Vite di Michelagnalo Buonarruoti Fiorentino Pittore, Scultore 0 Architetto,
ENTRE gl'induft:riofi,&:egregijfpiritieol lume del famofif« fimo Giotto,& de feguaci Tuoi,fi sforzauano dar’faggio al mó do.del valore,che la benignità delle ftelle,& la proportionata miftionedegli humori, haueua dato agli ingegni loro: & defi- derofi di imitare có la eccellenza dell’arte, la grandezza della natura,per venireil piu chepoteuano a quella fomma cognizione, che mol ti chiamano inceliigéza uniuerfalméte, ancora che indarno,fi affaticauano; il benigniiììmo Rettore del Cielo,volfe clemente gli occhi alla terra. Et ve durala uanainfinitàdi tantefatiche,gli ardentillìmi ftudii fenza alcun frut Sfff w,6c la opinione profuntuofa degli huomini,aliai piu lontana dal vero,che le tenebre dalla luce: per canard di tanti errori,fi diipofe mandare in terra unofpiritOjche vniuerfalmente in ciafcheduna arte Séin ogni profeflìone, fufle abile operando per fé folo a inoltrare che cofa fia la perfezzione dell’ar tedel difegno nel lineare,dintornare,ombrare,Sé lumeggiare,per darerile no alle cofe della pittura; & con retto giudizio operare nella scultura j Sé ré dere le abitazioni commode,Sé ficure,fané,allegre,proporzionate,Sé ricche di uarij ornamenti nell’architettura. Volle oltra ciò accompagnarlo della uera Pilofofia morale,con l’ornamento della dolce Poefia. Accioche il mó do lo eleggere,& amirafTeper Tuo fingulariflimo specchio nella vita, nell’o pere,nella fantitàde i coftum1>& in tinteI’azzioni vmane: Sé percheda noi piu torto celefteche terrena cofa fi nomi n arte. F.t perche vide che nelle azzio ni di tali efercizij,Sé i quèrte arti fingulariilìme,cioè nella Pi ttura,nclla Seul tura,Se nell’Architettura, gli ingegni Toicani Tempre fono flati fra gli altri fommameme eleuati,Sé grandi,per ertere eglino molto ortèruanti alle fatiche, Se agli ftudij di tutte le faculta, (opra qual fi uoglia gente di Italia *, volse dargli Fiorenza dignillima ha l’altrecitià, per patria,pei colmare al fi ne la perfezzione in lei meritamente di tintele uirtu,per mezzo d’unfuo Cittadino. Nacque dunque u a figliuolo Torto fatale,Se felice [fella nel Ca fentino,dionefta, Se nobiledonnal’anno 1474.3 Lodouicodi Lionardo Buonarruoti Simoni,difcefb,fecondo chefi dice,della nobilillìma * Se anti- chiflìma famiglia de’ Conti di Canorta. AI quale Lodonico, eflendo pode- fta quell’anno del Cartello di Chiufi, Se Caprefe,uicino al fallo della Ver- nia,doue san Franc.riceuelertimate, Diocelì Aretinajnacquedico vn figliuolo il ferto di di Marzo,la Domenica in torno all’otto ore di notte ♦ alquale pofe nome Michel agnolo,perche non penfando piuoltre,fpiratodayn che di fopra volle inferire cortili ertere cofa celerte, Se diuina, oltre all’ufo morta le,come fi uidde poi nelle figure della natiui'ta Tua, hauéndo Mercurio, Sé Venere in feconda,nellacafadi Gioue, con afpetto benigno riceutò 3 il che mortraua che fi doueua vedere ne farri di cortili,per afte.di mano, Se d’inge gnoopere marauighofe,Se rtupende. Finito l’ufitio della Podefteria,Lodo- uicofene tornea Fioréza,Sé nella villa di Settignano, vicino alla città tremi g!ia,doue egli haueua vn podere de Tuoi partati; ilqual luogo ècopiofo di Taf fi, Se per tutto pieno di cane di macigni,che fon lauorati di continouo da fcarpellini,Sc scultori,che nafeono in quel luogo la maggior’ parte. Fu da to da Lodonico Michclagnolo a balia in quella villa alla moglie d’uno fcar- pellmo. Onde Mithelagnolo ragionando col Vafari vna volta per ifcher- zodirtcGiorgio fi ho nulla di buono nèll’.ingegno.e'gli è venuto dal nafcerc nella fortilità dell’aria del voftro paefe d’Arezzo : cofi come anche tirai dal latte dellamia Balia gli fcarpegli el mazzuolo,con che 10 to le figure.crebbe col tempo in figliuoli affai LO do ui co,-Se eflendo male agiatoySé con poche entrate, andò acco.modandoa!l’airerieJULana,ScSeta 1 figliuoli,& Mitlie« lagno!o,che era già creici titoliti portoxon maertroFranrèfcoAaVrbino allar; fcu.ola di grani acica *, Se perc'h e ingegno Ino lo tirali a al dilettar fi del d'ife- gm>,tutto il tempo,che patena meftcre'di nafeofo 16 con fu mina nel difegna ’ j:c,clkndo perciò,Sé dal padre,Sé da fuoi maggiori gridato,& tal uolta bar 'turo tute,dimando forfè che lo attendere a quella virtù non conofciuta da loro, filili co fa balla,& non degna della antica cafa loro. Haueua in quello tem po preio Michelagnolo amicitia con Francefco Granacci,ilquale anche egli giouane li era porto apprelTo a Domenico del Grillandaioper imparare Far te della pittura,ladoueamado fi Granacci Michelagnolo, Se vedutolo mol toatto al dilegno,lo feruiuagiornalmentededifegnidel Grillandaiodlqua le era allora reputato non folo in Fioréza,ma per tutta Italia de miglior mac rtri che ci fullero.per lo che crefcendo giornalmente piu il deliderio di fare • a Michelagnolo, Se Lodouico non potendo diuiare che il giouane al dife- gno non a"ttéderte,& che non ci era rimedio, fi rifolue ^er cauarne qualche frutto,Se perche egli impararti quella virtù,conligliato da amici, di acconciarlo con Domenico Grillandaio. Haueua Michelagnolo,quando fi accon ciò all’artecon Domenico,i4.anni,Se perchechi halcritto la vita fua dopo l’anno 1550. che io ferirti quelle vite la prima vdta, dicendo che alcuni,per non hauerlo praticato n’hon detto cole che mai non furono, & laflatone di molte che fon degne defiere notate :& particularmen te tocco quello parto- taflando Domenico d’inuidiofetto, ne che porgerti mai aiuto alcuno a Mi- chelagnolo,fiche fi vidde edere falfo,potendoli vedere per vna feruta di ma no di Lodouico padre di Michelagnolo Icritto loprai libri di Domenico, il' qual libro è apprerto hoggi agli heredi fuoi che dice coli. 148S.Ricordo que fio di primo d’Aprile,come io Lodouico di Lionardodi Buonarota acconcio Michelagnolo mio figliuolo có DomenicoScDauit di Tommafo di Cur rado per anni tre prollìmi allenire con quelli patti, & modi chel detto Michelagnolo debba Ilare con i lopradeiti detto tempo a imparare a dipignere Scafare detto ellercizio,6e cioi lopradètti gli.comanderanno^ detti Domenico,& Dauitglidebbon dare in quelli tre anni Fiorini ventiquattro di (ugello, el primo anno fiorini fei, el fecondo anno fiorini otto,il terzo fiorini dieci in tuttala fommadilire 9 6. Se apprerto vi è fiotto quello ricordo,ò quella partita fcritta pur’ di mano di Lodouico: Hanne hauutoil lopradet to Michelagnolo quello di 16. d’Aprile fiorini dua d’oro inoro. Hebbiio LodouicodiLionardo fuo padrelui còlati lire 11.12.quelle partite ho copia te io dal proprio libro,per moftrare che tutto quelche fi faille allora,Scche fi fcriuerrà alprefente, è la verità, nefo che nertuno l’habbi piu praticato di me,Se che gli ha rtaco piu amico,Sc seruitore fedele, come n’èteftimonio fino chi noi fa: ne credo che ci fia nertuno,che porta moftrare maggior nume ro di lettere (cricte da lui proprio necó piu affetto che egli ha fatto a me.Ho fatta quella disgreflìone per fede della verità, Se quello balli per tutto il redo della luavita. Horatorniamoallaftoria.
Crefciutala uirtu,Se la perfona di Michelagnolo di maniera che Domenico ftupiua,vedédolo fare alcune cofe fuor’d’ordinedi giouane,perche gli pareua,che non folo vincerte gli altri difcepoli,de i quali haueua egli nume ro grader ma che paragonafle molte uolte le cofe fatte da lui come macftro . Anuengache vno de giouani che imparaua con Domenico,hauendo ritrae to alcune femine di penna velli te,dalle cole del Gr filandaie* Michelagno* lo prefe quella carta,Se con penna piu grolla ridintorno una di quellefem* mine di nuoui lineameli nella maniera che harebbe hauuto a ftare, perche ifteffi pfettaméte,che è cofa mirabile a uedere la diferéza delle due maniere & Iabóta,&giuditiod’un giouanetto cofianimofo,& fiero chegli baftafic l’alo correggiere le cofe delfuo maeftro.Quefta carta è hoggi appftòdi me tenuta p reliquia che l’hebbi dal Granaccio p porla nel libro de difegni con altri di fuo,hauuti da Michelagnolo,&1 ano 1550.che era a Roma Giorgio la moftro a Michelagnolo che la riconobbe,& hebbe caro riuederla: dicédo p modeftia chefapeua di qfta arte piu quado egl’era fanciullo,che allhora,che era vecchio . Hora auuén e che lanoràdoDomenico la cappella grade di sata Maria Nouella,vn giorno cheegli era fuori fi mille Michelag.aritrarredi na turale,il potè co alcuni delchi,c6 tutte le mafteritie dell’arte; e alcuni di que giouani,che lauorauano.Per ilche tornato Doméico,&uifto il difegno di Mi chelag.difte coftui ne fa piu di me,&Timafe Ibigottito della nuoua maniera, &del!a nuotiaimiratione,che dal giuditio datogli dal cielo haueua vn fimil giouane in età cofi tenera,che in vero era tato quato piu defiderar fi potellc nella pratica d’uno artefice, che hauellc opato molti anni.Et ciò era che tutto il lape, & potere della gratia era nella natura efiercitatadallo ftudio, Se dall’arte,pchein Michelagnolo faceua ogni di frutti piu diuini.-comeaperta méte comincio a dimoftrarfi nel ritratto che e’feced’una carta di Martino Tedefco ftapata che gli dette nome gradillìmo : impoche efiendo uenuta al Thora in Firéze vna ftoria del detto Martino,quado i Diauoli battano santo' Antonio, ftapata in rame, Michelagnolo la ritraffe di péna di maniera che no era conofciuta,&qllamedefimacó i colori dipinfe,doue p cótrafarealcu ne ftrane forme di Diauoli, andaua a cópare pelei che haueuano fcaglie biz zarre di colori,&quiui dimoftro in qfta cofa tato ualore,che e’ne acquiftò,e credito-.e nome. Cótrafece ancora carte di mano di varij maeftri uecchi tato limili che no fi conofceuano,pche tignédole,&inuecchiandole col fumo,et co uarie cofein modo le infudiciaua che elle pareuano uecchie,& paragona tole có la^ppriajnó fi conofceua l’una dall’altra.-ne lo faceua p al tro,fe non p hauere le ^pprie di mano di coloro,col darli le ri tratte,che egli p lece, dell’ar te amiraua,& cercauadi pafiargli nel fare:onden’acquifto gradillìmo no- me.Teneuai ql tépoil Mag.LorézodeMedici nel fuogiardino in fui lapiaz za di s. Marco. Bertoldo scultore no tato p cuftode ò guardiano di molte bel le anticaglie,che in qllo haueua ragunate,&raccolte có grade fpefa,quato p che defiderado egli Iòniamente di creare vna fcucla di pittori, & di feul tori •cc.voleuacheellihauefteropguida, & p capo il fopradetto Bertoldo che «ra difcepolo di Donato.Et ancora che e’fufte fi vecchio che non potefte piu opare,era niente di manco maeftro molto pratico,& molto reputato.No lo lo p hauere diligétiflìmamére rinettato il getto de pergami di Donato luo maeftro:ma p molti getti ancora che egli haueua fatti di brózo di battaglie,e di alcune altre cofe piccole,nel magifterio delle qualinó fi trouauaall’ ora 1 Firéze chi lo auazafté. Dolédofi aduque Lorézo,che amor gradiflìmo porta ua alla pittura,& alla scultura,che nefuoi tépi nò fi trouaftero scultori cela brati,^nobili,come fi irouauano molti piuori digrandiiìimo pgio,&fama, delibero,comeiodiilì,di fare unafcuolat&pqfto chiefea Domenico Ghirla dai,che fe in bottega fila hauefte de fuoi giouani,che inclinaci fulfero a ciò j Fin iti afte al giardino, doue egli defid craua di cfiercitargli, & creargli in vna manie- maniera che honorade fe,& lui,& la città fua.La odeda Domenico gli furo nò p ottimigiouani dati tra gli altri Michelagnolo,&Fiac. Granaccio.Per il cheandàdo eglino al giardino,vi trouarono che il Torrigiano giouane de Torrigiani lauoraua di terra certe figure lode,che da Bertoldo gli erano Hate date.Michelagnolo vededo qdo,p emulatione alcune ne fece:doue Lorc zo uedédo fi bello fpirito lo tene femp in molta aspettatone,& egli inanimi to dopo alcuni giorni fi mille a cótrafare con vnpezzodi marmo vna iella che vera d’un Fauno uecchio antico, & grinzo, che era guada nel nafo, c nella bocca rideua.doue a Michelagnolo,che nò haueua mai piu tocco mar mo ne fcarpeglMuccefle il cótrafarla cofi bene, che il Mag. ne dupi;& uido che fuor’ della antica teda di tuo fàtafia gli haueua trapanato la bocca, & fai togli la lingua,& uedere tutti i déti,burlado ql S. co piaceuolezza,come era fuo foli io,gli didejtu doueredi pur Tape che i uecchi no hano mai tutti i den ti,& fépre qualcuno ne màca loro parue a Michelagnolo in qlla Implicita te- medo,& amado ql S. che gli dicelTc il nero: ne prima fi fu partito,che Tubilo gli toppe vn déte,6c trapanò la gégia,di maniera che pareua che gli futhea« duto.& afpettado co defideiio il ritorno del Mag. che venuto, & veduto la sepliciràA bota di Michelagnolo,fene rife piu d'una volta cótadola p mira colo a Tuoi amici;& latto ^polito di aiutare,& fauorire Michelagnolo,man do p Lodouico fuo padre,^gliene chieMicédoghche lo uoleua tenere co me vn de Tuoi figliuoli,Scegli volétieri lo cóceflè; doue il Mag. gli ordinò in cafafua vna camera,&lo faceua attéderedouedel cótinuo mangiò alla tauo la Tua co’fuoi figliuoli,& altre pfone degne,e di nobiltà,che dauano col Ma gnifico,dal quale fu honorato:e qdo fu l’ano feguete che fi era acconcio con Domenico che haueua Michelagnolo da 15.anni,o 16.& dette! qlla cafa 4, anni,che fu poi la morte del Mag. Lorézo nel 92. Impo in ql tepo hebbe da qlS. Michelagnolo^uifione,& paiutarefuo padre,di v. ducami mele, rallegrarlo gli diede vn matello pagonazzo,&al padre vno officio! dogana; vero è che tutti qi giouani del giardino erano falariari,chi aflai,& chi poco, ^allaliberaliradiql Mag.&nobilifs. Cittadino,&da lui metreche uifle furo nopmiati. dotte in qdo tépo cófigliatodal Politiano huomo nelle lettere fingulare Michelagnolo fece ! vn pezzo di marmo datogli da ql S.la battaglia di Hercole co i Cétauri : che fu tato bella che tal volta p chi ora la confiderà nó par di,mano di giouane.ma di maedro pgiato, et cófumato negli dudij 1 et pratico in qU’arte. Ella è hoggi in cafafua tenuta p memoria da Lionardo fuo nipote come cofa rara che eli e. ilquale Lionardo nó è molti anni che ha ueua ! cafa p memoria di fuo zio,una N. Dona di bado rilieuo di mano di MI chelagnolo di marmo alta poco piu d’un brac. nellaqualesédo giouanetto I qdo tipo medefimo voledo cótrafare la maniera di Donatello fi porto fi bene che par di ma fua,eccetto che vi fi vede piu grana,& piu difegno. Quella donò Lionardo poi al Duca Cofimo Medici,ilquale la tiene p cofa fingulanf finta,nó eflendoci di fua mano altro baffo rilieuo cheqdo di fcultura. E tor nando al giardino del Magnifico Lorenzo : Era il giardino tutto pieno d’anticaglie, k di eccellenti pitture molto adorno,per bellezza,per dudio,p pia cere ragunate in quel loco, del quale teneua di continuo Michelagnolo le chiauit et molto piu era follecito che gli altri in tutte le fuc anioni* &: con uiua fierezza Tempre pronto fi moftraua. Difegno molti meli nelCar- mineallepitturedi Mafaccio.'douecon tantogiudirioquelle opere ritracs tia,che ne fiupiuano gli artefici,Se gli altri huomini,di maniera chegli cre- Tceua l’inuidia infieme col nome. Dicefi che il Torrigiano contratta feco a.micitia,& Tcherzando,mofioda inuidia di uederlo piu honorato di lui, Se. piu valente nell’arte, con tanta fierezza gli percofied’un pugno il nafo »che rotro, Se. diacciatolo di mala, forte lo fegno per Tempre: onde fu bandito di Fiorenza il Torrigiano comes\.*dettoaltroue. morto il Magnifico Lorenzo Tene torno Michelagnolo a cafa del padre con difpiacereinfinito della mor* tedi tanto huomo amico a tutte le uirtu, doue Michelagnolo comperò vn gran pezzo di marmo,&feceui dentro vn’Hercole di braccia quattro,che (té. molti anni nel palazzo degli Strozzi, ilqualefu (limato cofa mirabile, & poi fu mandato l’anno dello afiedio in Francia al Re Francefco,da Giouambati fta della Palla. Dicefi che Piero de Medici che molto tempo haueua pratica« to Michelagnolo fendo rimafto herede di Lorenzo (uo padre,mandarla fpef (o per lui volendo comperare cofe antiche di carnei, Se altri intagli: Se una inuernatacheeneuicò in Fiorenza aliai,gli ferie tare di neuenel tuo cortile una (tatua che fu bellifiìma: honorando Michelagnolo di maniera per le vii* tu fue,che’l padre cominciando auedere che era (limato fra i grandi, lo riue fli molto piu honorat3mente, chenon foleua. Feceperla Chiefadi santo Spirito della città di Firenze vn Crocififlodi legno,che fi pofe, Se èfopra il mezzo tondo dello altare maggiore a compiacenza del priore,ilqualegli die de comodità di danze: doue molte uoltelcorticando corpi morti per lìudia re le cofe di notomia,cominciò a dare pertettione al gi à difegno che gl’heb- be poi. Auuenne che furono cacciati di Fiorenza i Medici,&già poche fet- timaneinnanzi Michelagnoloeraandato a Bologna,&poi a Venetia,temé- do che non gli auuenifle per edere familiare di cafa qualchecafo finidro, vedendo l’infolentic,&mal mododigouerno di Piero de Medici,& non ha uendo hauuto in Venetia trattenimento lene tornò a Bologna; doue auue- nutogli inconfideratamentedifgratia di non pigliare vn cótrafegnoallo entrare della porta per ufcir’fuori,come eraall’hora ordinato per (ofpetto,che Mriler Giouanni Bentiuogh uoleuachei foredieri chenon haueuano il co trafegno (udìno condennatrin lire 50. di bolognini y Se incorrendo Michelagnolo in tal dt(ordine,ne hauendo il modo di pagare fu compafiìoneuol- mente uedutoa calo da Metter Giouanfrancefco ^ldourandi vnode Tedici del gouerno: ilqualefattofi'contarela cola io liberò,& lo trattenne appref- fo di fe piu d’uno anno, Se vn di l’Aldourando condottolo a vedere l’archa di sa Domenico fatta,come fi di(Ie; da Glouan Tifano,&poi da maefiro Nic colo Dalarca (cultori vecchi. Se mancandoci vn’angelo che teneua vn can- delliere, Se vn san Petronio figured’un braccio incirca, gli dimando fegli baftafie l’animo di fargli: rifpofe di fi. cofi fattogli dare il marmo gli conduf (e, che (on le miglior figure che ui fieno; Se gli ferie dare Mefier Francefco Aldourando ducati trenta d’amendue. (lette Michelagnolo in Bolognapo co piu d’uno annone ui (arebbe fiato piu per fatisfare alla cortefia dello Al- dourandijilquale l’amaua,& per il difegno, Se perche piacendoli come to- fcano la pronuntiadel leggiere di Michelagnolo, uolcntieri udiuale cofe di
Dante,del Petrarca,& del Boccaccio,& altri Poeti Tofcani.ma perche cono fceua Michelagnolo che perdeua tempo,volentieri lene torno a Fiorenza, & te per Lorenzo di pierfraneefco de Medici di marmo vn fan Giouannino, & poi dreto a vn’altro marmo fi mede a fare vn Cupido che dormiua quanto il naturale,sfinito per mézzo di Baldadarri del Milanefe,fu moftroa Pier francefco percola bella,che giudicatolo il medelìmo,gIi di Ile fé tu Io mette! lì Lotto terra lono certo che palperebbe per antico,mandandolo a Roma ac- concioin maniera che pareifi uecchio,& necauerefti molto piu,chea uen- derlo qui. Dicefi che Michelagnolo racconciò di maniera che pareua anti- co.neèda maranigliarfe ne perche haueuaingegno da Far quefto, e meglio. altri vogliono che! Milanelelo porcaflì a Roma, 3c lo fotrerraffi in vnafua vigna,& poi lo vendelììperanticòal Cardinalesan Giorgio ducati dugen- to: altri dicono che gliene vendevo che faceua per il Milanefe, che fende a Pierfrancesco che fa ce Ili darea Michelagnolo laidi trenta dicendo che piu • del Cupido non haueua hauutì ingannando il Cardinale Pierfraneefco , 8c Michelagnolo: ma mtelo poidachi haueua uifto che’! patto era fatto a Fio*' renza tenne moni che feppeil uero per un fuo mandato, & fecefi Pagete del Milanefe glebbe a ri mettere, Se riebbe il Cupido,ilquale venuto nelle mani al Duca Valentino, Se donato da lui alla Marchefana di 'Mantoua che lo co dudealpaefedoue hoggi ancor fi uéde,quella cofa non palio Lenza biafimcr del Cardinale s.rGiofgio,iIqualerió bonofeendò la virtù dell’opéra,che coir fide nella perfettione,che tanto fon buone le moderne quato le antiche pur che fieno eccellenti;edendo piu uanita quella di coloro che uan’ dietro piu al nome che a fatti,che di quella forte d’h uomini Lene trouato d’ogni temi- po: eh e fan no piu conto del parere, che delPeflere. Impero quefta cola diede tanta riputazione a Michelagnolo che fu fubito condotto a RoiuaiSc ac-' concio col Cardinale san Giorgio,doue dette vicino a vn’anno, che come poco intendente di queftearti,non fecefarenienre a Michelagnolo.In quel' tépo vn barbiere del Cardinale ftato pittore che colóriua a tempera molto ' diligentemente,ma non haueua difegnojfattofi amico MÌchelagnologli fece vn cartone d’un san Francefco chericeuele ftimate, che fu condotto có i co lori dal Barbieri in una rauoletta molto diligenteméte: la qual pittura èhog gì locata in vna prima cappella entrando in Chiefa a man manca di san Piero a Mon torio. Conobbe ben e poi la virtù di Michelagnolo Meli et’la topo Galli gentil’huomo Romano perfonaingegnofa,cfiegli‘fecèfare vn'.Cupido di marmo quanto il vino, & appreflo vna figura di vn Bicchodi palmi dieci che ha una tazza nella ma delira,Se nella finiftra una pelle d’un Tigre, & un grappolo d’vue,che un Satirino cerca di mangiargliene; nella|qual figura fi cooofce,che egli ha voluto tenere vna certa miftione di membra ma rauigliofe: & panicolarmen te hauergli dato la fuelrezza della giouentu del mafehio, & la carnofità, & todezzadella femina;.cofa tanto mirabile* efie nelle ftatuerfiofttò eifere eccellente piu d’ogni’ahro modern’o, ilquale-fino-n allora hauèftélauorato.! Per il chenel fuo ftaréa Rolnaacquifto:rantq'ivebJ lo ftudio déll’arte,ch’eracofaicredibiIe, uederelpenfienahij&la Mifrile-vg difficilè,confaciliilìma facilitada lui efercitara: tanto con ifpaueiiro di que- jgliche non erano vfi a vedere cofe tali,quanto degli vfi allebuone,p£rchele *cofechefi uedeuano fatte,pareuano nulla al paragone delle fue,le quali cn federarono alCardinaledisan Dionigi chiamato il Cardinale Rouano Fra zelè, difiderio di lafciar per mezzo di fi raro artefice qualche degna memo* ria di fein cofi famofa città,&: gli fe fare vna Pietà di marmo tutta tonda, laquale finita fu meda in san Pietro nella cappella della Vergine Maria della febbrenelTempiodi Marte.Allaqualeopera non penfi maifcultore,nearte fice raro potere aggiugnere di difegno,ne di grada , ne con fatica poter’ mai., di finezza, pulitezza , e di (traforare il marmo,tanto con arte,quan to Miche lagnolo ni fece,perche fi (corge 1 quella tutto il ualorc,& il potere dell’arte. Era le cote belle ui fonooltra i panni diuini fuoi,fi (corge il morto Chrido , &nonfi penfi alcuno di bellezza di membra, Se d’artificio di corpo uedere uno ignudo tato ben ricerco di mufcoli,vene,nerbi, fopra l’ofiatura di quel corpoj ne ancora vn morto piu limile al morto di quello. Quiui è dolciili- ma aria di teda, Se una concordanza nelle appiccature^ congiunture delle braccia,ein quelledel corpo,& dellegambe,i polli, de levenelauorate,che in uero fi marauiglialo dupore,che mano d’artefice habbia potuto fi diuina mente,&propriamente farei pochiflimo tempo,cofa fi mirabile: che certo c.un miracolo che vn (arto da principio lenza forma nefluna, fida mai ridoc eòa quella perfettioncche la natura affatica fuol formar nella carne. Potel’a mor* di Michelagnolo, Se la fatica infieme in quella opera tanto : che quiui quello che in altra opera piu non fecedafcio illuo nome ferino attrauerfo in una cintola che il petto della Nollra Donna foccigne: nafcédo che vngior no Michelagnolo entrando drentodouel’è polla ui trouo gran numero di foreltieri Lombardi che la lodauano molto: un dequali domando a vn diq gli chi l’haueua fatta, rifpofe il Gobbo noffcro da Milano.-Michdagnolo dette cheto, Se quafi gli parue drano che le fue fatiche fuflino attribuite a un’altro: una notte ui fi (erro drento,&: con vn lumicino hauédo portato gli fcar pegli vi intaglio il fuo nome,& è veramente tale che cornea uera figura, Se uiuadiflevn bellidìmo spirito.
Bellezza, cr honeftdte, Et doglia, cr pietà in uiuo marmo morte, Deh come noi pur fate Non piangete jì forte, Che anzi tempo rifueglijl da morte. Et pur'mal’grado fuo Nojìro Signore, cr tuo Spofo y figliuolo, cr padre Vnicafpofa fua figliuola, cr madre.
La onde egli n’acquidò grandillìma fama.E t fc bene alcuni,anzi goffi che ao,dicono che egli habbia fatto la Nodra Donna troppo giouane, non s’ac corgono, Se non sanno eglino,che le perfone vergini fenza edere contaminate fi mantengano,& conferuano l’aria del uifo loro gran tempo,fenza alcuna macchia, et chegli afflitti come fu Chrido fanno il contrario ì Onde lai cofa accrebbe aliai piu gloria,&fama alla virtù fua che tutte Ladre dinazi glifufcritto di Fiorenza d’alcuni amici fuoiche venirte, perche no erafuor di propofito,che di quel marmo,che era nell’opera guado, il quale -Pier’ Sederini fatto Gonfaloniere a vita all’hora di quella città haueua hautito ragio namento molte volte di farlo condurre a Lionardoda Vinci,& era allora in pratica di darlo a maeftro A ndrea Con tucci dal Monte san Sauino eccellen tefcultore,checercauadihauerlo:& Michelagnolo quantunquefurtiditici le a cauarne una figura interafenza pezzi.al che fare non baftaua a quegl’al- tri l’animo di non finirlo lenza pezzi faluocheallui,& ne haueua hauutode fiderio molti anni innanzi, uenuto in Fiorenza tentò di hauerlo .
Era queflo marmo di braccia none, nel quale per mala forte vn’mac ftro Simone da Fiefole haueua cominciato vn gigante, Se fi mal concio era quella opera che lo haueua bucato fra le gambe, & tutto mai condotto ,& ftorpiato: di modo chegli operai di santa Maria del Fiore,chefopra tal cola erano,fenzacurar’difinirlo,l’haueuano poftoin abandono,&già molti anni era cofi flato, Se era tutta uia per ìflare.Squadrollo Michelagnolo di nuouo, Seefaminando poterti una ragioneuolefigura di quel’fallo cauare Se accomodandofi con l’attitudine al faffo ch’era rimafto florpiato de mae- flroSimone,fi rifolfedi chiederlo agli operai, Se al Soderini, da i quali per cofa inutile gli fu conceduto,penfando che ogni cola che fe ne fa certe, fu rte migliore che lo edere nel quale allora fi ritrouaua: perche nefpezato, ne in quel modo condottile alcuno alla fabrica non faceua . La onde Michelagnolo fatto un modello di cera finfe in quello,per la indegna del palazzo vn Dauitgiouane, con una frombola in mano. Accioche fi come egli haueua difefo ilfuopopolo, Segouernatolo con giuflizia,cofichigouernaua quella città douedeanimGfamenredifenderla,& giultamenre gouernarla: Se lo comincio nell’opera di santa Maria del Fiore, nella quale fece una turata fra muro,& taucle,& il marmo circondato, & quello di continuo lauorando fenza che neflunoil uedede avltima perfezione lo condurte. Era il marmo giada maeftroSimoneflorpiato>& guado,enon erain alcuniluoghi tanto che alla volontà di Michelagnolo baftarte.per quel che hauerebbe voluto fa re: egli fece che rimafero in eflo delle prime fcarpellate di maeftro Simone , nella eflremità del marmo,delle quali ancora fene vede alcuna. Et certo fu miracolo quello di Michelagnolo far rifucitareunocheera morto. Era que fta flatua quando finita fu,ridotta in tal termine che varie furono ledifputc che fi fecero per condurla in pia?za de Signori. Perche Giuliano da s.Gallo, Se Antonio fuo fratello fecero vn cartello di legname fortiffimo,& quellafi- gura con i canapi fofpefero a quello accioche feotendofi non fi troncafte aa zi uenifle crollandofi fempre,6c con le traui per terra piane con argani la et rorono, Se la miflero in opera. Fece vn cappio al canapo che teneua fofpefa lafigurafaciliflìmoafcorrere, Se ftringeua quanto il pelol’agrauaua chec cofa bellifllma,& ingegnofa che l'ho nel noftro libro difegnato di man sua, che è mirabile,ficuro,& forte per legar’ pefi. Nacque in quefto mentre,che viftolo fu Pier’ Soderini,ilquale piaciutogli affai,Se in quel mentre che lo ritoccami in certi luoghi: dille a Michelagnolo, chegli pareua, che il nafodi quella figura furti grolfo, Michelagnolo accortofi cha era fotto al gigante il Ganfalonieri,&che la uifta non lo lafciaua feorgere il uero per fatisfatlo fall in fui ponte,che era accanto allcfpalle,&:prefoMÌchelagnolo con preftezr"* vno (carpello nella man manca con vn poco di poluere di marmo , che era Copra le tauole del ponte, & cominciato a gettare leggieri conlilcar pegli lafciaua cadere a poco a poco la poluere ne toccò il nalò da quel che era,poi guardato a bailo al Gonfalonieri,che ftaua a vedere dille guardatelo ora: a me mi piace piu dille il Gonfalonieri gli hauete dato la uita.cofi fcefe uichelagnolo,& lo hauere contento quel signore che lene riie da Ce. Miche lagnolo hauendo compalTioneacoloroche per parere d’intenderfi ncn fan no quel che fi dicano, Se egli quando ella fu murata, Se finitala difeoperfe, Se veramente che quella opera a tolto il grido a tutte le ftatue moderne, & an tiche,ò greche, ò latine che elle fi fu fiero,& fi può dire che nel Marforio di Roma ne il Teuere,ò il Nilo di Beluedere,ò i giganti di monteCauallo le fian Cimili in conto alcuno,-con tanta mifura,& bellezza, Se con tanta bon* ta la fini Michelag. Perche in efl'afòno cótorni di gäbe bellifiime,& appicca ture,e Cueltezza di bachi diuineme ma piu Ce uedu to vn pofaméto fi dolce nc grafia che tal coCa pareggiale piedi,nemani,ne tefta che a ogni Cuo mébro di bota d’artificio & di parità,ne di difegno s’accordi tato, de certo chi uede enfiano dee curarli divedere altra opa di {cultura fatta ne i noltri tépi, ò negli altri da qual fi voglia artefice. N’hebbeMichelag.da Pier Soderini pCua mer cede feudi 400.& fu rizzata l’anno 1504.& p la fama che p qfto acquifto nei la Ccul tura fece al Copradetto Gonfalonieri vn Dauitdi bronzo bellifiimo, il quale egli mando in Francia,8c ancora in quello tempo abbozzo,&non fini due tondi di marmo vno a Taddeo Taddei,hoggi in cala fua, Se a Bartolomeo Pitti ne comincio vn’altro: ilquale da fra Miniato Pitti di monte Oli ueto,in tendente, e raro nella Cofmografia,& in molte fcientie, Se panico larniente nella pittura, fu donata a Luigi Guicciardini chegl’era grade ami co. Lequali opere furono tenute egregie, de mirabili.&inquefto tempo an cora abbozzo vna (tatua di marmo di fan Matteo nell’opera disanta Maria del n'oreilaquale fiatila cofi abbozzata mofira la fua perfettione,& infegnia agli scultori in che maniera fi cariano lefigure de marmi fenza che venghi- no ftorpiate per potere fempreguadagnare col giuditio leu2ndo del marmo,& hauerui da poterli ritrarre,^ mutare qualcofa come accade (e bifo- gnafiì.FeceancoradibronzovnanoftraDonnam vn rondo che lo getto di bronzo a requifitione di certi mercatanti Fiandrefi de Mofcheroni,perfo ne nobilifiime nepaefi loro,che pagatogli feudi cento lamandallero in fia- dra . Venne uolonta ad Agnolo Doni Cittadino Fiorentino amico Cuo,fi co me quello che molto fi dilettaua hauer co Ce belle cofi d’antichi come di mo derni, artefici d’hauerealcuna cofadi Michelagnolo.-perche gli comincio vn tondo di pittura, dentroui vna noftra Donna, laquale inginochiata cora amendua le gambe,ha in fülle braccia un putto, Se porgelo a Giufcppo che lo riceuc. Dune Michelagnolo faconofcere ne!loiuo!tare della tefta della madredi Chrifto, Se nel teneregli occhi filli nella Comma bellezza del figliuolo la marauigliofa fua contentezza,& Io affetto del farne partea quel fan tifiimo vecchio,ilquale con pari amore tenerezzareuei enza lo piglia come beniilìmo fi feorge nel uoho Cuo Cenza molto confidcrarlo. Ne baftara •do quello a Michelagnolo per moffrai-e nuggiormemc l'aire fila efiere gra-didima -, fece nel campo di quella opera molti ignudi appoggiati, ritti, Se a federe,& con tanta diligenza, & pulitezza lauoro quella opera che certame te delle fue pitture in tauola, ancora che poche fieno,è tenutala piu finita, & la piu bella opera;che fi truoui. Finita che ella fu la mando a cafa Agnolo coperta per vn mandato infieme con vna poliza, Se chiedeua lett :nta du cati per fuo pagamento . Parue Urano ad Agnolo, che era allignata perfora,fpendere tanto in vna pitturale bene e* conofcefie che piu ualelTe, Se dif feal mandato che badauano quaranta,& glienediede: onde Michelagnolo gli rimando indietto,mandandogli a dire,che cento ducati, o la pittura gli limandafie indietro. Per il che Agnolo a cui l’opera piaceua dille io gli darò quei 70. Si egli non fu contento anzi per la poca fede d’Agnolo ne uollc ildoppio di quel che la prima volta ne haueua chiedo: perche le Agnolo vo lfela pittura,fu forzato mandargli 140. /iuuenne che dipignendo Lionar- do da Vinci pittore rarillìmo nella fiala grande del Con figlio, come nella vi ta fiua è narrato. Piero Soderini all’hora Gonfaloniere per la gran virtù che egli vidde in Michelagnolo gli fece allegagione d’una parte di quella fiala: onde fu cagione che egli facefle a concorrenza di Lionardo l’altra facciata » nell aquale egli prefieper fiubietto la guerra di Pifia. Per il che Michelagnolo hebbe una danza nello Spedale deTintori a santo Onofrio,Se quiui comin ciò un grandillìmo cartone,ne però volle mai,che al tri lo uedefie. Et lo etn pie di ignudi che bagnandoli p lo caldo nel fiume d’aruo in qllo dante fi da uà a l’arme nel capo fingédo che gli inimici li affali fiero, Si mentre che fuor delle acque vfciuano p vedirfi i loldati fi vedeua dalle diuine mani di Miche lagnolochi affrettare lo armarli p dare aiutoa compagni,altri affibbiarli la corazza,Se molti metterli altrearmi in dolio,Se infiniti combattendo a cas uallo cominciare ia zuda. Erauifral’altrefigurevn vecchio che hauenain teda per farli ombra una grillanda di elleta,ilquale podofi a federe,per met ferii le calze, Se non poteuano entrargli per hauer le gambe umide dell’acr qua,Se fentendo il tumulto de fioldati,Se legrida, Se i romori de tamburini affrettando tiraua per forza vna calza. Et oltra che tutti i mulcoli, Se nerui della figura fi vedeuano, faceua vno dorciméto di bocca p ilquale dimodra ua aliai,quanto e’patiua,Se che egli fi adoperauafin alle punte de piedi. Eranui tamburini ancora,Se figure che coi panni auuolti ignudi correua- no uerlo la barufta.Se di drauaganti attitudini fi Icorgeua, chi ritto, chi ginocchioni ò piegato,o lofipefio a giacere,Se in aria attacchati có ificortidiffici li. V’erano Scora molte figure aggruppate,Sein uarie maniere abbozzate chi contornato di carbone,chi difiegnato di tratti,Se chi sfumato, Se con biacca lumeggiali udendo egli modrare quantofiapefiein taleprotelfione. Perii che pii artefici, dupiti, Se ammirati redorono, vedendo l’edremità dell’arte in tal carta per Michelagnolo modrata loro.onde veduto fi diuine figure,di cono alcuni chele uiddero di ma fua,6ed’altri ancora non edere mai piu ve duto cofa che della diuinità dell’arte nefiuno altro ingegno pofia arnuarla . mai. Et certamente, e da credere perciocheda poi che fu finito, Se portato alla fiala del Papa con gran romotedell’arte,Se granditfimagloria di Michelagnolo tutti coloro che fu quel cartone dudiarono, Se tal cola difegnaro- «o,come poi G fieguito molti anni in Fiorenza per foredieri,et per terrazza.
