna cofa ritoccare,e racconciare. Perche Federigo hauendo un’pczzohauuto pacientia, finalmente traportato una uolta dalla collera,come quegli,che harebbe uoluto fare da fe, prefe la martellina,&gittò in terra non fò che,che haueua fatto Taddeo, e per ifdegno flette alcuni giorni, che non tornò a cafa. la qual’cofa intendendo gl’amici dell’uno,e dell’altro,fecciono tanto, che fi rapattumarono, con quello, che Taddeo potede correggere^ mettere mano ne i difegni, e cartoni di Federi -go a fuo piacimento,ma non mai nell’opere,che facelle, ò a frefco,ò a olio, ò in altro modo. Hauendo dunque finita Federigo l’opera di detta cafa, ella gli fu uniuerfalmente lodata,egl’acquiflò nomedi ualente Pittore. Edendo poi ordinato aTaddeo,che rifacede nella Sala de palafreneri quegl’apofloli, chegià ui hauca fatto di terretta Raffaello,e da Paolo Quarto erano flati get tati per terra, Taddeo fattone uno, fece condurre tu tri gli altri da Federigo fuo fratello, che fi portò molto bene, e dopo feciono infieme nel palazzo di Araceli un’fregio colorito a frefeo in una di quelle fale.trattandofi pofquar fi nel medefimo tempo, che lauorauano colloro in Araceli,di dare alfiguor Federigo Borromeo,per donna la (ignora donna Verginia figliola del Duca Guido Baldo d’Vrbino,fu mandato Taddeo a ritrarlà,ilche fece ottimamen te. de auanti, chepartifieda Vrbino fece tutti i difegni d’una credenza, che quel Duca fece poi fare di terra in Caflel Durante per mudare al Re Filippo di Spagna.Tornato Taddeo a Roma,prefentò al Papali ritratto, che piacque affili. Ma fu tanta la cortefia di quel Pontefice,ò de fuoi miniflti,cheal penero Pittore non furono non che altro rifatte le fpefe.L’anno 1560. afpettando il Papa in Roma, il fignor Duca Cofimo, e laiignora Duchella Leonorafua ’Conforte, & hauendo difegnato d’alloggiare loro Eccellenze nelle danze, chegia Innocentio Ocrauofabricò, lequalirefpódono fui primo cortile del palazzo,& in quello di San Piero,e che hanno dalla parie dinanzi loggie,che lifpondono fopra la piazza doue fi da la benedirione, fu dato carico a Taddeo di farelepitture,&alcuni fregi,che u’andauano, e di mettere d’oro i pai chi nudili, che fi erano fatti in luogo de uecchi confumati dal tempo. Nella qual’opera,che certo fu grande, e d’importanza, fi portò molto bene Federi go,al quale diede quali cura del tuttoTadde fuo fratello,ma con luo gran’pe ricolo,percioche dipignendo grottefche nelle dette loggie, cafcando d’uno ponte,che polaua fui principale fu per capitare male. Ne pafsò molto, ch’il Cardinale Emulio, a cui haueua di ciò dato cura il Papa, diede a dipignere a molti giouani ( acciò fotte finito toftamente)iI palazzetto,che è nel bofco di Beluedere, cominciato al tempo di Papa Paolo Quarto con belliflimafonta na,& ornamenti di molte ftaiueantiche,fecondo l’archiiettura, e difegno di Pirro Ligorio. Igiouani dunque,chein detto luogo con loro molto honore lauorarono furono Federigo Baftocci da Vrbino giouanedi grande afpetta- tionejLionardoCungijj&Duratede! Nero ambtdue dal Borgo Safepolcro, i quali conduttono le ftanze del primo piano. A fommo la (cala, fatta alu- maca dipinfe la prima ftanza SantiZidi Pittore Fiorentino, che fi portò mol to bene.E la maggior,eh e a caro a quella dipinfe il fopradetto Federigo Zuc chero,fratello di Taddeo,e di la da quella,conditile un’altra ftanza Giouan- r.i dal Carlo Schiauone,aliai buon maellro di grottefche. Ma ancorché cia- feuno de i fopradetti fi portafi'e beniftìmo, nondimeno luperò tutti gli altri Federigo in alcune llorie,che ui fece di Chrillo, come la transfiguranone,le nozzedi CanaGaiilea,&: il Centurioneinginocchiato.E di due, che ne man cauano,una ne feceHoratio Sammacchini Pittore Bolognefe,el’altra un’JLo - renzo Colla Mantouanofil medefimo Federigo Zucchero dipinfe in quello luogo laloggietta, cheguarda fopra il Viuaio. E dopo fece un fregio in Bel vedere nella Sala principale, a cui fi faglie per la lumaca, con iftorie di Moi- fe,c Faraone,belle a fatto. Della qual’opera ne diede,non ha molto,etto Fede rigo il dilegno fatto,e colorito di fuamanoin una beiliftìma carta al R. Don Vincendo Borghtni,chelo tiene cariflìmo, e come difegno di mano.d’eccel- lcte Pitrorc.E nel medefimo luogo, dipinfe il medefimo l’Angelo, cheamaz za in Egitto i primigeniti, facendoli, per fare più pretto, aiutare a molti Tuoi giouani. ma nello ftimarfi da alcuni le dette opere, non furono le fatiche di Federigo, e de gl’altri riconofciute,come doueuano,per eflere in alcuni arte fici nollri, in Roma,a Fiorenza,e per rutto,molti maligni, che accecati dalle paftìoni,e daH’tnuidie,non conolcono, ò nó uogliono conolcerel’altrui opc re lodeuoli,&il dietto delle proprie.E quelli tali fono molte uolte cagione, ch’i begl'ingegni degiouani,sbigottiti fi rafreddano negli lludij,enell’opc- rarc.Neli’offizio della Ruota dipinfe Federigo dopo le dette opere intorno a un’Arme di Papa Pio Quarto,due figure maggior del uiuo, cioè la Giulli- tia,erEquità,che furono molto lodate,dando in quel mentre tempo aTad« deo di attendere all’opera di Caprarola, de alla Capella di San Marcello. In tanto fua Santità, udendo finire ad ogni modo la Sala de Re,dopo molte co ten rioni fiate fra Daniello,& tl Salutati, come se detto ordinò al V efeouo di Furlì/ Furlì quanto intorno a ciò uolcua, che facefle. Onde egli fcriffe al Vafàri a di tre di Settembre l’anno 1561. che udendo il papa finire l’opera della Safa de’Rc,gl’haueua commeflo, che fi trouaficro huomini, iquali ne cauadcró vna uol ta le mani. E che perciò, modo dall’antica amioitia,ed’aItre cagioni lo pregaua a uoler’andarc a Roma per fare quell’opera, con bona gratia,e li- ccntia del Duca fuo fignorej pcrciochc con.fuo molto honore, c utile ne farebbe piacere a fua Beatitudine, e cheacciò quanto prima rifpondeflc. Alla quale lettera rifpondenduil Vafari dille,che trouandofi dare molto bencal (cruitio del Duca,& edere delle fue fatiche rimunerato altrimenti, che non era dato fatto a Roma da altri Pontefici, uoleua continuare nel fcruigio di fua Eccellenza per cui haucua da mettere allhora manoà molto maggior Sa la,che quella de Re non era, cchca Roma non mancauono huomini di chi ftruirfi in quell’opera. Hauutail detto Vcfcouodal Vaiati quefta rilpoda, ccon fua Santità conferito il tutto, dal Cardinale Emulio, che nouamenrc haucua hauuto cura dal Pontefice di far finire qnella Sala, fu compartita l’opera,come se detto,fra molti giouani,chc erano parte in Roma,e parte furo no d’altri luoghi chiamati. A Giufeppé Porta da Cadel nuouo della Carfa- gnana,creato del Saluiati,furono date due le maggiori ftorie della Salala Gi rolamo Siciolàte daSermoneta un’altra delle maggiori,& un’altra delle minori. A HoratioSommacchini Bolognefe,un’altra minore. Età LiuodaFur liunafimile. A Giambatiida Fiorini Bològnefcrun’altradcllc minorila qual cofa udendo Taddeo,e ucggédofi clclufo,per édere datodcttoal detto Cari dinaie Emulio,che egli era perioda,che piu attendala al guadagno, che alla gloria,& che al bene operare,fece col Cardinale Farnefe ogni opera per edere anch’egli à parte di quel lauoro. Ma il Cardinale non fi uolédo indo adò perire,gli rifpofe,che gli doucuano badare l’opere di Caprarola,e che ho gli parcua douere,che i Tuoi lauori douefiero edere lafciati in dietro,per lVmu- lationi,egarede gli Artefici. Aggiugnendo ancora,chequandò fi fa bene, fono l’operc,diecianno nomea i luoghi,& nói luoghi all’opere. Ma ciò non odante,fecc tanto Taddeo con altri mezzi appredo l’Emulio, che finalmente gli fu dato à fare una delle dorie minori (opra una porta, non potendole per preghi,ò altri mezzi ottenercele gli fude conceduto una delle maggiori.E nel uerodicono,chel'Eraulioandauain cÌQrattcnuto;percioche fperaa do, che Giufcppo Saluiati hauefie à padare tutti era d’animo di dargli il reda' te,cforfcgittarcin terra quelle,che fudero date fatte d’altri.poi dunque,che tutti i fopradetti hebbono condotte le lor’opereà btion’termine, le uollc tue te il Papa uedcre.Et cofi fatto feoprire ogni cofa,conobbe (e di quedo parere furono tutti i Cardinali*, & 1 migliori artefici ) chcTaddco sera portato meglio dcgl’altri, come che tutti fi tolTero portati ragioneuolmcn te. per ila che ordinò fua Santità al fignor Agabrio, chcglifaccdcdare dal Cardinal Emulio à far’un’altra doria delle maggiori. Onde gli fu allogata la teda,do- uc c la porta della Capella Pauhna.Nclla quale diede principio alI’opera;mi non feguitò più oltre, foprauencndo la morte del Papa, c fcoprcndofi ogni cofa per fare il condaue, ancor che molte di quelle ftorie non hauelTero hauuto il luo finejdella quale doria, che in detto luogo cominciò Taddeo, nc habbiamo il difegno di fuamano,ccia lui datoci mandato, nel detto nodr« libro de'difegtii.Fece nel medefimò tempo Taddeo,oltre ad alcune altre co- fette, un beilidìmo;Ghriftoin un’quadro,chedoueua„eflerèmàdato a Capra r.ola al Cardinal Farnefè, ilqiiale è hoggi appretto Federigo fuo fratello, che dice uolerlo per fejmentrecheuiuc. La qualpittura hajilume d’aldini Angeliche piangendo tengono,alcune torce.'Ma perchedélLopere,.cheTact- deo fece a Caprarola, fi parlerà à Imigò poco apprettò", neldifcórfoi dèi Vi:- gn uola,che fece quella fabrica,per hora non ne dirò al tro.Federigo intanto cdendo chiamato a V.inezia,conuenne col.Patriarca .Grimànidifinirgh la Capella di San,Francefco della Vigna rimafa imperfetta, come se detto,per la morte dfB.attifta:Franco Sminano. Mainànzi checominciattèdeitaCapella adorno aidetto Patriarcha le Scale delfuo palazzo di Vtnena di figure* te poftecon, molta grana dentroacerri ornamenti di ftuecho,edòpo conduf feàfrttco nella detta Capella le due ftorie'd'iXazerOielacon'uerfionediMa- daiena. Dichen e-ibdifégnordimano di Federigo nei detto noftro libro. Ap predo nella tauoìa della medefima Capella fece Federigo la dona de Maghi olio.DopofecefraGhioggia,eMonfel:ce,aIlauilladi M.Gioambatitta Pelle grini,dotie'hanolauorato molte còle Andrea Schiauone,e Lamberto,e Guai tieri.Fiaminghij alcune pitture in unalaggia,chefono molto lodate .