VITA DI BENEDETTO DA MAIANO
e di Paulo Vcello, di comettere infieme legni itin ti di diuerfi colori, efai nc prolpettiue,fogliami,e molrealtrediuerfefantafie.Fu dunque in quello ara tifizio Benedetto da Maiano nella fuagiouanezza il miglior maeftro, che fi trouaffe, come apertamente nedimoftrano molte opere fue, che, in Firenze in diuerfi luoghi fi ueggiono -, e particolarmente tutti gl’armari della lagre- ftia di s.Maria del Fiore finiti da lui la maggior parte, dopo la morte di Giu¬liano filo zio, che fon pieni di figure fatte di rimeffo ,e di fogliami, e d’altri lauori fatti con mag.fpefa,òc artifizio.Per la nouità dunque di quella arte ve nuto in grandissimo nume,fece molti lauori, che furono mandati in diuerfi luoghi,& a diuerfi Principi : e fragl’altri n’hebbe il Re Alfonlo di Napoli vn fornimento d’uno Icrittoio, fatto fare per ordinedi Giuliano zio di Benedet to, che fenliua il detto Re nelle cofe d’architettura, doue elio Benedetto fi trasferi,ma non gli piacendo la llanza j fe ne tornò a Firenze. Doue hauen- do non moltodopolauorato per wattia Coruino Red’Vngheria, chehaue- ua nella lua'eorte molti Fiorentini,e fi dilettaua di tutte le cofe rare, vn paio di cade con difficile,e bellilsimo Magillerio di legni commelsi,fi deliberò,ef fendo con molto fauore chiamato da quel Re,di volere andarui per ogni mo doiperche fafciatelefue caffè.& con effe entrato inNauefe n’andoin Vnghe ria. La doue fatto reuerenza a quel Re,dalqualefii benignamente riceuuto, fece venire le dette calibi e quelle fatte sballare alla prefenzadel Re,che mol to difiderauadi uederle, vide, cheFhumidodell’acqua, e’1 mucido del mare haneua intenerito in modo la colla, che nell’apriregl’incerati, quafi tutti i pezzi, che erano alle caffè appicati,caddero in terra, onde fc Benedetto ri- mafe attonito,«Se ammutatolito,per la prelenza di tanti (ignori,ognuno fe lo penfi. Tutta via meffo il lauoro infieme il meglio, che potette, fece, che il Re rimafe aliai lòdisfatto. Ma egli nondimeno , recatoli a noia quel medierò non lo potè piu patire, per la vergogna,'che n’haueua riceuuto .
Et coli meffa da canto ogni timidità,fi diede alla (cultura, nellaquale haueua di già a Loreto,dando con Giuliano fuo zio,fatto per lafacrellia vnlaua mas ni con certi A ngeli di marmo. Nellaquale arte prima,che partifle d’Vnghe ria fece conolcere a quel Re, che fe era da principio rimalo con uergogna, la colpa era fiata dell’e(ercizio,che era baffo,e non dell’ingegno filo, che era al to,e pellegrino. Fatto dunque, che egli hebbe in quelle parti alcune cole di terra,e di marmo,che molto piacquero a quel Re, fe ne tornò a Firenze, do¬ue non fi tofto fu giunto,che gli fu dato dai (ignori a fare l’ornaniéto di mar modella porta della lor vdienza, doue fece alcuni fanciulli; che con le brac¬cia reggono certi felloni molto belli, Ma fopra tutto fu bellifsima la figura, • che che è nel mezzo d’un s.Giouanni giouanetto.di due braccia,laqualeè tenuta cofa (iugulare. Et acctoche tutta quell’opera fililedi lua mano, fece i legni» che ferrano la detta porta egli (ledo,e ui ritrade di legni commelsi/in cialcu na parte vna figura,ciò è in vna Dante,e nell’altra il Petrarca. Lcquali due fi gure,achiakro non hauelfein cotale efeicizio veduto di mandi Benedetto, pollono fare conofcere,quanto egli folle in quello raro, e eccellente. Laqua le vdienzaa tempi noftri ha fatta dipignercils.Duca Cofimoda Franccfco saltuari,come al fuo luogo fi dira. Dopo fece Benedetto in s.Maria Nouella di Fiorenza,doue