ni di listarono pfone in tale arte ecc.come vedemo poi che in tale cartone fin dio Ariflotiledas.Gallo amico fuo,Ridolfo Ghirlàdaio,RafFad Satio da Vr b'no,Frane. Granaccio.Baccio Bàdinelli>& Alonfo BerugettaSpagnuoìo,fe guitò Andreadel Sartori Fràcia Bigio,Iacopo Sàfouino,il Rodo,Maturino, Lotézetto,el Triboloall’hora faciullo,Iacopo da Piitormo, de Pierin del Va ga,i quali tutti ottimi maeflri Fiorétini furono,p ilche ell'endo qfto cartone diuétato vno ftudio d’artefici,fu còdotto in cafa Medici nella fata gride difo pra,& tal cofa fu cagione che egli troppo a fecurta nelle mani degli artefici, fu mefTo.pche nella infermità del Duca Giuliano mentre nefluno badaua a tal cofa fu come s’è detto altroue {Tracciato,& in molti pezzi diuifo, tal chei molti luoghi fenefparto,come ne fano fede alcuni pezzi che fi ueggono ara eora i Matoua T cafa di M.V berrò Strozzi gétil’huomo Màcouano,i quali c5 riuereza gride so tenuti.& certo che a vedere e fon piu torto cofadiuina che humana. Era talmente la fama di Michelagnolo p la Pietà fatta per il Gigari tedi Fiorenza,& per il cartone nota,che eflendo venuto l'anno 1505. la mor tedi Papa Alefiandro vi.& creato Giulio fecondo,che all’hora Michelagno lo era di anni ventinone incirca, fu chiamato congran fuo fauoreda Gin lio 11. per fargli farcia fepoltura fua,&: per fuo viatico gli fu pagato feudi ceto da fuoi oratori. Douecondottoli a Roma pafTo molti mefi innanzi, che gli FacelTì mettere mano a cofa alcua.finalméte fi rifoluette,a un difegno,che haueua fatto per tal fepoltura,ottimo teftimoniodella virtù di Michelagno lo,che di bellezza,& di fuperbia,«5c di grande ornamento,ricchezza di fta tuepaflaua ogni antica,&imperiale fepoltura. Onde crefciuto lo animo a Papa Giulio fu cagione che fi rifoluea mettere mano a rifaredi nuouo la Chiefa di s.Piero di Roma p mettercela dréto, come se detto al rroue. cofi MI chelag.fi mille al laucro cògrade aio:& p dargli principiando a Carrara a cauare tutti i marmi tódua fuoi garzoni,& in Fioréza da Atamano Saluiati hebbeaql conto feudi mille,douecófumo in que mòti otto mefi senza altri danari ò jpuifionijdoue hebbe molti capricci di fare in qlle catte plafciar’me moria di le, come già haueuauo fattogli antichi,ftatue gradi in tu tato da que malli: feelto poi la qualità de marmi,& fattoli caricare alla marina,& di poi còdotti a Roma empierono la metà della piazza di s. Piero intorno a sàia Ca terina,&fra la Chiefa,e! corridore che ua a Cartello nel qual luogo Michela gnolo haueua fatto la flaza da lauorar le figure,& il refto della sepoltura, & pche coinodamete poterti uenire a vedere lauorare il Pp. haueua fano fare vnpóte leuatoio dal corridore alla flaza,&pcio molto famigliare fel’era fatto che col tepo qfti fauori gli dettonogran noia,& pfecrticne,& gli genererò no molta lui dia fra gli artefici fuoi. di qft’opacòdufle Michelag. uiuéteGiu lio,e dopo la morte iua 4.ftatuefinite,& 8.abbozzare,come fi dira al fuoluo go,&: pche qfta opa fu ordinata cógràdifsi. inuézionequi di lotto narreremo Tordinechcegli pigilo Et pche ella douerti moftrare maggior gridezza volfe che ella furti ifetatada pcteila uedereda tutta 4 le faccie,chein ciafcu naera p un uerfo braci2,& p i’altredue brac. 19.tato chela^ppornone eraì quadro,e mez zo haueua vn ordine di nicchie di fuori a mino a torno lequa Ji erano trame zate da termini ve rtiri dal mtzt in finche téla teff a teneuano ia prima cornice, & ciafcuo termine cò rtrana,& bizarra attitudine ha legato va vn prigione ignudo,iIqualpofauacoipiedfi un rifallo d’ù bafaméto.qfli pri gioni erano tutte le jpuinciefoggiogatedaqfto Pótefice,& fatte obediéte al la Chiefa Apoftolicajet altre fiatile diuerfe pur legate erano tutte le virtù,et arteIgegnofejehe moftrauao elIerTottopofte alla morte no meno che lì furti tjl Póretìceche fi honorataméte le adopaua.fu cati della prima cornice anda ua4.figuregradi,!a Vita attiua,«^ la Cótéplatiua,& s. Paulo,et Moife. Afa* deua l’opafopia la cornice Igrad,* diminuédo corun fregio di ftoriedi brózo c có altre figure,e putti,&: ornameli a torno, & fopra era pfìne i.figure,che una era il Cielo che ndédo fofteneuai lulle fpallevna bara ifieme co Cibale Dea della terra,pareua che fi doleiìì che ella rimanerti al mòdo priua d’o<mi virtù p la mot te di qllo huomo,&il Cielo pareua che riderti che l’ala fila era pallata alla gloria celerte,era accomodato che s'éiraua,&: ufcitia p le certe del la quadraturadell’opanel mezzo delle nicchie, Cedréto era caminado aufo di Tepio in forma ouale,nel quale haueua nel mezzo la carta,douehaueua a- porfi il corpo morto di ql Pp.& finalméce ui andana in tutta qft’opa 40. fta* tue di marmo séza l’alire lidie putti,& ornam«i,& tutte intagliare le corni ci,&gli altri mébri dell’opa d'Architettura;&ordino Micheìag.p piu faci lira che una parte de marmi gli fuilìn portati a Fioréza. doue egli difegnaua tal uolra fami la ftate p fuggire la mala aria di Roma,doue in piu pezzi ne co dulie di qft’opa una faccia di tutto puto,& di fuo mano fini in Romaz.pri* gioni a fatto cola diuina,&altre ftatue che nò fe mai uifto meglio, che no fi meftono altriméci in opa,che furono da lui donati detti prigioni al S.Ruber to Strozi,p trouarfi Michelag. malato in cafa fua:che furono madati poi a do nare al Re Fi ac. e quali fono hoggi a Celiati’ 1 Fracia,& otto ftatue abozzò 1 Roma pariméte,et a Fioréza ne abozzò j.e fini vna V ittoria có un pngió finto qual fono hoggi applfo del Duca Cofimo fiati donati da Lionardo fuo ntpo te a sua Ecc. che la Vittoria l’ha niella nella fala gràde del fuo palazzo,dipin ta dal V afari. fini il \ioife di 5. brac. di marmo, alla quale (lama nò saramai cofa moderna alcuna che porta arriuare di bellezza,et delle antiche Scora fi può dire il medefimo,auuéga che egli cógrauilìì. attitudine fedédo,pofa vn braccio i fui le cauole che egli tiene có vna mano,e có l’altra fi tiene la barba, laquale nel marmo fuellata,e lugaò códotta di forte,che i capegli,doue ha ta taditìcultà la fcultura,sócòdotti iottilifiìmamétepiumolì,morbidi,et sfilati d'una maniera,che pare Ipollìbile che il ferro fia diuéiato pénello:& in oltre alla bellezza della faccia che ha certo aria di uero saro,&ternbilifs.Principe> pare che métre lo guardi habbia uoglia di chiedergli il velo p coprigli la fac eia,tato splédida,e tato lucida appare altrui. & ha lì bene ritratto neì marmo la diuinità che Dio haueua melìò nel santiifi. uolto di qllo,oltre che ui fono ì pani {traforati,& finiti có bellilfi. girar di lébi. & le braccia di mufcoli,e le mane di oliature,et nerui fono a tata bellezza,Se plemone códotre,& le be appllo,& leginocchia,& i piedi lotto di lì farri calzariaccomodaii, & e fi nito talméte ogni lauoro fuorché Morte può piu oggi che mai chiamarti ami co di DÌO,poi che tato innàzi agli altri ha voluto mettere ifieme,& Sparargli il corpo p la fua reilurrezione,p le mani di Michelag & feguitino gli Hebrei òi andare, come fano ogni làbato, a schiera, & malchi, & temine .comegli il ornia vifi tarlo, Òcador allorché nó cola human a, ma diurna adoreranno.
doue/doue finalmente peruenneallo accordo,&fine di quella opera, laquale del le quattro parti Tene muro poi in san Piero in Vincola vna delle minori, dicefi che mentre che Michelagnolo faceua quella opera, uenneaRipa tutto il reftante de marmi per detta fepoltura che erano rimarti a Carrara, e quali fur fatti condurre cogl’altri fopra la piazza di san Pietro,&perchebifogna- ua pagarli a chigli haueua condotti j andò Michelagnolo come era (olito al Papa; ma hauendo Tua Santità in quel di co fa che gli importaua per le cofèdi Bologna,tornò a cafa, & pagò di fuo detti marmi pelando hauerne l’or dine fubito da Tua Sanrità .Tornò un’altro giorno per parlarne al Papa,3c trouato difìcultà a entrare,perche vn Palafreniere gli dirteche hauefli parie ria,che haueua commefiione di non metterlo dtento : Fu detto da vn Ve- feouo al Palafreniere,tu non conofci forfè quello huomo. Troppo benTo conofco dille il palafrenierirma io fon qui per far’quel che m’è commeflò da miei fuperion,& dal Papa, dispiacque quello atto a Michelagnolo, &: paren dogli il contrario di quello che haueua prouato innanzi, sdegnato rifpofe al Palafrenieri del Papa,che gli diceflì che da qui innanzi quanda locercaua sua Santità edere ito alrroue,Sztornato alla danza a due horedi notte monto in Tulle porte lafciando a dueferuitori,che uendellìno tutte le cofedi cafa a i giudeì,&: lo Teguit.idero a Fiorenza doue egli s’era auuiato. Et arriuaro a Poggibonzi luogo fui Fiorentino ficuro fi fermo. neandòguari che cinque corrieri arriuorono con le letteredel Papa per menarlo indietro , che ne p preghine per la lettera che gli comandaua che tornade a Roma Totto pena della luadilgratia,al che fare non volfe intédere niente: mai prieghi de cor rieri finalmente lo fiiolfonoafcriuere due parole in rifpoftaalua Santità, chegliperdonarti,che non eraper tornarepiu alla prefentiaTua,poi chel’ha ueua fatto cacciare via come vn triflo,&:chelafuafedelferuitu non merita uaquefto,&:chefi prouedeflialtrouedi chi loferuidi. Arriuato Michelagnolo a Fioréza attefe a finire in rre meli che ni flette il cartone della Talagra de,che Pier Sederini Gonfaloniere defideraua che lo metterti in opera. Im- f >ero véne alla Signoria in ql tépo tre breui chedouedino rimandare Miche
agnolo a Roma:p fiche egli veduto qfla furia del Papa dubitando di lui heb be,fecondo che fi dice, voglia di andarfene in Goftàtinopoli a feruire il Tur cho per mezzo di certi frati di san Francefco,che defideraua hauerlo per fa* re vn ponte che palladi da Goflantinopoli a Pera:pure perfuafo da Pier’So- deriniallo andare a trouare il Papa,ancor che non uolefsi come perfonapu blicaper asficurarlo con titolo d’Imbafciadore della città, finalmente lo rac comando al Cardinale Soderini fuo fratello, che lo in troducesfi al papa, lo inuio a Bologna doue era già di Roma venuto fua Santità . dicefi ancora in altro modo quella fua partita di Roma,che il Papa fi sdegnasfi con Michela gnolojilquale non uoleua lafciar vedere nedunadelle Tue cole, & chehauc dosofpetto de Tuoi dubirando come fu piud’una volta,che uedde quel che faceua traudii to a certe occafioni,che Michelagnolo non era in cafa, o al la uoro,& perche corrompendo una uolta i Tuo garzoni con danari per en tra- re a uedere la cappella di Si Ho Tuo zio, che gli fe dipignere come fi dirte poco co innanzi,&che nafcoflofiMichelag.una volta pche egli dubitaua del tradi méto degarzoni, tirò co tauole nelletrare il Papa in cappella,che nópésàdo chi filili lo fece tornare fuoraa furia. Bada cheònelluno modo ò nell’altro, egli hebbe sdegno col Papa, & poi paura,che (egli hebbe a leuar dinanzi:co fiarriuatoin Bologna,ueprima trattoli gli ftiuali chefudafamigliaridel Pa pa condotto da sua Santità, che era nel palazzo de fedici,accompagnato da vno Vefcouo del Cardinale Soderini, perche ellendo malato il Cardinale non potè andargli,& arditati dinanzi al Papa inginocchiatoli Michelagno- lo,lo guardo sua Santità a trauerlo,&come sdegnato, e gli dille, in cambio di venire tu a trouare noi,tu hai aspettato,che venghiamo a trouar te * volendo inferire che Bologna è piu vicina a Fiorenza che Roma. Michela- gnolo con le mani cortefe,& a voce alta gli chiefe humilmente perdono fcu fandoli che quel che haueua fatto era darò per isdegno non potendo foppof tare d’edere caccialo coli uia,& che hauédo errato di nuouo gli perdonalli. 11 Vefcouo che haueua al Pp.ofFertoMichelag.fctifandolo diceiia a sua Santi tà,che tali huomini fono ignoranti,& che da quell’arre infuoca non valeua no in altro,&che volentieri gli perdonalli.al Papa venne collora,& con vna mazza,che hauea rifrudoil Vefcouo dicendoglijignorate fei tu che gli di vii lania,che non glienedician noi. coli dal Palafrenieri fu Ipintofuori il Vefco no con frugonirSc partiro,&i] Pp. sfogato la collora fopra di lui, benedi Mi ehelagnolo,ilquale con doni,& fperanzefu trattenuto in Bologna tato,che fua Santità gli ordino che douesfi fare vna datua di bronzo a fimilitudinc di Papa Giulio,cinque braccia d’altezzatnella quale usò arte bellisfima nella attitudine: perche nel tutto hauea maeftà,& grandezza,& ne panni modra uà ricchezza,de magnificenza,& nel uifo animo,forza,prontezza, & terribi lira. Quedafn poda in vna nicchia fopra la porta di san Petronio. Dicefi $ che mentre tviichelagnolo la lauoraua,ui capito il Francia Orefice,& pittore eccellenrisfimo per uolerla vedere,hauendo tanto Pentito deile lodi, & della fama di lui,& delle opere fue,& non hauendonevedurealcuna. Furono adunque medi mezzani,perche vedefiequefta,& n’hebbegratin.Onde veg gendo egli Fartificio di Michelagnolo dupi. per ilche fu da lui dimandato che gli paeruadi quella figura, rifpofeil Francia che era un bellifiìmo getto & una bella materia . la doue parendo a Michelagnolo che egli haueflì loda topiu il bronzo che l’arnfizio,difle.Io ho quel medefimo obligoaPapaGiu ho che me l’ha data,che voi agli spetiali che vi danno i colori per dipignere; & con collora in prefenza di qnegentil’huomini diffe che egli era vn goffo. di quedo propofito medefimo uenendogli innanzi un figliuolo del Francia fu detto,che era molto bel giouanetto,gli dilfe: tuo padre fa ptu bel le figure uiuechedipinte.Fra i medefimi gentil’huomini fu uno non fochi, che dimando a Michelagnolo qual credcua che fusfi maggiore, òla dama di quel Papa,o un pardi Bo,&: ei rifpofe,fecondo che Buoi,fedi quedi Bolo gnefi oh,fenza diibio fon minori i nodri da Fiorenza, códufìe Mtchelagno lo queda datua finita di terra innanzi che’l Papa partifii di Bologna per Ro ma,& andato fua Santità a uedere.ne fapeuache fcgli poi re nella man Anidra alzando la dedra con vn atto fiero che’l Papa dimando s’ella daua la b* neditioneo la maladitione . Rifpofe Michelagnoloche l’annunzianail popolo di Bologna,perche fuih fauio,& lichiedolua Santità ni pacete, le do« sedi porre vn !ibrouellafinidra?gh4ille, merttui vna spada,dieio non so lettere. Lafcio i! Papa in fui banco di M. A neon maria da Lignano feudi mil le per finirla,laquale fu poi polla nel finedi Tedici mefi,che peno a condurla, nel frontespitio dellaChidadi san Petromo nella facciata dinanzi,come fi c detto,er della fila grandezza s'è detto, quella llatuafu rouinatada Bentiuo gli, el bronzo di qlla uenduto al Duca Alphonfo di Ferrara che ne fece vna artiglieria chiamata la Giulia,saluo la tella laquale fi troua nella fila guarda roba.Mentrcche’l Papasen’era tornato a Roma,et che Michelagnolo hauc ua condotto quella ftatua nella alien ria di Michelagnolo. Bramante amico, er parente di Raffaello da Vrbino,et per quello rifpetto poco amico di Michelagnolo, uedédo che il Papa fauoriua,et ingrandiua l’òpereche faceua di scultura,andarmi penlando di leuargli deH’ammo,che tornando Michelagnolo,fila Santità non facefsi attendere a finire la fepolturafua, dicédo che pareua vno affrettarfila morte,et augurio cattiuo, il farfi in vita il fepolcro : Etloperltiafonoafarchenelritornodi Michelagnololua Santità per memoria di Silfo fuo zio gli douelli far dipignerela volta della cappella, che egli haueua fatta in palazzo, et in quello modo pareua a Bramante, et altri emuli dt Michelagnolo di rirrarlo dalla fcoltura oue lo vedeua perfetto, 8c metterlo in difperationc,penlando col farlo dipignere; che douelli fare per non hauerefperimento ne colori afrefco,opera men lodata, Se che douelli ritifcireda meno che Raffaello, Se cafo pure che è riufeifli il farlo, el facefli sdegnareperegni modo col papa,doue ne hauelli a leguire,o nell’uno modo,o nell’altro l’intento loro di leuarlclo dinanzi. Coli ritornato Michelagnolo a Roma Se dando in propofito il Papa di non finire per all’hora la fua iepolturalo ricerco che dipignefiì la uolta della cappella.ilche Michelagno lochedefideratia finirelasepoltura>& parendoglila uoltadi quella cappel la lauor grande,Se dificilc,Se confiderando la poca pratica fua ne colori,cer co con ogni via di fcaricarfiquedopefodadod'o, mettendo perciò innanzi Raffaello. Ma tanto quanto piu ricufaua,tanto maggior’uoglia ne crefce- ua al Papa impetuofo nelle fueimprefe, Se per arroto di nuouo dagli emuli di Michelagnolo,& dimoiatole fpetialmen te da Bramante, chequafi il Papa che era (libito fi fu per adirare con Michelagnolo . Lardoue uido che per- feueraua fua Santità in quedo fi rifolue a farla,& a Bramai te comando il Ps pa chefacefii per poterla dipignereil palco : douelo fece impiccato tutto fo- pracanapi,bucandola volta: ilche da Michelagnolo uido dimando Bramati te,come egli hauea a fare,finito che hauca di dipignerla, a ri turare i buchi : ilqualediilee’ui fi pcnferapoi,Seche non fi poteua farealtrimenti. Conob be Michelagnolo che ò Bramante in quedo valeua poco,ò che egl’era poco amico, Se (ene andò dal Papa,«Se gli dille,che quel ponce non daua bene, & che Bramante nól’hauetiafapmofare.-ilqualegh rifpofein prefentia di Bra matechelofacedì a modo fuo. Cofi ordino di farlo (opt a iforgozonì che nò toccadì il muro,che fu il modo che hainfegnaco poi,Se a Bramante, Se agli al tri di armare le voi te,Se fare molte buone opere. Doueegli fece auanzarea •vn pouero huomo legnaiuolo,che lo rifece ranco di canapi, che vendutogli auanzo la dote per una fua figliuola donandogliene Michelagnolo.per il che meffo mano a farei cartoni di detta uolta, dotie volle ancora il Papa che fi guadadt le facciate chehaucuanogia dipinto al tempo di Siilo i maeftri in' nanzi/nanzia\lùi,&: fermò che per tutto il corto Hi quefta opera hauefti quin'cìici mila ducati,ilquale prezzo fu fatto per Giuliano da fan Gallo.pér ilche sforzato Michelagnolo dalla grandezza dalla imprefa a rifoluerfi di uolere piglia rcaiuto/& mandato a Fiorenza per huomini,& deliberato moftrare in tal cofa die quei che prima v’naueuano dipinto,doueuano edere prigioni delle fatiche (ue,volfe ancora moftrare agli artefici moderni come fi difegna,6c dipigne. Laondeil fuggetto della cofa lo fpinfe a andare tanto alto, per la fama,& per la falute dell’arte,che comincio,& fini i cartoni,&c quella volei\ do poi colorire a frefco,&non hauendo fatto piu,vénero da Fiorenza in Ro ma alcuni amici fuoi pittori,perche a tal cola gli porgeftero aiuto, & ancora per uedere il modo del lauorare a frelco da loro,nel qual v’erano alcuni pra tichi,fra i quali furono il Granaccio,Giuliah Bugiardini,Iacopo di Sandro, 1 Indaco vecchio, Agnolo di Donnino Ariftotile , Sedato principio all’opera, fece loro cominciare alcune cole per faggio. Ma veduto le fatiche loro molto lontanedal defideriofuo,& non Sodisfacendogli, una matti na fi rilòlfegettarea terra ogni cofa che haueuano fatto. Et rinchinlofi nella cappella non uolfe mai aprir’lóro, ne manco in cafa,doueera,da efiì fi la- feio uedere. Et cofi da la beffa,laquale pareua loro,che troppo duralTe;prefe ro partito,& con uergogna Tene tornarono a Fiorénza.làonde Michelagno lo preio ordine di far da fe tutta quella opera a boniflìmo tèrmine la ridalle* con ogni follecitudinedi fatica,de di ftudio: ne mai fi lafciaua vedere per nó dare cagione,che tal cofas’hauelìea moftrare. Onde negli animi delle genti nafceua ogni di maggior’ defideno di vederla 1 Era Papa Giulio molto de- fideroro di uederele imprefe che e’ faceua,per ilche di quefta che gli era na- feofà, venne irigrandiftìmo deiìderio.Onde uolfé vn giqrno andateti veder ;la,«Se non'gli fu aperto,che Michelagnolo non hàuerebbe uoluto moftrarla. •Perla qual cofa nacque il difordine,come se ragionato, che s’hebheh-parri« re di Roma,non volendo moftrarla al Papa.che fecondo che io intefi da lui per chiarir quello dubbio,quando è uè fu condotta il terzo, la gli comincio a leuarecerte muffe traendo tramótano vnainuernata. ciò fu cagione, che la calce di.Roma per effere bianca fatta ditreuerino non fecca cofi prefto, & mefcolata con la pozzolana che è di color* tanè, fauna meftica fcura,,3c quando l’è liquida,aquofa,&: che’l muro è bagnato bene,fiorisce spello nèl feccarfijdoueche in molti luoghi fputaua quellofalfo humore fiorito: n>a col tempo l’aria lo confumaua.era di qfta cofadifperato Michelagnolo,ne vo leuafeguitarepin, Sc feufandofi col’Papa,che quel lauoro non gli riufciuar, ci mandò suaSantità Giuliano dasan Gallo,che dettogli da che veniuaildi fetto,lo confortò a feguitare,& gli infegno a leuare le muffe. La doue condottola fino alla metà,il Papa che v’era poi andato a uedere alcune uolte,per certe ficaie a piuoli aiutato da Michelagnolo, volle che ella fi ficopriftì, perche era di natura frettolofio, et inpatiente, e non pòtéua àfipettarech’ ella Tulli p fetta,&: hauefli hauuto,come fi dice, l’ultima mano.Trafie fiubito che fu (co perca tutta Romaa vedere,&il Papafuil primonon hauendo patientiachc abaflafli la poluere per il disfare de palchi,doue Raffaello da Vrbino che era molto eccellete limitare, viftola muto lubito manierai fecea vn tratto per moftrare la virtù fua i Profeti,& le Sibille dell’opera della pace,& Bramante allora tentò che l'altra metà della cappella fi dede dal Papa a Raffaello. IT* cheintefo Michelagnolofi dolfedi Bramate,&dideal Papa lenza hauergli rilpetro molti difetri,& della vita,& delle opere lue d’architettura, che co- mes’è vifto poi,Michelagnolo nella fabbrica di san Piero njè fiato corretto re. Ma il Papa conofcendo ogni giorno piu lavimi di M'chelagnolò, volfe ehefeguitade, Se veduto l’opa fcoperta,giudicocheMÌchelagno‘-p l’altra me ta la po teua migliorare aliai, tk cofi del mcto condii ile alia fine pcr&mmen te, in venti meli da fefolo quell’opera fenza aiuto puredi-chi gli m innaffi i colori Elfi Michelagnolo doluto taluolta.che per lafretta che li faceua il Pa pa,e’nó la potefsi finire, come harebbeuoluto.a modo luo dimandandogli il Papa importunamente quando,e’finirebbe. Doueuna uoita fra l’alrregli rifpofecheella farebbe finita,quando io harò fatisfatto a me, nelle cofedel l’artejòc noi uogliamo.rifpofe il Papa,chefatisfacciareanoi nella uoglia che hauiamodi farla prertorgli conchiufe finalmente che fe non la finiua prefio che lo farebbegettaregiu da quel palco, dotte Michelagnolo che temeua,et haueua da temere la furia del Papa:fini fubito fenza metter tempo in mezzo quel che ci mancarla,«Se disfatto il refto del palco la feopfe la macina d’Ogni santi che’l Papa andò in cappella la a camarela meda con fausfatione di tutta qualla città. Defideraua Michelagnolo ritoccare alcune cole a lecco come haueuon fatto que maeftri uccchi nelle ftorie di sotto,certi campi,&pan ni, & ariediazzurrooltramarino, & ornamenti d’oro in qualche luogo ac ciò glidedepiu ricchezza,& maggior vifta,perchehauendo intefo il Papa* checi mancaua ancor quefto,defiderauafentendola lodar’ tanto da chi l’ha ueua vifta,che la formili,ma p^rcheera troppa lunga cofa a Michelagnolo ri fareil palco, refto pur cofi. 11 Papa uedendo fpedo Michelagnolo gli diceua chela cappella fi arrichifca di colori, & doro chel’èpouera; Michelag. con domeftichezzarifpondeua. padresanto,in quel tempogh huomini nópor tauanoaddodo oro,&qgli che so dipinti nófuró mai troppo ricchi,ma sari huomini,perchegli fprezaron le ricchezze. Fu pagato in piu uolre a Michela gnolo dal Papa a conto di queft’opera tremila fcudi.che ne douette fpende- rein colori venticinque. Fu condotta quefta operacon fuo grandifsimodi fagio dello ftarealauorare col capo all’infu,& talmente haueua guaftola ui fta, che non poteua leggierclcttere neguardar’difegni fe non alPinfu,che gli duro poi parecchi mefi.& io nepoflo farefede,che hauendo lauorato cin que ftanzein uoltaper le camere gran di del palazzo del DucaCofimo, feio non hauedi fatto una fedia,che fappoggiaua la tefta, & fi ftaua a giacere la« uorando non le conduceuo mai che mi ha rouinato la vifta,& indebolito la tefta.di maniera che mene lento ancora,ftupifeo che Michelagnolo reg- gefsi tanto a quel difagio. impero accefoogni di piu dal delìderio del fare, & allo acquifto,c miglioramento che fecie non fentiua fatica ne curaua difa gio. E il partimentodi quefta opera accomodato co lei peducci pbanda. & uno nel mezzo dellefaccie da pie,& da capo,ne quali hafattto di braccia fei digrandczza.drento Sibille,& Profeti,& nel mezze da la creationedel mo do fino al di Imi.o,& lainebraiionedi Noe,et nelle In nette tutta la generano nedi Giefu Chrifto. Nel partimenro non ha vfatoordinediprofpertiuechc fcortmo,ne v’c veduta ferma,ma è ito accomodando pimi paramento alle figure,che le figure ai partimento, badando condurre gli ignudi , et vediti con perfettione di difegnò,che non fi può,ne fare,ne s’è fatto mai opera,& a pena con fatica fi può imitare il fatto.Quedaopera,e data,& è ueramen tela lucerna dell’arte nodra,che hafatto tanto giouamento, de lume all’artcdel- la pittura, che a badato a illuminareril mondo per tante centinaia d’anni i* tenebre dato. Et nel vero non curi piu chi è pittore,di vedere nouità,& in- uentioni,e di attitudini,abbigliamenti addolfo a figure,modi nuoui d’aria, de terribilitàdicofevariamentedipinte:perche tutta quella perfettione,che fi può dare a cofa che in tal magiderio fi faccia a queda ha dato. Ma dupifea hora ogni huomo,chein quellasa feorger la bontàdellefigure,laperfettio ncdeglifcortila dupendifiìma rotondità di contorni,che hanno in fe grati* de fucltezza girati cóquella bella proportione, chenci belli ignudi fivede , ne quali per modrar gli dremi,&la perfettione dell’arte, ue ne fece di tutte ■ l’età,diferen ti d’aria;, de di forma cofi nclvifocomene lineamenti, di hauer piu fueltezza,&: grofTezza nelle membra,come ancora fi può conofcere nelle bellilfimeattitudini che diferen tee’ fanno fedendo, de girando, &fodené do alcuni fedoni di foglie di quercia,de di ghiade mede p l’arme, e p l’imprc fa di Papa Giulio, denotando che a quel tempo, de al gouerno fuo era l’età dell’oro per non edereall’horala Italiane trauagli,& nellemiferie»cheella e data.poi. Cofi in mezzo di loro tengono alcune medaglie drentoui doric in bozza,& contrafatte in bronzo,&d’oro cauate dal libro de Re.Seniza che egli per modrarela perfettione dell’arte,& la grandezza de Dio* fece nelle iftocie. il fuo diuiderc la luce dalle tenebre,nelle quale fi vede la maeda fua, che con le braccia aperte fi fodiene fopra fefolo,& modra amore infieme,et artifitio. Nella feconda fece con bellidìma diferetione, de ingegno quando: Dio fa il Soie, Se la Luna.douéèfodenuto da molti putti, de modrafi molto tetribile per lo (cono delle braccia, de delle gambe. Il medefimo fece nella medefima dona quando benedetto la terra, «sfatto gli animali, uolando fi , vede in quella volta una figura, chefcorta: & doue tu camini per la cappel- la,continuo gira,& fi voltan’per ogni uerfo. cofi nell’altra quando diuidc l’acqua dalla terra,figure belliifime,6c acutezze d’ingegno degne folamentc d’eilere fatte dalle diuiuiilìme mani di Michelagnolo, de cofi feguitò fono a quedo lacreatione di Adamo:doue.ha figuratoDio portato da un gruppo di Angioli ignudi,& di tenera età, i quali par che fodenghino non folo vna figura, ma tuttofi pefo.del mondo apparéte tale mediante la uenerabiliffima maielta di quello, & la maniera del moto,nel quale con vabracciocigneal* cuni putti,quafi che egli fi fodenga, de co l’altro porge la mano dedra a vno Adamo figurato,rii bellezza , di attitudine, de di dintorni,di qualità che c par fatto di nuouo dal fommo,S: primo fuo creatore piu sodo che dal pennello, edifegno d’unohuomo tale, però ridotto a queda in una altra idori* feil.fuocauar della coda’della madre nodraEua, neliaquale fi vede quegli ignudi l'un qùafi morto per edere prigion del fonilo,& l’altra dinenuta ui- ua,& fattauigilantidìma perla benediiionedi Dio. Siconofcedal pennello di quedo ingegnofiiTìmo artefice interamente la diferenza che c dai fonno alla vigilanza,& quanto dabile,& ferma polfa apparire vmanamente parla do la maedà diuina, Seguitale difotto come Adamo,alle peifnasioni d’vna figura,mezza donna,& mezza ferpe,prende la morte [ua; & noftra, ne! po- ino,&veggonnifi,eglf,&Eua cacciati di Paradifio.Doue nelle figure delj'An gelo appare con grandezza; Ôe nobiltà la efecutione del mandato d’un Signore adirato,&e nella artitudine’di Adamoildifpiaceredel fuo peccato,in- fieme con la paura della morte: come nella femmà fimilmente fi conofce'U vergogna,la viltà,‘&: la voglia del raccomandarfi, mediante il fuo reftrigner fi nelle braccia,giuntarle mani a palme,& métterli il collo in fieno . Et nel torcerla tefta uerfo l’Angelo,che ella ha piu paura della Iuftitia,chesperaza della milericordiadiuina. Ne di minor bellezza è la fioria del fiacrificio diCai no,& Abefidouelorio chi porta le legnè,Se chi fiofifia chinato nel fuoco, &C altri cheficanono la vittima,laquale certo nóèfarta có menocôfideratione, s le accuratezza, chelealtre, vsò l’arte medefima,&ril medefimo giuditioi nella ftoria del diluuio,doueapparificonodiuerfiemorti d’huomini, che fipa uétati dal terror’di qgiorni,cercano il piu che poflono p diuerfie vie ficapo al lelor vite.Perciochenelle refiadi qllefigure,fi conofcela vitaefier’ì pdadel la morte,nó meno che la paura il terrore,&il difiprezzo d’ogni cofia.V edeuifi la pietà di molti, aiutadofi l’un l’altro tirarli al fiommo d’un.fafìò cercàdo fica po. Tra quali ui è uno che abracciaro un mezzo morto,cerca il piu che può di caparlo,che la natura no lo moftra meglio.Nó fi può dir quarofia bene e(' pila la ftoria di Noe, qüâdo inebriato dal vino dorme ficopto,&ha.pfienti vn figliuolo chefeneride,&duechclo ricuòprono,ftoria,& uirtu d’artefice in cóparabile,& da nó poter eftere uih ta fie nó da fie medefimo. cócio fia che co me fieellap le cofiefatte infino allora haueflì pfio animo,riforfie,& demoftrof fi molto maggiore nelle cinque Sibille,& ne lette Profeti fiatti qui di gradtz za di 5.brac. l’uno,& piurdouein tutti fono attitudini uarie, Se bellezzadi pani,&varietà di veftiri,&: tuttoìsóma có inuétione,& iuditio miracolofo: onde a chi diftingue gli affetti loro appàrificono diuini. Vedefiql leremia eólegabeicrocichiate,tenerli una mano alla barba posàdo il gomito fòpra ' il ginochio,l’altra pofiar’nelgrébo,& hauer la tefta chinatad’una maniera che bé dimoftra la malinconia,! péfieri la,cogitatione, et l’amai itudine che egli ha del fuo popolo, cofimedefìmaméte due puituche'gli fono dietro, Se • fimilmente è nella prima Sibilla dilotro a lui uerfio la porta, nella quale uo ledo efprimere Ja véchiezza,oltra che egli auiluppadoladi panni ha uoluro. moftrarè,chegia i sagui fono aghiacciati dal tepo^inolrre nel leggere p ha nere la vifta già logora, h fa accoltateli libro alla vifta acutillimaméte. sotto a t] (la figura,e Ezechiel Profeta vechio,ilqliale ha vna grafia,e mouétiabelhfi fima,S: è molto dipani abbigliato.che colina mano tiene un ruotulodi prò fetie,có l’altra folleuata,vóltàdo la tefta moftra voler parlar cole alte,etgrà- di,& dietro ha due putti che gli tégòno-i libri. Segui ta fiotto qfti vna Sibilla, che fa il córranoci EritreaSibilla che difioprafticemo pche tenédo il libro lo tano cercaueltare una carta métreclla có un ginocchio (opra l’altro fi ferma inie,pelando cograuitàql ch’ella defcriuererfinche vn putto che gliè dietro fioffiadoin vn ftizzondi Fuoco gli accède la lucerna.laquàl figuraèdihellez za ftraordinaria p l’aria del vjfo,&: p la accóciatura del capo, le p lo abbiglia mèto depanijoltra ch’ella ha le braccia nude,lequali ió’come Rai tre patti. Fe ce fiotto qfta Sibilla, loel Profeta, ilcpiale fermatoli lopra di fie ha pio vna car ta/ta,& qlla con ogni inrentione, & affetto legge. Doue nell’afpetto fi conofcc che egli fi compiace tanto di ql che e’truoua feri tto,che’pare vna pfona uiua quado ella ha apheato molte parte i Tuoi péfieri a qualchecofa.Similméte po, fe-fopra la porta della cappella il vecchio Zacheria,ilquale cercarlo p ii libro feri tto,d'unacofa che egli nò tritona ftàcó vna gàba alta,&l“al tra baflaj&mé tre che la furia del cercare ql che nótruoua,lo fa ftarecofi : no firicorda del difaoio che egli in cofi fatta pofitura patifee. Quella figura è di belhilì. afpet toper la vechiezza>& èdi forma alquanto grofia,& ha un pano có poche pie ghe,che è belliflìmo,ultra che e’ui è vn altra Sibilla,che voi ràdo in uerfo Pai tare'dall'altra bada col moftràre alcune ferine,nò è meno da lodare co i Tuoi putti che fi fiano l’akre.Ma chicóficiererà lfaia Profeta,che glièdifopra,ilqua le fiado molto filo ne Tuoi péfieri halegabe foprapofte l’ùa a l’altra,e tenédo vna mao detro al libro p fegno del doue egli leggala ha pofato l’altro brac«-: ciò col gomito fopra il libro,& apoggiato la gota alla mano,chiamato davn di 01 putti che egli ha dietro,volgefolaméte la tefta séza fcóciarfi méte dei re fto vedrà tratti veraméte tolti dalla natura Ideila vera madre dell’arte. Et ve dra una figura, che Ultra bene (Indiata pilo infegnare largamele tutti i precetti del buon pittore.Sopra a qfto Profeta è vna Sibilla vecchia bellilTi. che métre che ella fiede ftudia in vn libro có vna ecceflìua grana,et nó séza belle attitudini di due putti che le fono intornome fi può penfaredi immaginarfi di potere agiugnere alla accell.della figura di vn gioitane fatto p Daniello,il- quale fcriuendo in vn gran libro caua di certe fcritte alcune cole, & le copia có una auidità incredibile.Et p fofteniméto di ql pefo gli fece vn putto fra le gabe,che lo regge métre che egli ferule, ilche nó potrà mai paragonare pc nello\enuto da qual fi voglia mano,cofi come la belhilì. figura della Libica, làquale hauendo ferino vngra uolumetratto da molti libri,ftacó una atrita dinedónefea p leuarfi inpiedi,& in vn medefimo tépo moftrauolere alzatfi &: ferrami libro cofadificihffimap n-on dire imponibile adegni altro, che, 01 fuo maeftro.Che fi puoegh diredelle 4.ftorie da canti, ne peducci di qlla volta doue nell’vna Dauit con qlla forza puerile,che piu fi può nella vincita d’un gigate,fpiccadoli il collo fa ftupire alcune tefte di foldati che fono intor no al càpo: come ancora marauigliare altrui le bellifiìme attitudini,che egli fece nella ftoria di Iiidit,neH’altro cato,nella quale apparifee il tróco di Oloferne, che priuo della tefta fi risete, métre che ella mette la morta tefta 1 una cefta,in capo a vna fuafantefea vecchia,laquale p edere grade di pfona,fi chi na accio Iudit la pofla aggiugnere p accóciarla benete métre che ella tenédo le mani al pefo cercadi ricóprirla,& voltando la tefta verfo il tróco, ilqualc cofi morto,nello alzare vna gàba,& vn braccio,fa romore dentro nel padi* glione,moltra nella uifta il umore del capo.et la paura del morto,pittura ve Gamète cófideratiflì. Mapiubtlla,« piu diuina dfqfta,edi tuttel’altreàcora è la fto ria delle Serpi di Moile, laquale è fopra il finiftro caro dello altare con ciò fia che in lei fi uede la ftrage che fa de morti, il piptìere, il p.ugnere, & il mordere delle fer_pi,& ui apparifee quella che Moife mefle di brózo fopra il legnojnella qualeftoria uiuamentq fi conofceladiuerfità delle morti che fa no coloro,che prilli fono d ogni spàza pii moi fo di qlle. poue fi vede il ve’e no atrociflìmo,fai- di fpafmo,&: pauramorireifinin séza il legarelegàbe, & auuolgere./a'uuolgere a le braccia coiaio che rimarti in quella attitudine che glierant* non fi pofiono muouere. Senza le beliifiìme tede che gridano,et arrouefcii te,fi difperano. Ne manco beilidi tutti quelli fono coloro, cheriguardàdo il serpente,et fentendofi nel riguardarlo alleggierire il dolore, et rendere la vita,lo riguardano con affetto gradiamo, fra i quali fi uede vnafemina,ehc c foftenuta da vno d’una maniera, che e’ fi cono fee non meno l'aiuto che le porto da chi la regge,che il bifognodi lei in fi fubita paura, et puntura. Similmente nell’altra doue Affilerò efiédo in letto leggei Tuoi annali fon figli re molto belle,et tra l’altre ui fi ueghon tre figure a una tauola, che mangiano; nellequali raprefenta il configlio, che eflì fccédi liberareil popolo Hc- breo,et di appiccare Amali: laquale figura fu da lui infeorto ftraordinaria- mentecondorta. Auuenga che e’finfle il tronco che regge la perfonadi co lui,et quel braccio che viene innanzi non dipinti,ma uiui, et rileuati infuori coli con quella gamba che manda innanzi , et firn il parti che vanno den« tro, figura cerraméce fra ledificili e belle bellillima,et dificiliffima, che ttop po lungo farebbe a dichiaratele tante belle fantafie d’atti diferéti doue tutta è lageonolcgia di padri cominciado da figliuoli di Noe p moftrare la ge nerationedi Giefu Chrifio. nel le qual figure,non fi può dire la diuerfita elei le cofe,coinè pan nfariedi tefte, et infinità di capricci firaor dinari,et'nuoui, etbellillimamente confiderati. Doue non è cofa che con ingegno non fia meda in attoiet rii tre lefigtire che m fono,fon di feorti bellifiimi.ct artificio fi,et ogni cofa che fi ammira,e lodatifiima,ediuina. Ma chi non amirerà, et non reitera (marrito.veggédola terribilità dell’Iena vlrima figura della cap- peliamoti e con la forza delia arte la uolta, che per natura viene in nunzi girata dalla muraglia folpinta dalla apparenza di quella figtira ehe’fi piega indie tro, apparifee dritta,et vinta dail’artedel difigno,cmbre,et]umi,parechc veramente fi pieghi in dietro.O veramente felice età noftra,ò beau artefici, che ben coli ui dotiere chiamare,da che nel tempo uefiro hatiete potuto al fontedi tanta chiarezza dichiarare letcnebrofe luci degli occhi, et uedete, fattoui piano tuttoque! che era dificile da fi marauig!iofo,et (iugulare artefice. certaméteb gloria deile lue fatiche ui fa conofcere,et honorare,dache. ha tolto da voi quella béda,che haueuate innanzi agli occhi della mente, fi; di tenebrepiena,et v’ha (copertoli verodalfalfo, ilqu.de v’adombraual’in- l’intelletto. Ringratiatedi ciò dunque il Cielo.et sforzateuidi imitare Mi- chelagnoloin turrelecofe. Sentiflinel difcoprirlacorreretuttoil mondo d’ogni parte,et quefio badò per fare rimanere le perfone trafeco!ate,et rau- toleda onde il Papa di tal cofa ingranditoci dato animo a fedi far maggiore impre(a,con danari,et ricchi doni,rimunerò molto Michc)agnolo,ilquale diccuaalleuoltedefauorichegli faceuaquel Papa, tanto grandi che moftra uadiconofceregrandementelauirtufu.aVetfetal volta pervna fila cotale amoreuoiezzagli faceua villania lamedicatiacon doni,et fauori figliai ari,co me fu quando dimandandogli Michelagnololicentia una uolta di andare A fare il san Giouanni a Fiorenza,et chiellogli per eie danari: dille, bè quella cappella quando Para fornitaf quando porro Padre santo: il Papa che haue» tia vna mazza m mano per code Michelagnolo, dieendo,quando potro,qr.nn do pcuo:tela farò finire bene io. pero tornato a cala Michebgnolo per met terfi terfiinordineperireaFiorenzi,mandofiibiroil Papa Curdo fuo camerieri a michelagnolo con 500. scudi dubitàdo che non faceflj delle Tue a placarlo, facendo fc ufa del Papa che ciò erano unti fàuorfietamoreuolezze,et perche conofceuala natura del ijapa,et finalmérel’amaua,fene riderla, vedendo poi finalmenteriror aareogui cofa in fauore, & util (rio, & cheproruraua quel Fontehceognicola per mantenerli quello huomoamico .Doue che finito la cappella,&innanzi che uenifiì quel papa a morte ordino fila Santità fé monili,al Cardinale Sairiquattro,^' al Cardinale Aginenfe Tue nipote che fàcefii finire la tua lepohura có muior di legno che’l primo.al che fare di nuo no fi mede Michelagnolo, &: còli die le principio uoienucn a qu -da iepoltu ra per condurla una Molta fenza tanti impedimenti al fine,clic n’hebbc lem pre di poidifpiacere,efaftidi,Sc trauagii piu che di cola che faceffi in vita, &C ne acquifto per molto tempom vn certo modo nome d’ingrato ucrfo quel Papa,che l'amo,& fattoti tanto. Di cheegh alla fepoltura ritornato quella di continuo lauorando,& partemenendo in ordinedifegni da potere condurre le facciate delia cappella,volfe la fortuna inmdiofa che di tal memoria non fi lafcialle quel fine che di tanta perfertione hauena haunro principio: perche fiiccdle m quel tempo la morte di Papa Giulio: onde tal cola fi mide in abandono,per la creationedi Papa Leone dccimojilqualed’anlmo,& valore non meno splendido che Giulio hauetta desiderio di laftiare nella patria fua per edere dato il primo Pontefice di quella,in memoria di le, & d’uno artefice diurno, & luo Citrad.no, quelle marauighe, che un grandillì- mo Principe,come edo poteua la re. Per il che dato ordine die la facciata di s. Lorenzo di Fiorenza,Chiefa dalla cafa de Medicifabrican fi facede per lui; fu cagione che il laaoro della fepoltura di Giulio rimafe imperfetto, &c ri- chiefe Mich'clagnolo di parere,dilegno,chedouelfe edere egli il capo di queda opera.doue Michelagnolofe tutta quella refi (lenza che potette allegando edere obhgato per la fepoltura San «quattro,& Aginenfe. gli rifpo le che non penfaiìì aquedochegiahatieuapenl.no egli, & operato che Mi- chelagnolo fudì hcentiato da loro promettendo che Michelagnolo Lucrerebbe a Fiorenza,comegia haueuacom:nciato,lcfigureper detta fepoltura che tutto fu con dilpiacerede Cardinali,& di Michelagnolo che fi parti pia gendo. Ondevari,& infiniti furono i ragionamenti; che circa ciofeguiro- no: perche tale opera della facciata hauerehbono uoluto compartire in piu perfone.