-Per la partita dunque di:Federigo, feg«itb.Taddeo di lauorareafrefco tutta quélla ftate nella Capella di.San.Marcello;perla quale fece finalmente nella tauola à olio la conuerfiòne di-San Paolo.Nella quale fi uede fatto con bella maniera quél San to calcato dà cauallo,e tutto sbalordito dallo fplendore,edallajvo cedi Gièfu Chrifto,ilquale figurò in una gloria d’Angeli^n atto apunto, che pàrcchedica‘ySaulo,Saulojperchemi perlèguithSono fimilmenrefpauenta« ti,e danno comeinfenfati,e ftupidi tutti i fuorché glf danno d’intorno.Nel- Iauolta.dipirileàfrefcodeiuroà£cmornamenridilhijccho.treftoriedelme defimo Tanto.In una,quando éfiendotnenatq prigione a Roma, sbarca nelr l’Ifola di Malta, doue fi uede, che nelLat fuoco,fe gl’auen ta una Vipera alla piano per.morderlo,métrein diuerfemahiere ftannonlcuni marinari,quafi nudi d’intorno alla barca. In un’altra è quando calcando dalla fineflrauno giouane,èprefentatoàSan Paolo, chein uirtùdi Dio lo rifufcita;e nella terza èia decollatione e morte di eflo Santo.Nelie faccie da bado fono, firmi menteàfrefcoducfioriegrandi.In unaSan PaoIo,cheguarifceuno fttopia- tb deliegambé,e nell’altrauna difputa,douefa rimanere cieco un’Mago,che l’un a, e l’altra fono veramentebelliilìme. ma qued’operaeflendoper lafua morte rimafa imperfetta,l’ha finità Federigo quedo anno, & fi è fcopertacó molta fila lode. Fece nel .medefimò tempo Taddeo alcuni quadri à olio, che dall’Ambafciatorè di quel'Refurono mandati in Francia. Efiendo rimalo imperfetto per lamorte del Saluiati il falotrodel palazzo de Farnefi,cioè ma cando due Rode nell’entratajdirimpetto alfineftrone, le diede à fare il Cardinale San t’Agnolò Farnefe à Taddeo,che le condotte molto beneà fine.ma nonperò pafsò Fancefco,neanco l’arriuò,nell’opere fatte daiuLriella medefima danza,come alcuni maligni, & inuidiofi erano andati dicendo per Roma,per diminuirecón falfè calumnic la gloria deLSaluiati.& lebeneTaddeo fi difcndeua; con dire,che haueuafattofareil tuttoàfuoigarzoni,eche non • era in queli’p'perajdiiuamanPyfe non il difegno,e poche altre cofe,non furo fio cótali fcufe accettate,per cioche non fi dcue nelle concorrétie, da chi vuo iè alcuno fuperare,mettere in mano il ualore della Tua uirtù, e fidarlo à perlb nedebolùperochefi uà à perdita manifella. Conobbcadunqneil Cardinale Sant’Agnolo,huomo ueramente di fommo giuditio in tutte le cofe,e di fbm ma boncà,quanto haueua perduto nella morte del Saluiati. ImperocHe fe bc ncera fuperbo,altiero,e di mala natura,era nelle cofe della pittura uerametv teeccellentifsimo. Ma tuttauia eflendo mancati in Romai più eccellentifi rifoluè quel fignore, non ci efTendo altri, di dare à dipignere la Sala maggio re di quel palazzo a Taddeo,ìlquale la prefeuolenticri, con fperanza di hauc re a moftrare con ogni sforzo,quanta fùfle la uirtù,e faper fuo. Haueua già Lorenzo Pucci Fiorentino Cardinal Sàtiquattro fatta fare nella Trinità, una Gapclla,e dipignere da Pèrino del Vaga tutta la uolta , e fuori certi-Profeti ti con due putti,che teneuano Tarme di quel Cardinale.Ma eflendò rimala im perfetta,c mancando à dipignerd tre facciate, morto il Cardinale, que padri léza haucr’ri fpetto al giufto,e ragioneuolè,uéderóno alPA rciuefcouo di Coc fu la detta Capella, che fu poi data dal detto Arciuefcoup àdipigncre àTad- deo. Ma quando-pure per qualche cagione eri (petto della Chiefa,'fude flato ben fatto trouar modi di finire la Capella,doueuano almeno in quella pàtteS checra fatta, non coafentire, chefideuairel arme del Cardinale, per farui> quella del detto A rciuefcouo,la quale poteuano mettere in altro luqgo,c notar ingiuria coli manifeflaalla buona mente di quel Cardinale. Per hauerfi dunque Taddeo tant’operealle mani,ogni di lollecitaua Federigo à tornarfc neda Venetia. llqualeFederigodopohauerfinita la Capelladel Patriatcha, era in praticudi torre à dipignere la facciata principaledellàSalagrandedel- Gonfiglio>dDuegià dipinfe nntonio Vin.itiano, Ma le gate, e le co ntrarietà , che hebbe da i pittori Venitìani,fumo cagione., che non Phebbero ne ellì cotanti lor’fauori,neegliparimente.In quel.mentr.e Taddeo, hauendo diddc* rio di uedere Fiorenza > e le molte opere, che inrendeua hauere fatto-, e fare tutta uia il Duca Codino, óc il principio della Sala grande, che faceua Giorgio Vafari amico fuo,moftrando una uolta d’andare a Caprarola in feruitio- dell’opera,che ui faceua,fe ne uenne,per un’San Giouanni,à Fioréza,in coiti pagniadi Tiberio Calcagni,gioitane fcultorci Se Architettp Fiorentino,do^ ue oltre la Città,gh piacquero infinitamente Peperoni tanti/cu!ton,e pitto* ri eccellenti coli antichi,come moderni.Et fe non hauefle hauuto tanti cari-; chi,e tante opere aìle’mani,ui fi farebbe uolenueri trattenuto qualche mefe, Hauendo dunque ueduto l’apparecchio del V afan per la detta Sala,cioè qua ranta quattro quadri grandi, di braccia quattro, lei, fette, e dieci l’uno,ne i quali Iauoraua figure,per la maggior parte di lèi,& otto braccia,&C có l’aiuto folodiGiouani Strada fiamingo,&Iacopo Z.ucchi,Gioì creati,e BattiftaNal dini,& tutto edere dato códottoin menod’u.n’anno, n’hebbegrandifslniò piacere e prefe grand’animo.Onde ritornato àRoma meilèmanoalla detta Capella dellaTrinicà,con animo d'hauereà uincere fe (lèdo,nelle dorie,che ui andauano di nollra Donna,come fi dirà poco appredo. Hora Fedei igo,fc beneera follecitato à tornarfene da Vineria,non potè non compiacere^ non flarfi, quel carnoualein quella Città in compagnia d’Andrea Palladio Architetto. ìlquale hauendo fatto sili (ignori della Compagnia della calza un mezzo teatro di legname, à ufo di Colofieo, nelqualcfihaueua da recitar* nna Tragedia,fece fare nell’apparato a Federigo dodici ftoriegrandi, di fette piedi,e mezo l’una per ogni uerfo,con altre infinite cole de fatti d’Ircano, Redi Ieru/alem,fecondo il foggetto della Tragedia. Nella quale opera acqui ftò Federigo honore affai,per labonràdi quella, epreffezza,con la quale!* conduffe. Dopo andando il Palladio a fondare nel Friuli il palazzo di Ciuita le,di cui haueua già fatto il Modello, Federigo andò con eflo lui, per ueder« quel paefe, nel quale difegnò molte cofe, che gli piacquero.poi hauendo ue duto molte cofe in Verona, &in moltealtre Cittàdi Lombardia Tene uen- nefinalmente a Firenze,quando a punto fi faccuano ricchiflimi apparati, Se marauigliofi,per la uenuta della Reina Giouanad’Auftria.DoueafriuatoJ« ce,comeuollcil fignore Duca in unagrandiilìma tela, checopriua la Scena in tetta della Sala, una belillìma, e capricciofa Caccia di colori, Se alcun* ftorie di chiaro feuro per un’arco , che piacquero infinitamente. Da Firenze andato a Sant’Agnolo ariuederegli amici, c parenti, arriuò finalmente in Roma allixvj.del uegnente Gcnaio,ma fu di poco foceorfo in quel tcpoaTaddeorperciochelamortedi Papa pio Quarto, Se poi quella dei Car dinal Sant’Agnolo interroppero l’opera della Sala de Rc,& qlla del palazzo de Farnefi.OndeTaddeochc haueuafinito un’altro appartamento di danze a Caprarola,e quafi condotto a finelaCapella di San Marcello acrendeua all’opera dellaTrinità con molta fua quiete,e conduceua il tranfitodinoffra donna, & gli Apoftoli, chefono intorno al Cataletto. E hauendo,anco in quel mentre, prefo per Federigo, una Capella da farfi in frefeo nella Chiefa de preti riformati del Gicfu aliaGuglia di fan Mauro \ elio Federigo ui mite fubitamèntc mano.Modraua Taddeo (fingendofi sdegnato, per hauere Federigo troppo penato a tornare) non curarli molto della tornata di lui. Ma nel ueròl’haueua cariffima, come fi uide poi per gl’effetti, conciofufle, che gl’era di moltamoleftia l’hauere a prouederc la cafa, (ilqualc faftidio gli folcita leuare Federigo), & il difturbo di quel loro fratello, che ftaua all’orefi ce, puregiuto Federigo ripararono a molti incóuenienti, p potere co animo ripofato attendere a lauorarc. Cercauano in quel mentregl’amici di Taddeo dargli donna,ma egli come colui, che era auczzo a uiuerelibero,& du- bitaua diquello, che le più uoltcfuole auenire, cioè di non tirarli inca- fa, infiemecon la moglie mille noiofe cure, efaftidij, non fi volle mai ri* foluere. Anzi attendendo allafuaopcra dellaTrinità, andaua facendo il cartone della facciata maggiore,nella quale andaua il falirc di noftra Donna incelo: mentre Federigo fece in un’quadro fan Pieroin prigione, per lo fignorDuca d’Vrbino:& un’altro, doue è una noftra Donna in cielo, con alcuni Angeli intorno: che doueua edere mandato a Milano. vn’altro, che fu mandato a Perugia , un’occafione. Hauendo il Cardinale di Ter- raratenuto molti pittori, &Maeftridi ftuccoa lauorarc a una fuabellifli- ma villa, che hàaTigolt, ui mandò ultimatamente Federigo a dipignere- due danze, una delle quali è dedicataalla nobiltà, Se l’altra alla gloria . Nelle quali fi porrò Federigo molto bene, Se ui fece di belle e capricciofeinuen- uuni4& ciò finito, fe aie .tornò a Roma allafua operadeila detta Capella, . COii*