Filippino dipinfela capella; unafepolturadi marmo nero, in un tondo vnaN.Donna e certi Angeli con molta diligenza per Filippo strozzi vecchioni ritratto delquale, che ui fece di marmo è hoggi nel fuo pa¬lazzo . Al medefimo Benedetto fece fare Lorenzo vecchio de’Mediri in sata Maria del Fio re il ritratto di Giotto pittore Fiorentino, e lo collocò fopra l’e pitaffio, delquale fi è di fopra nella vita di edo Giotto a baldanza ragiona« to, laquale (cultura di marmo è tenuta ragioneuole. Aandato poi Benede tro aNapoli,per edere morto Giuliano fuozio.Jdelqualeegli era herede,oltre alcune opere,che fece a quel Re, fece per iì Con te di Terra Nuoua in vna ta- uoladi marmo nel monafterio de’monaci di Monte Oliueto una Nunziata, con certi tanti,e fanciulli intorno belli fs i mi, che reggono certi fedoni. E nel la predella di detta opera fece molli baisi rilieui con buona maniera. In Faé za fece vna belli/sima (epoltura di marmo per ileorpo di s.Sauino,& in eda fece di bado rilieuo fei dorie della vita di quel tanto,con molta inuenzionej e dilegno,coli neca(amenti,come nelle figure. Di maniera, che per quefta, e per l’altreopere fuefu conofciuto per huomoeccellétenellafcultura. On¬de prima,cheparti(sedi Romagna gli fu fatto fare il ritratto di Galeotto Ma« latefta. Fece anco,non fo (e prima o poi,quello d’Henrico (et timo Re d’In¬ghilterra,fecondo,che n’haueuahauuto da alcuni mercanti Fiorentini un ri tratto in carta. La bozza de’quali due ritratti fu trouataih cafafuacon mol¬te altre cofe dopo la fua morte. Ritornato finalmente a Fiorenza, fece a Pie tro Meliini cittadin Fiorétino, & allora ricchifsimo mercante, in s. Croce il pergamo di marmo,che vi fi uede,ilqual è tenuto cofa rarifs. e bella fopr’ogni altra,che in quella maniera fiamai data lauorata,per vederfi in quello Iauo- rate le figure di marmo nelle dorie di s Francefco,con tanta bontà,e diligen za,che di marmo non fi potrebbe piu oltre difiderare. Hauendoui Benedct to con molto artifizio intagliato alberi,fafsi,cafaméti,prafpettiue: &: alcune cofe marauigliofamenteTpiccate:Etoltrecio, un tibattimento in terra di detto pergamo,che ferue’per lapida di fepoltura, fatto co tanto difegno, che egli è impofsibilelodarlo a baftanza, Dicefi, che egli 1 fave quefta opera heb be difiìcu 1 tà con gl’operai di s.croce: perche volendo appoggiare detto per- ga mo a vna colonna,che regge alcuni degli archi, che fcftengono il tetto,e forare la detta colonna per farui la ficaia,e l’entrata al pergamo, efsi non vo- leuano, dubitando, che ella non fi indebolille tanto col vacuo della falita, che dpefonon la’sforzalfe con gran rouina d’una parte di quel tempio. Ma hau endo dato ficurtàil Mellino , che l’opera fi finirebbe lenza alcun dan« no della chiefa,finalmente furono contenti. Ondehauendo Benedetto fpra gh ato di fuori con fafee di bronzo la colonna, ciò è quella parte, che dal per- gamoiti giu è ricoperta di pietra forte,fece dentro la ficaia,per falire al pergga mo •, e tanto quanto egli la bucò di dentro Pingroflo di fuora con detea pie* tra forte,in quella maniera,che fi vede. Et con lluporedi chiunche la vede condufie quella opera a pet fezztone,inoltrando in cialcuna parte,& in tut¬ta infieme quella maggior bontà,che’puo in fimil opera defiderarfi. Afferma no molti,che Filippo Strozzi il vecchio,volendofareil fuo palazzo, ne volle il parere di Benedetto, che glie ne fece un modello, e che fecondo quello fu cominciato,febenefu feguitato poi, e finito dal Cronaca, morto elio Bene¬detto, ilquale