& per l’archircttura concorfero molti artefici a Roma al rapa,et fe- cerodifegni,Bacciod‘Agnolo, Antoniodasan Gallo,Andrea e Iacopo San follino,il gratiofo ^afFaellodaVrbino,il quale nella venuta del Papa fu poi condotto a Fiorenza per talecffetto. La onde Michelagnolo fi rifolfe di fa re un modello,et non uolere altro che lui in tal cofa,fuperiore, o guida dell’architettura. Ma quedo nó uolereaititofu cagione che neegli nefaltri ope raderetquemaedri difpcratiai loro foli ti eferemj lì ritornadero. Et Miche lagnolo andando a Carrara,con una comillione, che da Iacopo Saluiati gli fulfino pagati mille feudi. Ma edendo nella giunta fua ferrato Iacopo in camera per faccende con alcuni Cittadini: Michelagnolo non volle afpettare l’udienza,ma fi parti lenza far motto,et fubnoando a Carrara. Intel? Iaco po dello arriuo di Michelagnolo,et non lo trouando in Fiorenza gli mando 1 mille/i mille feudi a Carrara. Voleua il mandato^hegli faccfifela riceuura,alquale eli de che erano per la fp'efadel Papa,& non per interefio fuo chegli riportaf fc, che non vfaua far quitaza,ne riccure p altruonde per tema colui ritornò fenza a Iacopo. Mentre che egli era a Carrara,et che e’faceua cauar’ marmi, non meno per la fepolruradi Giulio che per la facciata : penfando pur’difi- nirlagli fu fcrittochehauendo intefo Papa Leone, che nelle montagne di Pietrafanta a Serauezza fui dominio Fiorétino nella altezza del piu alte mò te chiamato l’altillìmo,erano marmi della medefima bontà,& bellezza, che quelli di Carrara: «Segià lofapeua Michclagnolo:mapareua che non ci vo- Jefte attendere per edere amico del Marchefe Alberigo Sig. di Carrara,& p fargli beneficio noie (lì piu tofto cariare de Carrarefi, che di quegli di Sera- uezza,o fulle che egli la giudicaftè cofa lunga, Se da perderui molto tempo : comeinteruenne: ma pure fu forzato andare a Serauezza, fe bene allegaua in contrario,che ciofuflì di piu difagio,<Se fpela,come era,madimaméte nel fuo pricipio,et di piu che no era forfè cofi,ma ineffetto nò volfe udirne paro la: pero conucnne fare una firada di parecchi miglia per le montagne,& per forza di mazze,& picconi rompere malli per ifpianare,& có palafitta ne Ino ghi paludofi. oue fpefe molti anni Michelagnolo per efieguirela uolóta dei Papa,«Se ui fi cauò finalmente cinque colonne di giuda grandezza, che una n’è (opra la piazza di san Lorenzoin Fiorenza, falere fonoalla marina.«Scper queftacagioneil Marchefe Alberigo,che fi veddeguafto l’auiamentodiuen , t° poi gran nemico di Michelagnolo fenza fila colpa, cauò oltre a quefte colonnemolti marmi,che fono ancora in fulle caue,fiati piu di trenta anni. Ma hoggi il mica Cofimo, ha dato ordinedi finirela ftrada checièanco- ra dua miglia a farfi molto malagieuole per códurre quefii marmi,& di piu da vn’altra caua eccellente per marmi che allora fu feoperta da Michelagn’o lo per poter finire molte belle imprefe,&: nel medefimo luogho di Serauezza ha feoperto vna montagna di milchij durilTimi, Se molti begli (otto Stazè ma villa iti quelle mòtagne doue ha fatto fare il medefimo Duca Cofimo vna ftrada filiciata di piu di quattro miglia per condurli alla marina. Se tornando a Michelagnolo chefene torno a Fiorenza perdédo molto tempo ora in quefta cofa,«Se hora in queU’al tra,& all’hora fece per il palazzo de Medici vn modello delle fi neftre ingin occhiate a quelle ftanze che fono fui canto doue Giouannida Vdine lauoro quel la camera di ftucco,& dipinte che è cofa loda tifi! ma. «Se fecem fare,ma con fuo ordinerai Piloto Orefice quelle gelofie di rame ftraforato che fon certo cofa mirabile.Cófumò Michelagnolo molti anni in cauar marmi, vero è che mentre fi cauanano fece modelli di cera, Se altre cote per l’opera. Ma tanto fi prolungo quefta impre(a,che i danari del Papa affegnati a quello lauoro fi confumarono nella guerra di Lombardia; & l’opera per la morte di Leone rimafe imperfetta perche altro non ui fifeceche il fondamento dinanzi per reggerla, Se códuifefi da Carrara vna colò nagrandedi marmo (u la piazza di san Lorenzo. Spauenròla morte di Leo ne talmente gli artefici, Se le arti,& in Roma,&in Fiorenza,che mentre,che Adriano vr.ville,Michelagnolo s’attefe in Fiorenza alla fepoltura di Giulio. Ma morto Adriano,«Se creato Clemente VII. ilquale nelle arti della architet tura,della (cultura,della pittura,fu non meno defiderofo di lafciar fama,che Leone/Leone,& gii altrifuo predeceflori.in quefto tempo l’anno 1J15. fu condotto Giorgio Valeri fanciullo a Fiorenza dal Cardinale di Cortona,& meflo a ftare con Michelagnoloa imparare l’arte. Ma edendo lui chiamato a Roma da Papa Clemente vii. perche gli haueua cominciato la Libreria di san Lo* renzo,& la Sagredia nuouaper metterle fepolturedi marmo defuoi maggiorile egli faceua, fi rifolue che il Vafari andade a dare con Andrea del Sattofinocheegli fi fpediua,& egli proprio véneabottega di Andreaarac comandarlo . parti per Roma Michelagnolo in fretta, einfedato di nuouo da Frac. Maria Duca di Vrbino nipote di Pp. Giulio, ilqualefi doleuadiMi chelag. dicédo che haueua riceuuto 16. mila feudi p detta fé poi tura, Arche fc ne daua in Fioréza a Tuoi piaceri,& lo minacciò malaméte,che fe non ui atte deualo farebbecapitaremalejgiuntoa Roma Pp. Clemétechefene'uoleua feruirejo còfiglio che facetìi cóto cogli agéti del Duca che,péfaua cheaql che gli haueua fatto,fudì piu rodo creditore che debitore. la colà redo coli.Etra gionandoinfteme di molte cofetfi rifolfero di finire affatto la Sagredia, & Li brerianuouadis. Lorézodi Fiorenza. Laondepartitofidi Roma,e voltola cupola,che ui fi vede,laquale di uario cóponiméto fece lauorare:& al Piloto Oreficcfece tare vna palla a 72.. facce cheè beliifii. Accadde mentre che e’ia uoltaua che tu domadato da alcuni Tuoi amici wichelag. uoi douerete molto variare la vodra laterna da qlla di Filippo Brunellefchi: tk egli rifpofe loro , egli fi può ben variare: ma migliorare nò. f eceui détro 4. fepolture p orna méto nelle facce p li corpi de padri de 2. Papi,Lorenzo vecchio, & Giuliano Tuo fratello,& per Giuliano fratello di Leone,dc per il Duca Lorenzo fuo ni potè. Et perche egli la volfe fare ad imitazione della Sagredia uecchia, che Filippo Brunellefchi haueua fatto,ma con altro ordine di ornamenti ui fece dentro uno ornaméto compofito.nel piu vario,&r piu nuouo modo, che per tempo alcuno gli antichi,e 1 moderni maedrihabbino potuto operare, perche nella nouità di fi belle cornici,capitegli,& bafe,porte,tabernacoli,et iepolturcj'fece affai diuetfo da quello che di mifura,ordine,e regolafaceua« no gli huomini fecondo il comune ufo,& fecondo Vitruuio, & le antichità per non uolere a quello agiugnereJaqualelicentia ha dato grande animo a. quelli che anno veduto il far fuo ,di metterli a imitarlo , & nuoue fan tabe fi fono vedute poi allegrotefche piu rodo chea ragione,o regola a loro ornamenti . Onde gli artefici gli hanno infinito,& perpetuo ob!igo,hauédo egli fotti i lacci,& le catene delle cole,che per uia d’una ftrada comune eglino di continuo operauano. Ma poi lo modrò meglio, & volfe far conofcere tal co . fa nella Libreria di san Lorézonel medefimo luogo, nel bel paramento del le finedre,nellofpartimentodel palco,Snella marauigliofa entrata di quel ricetto. Ne fi uiddemai gratia piurifoluta nel tutto, & nelle parti come nei lemenfole,ne ta ber n acoli, &: nelle cornicene fcala piu comoda; nella quala fece tanto bizzarre rotture di fcaglioni, & variò tanto da la comune ufanza dellialtri,cheogni uno fenedupi .Mandoin quelle tempo Fietro Vibano Piftolefefuo creato a Roma a mettere in opera vn Chrido ignudo che tiene la Croce,ilqualeèvna figura mirabihflima,chefu podo nella wineiua alla* to alìacappella maggiore per Mefler Antonio Metelli. Segui intorno a que ko tempo J! Accodi Roma, la cacciata de Medici di Firenze, nel qual nm*•amento difegnando chi gouernaua rifortificarc quella città feciono Michf lacmolo fopra tutte le fortificationi commettano generale: doue in piu luo ghi difegno,& fece fortificar la città,& finalméte il poggio di s. Miniato clic di baftioni,equali nó colle piote di terra faceua,& legnami,& ftipealla grof fa, comes’uCiordinariamenre; ma annaduredifotto inteflutedi caftagni,et qnercie,&di altre buone materie,&in cambiodi pioteprefe mattoni, crudi fatti con capechio,& ftercho di beftie spianati con fomma diligenza : & j> ciò fu mandato dalla Signonadi FirenzeaFerraraa vederele fortificationi del Duca Alfonfo primo,&cofi lefueartiglierie, & munitioniroue riceue molte cortefiedajql Signore,che lo prego che gli facelìi a comodo fuo qual che cofa di fua mano,che tutto gli promeffe Michelagnolo, ilquale tornato andana del continuo anco fortificando la città,e benché hauelìi quelli impe d.menti lauoraua nondimeno vn quadro d’una Leda per quel Duca, colori ro a tempera di fua mano; che fu cofa diurna come fi dirà a fuo luogo, & le fiatile per lefepolturedisan Lorenzo fegretamence.ftetre Michelagnolo an cora in quefto tempo fui monte di san Miniato forfè fei mefi per lollecitare all a fortificatione del móte,pche fel nemico lene fulfi Ipadronito,era piluta la città,& coli con ogni fua diligenza fegùitauaquelle imprefe. & in quefto tempo feguitó in detta Sagreftia l’operarche di quella reftarono parte finite, & parte nò fette ftattie,nelle quali con le inuentioni dell’archirettura delle fepol ture è forza confeffare,cheegh habbiaauanzatoogni huomo in quelle tre profellìoni. Di che ne rendono ancora teftimonio quelle ftame, cheda lui furono abozzate,& fini te di marmo che in tal luogo fi veggono, l’una, è la noftra Donna,laquale nella fua attitudine fedendo manda la gamba ritta adofto alla manca con pofar ginochio fopra ginocchio,&il putto inforcandole cofeein fu quella,cheèpm alta,fi ftorcecon attitudine belliilìma inuef lo la madre chiedendo il latte,& ella con tenerlo con vna mano, &c con l’altra apogiandofi fi piega per dargliene,&ancora che non fiano finite le parti fue,fi condire nell’ellererimaftaabozzata, & gradinata nella iiriperfetione della bozza la perfettionedell’opera. Ma molto piu fece ftupire ciafcuno, che confiderando nel fare lefepolturc del DucaGiuliano,&del Duca Loré 20 de Medici egli penfafiì che non folo la terra fufii per la grandezza loro ba Aanteadar lorohonoratasepoltura, ma uollechetuttelepartidel mondo «li follerò,&che gli mettefiero in mezzo,&copriftero il lor fepolcro quattro Ratue, a uno pole la notte,il giorno.al’altro l’Aurora,& il Crepulcolo. 1« quali ftatuefono con belliftimeformediattitudini, &artificiodi mufcoli Iauorate,baftanti,fe l’arte perduta folle, a ritornarla nella priftina luce. Viso fral’altre ftatuequedueCapitani armari,l*unoiI pentolo Duca Lorézo, nel fèmbmnte della laidezza con bellifiimegambetalmentefatte thè occhio no può veder meglio: l’altro è il Duca Giuliano fi fiero con una tefta, & gola co ìncalfatura di occhi,profilo di nalò,sfenditura di bocca,& capegli fi diuini, mani,braccia,ginochia,«Spiedi,&in fomma tutto quello chequiui fece,eda fare che gli occhi ne fiancare ne fidare ui fi pollone già mai.veramétechi nf guarda labellezzadecalzati:&della corazza,ctiefte lo crede. & non morta le. Ma eh e dirò io delia Aurora femina ignuda, & da fare tiicireil maninco Dico deH’animOjCv fmarirelo ftileallafcukura,nella quale attitudine fi coti ofe»aofcc il fuo follecito Ieuarfì fonachiofa,fuilupparfi dalle piume., perche para che nel dellarfi ella habbia trouato ferrato gli occhi a ql gra Duca. Onde fi florce coamaritudine,dolédofi nella fua cótinouata bellezza i fegnodelgri dolore. Et che potro io dire della notte,ftatua non rara,ma unica ? Chi è ql 10 che habbia per alcun lecolo in tale arte uedutomai ftatue antiche, o moderne cofi fatte? conofcendofi non folo la quiete di chi dorme,ma il dolore, & la malinconia di chi perde cola onorata,&c grande.credafi pure che quella fiS qlla notte,la qualeofcuri tutti coloro,che p alcun tépo nella fcultura, & nel difegno penfauano, non dico di pallarlo,ma di paragonarlo già mai. Nella qual figura,quella fonnolenza fi Icorge che nelle imagini adormen tate fi vede, perchedaperfonedottillìme furono in lode fua fatti molti uerfi latini,^: rime volgari come quelli de quali non fi fa fautore « Ld notte, che tu uedi in fi dolci dtti Dormiri fu dd uno Angelo scolpiti ìn qucfìofaffo: er perche dorme ha uitd.
'Deflalaje no'l crcdi,&parler atti. A quali inperlona della notte rifpofe Michelagnolo cofi. Grato mie il fonno,ty piu l'effe/di [affo, Mentre che il danno,c? la uergogtia dura.
Non uede/non fentir\m' è gran uentura: Pero non mi deftar*ideh parla baffo, Etcertofelainimicitiach’è tra la fortuna,& la uirtu ; & la bontà d'una,&Ia in uidia dell’altra hauedelafciarocódurre tal colaafine,poteua moftrarel’ar te alla narura.che ella dt gran lunga in ogni penfiero l’auanzaua. Lauorado egli con follecitudine,& con amoregrandiilimo tali opere,crebbe,che pur troppo li impedi il fine, lo afledio di Fiorenza, l’anno 1516.ilquale fu cagione,che poco ò nulla egli piu ui lauorafie,hauendogli 1 Cittadini dato U curadi Tonificare oltra al montedisan Miniatola terra.comes’è detto. C5 ciofia che hauetido egli prellato a quella Repub. mille feudi, & trouandofi de nouedella militia ufitio deputato fopra la guerra,volfe tutto il penfiero, & lo animo fuo a dar perfetionea quelle fortificationi, & hauendo la Uretra finalmente l’elercito intorno, & apocoapoco mancata lasperanzadegli aiutij&crefciuteledificultadel mantenerfi}& parendogli di trouarfi a Ara no partito per ficurtà della ptrfonafua,fi delibero partire di Firenze,& an- darfene a Vinetia lenza far fi conofcere per la ftrada a nefiuno. Parti dunque fegretamenteper la uia del monte di san Miniato che nefiuno il feppe, menandone feco Antonio Mini fuo creato el Piloto Orefice amico filo fedele# &: con eflì portarono fui dodo uno imbottito per vnodi feudi ne giubboni. Età Ferrara condotti, ripofandofi,auuenne che per gli fofpetti della guerra per la lega dello Imperatore,& del Papa, che erano intornoa Fiorenza , Duca Altonfo da Elle teneua ordini in Ferrara,&uoleua fapere fecretamc teda gli olii,che alloggiauano,! nomi di tutti coloro, che ogni di allogiaua- no,& la lillra de fortìlieri di che natione fi fodero,ogni di fi faceua portare. Auuenne dunque che edendo Michelagnolo quiui con animo di non eiler conofciuto:&: con li Tuoi fcaualcato,fu ciò p qfta uia noto al Duca, che fen® rallegro pefler’diuenuto amico Tuo.era ql Prlcipedigradealo, & métre che uirte il diletto còtinuaméte della uirtu,màdofubito alcui de primi della Tua corte che p parte di Tua Ecc. in palazzo,&doue era il Duca lo c6ducelTero,et i caualli,Progni fuacofalcuairero,eboniffi.allogiamétoin palazzo gli delle ro.Michelag. trouadofi in forza altrui fucóftretto vbidire,&ql chevéder’no poteuajdonare^al Duca co coloro àdòjéza leuare le robe del Porteria. Per che fattogli il nuca accogliézegradirti, e doltofi della fila laluatichezza,&apf Co fattogli di ricchi,Sconoreuoli doni,uolfccó buona jpuifione in Ferrara fer marlo.Maegli nóhatiédoa ciò l’aioItéto.nò ui volle reftare. &c pgatolo alme no che métre la guerra duraua no fi parti Ile,il Duca di nuouo gli fece offerte di tuttoqllocheera in poter fuo. Onde Michelag. no uolédo elfere vinto di cortefia lo rlgratio molto>& uoltadofi verfoi fuoi duedisfeche haueua por tato in Ferrara 12.mila feudi,&che fegli bifognaua erano al piacer’fuolfieme co erto lui.il Duca lo meno a fparto come haueua fatto altra uolta p il palazzo, & quiui gli moftro cioche haueua di bello fino a vn fuo ritratto di mano di Tizianojlqualefu da lui molto còmédato. Ne pò lo potè mai fermare in pa lazzo pcheegli allaofteria uolfe ritornare.onderoflechel’allogiaua, hebbe (otto mano dal Duca infinitecole datargli honore,e cómilìione alla partita fua di nòpigliarenulladelfuo alloggio. Indi fi códuflea Vinegiadoue defi derado di conofcerlo molti gétil’huomini, egli che lèpre hebbe pocafatafia che di tale efercitio s’Itédeflero,fi parti di Giudecca,doue era alloggiato, do ue fi dice che all’hora dilegno pqlla città,pgato dal DogieGritti ,il pótedel Rialto,dilegno rarirti.d’inuétiones&:d’ornarnéto,fu richiamato Michelagno lo con gran preghi aliapatria,&fòrtemente raccomandatogli che non 110- leflì abandonar l’imprefa,& mandatoglifaluo condotto,finalmente uintó dallo amore non lènza pericolo della uita ritorno, &in quel métre fini la Leda che faceua come fi dille dimadatali dal Duca Alfófo, laaualefii portata poilFracia p Anto Mini fuo creato, et in tato rimedio al capaniledi s. Minia to, torre che offédeua liranaméte il capo nimico con 2.pezzi di artiglieria,di che voltoli a batterlo co canoni groflì i Bóbardieri del capo l'haueuó quali lacero,Sd’harebbono rouinato,onde Michelag co balle di lana,&gagliardi materartifofpefi cócordeloarmodi maniera che glie ancora in piedi. Di cono ancora che nel tépo dell’allediogli nacq*, occafione p la uoglia che pri ma haueua d’un fallò di marmo di nouebraccianenuto da Carrara, chep gara,& concorrenza fra loro, Papa Clemen te lo haueua dato a Baccio Ban- dinelli.ma pedere talcofa nel publico, Michelag. la chiefeal G5faIoniere,et erto glielo diede che facerte il medefimo hauédo gia Baccio fatto il modello et leuatodi molta pietra pabozarlo.ondefeceMichelag.vn modello, il quale fu téuto marauigliofo,et cofa molto uaga.Ma nel ritorno de Medici fu reftitui to a Baccio.Fatto Io accordo Baccio Valori Comeflariodel Pp. hebbe comif fione di far pigliare,mettere al bargiello certi Cittadini de piu partiali, et la corte medefima cercò di Michelag. a cafa,ilquale dubitadone s’era fuggito lègreramétein cala d’un fuo gi ade amico,oue flette molo'giorni nafcofto.'ta to che partato la furiatricordàdofi Pp. Clemétedella virtù di Michelag. fefa re diligéza di trouarlo,có ordine che nò legh diceflì niente,anzi che legli tor fiafsi le Polite Jpuifioni,&: che egli attédefii all’oca di s. Lorézo mettédoui p proueditoreM.GiouàbatiftaFigiouaniantico feruidore dicala Medici priore di s. Lorézo. doueafsicuraro Michelag. comincio p fari! amico Baccio Valori vna figura di tre brac.di marmo che era vno Apollo cheficaua uà del Turcaflo vna frecciar & lo còduiTe prefto al fine,i!quale è hoggi nella cameradel Principe di Fioréza,cofa rarifsim3,ancorachenó (ìa finita del tut to. In qfto tépo efiéndo madato a Michelag. vn gerii huomo del nuca Alfofo di Ferrara,che haueuaintefochegli hauena fatto qualcofa raradi fuo manò P no pdere vna gioia cofi fatta arriuato che fu in Fioréza,et trouatolo gli pie tò lettere di credéza da ql S. doue Michelag. fattogli accogliéze gli moìtro la Leda dipintadaluicheabracciailCigno;et Caftore, et Polluce che vfeiuano dell’ucuo in certo quadro giade dipi to a tépa col fiato, & pesàdo il mandato delnuca al nomechesétiuafuoridi Michel.chedouefsi hauer fatto qualche gru cofa no conofcédo ne l’artificio,ne l’ecc.di qlla figura dille a Michelag. oh qfta è vna poca cofa.'gli dimado Michela, che meftiero fufsi il fuo,fapédo egli che niuno meglio può dar’giuditio delle cofe che fi fàno che coloro che vi fo no efiercirati pur aliai dréro.Rìfpofeghignado,io só merrate credédo no elle re fiato conclamo da Michelag. pgétil’huomo,e quafifattofi beffe d’vna tal dimada moftrado ancoraifiemefpzzarel’induftriadeFiorétini. Michelag. che haueua itelo benifsi. el parlar cofi fatto rifpofe alla prima, voi farete qfta uolta mala mercatia p il uro S. leuateuimi dinazi.&: co fi in que giorni Antó Mini fuo creato,che haueua z.forelle da niaritarfi gliene chiefe,et egli gliene dono volétieri,có la maggior pat tede difegni,et cartoni fatti da lui,ch’erano cofa diuina. cofi ì.cafiedi tnodegli cógrà numerojdi cartoni finiti p far’ pitture^ par te d’ope fatte che véutoglifàrafia d’adarfenei Fràcia gli porto fecó, eia Leda la vede al Re Frac, p via di mercàti,hoggi a Fòtanableo,&i cartoni, Se dilegni andarómale pche egli lì mori lai poco tépo,& gliene fu rubati.do ue fi priuoqftopaefedi tate,Se lì utili fatichechefu danoineftimabile.A Fio réza è ritornato poi il cartone della Leda,che l!ha Bernardo Vechietti,&: co fi 4. pezzi di cartoni della cappelladi ignudi,Se Profeti codoni da Béuenuto Cellini sculcore:hoggi appfiòagii heredi di Girolamo degli Albizi.Còuéne a Michelag.andarea Roma a Papa Cleméte,ilqnale béche adirato con lui, co me amico della virtù,gli pdonò ogni cofa;&gli diedeordine, che tornafte a Fioréza,& che la libreria,et fagreftia di s. Lorézo fi finifiero del tu tro,&: per abreuiare taFopa^naifinitàdi fiatile che ciadaronocópartironol altri mae ftri.Egli n’allogo z.al Tribolo, vna a Raffaelloda mòte Lupo,et vna a F.Gio. Agnolo frate de Serui,tutti fcultori,&:gli diede aiuto I efiefacédo a ciafcuno i modelli I bozze di terra,la onde tutti gagliardamctelauoraro.no,et egli aco ra alla libreria faceuaattédere,onde fi fini il palco di qlla d’intagli in ìegna- mFcòfuoi modelli,i quali furono fatti p le mani del Carota, Se del Tallo Fio retini eccell. int?gliatori,&maeftri,& ancora di quadro, & fimilmétei ban chi de 1 libri lauorati all’horada Batifta delcinqj,& Ciapino amico fuo buo ni maeftriin qlla jpfefiìone.Et pdarui ultima fine fu còdotto in Fioréza G10 uanida Vdinediurno,ilqualepioftuccodella tribuna infiemecó altri fuo lauoranti,& ancora maeftri Fiorentini, ui ìauoroda onde con follecnudine cercarono di dare fine a tanta imprefa, perche udendo Michelagnclo far porrei opale ftatue-,in qfto tépo al Papauennein anime Hi uolerloappf fo di le,hauendo defiderio di fare la facciaca della cappella di Siilo,doue egli haueua dipintola voltaa Giulio 1 I. fuo nipote, nelle quali facciate uo- lcua Cleméte che nella principale doueèl’altare ni fi dipignertì il Giuditio vniuerfale accio poterti moltrare in quella Moria tutto quello che l’arte del difegno poteua fare-, et nell’altra dirimpetto fopra la porta principale gli ha ueua ordinato che ui faceilì quando per la fuafuperbia Lucifero fu dal Cielo cacciato,«Se precipitati infieme nel centro dello inferno tutti quegli Ange li che peccarono co luirdelle qualnuctioni molti ani Inizi fe trouato che ha ueua fatto fchizzi Michelagnolo,&: uarij difegni.un de quali poi fu pollo in epa nella Chiefa della Trinità di Roma da un pittoreCiciliano.ilquale flette molti mefì con Michelagnolo a feruirlo, &c macinar colori : quella opera c nella croce della Chiefa alla cappelladi fan Gregorio dipintaa frefeo, che ancora che fìa mal condotta, fi vede un certo che di terribile, «Se di vario nel le attitudini,& groppi di quegli ignudi che piouono dal Cielo, «Se de cafca- ti nel centro della terra conutrfi in diuerfe forme di Diauoli molto fpauen- tate,& bizzarre, & è certo capricciofa fantafia. mentre che Michelagnolo da ua ordine a far quelli difegni,«Secartoni della prima facciata del Giuditio,nò reftauagiornalmenteeflere alle mani con gli agenti del Ducad’Vrbino,da i quali era incaricato hauer riceuuto da Giulio 1t.16. mila feudi per lafepol tura,«Se non poteua foportare quello carico; «Se defideraua finirla vn giorno quantunque e5fuffi già uecchio,& uolenrieri fene farebbe (tato a Roma,poi che fenza cercarla gli era venuta quella occafione per non tornare piu a Fio renza,hauendo molta paura del Duca Alertandro deMedici, ilquale penfa ua gli filile poco amico,perche liauendogli fatto intendere per il S. Alefìan- dro V itegli chedouelfi uedere doue furti miglior lìto per fare il Cartello, &C Cittadella cii Fiorenza; rifpolenon vi volere andare fe non gli era comanda toda Papa Clemente. Finalmentefu fatto lo accordo di quella fepoltura,«Se che cofi finirti,in quello modo che non fi faceilì piu la fepoltura ìfolata I for ma quadra.-ma folamente una di quelle faccie fole in quel modo che piace* ua a Michelagnolo,«Scche fullì obligaro a matterei di fua mano lei llatue,<Sein quello contratto che fi fece col nuca d’V rbino concede sua Eccellen tia che Michelagnolo fvllì obligato a Papa Clemente quattro meli dell’anno ò a Fio renza,ò doue piu gli parerte adoperarlo,de ancora che parerti a Michelagno lo d’eller quietate,non fini per quello, perche desiderando Clemenredi ve dere l’ultima pruoua delle forze della lua utrtu, lo faceua arrendere al carco ne del Giuditio. Ma egli mediando al Papa di eflereoccnpatoin quello no reftaua però con ogni poter fuo,Se fegretaméie lauoraua fopra le llatue che andauano a detta fi-poi tura, succede l’anno i?$$. la morte di Papa Clemente,doue a Fiorenza fi fermo l’opera della fagreftia,&libreria,laquale ccn ti to rtudio cercando fi finilfe,pure rimale imperfetta.pensò veramente all’ho ra Michelagnolo edere libero, Se potere attendcreadar’fine alla fepoltura di Giulio 11.Ma ellendo creato Paulo terzo non palio molto che.fattolo chia mareafeoltra a! fargli carezze,&offerte,lo riccrcoche douelfi feruirlo ,<S£ che lo uoleua apprello di le. riculo quello Michelagnolo,dicendo che non poteua fate,ellendo per contratto obligato aiDucad’Vrbino,fin che furti finito finitaLife poltrirà di Giulioal Papa ne prefe collora dicendolo ho hauuto 3® anni qdo defiderio,&hora chef,lònPapa non melo cauerò?Io ftraccerò il co tratto,& fon difpodochetu milerua a ogni modo. Michelagnolo uedmo quella rilolutione fu tentato di partirli da Roma,&ir» qualche maniera tro uar uia da dar fine a quella fepoltura.tutta uia temendo,come prudente,del la grandezza del Papa,andaua penfando trattenerlo di fodisfarlo di parole* vedendolo tanto uccchio,tin chequalccfa nafeefie. il Papa che uoleuafarfa re qualche opera fegnalata a Michelagnolo andò un giorno a trouarlo a ca fa con dieci Caidinaìi, doue e’ uolfe ueder tutte le fiatile della fepoltura di Giuliochegh parfono miracolofe,& particolarmenteil Moife,cheda! Car dinalediMàtouafudertocheqllalolfigiira ballaua a honorarePp.Giulio, &■ ueduro i cartonile difegni cheordmaua per la facciata della cappella che gli paruono ftiipendi,di nuouoilPapalo ricerco con idantia chedouefli an dare a feiuirlo,promettendogli che farebbe che’l Duca d’Vrbino lì contenterà di tre llatue,& che 1’altre fi faccio fare con fuo modegli a altri eccellenti maellri. per ilche procurato ciò con gli agenti del Duca sua Santità,fecefi di nuouó contratto confermato dal Duca, ik Michelagnolo fpontaneamente fi obligo pagar’ le tre datile,& farla murare che per ciò depolìtò in lui banco degli Strozzi ducati mille cinquecento ottanta, e quali harebbe potuto fuggirei gli paruehauer farro allaiaeflerfidilobligatodi fi lunga,&difpia cedole imprefa,laquale egli la fede poi murare in sa Piero in Vincola in que fio modo. Medelu il primoimbafamento intagliato con quattro piediftal li che rifaltauanoinfuori tantoquanto prima uidoueua Ilare vn prigione per ciafcuno che in quel cambio ui reflaua una figura di un termine, & per che da bado ueniua pouero haueua perciafcun termine meifoapiedi una menfolachepofaua arouefeioin lu que quattro termini metteuano in mezzo trenicchie , duedelle quali eranotonde dalle bande, &ui doueuano andare le vittorie,in cambio delle quali in una mede Lia figliuola di Laban perla vita attiua con uno specchio in mano per laconfiderationefi deueha uere perleattioni noftre,e nell’altra una grillanda di fiori per levimi cheor nano la vira noftral vita,&dopo la morte la fanno gloriofajl’altra fu Rachel fuaforellap’auitacótemplatiuaconlemam giunte con vn ginocchio piegato, &col uolto par chefliaeleuata infpirito, lequali datuecondulle di (uà mano Michelagnoloin meno di uno anno: nel mezzo è Tal tra nicchia* maquadra,che quella doueua efferenel primo difegno una delle porti, eh« cntrauanonel répietto oliato della fepoltura quadrata:qnella efiendodiuen tata nìcchia ui epodo in furun dado di marmo lagrandiflìma, 8c bellillìma ftatuadt Moife,della quale abadanza fi è ragionato. Soprale tede de termi ni che fan capitello,è archi traile,fregio,e cornicieche rifalta (oprai termini intagliato con ricchi fregi,& fogliami uouoli,et dcntegh,e altri ricchi meni bri per tutta l’opera,{opra la qualecornicefi rauoue un’altro ordine pulito fcnzaintaglidi altri, ma uariati termini corrifpódendo a dirittura aque pri mi a vfo di piladri con uarie modanature di cornice, et per tutto quedo ordine accorr pagna,etobedifce a quegli difotto,ili uiene un uano fimile atollo che fa nicchia come qlla doueora il Molle,nelquale è pofato fu rifalli del la cornice unacafla di marmo con ia datua di Papa Giuhoa diacere, fatta da Malo/Mafo da! Bofco fruitore,e dritto nella nicchia che ui è una noftra Donach« tiene ilhgliuolo in colio condotte da Scherano da Settignano scultore, col modello di Michelagnolo che Inno aliai ragioncuole ftattie, & in duealtre nicchie quadre fopra la vita attilla,&lacontemplatiua fono due ftatue mag gioii,vn Profeta,& vnaSibilla a federe che ambi duefur fatte da Raffaello da monte Lupo,come s’èdetto nella ulta di Bacciofuo padre che fur condor te con poca fatisiarione di Michelagnolo. Hebbe per ultimo finimento que fta opera una cornice uaria che rifaitaua come difotto p tutto,Se fopra i termini era per fine candelieri di marmo,Se nel mezzo l’arme di Papa Giulio* & (opra il Profeta,Scia Sibilla nel uano della nicchia ui feceper ciafcuna vn A fineftra per comodità di que frati che ufitiano quella Chiefa,hauendouifac to il coro dietro, che leruono dicendoli diuino vfitio a mandare le uociiti Chiefa,& a vedere celebrare,e nel uero che tutta quefta opera è tornata be- niiTimo: ma non già a gran pezzo come era ordinato il primo difegno]. Rifoltieftì Michelagnolo poi che non poteua fare altro di feruire Papa Paulo, ìlquale ordinatogli da Clementefenza alterare niente l’inuentione,oco cetto che gli era fiato dato,hauédo rifpetto alla uirtu di quell’huomo, alqua le portaua tanto amore,Se riuercnza.che non cercaua fe no piacergli, come neaparue legno,che defideràdo sua Santità chefotto il Iona di cappella oue era prima l’armedi Papa Giulio 11. metterui la fua,eflendone ricerco p non fare torto a Giulio, ea Clemente non uela uolfe porre, dicendo non iftare bene,Se ne refto sua Santità fatisfatto per no gli difpiacere, Se conobbe mol to bene la bontà di quell’huomo quanto tiraua dietro allo honefto,Se ai giu fio fenza rifpetto e adulatione, cofa che loro fon foliti prouar di rado. Fece dunque Michelagnolo fare,chenon ui era prima, una fcarpa di mattoni bé murati,Se fcel ti e ben cotti alla facciata di detta cappella, e uolfè che psdefil dalla fomitadifopra un mezzo braccio,perche,nepoluere nealtra bruttura potesfi fermare fopra. Ne uerro a particolari della inuentione, o componimento di quefta ftoria,perche fe ne ritratte,Se ftampate tante,Se grandi, Se piccole che e’ non par neceffario perderui tempo a defcriuerla. Bafta che fi vede che l’inten none di qfto huomo fingulare nó ha voluto entrare in dipi— gnerealtro chela perfetta, Se proportionatiftìma compofitione del corpo humano,Se m diuerfillìme attituclini,non fol quefto: ma infieme gli affetti delle paffioni,et con tentezze dell’animo,baftandogli fatisfarein quella parte nelche è fiato fupiore a tutti i fuoi artefici, e moftrare la via della gran ma mera,Se degli ignudijSe quanto e’ Tappi nelle dificulta del difegno, et finalmente ha aperto la uia alla facilita di quefta arte nel principale fuo intento che èli corpo humano,et anendendo a quefto fin folo,ha laflato da parte le vaghezze de colori,i capricci,et le nuoue fantafie'di certe miniuie,etdelica« tezze,cheda molti altri pittori non fono interamente,et forfè nó fenza qual che ragione fiate neglette. [Onde] qualcuno non tanto fondato nel di fegno ha cerco có la uaricrà di tinte,et ombre di colorfet con bizzarre uarie et nuoue in ucn noni,et in (omnia con quefta altra uia far fi luogo frai primi maeftri. Ma Michelagnolo ftando faldo Tempre nella profondila dtU’arte, ha moftroa quegli che fanno nlfri douenano arriuare al pcrfetto.ct per tornare alla ftoria,haueua già condotte Mich dagnolo a fine piu di tre quar ti d el . iena l*opera,quando andando Papa Paulo a uederla,perche Mclfer Biagio da Ce- fena maellro delle cerimonie,&: perlonafcrupolofa, che era in cappella col Papa dimandato quél che gliene parerti dille edere cofadifonellirtìma in vn luogo tato honorato hauerui fatto tati ignudi che fi difoneftaméte rnoftra no le lor vergognici che non era opera da cappella di Papa, ma da linfe,Se d’ofterie.'difpiacendo quello a Michelagnolo,&: uolendofi vendicare fubi- to che fu partito lo ritraile di naturale lenza hauerlo altrimenti innanzi, nel Io inferno nella figuradi Minos con vnagranlerpe auuolta alle gambe fra un monte di Dianoli, ne ballo il raccomandarli di Meller Biagio al Papa,& a - Michelagnolo,che lo leuartiche pure uelo laflo per quella memoria, doue ancor fi vede. Auennein quello tempo che egli cafcodi non poco alto dal tauolato di quella opera,&c fattofi male a una gamba per lo dolore,<3c per la colloca da nellu no non uolle edere medicato. Per il che trouandoli all'hora uino, maellro Baccio Routini Fiorentino amico luo,&: medico capricciofo & di quella uirtu molto alfetionato, uenendogli compallione di lui gli andò vn giorno a pichiarcacala,&nongli eflendo rifpollo dà vicini,ne da lui, per alcune uie fegrete cerco tanto di falire, chea M.ichelagnolo di llanza in llanzaperuennejilqualeeradifperato. Laonde maellro Baccio fin cfieegli guarito non fu,non lo volle abandonare gin mai, néfpicharfegli d’intorno. Égli di quello male guarito ,&ritornato all’opera, et.in quelladicontinuo lauorando,in pochi meli a vltima fine la ridufle dando tanta forza alle pi ttu re di tal opera,che ha uenficato il detto di Dantejmorti li morti, i uiui pareà uiui. Et quiui fi conofce la miferia de i dannati,&r l’allegrezza de beati.Onde fcqperto quello giuditiomollro non folo edere uincitore de primi arrefi cichelauoraro vi haueuan.prma ancora nella uoltac, he egli, tanto celebrata h'auea fatta uolfe vincere fe ftefloj&inquella di gran lunga palfatofi, fupe- rò le medefimo,hauendofi egli imaginato il terrore di que giorni,doue egli farapprelentareper piu pena di chi non è ben uilfuto tutta la fua pafsioner.l facendo portare in aria da diuerle figure ignude la croce,la colonna, la lanciala spugna,i chiodi,& la corona con diuerfe,& uarie attitudini molto di ficilmen te condotte a fine nella facilita loro . Euui Chrillo ilquale ledendo con faccia orribile,& fiera a i dannati fi volge maladicédogli non fenza gra dmorèdella Polirà Donna cheriftrettafi nel manto ode, & uede tanta roui na. Sònui infini tilfime figure che gli fanno cerchio di Profeti, di A portoli, & particolarmente Adamo,&c sàto Pietro : i quali fi filmano che ui fien mes. fi l’unà per l’origine prima delle genti al giudi tio l'altro per edere fiato il pri mo fondamènto della Chriftiana Religione. Apiedigliè un san Bartolomeo bellifiìmojilqual rnoftra la pelle fcorticata. Euui fimilmentevno ignu • do di san Lorenzo,oltra chefenzanumerofòno infinitiflimi fanti, & sante, SÌ altre figure mafchi,&femineintorno,appreflo,&:difcofto:i quali fi abradi ciano,Scfannofi fella,hauédo per grana di Dio,& per guidardone delle ope reloro là beatitudine eterna. Sono lotto i piedi di Chriftoifette Angeli ferirti da san Giouanni Euangeliflacon lefette trombe, chelonando a fentc' za,fanno arricciare i capelli a chi gli guarda,per la terribilità che elfi mollra! no nel vifo,&fragl’altri vilon due Angeli chcciafcuno hail libro delle uitc in mano, appreflo non fenza belliftima confideratione fi ueggono i fette t •. peccati mortali da una banda combattere in forma di Diauoli, Se tirar’giu allo inferno l’anime,che uolano al Cielo con attitudini bellidìmi, Se feorti molto mirabili. Ne ha reftato nella reflurretionede morti moftrareal mon do, come elli della medefima terra ripiglion l'odà,& la carne; Se come da al tri uiui aiutati Hanno volando al Cielo, che da alcune aniraegia beate èlor porto aiuto, non fenza uederfi tutte quelle parti di confiderationi,chea vna tanta, operacome quella,fi polla ftimare che fi conuengha. Perche”per lui fi è fatto ftudij,& fatiche d ogni forte,apparendo egualmente per tutta l’opera; come chiaramente , Se parricularmente ancora nella barca di Caronte fi ldimoftra:ilquale con atritudinedifperatal’anime tirateda i Diauoli giu nel la barca batte col remo ad imitatione di quello,che espelle il fuo famigha- riflìmo Dante quando dilfe.