ConducendolaVcomeha fatto', a fine ; Nellaquale ha fatto un choro di molti Angeli, &uariau fplendori, con Dio padre,che mandalo Spirito Santo fopra la madonna, mentre è dall’Angelo Gabriello annuntiataj t meda in mezzo dafei Profeti maggiori del uiuo, c molto belli. Taddeo fe» guitando in tanto di fare nella Trinità in frefeo l’Affiinta della Madonns,pa reua che folle fpintodallanatutaafar’in quell’opera, come ultima, l’eftre- cno difua polla. Et di uero fu l’ultima > percioche infermato d’un’male, chea principio paruc aliai leggieri, e cagionato dai gran caldi, che quell’anno furono, Se poi rittfet grauiffimo, li mori del mefe di Settembre l’an- fìo 1566. hauendo prima, come buon Chriftiano riceuuto i facramcnti della Chiefa,& ueduto la più parte dei luoi amici, lafciando in fuo luogo Fed« rigoluo fratello, ch’anchegli allhoraera amalato. E cofi in poco tempo, ellendo fiati leuati del mondo il Buonarroto, il Saluiati, Daniello, e Taddeo, hanno fatto grandiffima perditale nofireatti,& particolarmente la pittura. Fu Taddeo molto fiero ncllclnecofe, ethebbeuna maniera aliai ciolcc,epaftofa,e tutte lontana da certe crudezze; fu abondantenefuoi com • ponimetrti,e fece rnoho belle le tefte,le mani,& gl’ignudi,allontanandofi in dii da molte crudezze,nelle quali fuor di modo fi affaticano alcuni, per pare re d’iri tendere l’arte,elanotomia,ai quali auienc molte uolte, comcaucnne a colui,che per uolere edere nel fauelb.re troppo Atheniefc, fu da vnadon- nicioia per non A theniefeconofciuto. Colorì pari mente Taddeo con molta uaghezza, Se hebbe maniera facile, perche fu molto aiutato dalla natura, ma alcuna uolta fe ne uolle troppo feruire.fu tanto uolentordo d’haucre da le,che durò un pezzo a pigliare ogni lauoro per guadagnare, Se in fonia fece molte,anzi infinite cofe degne di molta lodc.Tennelauoranti affai,per condurre l’opere,percioche non fi puòfarealtrimenti, fufanguigno, fubito,6c molto fdcgnofo,e oltre ciò dato al le cofe Veneree. Ma nondimeno,ancora chea ciò fufle inclinatilfimo di natura, fa temperato, e Teppe fare le fue co fe con vnacerta honefta uergogna,-emoltofiegretamente. fu amoreuoledcgli amici,e douc potette giouare loro, fe n’ingegno Tempre. Reftò coperta alla morte Tua l’opera della Trinita,& imperfetta lafala grade del palazzo di Far- nefe,& cofi l’opcre di Caprarola. Ma tutte nondimeno rimafero in mano di Federigo fuo fratello. llquale fi contentano 1 Padroni dell’opere, che dia a quelle fine comefara, Se nel uero non farà Federigo meno herede delia uir- tù di Taddeo,che delle facilità.fu da Federigo data fepohura a Taddeo,nella Ritóda diRomauicinoalTabernacolodoueèfepolto Raffaello daVrbino del medefimo fiato.E certo ftà bene l’uno acanto all’altro,percioche fi come Raffaello danni 57. Se nel medefimo dì, che era nato mori cioè, il Venerdì Santo, cofi Taddeo nacque a di primo di fettembre F529.Se morì alli dui del lo fteflo mefe lanoi$ó6. E d’animo Federigo, fegli fìa conceduto,reftaurare l’altro Tabernacolo pure nella ritóda,e fare qualche memoria in ql luogo al fuo amoreuole Fratello,al quale fi conofce obligatifsimo.Hórn pchedi fopra fi è fatto métione di Iacopo Barbozzi da Vignuola^ detrojche fecódo l’ordine Se Architettura di lui hafattol’lflufi.Cardinal Farnefe il fuo ricchifiìmo, e reale Villaggio di Caprarola,dico,che Iacopo Barozzi da Yignuola3Pirtore* Architetto Bolognefe,che hoggi-ha:5S,anni;neUafii2 pueritia, giouen-tù;firmefto all'arte della pittura in Bologna. Ma non fece molto frutto »perche non hebbe buono indirizzo da principio. Et anco per dire il ucro» egli? haucuada natura molto pili inplinationeallecofed*Architettura, che alla pittura,comein fine allora fi uédeuaapertamente ne fuoi difegni,&in quel le poche opere,che fece di pittura, imperochefempre fi uedeua in quella cole d’architettura,&: profpettiua,e fu in lui cofi forte,e potente quefia inclina rione di natura,che fi può dire, ch’egli imparafle quali da fe fi elfo i primi prl cipij, c le cofe piu difficili ottimamen te in breue tempo, e onde fi uidcro di. fua mano quali prima,che folle conofciu to, belle,e capricciofe fantafie di ua ri) di feg ni, fatti per la piu par te, a requifitionedi M. FrancefcoGiucciardini allhora gouernatore di Bologna,e d’alcuni altri amici luoi,i quali difegni fur no pormeli in opera di legni Commdlli, e tinti a ufo di tarfie,da fra Damia- nodà Bergamo dell’ordine di San Domenico in Bologna .Andato poi elio Vignola a Roma per attendere alla pittura, òccauare di quella, ondepotefle aiutare la fua pouera famiglia, fi trattene da principio in beluedere con laco po Melighini Ferrarefe Architettore di Papa Paolo Terzo, difegnando per lui alcune cofe di archi tcTturaTMTdopo,clIendo allhora in Roma un’Accademia di nobilifiìmi gen til’huomini, e Pignori, che attendeuanoallaletio- ncdi Vitruuio;fra qualfera-M.Marcello Gemini, chefupoi Papa, Monfig. Mafrei,M.Alertandro Manzuoli, Scaltri,fi diede il Vignuola per feruitio loro a mifurare interamente tutte Fanticaglicdi Koiiia,&.a fare alcune cofe,fc condo i ioro capricci ila qual cofa gli fu di grandillhno giouamento neli’im- parare, nell’utile parimente. In tanto ertendo uenuto a Roma Francefco PrimaticciOjPittoreBolognele^elqualeiì parlerà iaìccoduogo, fi feruì mol todel Vignuolain formare una-gràparteddi’ antichità di Roma,per porta re le forme in Francia,e gettarne poi fiatue dt bronzo fi unii aii’antiche . Del la qual cofa fpeditolì il Primaticcio, nell’andare in Fra neia, condulle feco il. Vignuola,pcrferuirfenenellecofedi architettura, e perchegl’aiuralle a get- raredi bronzo ledettefiatue,ehehaueuanoformate,fi comene{l’iina,e nell’altra cofa fece con molta diligéza,& giudizio.E partati duoi anni,le ne tornò a Bologna, fecondo chehaueuapromelfoal Con te Filippo Pepoii,per at tendere alla fabrica di fin Petronio. Nel qual luogo coniamo parechsanni in ragionamenti,edifputecon alcuni,che leco in quei maneggi competeua- no,fenza hauere fatto altro,che condurre, e fatto fare con i 1 uoi difegni il Na uiliOjchecondufcele barche drento a Bologna, la doue prima non fi accorta uano a tre miglia, della qual’opera non fu mai fatta ne la più utile ne la mi* gliore: ancor che male ne forte rimuneratoli Vignuola, inuentore di cofi utile, e Iodeuole imprefa. Elfendopoi l’anno 1550.creato Papa Giulio terzo, per mezzo del Vafari fu accommodatoil Yignuola, per architetto di fua San tità,&: datogli patticolar cura,di condurre l’acqua vergine,e d’efietefopralc cofe delia Vigna di erto Papa Giulio, che prefeuolenneri alno feruigio il Vi gnuola,per haucrc hauuto cognitione di lui > quando fu legato di Bologna. Nella quale fabrica,& al tre cofe,che feceper quel Pontefice, durò molta fati ca, ma ne fu male remunerato, finalmente hauendo Alefìandro Cardinale Farnefeconofciutol’ingegnodel Vignuola,&: fempre molto fauontolo, nel ferela fua fabrica,& Palazzo di Caprarola, uolle che tutto nafeefle dal capric* CIO, ciò dileguo,&inuézione del Vignuoh.e neluero no fu punto maticoilgiti ditiodi quel lìgnoreinfarede<joned‘un’eccd.Aichitetrore,chelagrandcz za dell’animo in mettere mano .1 coli ghinde, c nob.leedifitio, ilquale,ancor che fia in luogo, cheli polla poco godere dali’uniuerfaie eflendo fuor di mano, è nondimeno cola marauigliofa per ilio ,Sc molto il propalilo per clu uuoleritirarn alcuna uolta da ifaltidij e tumulti della Città. Hadunqucquc ito-edificio forma di pentagono,ed è fpamto in quanto appartamenti dènza la parte dinanzi, doue è la porca principale. Denrro alla quale parte dinanzi è una loggia di palmi quaranta in larghezza,& ottanta in lunghezza. In fu vno de.lati è girata,! forma tonda una fcala a chiocciola di palmi dieci nel ua no de gli Scaglioni,de uenti èil uano del mezzo, che da lume a detrafcàla..La qualegiradal fondo,per infino all’altezza del terzo appartamento piu alto,« la detta fcala li regge tutta fopra colonne doppie , con cornici, che girano in tòdo fecondo la Icala, che è ricca, e uaiia.cominciando dall’ordine Dorico.