hauendofi acquiltatoda viuere, dopo lecofe dette, non volle fare altro lauoro di marmo . Solamente fini in s.Trini tà la s.Maria wadale* na fiata cominciata da Difi derio da Set tignano. E fece il crucififfo, che è Co¬pra. l’altare di s.Maria del Fiore,& alcuni altri finnli. Quanto all’architettu ra,ancora che mettefle mano a poche cole,in quellenonduneno non dimo* firò manco giudizio,che nella fcultura,e mafsimamente in tre palchi di gra* diisima fpela, che d’ordine, & col configlio Ino furono fatti nel palazzo¬delia fignoria di Firenze. Il primo fu il palco della (ala, chehoggi fi dice de* Dugento, fopra laquale hauendofi a fare non vna fala fienile, ma due ftanzey ciò è vna fala, & vna Audienza, e per confeguente hauendofi a fare vn mu¬ro,non mica leggieri, del tutto e dentroui vna porta di marmo ma di ragioa neuole grofiezza, non bifognó maco ingegno o giudizio di quello, che haue ua Benedettc,afarevn,opeia cofi fatta. Benederro adunque,per non dimi¬nuire la detta fida,e diuedere nondimeno il difoprain due,fece a quello mos do. Sopra vn legno groflo vn braccio, e lungo quanto la larghezza della la- la,ne cominelle vn’altro di due pezzi di maniera,che con la grofiezza fua al* zana due terzi di braccio. E negl’ertremi ambidue benifsimo confitti,in carenati infieme ftceuano a canto al muro ciafcuna iella alta due braccia. , E le dette due telle erano intaccate a ugna in modo,che ui fi potefie importa re vn’arco di mattoni doppi,grofiò vn mezzo braccio, appoggiatolo ne’fian dii a i muri principali. Quelli due legni addunqueerano con alcune inca* filature a guifa di denti,in modo con buone Ipranghe di ferro vni ti, & inca rinate infieme,chedi due legni ueniuano a edere vn folo. Oltre ciò, hatien do fatto il detto arco j accio le dette traui del palco non hauefieno a reggere fc non il muro dell’arco in giu, e l’arco tutto il rimanente j apiccò dauantag g:o al detto arco duegrandi ftaffe di ferro, che inchiodate gagliardamente nelle dette traui da ballo,le reggeuano, e reggono di maniera, che quando per loro medefime non baftafieno; farebbe atto l’arco, mediante le dette ca tene llefle,che abbracciano il trauo, e fono due, vna di qua,e vna di la dalla porta di marmo,a reggere molto maggior pefo, che non è quello del detto murojcheèfii mattonile groflo un mezzo braccio. Et nondimeno fecelano rare nel detto muro i mattoni per coltello & cent,nato,che ueniuaa pigner ne canti doue era il fodo,& rimanere piu ftabile. Et in quella maniera, me¬diante il buon giudizio di Benedetto rimale la detta tata de’Dugento nella fu agra ndezza -, e fopra nel medefimo fpazio,con vn tramezzo di muro, vi fi feccia fala, che fi dice dell orinolo, e l’udienza, dotte è dipinto il Trionfo di Cantillo di mano del Saluiati. Il feffittato delqual palco fu riccamentela- ucvato,e intagliato da Marco del Tallo, Domenico, & Giuliano luoi frate* gli, che fece fimilmer) te quello della fala, del l’ori uolo,c quello dell’Vdien- za. Et perche la detta porta di marmo fu da Benedetto fatta doppia, fopra l’arco della porta di dentro, hauédo già detto deldifuori, fece una i uftizia di marmo a federc.con la palla del mondo in vna mano,e nell’ altra, vna fpada con lettere intorno all’arco,che dicono, Diligiti tuftitium qui luiicatis tcrram. Laquale tutta opera fu condotta con marauigliofa diligenza ; & artifizio. Il •medefimo alla Madonna delle Grazie,che è poco fuor d’Arezzo, facédo vii Ì »ottico,e vna lalita difcalc dinazralla porta -, Nel portico mife gl’archi