tCaron* demonio con occhi di bragia ■i'Loro accennando,tutte le raccoglie. Batte col Remo qualunque fi adagia. '
, Ne fi può imaginare quanto di uarietàfia nelle tefiedique Diauoli mo- ftri ueramente d’inferno. Nei peccatori fi conofceil peccato,& la temain- fiemedel danno eterno. Et ol tra a ogni bellezza ftraordinaria è il vedere ta taoperai fi unitamentedipinta,&códotta,cheella parefattain vn giorno: Se con quella fine che mai minio nilluno fi condulle talménte.& nel nero la moltitudine dellefigure,la terribilità,& grandezzadell’operaè tale,che no fi può defcriuere,efiendo piena di tutti i pollìbili humani affetti,&hauendo gli tutti marauigliofamenteesprelfi. Auuenga chei fuperbi,gli inuidiofi, gli altari, i lulluriofi, Se glialtri coli fatti, fi riconofchino ageuólmenteda. ogni bello spirito:per hauereofieruato ogni decoro,fi d’aria,fi d’attitudini, Se fi d’ogni altra naturale circoftantia-nelfigurarli. Cofa che fe bene è mara uigliofa,^ grande,non è fiata impofiìbile a quefto huomo, per eflere fiato fempreaccorto,&fauio, Sé hauere vifto hUomini afiai, Scacquiftato quella cognitione con la pratica del mondo, che fanno i Filofofi con la fpeculatio- ne,& per gli fcricti. Talché chi giudiciofo, & nella pittura intendente fi tro ua,uede la terribilità dell’arte; &: in quelle figure feorge i penfieri,& gli affet tifi quali mai per altro che per lui nófuronodipinti .Coli nede ancora qui ui come fi fa il uariaredelle tanteattitudini, negli ftrani, Se diuerfi gefti di giouani vecchi,mafchijfemine; né i quali a chi no fi moftra il terrore dell’ar teinfiemecon quella gratia,che egli haueua dalla natura ? perche fa fcuote- rei cuori di tutti quegli che non lon faputi,ccmedi quegli che fanno in tal medierò. Vi fono gli feorti che paiono di riheuo,& con la unione fa morbi dezza,et la finezza nelle parti delle dolcezze da lui dipinte, moftrano ueramente come hanno da edere le pitture fatte da buoni,et veri pittori, et vede fi ne i cótorni delle cofegirateda ltii;pervna uia,cheda altri, che da lui non potrebbono edere fatte,il uero giuditio,et la uera dannatione, et redurref- fione.Et quello nell’arte nofira è quello edempio, et quella gra pittura ma datadaDio agli huomini in terra:accioche veggano come il fato fa quando gli intelletti dal fupremo grado in terra dcfcendono, et hanno in elfi in- fufa la gratia, et la diuinità del fapere. Quefia opera mena prigioni legati quegli che di fapere l’arte fi perfuadono: et nel uedere i fegni da lui tirati ne cótorni cotornidichecofa erta fi fia, trema,e teme ogni terribile spirito fia quato fi voglia carico di difegno .Et mentre che fi guardano le fatiche dell’opera Tua, i fenfi fi ftordifcono folo a penfareche cola pofiono efiere le altre pitture fat te,& che fi faranno, porte a tal paragone. Et a ueramen te felice chiamar fi puote,&felicità della memoria di chi ha vifto ueramente ftupenda maratii- glia delfccol noftro. Beatiflimo,&fortunatiflìmo Paulo terzo,poi che Dio confentichefottola protetione tua fi ripari il vanto ,(chedaranno alla memoria fua,& di te le penne degli fcrittori: quanto acquiftano i meriti tuoi p le lue uirtu? Certo fato boniifimo hanno a quefto fecolo nel fuo nafcere gli artefici,da che hano veduto fquarciato il velo delle dificultà di quello,che fi può fare,& imaginare nelle pitture, òc fculture,& architetture fatte da lu i. penò a códurre quella opera otto anni, de la fcoperfe l’anno 1541. (credo io) il giorno di Natale con ftupore,& marauigliadi tutta Roma j anzi di tutto il mondoj& io che quell’anno andai a Roma per uederla che ero a Vinetia, ne rimali ftupito ♦ Haueua Papa Paulo fatto fabricare,come s’è detto, in An tonio da san Gallo al medefimo piano vna cappella chiamata la Paulina a imitatione di quella di Niccola V. nella quale deliberò che Michelagnolo ui tacerti due ftoriegrandiin dua quadronuchein vnafeciela Conuerfionc di san Paulocon Giefu Chriftoin aria, «Se moltitudine di Angeli ignudi có bellillimi moti,&: difotto Federe fui piano di terra cafcato (lordilo,& fpaue tato Paulo da cauallo con i Tuoi foldati attorno,chi attento a folleuarlo,altri (lorditi dalla uoce, & splendore di Chrirto in uarie, de belle attitudini, Se mouentieamirati,6e spauentati fi fuggano,& il cauallo chefugédo par che dalla velocità del corfo ne meni uia chi cerca ritenerlo,& tutta quefta ftoria è condotta con arte,&difegno rtraordinario. -Nell’altra èia Crocifillione di san Piero,ilqtiale è confitto ignudo fopra la Croce,che è vna figura rara : moftrandoi crocili fiori,mentre hanno fatto in terra una buca,uolere alzare in alto la Croce,acciò rimanga crocififio co’piedi all’aria. doue fono molte confiderationi notabili,& beile. Ha Michelagnolo attelo folo, come seder to altroue,alla perfezione dell’arte. perche ne paefi ui fono,ne alberi, ne ca (amenti,ne anche certe varietà,& uaghezze dell’arte ui fi veggono, perche non uiattefe mai: come quegli,che forfè non voleua abartarc quel fuo gran de ingegno in fimil cofe: quefte furono l’ultime pitture condotte da luid’es- tà d’anni fettantacinque,& fecondo che egli mi diceria con molta fua gran fatica: auenga,che la pittura partalo vna certa età, de martimamente il lauo- rarein frefeonon è arte da vecchi. Ordinò Michelagnolo che con ifuoidi fegni Perino del Vaga pittore eccellenti (fimo faceflì la uoltadi ftucchi, e molte cofe di pittura,«Se coli era ancora la.volota di Papa Paulo III. che man dandolo poi per la lunga non lene fece altro: come molte cofe reftano imp- fette,quando per colpa degli arteficiin rifoluti, quando de’ Principi poco accurati a follecirargli. Haueua Papa Paulo dato principio a fortificare Bor go,& condotto molti Signori con Antonio da san Gallo a quertadieta; doue uolfe che interuemflì ancora Michelagnolo,come quelli che fapeua che le fui tificaiioni fatte intorno al monte di san Miniato a Fiorenza erano (la* te ordinate da lui : & dopo molte difpute,fu domandato del fuo parere.egli che era d’oppinione contraria al san Gal’o,&r a moki afri lo dille li bei auu n te:doueilsan Gallo gli dille, che era Tua arte la Tenitura, Se pittura, non lefortificationi. RifpofeMichelagnolo che di qllene fapeua pocorma’chc del fortificare col penderò,che lungo tempo ci haueua hauuto fopra con la fperientia di quel che haueua fattogli pareua fapere piu che non haueua sa pitto neegli ne tutti que’di cafafua -, moftrandogh in prefentiadi tutti che ci .haueua fatto molti errori :Sc moltiplicando di qua,Se di la le parole,il Pa pa hebbe a por filentio,& non andò molto che e’porto difegnata tutta la for tificatione di Borgo, che aperfegli occhi a tutto quello che s eordinato, Se fatto poi :Scfu cagione che il portonedi Santo Spirito, cheerauicinoal fineordinato dal san Gallo rimafeimperfetto. Nonpoteualo spirito ,6: la virtù di Michelagnolu reftarc fenzafar qualcofa, Se poi che non poteua di- pignere,fi mede attorno a vn pezzo di marmo per cauarui drento quattro figure tonde maggiori che’l viuo, facendo in quello Chrifto morto,per dilettatone,Se paìlar’tempo, Se come egli diceua,percherefercitarfi col mazzuolo lo teneua fano del corpo. Era quello Chrifto, come deporto di croce foftenuto dallanoftra Donnacntrandoli fotto, Sè’aiutandocon atto di for* za Niccodemo fermato in piede,& da una delle Marie che Io aiuta, ueden- domacatolaforzanellamadre,cheuintadal dolore non può reggererne fi può vedere corpo morto fintile a quel di Chrifto che calcando con le mem bra abbadonate fa attiture tutte diferenti no folo degli altri fuoi, ma di qua ti fene fecion mai.operafaticola, rara in vnfallo, Seueramentediuina,Se: quella come fi dirà difotto rellò imperfetta, Se hebbe molte difgratieranco rache gli hauefti hauuto animo,cheladotieftì feruireperla fepoltura di lui a piedi quello altaredouee’penfaua di porla.
Auuenne chel’anno i 546.mori Antoniodasan Gallo.ondemancato chi guidali! la fabbrica di san Piero, furono varij pareri tra i depurati di quella, col Papa a chi doueflmo darla. Finalmente credo che sua Santità spirato da Diofirifoluedi mandare per Michelagnolu, & ricercatolo di metterloin luogofuo,loriculbdicendo,per fuggire quellopefo,che l’Architettura non era artefua propria. Finalmente non giouando i preghi, il papa gli comandò che Faccettarti, doue con sommo fuo dispiacere, Scontra fua voglia bifognò che egli entrafst a quella imprefa, Se un giorno fragli altri andando egli in san Piero a uedere il modello di legname che haueua fatto il san Gallo , Se la fabbrica per efaminarla, vi trouo tutta la fetta Sangallefca, chefattofi innanzi,il meglio chefeppono diflono a Michelagnolo,chefi ral legrauano che il carico di quella fabbrica hauefsi a ertere fuo, Scelte quel modello era vn prato , che non ui mancherebbe mai da pafeere 3 noi dite il vero,rifpofe loro MÌchelagnolo,volédo Tferirecomee’dichiaro cofia vn’ami co per le pecore, Se buoi che non intendono l’arte: Se usò dir poi pubicamente,che il san Gallo l’haueua condotta cieca di lumi, Se che haueua di fuori troppi ordini di colonne l’un fopra l’altro, Se che con tanti rifarti agu glie, & tritumi di membri teneua morto piu dell’opera todefca,chedelbuò modo antico, o della vaga, Se bella maniera moderna, Se oltre a quello che e'fi poteua risparmiare cinquanta anni di tempo a finirla , Se piu di 300. mila feudi dispefa, Se condurla con ptu maeftà, Se grandezza, Se facilità, Scm3ggior difegno di ordine, bellezza, Se comodità, Se lo moftro poi ia in vn modello che e>fece pet ridurlo a quellafórma che fi uede hoggi con dòtta ì’operà . Sefe conofcere quelcheèdiceua tflère uerifsimo. Quefto modellò gli colio 15. feudi, Schifano in quindici di j quello del san Gallo pàlio,'come se detto quattro inila, Se duro molti anni. Et da quefto et altro modo di fare fi conobbe, che quella fabbrica eravna bottega, Se vn trafico da guadagnare: ilquale fi andana prolongando con inten rione di non finirlo, ma da chi fe l’hauefte prefa per incetta.Quelli modi non piaceuono a quefto huomo dabene, Se per leuarfegli dattorno, mentre che’l Papa lo for zaua a pigliare l’ufitio dello architettore di quella opera, dille loro un gior no 'apertamente, che eglino fi aiutafsino con gli amici, & facefsino ogni opera che e’non entrafsi in quel gouerno: perche le gli hauefle hauutotal cura:non uoleuain quella fabbrica neftunodiloro:lequali paroledette in publico l’hebbero per male, come fi può credere, Se furono cagione che gli pofono tanto odio, ilqualecrefcendo ogni di nel uedere mutare tutto quell’ordine drento, & luori,chenon lo lallorono mai uiuere, ricercando ogni di uarie, Se nuoueinuentioni per tanagliarlo, come fi dirà a fuo luogo.
Finalmente Papa Paulo gli fece un motu proprio, come lo creaua capo di quella fabbrica con ogni autorità, Scchee’potefsifare,Sc disfare quelche u’era,crelcere,5efcemare,Seuariareafuo piacimento ogni cofajet volle che il gouerno de miniftri tutti dependefsino dalla uolonta lua : doue Mi- chelagnolouifto tanta ficurtà,etfededel Papauerlbdi lui,volfe per molirare la fua bota,che fulfi dichiarato nel motu ^pprio come egliferuiua la fa brica per l’amore de Dio, Se fenza alcun premio, fe bene il Papagli haueua prima dato il palio di Parma dei fiume, che gli rendeua da fecento feudi, che lo perde nella morte del Duca Pier Luigi Farnele,Se per fcambiogli fu darò una Cancelleriadi Rimini di manco valore, di che non moftro curarli,Se ancora che il Papagli mandali! piu uolte danari per tal prouifione,non gli uolleaccettar mai. come nefannofede Mefter Aleftandro Ruffini carne liereall’horadi ql Pp. Et M. Pier Giouanm Aliotri Velcouo di Furli.final mente fu dal Papaaprouatoil modelloche haueua fatto Michelagnolo che ri tiraua san Piero a minor forma : ma fi bene a maggior grandezza,con fati! fationedi tutti quelli che hanno giudi rio: ancora che certi che fanno profef fioned’intendenti(mainfatti non fono)non lo aprouano. Trouò che4. pi ladri principali fatti da Bramate,Schifati da Antonio da s.Gallo,che haueuo no a reggere il pefo della tribuna,erano deboli,e quali egli parte riempie facendo due chiocciole ò lumache da lato, nelle quali fono leale piane,per le quali i fomari uifalgano a portare fino in cima tutte le materie, Se parimen* teglihuominiuipollonoire acauallo infino in filila cima del piano degli archi. Condufte la prima cornice fopragli archi di treuertini, che giram tondo, che è cofa mirabile, gratiola, S: molto uaria da Tal tre, ne fi può far meglio in quel genere. Diede principio alle due nicchie grandi della cro- ciera.Et doue prima per ordine di Bramante,Baìdalfarre,Se Raffaello,come s’è detto,verfo capo sarò ui faceuano otto tabernacoli,et col! fu leguitato poi dals.Gallo.'Micelag.gli ridullea tre,et di dréto tre cappelle, e fopra còla voi £a di treuertini,e ordine di fineftre viue di lumache hino forma varia,et ter ribile srédezza lequali poi che fono in edere, &uan fuori in dampa, non folamente tutti quegli di Michelagnolo, ma quégli del san Gallo ancora,non mTmetterò a defcriuereper non edere necedario altrimenti : bada che egli con ogniàccù. ratezza fi mede a far lauoraré per tutti que’ luoghi,doue la fabnc’a fi haueua a mu tare d’ordine,a cagione ch’ella fi fermadì dabilidìma,di maniera che el la non poteflì edere mutata mai piu da altri. Prouedimentodi fauio, de pru dente ingegno,perche non bada il far bene,fe nò fi adì cura ancora: poi che la profunrione,& l’ardire di chi gli pare Papere, fe gli è creduto piu alle parò le che a fatti j de taluolta il fauore di chi non intende,puo far’nafcere di mol ti inconuenien ti. Haueua il pópulo Romano col fauore di quel Papa défide rio di dare qualche bella,utile,& commodaforma al Campidoglio,& acco* modarlo di ordini,di falite,di fcale a fdruccioli,de con ifcaglioni, de con ornamenti di datue antiche,che ui erano,per abelhre quel luogo,&fu ricerco per ciò di configlio Michelagnolo, ilquale fece loro vn bellitlimo difegno, de molto riccho,nel quale da quella parte doue da il fenatore che è verlò Le uan te,ordino di treuertini vnafacciata,& unafalitadiscalecheda dueban de fiilgono per trouare un piano, per ilquale s’entra nel mezzo della fala di quel palazzocon riccheriuoltepicnedi balaudri uarij cheferuanoper ap- poggiatoi,6<: per parapetti .doue per arrichirla dinanzi ui fece metterei due fiumi aghiacere antichi di marmofopra a alcuni bafamenti, uno de quali è il Teucre,l’altro èil Nilo di braccianouel’uno,cofa rara,& nel mezzo ha da irein vnagran nicchia un Gioue.Seguitòdallabandadimezzogiorno do- ueèil palazzode Conferuatori per riquadrarlo, unaricca, de uariafacciata con una loggia da pie piena di colonne,& nicchie,doue vanno molte datue antiche,&attorno (ono uarij ornaméri,& di porte, de finedrechegia n epo do una parte, de dirimpetto a queda ne ha a feguitare un’ altra fimile di uer fio tramon tana lotto Araceli: de dinanzi una falita di badoni diuerfo ponen te qual farà piana con vn ricinto, de parapetto di balaudri douefara l’entra ta principale con vn’ordine,& bafaméti lopra i quali va tuttala nobiltà del le datue di chehoggi ècofi ricco il Campidoglio. Nel mezzo della piazza in una baia, in forma oliale, epodo il cauallo di bronzo tanto nominato, lu’l quale èia datua di Marco Aurelio,laquale il medefimo Papa Paulo fece leua re dalla piazza di Lateranoouel’haueuapoda Si do quarto : ilquale edifitio riefee tanto bello hoggi,che egliè degno d’edere conumerato fra le cole degne che ha fatto Michelagnolo,de è hoggi guidato per códurlo a fine da M. TomaodeCaualierigcntirhuomo Romanojcheè dato, Scède maggiori amici che haueffi mai Michelagnolo,come fi dirà piu bado. Haueua Papa Paulo terzo fatto tirare innanzi al san Gallo, mentre viueua,il palazzo di ca fa Farnefe,& hauendouifi a pcrrein cimail cornicione perii fine del tetto della parte di fuori, uolfeche Michelag.con fuo difegno,de ordine lofacedì, ilquale non potendo mancare a quel Papa,che lo dimaua,& accarezzarla tà to,fece fare vn modello di braccia fei di legname della grandezza che haueua a edere,Se quello in fu vno de canti del palazzo fe porre,che modradì in» effetto quel che haueua a edere l’opera, che piaciuto a fua Santità, et a tu tra P orna è dato poi condotto quella parte che lene uedea fine,riulcendo il piu belio J piu nano di quanti lene fieno mai nidi, o antichi, o moderni : & da quefbo poi che’l san Gallo mori, volfe il Papa che haueffi iMichelngnolo cura parimente di quellafabrica,doue egli feceilfineflronedi marmo con co Jonnebellifsimedi mifchio cheè fopra la porta principale del palazzo con vn’armegrande belhfsima,S<: uaria di marmo di Papa Paulo terzo fondato* re di quel palazzo. Seguito di dentro dal primo ordine in fu del cortile di quello gli altri due ordini con le piu belle uarie,Se gratiofefineflre, Scorna menti, Se ultimo cornicione che fi fien vidi mai, la doue per le fatiche, & ingegno di qiiell’huomo, è hoggi diuentato il piu bel cortiiedi Europa. egli allargò,Se fé maggior la fiala-grande,Se diede ordine al ricetto dinanzi, Se con uario,Sc nuouo modo di fiefto in forma di mezzo ouato fece condurre le volte di detto ricetto.Se perches’eratrouatoin quell’anno alle Terme Antoniane un marmo di braccia fette per ogni verfio,nel quale era flato dagli antichimtaghatoHercoIechefopra vn monteteneuailToro perlecor na,con vn’ahra figura in aiutofiuo,Se intorno a quel monte uarie figuredi Pallori Ninfe,Se altri animali,opera certo di llraordinaria bellezza per vede re fi perfette figure in vn fallo fiodo, Se fienza pezzi che fu giudicato feruire per vna fontana , Michelagnolo configliò che fi doueffi condurre nel fecondo cortile,Se quiui reflaurarlo per fargli nel medefimo modo gettare' acque,che tutto piacque. Laquale opera è fiata fino a hoggi da que Signori Farnefi fatta reflaurare có diligenza per tale effetto,Se all’horaMichela<mo lo ordinò che fi doueffi a quella dirittura fare un ponte che attrauerfaffi il fiume del Teuere accio fi poteflì andare da quel palazzo in Trafleuerea vn altro lor giardino,&palazzo, pche pia dirittura della porta principale che uolta in campo di Fiore fi vedelfi a vna ochiara il cortile, la fonte, firada Iu- lia,Sc il ponte,et la bellezza dell’altro giardino, fino all’altraportacheriufci ua nella firada di Trafleuere, cofa rara, et degna di quel Pon tefice, et della uirtù,giuditio,etdifegnodiMichelagnolo.Etperchel’anno 1547. mori Bafliàno Vinitiano frate del piombo, etdifegnando Papa Paulo che quelle flatue antiche per il fuo palazzo fi reflatiraffino,Michelagnolo fauori volen tieri Guglielmo dalla Porta fruitore Milanefe,ilqualegìouane di fperanza dal fudetto fra Bafliano era flato raccomandato a Àlichelagnolo che piaciu toli il far fuo,lo mede innanzi a Papa Paulo per acconciaredette flatue, et la cofa andò fi innanzi chegli fece dare Michelagnolo l’ufitio del Piombo,che dato poi ordine al reflaurarle,comefeneuede ancora hoggi in quel palazzo doue fra Guglielmo de benefirij riceuuti, fu poi vno de contrari] a Michela- gnolo.Succeffe l’anno 154?. la morte di Papa Paulo terzo:dotie dopo la crea tione di Papa Giulio terzo,il Cardinale Farnefe ordino fare una gran sepol tura a Papa Paulo fuo per le mani di fra Guglielmo,ilquale hauendo ordinato di metterla in san Piero fotto il primo arco della nuoua Chiefa Tetto la tri buna che impediua il piano di quella Chiefa,et non era inuerita il luogo fuo etperche Michelagnolo configliò giuditiofamente, che la non poteuà ne do ueua Ilare, il Frate gli prefeodio credendo che lo fa ceffi per inuidia,ma beh s'è p'oi accorto che gli diceuail uero,et che il mancamento è flato da lui che ha hauuto la comodita5et nò l’ha finita come fi dira altrouej et io ne fo fede, auuengha che l’anno Ì550. io fuffi per ordine di Papa Giulio terzo andato a Roraaaferuirlo,et volentieri per godermi Michelagnolo,fui per tal ccnfi-glio g’io adoperato,doue Michelagnolo defideraua che tal fepoltura fi metteffi in unadelIenicchie,doùeèhoggilacoIonnadeglispiritatiche era il luogo fuo,&: io mi ero adoperato che Giulio terzo fi rilolueua per conrifpondenza disila opa far la (uà nell’ altra nicchia col medefimo ordine,che qlla di Papa Paulo,doue il Frate che la pre(e in conti ario fu cagione che la fua nó se mai poi finita>et che quella di quello altro Pontefice non fi facefsi, che tutto fu pronofficato da Michelagnolo. Voltofsi Papa Giulio a far fare quell’anno nella Chiefa di san Piero a Montorio una cappella di marmo con dua fepol Ulte per Antonio Cardi naie de Monti fuo zio, de Mefier Fabbiano Auo del Papa primo principio della grandezza di quella cafailluftre,della quale ha- uendoil Vafari fatto difegni, & modelli, Papa Giulio, che ftimòfemprela virtù di Michelagnolo,& amaua il Vafari, uolfe cheMichelagnolo nefacef- fi il prezzo fra loro;& il Vafari Triplicò il Papa a far che wichelag. ne pigliadi la protesone,& perche il Vafari haueua propofto p gl’intagli di quella opa Simon Moka,et per le (fatue Raftael Monte Lupo, configliò Michelagnolo, chenonuififacedi intagli di fogliami ne manco ne membri dell’opera di quadro,dicendo che doue uanno figure di marmo non ci vuole edere altra cofa. pilcheil Vafari dubitò che nó lo facefsi pche l’opera rimanedi pouera et ineffetto poi quando e’ia ueddefinita confedò chegli hauedi hauutogiu ditio,et grande, non volfeMichelagnolo che il Monte Lupofacedì le (fatue, hauendo uiffo quanto s’era portato male nelle Tue della (epol tura di Giulio (ecódo,& fi cótentò piu predo ch’elle fufiino date a Bartolomeo A mmanna tfiquale il Vafari haueua medo innanzi,ancor’che il Buon arroto hauedi vn poco di sdegno particolare feco,& con Nanni di Baccio Bigio,nato (e ben fi confiderada leggier cagione,che edendogiouanetti modi dall’afetione del l’arte piu che per offenderlo,haueuano indudriofamente entrando in cafa Jeuati a Anton Mini creatodi Michelagnolo molte cartedifegnate, chedi poi peruiadel Magiftratode Signori Otto gli fnron rendine tutte,ne gli volle' perintercefsionedi Mefier Giouanni Norchian Canonico di san Lorenzo amico fuo,fargli darealtrogadigo. Doueil Vafari ragionandogli Michela gnolodi quella cofa gli dide ridendo chegli pareua che non meritadino biafimoalcuno,etchekgli hauefsi potuto,harebbenon folamentetoltogli parecchi difegnnma l’harebbe (pogliato di tutto quelche gli hauefsi potuto ' hauere di filo mano folo per imparare l’arte, che s’ha da uolere bene a quegli che cercan la uirtu’-, & premiargli ancora. perche non fi hanno quedi a rrattarecome quegli che v’hanno rubandoi danari,le robe,etl’altrecofeim portanti; hor coli fi recò la cofa in burla. Fu ciò cagione che a quella opera di Montorio fi diede principio,et cheil medefimo annoil Vafari,etlo Am mannato andorono a far condurre i marmi da Carrara a Roma per far det* to Jauoro. Era in quel tempo ogni giorno il V afari con Michelagnolo ; doue utia mattina il Papa difpenso per amoreuolezza ambi due che facendo lefet te chiefe a cauallo,ch’era l’anno santo, riceuelsino il perdono adoppio : done nel farle hebbono fra l’una,et l’altra Chiefa molti utili,et begli ragionamenti dell’arte,et indulf riofi,che’l Vafari ne diftefe vn dialogo,che a miglio yà occafione fi manderà fuori con altre cofe attenente all’arte,. Autenticò Papa Giulio terzo quell’anno il motu proprio di PapaPaulo terzo, fopra la ' fabbrica fabbricadi san pierò,&ancora che gli fufli detto molto male Ha i fati tori del la letta Sangallefca per conto della fabbrica di san Piero per all’hora non ne volle vdire niente quel Papa hauendogli (come era uero) moltro il Vafari che gli haueua dato la vita a qlla fabrica,&operòcó stia Sanrità,che qlla no faceti! colanefluna attenentealdifegnofenzail giuditiofuo,che Boiler uò femprcrperchc ne alla Vigma Iulia reeeeofa alcuna fenza il luo ccnfigho, nein Beìuedere,doue fi rifece lalcala che ve hora in cambio della mezza ton da che ueniua innanzi,laliua otto fcaglioni , Se altri otto in giro entraua in dentrofattagiadaBramante,cheerapoftanella maggior nicchiain mezzo Beluedere.Michelagnolo ui dilegno, Se fe fare quella quadra coi balauftri di preperigno che ui c ora molto bella. Haueua il Vafari quell’ano finito di (lampare l'opera delle vitede PÌttoriScultori,& Architettori in Fiorenza,Se di ninno de viui haueua fatto la vira, ancor che ci fulfi de vecchi fe non di Michelagnolo, e cofi gli prelento l’opa,che la riceue co molta allegrezza,do ue molti ricordi di cole haueua hauuto dalla voce lua il Vafari come da arte fice piu vecchio-,& di giuditio:& non andò guari che hauendola letta gli ma do Michelagnolo il prelen te fon etto fatto da lui,il quale mi piace in memoria delle fu e amorcuolezze porre in quello luogo.
Se con lo ftilcf? co i colori hauetc Alla natura pareggiato l’arte, Anzi à quella [canato il pregio iti parte, C hc’l bel di lei piu bello a noircnicte.
Voi che con dotta man pollo uifete A piu degno lauoro, attergar carte, Quel che ui manca a lei di pregio ih parte N cl dar aita adaltrui tutto togliete Che fe fecolo alcuno ornai contefc In far’ bcU’opre, almcrì cedale poi Che conuicn ch’ai preferitto fine arriue.
Hor le memorie altrui già fpcnte accefe Tornando fate,hor chcficn quelle,e noi, Rial grado d’cjfa ctcrnalniente itine.
Parti il Vafari per Fiorenza,&: IalTo la cura a Michelagnolo del fare fonda rea Monrorio.Era Me'ller Bindo Altouiti all’hora Confolo della natione Fiorentina molto amico del Valari, chein fu quella occafione gli dille che farebbe bene di far condurre quella opera nella Chiefa di san Giouanni de Fiorentini,&: che ne haueua già parlato con Michelagnolo,dqualefauorireb be la cola,& farebbe quello cagione di dar’fine a quella Chiefa.piacque que (lo a Mefler Bindo,& ellendo molto famigliare del Papa gliene ragiono cal damente,inoltrando che larebbe flato bene,che le fepolture, Se la cappella, che suaSantità faceuafareper Montorio, l’haueflefatte nella Chiefa di san Giouanni de Fiorentini, & aggi ugnendo eh e ciò farebbe cagione, che con quella occafione,Se Iprone la Natione farebbe fpefa tale,che la Chiefa hareb be la fua finej& fe sua Santitàfacelle la cappella maggiore, gli altri mettati farcbbono Tei cappelle,& poi di mano in mano il reflante. Ladoue il Papa fi uolro d’animo,&ancora che ne fuflì fatto modello,& prezzo, andò a Mó torio,& mando per Michelagnolo, alquale ogni giorno il Vaiati fcriueuaj & haueua fecondo l’occafione delle faccende rifpofta da lui.Senile adunque al Vaiati Michelagnolo,al primo di d’Agollo 1550. la mutatione che haue- na fatto il Papa,& fon quelle le parole ìltelle di lua mano.