« .feguirando il Ionico,Corinto, e Cópolto, can richezza di Baìaultri Nicchie, &c altre fantafie,che la fanno elfere cofa rara, e belli dima.di ri mpero a quella fcale,cioèin fui l’altro de canta, che mettono in mezzo la detta loggia dell’en trata,è un’appartamento di ltanze,ch e coro inda da un ricetto tondo, fimilc alla larghezza della fcala,e camina in una gran Sala terrena ; lunga palmi ottanta,e larga quaranta.LaqualeSala è lauoratadi Itucchi, e dipinta di ltorjc di Gioue,cioè la Nafcita,quando è mutato dalla capra Alfea, e che ella è inco Tonata,con due altre ltorie,che la mettono in mezzo;nelle quali èquando el l’è collocata in cielo fra le qturati taotto imagini,et con un’altra limile Itoria della medefima capra,che allude,come fanno anco Paltre.al nomedi Capra- rola, Nelle facciate di quella Sala fono profpettiue dicafamenti tirati dal Vi- gnuola,e coloritedu un fuogenero,che fono molto belle,e (ano parere la Ita za maggiore, A canto a queita Sala,e un falorro di .palmi 4o.che apunro uie- nea elfere in fu l’Angolo, chefeg:Ue,nclq.iiàle,oltreai lauoridi ftticcho, lono dipinte cole,che tutte dimoltrano laprimauera. Da quefi:o Giotto feguitan do uerlo l’altro A ngolo,cioè ucrlb la punta del pentagono, doue è comincia, ta una torre,li ua in rie camere,larghe ciafcuna quaranta palmi, e trenta lun ghe.Nella prima delie quali è di ftticchi, e pitture con nane inuenzioni dipintala ftate,alia quale Ragione è quella prima camera dedicata. Nell’altra, che legue,èdipinta,Sciancrata nel medefimo m-odola ftagionedell’Autun no.hnell'iiltirna,fatta in fimil modo,ìaquale li difende dallaTramoncana è fatto di limilelauorol’inuernara.E cofi infin qui hauemo ragionato(quanto al piano, che è fopra le prime danze fotterranee,intagliate nel tufo, douefo noTmelii, cucine,difpenfe,canune)della metadi quello edilizio pentago- no,cioè della parte delira. Dirimpetto alla quale nella fi mitra fono altre tante Itanze apunto,e della medefima grandezza. Dentro a i cinque Angoli del paragono ha girato il V ignuola un cortile tondo, nel quale rilpondono eoa le loro porte tutti gl’Appartamenti dell’edilìzio Jequali porte dico riefeono iurte in fulla loggia tòda,che circóda il cortile itorno3e laquale è larga diciocco palmi.£t il diametro del cortile reità palmi nouantacinque, e cinque onde. 1 pilaltridella_qua!eloggia,tramezzata da Nicchie, die felt erigerlo gl’ur *^:hi,eic.uohc, elleudo accoppiati,con la nicchia in mezzo,fono.uenii, di isti-ghczza palmi quindici ogni due, che altre tanto fono iuani degParchi. Et intorno alla loggia ne gl’ angoli, che fannoji! fello del tondo, tono quattro (cale a chiocciola,che uanno dal fondo del palazzo, per fino in cima per corri modo del palazzo,e delle flanzc,con pozzi, che fmaltifeono laeque piouane, e fanno nel mezzo una citcrna grandillima, e belliflfima, per non dire nulla de’ lumi, c d’altre infinite commodita,che fanno quella parere, come è nera mente, una rara,cbcllifììmafabrica.LaquaIe,oltrcall’hauercforma,efitodi fortezza, è accompagnata di fuori da una fcala ouata,da folli intorno,e da p5 ti lcuatoi fatti con bell’inuenzione,c nuoua maniera, che uanno ne’giardini pieni di ricche,e üarie fontane,digratiofi fpattimcnti di ucrzurc,&: in fornirla di tutto quello,che a un Villaggio ucramente reale, è richicflo .Horafa* glicndo per la chioccia grande dal piano del cortilcin full'altro appartameli co di fopra fi trouauano finite fopra la detta parte di cui fi è raggionato, altre tâte flaze,& di piu la Capella, laquale è dirimpetto alla detta fcala roda prin cipalein fu qflo piano,nella Sala,che è apunto fopra qlla di Gioue,edi pari gràdczza,fono dipinte di mano di Taddeo,e di fuoi giouani,có ornameli rie chifllmi, e belillìmi di ftuccho, i fatti de gl’huomini illuflri di cafa Farnefe. Nellauoltaèuno fpartimentodifei fiorie,cioè di quattro quadri,c due tondi, che girano intorno alla cornice di detta Sala,c nel mezzo tre ouati,accorri pagnati per lunghezza da due quadri minori,in uno de quahèdipintalafa ma,e nell’altro Bellona. Nel primo de’treouati èia Pace,in quel del mezzo Parme uecchiadi cafa farnefe col cimiero,fopra cui è un’Liocorno, c nellal* tro la Religione. Nella prima delle fei dette floric,chcèun tódo è Guido Far nefe con molti perfon aggi ben fatti in torno,e con quefta infcrizzionc lotto. Guido Farnefius urbis ueterisprincipatum,ciuibus ipfisdeferentibus adc- ptusjlaborantiinteflinisdifcordijs citiitati, feditiofa fa&ionc eie<fta,pacem, ÔC tranquiIIitatcreflituit,anno ijij.ln vn quadro lungo è Pietro Nicolo Far ncfc,che libera Bologna,con quella ìfcrizzione lotto Petrus Nicolaus, fiedis Romana: potentifììmis hoflibus memorabili prelio fuperaiis, imminéti obli dionispericuloBononiam liberar, anno fai utis 1361. Nel quadro, che è acari to aqucflo è Pietro Farnefe,fatto Capitano de’Fiorentini con queflaifcriz- zione. Petrus Farnefius Reip. Fiorentina: Impcrator, magnis Pifanorum copijs. .....
Vrbem Florentiam triumphansingreditut,anno 1361.
Nell’altro tondo,che è dirimpeto al fopradetto è un’altro Pietro Farnefe, cherompei nemici della Chiefa Romana à Orbatcllo, con la fua infcrizzio- nc.In unodeducaltri quadri,chefono egualièilfignor Ranieri Farnefe, fat to Generale dc’Fiorentini in luogo del fopradetto fignor Pietro fùo fratello, con quella Ìfcrizzione Rainerius Farnefius à Florcnrinis, dificili Reip. tem pore,in Petri fratris mortui locu,copiarum omniu dux deligitur anno 136*. Nell’altro quadro, eRanuccio Farnefe fattoda EugenioTerzo Generale della Chiefa,con quella Ìfcrizzione. Ranutius Farnefius, Pauli terrij Papx Auus,Eugenio tertio P. M. rofae Aurea: munereinfignitus, Pontifici) exerci tus Imperator conflituitur. Anno Chnfli 1435.in fomma fono in quella uol la un numero infinito di belliflimc figure,di flucchi,&altri ornamenti mef- fid’oro. Nelle facciate fono otto floric, cioè due per facciata nella prima cntran*omrandoa man ritta, è in vnaPapa Giulio terzo,che con Ferma Parma,e'Pia cenzaal Duca Ottauio,& al Principe filò figliuolo,prefen ri il Cardinale Far refe, Sant’Agnolo fuo fratello>Santa Fiore Camarlingo,‘Saluiàti il vecchia; Chieti,Carpi; Polo; è Morone,tutti ritrattidi naturale,có qfta infcrizione. luliusiii. P.M. AkxandroFarnefìoduttorc, Octdnio Far ne fio cius frdtri Vdrmm dm# mijjdmrcflitiut. Armofulntisi^-o. NellafecondaèilCardinale Farnefe,che vain Vrmantia legato all’Imperatore Carlo quinto; egl’efcono incontraS. Macftà,eil Principe Tuo figliuolo,con infinita molcitudmedi Baroni. Ecco cilìil Re de’Romani,con la Tua infcrizione. Nella facciata a man manca en traodo, è nella prima ftoria la guerra d’Alemagna,cótra i Luterani, dotre fu legatoli Duca OttauioFarncfe l’anno >54ó.con la fina intenzione. Nella feconda è il detto Cardinale Farnefe, e l’Impatore có i figliuoli. I quali tutti c quattro fono lotto il Baldacchino portatola diuerfi, che vi fono ritraiti ài naturale ,infra iquali è Taddeo maeftròdell’opera,con vnacomitiuadi molti S. intorno.In vna delle faccie,o vero teliate fono due ftone,& i mezzo vn ouato,dentro alquale è il ritratto del Re Filippo có quella infcrizzione, Filippo Hifpanidruni Regi mdximoyob eximid indomumFdrnefìd meriti. In vna del le fiorie è il Duca O ttauio, che prende peri fpola Madama Margherita d Au firia con Papa Paulo terzo in mezzoscon quelli ritratti,del Cai dinale Farne fe gioitane,&: del Cardinale di Carpi,del Duca Pierluigi, M. Durante, Euria lo daCingoli, M. Giouanni Riccio da Monte Pulciano, il Vefcouo di Comoda Signora Liuia Colonna,Claudia,Mancina^ettimia,e Donna Maria di Mondozza. Nell’altra èil Duca Horatio,che prende per ifpofa la forella del ReHenricodi Francia con quella infcrizzione. Hcnricusij. Vdlefius Gdl lite Re* H ordtio Far ne fio Cdftri Duci, Didiwnfilidm in mdtrimonium collocdt. dima filutis 155z. Nellaquale lloria, oltre al ri tratto di ella Diana col manto Rea le,&del Duca Horatio fuo marito,fono ritratti,Chaterina Medici Reina di Francia,Margheritaforelladel Re, il K e di Nauarra,il Connellabile, il Duca di Guifa,il DucadiNemorsd’AmiraglioPrincipedi Conde, il Cardinale di Loreno gioitane,Guifa non ancor Cardinale,el S.PieroStrozzi,Madama di Monponfier, Madamifella di Roano. Nell’altra tellata rincon tro alfa dee ta,fonofimilmenteduealtre fiorie,con louatoin mezzo,nelqualeèil ritrat io del Re Henricodi Francia con quefta infcrizione. Hcan’co FrancomnRc* gl tndx< [amili# Farneficc conferuatori. In vna delle ftoriecio è in quella,cheèa man ritta, Papa Paulo terzo velie il Duca Horatio,\ heèÌT>ginocchioni,vna v^flefacerdota!e,e lo fa prefetto di Roma;coml Duca Pierluigi appretto, & altri Signori intorno, con quelle parole. Pdidusiij. P. AI. HoratiiunFarnc^ fitrn nepotemfumili#fpeiadotefeentem pr#feflum urbis creai. anno fai 1549.