fopra e coione,ócacanto al tetto girò intorno itornovn architraue,fregio,e corni rione, & in qllo fece per gocciolatoio vna ghirlanda di Rofoni intagliati di macigno,che fportano in fuori vn braccio,e vn terzo. Talmente,che fra l’a getto del frontone della gola difopra,&il dentello, & Vouolo, fono ilgoc ciolatoio,fa braccia due,& mezzo,che aggiuntoui il mezzo braccio, che fan noi tegoli fa vn tetto di braccia tre intorno bello,ricco, vtile,& ingegnofo. Nellaqual’opera,e quel fuo artifizio,degno d’elfer molto confiderato dagli Artefici che volendo, che quefto tetto fportafse tanto in fuori. lenza mo- digloni.o menfòle,che lo reggemmo; fece que laftroni,doue fono i rofoni in tagliati tanto grandi che la metà fola fportafsi infuori,&l’altra metà rcftafsi murato di lodo,onde eflendo cofi con trepefati, potettono reggere il refto,e tutto quello,che di fopra fi aggiunte, come ha fatto fino a hoggi, fenza difa- gio alcuno di quella fabrica. Et perche non voleua, che quefto cielo apparii» fi di pezzi come egli era: riquadrò pezzo per pezzo, d’un corniciamelo in¬torno, che veniua a far lo sfondato del rofone, che incaftrato, & commefto bene a cadetta, vniua l’opera di maniera che chi la vede la giudica d’un pez¬zo tutta. Nel medefimo luogo fece fare vn palco piano di rofoni mefsi d’o¬ro, che è molto lodato. Hauendo Benedetto compero vn podere fuor di Prato,a vfeire per la porta Fiorentina, per venire in verfo Firenze, e non piu lontano dalla terra, che vn mezzo miglio i fecein full a ftrada maeftra accan to alla porta vnabellifsima cappelletta in vnanicchia vna N.Donna col fi gliuolo in collo di terra,lauorata tanto bene, che cofi fatto fenza altro colo¬re è bella quanto fe fufledi marmo. Cofi fono due Angeli, che fono a fom«= mo per ornamento,con vn candelliere per vno in mano. Nel dollale dell’al tare è vna pietà có la N.Donna,e s.Giou.di marmo bellifs.Lafsò anco allafua mortein cafafua molte cofe abbozzate di terra,edi marmo: Difegnò Bene* detto molto bene,come fi può vedere in alcune carte del noftro libro. Final mente d’anni 54 fi morì,nel 149S, e fu honoreuolmente fotterrato in s. Lo¬renzo. E lafciò,che dopo la vitad’alcuni fuoi parenti,tutte le fuc facul tà fui fino della compagnia del Bigallo ,
Mentre Benedetto nella fua giouanezza lauoròdi legname,e di commcl fo furono fuoi concorrenti Baccio Cellini piffero della Signoria di Firenze, ilquale lauorò di commefto alcune cofe d’auorio molto belle, e fra l’altre vn ottangolo di figure d’auorio, profilatedi nero, bello affatto,il quale è nella guardaroba del Duca; parimente Girolamo della Ceccha creato di coftui, c Piffero anch’egli della Signoria,lauorò ne'medefimi tempi pur di commef- fo molte cofe. Fu nel medefimo tempo Dauit piftolefc, che in s.Giouanni Euangelilla di Piftoia, fece all’entrata del coro vns.Giouanni Euangelilla di rimeflc : opera piu di gran fatica, a condurli, diedi gran difegno. Et pa» rimente Gerì Aretino , chefece il coro,& il pergamodi s. Agoftir.c d’Arez- zo,de medeumi rimefsi di legnami,di figure,& prolpettiue. Fu quello Giea ri molto capricciofo , e fece di canne di legno, vno organo perfettilsimo, di dolcezza, & fuauità,che è anchor hoggi nel vefcouado d’A rezzo,{opra la por tadella fagtcftia: mantenutoli nella medefima bontà: cheècofa degna di marauiglia,óc da lui prima niella in opera. Ma nefluno di colloro, ne altri fu a gran pezzo eccellente quanto Benedetto,onde egli merita fra i migliori Artefici delle lue professioni d’efter lempreannouerato,e lodato.