M. Giorgio mio caro.Circi al rifondare a san Piero a Molitorio come il Papa no noi fc intendere non tiene fcrifsi niente,fapendo noi effere aiti fato daWhuomo uojlro di qua, H ora mi accade dirtii quello che fogne, cr quejlo è che hicrmattina fendo il Papa andato a detto Molitorio,mando per me,rifcontralo in fui potè,che tornaua: hebbi lungo ragio namento fcco circa le fcpolturc aUogatcui,cr attui timo mi diffe che era rifoluto non no Icre mettere dette fcpolturc in fu quel monte: ma nella Chicfa de Fiorentini,richicfcmi dì parere,e didifegno,et io nc lo confortai affai,fintando che per queflo mezzo detta Chic fa s'habbia a finir e.Circa le uofire tre riccuutc non ho penna da rifponderc a tante altez t ze: ma fic haucfsi caro di effere in qualche parte quello che mi fate, non Pharci caro per altro fe non perche noi haucfsi un femdore,che itale fsi qualcofa. Ma io non mimaratti* glio fendo noirifucitatore dihuomini morti,che uoi allunghiate uita a i uiui, 0 nero che i mal uiui furiate p infinito tepo alla morte,cr per abreuiare,io fon tutto,come so,uoflro. Michelagnolo BuonarrotimRoma.
Mentre che quelle cofe fi trauagliauano, Se che la natione cercaua di far danari,nacquero certediftìcultà,perche non conclulero niente,& coli la co fa fi raffreddò.In tanto hauendo già fatto il Vafari,&l’Ammannato cauare a Carrara tutti i marmi.fenemandòa Roma gran parte,& cofi PAm manna to con ellì,fcriuendo per lui il Vafari al Buonaruoto, che facellì intédereal rapa doue uoleua quella fepoltura,6cche hauendo l’ordine facellì fondare; fubito che Michelagnolo hebbe la lettera parlo al noilro Signore,& fcrille al Vafari quella refolutionedi man fua.
Mcffcr Giorgio mio caro. Subito chcBartolomco fu giunto qua, andai aparlare al Pi pa,cr uiPco che uoleua fare rifondare a Montorio,pcr le fcpolturc,prouueddi d’unmun torc di san Piero. il tante cofe lo feppe, er uolfcui mandare uno a fuo modo, io per non combattere con chi da le moffe a uenti,mifon tirato adreto,perche offendo huomo leggie ri,non uorrei cficrc traportato in qualche macchia. Bafla che nella Chicfa de Fiorentini non mi pare scabbia piu a pcnfarc.tornatc prefio,cr fiate fimo. altro non mi accade, addili di Ottobre 1550.
Chiamaua Michelagnolo il tante cofe Monfignor di Furli, pche uoleua fare ogni cofa. EBendo maellro di cameradel Papa* pronedeua per le meda glie,gioie,carnei,& figurine di bronzo, pitture, difegni, Se uoleua cheogni cofadipendellìda lui. volentieri fuggiua Michelagnolo quello huomo per che haueua fatto lempre ufitij contrari] ai bifogno di Michelagnolo, Sz per ciò dubitaua non ellereda ì’ambitionedi quellohuomo traportatoin qual che macchia. Ballachela nationeFiorentina perfe per quella Chiefauna bel Mima occafione,che Dio fa quando la racquillerà già mai, & a me ne dolfe infittirà.
infinitamente. Non ho voluto mancare di fare quella breue memoria, per che fi veggha che quedo huomo cercò di giouare fempre alla natione fua, Se agli amici fuoi,Seall’arte. Nefu tornato apena il Vafaria Roma, che innanzi che fuilì il principio dell’anno 1551. la fetta Sangallefca haueua ordinato contro Michelagnolo un trattato,che il Papa douefsi fare congregano ne in san Pietro,& ragunare i fabricieri,Se tutti quegli che haueuono la cu ra,per moflrarc con falfe calumnie a sua Santità, che Michelagnolo haueua guado quella fabrica: perche hauendo egli già murato la nicchia del Re,do ue fono le tre cappelle,Se condottolecon le tre finedre fopra, ne fapendo ql che fi voleua fare nella uolta,con giuditio debole haueuano dato adinten- dere al Cardinale Saluiati vecchio,Se a Marcello Ceruino,che lu poi Papa, che san Piero rimaneua con poco lume, ladoue ragunati tutti, il Papa dille a Michelagnolo,che 1 deputati diceuano che quella nicchia harebbe refo po co lume:gli rifpofe,io uorrei fentire parlare quedi deputati. Il Cardinale Marcello rilpole,fian noi. Michelagnolo gli dide.Monfignore,fopra quede finedre nella volta,che fa a fare di treuertini.ne ua tre altre. Voi non ce l’ha uete mai detto,difle il Cardinale, Se Michelagnolo loggiunlc,io no lono,nc manco uoglio efiereobligato a dirlo,ne alla S. V.neaneduno, quelche io debbo ò voglio fare; l’ufìtio uodro è di far uenire danari, Se hauere loro cura da i ladri,Se a difegni della fabbrica ne hauete a lalciare il carico a me. Et uoltoffi al Papa,etdide, Padre Sato uedete quelche io guadagno,chefeque de fatiche,che io duro,non mi giuliano all’anima,io perdo tempo, Se l’opera. Il Papacheloamaua,gli mede le mani in fullespalle,Se dille, uoi guadagnate per l’anima,Se per il corpo,non dubitate,Se per hauerfegli faputo le- uare dinanzi,gli crebbe il Papa amore infinitamente,Se comando a lui,Se al Vafari che’l giorno leguente amendue luflino alla vigna Julia: nel qual luogo hebbe molti ragionamenti feco, che códufiero quell’opera quali alla bel lezza,che ella è,ne faceua ne deliberarla cofa nelTuna di difegno lenza il pare re,Se giuditio fuo.Et infra 1 altre volfe,pcheegli ci andaua Ipefio col Valari, ltandosuaSantitàintornoallafontedell’acqua uergine con dodici Cardi nali, arriuato Michelag. volfe(dico) il Papa per forza che Michelagnolo gli fedeiìi allato,quantunque egli humilillìmamenteil recufallì, honorado lui fempre,quanto è poilìbilc,la uirtu lua. Fecegli fare un modello duna faccia ta per un palazzo,che sua Santità defideraua fare allato a san Rocco, volen* dofi feruiredel Mauloleodi Angudoperil redo della muraglia: che non fi può uedere per difegno di facciata, ne il piu uario,neil piu ornato, ne il piu nuouo di maniera,e di ordine; auenga come s e vido in tutte le cofe fue, che e’ non s’è mai uoluto obligare a legge,o anticha,o moderna di cofe d’architettura,come quegli chehahautol’ingengoatto a trouatefempre cofenuo ue,Se uarie,& non punto men belle. Quedo modello è hoggi appredoilou ca Cofimo de Medici,che gli fu donato da Papa Pio quarto, quando gli an* dò a Roma,che lo tienefra le lue cole piu care . Portò tanto rifpetto quedo Papa a Michelagnolo che del continuo prefe la lua protetione contro a Cardinali, Se altri che cercauano calunniarlo, Se volfe chelempre per ualenti, Se reputati chefutfino gli artefici andallìno a trouarlo a cafa, Se. gli hebbe ta to rifpetto,Se reuerenza,che non fi ardiua sua Santità per non gli darefadi-d:p a richiederlo di moltecofe,cheMichelagnolo ancor’che fuilfi uecchio poreua fare, Haueua Michelagnolo fino nel tempo di Paulo terzo per fuo ordine dato principio a far rifondarci! ponte Santa Maria di Roma,ilquale per il corfo dell’acqua continuo,& per l’antichità (ua era indebolito, Se roui nana: fu ordinato da Michelagnolo per uia di cade il rifon dare, 5c fare diligati ripari alle pile:edi già ne haueua códotto a fine vna gran parte, & fatto fpelegrofle in legnami,& treuertini a bnefitio di quella opera, Sz uedeti dofi nel tempo di Giulio terzo,in cógrcgatione coi Cherici di camera in pra ricadi dargli fine,fu propofto fra loro da Nanni di Baccio Bigio architetto, che co poco tempo,&fomma di danari fi farebbe finito, allogando in cottimo a lui,Se con certo modo allegauano fiotto fpetiedi bene per ifigrauar’ Mi chelagnolo,perche era vecchio,^: che non fenecuraua,3c dando coli la co- fa no fieneuerrebbe mai a fine. Il Papa che voleua poche brighe,nó péfiando a ql che poreua nafeere,diede an tonta a Cherici di camera che come cofia lo ron’hauefisino cura: i quali lodettono poi,fienzache Michelagnolo ne fiapes fi altro,co tuttecjlle materie,con patto libero a Nanni, ilquale non anele a quellefonificationi,come era neceflario a rifondarlo: ma lo (caricò di pefio per uederegran numero di treuertini,di che era rifiancato, & folicato anti*= camenteil ponte,che ueniuanoagrauarlo,& fiacetianlo piu forte,& ficuro, & piu gagliardo, mettendoui in quel càbio materia di ghiaie,& altri getti, che non fi vedeua alcun difetto di drento, Se di fuori ui fece fpòde, Se altre cofe,che a vederlo paretia rinouato tutto: ma indebolito totalméte,& tutto affotfigliato .segui dapui cinque anni dopo, che ucnendo la piena del diiu- uio l'anno 1557. egli rollino di maniera, che fece conofcere il poco giuditio de Cherici di camera,el danno che riceuè Roma per partirti dal configlio di Michelagnolo,ilquale predille quella fu a reuma molte uolte afuoi amici, Se a me,che mi ricordo pallàdouiinfieme a cauallo,che mi diceua,Giogio q ftopòteci triema fiotto,follecitiamo il canalcare, che nò rollini in mentre ci fian su. Ma tornado al ragionamelo difopra. finito che fu l’opa di Motorio, de có molta mia fatisfatione,io tornai a Fiorenza p feruitiodel Duca Cofi- mo,che fu l’anno 15^4. Dolfie a Michelagnolo la partita del Valari, Se pari mente a Giorgio. Auenga cheogni giorno que fuoi auerfarij hora p una via hor’p un’altra lo trauagliauano.-pilche nò macarono giornalmente l’vno a l’altro faiuerfi,&: Tanno medefimo d’Aprilcdandogli nuouail Vafari, che Lionardo nipote di Michelag. fiaueua hauuto vn figliuolo maftio, Se cóho norato corteo di dòne nobililh. l’haueuono accòpagnato al Battefimo,rino nadoilnomedelBuonai'uotojMichelagnolorifpofein vnalett§raal Vafari quelle parole, Giorgio amico caro. Io ho prefo grandifimo piacere della uoftra,tiiJ}o che pur ui ri* cordate del poucro uccchio,c? piu per cfjcrui trottato al trionfo, che mi fcriucte d'haucr uìfìo rinafccrc un altro Buonaruoto: del quale attifo ui ringratio quanto fo, cr poffoj ma ben mi difpiacc tal pompa^crcke l’huomo non dee ridere,quando il mondo tutto piange: però mi pare che L ioti ardo noni: abbia a fare tanta fetta d'uno che mfee, con quella alle grezza che s'ha a ferbarc alla morte di chi è ben uijfuto. ne ni marauigliatcfc non rijho do fubito : lo foper nonparere mercante. bora io ui dico che per le molte lode, che per dettd iettimi dite ,fe io ne merkafsi foF una ,mi parrebbe, quando io mi ui detti inanima» er in corpo, bauend dato qualcofa, e haucr fadisfatto a qualche minima parte di quel ehe io ui fon debitore . douc iti ricognofco ogni bora creditore di molte piu che io non ho da pagare . e7 perche fon uccchio oramai non/pero in quefa,ma nell'altra uitapo terc pareggiare il conto: però ui prego di paticntia, e7 fonuoßro, et' le cofe di qui fan pur coji.
Haueua già nel tempo di Paulo terzo, mandato il Duca Colimo il Tribo lo a Roma per uedere fé egli hauelFe potuto perfuadere Michelngnolo a ri- rornareaFiorenza,perdar fine alla Sagreftia di san Lorenzo, ma fallando fi Michelagnolo,che inuecchiato non poteua piu il pefo delle fatiche, & co molte ragioni lo eldufe, che non poteua partirli di Roma. ondeilTnholo dimando finalmentedella ficaia della Libreria di san Lorenzo, delia quale Michelagnolo haueua fatto fare molte pietre,& non ce n’era modello necer rezza appunto della forma,Sequantunque ci fullero legni in terra in vn mat tonato,& altri fichizzi di terra,la propria,& ultima rifolutione non lene tro uaua. none per preghi che facetlì d Tribolo, Se ci mefcolalìl il nome del nu ca,nó rispofie mai altro,le non che nófiene ricordaua. Fu dato dal Duca Co fimo ordine al Vafiari, cheficriueflea Michelagnolo che gli mandafsi a dire che fine hauefie a hauere quella ficaia: che forfè per l’amiciria, & amore che gli portarla,douerebbe dire qualcofa,che farebbe cagione,che uenendo tal rifolutione,ella fi finirebbe.
Scride il V afari a Michelagnolo l’animo del Duca,&che tutto quel che fi ha ueua a condurre, locherebbe a lui a elicmelo ellecutore, fiche farebbe eoa quella fede che fapeua che e’ foleua liauer’cura delle cole fue. per il che mari dò Michelagnolo l’ordine di far detta Icala in una lettera di fila mano addi aS.'di Settembre 1555.
Mcffcr Giorgio amico caro. Circa la [cala della Libreria, di che ni è fato tinto parlato, crediate che se io mi potcfsi ricordare come io ihaucuo ordinata, che io non mi farci pregare : mi torna bene nella mente come un fogno una certi fcala : ma non ere. do che fia appunto quella che io penfai alFhora, perche mi torna cola goffa ; pure laferi* nero qui, ciocche i togliefsi una quantità di fcatole aouatc di fondo imi palmo Funai ma non duna lunghezza, c larghezza, et la maggiore, cr prima poncfsi in fui patii • mento lontana dal muro dalla porti tinto quanto uolcte chela fcala fa dolce, 0 cruda, 6 uti altra tic mettefi fopra quefta che fußt tinto minore per ogni uerfo, che in fttlla prì* ma difotto auanzaßi tanto piano, quanto mole il pie per fahre, diminuendole, cr ri* tirandole uerfo la porti fra Fiata, er F altra, sempre per fxlire, cr che la diminuito* ne dclF ultimo grado fa quant'èl uano della porti, cr detti parte di fcala a oiuti bah* bicorne dita ale una di qua, cruna di la, che ui feguitinoi mede fimi gradi, cr noni ouati. Di quefìe fcrua il mezzo per ilfìgnore dal mezzo in fu di detta scala, cr ri*
volte di dette alic ritornino al muro : dal mezzo ingiù infino in fui palamento fi disco - fìitio con tuttalafcala dal muro circa tre palmi, in modo che Fimbaftmento del ricetto von fia occupato in luogo ttcffiaio,cr refi libera ogni faccia, lo fcriuo cofa da riderei mafo ben che uoi tratterrete cofa alpropofito.
ScnffeancoraMichelagnoloinquedi al Vafaricheellendo morto Giulio terzo,Se creato Marcello,la lettagli era córro,per lanuouacreationedi quel Pontefice comincio di nuouo a trauagliarlo,per il chefentendo ciò il Duca, òc difpiacédogli quefii modi,fece fcriuere a Giorgio, dirli che doueua par tufi di Roma,Se venirfenea ftarc a Fiorenza, doue quel Duca non defidera ua altro,fé non taluoltaconfigliarfi per le Tue fabriche fecondo i Tuoi dilegui.&: che harebbe da quel Signore tutto quello,che eMefideratiaffenzafar’ nientedi fua mano. & di nuouo gli fu per M. Lionardo Marinozzi camene re fegreto del Duca Co fimo portate lettere feri ite da S.Eccell. Se cofi dal Va lari/doueelfendo morto Marcello,&creato Paulo quarto, dal quale di nno uo gli era fiato in quel principio che egli andò a baciare il piede,fatte offerte aliai,in defiderio della fine della fabbrica di san Pietro,& l’obligo,che gli pa reuahauerui,!o tennefermo; Se pigliando certefculeferiffeal Duca, che no poteua per all’hora feruirlo,Se una lettera al V afari con ófte parole proprie.
M. Giorgio cimice* caro.lo chimo iddio in tc&imotiio, come io fu contra mici uoglix congrandifsima forzameffo daPapaPaulo terzo nella f.ibbricd di Sdii Pietro di Roma dicci anni fotio,crfc fifufsifeguitato fino a hoggi di lauorarc in detta fabbrica come fi fa ceua all'hora,io farci bora a quello di detta fabbrica, ch'io dcfidcrerci tornarmi cotta; ma per mancamento d danari la s'è molto allentata, c7 allentaci quando le giunta in piu faticofc,e dificirpartuin modo che abandonandoUhora,non sarebbe alerò, che con gran difsima ucrgogna,ej peccato perdere il premio delle fatiche,che io ho durate in detti anni per l'amor de Dio. io iti ho fatto que fio difeorfo per riffiotta della uoftra,cx perche ho una lettera del Duca m'ha fatto molto marauigliarc,che sua Signoria fi fia degnata a fcriuere con tantadolcczzxnc ringratio Iddio,crS.E. quantofo,<cxpoffo-,&poffo,io efeo dipropofito,perche ho perduto la memoriali ceruello,e lo fcriuere m'è di gràde af fanno,perche non è mia arte.La conclufionc è quefia di fanti intendere quclchefegue del lo abandonarc la fopr adetta fabbrica,c partirfi di qua; la prima coft contenterei parecchi ladri,cr farci cagione della fua rouina,er forfè ancora delfcrrarfi per fempre.
Seguitandodifcriuere Michelagnolo a Giorgio gli dille per efcufationc Tua col Duca,che hauendo cafa,Se molte cofe a comodo fuo in Roma, che ua leuano migliaia di fcudi,oltraarellereindifpoftodelIa vita per renella,fianco,e pena come hano nitri e vecchi,Se come ne poteua far’lede maeftro Eral do fuo medico,del quale fi lodauadopo Dio hauerela uitada lui,pche p q- fie cagioni non poteua partirfi,Se che finalmen te non gli baftaua l’animo fc non di morire. Raccomandauafi al Vafari come per piu altre lettere,che ha di fuo,che lo raccomadallì al Duca,chegli perdonali!oltra a quello che ( co me ho detto)gli fcrifie al Duca in elcufatione fua,Sefe Michelagnolo furti fia toda poter caualcarefarebbe fubito uenuto a Fiorenza,onde credo che nò fi farebbe fiiputo poi partire per ritornatfenea Roma tanto lo molìela tene rèzza, & l’amore,che portatia al Duca,Se in tanto attendeuaal.uiorare idee ta fabbrica in molti luoghi per fermarla ch’ella non poteffeelFere piu molla. In que fio mentre alcuni gli haueuon referro che Papa Paulo quarto, era da nimo di fargli acconciare la facciata della cappella,doue è il gitiditio vni uer fide,perche diceua che quelle figure mofirauano le parte uergognofe troppo podifbneftamente: la doue fa fatto intendere l’animo del Papa a Michelag. ilquale rifpofe, dite al Papa,chequefta è piccola faccenda, 6c che facilmente fi può acconciare,cheacconci egli il mòdo,che le pittare fi acconciano preT fio.Fa tolto a Michelagnolo Putido dellaCancelleriadi Rimini: non volte mai parlareal Papa,che non fapeua la cofa,ilquale da! fuo Coppieregh fu le uato,col uolergli face dare per contodellafabbricadisan Piero feudi cento il mele,che fattogli portare una melata a cafa,Michelagnolo non gli accettò, l’anno medefimogli nacquela mortedi Vrbino fuo feruidoreanzi comefi può chiamare,Se come haueua fatto,fuo compagno : quello uéne a (lare co Michelagnolo a Fiorenza l’anno 1550. finito l’alledio,quando Antonio Mi* ni (uodifcepolo andò in Francia,Se tifò grandillìma ferititi! a Michelagnolo, tanto che in 16. anni quella feruiru,& dimeftichezza fece che Michelagnolo lo fericcho,& l’amò tanto,che cofi vecchio in quella lua malattia lo ferui Se dormiua la notte veduto a guardarlo, pertiche dopo che fu morto, il Va« fari per confortarlo gli lentie,&: egli rifpofe con quelle parole .
M. Giorgio mio caro,ic pojfo malefcriucre, pur per rifrodìa della uofìra lettera di ro qualche cofa. noifapctc come Vrbino c mortoidi che me flato gradifsi. gratia di Dio, ma con grane mio danno,e infinito dolore. la gratia è fiata,che doue in una mi tcncua ni uo,morendo m'ha ingegnato morire non con diff Lacere,ma con dcfidcrio della morte Io l'ho t aiuto 16. anni, e bello trouato n.rifsimo, cr fedele, cr bora che lo baueuo fatto ricebo , er che io l'affettano baffone,(yripofo della mia ue: chic zza, ni è franto, nè m'è rimafto altra frcranza,che di ritiederlo in Paradifo. Et di queflo n'ha tuo diro se?no Iddio per la felicissima morte che ha fatto,che piu affai che'l morire gli è increfciutola- feiarmi in queflo mondo traditore con tanti affaunùb etiche la maggior’partc di me uè ita feco,nc mi rimane altro che una infinita nuferia.ey mi ui raccomando.
Fu adoperato al tépo di Paulo quarto,nelle fortificationi di Roma in piu luoghi,Se da Sai u Ilio Peruzzi a chi quel Papa,come s’c detto altroue, haueua dato a fare il portone di Cartello santo Agnolo hoggila metà rouinato, fi adoperò ancora a difpenfare le ftatuedi quella opera, & uedere i modelli degli {cultori,& correggerli. & in quel tempo uenne uicino a Roma lo efer cito Franzefe,douepensÒMÌchelagnolocó quella città hauere a capitare ma le. doue Antonio Franzefeda Cartel Duranté,chegli haueualalfato Vrbi* no in cafaperferuirlo nella fila morte,fi rifolue fuggir fi di R.oma,&fe^reta mente andò Michelagnolo nelle montagnie di Spufeto.doueegli vibrando certi luoghi di romitori,nel qual tempo fcriuendoli il Vafari, & mandando gli unaoperetta,che Carlo Lenzoni Cittadino Fiorenti no alla morte fila ha ueua lafciataa Mefier Cofimo Bartoli.chedouefiì farla {lampare, & dirizza re a Michelagnolo: fin ita che ella fu in quedi la mando il Vafari a Michela* gnolo,che riceuuta rifpofecofi.
M. Giorgio amico caro, io ho riccuuto il libretto di M effer Cofimo che uoi mi man - datc,cr in quefiafara unadiringratiamento, pregouìche gliene diate,Ma quella mi raccomando Io ho h aulito a quefii di con gran* difagio , c fresa, c gran piacere nelle montagne di Spi lle ti
Spulci!ulfure que rom tian modo che io fon ritornato mai che mezzo a Roma, per che neramente e’ non fi trono. pace fé non ne bofehi: altro non ho che dirui, mi piace che ftiatcfanone lieto}ejnu ui raccomandojdc 18, di Settembre 1556. Lauoraua Michelagnolo quali ogni giorno er fuo paiTatempo intorno ac quella pietra,che s’ègia ragionato,con le quattro figure,laquale egli spezzò in quello tempo per quefle cagioni: perche quel fallo haueua molti smeri- gli,^ era duro,& faceua fpeflo fuoco nello fcarpello; o fulfe pure,che il giu- di tio di quello huomo filili ranto grande che non fi contentaua mai di co fa eh e e’fa ceffi: & che e’fia il nero,delle fue itatele fene uede poche finite nella iuauirilità,chele finite affatto fono lira te con dotte da lui nella fua giouen tu come il Bacco, la Pietà della febre,il gigante di Fiorenza,il Chr.della Miner
va:chequefle nonèpoffibilene crefcere nedimrnmreun grano di panico fenza nuocere loro.Taltredel Duca Giuliano,& Lorenzo,Notte,&Aurora, el Moife con l’altredna infuorichenon arriuano tuttea vndici ffatue, l’al- tre dico fono fiate impetfette,& fon molte maggiormente,come quello he ufaua di re,eh e fe s h au dii hauuto a contentare di quel che faceua,n’haFeb- be mandate poche,anzi nellunafuora. Vedendoli cheglieraito tanrocon l’arte,& col giuditio innanzi,che comegli haueua feoperto vna figura,& co nofciutoui un minimo cnederioreja lafciaua Ilare,Òc correua a manimet= tere un’altro marmo penfando non hauereauenireaquel medefimo,&:egli. fpeflo diceua ellere quella la cagione che egli diceua dhauer fatto li poche {fatue, Se pitture. Quella Pietà come fu rotta la donò a Francefco Bandi-
rli: in quello tempoTiberio Calcani scultore Fiorentino eradiuenuto mol to amico di Michelagnolo,per mezzo di Franctfco Bandini,& di Mefier Do nato Giannotti: Se ellendo un giorno in cafa di Michelagnolo, doue era l'oc iaqueflaPietà,dopo lungo ragionamento li dimando,perche cagione l’ha- uelli rotta, Sega afro tante marauigliofe fatiche: rifpofeeflerne cagione laim portunitàdi Vrbino fuo feruidore,cheogni di lo follecitaua a finirla;&che fral’altre cofe gli uenne Iellato un pezzo d’un gomito della madonna,^: che prima ancorale l’era recata inodio,A: ci haueua hauuto molte disgrafie at- torno di un’pelo che v’era,doue lappatogli la patientiala roppe,& la vole- ua rompere afratio,fe Antonio fuo seruitore non fegli fuffi raccomandato, che coli com’era gliene dona ili.. Doue Tiberio intefo ciò,parlò al Bandino, chedefideraua di hauerequalcofadi mano fua, Se i! Bandino operò che Ti berio prometteffi a Antonio feudi zoo. d’oro, Se prego Michelagnolo che fe uolellì che con fuo aiuto di modelli Tiberio la finilìì per il Bandino, fariacagioneche quellefatichenon farebbonogettateinvano, de nefu cotento Michelagnolo: la doue ne fece loro un prdente. quella fu portata uia Tubi- lo, Se rimelfa infieme poi da Tiberio, de rifatto nonfoche pezzi, ma rimale imperfetta perla mortedel Bandino,di Michelagnolo,& di Tiberio, t ruo-li ali al prefente nelle mani di Pierantonio Bandini figliuolo di Francefco,at la fua vigna di monteCauallo. de tornandoa Michelagnolo, tu necelfario trouar qualcofa poi di marmo perche e’poteffiogni giorno palfar tempo fcarpellando,& fu melfo vn’aliro pezzo di marmo,doue era flato già abboz zato un’altra Pietà,uaria da quella molto minore, Era Eraentrato a feruire Paulo quarto Pirro Ligorio architettoj&fopra alla fab brica di san Piero,& di nuouo trauagliaua Michelagnolo, Se andauano dice do,che egli era rimbambito. Onde sdegnato da quelle cofe uolenticri Tene farebbe tornato a Fioréza, c fopraftato a tornarfene fudi nuouo da Giorgio follecirato co letrerejma egli conofceua d’efler tanto inocchiato,& codotto’ già alla età di Si. anno,(criuendoal Vafariinquel tempo per Tuo ordinario, Se mandandogli varij fonctti spirituali, gli diceua che era al fine della vita , che guardali! doue egli teneua i luoi penfieri, leggendo ucdrebbe che era al le 24. horc, Se non naiceua penfiero in lui che non ui full! fcolpi ta la morte dicendo in vnafua, Dio iluogliA Vafari che io la tenga a difagio qualche anno, cr fo che mi direte bene ebeio fla uccchio, cr pazzo a uoler’ fare fonetti ; ma perche molti dicono che io fono rimbambitolo uolutofare l’uffitio mio. per la uoflra ueggho Pamore che mi portatele fappiate per cofa certa che io hard caro di riporre queste mie debili offa a canto a quelle di mio padrejcome mi pregate: ma partendo di qua farei caufa d'una gran rouina della fabbrica di san Piero,<Puna granuergogna,e Putì grandifsimo peccato: ma come fa Riabilita che non pojfa effere mutata,(fiero far quanto mi fcriuete,fe già non é peccato a te- ' nere adifagio parecchi ghiotti che off cttano mi parta prefìo.Era con quejla lettera feri« • topurdifuo mano il preferite fonetto.
Giunto è gia’l corfo della trita mia /Contcmpeftofomar’perfragilbarca Al comun porto, ou’arender’ fi uarca Conto,e ragion d’ogni opra tnfia,e pia.
Onde l’affcttuofa fantajìa, " . Che Parte mi fece idolo,c Monarca, Cognofco hor’bcn’, quant’ era Perror’ carca, E quel eh’ a mal fuo grado ognurì defla. Gli amorofì penfier’ già uani,e lieti Cbefien’or’,s’a due morti mi anicino: D’una so certo,e l’altra mi minaccia.
Hcpitigcr’ nè scolpir’fa piu che queti Vanima uolta a quello amor diuitio,Ch’aperfe a prender’noi in Croce le braccia.
Per il che fi vedeua che andana ritirado verfo Dio,e lafciando le cure del l’arte per le perfecutioni de Tuoi maligni artefici,8cp colpa di alcuni (opraftà ti della fabbrica,che harebbono uoluto come e’diceua menar’le mani.
Fu rilpofto per ordine del Duca Cofimo a Michelagnolo dal Vafari con poche parole in una lettera confortandolo al rimpatriarli, Se col lonetto me- defimocorrifpondente alle rime. Sarebbe volentieri partitoli di Roma MÌ chelagnolo: ma era tanto (tracco, Se muecchiato ,'che haueua come fi dirà piu bado, (labilità tornarfene : ma la volontà era pronta, inferma lavarne,' cheloriteneuainRoma.et auuenne di Giugno l’anno 1557. hauendo egli fatto modello della voltaiche copriua la nicchia che fi faceua di treuertin© alla cappella del Re,che nacque per non vi potere ire,come foleua » vno errore,che il capo maeftro in fui corpo di tutta la uolta prefe la mifnra co vna centinaTola,douehaueuanoaefleieinfinite: Michelagnolo come amico* &contìdentedel Vafari gli mando di Tua mano difegni con quefte parole fcritte a pie di dua. '
LA. Ccntiìid fegnata di Ro(fo la prefe il capo maefìro fui ccrpo di tutta la uolta-,di poi come fi cominciò a pajfar al mezzo tondo?che è nel colmo di detta volta,s'accorfe dcll'cr rorc chcfaceua detta Centina,come fi uede qui nel difegno le fognate di mro.con quello errore è ita la uolta tanto innanzi che s'ha a disfare un gran numero di pietre, perche iti detta uolta non ci tta nutta di muro,ma tutto triuertino,cril diametro de tondi che senz& la cornice gli ricigne di rz. palmi. Qucfto errore battendo il modello fatto appunto,co mefo d'agni cofa,è ilato fatto per non ui potere andare ffiefio per la vecchiezza: e dotte io credetti che bora fitfit finita detta uolta,non farafinita in tutto queflo uernoizir.fifipo te fi morire di vergogna,c dolore,io non farci uiuo: pregoui che raguagliate il Duca che io non fono bora a Fiorcnza,ZT feguitando nell'altro difegno dove cgliluueuadifcgna:=* to la pianta diceva co//. M.Giorgio perche fia meglio intefo la dificulù della uolta per of feruarc il nafeimento fuo fino di terra è Rato forza dividerla in tre volte in luogo delle fi ticfire da baffo diuife da i piladri come vedete che c' vanno pir antidati in mezzo, dentro del colmo detta uolta come fa il fondo,e lati delle volte ancora, e bifognò governarle con un numero infinito di Ccntine, zr tanto fanno mutatìone, cr per tanti uerfi di punto in punto che non ci fi può tener' regola ferma,e tondi, e quadri che uengono nel mezzo de lor fondi hanno adiminuire,zr crcfcierc per tanti uerfi,e andare a tanti punti, che è difi* cil cofa a trouare il modo uero. nondimeno hauedo il modello come fo di tutte le cofe,non fldoucua maipigliarcfi grande errore di volere co una Qentina fola governare tutt'atre que gufici,onde n'è nato eh'è bifognato con vergogna,zr danno disfare,zrdisfiffne anco ra un gran numero di pietre,la volta,c i conci, e i uani, è tutta di triuertino,come l'altre cofe dabaffo,cofa non ufata a Roma. Fu afflitto dal Duca Qofìmo Michelagnolo, uededo quefìi inconvenienti,delfuo uenirc piu a Fiorenza, dicendogli che haueua piu caro il fuo contento,zf che feguitaff san Piero, che cofa che potè fa battere al mondo,zr che fi quie taf. Onde Michelagnolofcriffe al Vafari inetta medefìma carta che ringratiaua il Du< ca quantofapeua,zr poteva di tanta carità,dicendo Dio mi dia grada ch'io poffa fruir* lo di quefìa povera pcrfona,che la memoria c'I cervello erano iti affettarlo altroue.la da ta di qu e fia lettera fu d'Agofio l'anno 1557.