Et in queflafono quelli ritratti.il Cardinal di Parigi, Vifeo,Morone,Badia, Trento,Sfondrato,e Ardinghelli . Acanto a quellamell’ahra ftoria, il me- defimo Papa da il bafton generale a Pierluigi,& ai figliuoli, che non erano ancor Cardinali; con quelli ritratti, il PapajPierluigijFarnefejCamailingo» Duca Ottauio,Horatio,Catdinaledi Capua,Simonetta,lacobaccio,san Iaco po,Ferrara, Signor Ranuccio Farnefegiouanetto,il Giouio,il Molza,e Mar cello Ceruini,che poi fu Papa,Marchefe di Marignano s.Giouambatifta Cs ftaldo, Signor’ Aleflandro Vitelline il Signor GiouambatiftaSauelli.
Qiinq
Venendo horaal falotto,che è a canto a quella fida, che viene a edere fopra alla primauera: nella volra adorna con vn partimento grandiìTimo,e riccho di ftucchfe oro, è nello sfondato del mezzo Pincoronatione di Papa Tallio terzo con quattro vani che fanno epitaffio in croce; con quefte parole.
Puulusiij. Fmiejìus Pontifcx Miximus; Dco,cr homiiubus approbantibus; facrx Thid. rxfokmniritticoroiutur,d.nnofdutis 1554 . iij. N011. Noucmb. Seguitano quattro fforie fopra la cornice,cioè fopra ogni faccia la fua. Nella prima il Papa be- difce le Galee a Cmità vecchia,per mandarle a Tunis di Barberia l’anno 1335. Nell’altra il medefimofcomunica il Re d’Inghilterra l’anno 1537.col fuo epi taffio. Nella terza è vn’armata di galee, che prepararono l’Imperadore, c Viniiianicontrail Turco con autorità,e aiuto del Pontefice l’anno 1533. Nella quarta, quando eflendofi Perugia ribellata dalla Chiefa, vannoi Perugini a chiedere perdono Panno 1540. Nelle facciate di detto falottò fono quattro ftorie grandi,cioè vna per ciafcuna faccia,e tramezzate da fineftre,e porte. Nella prima è in vna ftoria grande Carlo quinto Imperatore,che tor nato daTunis vittotiofo bacia i piedi a Papa Paulo Farnefein Roma Panno 1533. Nell’altra,cheèfopra la porta è a man manca la pace che Papa Paulo ter zo,a Buflel fece fare a Carlo quinto Imperatore,eFràcefco primo di Francia l’anno 1538. Nellaquale ftoria fono quefti ritratti, Borbone vecchio, il Re Francefcojil Re Henricn,Lorenzo vecchio,Turnone,Lorézogiouane, Bor bonegiouane,eduefigliuoli del Re Francefco. Nella terzail medefimo Pa pa fa legato il Cardinal di Monte al Concilio di Trento: doue fono infiniti ri tratti. NelPvltima cheèfra leduefineftreildetto fa molti Cardinali, per la preparazione del Concilio. fra i quali vi fono quattro,che dopo lui fuccefsi uamentefuronoPapi, Iulioterzo, MarcelloCeruino, Paulo quarto,ePio quarto. Il qual falotto,per dirlo breuemenre,eornatiffimo di tutto quello,che a fi fatto luogo fi conuiene. Nella prima camera a canto a quefto fa- lotto dedicata al veftire,che è lauorata anch’efla di fiacchi,& d’oro riccha- menteè nel mezzo vn facrifizio,con tre figure nude, fraje quali évn Aletta dro Magnoarmato,chebutta fopra il fuoco alcune vedi di pelle. Et in mol te al tre ftorie,eh e fono nel medefimo luogo,cquado fi ttouò il ueftired’her be,e d'altre cofefaluatiche, che troppo farebbe, volere il tutto pienamente raccontare. Di quella fi entra nella feconda camera dedicata al fonno, la* quale quando hebbeTaddeo adipignerèhebbequefteinuenzioni dal Co- mendatore HaniballeCaro,di commdììonedel Cardinale. E per che me* glio s’intenda il tu tto,porremo qui l’auifo del Caro,con le file proprie paro - le,che fono quelle. . •
I (oggetti,che il Cardinale mi Ira comandato, che io vi dia, per le pitture del palazzo di Caprarola,non bafta,che ni fi dichino a parole, perche oltre ail’inuenzione,vi fi ricerca la difpofirione,Pattitudini,i colori, & altre auer tenze affai; fecondo le del cri ttion i, che io tru.ouo delle cofe, che mi ci paiono al propofitof. Perchediftcndarò in.carta tutto che fopra ciò mi occorre piu breuemente,6c piudiftinrimentecli iopotrò.-E pi ima,quanto alla camera della voltapiattaiched’altro per horanonmihadato carico,-mi pareV * che efferidqjella deftinataper il letto della'pr,opria perfona disila Signoria »-Ìlluftcifiìma3vi fi debbano fare cofe conuenienti al luogo,&fuor dell’ordi- , t.aario/nario.li quanto all’inncnzione,come quanto all'artilìzio. Ma per dir prima il mio concetto in vniuerlale vorrei,chc vi fi fivcelìe vna notte, perche oltre che farebbe appropriata al dormile, farebbe cofa non molto diuulgata,e farebbe diuerfadall’altre ftanze,& darebbe occafione a noi di far cofe belle e rare dell’arte uoftraj perche i gran lumi,&Jegrand’ombre, checi vanno fo glion dare aliai di vaghezza,e di rihe.uo alle figure,e mi piacerebbe che il té- po di quella notte folle in fu l’alba, perche le cofe che ni fi raprefen teranno fiano vetifimilmente vifibili. Etper venireà i particolari,&alla difpofitió’ d’cllì è necefiario, che ci intendiamo prima del fi to è del ripartimento della camera. Diciamoadunque che ella lìa,comeèdiuifiin volta, Se in parete,' ò facciate chele vogliamo chiamare. La volta poi in vn’sfondato di forma ouale nel mezzo è in quattro peducci grandi in fu canti, i quali llringendofi di manoin mano,&: continuandoli l’uno con l’altrolungo Sfacciate, abrac ciano il fopradetto otiato. le parte poi fono pur’ quattro,e da vn peduccio al l’altro fanno quattro lunette. & per dare il nomea tutte quelle parti con le diuifioni.che faremo della camera tutta, potremo nominare d’ogn’intorno le parti fuedaogni bada. Diuidafi dunque in cinque fui, il primo farà da ca po,& quello prelupongo che fia verfo il giardino. Il fecondo che farà Popò lìto a quello,diremo da pie. Il terzo da man’deftra; chiamaremo deliro. * Il quarto dalla finillra,finillra. Ilquinto poi chefara fra tutti quelli fi dirà mezzo. Et con quelli nomi nominando tu: te le parti, diremo come dir’lunetta da capo,facciata da piedi,sfondato finillro,corno deliro,& fe alcun’al tra parte ci conuerra nominare;& a i peducci,che Hanno nei can ti Ira dua di quelli termini,daremo nome dell’uno, e dell’altro . Coli determinammo ancora dilotto.nel pallimeli to il. fi'to del letto, ilquale dòuràclfer1 fecondo me lungo la facciata da pie,con la iella volta alla faccia fi ni lira. hor’ nomina tele parti tutte torniamo a dar’forma a tutte infieme, dipòi a Ciafch’una dà fe. Primieramente lo sfondato della volta, ò ueramente l’oliato, fecondo che il Cardinale ha ben’cófiderato,fi fingerà,che fia tutto cielo. Il rellodel la uolta, che faranno i quattro peducci, con quel ricinto, che hauemo già detto,che abbraccia intorno l’ouato, fi farà parcr’che fia la parte nó rotta de tro dalla camera,^ che polì fopra le facciate,con qualche bell’ordìnedi architettura a vollro modo.Le quattro lunette vorrei,che fi fingeflero sfonda te ancor’efie,& doue l’ouato difopra tappreléta cielo, quellerappiefentafle ro cielo,terra,& mare,di fuor’della camera,fecondo le figure, tk Phiftorie, che vi fi faranno. Er perche,per eller’la volta molto lliacciata,le lunette rie fcano tante balfe,che non fono capaci fenon di picciole figure.io farei di eia fch’una lunetta tre parti per longitudine,e lallando le llrtme afilo con l’altezza de peducci,sfonderei quella di mezzo,fotto elio filo, per modo che ella fulfe come vn finellronealto,& moltralleil di fuora della llanza con ilio rieèfigurcgrandiaproportionedell’altre. Etledue ellremità che rellano di qua è di la come corni di ella lunetta(che corni di quiinanzi fi dimandarono) rimanellero balle,fecondo che vengono dal filo in fu per tare in cia- fchedun’ di dii una figura a federe,ò a giacere,ò dentro,ò di luora della llan za,che le uogliate far’ parere, fecondo che meglio ritornerà . Etquello che dico duna lunetta;dico di tutte quattro, Ripigliando poi tuttala partedi dentro della camera,infieme,mi parrebbe,che ella douefte efler’ per le ftefix tutta in ofeuro, fé non quanto li sfondati coli dell’ouatodifopra, come de’fi nefteoni,dalli lati gli deflero non fo che di chiaro.partedal cielo,con i lumi celefti,parte dalla terra,con fuochi che vi fi faranno,come fi dirà poi. Et co tutto ciò dalla mezza danza in giu vorrei,che quanto piu fi andarle vedo il da pie, douefaràla notte,tanto ui fufie piu fcuro,& cofi dall’ altra metà in fu,fecondocheda mano in mano piu fi auuicinafieal capodoue farà l’aurora, feandafie tutta uia piu illuminando. cofi difpofto il tutto veniamo a di- uifar’i foggiti, dando a cia'fcheduna parte il fuo. Nell’ ouato, che è nella. yolr3,lì facci a capo di ella,come hauemo detto,l’aurora. Quefta truouo che fi pupi’ fare in piu triodi,ma io feerro di tutti, quello che a me pare che fi poi fi far piu gratiofamen te.jn pittura. Facciali dunque vna fanciulla di quella bellezza,che i poèti fi ingegnano diefpritnere con parole, componendola di.rofcd’oro, di porpora, di rugiada, di fimil vaghezze, equefto quanto a i colori, Se carnagione. Quanto all’habito, componendone pur’di molti vno chepaia piu al propofitc; fi ha da con fiderare che ella,come:ha tre fiati. è tre colori didimi,co-fi ha tre nomi Alba, Vermiglia,e Rancia, per quello gli farei vna uefta fino,alla.cintura,candida,fiottile,;ecome trafparenie.dalla- cintura infino alle ginocchia vna-foprauefte di fcarlatto , con certi trinci ègruppi,che imi tallero quei fuoi riuerberi nelle nuuple, quando