Hauedo per quefto Michelagnolo conofciuto che’l Duca ttimaua,ela vi ?a,el’honor’fuopiu che egli fletto che la dotaua. Tutteqftecofe,&molt’al tre,che non fa dibifogno,hauiamo appretto di noi fcritte di fua mano. Era ridotto Michelagnolo in vn termine, che uedendo che in san Piero fi trat tauapoco,& hauendo già tirato innanzi gran parte del fregio delle fineftre di dentroj&dellecolonnedoppiedifuorache girano foprail cornicione tódo, doue s’Ha poi a pofare la cupola, come fi diràjchecófortato da maggio ri amici Tuoi come dal Cardinale di Carpi, da Metter Donato Gianozzi, SÌ da Francéfco Bandini,Se da T.omao de Caualim,& dal Lottino, lo ftringe- uanochepoi che uedeua il ri tardare del uolgerela cupola,ne doueflì fare al meno un modello, flette molti mefi di cofi fenza rifoluerfi, alla fine uidiede . princi-principio, Se ne conclude a poco a poco„ vn piccolo modello di terra per pó- tcrui poi con l’efemplo di quello,& con le piante,& profili, che haueua chfc gnati,farne fare vn maggiore di legno: ilquale,datoli principio,in poco piu chino anno lo fece condurre a maeftro Giouanni Fiazele con molto fuo Àudio,& fatica:& lo fedi grandezza tale che le mifure, & proportioni piccole tornalfino parimente col palmo antico Romano, nell'opera grande aU’into ra perfezione,hauendo condotto con diligenza in quello tutti i membri di colonne,bafe,capitegli,porte,fineftre,& cornici,&rifalti,& cofi ogni mimi tiaiconofcendoin tale opera non fi douer’fare meno; poi che fra i Chriftia- ni anzi in tutto il mondo non fi troui ne vggha una fabbrica di maggiore or narnento,&: grandezza di quella,& mi par necefiario fe delle cofe minori ha uiamo perfo tempo.a notarle,fia molto piu utile,& debito noftro deferiue- re quello modo di difegno per douer condurre quella fabbrica,& tribuna , con la forma,e ordine,8c modo che ha penlato di darli Michelagnolo, però con quella breuirà che potrò ne faremo unafemplice narratione; accioche fe mai accadelìfche nonconfcnta Dio,come se v.illo fino allora efiere fiata quefta.opera trauagliata T uita di Michelagnolo,cofi fu Ile dppo la morte fua dairinuidia,&r malignità de preluntuofi,pollino quelli miei (crini qualunque e’fi fieno,giouare a i fedeli che faranno.efecutoridèlja mentedi.quefto raro huomo,8cancora raffrenare la uolon tà de maligni che voleflino alterar le,& cofi in vn medefimo tempo fi gioui, Se diletti, Se apra la mente a begli ingegni che fono amici,& fi dilettano di quella profelfione. Et per dar prin cipio, dico che quefto modello fatto con ordine di Michelagnolo,trouachs^ fera neigrand, epuro iluanodellaTribunadi dentropalmi iS6,parJàdp dal Ja iua larghezza da muro a murojfppra il cornicione grande.che gira di den tro in tondo di triuectino chefipofefoprai quattro pilaftri grandi doppi che fi muouono di terra con ifuo capitegli intagliati dordinecorinto accó- pagnato dal fuo architraue fregio, Se cornicione pur di triuertino, ilquale cornicionegirandointornointornoallenicchiegrandcfipofa,& lieuafo« pra i quattro grandi archi delle tre nicchie,Se della entrata chefanno ciocie a quella fabrica: doue comincia poi a nafcereil prlcipio della Tribuna, il na fcimenro della quale comincia vn bafamento di triuertino.con vn piano lar go palmi fei,doue fi camina,&: quello bafamento gira in tondo a yfodi.poz-. 20, Se èia fua groflezza palmi 35.S: undici onciealtofino àlla fua cornice pai mi n.once dieci,&Ìa cornice difopra è palmi S.incirca,e l’agetto è palmi fei Se mezzo,entrali per quello bafamento tondo per falire nella Tribuna per. quattro entrate che fono (opragli archi delle nicchie,& ha diuifolagroflez za di quello balàmentoin tre parti quello dalla parte di drento,epalmi IJ. quello diìuori èpaimi 11.è quel di mezzo palmi 7. once 11.che fa lagrolfez- za di palmi 33. oncen.il uanodi mezzo è uoto,etferue per andito, ilquale è alto di Ifogo duo quadri,etgira in tondo unicp con una uolta a mezza botte et ogni dirittura delle quattro entrare otto porte,che con quattro fcaglion che faglie ciafcuna,vna ne ua al piano della cornice del primo imbafamento larga palmi 6. et mezzo,et l'altra faglie alla cornice di dentro che gira intor no alla Tribuna larga 8. palmi,et tre quarti,‘pelle quali per ciafcuna fi carni na agiatamente di dentro,e di fuori a quello edifitio,e da una delle entrate a l’altra in giro palmi lOi.che eflédo 4.spatij uiene a girare tutta palmi 8o£fa guita per potere falire dal pianò di quello imbafaìnento douepolaUo le colon ne,& 1 pilallri,& che fa poi (regio delle finellre di drento intorno intor no,ilqualeè alto palmi 14.onceuna,intorno alqualedella banda difuoric da’pie vn brieue ordine di cornice,& cofi da capo che non fon da agetto le non io. once,& è tutto di triuertino. nella grollezza della terza parte fopra quella di drento che hauian detto elfer grolla palmi 15. è latto una fcalain ogni quarta parte,la metà della quale faglie per un uerfo,& l’altra metà per l’altro larga palmi 4.et un quarto.qfta fi códuceal piano delle colòne.Comi eia lopra quello piano a nalcerc in lulla dirittura del vino da l’imbafamen- to 18. grandillìmi pilallroni tutti di triuertino ornati ciafciinò di dua colon ne dimori,&c pilallri di drento, come fi dirà dilotto, & fra l’uno, & l’altro ci rella tutta la larghezza dijdoue hanno da elfere tutte lefinellre che danno la me alle tribune, quelli lon uoltip fianchi al puntodel mezzo della tribuna lunghi palmi 36.$: nella faccia dinanzi 19.e mezzo.a ciafcuno di qlli dalla ba da di fuori dua colóne,che il dappiè del dado loro è palmi 8.e tre quarti, e al tipalmi 1. e mezzo, la baia è larga palmi 5.onccg, alta palmi once 11. ilfufo della colòna,e 43. palmi e mezzo,il dapie palmi 5 once 6. & da capo palmi 4» once 9.il capitello conto alto p 6.e mezzo,&nella cimafa palmi?. di qlle co Iòne le ne uedej.quartijche l’altro quarto fi unifee in lu càti accòpagnata da la metà d’un pilallro,che fa càto uiuo di dréto,& lo accópagna nel mezzo di dréto vna entrata d’una porta in arco larga palmi j.alta 13. once $. che fino al capitello de pilallri,e coiòne viene poi ripiena di lodo,facédovmone có altri dua pilallri,che fono limili a quegli che fan canto uiuo allato alle colonne. quelli ribattono,& fanno ornamelo a càto a 16. finellre che vanno intorno intorno a detta tribuna,che la luce di ciafcuna è l’archo palmi 11.e mezzo al tepalmi iz.incirca.quelle di fuori uégòno ornate di architraui uarij larghi palmi i.e ire quarti,&di dréto fono ornate fimilmcrecó ordine uariocon luo;frontelpizij,& quarti tódi,& vengono larghi di fuori,& llretti di dréto priceuerepiulume,&cofifonodidraodapiepiubaflepchedian lume lò pra il fregio, & la cornice che mefli in mezzo ciafcunada dua pilallri piani che rilpondono di al tezza alle colonnedi fuori, talché végano a edere 36.C0 Iòne difuori,òcjó.pilallri di drento fopra a quali pilallri di drento è l’archi- traue,ch’c di altezza palmi 4.e 5-quar ri,& il fregio 4. e mezzo, & la cornice 4. e dua terzi,& di prcietture 5. palmi,fopra la quale va un ordine di balau- ftri p poterui caulinare attorno attorno ficuramente, & p potere falire agia tamente dal piano doue cornili ciano le colonne fopra la medefima dirittura nella grollezza del vano di 15. palmi faglie nel medelimo modo,&della medefima gridezza con duo branche, ò saltre una altra fcalafinoalfinedi quattro,fon alte le colonne,capicello,&architraue,fregio,& cornicione ra to che fenza impedirei luce delle finellre palla qllcfcaledifopra in unalu« maca della medefima larghezza fino che truoua il piano doue ha acomincia re avolgerfila tribuna.ilqualeordine,diflributione,&ornaméto,etatova rio comodo,e forte,durabile,&riccho,& fa di maniera fpalle alle due volte della cupola che ui fia auolta fopra ch’ècofa tanto ingegnola,& ben confido rata, & dipoi tato ben condotta di muraglia che nouiìpuo uedereaglioc* €hi di chi di chi intende cola pia vaga,piu bella,& piu artifi linfa,per le legature,&commettiture delle pietre,& per hauère in fé in ogni parte,et fortezza,& eternita,& con tato giuditio hauer cauatone Tacque che piouo noper molti condotti fegreti,& finalmente ridottola a quella perfettionc * che tutte Taltre cofe delle fabriche che fi fon ui(le,Sc murate fino a hoggt,re llon niente appetto alla gradezza di quefta: & è flato grandiflimodano eh« a chi toccaua non mettesfi tutto il poter Tuo. perche in nanzi che la morte ci 1-euaffi dinanzi fi raro huomo,fi doueflì veder uoltato fi bella, et terribil ma china, fin qui ha condotto di muraglia Michelagnolo quefta opera, etfola* mente reftaci a dar* principio al uoltare della tribuna,della quale poi che n’è rimaflo il modello,ieguiteremo di contar l’ordine che gli ha lafciato perche la fi conduca. HagiratoiI fello di quefta uoltacon tre punti chefànno tria «golo in quello modo A. ilpunto.C. cheèpiubafio,etèilprincipaTcol ^quale egli ha girato il C‘ primo mezzo tondo della tribuna, col quale e *da la forma,e l’altezza,e larghezza di qfta uolta,laquale egli da ordine ch’cl la fi muri tutta di mattoni bene arrotati,& cotti alpina pefce;qfla la fa grolla palmi 4. e mezzo tato grolla da pie quanto da capo ,&lafiia a canto un va-* no per il mezzo di palmi 4. e mezzo da pie , ilqualeha aferuire perla falita delle ficaie,che hanno a ire alla lanterna mouendofi dal piano della cornice- douelonobalauflri, 8c il fello della parte di drcnto dell’altra volta che ha a elfiere lunga da pie,iftretta da capo è girato in lui punto legnato B. ilqua le da pie per fare la grofiezza della uolta palmi 4. e mezzo, & l’ultimo (elio chefihaagirareperfiarelapartedifuoricheallarghidapie, & llringha da' capo,s’hada mettereinfiul punto legnato A. ilqualegirato ricteficiedaca po tuttoil uano di mezzo del voto di drento,doue uanno le leale per altezza palmi 8. perirui ritto : & la grofiezza della volta uiene a diminuire a poco a poco di maniera, che efiendo, comes’è detto da pie palmi 4..e mezzo torna da capo palmi 5.e mezzo,de torna rilegata di manierala uolta di fuori con la ■Uolta di drcnto con leghe, & (cale,che l’una reggia l’altra che di 8. parte che ella è partita nella piantabile quattro fiopra gli archi uengono uote per dare manco pelo loro, 8c Taltre quattro uengono rilegate, Se incatenare con leghe fiopra 1 pilallri, perche polla eternamente hauer’ uitade ficaie di mezzo fra l’una uolta, e l’altra fon condotte in quefta forma. quelite dal piano do- uela comiociaa uolrarfi fi muouano in una delle quattro parti,eciaficuna fa glie per duaentrateinterfiegandofi leficalein fiorma di X. tantoché fi condii cano alla metà del l'elio legnato C. lopra la uol ra,che hauendo l'alito tutto il diritto della metà del l'elio,l’altro che refta fi faglie poi ageuolmére di gi« ro in giro unofcaglione,&poil’altro a dirittura tato che fi artiua al fine del Tocchio,doue comincia il nalcimento della làterna,intorno alla quale fa fè- códola diminutione dello Ipartimeto che naficefioprai pilallri, come fi dirà difetto,un’ordine minore di pilallri doppi,& fineftre limile aqlle che so fiat tedidrétOjloprail primo cornicionegràde di drétoaila tribuna ripiglia da pie per fardo spartiméto degli sfiondati,che uàno dreto alla uolta della tribuna,e quali fono partitiin ledici coftole che rifialrano, &c son largheda pie tato quanto è lalarghezza di dua pilallri,che dalla banda difiotto tramezzaino lefineftre fiotto alla uolcà della tribuna, leqiuli uanno piramidalmente di rù!n-a diminuendo fino a l’occhio della Jaterna, et da piepolàno in fi1 Vn’piediftal della medefima larghezza alto palmi dodici, et quello piediftallo.pola iti fui piano della corniceiche s’aggira,et cammina intorno intorno alla Tribù na,lopra laquale negli sfondati del mezzo fra le cortole fono nel uano otto ouati grandi alti l’uno palmi 19. etfopra uno spartimento di quadri, cheal largano da pie,et ftringano da capo alti 14. palmi,et ftnngendofile cortole viene difopra a quadri un tondo di 14. palmi alto,cheuengano a efiere otto ouati,otto quadri,et otto tódi,chefanno ciafcuno di loro uno sfondato piu baflbjil pianq de quali quegli moftra una ricchezza grandiflìma,perche di s fegnauaMichelagnolo le cortole, et gli ornamentidi dettiouati,quadri, ec tondi fargli tutti fcorniciati di triuertino. Reftaci a far’menrione delle lup- fìcie,et ornamento del serto della volta dalla banda,doue u'ail tetto, che co minciaa nolgerfi fopra un bafamento alto palmi z$ et mezzo, ilquale ha da pie vn balaméto che ha di getto palmi dua,et cofi la cimala da capo, la coper ta ò tetto,della qnalee’difegnauacoprirladel medefimo piombo che è copto hoggiil tetto del vecchio san Piero, chela 1$. uanidalodoa lodo, che cominciono doue fin ileono le due colon ne, che gli mettono in mezzo, ne quali faceua per ciafcuno nel mezzo duafineftre per dar luce al uano di mez zo,doue è la fali ta delle leale fra le dua uol te che fono 31. in tutto,quelle per uia di men(ole che reggano un quarto tondo faceua (portando fuor tetto di maniera chedifendeuadall’acquepiouanel’alta,& nuouavilla,& a ognidì rittura,& mezzo de fodi delle due colonne fopra due finiua il cornicione, fi partiuala fua cortola perciafcunoallargandoda pie, & ftringendo da capo, in tutto 16. cortole larghe palmi cinque,nel mezzo delle quali era un canale quadro largo vn palmo,e mezzo, dou’eradrétouifavnafcaladi fcaglioni al ti vn palmo incirca,per le quali fi faliua per quellee feendeua dal piano doue per infino in cima doue comincia la lanterna quelli uengano fatti di tri— uerrino,&rmurati a cafietta per le commettiture fi difendino dall’acque,e da idiacci perl’amoredellepioggierfail difegno della lanterna nella medefima diminutione chefa tutta l’opera, che battendo le fila alla circunferenza viene ogni cofa a diminuire del pari, & arileuarfu con la medefima milu raun Tempio ftietto di colonne tonde a dua a dua.comefta difotto quelle nefodi ribattendo i fuoi pilaftri per potere caulinare a torno a torno, & ue dere peri mezzi frai pilaftri douefonolefineftre,ildidrento della Tribuna & della Chiela,e architraue,fregio,& cornice difopragiraua in tondo rifai tando fopraledua colonne alla dirittura delle quali fi muouono fopra quel le,alcuni uiticci che tramezzati da certi nicchioni infieme vanno a trouarc 11 fine della pergamena,che comincia a uoltarfi, & ftringerfi un terzo della altezza a ufo di Piramide tondo fino alla palla doue ua,che quello finimento ultimo ua la croce. Molti particulari,&: minutie potrei hauer conto come di sfogatoi peri tremuo ti,aq indotti, lumi diuerfi ,& altre comodità, chele lalfo poi che l’opera non. è al fuo fine,ballando hauer tocco le parti principa li il meglio che ho polluto. ma perche tuttoèinertere,& fi uede balla hauer cofi breuemente fattone unofehizzo che è gran lume a chi non ni ha nelTu- na cognitione. fu la fine di quello modello fatto con grandilfima fatisfatio ne non folo di tutti gii amici fiioi, ma di tutta Roma. Se il fermameli to, Se , ltabiìi- ftabilitnento di quella fabbrica fegui che mori Paulo quarto,& fu creato do polui Pio quarto,ilqualefacendo fegui tare di murare il palazzetrodel Bofco di beluederea Pirro Ligorio rellato architetto del palazzo fece offerte, & ea rezze aflai a Michelag. il motti proprio hauuto prima da Paulo terzo, & da Iulio terzo,& Paulo quarto (òpra la fabbrica di san Piero,gli confermo, Se gli rende una partedelleentrate,& prouifioni tolteda Paulo quarto,adopc. randolo in molte cole delle fue fabriche,& a quella di s.Piero,nel tempo fuo fece lauorare gagliardamente, particolarmente lene ferui nel fare un dife- gno perla fepolturadel Marchefe Marignano fuo fratello, laquale fu allo gatadasuaSanrità perporfinel Duomo di Milano, al Caualier Lione Lio ni Aretinofcultoreeccellentillìmo,molto amico di Michelagnolo,chea fuo luogo fi dirà della forma di quefla fepoltura, & in quel tempo il Caualiere Lione ritraile in una medaglia Michelagnolo molto viuacemente,&: accorti piacenza di lui gli fece nel rouefeio un cieco guidato da un cane con quelle lettere attorno.^ DO CEBO INIQVOS VIAS TVAS ET IM PII AD TE CONVERTENTVR, Sepercheglipiacqueallaigli donò Michelagnolo un modello d’uno Ercole che feoppia Anteo di fuo mano di cera con certi fuoi difegni.di Michelagnolo non ci è altri ritratti cheduoi di pittura,uno di mano del BugiardinoATaltro di Iacopo del Co te,& uno di bronzo di tutto rilieuo fatto da Daniello Ricciarelli, & quello del Caualier Lione.'dae’quali fen’è fatte tante copie che n’ho uiftoin molti. luoghi di Italia,&fuori aliai numero.
Andò il medefimo anno Giouanni Cardinale de Medici figliuolo del Du ca Cofimo a Roma per il cappello a Pio quarto,&conuenne come fuo ferui tore,& familiare al Vafari andar feco,che uolentieri ui andò,& ui flette circa un’ mefe per goderli Michelagnolo,chel’hebbecarillìmo,et di continuo gli fu atorno. Haueua portato feco il Vasari,per ordine di sua Eccell.il mo dello di legno di tutto il palazzo ducale di Fiorenza infieme co i difegni delle ftanze nuoue,cheerano Hate murate, et dipinre da lui, quali defideraua- Michelagnolo uederein modello,etdifegno,poi che fendo uecchio.non. po teua uedere l’opere,lequali erano copiofe,diuerfe, et con uarie inuentioni, et capricci,che cominciauano dalla callrationedi Celio,Satur no,Opi,Cero re,Gioue,Giunone,Ercole,che in ogni flanza era uno di quelli nomi,có le luehifloriein diuerfi partimenti,come anccra raltrecamere,erfa!e,cheera- no lotto quelle,haueuano il nome degli Eroi di cala Medici* Cominciando da Cofimo vecchio,Lorenzo,LeonedecimoiClementefettimo,el S. Gioua ni,el Duca Alefiandro,&Duca Cofimo,nelle quali per'ciafcuna erano non folamente le ftorie de fatti loro,ma loro ritratti,e de figliuoli, et di tutte le perlone antiche cofi di gouerno,come d’arme, et di lettere ritratte di natu* raleidelle quali haueua fcrittò il Vafari vn dialogo oue fi dichiaratia tutte le hiftorie,et il fine di tutta l’inuétione,& come le fattole difopra s’accomodaf fino alle hiftorie difotto. leq'uali gli fur lette da Anibal, Caro, che n’hebbc grandiffimo piacere Michelagnolo. Quello dialogo come hara piu tempo il Vafari fi manderà fuori. Quelle cofecauforono,che.defiderandoil Vafari di metter mano alla fala grande,Seperche era,come s’cdetro altrouei! pai co baffo che lafaceua nana,Se cieca di lumi, et hauendo defiderio di alzarla-non fi non fi uoleuarifoluereil Duca Cofimo a dargli licentia ch’ella fi alzafle. no che’l Duca temette la fpefa,come s’è vitto poiana il pericolo di alzare icaua-
glidel tetto 13. braccia lopra,douesua Ecceli.comegiuditiofa conienti che s’hauefli il parere da MÌchelagnolo,‘uifto in quel modello la fala come era prima,poi lcuato tutti que legni,Se poftoui altri legni con nuoua inuenrio- ne del palco,&deIle facciate,come s’è fatto da poi,Scdilegnata in quella infic mel’inuentionedallehiftoiierchepiaciutagli nediuento fubito non giudi ce,ma partiale,uedendo anche il modo,Se la facilità dello alzare i cattagli el tetto, Se il modo di condurre tutta l’opera in breue tempo. Doue egli fcrif-
fe nel ritorno del Vafari al Duca,chefeguitaflì quella imprefa che l’era degna dettagrandezza fua. 11 medefimó anno andò a Roma il Duca Cofimo cóla Signora Duchettà Leonora fua conforte,& Michelagnolo,arriuato il Duca lo andò a vederefubito,ilquale fattogli molte carezze, lo fece, ftimando la fua gran virtù,federe a canto afe,Se con molta domeftichezz3 ragionando- gli di tutto quello che Sua Eccell. haueua fatto fare di pitturai di scultura a Fioréza,e quello che haueua animo di uolere fare, Se della fala particolar-mente di nuotio Michelagnolo ne lo conforto,Se confermo,Se fi dolfe,pche amaua quel Signore,nó edere giouane di età da poterlo leruire,Se ragionan doS. E. che haueua trcuaio]il modo dalauorareil porfido, cofa nó creduta da luijfegli mando,come s’è detto., nel primo capitolo delleTeoriche, la tc ttadel Cbrifto laucrata da Francesco del Taddafcultore,che ne ttupi,& tor no dal Duca piu uolte mentre che dimoro in Roma con fuo grandilhma fatisfationé,S: il medefimó fece andandoui poco dopo lo Illuftriifimo Don f rancefco de Medici fuo figliuolo,del quale Michelagnolo fi compiacque p leamoreuoli accoglienze,Se carezze fatre da Sua Eccell. llluft. chegli parlò femprecon la berretta in man’o,hauendo infinita reueréza a fi raro huorno, Selcrifteal Vafari chegli increfcieua l’ettere indifpofto, Se vecchio che ha- rebbe uoluto fare qualcofa per quel Signore,Se andaua cercando compera- re qualche anticaglia bella per mandargliene a Fiorenza. Ricercato aque- tto tempo Michelagnolo dal Papa per porta Pia d’un difegno,ne fece tre tut ti fttauaganti,Se belJiflìmi che’l Papa elette per porre in opera quello di mi- nore spefa,come fi vedehoggi murata con molta fua lode. Et vitto l’humor del Papa,perche douefli reftaurare le altre porte di Roma, gli fece molti al- tri difegni,ei medefimó fece richiedo dal medefimó pontefice per far la nuo na Chiefa di Santa Maria detti Angioli nelle terme Dioditiane per ridurle a Tempio a ufo di Chriftiani,Se preualfe vn fuo difegno,che fece a molti altri fatti da eccellenti architetti con tantebelle confiderationi per comodità de frati Certofini,che l’hanno ridotto hoggi quali a perfettione, che fe ftupirc fua San tità,S«: tutti i Prelati, Se Signori di corte delle belliflime confideratio ni che haueua fatte có giuditio, feruendofi di tuttel’oflature di qlle terme, Scfeneueddecauato unTempio belliilìmo,&una entrata fuor della ope- nione di tutti gli architetti; doue ne riporto lode,Se honore infinito. come anche per quello luogo e’difegno per sua Santità di fare vn Ciborio del Sagramento di bronzo flato gettato gran parte da maeftro Iacopo Cici-liano eccell. gettatore di bronzi, che fa che vengono le cofe fortilillìmamen te lenza bauechecon poca fatica fi rinettano, chein quello genere è raro maeftro maeltro,& molto piaceua a Michelagnolo. Haueua difcorfo infieme la na- tione Fiorentina piu volte di dar qualche buon principioalla Cliiefà di san Giouanni di ftrada Giulia:doue ragunatofi tutti i capi delle cafe piu ricche* promettendo ciafcuna per rata fecondo le £acultà,fouuenircdctta fabbrica, tanto che feciono da rifquoterc buona fomma di danari, Se difputoflì fra lo ro fe gliera bene feguitare l’ordine vecchio,o far qualche colà di nuouo migliore . fu rifoluto che fi deflì ordine fopra i fondameli uecchi a qualche co- fa di nuouo,& finalmentecreorono tre fopra quella cura di quella fabbrica che fu Francelco Bandini, Vberto Vbaldini,& Tommalo de Bardi,e qua. li richiefano Michelagnolo di difegno raccomandandofegli, fi perche era Vergogna della nationehauere gettato uia tanti danari,ne haucr mai profìt taro niente,che Tela uirtu fua non gli giouaua a finirla, non haueuono ri- cotlo alcuno. Promefle loro con tantaamoreuolezza di farlo, quanto co- fa e’facefii mai prima,perche uolentieri in queltafua vecchiezza fi adopera- ua alle cofelacre,che tornalfino in honore di Dio, poi per famor delia fua: natione,qual fempre amò. Haucuafeco Michelagnolo a quello parlamento Tiberio Calcagni scultore Fiorentino,giouane molto volonterofo di im parare l’arte,ilqualeelfendo andato a Roma s’era uolto alle cofe.d’architet ttira. Amandolo Michelagnolo,gli haueua dato a finire, come s’è detto, la Pietà di marmo ch’e’roppe: Se in oltre vna teda di Bruto di marmo col petto maggiore aliai del naturale,perche la finific,quale era condotta la tella fola con certe minutiflime gradine, quella l’haueua cauata da un ritratto di elfo Bruto intagliato in unacorgnola^àticajCheeraaprefloalS. Giuliano Ceferi no antichifiima,che a preghi di Mefier Donato Gianotti fuo amiciflìmo la fa' cena Michelagnolo per il Cardinale Ridolfifchè è cofa rara. Michelagnolo dunque,per le cofe d’architettura, nó poflendo dilegnare piu per la vecchia ià,ne tirar’lineenette, fi andaualeruendo di Tiberio,percheera moltogen tile,& difereto: peio defideràdo leruirlì di qllo in tale inprefa,gl’impofe che c’leu affi la pianta del fito della detta Chiefarlaqualeleuata, & portata lu- bito a Michelagnolo; in quello tempo che non fi penfauachefaceifi niente, fece intendere per Tiberio che gli haueua feruiti,& finalmente moftrò loro cinque piante di Tempij beliilfimi, che ville da loro fi marauiglicrono, Se dille loro che fceglicflìno vna a modo loro,e quali non-volendo farlo ri-? portandolene al fuo giudirio,volfe che fi rifoluellìno pure a modo loro : on dè-tutri d’uno Hello volere ne prelono vna piu riccha ralla quale rifolutofi dilfeloro Michelagnolo,che feconduceuanoaiìnequeldilegno,cheneRo niani,ne Greci mai ne tempi loro feciono una cola tale: parole che ne prima ne poi ufeiron mai di bocca a Michelagnolo,perche era modellillìmo.final mente conchifero che l’ordinationefulìì tutta di Michelagnolo,Se lefatiche dello elleguiredetta opera fufli di Tiberio,chedi tutto fi contentorono,prò mettendo loro che egli gli feruirebbe beniflimo, & cofi dato la piata aTi- berio che la riducelìì netta,& dileguata giufta,gli ordinò i profili difuori,et di drento,&chenefacefil vn modello di terra,infognandogli il mododa có durlo,che llelfi in piedi, in dieci giorni condulle Tiberio il modello di otto palmi,del quale piaciuto aliai a tutta la natione, ne feciono poi fare un tuoi- dello di legno,che è hoggi nel confolato di detta natione, cola tanto rara quanto Tempio neflunochefi fiamaiuifto,fi perla bellezza, ricchezza, & gran varietà Tua; del quale fu dato principio, & spefo feudi 5000. che manca to a quella fabbrica gli afifegnamen ri,è rimafta coli, che n’hebbe grandifli- modifpiacere. Fece allogare a.Tiberió con luo ordine a Santa Maria maggiore una cappella cominciata per il Cardinale di Santa Fiore,reftataimper retta per la morte di quel Cardinale,& di Michelagnolo,&: di Tiberio, che fu di quel giouanegrandiflìmo danno. Era flato Michelagnolo anni i7.nei lafabbricadi san Pietro,& piu uolte i deputati l'haueuon’ voluto leuare da quel gouerno,&: non eflendoriufeiroloro , andauano penfando hora con quefta ftranezza,6c hora con quella opporfegli a ogni cofa, che per iftracco Tene leuafli,eflendo già tanto uecchio,che non poteua piu. oue eflendoui p fopraftante Cefale da Cafteldurante,che in quegiorni fi mori, Michelagno lo perche, la fabbrica non patifli,ui mando per fino che trouafsi uno a modo fuo, Luigi Gaeta troppogiouane,ma fuflirientiflìmo. E deputati, vna parte dequali.molte uolte haueuor, fatto opera di metterui Nanni di Baccio Bigio, chegli ftimolaua, &prometteua gran cofe, per potere battagliare le cofe della fabbrica alor modo, mandoron uia Luigi Gaeta :il che imefo Michelagnolo quafi sdegnato non uoleua piu capitare alla fabbrica; doue e* cominciorono a dar nome fuori,che nompoteuapiu ,ché bifognaua dargli vn fuftituto,& che egli haueua dettochetion uoleua inpacciarfi piu di san Piero, torno tutto agli orecchi di Michelagnolo, ilquale mando Daniello Ricciarelli da Volterra al Vefeouo'Ferratino vno de fopraftanti, che haueua detto al Cardinale di'Catpi,che Michelag. haueua detto a vn fuo feruito re,che no voleuaTpacciarfi piu della fabbrica»che.tuttoDaniello dille no efle re quefta la uoluntà di Michelagnolo,dolendofi il Ferratino che egli nó.có feriuail concetto fuo,&che era bene che douefìì metterui vn foftituto,& volentieriharebbe accettato Danielloiilqnàle’pareua che fi contentallì Mi chelagnolo: doue fatto in tendere a deputati in nome.di Michelagnolo che haueuonounfuftituto,prefentòil Ferratino non Daniéllo,ma ih cambio fuo Nanni Bigio,che entrato drento,& accettato da fopraftanti, non andò guari che datò ordine di fare un pontedi legno dalla partedelleftalle del Pa pa doue è il monte,per falire fopra la nicchia grande,che uolta a quella par- te,fe mozzare alcune traui grolle di Abeto dicendo chefi confumauanel tirare fu la roba troppi canapi,cheerameglioil condurla perquellauiafil che intefo Michelagnolo andò fubito dal-Papa , & uromoreggiando » perche era fopra la piazzaci Campidoglio .,’lo.fe'fubitoandare.in camera,doue dille gliè flato melfo Padre Santo per mio foftituto.da deputati uno,che io non lo chi egli fia,però fe conofceuano loro,& la Santità voftra, chejio non Ila pini cafo,io mene tornerò a ripofareaipiorenza,doue goderò quel gran Ducajche iuha tanto defiderato,sfinirò la vita in.cafa.mia:però ui chieggo buonaIicentia.il Papa ri’hebbedifpiacere,&.con buoneparole. confortandolo gliordinò che douefìì uenire a parlargli il giornoli in .Araceli. doue fatto ragutiarei deputati della fabbrica,uolfeintenderelecagioni di quél lo che era’feguito : doue fu rifpofto da loro,che la fabbrica rouinaua, & ui fi faceua degli errorifil che hauédo intéfo il Papa non edere il ucro, comando alSig. Gabrio Scicrbellone chedouclli andare a uedere in fulla fabbrica, te che Nanni che proponeua quefte cofe gliele moftradì ; che ciò fu efègui- to,& trouato il Signor Gabrio effer ciò tutta malignità, & non edere uero, fu cacciato via con parole poco onefle di quella fabbrica in prefenza di mol ti Signori,rimprouerandogli che per colpa fua rollino il ponteSanta Maria te che iti Ancona volendo con pochi danari far gran cofe per nettare il porto lo riempierti piu in un di che non fece il mare in dieci anni ; tale fu il fine di Nani per la fabbrica di san Pierojp laquale Michelagnolo di continuo no attefe mai a altro in 17. anni che fermarla per tutto con rifeontri,dubitando per quefte perlecutioni inuidiofe non hauellì dopo la morte fua a edere mu tata,douc è hoggi ficunftìma da poterla ficuramente uoltare. per ilche se ui fio che Iddio che è protettore de buoni l’hadifefo fino che gle uiduto,6c ha Tempre operato per benefitio di quella fabbrica,& difenfione di quello huo mo fino alla morte. Auuenga che viuente dopolui Pio quarto, ordino a lo praftanti della fabbrica che non fi mutalFe niente di quanto haueua ordina to Michelagnolo,& con maggiore autorità,lo fèccefeguire Pio V.fuo luccef (ore,ilquale perche non nafcedidifordine^volfechefiefeguidi inuiolabil- mente 1 difegni fatti da Michelagnolo,mentre che furono efecutori di qlla Pirro Ligorio,&Iacopo VignolaarchitetthchePirro volendo prefuntuofa mente muouere,&alterare quell’ordine,fitcon poco honor fuo leuato uia da quella fabbrica,& lalTato il Vignola. te finalmente quel Pontefice zelatis fimo non meno dello honor dellafabbrica di san Piero,che della Religione Chriftiana,l’anno che’l Vafari andò a piedi di sua Santità,& chiamato di nuouo l’anno IJ6Ó. non fi tratto fe non al procurarel’oderuationededi- fegnilafciatidaMichelagnolo,&: perouuiarea tutti e’difordinicomàdò sua Santità al Vafari,che con Meder Guglielmo SangallettiTefauriere fegreto disila Santità,perordinedi quel Ponteficeandadia trouareil Velcouo Fer ratino capo de fabricieri di san Pietro,che douefti attendere a tuttigli auuer timen ti,& ricordi impor tan ti,che gli direbbe il Vafari j accioche mai per il dir di neduno maligno,te prefuntuofo s’hauefsi a muouere legno bordine lalciato dalla ecc. uirtu,& memoria di Michelag. te a do fu prefente Meder Giouambatifta Al touiti molto amico del Vafari,& a quefte uirtu . perilchc vdito il Farratino un difeoi fo che gli feceil Vafari,accettò volentieri ogni ri cordo,& promede inuiolabilmenteoderuare,&fareoderuare in quella fab brica ogni ordine,& difegno che hauede per ciò lafciato Michelagnolo, te in oltre d’edere protettore,difenfore,& conferuatore delle fatiche di figran de huomo. Et tornando a Michelagnolo dico che innanzi la morte vn’ anno incirca,heuendofiadoperato il Vafari fegretamente che’l Duca Cofimo de Medici operafsi col Papa per ordine di Meder A uerardo Serriftori fuo Im bafciadore,chevifto che Michelagnolo era molto cafcato, fi tenede diligente cura di chi gli era attorno a gouernarlo,& chi gli praticaua in cafa,che ve nendogli qualchefubito accidente,come fuole venire a vecchi, facefsipro- uifioneche le robe,difegni,cartoni,modelli,e danari,&ogni fuohauerenel la morte fi fudirio inuentariati,& porti in ferbo per dare alla fabbrica di san Piero,fe ui fudi flato cofe attenenti alei,cofi alla Sagreftia,& Libreria di san Lorenzo,&facciata,non fufsino fiate traportate uia,come spedo fuole auue «ire,che finalmentegiouo tal diligenza,che tutto fu efeguito in fine, Defideraua Lionardo filo nipote'Ia quarefima vegnente andare a Roma, co rne quello che s’indouinaua chegia Michelagnolo era in fine della uira fila* £c lui fine contentarla* quando amalatofi Michelagnolo di unalentefabbrc dubito fe firiuere a Daniello che Lionardo andafsi: ma il male crefciutogli* ancora che Mefler Federigo Donati filo medico^gli altri fuoi gli fulìino a ■torno con conofiimentograndilTìrnofeceteftarnentodi tre parole, chela- iciaua l'anima f uà nelle mane de Iddio,d filo corpo alla terra,Se la roba a pa-: rcntipiu proftimi: imponendo a fiioi che nel palla re di quella vita gli ricor daflino il patire di Giefii Chrifto, Se cofi a di 17. di Febraio l’anno 1563.3 ho le 23. a ufo Fiorentino, che al Romano farebbe 1564. spirò per irfene a mi-r glior uita. Fu Michelagnolomoltoinclinato alle fatiche dell’arte, ueduto che gli riulciua ogni cofa quantunque dificile,hauendo hauuto dalla natur ra l’ingegno molto atto,&aphcaco a quefteuirtu eccellctillìme del dileguo, la doue per efler’inreramente perfetto, infini te uol te fece Anatomia fior cica do huomini per uedere il principio,Se legationi dell’oflaturc, m 11 fidi, ner-i bÌ5uene,& moti diueifi,& tutte le politure del corpo fiumano, Se non filo degli huomini: madegli animali ancora,& particularmenre de cariagli, de quali fi diletto afiaidi tenerne,&di tutti volfe uedere il lor principio, Se or dine,in quanto all’arte, & lomoftro talmentenellecofe che gli accaddono trattare,che non nefa piu chi non attende a altra cofa che quella. per ilche ha condotto lecofifue cofi col pennello come con lo fiarpello, chefin qua fi inimmitabili, Se ha dato,come s’è derto,tanta arte,gratia, Se una certa ui- u acita al le cofi fu e, e ciò fia detto con pace di rutti,cheha pattato,&uinto gli antichi.-hauendofaputocauaredelladificultàtanto facilmente le cofe» che non paion fatte con fatica,quan tunque chi difegna poi le cofe fue, la ui fi troui per imitarla. E fiata conofiiuta lauirtu diwichelag.in uita,& no co me auiene a molti dopo la morte,ettédofi vifto,che Giulio II. Leon X. Cle mente VII. PaulolII.&Giulio III. Se Paulo II1I.& Pio V. fonimi Pontefici l’hanno sépre uoluto apprefio:5e come fi fa,5olimanno Imperatore de Tur chi,Francefilo Valefio Re di Fracia,Carlo V.Imperatore,Se la Signoria di Vi netia,Se finalméteil Duca Cofimo defedici,come s’è detto,Se tutti cóhono rate prouifioni,n5 p altro che p valerli della (ua gra uirtn: che ciò no accade fe no a huomini di gra valore,come craegli,hauendo conofiiuto, Se ueduto che qfie arti tutte tre erano talméte piene in lui,che n5 fi trona,nc in pfone anticheò moderne in tati,e rati anni chehabbia girato il Sole,che Dio l’hab bi cócefioa altri che a lui. Ha hauuto l’immaginatiua tale,Se fi pfetta, chele cole propoftofi nella idea fono fiate tali,che co le manfip nó potere efprime re fi gradi,& terribili cócetti, ha fpefio ha abadonato l’ope fue,anzi ne a gua fio molte,come io Io,che innazi che monili di poco,abrucio gra numero di :difegni,fchizzi,Secartoni farti di manlua,accio nefiuno uedefii le fatiche du rate da lui,Sei modi di retare l’ingegno filo p nó apparitele nó pfetto;Seio ne ho alcuni di fua manotrouati in Fiorenza meli! nel nofiro libro de difegni, /doue ancora che fi vegga la gradezza di qilo ingegno,fi.conofce, cheq.uado (C’voleuacauar Mineruadella tefiadi Gioite,cibifognanail martello di Vul .-canorimpo egli vsò le file figure farle di ?.Se di to.Se di u. tefie, nó cereado .altroché .col metterle tutceiniìeme ci fuifi una certa concordanza di .grafia mcl tutto -nel tutto,che nò lo fa il naturale,diccelo che bilog'naua hauer'e le Fdlè negli ‘occhi,&nói mano,pchelemani opano,et l’occhio giudicarche tale modo ic •neancora neirarchitettnra>né paianuouoa nelJune,cheMÌclirlng. fi cìslet.- tafsi della folitudine, come qllo che era innamorato dell’arte Tua,che tiuoi -Thuomo p fé lolo,S<: cogitatiuo, 8c pche è necefiario che chi uuole attéderfi agli fìudij di qlla fuggha lecópagme; auenga che chi attéde alle cófideratio- •nidell’arte,nóèmai folone lenza péfieri:&coloro che gliele attnbuiuano a iantafticheria,& a ftranezza,hano il torto,pche chi uuole opar’ bene, bifo* .gnaallótanarfida mttelecure,&faftidi,pchelauirtu vuol penfaméco,folitu •dine,Se comodità,& nóerrarecó la mente, con tutto ciò ha hauuro carola •micitiedi molte pfonegrandi5&: delle dotte, & degli huomini ingegnofi'a stépi cóuenienti,& fel’è màtenute,come il gride HipolitoCardinale de Medi ci che ramò grademéte;& in tefo che vn fuo canai Io Turcho che haueua,pià -ceua per la fua bellezza a Michelag. fu dalla liberalità di quel S. madatoa do narecó x. muli carichi di biada,& VÌI leruidorechefo gouernaflì, elleniche •lagnolo.uolétieri lo accetto.-Fu fuo amicifsimo lollluft. Cardinale Po lo: in namorato Michelag. delle virtù,& bota di luijil Cardinale Farnefe, Se Sara Croce,che fu poi Pp. Marcello,^Cardinale Ridolfi,elCardinale Maffeo, & •MÓlignor’ Bébo,Carpi,emolri al tri.Cardinali, & Vefcoui,&Prelati, che no accade nominargli. Monfi. Claudio Tolomei,el Mag. M. Ottauianode «e dici fuo copal e che gli battezo un luofigliuo‘lo,& M. Bindo Al toniti, al qua ledono il cartone della cappella,doue Noeinebriatoèfchernito da vn de fi gliuoli,&: ricopro le vergogne da gli altri dua. M. lorézo Ridolfi,& M. Ani ba!C3ro,& M.GiouanFranc.Lottinida Volterra^òcinfinitaméteainòpiu di tutti M.Tómafode Caualierigetirhuomo Romano, qualeeflédogiouanc & molto inclinato a qfie uirtu,pche egli impararti a difegnare,gli fecè molte carte ftupendilsime difegnatedi lapis nero,Se roffodi teftediuine,*&poi gli dileguo un Ganimede rapito in Cielo da Faccel di Gioue, un Tùie,che Pauuoltoiogli mangia il cuore, la cafcatadel carro del Sole con Fetonte nel Pò, & una Baccanaliadi putti,checutrrfono cialcunoper fecola rariflìma, Sedifegni non mai.piu uifti.RitraireMichelagnoloMerterTommafoin vn cartonegrandedi naturatogliene prima,nepoi di nertunofeceilritratro, p che aboriuail farefomigliare il viuo,fe nóera d’infinita bellezza.'Quefte car te fono fiate cagione.che dilettandoli M.Tómafo, quanto e fa, chen’hapoi hatiutc vna buona partita,che già Michelag. fece a fra Baftiano Vinitiano, che le merte in opa,che fono miracolcfe.&: in uero egli le -tiene meritaméte p reliquie,& n’ha accomodato gentilmétegli artefici. &c in vero Michel: col locò sépie l’amor Ino a.pfone nobili meriteuoli,e degne,che nel vero hebbe :giuditio,et gufto in tutte le cofe.ha fatto poi farc M.Tómafo a Michel, molti difegni p amici.come-pil Cardmaledi Cefis la tauola doue è la nra Donna annùtiatadall’AngelojCofanuouajche poi fu daMarcellowàtcuano colorita •et polla nella cappella di marmo,che ha fatto fare.qlCardinalenella Chielà •della Pace di Roma,come ancora un’altra Nun tiata colorita pur di mano di ;Marccllo in vna tauola nella-Chiefadi S.Ianni Laterano,ehé’J difegnoì’hail Duca Colimo de’Medici/ilquale dopo benone donóLionardo Buons-rruo lifuo nipoieaS.h. chegli tiépergiciie,infitmefónn Xpo.cheorafte-Mor ro • &moj;.i Se molti altri difegni,Scfchizzi,Se cartoni di mano di Michelagnoloinfieme con la ftatua della Vittoria, che ha fotto un prigione di braccia cinque alta: ma quattro prigioni bozzati,che pollano infegnare a cauare de marmi le figure con vn modo ficuro da non i florpiare 1 fallì, che il modo è quello : che le e’fipiglialìluna figura di cera, o d’altra materia dura, Se fi metteffi adiace rein una coneadvacqua,laquale acqua ellendoperfuanatura nella lua foni mita piana,Se pari,alzando la detta figura a poco a poco del pari,coli uengo no a fcoprirfi primate parti piurileuate,Seanafconderfi i fondi, cioèlepar ti piu bafledella figuravamo che nel fineella cofi uiene feoperta taira, nel meddìmo modo fi debbono cauare con lo fcarpello lefigure de’ marnar, pri ma {coprendole parti piurileuate,Sc di manoin manolepiu balle, ilqualc modolrvedeo-lTeruatodaMichelagnolo ne lopradetti prigioni,i quali Sua Eccellétia uuole che leruino per efemplo de luoi Accademici. Amò gli arte ficifuoi,Scpratrcoconefsicomecon Iacopo Sanfouino,il Rollo,il Pun- tormo, Daniello da Volterra, Se Giorgio Vafari Aretino ,alqualeusòin» finite amoreuolezz?,Sefu cagione che egli-a trend efsi alla architettura con intentione di feruirfene un giorno,& conferma feco uolentieri, Se difeorre uadelle cofe dell’arte.Òe quelli chedicnnoche nonuoleua infegnare, hanno il torto,perche 1‘usòfempreafuoi famigliari, & achi dimandaua confi- gl io,&: perche mi fono t Fonato a molti prelente, per modeltialo taccio non volendo feoprire i difetti d’altri, fi può ben far giuditio di qllo che co coloro che flettono con feco in cala,hebbe mala fortuna, perche percolle in fubiet- ti poco atti a imitarlo,perche Piero V rbano Piffcolefe fuo creato,era pedona d’ingegno; ma non volfemai affaticarli. Antonio Mini harebbe uoluto: ma non hebbe il ceruello atto,Se quando la cera è dura non s’imprime bene. Alcaniodalta RipaTranfone, durauagra fatiche;mamai non lene vedde il fruitone in opere,neindifegni,8e peltòparecchi anni inrornoauna tauola che Michelagnolo gli haueua dato vn cartonerei finefen’è ito in fummo qlla buona aìpetratione che fi credeuadi lui: chemi ricordo che Michelag. gliueniua còpafsionc fi dello lieto fuo Sd’aiutaua di fuomanorma giouo po co, Sefegli hauefsi hauuto un lubietto,cheme lo dille parecchi volte,harcb be fpefio cofi uecchio fatto notomia,Seharebbefcrittoui(opraj>gicuameto defuoi artefici,che fu Iganato da parechiana fi difidaua,p nò potere elprimo re có gli ferini ql che gli harebbe uoluto. pnó ellereegli efercitato nel dire, quatuuq-, egli inprofa nelle lettere lue habbia cò poche parole spiegato be nciIfuocócetto,elIédofi egli molto dilettato delle lettiom de Poeti volgari, Se particolarméte di Dare che molto lo amiraua, Se imitaua, ne concetti, Se nelleinuétioni, cofi’l Petrarca,dilettatofi di far madrigali fonetti molto gra ui lopra e’ qualis’èfatto coméci. Et M. Benedetto Varchi nella 'Accademia Fiorentina fece una letione onorata (opra quel fonetto che comincia.
No ha l’ottimo ardila aldi còcetto,Ch’un’marmofolo in fenó circon ferina: ma infiniti ne mando di fuo,Se riceue rispoila di rime, Se di prole della Illu Ilrifsima Marchefana di Pefcara,delle virtù della quale Michelagnolo era in namorato,Se ella parimente di quelle di lui, Se molte uolte andò ella a Ro* ma da Viterbo a vili tarlo, Se le difegno Michelagnolo una Pietà in grembo alia nollra Donna con dua Angioletumirabililsiraa,Sc un’Chrillo confitto n croce chealzato la retta raccomanda lo spirito al padre,cola diuina, oltre a unChrifto con la Samaritana al pozzo. Dilettofsi molto della fcrittura fa* era,comeottimo Chrilliano che egli era,& hebbe in gran uenerauonel’o* pereferittedafra Girolamo Sanonarola per battere udito la uocedi.quei fra te in pergamo. Amò grandemente le bellezze humaneper Jaimitatione del l’arte perporere (cierre il bello dal bello,che fenza quella imitatione non lì. può far cola perfettarma non in penlìeri !a(ciui,& dilbnefti.che.'l jia;mo.llro nel modo del uiuerfuo,cheèftato parchilsimodiendoli con tentato,quando eragiouane,per illare intento ai lauoro,d’un poco di pane,edi uino,ha- uendolo tifato fendo vecchio fino che faceua il Giuditio di cappella : col ri- ftorarfi la fera quando haueua finito la giornata,pur parchillìmamentejche. .fe bene era ricco uiueua da pouero,ne amico nefiuno mai mangio feco,o di !Tado,nc iioleuaprelenti di nefiuno, perche pareua,come uno gli donaua qualcofa,d’eflerefempreobligatoacolui;laqualfobrietàlofaceua edere vi-' giìantifsimo,& di pochifsimo lonno,& benefpefloianottelì Ieuaua, non potédo dormire, a lauorare con lo Scarpello,hauendo farro una celata di car tcni,& lòpra il mezzo del capo renella accefa la candela, laqualecon quello modo rendala lume doue egli lauoraua fenza impedimento delle mani.& • il Valarijchepiu uolte uidde la celata,cófidero che non adoperaua cera, ma -candele di feuo,di capra fchierto che fono eccellenti,& gliene mandò qiiar tro mazzi, che erano qua rara I1bbre.1l fuo feruitore garbato gliene porto alle dna hore di notte,& prefentategliene, Michelagnolo riculaua che non le voleua, gli ditte,M. le m’hano rotto p di qui in potè le braccia nòie vo ripor - tare a cafa che dinazi al uollro ulcio ci è una fanghiglia loda , e llarebbono ritte ageuolméte,io le accederò tutte. Michelag. gli dille,pofale,cofti,cheio nó uoglioche tu nn facciale baiealufcio. Difiemi che molte uolte nella fua giouétu dormiuaveftito,come.qlloche ftracco dal lauoro nòctirauadispo gliarfi p hauer poi a riueflirfi. Sono alcuni che l’hano raflato edere auaro: q 111 s’inganano,pche fi delle cofe dell’arte,come delle facultà,ha mollro il.có trario.delle cole dell'arte fi vede hauer donato, come s’è detto,& a ».Torna . fodeCaualieri,a Metter Bindola fra Balliano difegni che.ualeuano aliai: ma a Antonio »ini fuo creato tutti i difegni,tutti i cartoni,Riquadro della LC da,tutti i luoi modegli,& di cera,& di terra che fece mai,che come s’è detto, rimafono tutti in Francia a Gherardo Perini gemil’ hucmo Fiorentino luo amicifsimo: in tre carte alcune.tefle di matita-nera dinine, lequahfono.dopo la morte di lui nenute in manodello'llluftrifsimo non Francdco’Princi- pe di Fiorenza,che le tiene per gioie,come le fono. A Bartolommeo Betti nifece,&donò un cartone d’unaVenerexon.Cupido che la bacheche è cola diuina,hoggi apprefio agli herediin Fiorenza..Et per.il Marchele del Vallo fece un cartone d’un Noli me tangere,cofa rara,che Buno l’altro dipinle eccellentemente il Puntormo,come s’è detto. Donò i duoi prigioni al Sig. Ruberto Strozzi, & a Antoniofuoleruitorx,.&aFracefco;Badini la Pietà cheroppedi marmo.nèfo quel cheli pofia tafiar’d’auaritia quello huomo, hauendo donato tante cole,che Tene farebbexauato-migliaia di feudi : che fi può egli direjfe non che io fo,che mi ci lon.trouato,che ha fatto piu difegni ce ito a uedere piupitture,8cpiu muraglie^ncvmai'ha.uoluto niente^ma.Urenia moni danari guadagnati col luo (udore, non con entrate, non con cambi t ma con lo Audio,& faticha filai (e fi può chiamare auaro chi (oueniua molti poueri,comefaoeuaegli,& nfaritauafegretamente buon numero difanciulle: ócarncchiuachrlo aiutauanell’opere, & chi lo (erui come Vrbino fuoseruidorcchc lo fecericchiflimo,&era filo creato, chel’haueua feruito molto tépo.et gli difie,fe io mi muoio, che farai tu ? rifpofe feruiro vn’al tro .• O pouero a te gli dille Michclagnolo, io vo riparare alla tua miferia, & gli donò feudi dumila in unauolta,cofacheèfohtadafarfi peri Cefari, 8c Pon ttfici grandi; lenza che al nipote ha dato per uolta tre,e quattro mila feudi, • &:nelfinegh ha lafiato feudi 10000. lenzale cofedi Roma. E fiato Miche [agnolo di una tenace j &: profonda memoria, che nel uedcrelecofe altrui una fol volta l’ha ritenute fi fattamente, & feruito(enein una maniera, che neffuno fe n’è maiquafi accorto; ne ha mai fatto cofa nefiunadellefiie, che rifcontril’unacon l’altra,perche fi ricordarla di tutto quello che haueuafat to, nella (uagiouentu fendo con gli amrciffna pittori,giucorno una cena, a chi faceua una figura,che non hauefsi niente di difegno,che fu dì goffa filmile a que fàtocci,che fanno coloro che non fanno,& inbrattano le mura ; qui fi vaHe della memoria,perche ricordatofi haueruiftoin vn muro una di que ftegofferie,la fece come fel’hauefsi hauuta di nanzi di tutto punto,& (Viperei tutti que’ pittori,cofa dificile in vno huomotanto pieno di difegno,. auuezzoacofefcielte,chenepotefii ufeirnetto. E fiatosdegnofo,&giulta mente uerfo di chi gli ha fatto ingiuriamon però s’è uifto mai efier corfo alla uendettarma fi bene piu tofio patientifsimo,&in tutti i coftumi modello, 6: nel parlare molto prudente,& fauio con rilpofte piene di grauità, &c alle, volte con motti ingegnofi,piaceuo!i,et acuti. Ha detto molte cofe che fono fiate da noi notate,delle quali ne metteremo alcune,perche fana lungo a de fcriuerle tutte. Eflendogli ragionato della morte da vn fuo amico dicendo gli che doueua affai dolergh>fendo fiato in cótinoue fatiche per le cofe del» l’arte,ne mai hauuto riftoro: rifpofe,che tutto era nulla, perche fe la vita ci piace,eflendo anco la morte di mano d’un medefimo maeftro, quella non ci douerebbe difpiacere. A un Cittadino che Io trouo da Or fan michele in Fiorenza che s’era fermato a riguardare la fiatua del san Marco di Donato, &lo domando quel che di quella figura gli parefle, Michelagnolo rifpofe, che non vedde mai figura che hauelsi piu aria di huomo dabenc di quellatee che fesan Marco era tale,fegli poteua credere ciò che haueua (critto. Efiens. dogli moftro vn difegno,er raccomandato un fanciullo che allora imparaua a difegnare,fallandolo alcuni,che era poco tempo, che s’era pofio all’arte ; rilpcle, e’ fi conofcie. Vn firoil motto dille a vn pittore, che haueua dipinto, una pietà.et non s’era portato bene,che ell’era proprio una pietà a ucderla. Intefo cheSebaftiano Vimtiano haueua a fare nella cappella di san Piero a Montorio un frate, dille eh egli guafterebbe quella opera;domandato della cagione;r/lpole,che hauendo eglino guafto il modo,che è fi grande,no fa rebbe gran fatto che gli guaftafsino una cappellai! piccola. Haueua fatto un pittore vna operaiograndifiimafatica:òcpenatoui molto tempo, etnei lo (coprirla haueuaacquiftato aliai. Fu dimandato Michelagnolo che gli pa reua del facitore di qlla; rispofe,mentre che cortili vorrà efier riccho, (ara • del con dèi continua pouero: vno amico fuo che già diceua merta, & era religiofo, capito a Roma tutto:pieno di puntali,& di drappo,&faluto Michelagnolo J & egli fi fin fé di, non uederlo , perche fu lamico forzato fargli palcfe il fuo nomermoftrodi marauigliarfi Michelagnolo che fuflìin quell’habito, poi foggiunfe quali rallegrandofi:o uoi fiere bello, fe folli coli dren to, come io ui veggio difuori,buon per l’anima uoltra. al medefimo che haueua raccomodato uno amico fuo a Michelagnolo che gli haueua fatto fare vna ftatua,. pregandolo che gli facefli darequalcofa piu,il che amoreuolmente fece, ma l’inuidia dello amico che richiefe Michelagnolo, credendo che non lo do- ueffe fare,ueggiendo pur che l’haueua fatto,fece che fene dolfe, c tal cofa fu* detta a Michelagnolo. onde rifpofe,chegIi difpiaceuano gli haomini fogna tuffando nella metafora della architettura,intendendo che con quegli che hanno due bocche,mal fi può praticare, domandato da vno amico fuo, ql* chegli parefied’uno,chehaueuacontrafatto di marmo figure antiche,delle piu celebrate,vantandoli lo immirare che di gran lunga haueua fuperato gir antichi: rifpofe,cni ua dietro a altri,mai non li parta innanzi, Se chi no fa'far bene da fe,non può feruirfi bene delle cofe d'ai tri. haueu ano n Co che pitto re vn’opera, doue era vn bue, che flaua meglio delle altre cofej fu dimanda: to perche il pittore haueua fatto piu uiuo quello,che l’altrecofe, dille, ogni pittore ritrae fe medefimo bene. Partando da san Giouanni di Fiorenza gli fu dimandato il fuo parere di quelle porte,egli rifpofe,elle fono tanto belle, cheleftarebbó bene alle porte del Paradifo .Seruiua vn Piicipe,cheogni di uariauadifegni ne ftaua fermo: dille Michelagnolo a uno amico fuo: quello Sig. a un cerucllo come una bandiera di campanilecheogni uéto chevi da drétoja.fagirare. Ando a vedere una opera di fcnitura,chedcueua metterli fuora pcheera finita,& fi affaticaua lofcultoreartai in acconciare! lumi del lefineftre,pch’ella moftrarti bene,doue Michelag. gli difie, no ti affaticare chel’importaza sara il lume della piazza volédo inferire,che come le cofe lo ■ noinpublico,il populo fagiuditio s’ellefono buone,ocattiue : era vn gran Principe che haueua capriccio in Roma d’architetto,&: haueua fatto fare cer te nicchie p mettenti figure,che erano l’una 5.quadri alte,có Vno anello in ci ui prouò a metteredétro ftatue diuerfe,che no ui tornauano bene, di mado Michel, que Iche ni poterti mettere,rifpole de mazzi di anguille appic care a qllo anello. Fu aflunto algouerno della fabrica di s. Piero vn Sig. che taceua profefsione d’intendere Vitruuio,e d’ertere céfore delle cofe fatte. Fu detto a Michelag. uoi hauete hauuto uno alla fabbrica, che ha vn grande in gegno. Rifpofe Michelag. glièuero,ma gli ha cattiuogiuditio. Haueua vn pittore fatto vna ftoria*,& haueua canato didiuerfi luoghi di carte, Se di pie ture molte cole,ne era in fu quella opera niente, che non furti cauato , Se fu moftro a Michelag. che vedutagli fu dimadato da vn fuo amicifsimo,ql che gli pareua,rifpofe,bene ha fatto:ma io no fo al di del giuditio,, che tutti i cor pi piglierano lelor mébra,comefara qlla ftoria, che nó ci rimarra niéte j au- ticrtimcmo a coloro che fanno l’arte,che s’auezzinoafaredafe. Partando da Modana ueddedi mano di maeftro Antonio Bigarino Modanefe lenito- re,che haueua fatto moltefigurebelledi terracotta,&coloritedi colore di m armojlequali gli partono vna eccellente cofa,& pche quello fcultore non fapeualauorarc ilmarmo.difte.fèqueftaterradiuentafsi marmo,guaiaall* fiatile antiche. Fu detto a Michelagnolo chedoueua -rifentirfi contro a Ni ni di Baccio Bigio,perche uoleua ogni di competere feco:rifpofe,chi cóbat- te con dapochi,non vince a nulla. Vn prete fuo amico dille,gliè peccato eh« non hauiate tolto donna, perche harefti hauuto molti figliuoli, & lafciato loro tantefatichehonorate,rifpofe Michelagnolo,io ho moglie troppa,che è quefta arte,che m’ha fatto Tempre tribolare,& 1 miei figliuoli faranno Topesche io laftero,che fe faranno da niente,fi viuera vn pezzo,& guai a Lorenzo di Barroluccio Ghiberti,fe non faceua leporredi s. Giouanni, perche i figliuoli c nipoti gli hanno uenduro,& mandato male tutto quello che la feio: le porte fono ancora in piedi. Il Vafàri mandato da Giulio terzo a un’ hora di notte per un difegno a cafa Michel agnolo,trouò che laùoraua fepra la Pietà di marmo,che e’ ruppe: conofciutolo Michelagnolo 2I picchiare del laporta.fi leuo dal lauoro,&: prefe in mano una lucerna dal manico,doue efpofto il Vafan quelche voleua,mandò per il difegno Vrbino dilopra.&en trati in al tro ragionamento, volto in tanto gli occhi il Vafari a guardare vna gamba del Chrifto,fopra la qualelauoraua,& cercaua di mutarla,&per ou- tiia.re eh e’1 Vaiati non la vedeflì,fi lafciocafcare la lucerna di mano,& rima* fti al buio.chiamo Vrbino che recarti vn Iume,& in tanto vfeito fuori del ta uolato,doue elTera,difle.Io fono tanto vecchio,che spefto la morte mi tira per la cappa,perche io vadia feco,& quefta mia perfona calcherà un di, come quefta lucerna,& Tara spento il lume della vitarcon tutto ciò haueua pia cere di certe forte huomim a Tuo gufto, come il Menighella pittore dozzinale, &Goffo di V aldarno che era perfona piaceuoliffima,i!quale ueniua tal uolta a Michelagnolo cheglifaceftì un difegno di san Rocco,di santo Anto nio per dipignere a contadini. Michelagnolo che era dificile a lauorare per i Re fi metteua giu laftando ftare ogni lauoro,& gli faceua difegni femplici accomodati alla maniera,& uolonta.come diceua Menighella,& fra Taltre gli fece fare vn modello d’un Crocili Ho,che era belhflìmo , fopra ilquale ui fece vn cauo,& neformaua di canon e,& d’altre mefture, & in contado gli andaua vendendo,che Michelagnolo crtpaua delle rifa, mafsime che gli in- tratieniuadi bei cafi.come con vn villano,ilquale gii fecie dipignere s. Fran cefco, & difpiaciutoli che’l Menighella gli haueua fatto La uefta bigia, che i’harebbe voluta di piu bel colore,il Menighella gli fece in dolio vn piuialedi broccato,&locontentò. AmòparimenteTopolinascarpellino,ilquale haueua fantafiad’eflere ualente Tenitore,ma era deboliftìmo. Coftui flette nelle montagniedi Carrara molti anni a mandar’ marmi a Michelagnolo, nè harebbe mai mandato vna scafa carica,che non hauefli mandato fopra tre,ò quattro figurine bozzate di fua mano,che Michelagnolo moriua delle rifa. Finalmenteritornaro,& hauendo bozzato vn Mercurioin un marmo* fi mede Topolino a finirlo,& vn diche ci mancaua poco,volfe Michelagno lolo,vendefsi,& ftrettamen te operò lidicéfsi l’openió fua. Tu fei vn pazzo Topolino,gli dille Michelagnolo, a uolerefar figure, non uedi cheaquefto Mercurio dalle ginocchia alh piedi ci manca piu di un terzo di braccio, che gliè nano,& che tu l’hai ftorpiatoi ò quello none niente,s’ella non ha altro :io ci rimedierò,laflatefareame. rifedi nuouc.dellafemplicità fua Michelagnolo,& partito, prefe un poco di marmo Topolino, & tagliato il Mercurio (otto leginocchia vn quarto,lo incado nel marmo,&lo comedegentil- mente,facendo vn paio di diualetti a Mercùrio,che il fine pàflaua la cómet- titura,& lo allungo il bilogno:che fatto uenire poi Michelagnolo,& modro gli l’opera fila di nuouo,rife,&: fi marauigliò,che tali goffi ftretti dalla necef fità piglion di quelle re(olutioni,che non fanno i valenti huomini. Mentre che egli faceua finire la fepoltura di Giulio fecondo, fece a uno squadrature di marmi condurre un Termine per porlo nella (epoltura di s. Piero in Vm cola, condire lieuahoggi quello,&spiana qui, pulifei qua,di maniera che fenza che colui len’auedefsi,gli fe fare vna figura;perche finita colui maraui gliofamente la guardaua: dille Michelagnolo che te ne pare’parmi bene, rif polecolui,«Scuffiograndeobligo;perche fogginoleMichélagnolo .perche io ho ritrouato per mezzo uoftro vna virtù,che io non lapeua d’hauerlaMa per abreuiaredico chela complellìone di quello huomo fu molto lana,pchc eraafciutta,& bene annodata di nerbi,&le bene fu da fanciullo cagioneuo le, «Seda huomo hebbedua malattie d’importanza,loporto fempreogni fatica^ non hebbedifetto,laluo nellafua uecchiezza pati dello orinare,«Se di renella, che s era finalmente conuertita in pietra, onde per le mani di mae- ftro Realdo Colombofilo amiciflimo fi firingo molti anni,& lo curo dilige temente. FU di datura mediocre,nelle spalle largo, ma ben proportionato con tutto il redo del corpo, alle gabe portò inuechiando di conrinuouo di- uali di pelle di cane fopra lo ingnudo i mefi interi,che quandogli uoleua ca uarepoinel tirargli ne ueniua Ipelfo la pelle, vlaua fopra le calze diualidi cordouano afibiati di drento per amore degli vmori. la faccia era ritonda,la frontequadrara,6:spatiofacon fette linee diritte, &c le tempie Iportauano infuori piu delle orecchie adai, lequali orecchie erano piu predo alquanto grandi,«Se fuor delle guancie. il corpo eraa proporrione della faccia, & piu todogrande.il nalo alquanto diacciato, come fi difie nella vita del Torri« giano,chegliene ruppe con vn pugno, gli occhi piu todo piccoli che nò, di color corneo machia» di fcintille giallette azzurricine. le ciglia con pochi peli,le labra fornii,& quel dilètto piu grodetto,& alquanto infuori, il men to ben compodo alla proportione del redoda barba, e capegli nerffparfa có molti peli canuti lunga non molto,& biforcata,& non molto folta. certame te fu al mondo la Ina uenuta,come didì nel principio,vno efemplo mandato da Dio agli huomini dell’arte nodra,perches’imparaffida lui nella vita fua icodumijiSc nelle opere,come haueuano a edere iuen, Scottimi artefici, de io che ho da lodare Dio d’infinita felicità,che raro suole accadere negli huo mini della prole filone nodra> annouero fra le maggiori vna,eder nato in tc po che Michelagnolo fia dato uiuo,& fia dato degno che io l’habbia hauuto per padrone, & che egli mi fia dato tanto famigliare, & amico quanto sa ognuno,& le lettere fueferittemi ne fanno tedimonio apredo di me; per la uerità,& per l’obligo che io ho alla fua amoreuolezza ho potuto fcriuerc di lui molte colc,& tutte ucre,che molti altri non hanno potuto fare l’altra. felicità,e come mi diceua egli,Giorgio riconolci Dio,che fha fatto feruire il Duca Cofimo, che per còtentarfi che tu muri,de dipinga, e metta inopera i Tuoi pcnfieri,&difegni,non ha curato spcfa;doue fe tu confideri agli altri di chi tu hai fcrltto le uite, non hanno hauuto tanto. Fu con honoratiflimè cfteqniecol concorfodi tuttafarte,&di tu itigli amici fuoj,&: della natiohe Fiorentina. Dato fepoltura a Michdagnolo in santo Apcftblo.ih.vn depo /ito nel cofpetro di tutta Roma: hauen’do difegnaro'fuaSantitàdifarnefar* particolare memona,&fepolruraias3n Piero di Roma. "
Arriuo Lionardo fuo nipote,che era finito ogni cola,quantunque andafte impofte. Et hauutone auiloil DucaCofimo,ilqualehaueua difegnato,che poi che non l’haueuapotuto hauer uiuo,&: honorarlo, di farlo uenire a Fio renza,& non reftarecon ogni forte di pompa honorarlo dopo la morte .
Fu adulo di mercanti,! mandato in vna balla fegretamente: ìlquale modo lì tenne,accio in Roma nons’haueftea fare romore, &for(e edere impedito il corpo di MichelagnoIo,& non lafciato condurrein Firenze. Ma innanzi che il corpo uenide,intela la nuoua della morte', radunatili infieme a ri- ■chiefta del Luogotenente della loro Accademia, i principali Pittori,Scuho ri ,& A rchi tetti; lu ricordato loro da elio Luogo tenente,che allora era il Re uerendo Don Vincenzio Borghinitche erano ubligati in virtù dcloro capitoli ad honorarela morte di tutti i loro fratellire che hauendo efii ciò fat to fi amoreuolmente,econ tanra fodisfatione vniuerlaleneireftequiedifra Giouan’Agnolo Montorfoli, che primo dopo la creatione dell’Accademia, era mancato ; uedefiero bene quello che fare ficonuemlfe per I’nonoranza del Buonarruoto,ilquale da tutto il corpo della compagnia, e con tutti i uo ti fauoreuoh era ftato eletto primo Accademico,e capo di tutti loro.
Alla quale propofta rifpofero tutti,come vbbligatiflìmi, & afFezionatiflirai allauirtu di tant’huomo,che per ogni modo fi facefte opera di honorarlo in tutti que modi,che per loro fi potefiìno maggiori,e migliori. Cio fatto per non hauere ogni giorno a ragunare tante gente infieme con molto fcomo» do loro,e perche le cofepaftaftero piu quietamente,furono eletti /opral’es- fequie,& honoranzada farli,quattro huomini,Agnolo Bronzino , eGior« .gio Vafari pittori; Benuenuto Cellini,eBarto!ommeo A mannati,fcultori-, tutri di chiaro nome, ed’illuftre ualore nellelor’arti, accio dico quelli co fultaflono,efermaftonofraloro.e col Luogotenente quanto,che, e come fi hauefleafareciafcuna cofa; con faculra di poter difporre di tutto il corpo della cópagnia,&Accademia.Ilqunlc carico prefero tato piu uolétieri offeré doli, come fecero di bonifiìma voglia, tutti ìgiouani, e vecchi, ciafcuno nel la fua profeflìone,difare quelle pitture, & /fatue, che s’haueftono a fare ira quell’honoranza . Dopo ordinarono, che il Luogotenente per debito del fuo uffizio, & i Confoli in nome della compagnia, &: Accademia fignificaf- fero il rutto al Signor Duca,e chiedellono quegli aiuti, e fauori, che bifo- gnauano,e specialmente,chele dette tfteqme fi poteflono fare in san Lorea zo, Chiefadeiniluftrifsima cafa de’Medici, e doue è la maggior parte del- l’cpere, che di mano di Michelagnolo fi veggiono in Firenze.
E che oltre ciò Sua Eccellenzafi contentallè che Meft'er Benedetto Varchi facefte,e recitafle l’orazione funerale Accioche l’eccellente virtù di Michela .gnoio false lodata dall’eccellente eloquenza di tane’ h uomo, quanto era il Varch i. ilquale,per efsere particularmen te a feruigij di sua Eccellenza non ftiatebbe prefo., fènza parola di lei^cotal carico, ancor che carne amoreuohs • fimo di natura,&affezionatiflìmo alla memoria di Michelagnolo erano cer .•rifsimi,che,quantoale,'non l’harebbe mai riddato.
Quéfto: fatto, licenziatrchefurono gl’accademici, il detto Luogotenente fcnfseal Signor Dùca vna letteradi quefto précifo tenore. Hauendo.rAccadeihia,& compagnia de Pittori,e Scultori confultato fra lo ro,quando lìa con fatisfazionedi Voftra Eccellenza Illuftrillìmadi honora .rem qualche parte la memoria di Michelagnolo Buonarruoti, fi per il debi to generale di tanta virtu,nella loro profeflionedel maggior artefice,chefor de fia fiato mai,& loro particolare,per l’interelTe della comune patria, fi ancora perilgrangiouamento,chequefte;profelfioni hanno riccuuto della -perfezione deH’opere,& inuenzioni fue: talché pare, che.fialoro.o.bligom.o firarfi amoreuoli in quel modo,ch’ei poflono alla fua virtù. Hanhp'per vna -loro efpofto a V. E. llluft. quefto loro defidèrio,e ricercatola come loro prp prio tefugio di certo aiuto. lo pregato da loro,e(come giud:co)obligato,^ efierlì contentata V. E. llluft. che io fia ancora quefto anno con nome di filo Luogotenente in loro compagnia5& aggiunto,che la cofa mi pare piena dicortefia, e d’animi virtuofi,egrati. Ma molto piu conofcendo quanto V. E. llluft. èfauoritore della uirtn,e come vn porto,& vn unico protettorie in queftaetà delle perfoneingegnofe,auanzando in quefto i fuoi antinati# 1 quali alli eccellenti di quefte profeilìoni ledono fauori ftraordinari, hauc do per ordine del Magnifico Lorenzo Giotto,tanto tempo innanzi morto, riceuuto una ftatua nel principalTempio. E fra Filippo vn fepolcro bellif&l rao di marmo, a fpefe'fue praprie.'e molti altri indiuerfe occafioni, utì» li, & honori grandifsimi . Mofso da tutte quefte cagioni >ho|prefoani- mo di raccomandarea'Voftra Eccellen. llluft. la petizione di quefta Accademia di potere honorare la virtù di Michelagnolo allieuo, e crea tura parti culare della scuola del Magnifico Lorenzo,che fara a loro contento ftraordi nario , grandiftìma fatisfazioneall’uniuerfale, incitamento non piccolo ai profefìori di queft’arti,& a tutta Italia faggio del bell’ammo, e pieno di bon ?ta di VoftraEccellentia Ilhrftriflìma,laquale Dio cotderui lungamente felice a beneficio de’popoli fuoi,e foftentamento della virtù.
Allaquale lettera detto Signor Duca rifpofe cofi.
.Reuerendo noftro canftìmo. la prontezza,che ha dimoftrato,e dimoftra co tefta Accademia;perhonorarela memoria^di Michelagnolo Buonarruoti., ■.pailato di quefta a miglior uitaj ci ha dato,dopo la perdita d’urFhuomo cofi lìngolare,molta confolazione: e non folo uolemo.coiitentarla di quanto ci .ha domandato nei memoriale; ma procurare ancora, che lolla di ini fieno portatea Firenze;lecondo,che fu lafuauolunta; per quanto fiamo auifati.'il che tutto fermiamo all’Accademia'prcfata’tanto piu a.celebrarein tutti i rao di la virtù di tanto huomo. Et Dio-ui contenti.
Della lettera poi,0vero memoriale di cui fi'fa difopra menzione,fatta dall’Accademia al Signor DV CA ‘fu quefto il proprio tenore.
llluftrifs.& c. l’Accademia, egPhuominidella compagnia del tìifegnos creata per gratia,<Sc fauore drVoftra Eccellen tia llluft .fappiendo GÓ|quamo ftudio, & affezzione ella vhabbia fatto permezEodeH’oratorefuoin noma, iuenire.il corpo di Michelagnolo Buunarruoiia.Firéze, ragunaufiinfiemc^ hanno vnitamente diliberato Hi douere celebrare le fue esequie in quel mo Ho,che laperanno,e potranno il migliore. La onde foppiendo elfi, cheSua Eccell. Ululi. era tantoofleruata da Micheiagnolo,quanto ella amaua lui,la fuplicano>che le piaccia per l'infinita bonta,e liberalità Tua concedere loro, prima,che cflì poftano celebrare detteelTequie nella Chiefa di sa Lorenzo, edificata da’ Tuoi maggiorile nella quale fono tante,e fi bell’opere da luf far- reicofi nell’architettura,come nella ìculmraje vicino allaquaìe ha in animo di-uolere,ches’edifichi la ftanza, chefia quafi vn nido, & un continuo ftu- dio dell’ArchiterturaiScultura, e Pitturaadetta Accademia, e compagnia del difegno : fecondamente la pregano, che uoglia far commettere a Mefter Benedetto Varchi,che non folo voglia fare i’oratione funeralejma ancora recitarla di proptiaboccha,come ha promefiodi uolerfareliberiflìmamen- te,pregatoda noi,ogni volta,che Voftra Eccell. Illuftrifsima fe ne contenti. Nel terzo luogo fupplicano,e pregano o uella, che le piaccia, per la medefi- ma bontà,eliberalitàfua,fouenirglidi tutto quello, chein celebrare dette efiequie,olrra la loro pofsibilità,laquale è piccolifsima, facefie loro dibifo- gno; e tutte quelle cofe,e ciafcunad’efte fi fono trattate,ediliberatealla prc lenza,e con confentimentodel molto Magnifico,e Reuerendo Monfignore Mefter Vincendo Borghinfipnoredegl’Innocenti, Luogotenenredi S. tc- cellentia Illuft. di detta Accademia,e compagnia del difegno. Laquale & c. Allaquaìe lettura del l’Accademia fece il Ducaquefta rifpofta.
Carifsimi noftn,fiamo molto contenti di lodisfare pienamente alle uoftre petizioni, tanta è ftatalempre 1 affezione,che noi portiamo alla rara uirtu di Micheiagnolo Buonarruoti, e portiamo bora a tutta la profefsione uoftra; però non lafciare di eftequire quanto uoi hauere in proponimento di fare, peri’eftequie di lui,che noi non mancheremo di fouenirea bifogni uoftri: & in tanto fi èferitto a Mefter Benedetto Varchi per l’orazione,&allo Speda Jingo quello di piu,checi fouiene in quefto propofito,eftate foni, di Fifa, la lettera a! Varchi fu quella. Meller Benedetto noftro carilsimo. l’aftezzio- ne,chc noiportamoalla rara uirtudi Micheiagnolo Buonarruoti,ci fa defido rare,che la memoria di lui fia honorata,e celebrata in tutti i modi: però ci fa ra cofo grata,che per amore noftro,ui pigliate cura di fare l’orazione, che fi hara da ricitare nell’eftequic di lui,fecondo l’ordine prefò dalli deputati del rAccademia,egratifiimafe fora recitata per l’organo voftro. e ftatefono. Scrifteancho Mefter Bernardino Grazini ai detti deputati, che nel Duca n5 fi forerebbe potuto difiderare piu ardente difiderio,intorno a cio>di quello» che hauea moftrato,e che fi prometteftino ogni aiuto, e fauore daSuaEccel lentia Illuftrifsima. Mentreche queftecole fi trattauanoa Firenze, Lio* nardo Buonarruoti nipote di Miche!agnolo,ilqualeintefalamalatiadelzio fi era per le polle trasferito a Roma,ma non l’haueua trouato viuo, hauen- do intelo da Daniello da Volterra,ftato molto familiare amico di Micheiagnolo,e da altri ancoraché erano fiati in torno a quel fon to vecchio,che egli haueua chiefto,e pregato,che il filo corpo fulle portato a Fiorenza,fua nobi Jifsima patria, della quale fu fempre tenerifsimo amatore $ haueua con prc» ftezza,e per ciò buona reloluzione,cautamentc cauato il corpo di Romay e comefulfe alcuna mercanzia inuiatolo uerfo Firenze in vna balla. Ma non èqui equi da tacere,che queft’ultima riloluzionc di Michelagnolo dichiarò, con tta I’openione d’alcuni quello,che era uerilsimojcio è che Federe flato mol ti anni adente da Firenze,non era peraltro flato cheper la qualità dell’aria, percioche la spenenza gli haueuafatto conofcere,che quella di Firenze, per edere acuta>e fottilc.era alla fua compleflìone nimiciflìma,e che quella di RO ma piu dolce,c temperata,Thaueua mantenuto fanifsimofino al nouantefi- moannojcon tutti i lenii cofi viuaci,einteri,come fuflero flati mai,c co fi fac te forze,fecondo quell’età,che infimo all’ultimo giorno non haueualafciato d’operare alcuna cofa. poi che dunque,per cofi fnbita, e quali improuifa ue nuta,non fi poteua far pei allora quello, che fecero poi ; arriuiuato il corpo, di Michelagnolo in Firenze,fu meda, come vollonoi deputati la cada, lidi medefimojch’ella arriuò in Fioréza,cio e il di vndici di Marzo,che fu in faba tojnella compagnia deH’Afluma che èfotto lattar maggiore, & lotto lefca- le di dietrodisan Piero maggioredenza chefude tocchadi cofa alcuna, il di feguente,chefu la Domemcadella feconda fettimana di Quarefima, tuttii Pittori,Scultori^ Architetti fi ragunarono cofi difsimulatamente intorno a san Piero,doue non haueuano condotto altro, che vna coperta di velluto, fornita tutta,e trapuntata d’oro,che copriua la calìa,e tutto il feretro, fopra laquale calla era vnaimaginedi Crucitìflo. In torno poi a mezza bora di notte,riflretti tutti intorno al corpo,in un fubitoi piu vecchi,& eccellen* ti artefici diedero di mano a vna gran quantità di torchi,che li erano flati co dotti;&: i giouani a pigliarci! feretro con tanta prontezza , che beato colui, che vi fi poteua accodare,e fono mettenti lefpalle,quafi credendo d’hauere nel tempo auenire a poter gloriarfi d’haucr portato l’oda del maggior’huo* mo,che mai fu de nell’artiloro. L’dìere flato ueduto intorno a san Piero vn certochedi ragunata, haueuafatto,comein limili caliadiuiene, fermarui- molte perfone,c tanto piu edendofi bucinato,eh? il corpo di Michelagnolo,era venuto,e che (ihaueuaaportarein santaCroce. E febene, comeho detto,fi fece ogni opera,che la cola non fi fapefse; accio che spargendoli la fama per la città,non ui concorrefle tanta moltitudine, che nó fi potelle fug gire un certo chedi tumulto,ecófufionejeancora perchedefiderauano, che quel poco,che uolean fare per allora,uenide fatto con piu quiete,che pompa, riferbando il redo a piu agio, e piu comodo tempo : l’una cola, e lai. tra andò per lo contrario. percioche quanto alla moltitudine,andando, comes’èdcttOjla nuouadi voce! voce,fi empiè in modo la Chirfa in vn ba.t ter d’occhio,che in vltimocon grandifsimadifficultà fi condude quel corpo di Chiela in sagreftia,per sballarlo,e metterlo nel fuo depofito. E quanto all’edere cofa honoreuole,fe bene non può negarfi, cheli uedere nelle po, pe funerali grande apparecchio di religioli,gran quantica di cera,e gran nu mero d’imbaftiti,e vediti a nero,non fia cofa di magnificat grande apparen za: non cpero,che anco non fiide gran cola uedere cofi all’improuilo rilfoet ti in un drappello quelli huomini eccellenti, che hoggi fono in tanto pregio,e faranno molto piu per l’auuenire,intorno a quel corpo con tanti amo reuoli uffizij,&affezzione. E di ueroil numerodicotantiartcfici in Firenze^ he tutti vi erano)ègrandifsimofempreflato . Conciofia,chequeftear iti fono ftmpre,pcr.fi fattomodaficrite in.Eirenze,cheio credo, cheli polla due dire fenza ingiurie dell’alrrecittà,chéilpròprio>e principaInido,edotnfcrA liu di quelle fia Fiorenza, non altrimenti,chegia fufiè delle fcientie Atene „7 oltre alquale numero d’artefici,erano tanti Cittadini loro dietro,et tanti dalle bande delle ftrade,doue fi pafiaua,che piu non ue necapiuano. E che è maggior cofa, non fi fentiua altro che celebrare da ognuno i meriti di Miche l2gnoIo;e dire la Uera uirtu hauere tantaforza, che poi che è mancata ogni- Iperanza d’utileò honore,che fi polla da vn virtuofo hauere : ell’è nondime" nodi Tua natura,e per proprio merito,amata,& honorata.per lequali colei appari quella dimoftrazione piu villa,e piu preziofa^heogni pompa d’oro, e di drappi,chefarefi tulle potuta. Con quella bella frequenza,efiendo Ha toquel corpo condottoin santa Croce,poi che hebbonoifrati fornitelece rimonie,cheli collumano d’intorno ai defunti,lu portato, non fenza gran- difsimadifficultà,comes?èdetto,per loconcorfo de’popoli,in Sagrefiia.'do ue il detto Luogotenente,che per l’uffizio fuo ui era interuenuto,penfanda di far cofa grata a molti,anco(come pui confefsò ) difiderando di vedere morto quelloiche e’ non hatieua veduto viuo,ól’haueua ueduto in etiche: n’haueua perduta ogni memoria, fi rifoluè allora di fare aprire la calfa^ E cofi fatto,doueegli,e tatti noi prefenti credeuamo trouarequel corpo già- putrefatto,eguallo,perche era fiato morto giorni venticinque, e ventidue nella caliamo uedemocofiin tutte le lue parti intero, e fenza alcuno odore cattiuo,che fiemo per credere che piu tollo,fi ripofallein vn dolce,e quietis- fimo fonno . Et oltre che le fattezze del uilo erano come apunto quàdo era uiuo(luori,cheun poco il colore era come di morto)non haueua mun mem bro,cheguafiofulTe,ò moftraficalcunafchifezza.E la tefta,e le gote a toccar Je erano non-al trini enti,che fe di poche bore innanzi fulfepaflaro.