è vermi glia, dalle ginocchia igiu fino a piedi di color’doro, p rapplétarla quado è ri, eia, auuerrédojche qfta velie deue elIer’felTa, cominciando dalle cofcie.p far gli inoltrare le gàbe ìgnude ; Secoli la velie, come la.fopraveftefianofcolìe dal veto, Se faccino pieghe,Se fuolazzi. le braccia uogliono edere ignude an cor’ ede d’incarnagione pur’di role. Negl’homeri gli fi facciano Tali di varij colori,in tefta vna,corona di rofe, nelle mani gli fipóga una lapada, o una; facellaaccela,ò vero gli fi madi auati vn amore,che porti vnafacejSevn’altro dopo;che có vn’altra fuegli Titone. sia polla a federe in vna ledia indorata, lopra vn carro limile, tirato ò da vn Pegalò alato ò da dua caualli,che nell’vn modo,Se nell’altro fi dipigne. I colori de’caualli fiano dell’vno fplédére i bia co,dell’altro.fpltdéte i rolIo:p denotargli fecódo i nomi che Homero da loro di làpo è di Phetóte.facciafi fbrgeredavna marina traquilla, chemoftri di ef fer’crefpa,luminofa,ebrìllàte.Dietro nella facciata,gli fifaccidal corno dea Uro Titone filo marito,Sedai fipifiro Cefalo fuo innamorato. Titone fia vn’ vecchio tutto canuto lopravn’lettoraciato,ò veraméte.i vna culla, fecódo ql li,che per la gran vecchiaia,Io fanno rimbambito. Etfacciafi in attitudine di tenerla,ò di vagheggiarla,òdi fofpirarla, come la fua partita gli rincrefce. Cefalo vn .giGuane bclliflìmo veftito di vn’farfetto foccinto nel mezzo con i fua ufiutiniin piedi,.óon il dardoin mano,chehabbi il ferro inorato,con vn cane a lato-in modo di en trar imv.n bofeo,come non curante dUei per l’amo re cheporni; alla fila Pijocri. Tra Cefalo è.Titone^nel vanodehfineftrone dietro Ì’auror%fi faccino fpontare alcuni pochi.razzidifole,di fplendorepia nino di qi dell’aurora,n$i.ch^ fia poi impedito,eh e no udì elegga, da vna gra donna,che li fi pati dinanzi. Quefta donnafara la Vigilanza,Se uiiol’eiler’ cofi fatta,che paia illuminata dietro alle'fpalledal fole,che nafce.Sc che ella p preuenirlo fi cacci détro aila.camew, per il finefti:one?che ili de.tto, la fua ' • • ' .ferma forma fia d’una donna alta,fplendida,valorof3,con gl’occhi bene aperti ,co le ciglia ben’inarcate, velina di velo trafparentefino a i.piedi, fuccinta nel mezzo della perfona,con vna mano lì appoggi a vn’hafta,& con l’altra raccolga vna falda di gonna,dia ferma lui pie deliro,e tenendo il pie finiftro fof pelo,molili da vn’canto di pofar’(aldamente,e dall’altro di hauere pronti i paiTi.alzi il capo 3 mirare l’aurora,e paia fdegnata,che ella fi fia Iellata prima di lei. porti in teda vna celata con vn’gallo fruii, ilqual’ dimoftri di batrere l’ali,e di cantare. & tutto quello dietro l’aurorarmadauati a lei nel cielo del lo sfondato farei alcune figurette di fanciulle l’un a dietro l’altra, quali piu chiare, e quali meno, fecondo che elle meno ò piu fullero apprello al lume di ella aurora,per lignificare l’hore,che vengano inanzi al fo!e,& a lei. Quellehore fiano fattecon habiti, ghirlande, & acconciature da vergini, alatecon le man’pienedi fiori,come (egli fpargefiero. Nell’ oppofita parte .apiedell’ouato fia la notte,& come l’aurora forge;quella tramonti,come el la nejmollra la fronte, quella ne volgalefpalle, quella efce di vn mar tranquillo,quella feimergain vno che fia nubilofo e-fofco . i caualli di quella ve gano con.il petto inanzi,di quella inoltrino le groppe,6ccofi la perfona illef la della notte fia.varia del tutto a-quella dell’aurora. Habbia la carnagione nera,nero il manto, neri 1 capelli, nere l’ali, &: quelle fiano aperte comefe vo lalle..tenga le mani alte, & dall’una vn bambino bianco che dorma per lignificare ilfonnojdall’altra vn’altro nero, che paia dormire, & lignifichi la morte,pche de ambi dua qlti dicefi elTer’madre.Moltri di cadere con il capo inanzi fitto in un’ ombra piufolra, Se il ciel’dinrorno fiadi azzurro piu cari co efparfodi molte ftelie. Ilfuocarro fia di bronzo con lenote dillintein quattro fpatij,per toccare le fua quattro vigilie. Nella-facciata poi dirimpet to cioèda pie come l’-aurora ha di qua,Se di laTitone,eCefalo, quella liab- bia l’Oceano, & -Adante. L’Oceano fifarà dalla delira vn’ homacione , con barba aerini bagnati, Se rabbuffati,& coli de crini come della barbagli efeano a poll’a polla alcune telle di Delfini ; accennili appoggiato fopravn carro tirato da Balene,con i Tritoni dauandcon!ebuccineintorno,econle Ninfe, & dietro alcune belile di mare:& non con tutte quelle cofe, almeno con alcune,fecondo lo/pano,che hauerete,cherai par’poco a tanta materia. Per A dante facciali dalla finillra vn monte,che habbia il petto le braccia,«Se tutteleparti difopra d’hnomorobullo,barbuto,emufcoloro,in atto di lolle nere il Cielo cornee la fua figura ordinaria. piu aballo medelìmamente,in- cóxro la Vigilantia,chehauemo polla l’Aurora, fidourebbe porre il Sonno, ma perche mi pare meglio', che llia fopra il letto, per alcune ragioni, porremo in fuo luogo la Quiete. Quella Quiete truouo bene che ell’era adorata,«^ che l’era dedica-to il tempio,ma non truouo già come folfe figurata, k già lafua figura non folle quella della Sicurtà, ilchenon credo, perche la ficurtaè dell’animo,e la quiete è delcorpo.fìguraremo dunque la Quiete da noiin quello modo, vnagiouancdi alpetto piaceuole,checomellanca non giacia,mafeggaèdormaeon la cella appoggiata fopra al braccio finillro . Habbi vn halta che fegli-pofifopra nella fpn 11a>Se da pie ponti in terra, Se fo pra ella lafci cadere il braccio fpendolone,Se,vi tenga vna gamba caualcio- itiiin attodipofarepct riftQroysnon per infinger dia. Tenga vna corona di
papaue/papaueri, & vn fcettro apartato da vn canto,ma non fi che non polli pronta mente ripigliarlo,&:doue la vigilanza ha in capo un gallo che canta, a quella fi puoi fare vnagallina,checoui, per moftrare, cheancora pofando la la fina anione. Dentro all’ouato medefimo dalla parte delira, faralli vna Luna la Ina figura Tara di una giouane di anni circa diciotto,grande,di alpettof virginale limile ad Apollo.con lechiomelunghe,folte,ecrefpe alquanto,ò co unodiqlli cappelli in capo che fi dicano acidari,largo di lotto , «Se acuto, & torto in cima come il corno del Doge,con-due ali uerfo lafróte, che péda no',ecuopnno l’òrecchie,«Se fuori della reità, có due cornette, come da una Luna crefcéte.o fecódo Apuleio có un tódo fchiacciato.lilciOjerifplendentc a guifa di Ipecchio m mezzo la fròte, che di qua,e di ia habbia alcuni ferpéti, óefopra certe poche fpighe.có una corona mcapotò di dittamo,fecódo i Gre ci,ò di diuerfi fiori fecódo Marnano--, ò di Helicrifo fecódo alcun’altri. La ve He chi vuol chefia lunga fino a piedi, chi corta fino alle ginocchia, fuccinta forcole mamelle,&attrauerfata fiotto l’ombilicoalla ninfale, con vn’man- telletto Ifpalla,affibbiato lui deliro mulcolo,«Secon ulattini in piede vagarne telauurati. faufania alludendo credo a Diana,la la vellica di pelle di Ceruo. Apuleio,pigliandolaforle per Ifidegli da un habito di uelo fottihfsimo di varij colori; bianco,gial lo, rollo, «Se vn’altra nelle tutta nera,ma chiara e luci dà,fiparfadi molte Itellecon una Luna in mezzo,& con un’ lembo d’intorno con ornamenti di fiori è di frutti pendente a guifa di fiocchi. pigliate un di quelli habiti,qual’ meglio vi torna. Le braccia fate che fiano ignude,có le lor maniche larghe,con la delira tenga una face ardente,con lalìniftra. vn arco alien tato,ìlquale fecondo Claudiano,è di corno,«Se fecondo Ouidiodi oro. Fatelo come ui pare,Se attaccategli il turcalfo agl’homeri. Si rruoua in Paufianiacon doi fierpenti nella finiftra,«Se in Apuleio,con un’vafio dorato, col manico di lerpe,ilquale pare comegonfio di ueleno.Secol piede ornato dì foglie di palmeiina con quello credo,che uogli lignificare llìde, pero mi riloluo,chegli facciate l’arco comedifopra. Cauakhi un* carro tirato da ca ualli,un nero,l’altro biaco,ò fie ui piacelle di uariare,da un mulo, fecódo Fc Ilo PompeiojòdagiouenchifecondoClaudiano,óe Aufonio,etacendogio uenchi, uogliono hauere le corna molte piccole, Se una macchia bianca-lui deliro fianco . L’attitudine della Luna deue edere di mirare fiopra dal cielo dell’oliato uerfo il corno dell’iflella facciata che guarda il giardino,douefia pollo Endimionefuo amante, Se s’inchini dal carro per baciarlo, & non fi potendo, per la interpolinone del ricinto lo vagheggi, Se illumini delfuo Iplendore. PerEndimionebifogna farevnbel giouanepallore,adormen tato a pie del monte Lamio . Nel corno dell’altra parte fia Pane Dio de pa* fiori inamorato di lei', la figura del quale è notillìma. pógafeli vna Sàpogna al collo,«Se con ambe le mani Henda una matafia di lana bianca,uerfo la Luna,con chefingonochefi acqui Halle l’amore di lei, «Se con quello prelentc mollri di pregarla,che feenda a ftarfi con lui. Nel rello del uano del mede- fimo fineftrone fi facci vn'hi Ilo ria, Se fia quella de’fagrificij iemurij, che vfa uano fare di notte per cacciare i mali spinti di cafa. Il rito di quelli era con leman’lauate,Secopiedifcalzi andare attorno fpargendo fauanera, riuol- gendofela prima per bocca,& poi gittandofela dietro le fpalle.