PalFata poi la furia del popolo,fi diede ordine di metterlo in vndepofito in Chiefa a canto all’altare de Caualcanti,per mela porta, che va nel Chioftro del Capitolo. In quel mezzo sparfafi la voce per la città uicócorfe tanta raoi - titudine di giouani per uederlo,chefu gran fatica il potere chiudere il deporto . E fé era di giorno, come fu di notte, farebbe fiato forza lafciarlo Ilare aperto molte hore,per fodisfare ali’uniuerfale. La mattina feguente, mentre fi cominciaua dai pirtorbe scultori a dare ordine all’honoranza, cominciarono molti beili ingegni,di che è fempre Fiorenza abódantilìimaj ad appiccare fopra detto depofito uerfi latini,e.volgari, e cofi per buona pezza fu cótiriuato. In tanto,che quelli componimenti, che allora furono llampati,. furono piccola parte,a rifpetto de molti,che furonofatti.
Hora per venire all’efsequiejequali no fi fecero il di dopo san Giouanni, come fi era penlato: ma furono infino al quattordicefimo giorno di Luglio prolungate: I tredeputari(perche Bsnuenuro Celimi »efsendofi da principio fentito alquanto indifpofto, non era mai fra loro interuento) fatto , che hebbeproueditoreZanobi Laftricatiscultore, fi rifoluerono a far cofa piu tolto ingegnofa,edegna dell’arti loro,chepompofa, edi Ipefa. E nel vero-, hauendofi a hono'rare(difsero que deputati,& il loro prouediiore)vn’huo mocomeMichelagnolo,e dahuomini della profdììone, che egli ha fatto,« piu tolto ricchi di virtUjched’amphllime facilita,fi dee ciò fare, non con pa pa regia,ofoperchie uanitaJmaconinuenzioniJ& opere^pien^difpirito,e di ua- cttuaghezza, cheefcanodallàpere della prontezza delle noft'remani, ede> noftri artefici,honorando l’arte con l’arte. percioche,le bcnedaH’Eccclle1! zadelSignor Duca polliamo fperareogniquantitadi danari,chefiilTcdi bl. fogno,hauendone già hauuta quella quantità, che habbiamo domandata ; noi nondimeno hauemo a tenere per fermo,che da noi fi alpetta piu prefto colà ingegnola,c vaga per inuenzione,e per arte,che riccha per molta Ipefa, ograndezza di fuperbo apparato. ma ciò non ottante,fi uidefinalmenteche la magnificenza fu uguale alfopere,che ufeirono delle mani de i detti A cca- dcmicfieche quella honoranza fu non meno ueramentemagnifica, cheine gegnofa,e piena di capricciole,elodeuoliinuenzioni. Fu dunque in ultimo dato quello ordine, che nella nauata di mezzo di san Lorenzo, dirimpetto alle due porte de’fianch i,delle quali una va fuori,e l’altra nel Chioftro, fu Ile ritto,come fi fece,il catafalco di forma quadro,alto braccia ventotto, co una Fama in cima,lungo vndici,elargonoue.In fiilbafamento dunque di etto catafalco, alto da terra braccia due, erano nella parte, che guarda uerfo la porta principale della Chiefa porti due belliflìmi fiumi a giacere, figurati Tv- no per Arno,e l’altro per lo Teuere. Arno haueua un corno di douizia pie* no di fiori,e frutti jfignificado perciò, ifrutti chedalla città di Firenze fono nati in quelle profusioni: i quali lono flati ranci,e cofi fatti,che hanno ripie noil mondo,e particolarmente Roma,diftraordinaria bellezza.ilchedimo ftraua ottiraaméte l’altro fiume,figurato come fi è detto per lo Teuere :?pcio che llendédo un braccio,fi haueua pienele mani de’fiori, e frutti hauuti dal corno di douizia dell’Arno, che gli giaceua a canto,e dirimpetto. Veniua a di nioftrare ancora,godendo de’frutti d’Arno,che Michelagnolo èuiuuto grà parte degl’anni fuoi a Roma,e ui ha fatto quelle marauigliejche fanno ftupi re il mondo. Arno haueua per fegnoil Leone,&il Teuerela Lupa coni piccioli RomuIo.eRemo,& erano ambidue edotti di ftraordinaria gràdez za,e bellezza,e limili al marmo. L’uno,cioè il Teuerefu di mano di Giouan. ni di benedetto da Cartello,allieuo del Bandinelle l’altro di Battifta di Be nedetto, allieuo deH’Ammannato, ambi giouani eccellenti, e di fomma af- pettazione.
Da quello piano fi alzaua vna faccia di cinque braccia,e mezzo con le fue cornici difotto, e foprn, e in fu canti, lafciando nel mezzo lo spazio di quattro quadri. Nel primo de’ quali, che ueniua a cttère nella faccia, doue erano i due fiumi, era dipinto di chiaro feuro, fi come erano anche tutte Tal- ere pitture di quello apparato.
Il Magnifico Lorenzo vecchio d^’ Medici, che riceueuanel fuogiardino, del quale lì è in altro luogo fauellato, Michelagnolo fanciullo, hauen- do ueduii certi fàggi di lui, che accennauano in que primi fiori, i frutti che poi largamente lono urtiti della uiuacità, e grandezza del fuo ingegno. Cotale irtoria dunque lì conteneua nel detto quadro ; ilqualefu dipinto da Mirabello, e da Girolamo del Crùcifittaio, coli chiamati, i quali come ami disimi, e compagni prefono a fare quell’opera inlìeme; nella quale con vi- uczza, e pronte attitudini fivedeuail detto Magnifico Lorenzo, ritratto di naturale, riceueregraziofamenteMichelagnolofanciuilcttose tutto reue- cente nel fuo giardino ♦cr esaminatolo, confegnarlo ad alcuni maeftrLchegl’inlegnaffero. Nellafe conda ftoriaiche ueniua a edere,con ti nuado il medefimo ordine, volta ver • fo la porta del fianco,che ua fuori era figurato Papa Clemente,che córra l’o-- penionedel uolgo)ilqualepenlaua,chesuaSantitahaueffefdegnocon Mi- chelagnolo per conto delle cole dell’alledio di Firenze; non folo lo allicura , e (egli moftra amoreuole,ma lo metre in opera alla Sagreftia nuoua, & alla Libreria di san Lorenzo. ne’ quali luoghi quanto diurnamente operalfe, lì è già detto. In quello quadro adunque era di mano di Federigo Fiamingo * detto del Padoano,dipinto con molta deftrezza, e dolcifsima maniera, Mi-- chelagnolo che moftra al Papa la pianta della detta Sagreftia. E dietro lui- parte da alcuni Angioletti,e parte da altre figure erano portati i modelli del la Libreria,della Sagreftia,e delle ftatue,che ni fono hoggi finite. Ilche tut-. to era molto bene accomodato,e lauorato con diligenza. Nel terzo quadro chepofando comegPaltri detti fui primo piano,guardaua l’altare maggio-, re,era vn grande epitaffio lati no compollo dal dottiiììmo M. Pier V ettori,il fentimento del quale era tale in lingua Fiorentina.
L’Accademia de’Pittori,Scultori,8c Architettori,colfauorei&aiuto del DII ca Cofimo de’Medici,loro capo,e lommo protettore di quelle arri; ammira do l’eccellente virtù di Michelagnolo Buonarruoti,e riconofcendo in parte il beneficio riceuuto dalle diuine opere fue,ha dedicato qfta memoria, vfci* ta dalle proprie mani,e da tutta l’affezzione del cuore,all’eccellenza,e uirtu del maggior Pittore,Scultore,& Architettore,che fia mai flato, Leparole latinefurono quelle. .
CoUcgium piftoYum,8dtuiYÌoYum,dYchitcftoYumtdu)}>icio>opequeJibi pYomptd Cof mi Ducis}cutftoYÌs suoYum commodoYum,fufyidcn$fìnguld.YemuÌYtutcm Mìcbidis An* geli BondYYOt£l} intdligenfq; quanto ftbi duxiliofcmperjuerint prtcLrd ipjlus opeYd » ituduùfe gYdtum CYgd lUum oJkndcYcyfummum omnium quiunquxm fiteYint. P. S. A . idcofymonumentumhocfuis minibus cxtYuftum, magno mimi,dYdoYc ipjìus memoYis dediciuit.
Era quello epitaffio retto da due Angioletti,i quali con volto piangente, e spegnendo ciafcuno una face,quali fi lamen tauano, edere Ipenta tanta, e coli rara virtù. Nel quadro poi,che veniuaa effereuoltouerlo la porta,che ua nel chiollro era quando per l’afledio di Firenze Michelagnolo fece la for tificazione del poggio asan Miniato,che fu tenuta inefpugnabile,e cola ma rauigliofa. E quello fu di mano di Lorenzo Sciorini,allieuo del Bronzino , giouane di bonilsima speranza. Quella parte piu bada, è come dire la ba le di tutta la machina>haueua in cialcun canto vn piedellallo, che rifaltaua ; e fopra ciafcun piedellallo era vna llatua grande piu che il naturale,che fiotto n’haueua un’altra comefoggetta,e uinta,di limilegrandezza, ma raccol* te in diuerfe attitudini,e llrauagan ti. La prima a man ritta, andando ucrlò l’altare maggiore era un giouane fuel to,e nel sébiante tutto fpirito, e di bel lifsima uiuacità figurato per l’ingegno,con due aliette lopra le rempie, nella guifa, che fi dipigne alcuna volta Mercurio. E fiotto a quello giouane fat to con incredibile diligenza,era con orecchi afimni vna bellilfima figura fat ta per l’ignoranza,mortai nimica dell’ingegno. Lequali ambedue Itatuefu rono di mano .di Vincenzio Danti Perugino,del quale, e dell’opere lue, che fono rare fra i moderni giouani scultori fi parlerà 1 altro luogo piulugam6 te. Sopra l’altropiedeftallodlqualeellendo a man ritta uerfo l’altare mag" giore,guardaua uerfo la Sagreftia nuoua,era vnadónaifatta p la pietà Chri- fliana:laquale eflendo d’ogni bontà,e religione ripiena,non è altro, che vn,’ aggregato di tutte quelle uirtu,che i noflri hanno chiamate Theologiche,e di quelle,che furono da i gentili dette morali. onde meritamente,celebrati doli da Chriftiani la virtù d un Chriftiano,ornata di fantiflìmi coftumi, fu dato conueniente,&:honoreuole luogo a quella,che riguardala leggedi Dio,e la fa Iute dell’anime; eflendo,che tutti gl’altri ornamenti del corpo , c dell’animo,doue quella manchi,lono daellere poco,anzi nulla llimati. Quella figura,laquale hauea lotto feprollrato, cdafecalpellato il uizio, ò vero l’impietà, era di mano di Valerio Cioli, ilquale è ualen te giouane, di bellilfimo fpirito.e merita lode di moltogiudiziofo,e diligente scultore. Dirimpetto a quella,dalla banda della Sagreftia vecchia, era un’altra limile figura ftata fatta giudiziofamente per la Dea Minerua,ò uero l’Arte. perciò che lì può dire con verità,che dopo la bontà de’coftumi,c della vita, laquale dee tener lempreapprelloi migliori il primo Iuogoj l’Arte poi fia ftata quel la,che ha dato a qucft‘huomo,non folo honore,e faculta, ma anco tanta glo ria,che fi può dire lui hauer’in vita goduto que’ frutti,che a pena dopo mor te,fogliono dalla fama trarne,mediante l’egregie opere loro, gl’huomini il- luftri,e valoroli . E auello:cheèpiu,hauer intantofuperatal’inuidia^chese • za alcuna contradizione, per confcnfo comune, ha il grado, & nome della principale,e maggiore eccellenza ottenuto.E per quella cagione haueua fot io i piedi quella figura,l’lnuidia,laquale era vna vecchia feccha, e difttutta, .cqn occhi uiperini,&: in fomma con uifo,e fattezze,che tutte Ipirauano tof- fico,6cueIeno:& oltre ciò,era cinta di ferpi,& haueua vna vipera in mano. Quelle due fiatile erano di mano d'un giouinetto di pochiflìma età,chiama lo Lazzaro Caiamech da Carrara ; ilquale ancor fanciullo, ha dato infino 2 hoggi in alcune cofe di pittura,e scultura gran faggio di bello,e viuacilìimo ingegno. Di mano d’AndreaCalameli zio del fopradetto,&:allieuo del- l’Amannato,erano le due ftatue polle fopra il quarto piedeftallo, che era di rimpetto all’Organo,e risguardaua uerfo le porte principali della Chiefa. La prima delle quali era figurata per lo ftudio: percioche quegli,che poco,c lentamente s’adoprano non poflono uemr in pregio già mai, come uenne Michelagnolo. ccnciofia, che dalla fua prima fanciullezza di quindici inli* no a nouanta anni,non reftò mai,come difopra fi è ueduto,di lauorare. Quella ftatua dello ftudio,che ben fi conuen ne a tat’huomo, ilquale era vn giouanefiero,egagliardo,ilqualeallafinedel braccio poco fopra la giuntu ra della mano,haueua due allerte,lignificanti la velocita^ fpeflezza dell’op 2 rcilìhauealotto,comeprigione,cacciatalaPigrizia, o uero Ociofità,laqua ^ecra vna donna lenta,e fianca,&in tutti i fuoi atti grane, edormigliofa.' Quellequattrofiguredifpoftenella maniera,ches’èdetto,faceuano vn mol io uago,e magnifico componimento,e pareuano tutte di marmojperchclo pra la terra fu dato un bianco,che tornò bellilfimo. In fu quello piano,do ue le dette figure polàuano,nafceua un’altro imbafamento pur quadro,Se al io braccia quattro incirca,ma di larghezza, c lunghezza tanto minore di ql ciifotto,quanto era l’aggettojefcorniciamentojdouepofauanole dette figli rej &: baueua in ogni faccia un quadro di pittura di braccia lei,e mezzo, per lunghezza,e tre d’altezza. E difopra nafceu? un piano nel medefimo modo che quel difotto, ma minore, e (opra ogni canto fedeua ru fui rifallo d’un •zoccholo vna figura quanto il naturale,o pitge quefteerano quattro póne', lequali per gli ftromen ti, che haueuano, erano facilmente conofciu re perla Pittura,Seul tura, Architettura,e Poefiarper le cagioni,che difopra nella nar razione della fua vitaiìfono uedute. Andandoli dnnquedalla principale porca della Chiefa uerfo l’altare maggiore nel primo quadro del fecondo ordine del Catafalco,cioè fopra la ftoria,nellaqua!e Lorenzo de’Medici rice ue,come fi è detto,Michelagnolo nel fuo giardino,era con bellillima manie radipinto, per l’architettura Michelagnolo innanzi a Papa Pio quarto col modello in manó della ftupenda machina della Cupola di san Piero di Roma. Laquale ftoria,che fu molta lodata,era fiata dipinta da Piero Francia pit toreFiorentino,con bella maniera,einuenzione. E la ftatua.o vero fimula ero dell’architettura,cheera alla man manca di quella ftoria,era di mano di Giouanni di Benedetto da Caltello,che con tanta fua lode,fece anco, come fi è dettoci Teuere,unode’due fiumi,che erano dalla parte dinanzi del Cara falco. Nel fecondoquadro,feguicando d’andareaman ritta, uerlo la porta del fianco,che ua fuori,per la pitturaci uedeua Michelagnolo dipignere ql tanto,ma non mai a baftanzajodato giudizio,quello dico, che è l’efempio degli fcorci,e di tutte l’altre diflìculrà dell’arte. Quello quadro,ilquale Ìauò raronoigiouanidi Micheledi Ridolfo con molta grazia,e diligenza, hatie- ua la fuaimagine.e ftatua della pittura fimilmente a man manca, cioè in fui canto,cheguarda la fagreftia nuoua,fatta da Batifta del Cauahere, giouane non meno eccellente nella feul tura,che per bontà,modeftia, ecoftumi rarif fimo. Nel terzo quadro,volto uerfo l’altare maggiore, ciò in quello, che ■era (opra il già detto epitaffio,per la scultura,fi uedeua Michelagnolo ragio nare con una donna,laqualeper molti legni fi cónofccua ellere la scultura'* .e parea che fi configliafle con elio lei. Haueua Michelagnolo intorno alcu- nediquelleopere,cheeccellentifiìmehafatto nella fcultura,ela donnain vna tauoletta quelle parole di Boezio, SIMILI- SVB IMAGINE FOR.MANS. allato alqual quadro,che fuopera d’Andrea del Minga, e da lui lauorato co bella inuenzione,e maniera*,era in filila man manca la fta tua di ella scultura;fiata molto ben fatta da Antonio di Gino Lorenzi scultore.
Nella quarta di queftequattro ftorie, cheera uolta uerfo l’organo, fi uedeua per la poefia, Michelagnolo rutto intento a fcriuere alcuna compofi- ~zione, dintorno a lui, con belliflìma grazia,e con habitidiuifati, fecondo che da i Poeti fono deferitte, le noue Mufe, &c innanzi a elle Àppollo con là Lira in mano, &r con la fua corona d’Alloro in capo, é con vn’ altra corona in mano, laquale moftrauadi volere porre incapo aMiehelagnolo.
Al vago,e bello componimento di quella ftoria,fiata dipinta con bèlhflima maniera, e con attitudini, c uiuacitàprontifiìme da Giouanmaria Butteri, era uicina,& lulla man manca, la ftatua della Poefia opera di Domenico .Poggini ,huomo.nonfolD nella scultura^ nelfare impronte di monete,e .medaglie medaglie belìidìme, ma ancora nel fare di bronzo,e nella Poefia parimente molto efercitato. •
Cóli latto dunqueeral’ornamento del Catafalco, ilquale, perche anda- ua digradando ne’luoi piani ranco che ni fi poteua andare attorno,era quali afimdiiudinedel Ivìaulbleo d’Augudoin Romaie forleper ellerequa- dro, piu fi allomighaua al lectizonio di Seueromon a quello predo al Campidoglio,che comunemcntecofi è chiamato per errorenna al uero,che nelle nuoue Rome fi uede (lampato apprello l'Anroniane . Infili qui dunque ha ueua il detto Catafalco ere gradi. Do'uegiaceuano i fiumi era il primo 5 il fa condo doue le figure doppie pofauano ;6e il cerzo doue haueuano.il .piede le {cenapie. Etm fu quello piano vi timo nafceua una bafe, o nero zocc-hor lo alta vn braccio, emolto minoreper larghezza, e lunghezza del detto ulti mo piano. fopra i ri fai ri della quale (eden-ano le dette figure feempie, Se in- tornoalla quale (Ì leggeuano.quelle parole.
Sic ars extollitur *rte. ,
Sopra queda bafe poi pofaua una Piramide, alta braccia noue,* in due par ti dellaquale,cioèin quella,.clic guardina la porta principale, Se in quella, che uolgea uerlo Pai tare maggiore, giu da bado, era in due oliati, la teda di Michelagonolo ditilieuo ritratta da! naturale,e data molto ben factadaSa ti Buglioni, In teda della Piramide era una palla a ella Piramide propor-« zionata, come (e in e(fa fodero date le ceneri di quegli che fi honoraua: Se fopra la palla era, maggiore del naturale, una Fama, finta di marmo, in atto chepareua uolade , Se ìnlìeme facede per tutto il inondo rifonade lelo- di, & il pregio di tantoartefice,con una tronba’; laquale finiuaintre bocche. Laquale Famafudi manodiZanobi Ladicati, ilquale, oltre alle fatiche, che hebbe, come proueditoredi tutta l'opera, non uolie anco mancare di modrare confino molto honore, la Liirtu della mano,e dell’ingegno. In modo, chedi! piano di terra, alla teda della Fama, era còmefiè detto, l’altezza di braccia uentotto.
Oltre al detto Catafalco, edendo tutta la Chiefa parata di rouefici, erafee nere,appiccate, noncomefi fiuole alle colonnedel mezzo, ma alle cappelle, chefionointornointorno; non eraalcun uano,fra i piladn,chemet= tono iti mézzo le dette cappelle, Se corn(pondono alle colonne , che non hauedequalcheornamencodi pittura; de ilquale, facendo bella, c daga, ingegnofa tundra, non porgedein un medefimo cempo marauiglia/e dilei tograndidìmo. .
E per cominciarmi da un capo; nel nanodella primacappella,cheèacan toall’altare maggiore, andando uer(o la Sagredia uecchia,eraun quadro alto braccia fei, e lungo otto; nel quale con nuoua,equafi Poeticaùnuenzio nè>era Michelagnoloinmezzo, comegiunto ne’cainpi Elifij, doue gl’era nòdamandedra, adai maggiori cheli naturale 1 piu famofi, eque tanto ce lebrati pittori,' e scultori antichi: Ciafcùno dequali fi cónoficeuaa qualchenotabilefegno .■"Praxiteleal Satiro,cheè nella vigna di Papa Giulio terzo . Apelle al ritratto d’AledàdroMa- gno';Zeufia una tauoletta,d3ué era figurata l’uua,che ingannò gl’vccelli K-e jP.arrafio con la finta copertaci èl quadro di pittura. . ’., :
t coli contea qfificolì glabri ad altri fegni ciano conofciuti. A man manca eranoqgli, che!quelli noftri lecoli da Cimabuein qua fono ftatiin quelle arti ili LI itri .ondeui fi conofceua Giotto a vna tauoletta, in cui fi uedeua il ritratto di Dante giouanetto,nella maniera,che in santa Croce fi uede efie- re flato da elio Giotto dipinto. Malàccio al ritratto di naturale. Donatello fimilmenteal luo ritratto,&al fuozucchonedel campanile, che gl’era a canto. E Filippo Brunellefchi al ritratto della Tua Cupola di santa Maria del Fiore. Ritratti poi di naturalejfenz’altri legnini erano,fra Filippo,.Tad deo Gaddi,Paulo Vccello,fraGio. Agnolo,Iacopo Puntormo,Frane. Saluia ti,&altri. Iquali tutti con le medefime accoglienze chegl’antichfiepieni di amore,&:marauigliagleranointorno,in quel modo Hello,chericeuettero Virgilio gl’altri Poeti nel fuo ritorno,fecondo la finzione del diuino Poeta Dante, dalqualeefiédofi prefal’inuenzione,fi tolleancho il verfo, che in un breue fi leggena lopra,&: in una mano del fiume Arno,che apiedi di Miche lagnolocon attitudine,e fattezze bellillìmegiaceua.
T utti l'ammirati, tutti honof gli fanno.
Il qual quadro di mano di Aleffandro Allori allieuo del Bronzino, pitto re eccellente,e non indegno difcepolo,e creato di tanto maellro, fu da tutti coloniche il uidero,fommamente lodato. Nel vano della cappella del san- tifiìmo Sacramento,in ceiba della crociera,era in vn quadro lungo braccia y. c largo quattro,intorno a Michelagnolo rutta la Icuola dell’arti,puttini,fans ciudi,egiouani di ogni etàinfinoa 14. anni. iquali,come a cofalacra,e diui naoffer iuano le primizie delle fatiche loro,cioè pi tture,fculture,e modelli a lui,chegli riccueua cortefemenre,egrammaellraua nellecofe deH’artijmen tre eglino attentilTimamentel’afcoltauano, eguardauano con attitudini, c volti neramente belli,e graziattfììmi. E per uero dire non poteua tutto il có ponimen to di quello quadro edere in un certo modo meglio fattotne in alcuna delle figure alcuna cofapiu belladifiderarfi.onde Battila aliieuo del Pun tormo,che l’hauea fatto,fu infinitamente lodato. Se i uerfi che fi leggenano a pie di detta lloria diceuano coli.
• Tu paterna rerum inucntorytu patria nobit
■ Suppeditasprxceptaytuis ex inclite chartis. . K. , .. -
Venendofi poi dal luogo,doue era il detto quadro,uerlo le porte princir pali della Chiefa,quafi a canto,e prima,che fi arriuafleall’Organo; nel quadro,che era nel uano d’una cappellai ungo lei,& alto quattro braccia,era di pinto vn grandiifimo,e llraordinario fauore,che alla rara virtù di Michelagnolo fece Papa Giulio terzo, ilqualeuolédofiferuire in certe fabbriche del giudizio di tant’huomojfhebbea le nella fua vigna; doue fattofelo federe al lato,ragionarono buona pezza infieme,mentre Cardinali,Vefcoui, Se altri perfonaggi dicorte,chehaueuanointorno,llettonofempreinpiedi.Quello fatto dico fi vedeuacon tanto buona cofnpofizione,econ tanto rilieuo edere fiato dipinto>econ tanta uiuacita.e prontezza di figure,che per auentuta non farebbe migliore ulcito delle.mani d’uno,eccellente vecchio., e fiiolto elercitato fnaeftro .onde Iacopo Zucchigioiiane>& allieuo di Giorgio-VA- fari.chelo fece con bella maniera, moftròchedi lui fi poteua honoratilfima liufei ta Iperare. Non molto lontano a quello in filila medefimamanp, cioè >poco pocodifottó all’Organo,haiieuaGiouanniStrada Fiammingo valente pit- tòrefin un quadro lungo lei braccia,& alto quattro dipinto,quando Miche lagnolo nel tempodell’afledio di Firenzeandòa Vineziardouellandofi nel l’appartato di quella nobilillìma città, che fi chiama la Giudeccha, Andrea Gritti Doge,e la Signoria mandaronoalcunigentil'huomini,& altria uifi- tarlo,e fargli offerte grandillìme. Nella quale cofa elprimere moftrò il det=* to pittore con luo molto honore gran giuditio,e molto làpere, coli in tutto ilcomponimento,comeinciafcunapartedie(fo perche fi uedeuano nell’at« titudini,euiuacitàde’uolti,ene’ mouimentidiciafcunafigurainucnzionc, difegno,e bomifima grazia.
Hora tornando all’Altare maggiore,euolgendo verfo la Sagre Aia nuoti* nel primo quadro,che fi truouauafilquale ueniua a ellerenel uano della pri ma cappella era di mano di Santi Tidi giouane di belhllìmo giuditio, e moh to efercitato nella pittura in Firenze,& in Roma, un’altro fegnalato fauore- flato fatto alla uirtu di Michelagnolo,come credo hauer detto difopra, dal l’Iilullrilfimo Signor don Francefco Medici Principe di Firenze, ilquale trai uandolì in Roma circa treanni auanti che Michelagnolo monde,,Se ellendo da lui uifitato, fubito,che entrò elio Buonarriioto fi leuò il Principe! pie de;& appreflo per honorare un’tant’huomò,e quella lietamente reuerenda vecchiezza, colla maggior cortefia,che mai facede giouane Principe, uolle (come che Michelagnolo,ilquale era modeftillìmo il recufalle.) che fedefle nella fua propria (edia,onde s’eraegli Hello leuato,ellàdo poi in piedi vdi,r- lo con quella atcenzione,ereuerenza,chefogliono i figliuoli vn’ottimo padre. A pie del Principe era un putto,condot.tocon moltadiligenza,ilquale. haueua un mazzocchio,© uero berretta Ducale in mano: e d’intorno a loro erano alcuni foldati ueftiti all’antica,e fatti con molta prontezza,e bella maniera . ma fopra tutte Falere erano beniflìmo fatti, e molto uiui, e pron ti ih Principe,e Michelagnolo. in tanto,che parea veramente, cheli uecchiopro ferifse le parole, Se il giouaneattentiUìmamentel’alcoltafTe. In vn altroqua. dro alto braccia noue,e lungo dodici,ilquale era dirimpetto alla cupola del Sacramento,Bernardo TimanteBuontalenti,pittore molto amato, efàuo- rito daiPlllufbrìiUnio Principe, haueua con belliilima inuenzione figurati i fiumi delle tre principali parti deImondo,come uenuti tutti mefti,e dolenti adolerficon Arno del comune danno,Se confidarlo . I detti fiumi erano ih Nilojil Gange,Se il Po. Haueua per contralegnoil Nilo vn Coccodrillo,e j> la fertilità del paefe vna ghirlanda di spighe.Il Gange l’vccel Grifone,&vna ghirlanda di gemme. & il Po un Cigno,&una corona d’ambre nere. Quelli fiumi guidati in Tofcana dalla fama, laqnale fi uedeua in alto, quali volante,fi ftauano intorno a Arno, coronato di CiprefTo, e tenente il uafo, afciutto,& eleuato con una mano. E nell’altra un ramo d’Arciprefio, c fot- • tolevn Lione. E per dimoftrare l’anima di Michelagnolo efiere andata in Cielo alla fomma felici ta,haueua fin to l’accorto pittore vno fplédore in aria fignificanteil celeftelume,alqualein forma d’Angiolettos’indirizzauala.b.e jnedetta anima; con quello uerfo lirico. .
Viuens orbe peto Uudibus AEthera. \
Dagli lati fopra due .bali erano due figure in atto di tenere apertauna cor . lina tin a,dentro Iaqua lepareua,chefiifièro i detti fiumi l’anima di Michèlagno cia Fama. E ciafcuna delle dette due figure n’haueua fiotto un’altra, quella che era a man ritta de’fiumi,figurata per Vulcano,haueua vna facel mano, la figura,che gli haueuaiì collo fiotto i piedi figurata per l’Odio in atto difa- g«ofio,c quafi fa tega n re,per uficirgli di lòtto,haueua per cótralcgno un’auol- coio, con quello uerfio.
Surgere quidproperds odiurn crudele': Uceto.
E queftojperche le cofie fopr’humane,e quafi diuine.non deono in alcun modoellere neodiate,neinu!diate. l’altra fatta per Aglaia,una delle tregra zie,c moglie di Vulcano per lignificare la proporzione,haueua in mano vn giglio,!! perche i fiori fono dedicati alle grazie,e fi ancora perche fi dicevi gi glio non dificonuenii fi ne mortorij. la figura, che fiotto quella giaceua, cìa qualeerafirnra per la fiproporzione,haueuaper contrafiegno una Scimia,o fiero Bertuccia.e lopra quello uerfio.
ViuuSjO' extinàm docuitjìc {temere turpe.
E fiotto i fiumi erano quelli altri due uerfi.
Vcnimtis Arnc tuo ccnjixd ai uulncranxjld Flambici,ut crcptum mando plorcmus honorem.
Quello quadro fu tenuto molto bello per l’muenzionc per la bellezza de uerfi,e per lo camponlmemodi cattala ftcria,euaghezza delle figure »- Eperchexl pittore non come gl’ahri per commefsione,con quella fiua fatica^ honorò MicheÌ3gno!o,ma fpon rancamente,Se con quegli aiuti,che gli fece la fiua virtù hauereda fiuoi cortefir& honocati amicianeritò per ciò ell’ere an coramaggiormentecomendato. ,
^ In un’alno o.uadro lungo lèi braccia,& alto quartosiiicino alla porrà del fianco, che ira fuori haueua Toramafo da san Friano pittore gioitane, e di moltoualore,dipinto Michelag. come Ambaiciadoredellaluapatriaìnna zi a Papa Giulio feccndojcome fi èdetio,cheandò,eper quali cagioni mandato dal Soderino. Non molto lontano dal fopradetto quadro, cioè poco fiotto la detta porta de! fianco,che va fuoii,in un’altro quadro della medefi-, inagrandezza.Stefano Pieri,allieuodel Bronzino,egiouanemoltodiligen-. te,e ftudioff!,haueua(fi come in uero non molto auan ci era auenuto piu voi te in Roma) dipintOMicheiagnoloafedereallatoairillull.Sig. Duca Cofi- 1110 in vna camera,llandofi a ragionare infieme,come di tutto li è detto dila praa baftanza.
Sopra i detti panni neri, di che era parata, come fi è detto tutta la Chiela intorno mtorno,douenon erano ftorie,o quadri di pittura, era incialcuno- de uani delle cappelle,imagini di morte,imprefe,& altre limili cole, fatte dt lierfedaquellejchefoglionofarlhebellejecapricciofe. Alcunequafi dolen deli d’hauere hauuto a priuare per forza il mondo d’un coli latt’huomo, ha ueuanotnun brieue quelleparole.
C oegit dura ncccfsius .
Et appreflo vn mondo,alquale era nato lopra vn giglio,che haueua tre fiori & era tronco nel mezzo con bellilfima lantalia, Scinuenzionedi Alefiadro Allori fopraclctto . Altre morti poi erano fitte con altra inutnzione,ma qi- la fu molto lodata, allaquale,efiendoproltrata m terra »^eternità concila palma in mano,haueua un de’ piedi porto in fui collore guardandola con arto fdegnofo parea,che le dicerte: la Tua necelììtà ò volontà,che fiarnon haue^ re fatto nulla,pero che mal tuo grado uiueraMichelagnolo in ogni modo. Il- mottodiceuacofi. VietiinclyUuirtus. Equeftafu inuenzionedel Vafari. • Nc tacerò,che ciafcuna di quelle morti era tramezzata dall’ imptefa di Mi* che!agnoIo,che erano tre corone,o uero tre cerchi intrecciati infierite,ingui fa,che la circonferenza dell’uno,partaua per lo centro degl’altri due fcambie uolmente. Ilquale fegno vsò Michelagnolo,ò perche intenderte, che le tre profeiììom di scultura,pittura,&r architettura flirterò intrecciate, & in mos do legate infiemejche l’una da,c riceue dall’altra comodo, &: ornamento : e ch’elle non fi portono,ne dcono fpiccar d’infiemejo pure, che come huomo d’alto ingegnosi hauerte dentro piu lottile intendimento. Ma gl’Accade- mici,confidcrando lui in tutte,e tre quefte profertìoni edere ftato perfetto, c che Puna ha aiutato,8c abbellito l’altra,gli mutarono i tre cerchi in tre corone intrecciateinfieme,col motto. Ter geminis toUithonoribus. Volédop ciò dire,che meritamente in dette tre profeflioni (egli deue la corona di fomma perfezzione. Nel pergamo,doueil Varchifecel’orazione funerale, che poi fu ftampata non era ornamento alcuno: percioche ertendo di bronzo, e dì ftorie di mezzo,e bailo rilieuo dall’eccell. Donatello ftato lauorato,farebbe ftato ogni ornamento,chefegli Iurte fopra porto,digran lunga men bello. Ma era bene in fu quell’altro,che gli èdirimpetto,e che non era ancor merto in iu le colonne un quadro alto quattro braccia,e largo poco piu di due:’do ue con bella inuézione,e boniflìmo difegno era dipinta per la Fama, o uero honorc vn giouane con bellirtìma attitudine con una tromba nella man de ftra,&con i piedi addoifoal tempo,& alla morte,per moftrarechelafama, e Phonore,mal grado delia morte,e del tempo,ferbano uiui in eterno coloro,che virtuofimente in quefta uita hanno operato. Ilqual quadro fu di ma nodi Vincenzio Dati Perugino scultore,delquale fi è parlato, e fi parlerà al. tra uolta. Incorai modo ertendo apparata la Chiefa,adorna di lumi, e piena di populo inumerabile,per edere ognuno,lafciata ogni altra cura,concorfo a cofì honorato fpettacolo, entrarono dietro al detto Luogotenéte dell’Ac cademia,accópagnati dal Capitano, Se alabardieri deiiaguardia del Duca, i Cófoli,egPAccademici,&in sòma tutti i pittori,fcuItori,& architetti di Fi reze. I quali poi che furono a federe,doue fra il Catafalco,e l’altare maggiore erano Ilari buona pezza affettati da un numero infinito di Signori, egen til’ huomini, che fecondo i meriti di ciafcuno erano flati a federe accomoda ti, fi diede principio a vnasolenniflìma Meda de’morti con mufiche, e cerimonie degni sorte. Laquale finita, fall fopra il pergamo già detto, il Varchi ; che poi non haueua fatto mai cotale ufficio,che egli lo fece per la Illu - ftrifsimaSignora Ducherta di Ferrara, figliuola del Duca Cofimo.
E quiui con quella eleganza,con que’ modi,e con quella uoce, che propri;, c particolari furono, in orando,di tanto huomo, raccontò le Iodi, i meriti, la vita,el’operedèldiuino Michelagnolo Buonarroti.
Enel uero, che grandiilìma fortuna fu quella di Michelagnolo non mori re prima che furte creata la noftra Accademia', da che co tato honore, e con fi magnifica,^: honorata pompa fu celebrato il fuo mortorio.
co fi a fua gran uentura fi dee reputare, che aueniffe, che egli inanzi al Varchi paffaffe di quefta ad eterna, e felicissima vita, poi che non poteva da piu eloquente,e dotto huomo edere lodato. Laquale orazione funerale di M. Benedetto Varchi fu poco appresso dampata,fi come fu anco non molto do po,un’altra similmente bellissima orazione,pure delle lodi di Michelagno-lo,e della pittura,ftata fatta dal nobilissimo, e dottissimo M. Lionardo Sala. uiati,giouane allora di circa uétidueanni,e co fi raro, e felice ingegno in tur te le maniere di componimenti latini, e tofcani quàto fa infino a hora, e me glio fapra per l’auenire,tutto il mondo. Ma che dirò,o che poffo dire,che no fia poco dalla virtu,bontà,e prudenza del molto Reuerendo S. Luogo tenen te,Don Vincenzio Borghini fopradetto, se non che lui capo’lui guida,e lui configliere,celebrarono quell’effequie i virtuosissimi uomini dell' Accademia , & compagnia del difegno. percioche fe bene era badante ciarcuno di loro a fare molto maggior cola di quello che fecero nell’arti lorojnon fi co duce nondimeno mai alcuna imprefa a perfetto,e lodatolìne,fe non quando unfoloaguifad’efperto nocchiero,e Capitano, hailgouernodi tutti, e fopragl’altri maggioranza. ,E perche non fu podibile, che rutta la città in vn fol giornouedede il detto apparato-,come uolle il Signor Duca, fu lafcia* to dare moltefettimane in piedi a fodisfazionede Tuoi popoli,e de’foredie- ri,che da luoghi conuicini lo uenneró a vedere.
Non porremo in quedo luogo una moltitudinegrande di epitaffi, & di uerfi Latini,&Tofcanifatti da moltiualenri huomini in honoredi Miche lagnolo,fi perche un’opera da fe dedl uorrebbono, &c perche altroue da altri fcrittori fono dati ferini,& mandati fuora. Ma non Ulcerò già di dire in queda ultima.parte,che dopo tutti gli honori fopradetti, il Duca ordinò* che a Michelagnolo fude dato un’luogo honorato in santa Croce per la fua fepoltura,nellaqualeChiefa egli in uitahaueua dedina to d’eder fepolto pef fer quiui la'fepóluirade’fuoiantichi. Età Lionardo nipote di Michel, donò S. Eccell. tutti 1 marmi,& mifchi per detta fepoltura, laquale col difegno di Giorgio Vafari fu allogata a Banda Lorenzi ualente scultore,infiemecon la tedadi Michelagnolo. Etpercheui hannoaefleretredatue,laPittura,la Scultura, e l’Architettura,una di qde fu allogataaBatida fopradetto,una a Giouanni dell’ Opera, Fultima a Valerio Cioli scultori Fiorentini,lequali con la fepoltura tuttauia fi lauorano,& predo fi uedrano finite;&: pode nel luogo loro. La fpefa dopo 1 marmi riceuu ti dal Duca è fatta da Lionardo BUO narruotifopradetto . MafuaEccelhper non mancarc in parte alcuna agli honori di tanto huomo,faraporre,fi come egli ha.già penfato di fare, la me moria e’inomc fuo infieme con la teda nel duomo, fi come degli altri Fio rcntini eccell. ui fi ueggono i nomi,& l’imagini loro.
Ilfine della 'vita di zMichelag. Tutore.,
. Scultore0ìArchitetto fiorentino.