E tra quedi erano alcuni,che fonando bacini,& tali inftrumenti di rame,fa ceuano romore. Dal lato finiftro dell’oliato fi fara Mercurio nel modo or dinario con il fuo cappelletto alato, con i talari a piedi, col Caduceo alla fi- niftra, con borsa nella delira, ignudo tutto, faluo con quello luo mantel- letto nella fpal!a,giouane bellidìmo,madi una bellezza naturale,fenza arti- lìtio alcuno,di volto allegro,d’occhi fpiritofi,sbarbato, ò di prima lanuggi» ne,ftretro nelle spalle,e di pel rollo. Alcuni gli pongono Vali fopra l’orec- chie,& gli fanno ufeire da capelli certe péne doro . l’attitudine fate a uofteo modo,pur’chemoftri di calarfi dal Cielo per infonder’fonno,&che riuolto uerfo la parte del letto,paia di uoler toccare il padiglione con .la uerga. nel lafacciata finiftra,nel corno,uerfo la facciata da pie,fi potria fare itari Dei, che lono due figliuoli i quali erano genij delle cafe priuare, cioè due gioua- ni uelliti di pelli di cani,con certi habiti foccinti,& gitrati lopra la {palla finiftra per modo che véghino fotto ladeftra per inoltrare,che fiano difinuol ti è pronti alla guardia di cafa Stiano a federe l’uno a canto l’altro , tenghi- no un’hafta p ciafcuno nella delira,&in mezzo di elìì fia un’cane,&: difopra loro fia un’ Piccolapo di Vulcano con un cappelletto in teda,& a canto,con vna tanaglia da fabbri. Nell’altro corno uerfo la facciata da capo farci un Barro,che per hauereriuelato le vacche rubate da lui,fia conuertiro.in fallo. Facciali vn’paftor’ uecchio a ledere,che col braccio deliro,e con l’indice mo ftri il luogho doue le vacche erano afcolle, e col finifbro fi appoggi a un pedone,ò uincaftrofoallone de pallori,e da mezzo in giu fia falfo nero di colo re di paragone,in che fu conueriito . Nel redo poi del finedrone dipingali l’hidoria del lacrifitio,che faceano gli antichi ad elio Mercurio,perche il só no non fi interrompelfe. 8cper figurarequedo,bifogna fare un’altare,con • luui lafuadatuaapiedeunfuoco,&:d’intornogenti,chevi gettano legne ad abruciare,& che con alcune tazze in mano piene di uino, parte ne fparga no, e parte ne beano . Nel mezzo dell’ouato, per empier’ tutta la par re del cielo,farei il Crepulcolo,come mezzano tra l’aurora, & la notte, per figni- ficarequefto,truouo che fi fa un giouanetto tutto ignudo,tal uolra con Vali tal uolra fenza,con due facelle accefe, l’una delle quali faremo che fi accen ■ dano a quella dell’aurora,& l’altra che fi denda uerfo la notte. Alcuni fan no,chequefto giouanetto con le due faci medefimecaualchi fopra un caual lo del Sole, ò dell’aurora,ma quedo non farebbe componimento a nodro propoliro. pero lo diremo come difopra è uolto uerfo la notte, ponendogli dietro fra legambe,una gran della, laquale lode quella di Venere, perche Venere e Phofphoro,Sc Hespero,eCrepufcolo pare che fi tenga per vnaco fi medefima. da queda infuori di uerfo l’aurora, fate che tutte le minori stelle fiano sparite . &'hauendoin fin qui ripieno tutto il didentro deliaca mera,cofi dilopra nell’uuato,come nelli lati,e nelle facciate, reda che uen- ghiamo al didentro,che fono nella uolra i quattro peducci. Et comincian do da quello che è fopra’lletro,cheuienea edere tra la facciala finiftra, & quella da pie,faccifi il tòno,Se per figurare lui bilogna prima figurare „la fila càia. Quidiola ponein Lenno,&:neCimerij.Homero nel mareEgeo, Sta tio,appiedo alli Etiopi l’Ariofto nell’Arabia. Douunquefi fia, bada eh e. fi t> finga un monte,qual fe ne può imagi tiare uno, doue.fìanoftmprejenebrp, & non mai fole«-A piedi erto unaconcauità profonda,per douepafii vn’ac> qua,come morta,per inoltrare che non mormori, &c dadi color’ fofeo, per ciochela fanno un’ramo di Lete.Dentro quella c-oncauiià fia-un’letto,ilqua le fìngendo d’edere d’Ebano,faradi color nero ,e di neri panni fi cuopra.
In quello fia collocato il Sonno,vn’giouane di tutta bellezza,perche bellilsi mo,e placidifsimo lo fannoirgnuefò,fecondo alcuni fecondo alcuni altri
uellitodi due velli,una bianca difopra,l’altra neradifocto,có l’ali in fugl’ho meri, & fecondo Statio, ancora nella cima del capo. Tenga lotto il braccio vn corno,che mollri rouefeiare sopra’! letto un’liquore liuido per denotare obliuione, ancoraché altri lo.facciano pieno di frutti, in una mano habbi la uerga,nell’altratreuefcichedi papauero. Dorma come infermo col capo &con le membra languide,& come abandonato nel dormire. D’intorno al suo letto fi ueggha Morfeo,Icalo,e Phantalo,e gran quantità di fogni,che tutti qfti fono fuoifigliuoli. 1 Sogni fiano certefignrette,alaie di beli’alpet to altre di brutto,come quelli che parte dilettano,e fpauentano .
Habbiano l’ali ancor’dìì,&i piedi ftorti comeiftabili,&incerti chefe ne va lino,& fi girino intorno a Un,facendo come una rapprefentationreon tras: formarli in cole potàbili,&impolìibili. Morfeo èchiamato da Outdio Ar tefice,e fingitore di figure,& pero lo farei in atto di figurare mafeheredi va riari mollacci,ponendone alcune di efie a piedi. Icalo dicano,che fi trasfor ma-elio Hello in- piu forme,& quello figurerei per modo, che nel tutto parere huomo,& hauefieparti di fiera,di uccello,di ferpente come Ouidio medefimo lo deferiue. phantalo uogltano che fi trafilimi in diuerfe cofe infenfiì.te,equello fi puole rapprelenrareancora,con leparoledi Ouidio , parte di fallo, par te d’acqua,par te di-legno. Fingali che I quello luogo fiano- due porti vna di Auerio onde deano i fogni fallì,e un a di corno,onde efea- noiueri. &i ueri fieno coloriti piu dilliiui,piu lucidi, e meglio fattici fallì, confufi,fofchi,&: imperfetti. Nell’altro peduccio tra la facciata da pie, & a man delira farete Brinto dea de Vaticini],& imerpretantede fogni, di ques Ha non truouo l’abito,ma la fareiad ulo di Sibilla afifaa pie di quell’olmo' delcritto da Virgilio lotto le cui frondi pone infinite i magi ni, morti-arido- che fi come caggiano dalle fue fronde,coli gli volino d’intorno nella forma che hauemo loro data.Et come fi è detto,quale piu chiare,quale piu folche, alcune interrotte,alcune confufe,e certe fuanite quali del tutto per rappre- fentarecon elle i fogni Jevifiom, gli oracoli, lefantalme, de le vanita che lì- ueggono dormendo,che fin di quelle cinque forti par che le faccia Macro- bia>& ella fliacomein allratto,per interpretarle, ed’intorno habbi genti „ chegli oflerilcono panieri pieni di ogni forte di cofe,faluo di pelche.
Nel peduccio poi tra la facciata delira è quella di capo ffcarà connenientemé te Harpocrate DÌO del sdendo,perche rapprefentandofi nella prima villa a quelli cheentranodallaporta cheuienedal camerone dipinto,auuertira c»rintranti,che non faccino ftrepito. La figura di quello odi un giouane,a putto piu torto di colore nero per eflere Dio delh Egitij, col dito alla bocca in atto di comandare che fi taccia.portn'n mano un ramo di Perfico;& fe pa re ghirlanda delle lue foglie. Fingano,che nafeerte debile di gambe, & che cHendouccifa la madre Ifide lo refulcicailejeper quello altri lo fanno dille foin fo in terra,altri in grembo di erta madre,co pie congiunti.c per accompagna men to dell’altre figure,io lo farei pur dritto,e appoggiato in qualche modo ò veramente a federe come quello dell’llluft. Cardi naie San t’Agnolo,ilqua leèancoalato,& tieneùn cornGdi douitia. Habbiagenteintcrnoche gli ofFerifcono,comeerafolito,primitiedi lenticchie, tk altri legumi edi perita chifopradetti. Altri faceuanoper quefto medefimo Dio una figura fenza faccia,con vn cappelletto in tella,con vna pelle di Lupo in torno , tutto coperto d’occhi è di orecchi. fatedi quelli qual ui pare. Nell’ vltimo peduccio tra la facciata da capo,e la finiftra,farà ben locara Angerona Dea della segrc tezza, che per tieniredi dentro alla porta dell’entrata medefima, amonirà quelliicheefconodi camera a tener’fegreto tutto quello che hanno intefo, de ueduto,come fi conuiene,feruendo a Signori.la fua figura è d’una donna porta fopra un’altare,con la boccha legata,e figillata.Non fo con che habito la facefiero,ma io la riuolgerei in un panno lungo chela coprifie tutta è mo ftrareijchefi ri ftringerte nelle fpalle. Faccinfiin torno a lei alcuni Pontefici da i quali fegli facrificaua nella curia inanzi alla porta; perche non forte leci to a perfonadi reuelarecofa che ui fi trattafle i pregiuditio della repubhca . Ripieni dalla parte di dentro i peducci,refta hora a dir’folamen te che intor no a turra queft'opera mi parrebbe che douefle edere un fregio, che la termi nalledaogn’intorno, e in quefto farei ògrottefche, ó hiftorietre di figure piccole : e la materia vorrei che fufie conforme a i foggetti già dati difopra e di inano in manoa 1 piu vicini. E facendo hiftoriette mi piacerebbe chemo ftrafiero l’attioni die fanno gPhuomini, tk anco gl’animali nell’hora che ci haitiani propofto. Et cominciando pur dacapo.farei nel fregio di quella fac data,come cole appropriate all’aiu ora,artefici,operari,géte di piu forti, che già lcuate, toro afiero aili efercit j,& alle fatiche loro,come fabbri alla-fucina Incerati arti ftud j.cacciatori alla capagna,mulattieri alla lor uia,& fopra tue to ci uorrei qlla vecchiarella del petrarca,che cinta,e fcalza leuatafi da filare accederle il fuoco,& feui parefarui grottefehedi animali,fateci degl’uccelli che carino,dell’ocheche deano a pafcere,degalli,che annunziano i! giorno, & fumi i nouelie.Nel fregio della facciata da pie conforme alle tenebre ui farei gente che andallero a frugnolo,fpie,adulteri,fcalatoi i di fineftre,e cofe ta
li,& per grortefche idrici,ricci,tallì, un pauone,con la ruota che lignifica la notte (Iellata,gufi,ciuette,pipiftrelli,e limili. Nel fregio della facciata delira per eofe proportionate alla Luna.pefcatori di notte nauiganti alla bufo la,negromanti,flreghe;&: limili,pergrottefcheun fanaledi lonrano;reti,naf fe con alcuni pefei dentro,e granchi chepafcellero al lume di Luna,& feluo go n’e capace, un Elefante inginocchioni che lo adorafle. E vltimamente nel fregio della facciata finiftra,matematici con i loro ftrumén da mi fu rare, ladri,falfatori di monete,cauatori di telori, pallori có le mandreancor\hiu fe,in torno agli lor’fuochi,e fimili. Et per animali ui farei Lupi, Volpe, Sci- mie,Cuccie,& fe altre ui fono di quelle Ione malitiofi,& inhdiaiori degl’al tri animali. In quella parte ho mefto quelle fanrafie coli a cafo, per accennare di che fpetieinuenricni ui fi potertiro fate . Ma per non tfIer’cofe,chc habbino bifogno di cllere deferi tte,laflò,che noi uel’imaginiatea uoftro mo do, fapendo che i ruttori fono per lor’natura ricchi,egraiiofi in trouarediquelle bizzarrie. E t haucndogia ripiene tutte le parti dell’opera cofi di dea trocomedi fuori dellacamera,non ciotcorredirui altro, fenòn checonfe- riateil tutto con monfig. Illu ftrils. & fecondoil fuogufto,agiungendoui,ò togliendone quel che bilogna,cerchiate uoi dalla parte uoftra farui honore . Sate fano. Ma ancoraché tutte quelle belle inuenzioni del Caro fuftc ro capricciofe,ingegnofe, elodeuoli molto, non potè nondimeno Taddeo mettere in opera (e non quelle di che fu il luogo capace ; che furono la mag* gior parte, ma quelle,che egli uifece,furono da lui condotte con molta gra zia,e belliilìma maniera. A canto a quefta nell’ultima delle dette tre came- re,cheè dedicata alla solitudine,dipinte Taddeo,con l’aiuto de fuoi huomi- ni Chtifto, che predica agl’Apoftoli nel deferto,e nei bo(chi,con vn s.Gio* uanni a man ritta molto ben lauorato. In un’altra ftoria,che è dirimpetto a quefta,(ono dipinte molte figure,che fi (tanno nelle felue per fuggire la con uerfazione: lequali alcun’altre cercano di difturbare,tirando loro fallì, men tre alcuni fi cauano gl’occhi per non uederc. In queftamedelìmame.nteèdi pinto Carlo V. Imperatore, ri tratto di naturale,con quefta infcrizione. VoflinnumerosUborcsociofdm,quietdmcj;uitdmtrdduxit. Dirimpetto a Carlo èil ritratto del gran Turcho ultimo, che molto fi dilettò della folitudine, con quelle parole. Animum a ncgocio deficitari rcuocduit. A ppreflo ui è A riftotile, che ha fono quefteparole: AnìmdfitKfedendo,& quicfceiido,prudentior . All’in contro a quello, fono un’altra figura di mano di Taddeo è ferino cofi. Qucmadmodumncgocij,ficerocifrdtio hdbcndd. Sotto vn’altra fi legge, Ocium cumdignitdtc}ncgociumjlncpCYÌcillo. E dirimpetto a quefta fotto vn’altrafigu ra è quello motto: Virtutis er liberà uit£ nugifìrd optimd folitudo. Sotto un’al* tra. Plusdgimt quinihildgcrcuidentur. & fotto l'ultima, Quiplurimd,piu- rimupeccdt. Et per dirlo bueuemente,è quefta ftanzaornatifsimadi belle fi- gure,ericchiftìma anch’ella di ftucchi,ed’oro. Ma cornando al Vignuola, quanto egli fia eccell. nelle cofe d’Architettura l’opere fue (Ielle che ha ferie te,e publicate,e ua tutta via fcriuendo; oltre le fabriche marauigliolejne fan no pieniflìma fede,e noi nella vita di Michelagnolo ne diremo a quel propo fno quanto occorrerà. Taddeo,oltre alle dette cofe,ne fece molte altre del lequali nó accade far mézione-, ma inparticolare una cappella nella Chiefa degl’Orefici in ftrada Giulia? vnafacciatadi chiarofeurodas. Hieronimoj eia cappella dell’altare maggiorein santa Sabina.E Federigo fuo fratello,do ile in s. Lorenzo in Damalo èia cappella di quel santo tutta lauorata di ftuc cho-, fa nella tauolasan Lortnzo in lulla graticola,& il Paradifo aperto, laquale tauola fi afpetta debba riulcire opera belliilìma.' E per non lafciare indietro alcuna cofa,laquale edere polla di vtilc,piacere,o giouamento,a chi leggera quefta noftra faticatile cofe dette aggi tignerò ancora quefta. Mentre Taddeo lauoraua,cotnes’è detto nella vignadi Papa Giulio, e la facciata, di Mathiolo dellepoftejfece a Monfignore Innocenzio,Illuftriftìmo, e Re- uerendiflìmo Cardinale di Monte due quadretti di pittura, non molto gran di. Vno de quali che è aliai bellofhauendo l’altro donato) èhoggi nellaSal u-arobadi detto Cardinale: in compagnia d’una infinita di cofe antiche, c moderne,ueramente rariflìme. Infra lequali non tacerò,che è vn quadro di pittura capri cciofiiEmo,quanto altra colà,di cui fi fia fatto infin qui menzio
ne. In quefto quadro dico,cheèalto circa due braccia,e mezzo, non fi vede da chi lo guarda in profpcttiua,&' alla Tua ueduta ordinaria,altro, chealcu- neletrerein capo incarnato-, e nel mezo laLuna,chefec5dole righedello ferino ua di mano in mano crefcendo,e diminuendo. E nondimenojandan do fiotto il quadro.e guardando in una fp?ra,o uero fipecchio,che ftafopra il quadro a ufo d’un picciol baldacchino,fi uededi pittura, e naturaliflìmo, in detto specchio,che lo riceue dal quadro,il ritratto del Re Henrico fiecon dodi Francia,alquanto maggioredel naturale, con queftelettere intorno Hcnry.ij KoydcFruncc. Il medefimo ritratto fi vede,calando il quadro abbaf fio,e porta la fronte in fulla cornice difopra,guardando ingiù. Ma è ben vero,che chi lo mira a quefto modo,lo uede uolto a contradio di quello, chec nello specchio ilquale ritratte dico,non fi vede,fc non mirandolo,come di fopra,perche è dipinto fopra uentotto gradini fottiliflìmi,che non fi veggio no,i quali fono fra riga,e riga dell’infrafcritte parole . Nelle quali,oltre al fi gnihearo loro ordinario,fi legge,guardando i capiuerfi d’ambidue gfieftrc- mi,alcune lettere alquante maggiori delfini tre,e nel mezzo.HcnricusVdleflus, Deigrdtid, gjhrum RC.Yinuiftifjìmus. Ma è ben vero,che M. Aleffandro Tad- dei Romano,fegretario di detto Cardinale,e Don Siluano Razzi mio ami* rifilino,i quali mi nano di quefto quadro,e di molte altre cofe dato notizia, non fanno di chi fia mano, ma fidamente,che fu donato dal detto Re Henri co al Cardinale Caraffa quando fu in Francia, e poi dal Caraffa al detto Illu ftriffimodi Monte,chelo tenne come cofa rariiTìma-, cheè veramente. Le parole adunque,che fono dipintenel quadro, e che fole in elio fi veggiono da chi lo guarda alla fua ueduta ordinaria^ come fi guardano l’altre pitture fono quefte.
HEVS TV QVID VIDES NIL VT REOR NlSl LVNAM CRESCENTEM ETE REGIONE POSITAM. Q_VE, EX INTERVALLO, GRADA TIM VTI CRESCI T, NOS ADMONET VT,IN
V N A SPE FIDE ET CHARITATETV SlMVL ET EGO ILLVMINATI VERBO DEI CRESCA M V ^ DONEC AB EIVSDEM GRATIA FI AT Lvx IN NOBIS AMPLISSIMA QJ/I EST AETERNVS ILLE DATOR LVCIS
I N Q_V O ETÀ QJV O M O RTA L E S OMNES VERAM LVCEM RECIPERE si SPERA M9 IN V A N VM NON SPERABIM9 Nellamedcfimaguardarobaè vn bellifiìmo ritratto della (ignora Sofbnisba
Angnfciuola di mano di lei medefima, e da lei flato donato a Papa Giulio ,
terzo. E che è da edere molto ftimato, in un libro antichi (lìmo, la Bucoli-
ca,Georgica,&: Eneida di Virgilio di caratteri tanto antichi,’che
in Roma, & in altri luoghi è flato da molti letterati huo-
mini giudicato, che ludefcritto ne* medefimi tempi
di Celate Augnilo, ò poco dopo . onde non è
marauiglia fé dal detto Cardinale è tenu-
to in gradiflima uenerazione. E que
ito dai! fine della vita di Tad
deo Zucchero
pittore.